indie-gestione

martedì, 05 09 2006

Voce del verbo remixare

Tapes’n’Tapes – Cowbell (The Black Eyes remix) (MP3)
Difficile, quasi impossibile imbrigliare in un beat ballabile il nervosismo dei pezzi migliori della band di Minneapolis; ci riesce questo remix dei Black Eyes, che vira dalle parti dei Death from above 1979 e quanto perde in tiro aggiunge in potenza. Senza iniflarci neanche uno scontato assolo di cowbell, pensate un po’.

The Rapture – Get myself into it (Prince Language Disco Edit) (MP3)
Il nuovo singolo dei Rapture, da mettere in pista,ti frega sempre: parte tanto lento che rischia quasi di svuotare, e quando decolla ti accorgi che è già finito. Questo remix (pardon, edit) educatissimo gli aggiunge i 2 minuti che gli mancano, e si limita a fare un po’ di cut and paste senza toccarne quasi il sound. E va bene così.

The Diggs – Everyone’s starting over (Cassettes won’t listen remix) (MP3)
Due delle mie giovani band newyorkesi preferite fanno squadra: i Cassettes won’t listen (già linkati a suo tempo con la loro cover di Cut your hair dei Pavement) reinterpretano l’anthem degli arrembanti The Diggs (anch’esso linkato a suo tempo, ma nel frattempo il link è scaduto) trasformandolo nel pezzo che i Postal Service dovrebbero fare al loro rientro. Davvero niente di nuovo sotto il sole, ma chi ama certi suoni apprezzerà.

The Knife – Marble house (Rex the dog remix) (MP3)
Trasformare i The knife in qualcosa di tamarro è una bella sfida, ma ci si può riuscire. Poi ballarla davvero è un’altra storia, ma qua tanto Ibiza quanto la peggiore techno crucca sono dietro l’angolo. Eppure funziona.

giovedì, 31 08 2006

Quando si dice pestare una merda

Metti che una sera, prima di andare a dormire, ti metti a navigare un po’ e passando per certi m-blog americani che non sapresti ridire, finisci sul forum di un sito in cui, guarda un po’, si parla di musica indipendente, nuove uscite e cose così. Un’occhiata distratta prima di chiudere la finestra e passare a qualcosa di più interessante rivela un thread dal titolo promettente, che in men che non si dica si traduce in una notizia di quelle succose: il nuovo disco di Joanna Newsom, una delle portabandiera del nuovo vecchio folk più artsy e naif, nota per la perizia nel suonare l’arpa, per lo stile vocale a dir poco bizzarro (c’è chi l’ha paragonata ad Alvin and the Chipmunks, per dire) e per aver dato alle stampe uno dei dischi migliori del 2004 (The milk-eyed mender, uscito su Drag City) è stato diffuso illegalmente sul web con abbondante anticipo sulla sua data di uscita.
«Dov’è la notizia?», direte voi. La notizia è il modo in cui ciò è successo: pare infatti che il disco sia stato scaricato direttamente dal server web di Pitchfork, su cui qualcuno ha scoperto una cartella nascosta ma non protetta (questo il link, ovviamente non più attivo) contenente tutti i dischi recensiti dalla webzine quest’anno più varie altre primizie. Qualche migliaio di preziosissimi file musicali liberamente scaricabili da chiunque fosse a conoscenza dell’indirizzo web giusto; alla faccia delle violazioni del copyright, e della protezione contro non dico gli hacker ma anche solo gli smanettoni. Qualche testa rotolerà per questo, diceva qualcuno.
Detto ciò, dopo un paio di ascolti il disco di Joanna Newsom, intitolato Ys, pare davvero molto bello. Ok, la copertina forse è un po’ kitsch.

Ok, fare un disco di quasi 60 minuti fatto di sole 5 canzoni (la più corta è sui 7 minuti, la più lunga viaggia sui 17) forse è un tantino eccessivo. Ok, la voce è un po’ più inquadrata del passato e, benchè ancora bellissima, perde un po’ del fascino che aveva in origine. Ma l’atmosfera…beh, c’è poco da fare, è un disco dal fascino raro, che mischia le solite suggestioni tra fantasy e immaginario rinascimentale con qualcosa di vagamente più moderno (mi vengono in mente Danny Elfman e il suo lavoro sulle colonne sonore dei film di Tim Burton), vero e proprio storytelling in musica che non ha quasi più nulla a che fare col pop moderno e, ogni tanto, neanche col folk classico.
A dar man forte alla giovane artista californiana un dream team da paura: Steve Albini e Jim O’rourke  in cabina di regia, Bill Callahan degli Smog ospite ai cori e nientemeno che Van Dyke Parks all’arrangiamento degli archi. Che sono poi una delle cose più sublimi del disco.
Forse a Pitchfork hanno voluto farci un regalo, chissà.

Joanna Newsom – Monkey & Bear (MP3)

lunedì, 14 08 2006

Video Aggregator /Agosto

Phoenix – Consolation prizes (WMV)
Cari Phoenix, vi vogliamo bene e ci piacete non da oggi, e anche se l’ultimo disco è un po’ deludente, lo sappiamo bene che siete francesi, quindi non c’è bisogno che giriate mezzo video davanti alla reggia di Versailles.. Visto che questo è l’unico pezzo che si salva vi perdoniamo, nonostante lo stop-motion sia un po’ dozzinale e con un piccolo sforzo in più poteva uscir fuori una cosa anche carina. Non poteva girarlo la fidanzatina (e tra un po’ pure mamma) Sofia Coppola? Va già bene che non sia (di nuovo) il fratello, comunque..

Ok Go – Here it goes again (RM)
Come al solito con i video degli Ok Go la domanda è: ma quanto ci avranno messo a fare la coreografia? E quanto a fare una take intera buona? Domande senza risposta, ma il video, un delirio danzante questa volta a base di tapis roulant, è imperdibile come l’altro. Fateci il favore, cambiate lavoro, smettela di fare dischi ed entrate nel corpo di ballo di Buona Domenica. Ci guadagneremmo tutti.

Cat Power – Lived in bars (FLV) 
Finirà così per tutti, il periodo indie? Uno rimane per anni fissato con l’ipersensibilità, l’originalità a tutti costi e poi finisce qualche anno dopo a fare un disco roots e senza sugo che più insipido non si può e a fare video come questi, in cui dimostra di divertirsi come una pazza a qualche festa sudista in cui tutti sembrano usciti dal più classico dei clichè? Come già detto più volte, al sottoscritto sembra una fine ingloriosa. Eppure c’è pure gente a cui piace, pensa te.

Tunng – Jenny again (MOV)
C’è poco da dire sul nuovo singolo dei Tunng: il pezzo più canonicamente triste del disco, una ballata in cui l’ago della bilancia folktronica del combo inglese pende decisamente dal lato del folk, ha un video splendido. Un incidente stradale, un triangolo amoroso, una tragedia bucolica di periodi ipotetici dell’irrealtà e cose che erano e ora non sono più. Forse è il periodo, ma quasi mi commuovo.

Thom Yorke – Harrowdown Hill (MOV)
Bastano un po’ di effetti speciali poveri ma fantasiosi, qualche immagine di repertorio, nebbia e acqua e sfumature e barricate e falchi che volano e modellini di città, per la canzone più bella del disco solista del leader dei Radiohead? Dubito. Era un’impresa impossibile, e loro ci hanno provato. Io sarei rimasto più sull’essenziale (qualcosa tipo Rabbit in your headlights, per intederci), perchè in questo caso ai pattern ritmici, alla distorsione soffocata e alla splendida chitarra quasi funky del finale le immagini possono aggiungere ben poco.

Constantines – Working fulltime (MOV)
Ce li siamo scordati subito, i cloni degli Afghan Whigs canadesi, e forse a risentirli adesso non se lo meritavano. La passione c’è, il tiro anche, e vedere questo gran bel video forse le loro doti ne escono anche amplificate. Un buono spunto realizzato ottimamente, e il video si fa ammirare. Non la finisco mai di stupirmi quando vedo cosa riescono a fare le etichette indie americane con le -si suppoone- poche risorse che hanno. Quando ci sono le idee..

The Knife – Marble House (MOV) 
Mentre per motivi misteriosi il video di We share our mother’s health sta diventando un po’ di moda persino da noi, i The Knife guardano avanti e pubblicano già un nuovo singolo. Il corredo visivo è a base di topi antropomorfi e ambientazione da casa povera (assai poco di marmo) negli anni ’40. Che dite, vi ricorda già qualcosa? Chissà se hanno pagato i diritti a Spiegelmann..

Peaches – Downtown (MOV)

La Signora delle Pesche rimane sboccata e continua coi giochi di parole scollacciati, ma il sound è assai più ripuluto di un tempo, e l’immagine perde buona parte del rock’n’roll che aveva sempre avuto per tornare tra i ranghi di qualcosa che assomiglia persino all’r’n’b. Rimane un mediocre e sexy pezzo electro-pop un po’ ambiguo non troppo diverso da quello che finisce normalmente su Mtv. Ed era quella l’idea, mi sa.

Franz Ferdinand – Eleonor put your boots on (MOV)

Me l’ero persa, la single version tirata a lucido della canzone formerly known as la ballata beatlesiana dall’ultimo disco dei FF. Essendo l’ennesimo singolo estratto, ed essendo il video uno psichedelico (solo lui) delirio animato a base di montagne russe di Coney Island, statue della libertà e bimbe gotiche di nome Eleanor, se ne faceva anche a meno.

Mareva Galanter – Pourquoi pas moi (Ukuyèyè) (AVI) 

Come si fa a non innamorarsi di una bellissima ex miss francia che, presatata al mondo musicale, se ne esce con un disco trèees ’60s tutto yèyè, vestiti optical, mobili spaziali e coretti angelici (con, a guardar bene, pure un perverso retrogusto anni ’80 in alcuni arrangiamenti)? Un’operazione come quella dei Baustelle, senza però, nulla di intellettuale. Funziona decisamente meglio, va da sè.

Emilie Simon – Fleur de saison (MOV)
Sempre Francia, ma stavolta Francia digitale, per il nuovo video della pigolante aspirante Bjork d’oltralpe. Meno classicqamente pop dell’esordio, meno suggestivo della colonna sonora del documentario sui pinguini, più canonicamente artsy e, appunto, spudoratamente bjorkiano. Se non si considera che è una missione impossibile, è quasi carino.

[i vecchi Video Aggregator]

giovedì, 10 08 2006

Se il nome delle Pipettes vi fa ridere

Allora lasciate perdere questo post, perchè leggere di un gruppo che si chiama The Puppini Sisters potrebbe davvero essere troppo per voi. E se trovate ridicola l’estetica delle polka-dotted dolls più amate del momento, passate velocemente al prossimo post, perchè il look 40’s del nuovo trio vocale inglese potrebbe mettervi alla prova in maniera assai superiore. E se il bubblegum pop delle ragazze di Brighton vi fa venire il diabete, rimanete alla larga dagli mp3 delle sorelle Puppini e dal loro filologicissimo sound tra swing-pop e boogie woogie, al confronto del quale la musica delle prime è a dir poco punk.
Capeggiate dall’italianissima (bolognese, nientemeno) Marcella Puppini, le Puppini Sisters hanno l’aria di una cosa a metà tra un esperimento in provetta e la follia estemporanea di una sera che misteriosamente ha successo. Supportate da un contratto major (Universal) e da un conseguente dispiegamento di forze notevole (basta fare una navigata nel curatissimo sito -ci sono pure le Cigarette Cards!- per accorgersene), le Puppini Sisters hanno da qualche giorno dato alle stampe il loro esordio Betcha Bottom Dollar. Un disco davvero da manuale: arrangiamenti da grammofono riletti nello splendore hi-fi dell’era digitale, un repertorio che va dai classici del genere (Mr. Sandman, Sway, Tu Vuo’ Fa L’Americano, nientemeno) alle canoniche cover ’70-’80 (Panic degli Smiths, Wuthering Heights di Kate Bush, Heart of glass di Blondie, I will survive di Gloria Gaynoir) che come al solito un po’ funzionano e un po’ no, uno stile curatissimo a base di rossetto, completini alla Marlene Dietrich e costumi da bagno della nonna, e la personalità giusta per meritarsi un trafiletto su un femminile se non un articolo in piena regola a firma dell’Aquaro di turno.
Si sarebbe tentati di tacciarle subito di artificiosità conclamata e di bocciare a tavolino il loro boogie woogie buono per tutte le stagioni musicali, ma -almeno io- non ci sono riuscito. Saranno le armonie vocali assolutamente eccezionali, gli arrangiamenti curatissimi o le coreografie delle loro performance live tanto sincronizzate da essere ipnotiche, sarà quel qualcosa di grottesco e contemporaneamente molto british che emerge tra le pieghe del disco, sarà lo humour che lo pervade in ogni nota o la sua oltritudine troppo perfetta per essere vera, sarà il suo essere lontanissimo da qualunque modello anche solo vagamente hip (anche dall’indie, esatto) pur essendo un prodotto molto più che gradevole nonchè oltremodo vendibile; sarà quello che vi pare, ma le Puppini Sisters funzionano, e neanche poco.
Per il momento non lasciano il mio lettore, e di questi tempi è un risultato di tutto rispetto. E ora aspettate che si accorgano di loro: ho il sospetto che saranno ovunque.

The Puppini Sisters – Panic (MP3)
The Puppini Sisters – Wuthering Heights (MP3)
The Puppini Sisters – Sway (MP3)

[un post intero e neanche un gioco di parole sul loro nome, sto invecchiando?]

mercoledì, 09 08 2006

Chi lo dice che ad Agosto non ci sono news musicali

_Roba da leccarsi i baffi: Johnny Marr (ex chitarrista degli Smiths, chevvelodicoaffà) è entrato ufficialmente nei Modest Mouse.
_I Death From Above 1979 si sono sciolti. Proprio ora che con il disco MSTRKFRT ha rivelato di non essere esattamente quello che prometteva coi remix.
_Del folle e bellissimo tour ferragostano di Le man avec le lunettes + The rough bunnies (che mi perderò, ahimè) già sapete tutto, no? Quello che forse non sapete è che il loro split è davvero bellissimo, e merita l’ascolto e l’acquisto ad occhi chiusi. Se siete nel centro nord tra il 15 e 18 Agosto non perdeteveli, sospetto che saranno il tipo di serate per cui poi ci si pente.  
_Suzanne Vega non pubblica un disco da anni, eppure rimane una pioniera: non solo è, a modo sua, la mamma dell’mp3, ora è stata pure la prima artista della storia ad esibirsi esclusivamente in un mondo virtuale (Secondo life, per la precisione). Il tipo di cose che ti lascia assai perplesso (ora) e che chissà, tra qualche anno sarà negli annali.
_Britiney strafatta. O solo stupida.
_Prove tecniche di stagione 2006/2007: TV on the Radio, Mogwai, Final Fantasy, Midlake, Forward Russia, Two Gallants, The Kooks, New York Dolls tra i primi nomi che stanno spuntando fuori per la stagione concertistica bolognese del prossimo autunno. Non competono con Roma nè con Milano, ma del resto quando mai?

martedì, 08 08 2006

So let’s toast the last romance

La fine dell’edizione di un festival che odora di fine del festival stesso arriva con una band che tutti danno sull’orlo dello scioglimento, e che ha intitolato il suo ultimo disco «L’ultima storia d’amore». Se è una metafora, solo un cieco non saprebbe vederla.
Eppure forse è stato proprio questo clima da chiusura, reale o immaginaria che sia, a rendere questa edizione di Frequenze Disturbate un po’ speciale del solito. A riportare l’attenzione sulla musica e sulla location, spazzando via la patina di mondanità e di place-to-be che nelle ultime edizioni aveva trasformato quello che è -e che forse dovrebbe essere fiero di rimanere- un festival di provincia, in qualcosa di diverso.
E così ci sono stati degli Arab Strap letteralmente in stato di grazia (non si sciolgono, dai). Una tempesta di fulmini e un cielo post-atomico a incorniciare il bellissimo set dei Tunng (i migliori del festival, a detta di quasi tutti). Cat Power che come al suo solito perde ogni senso della misura e dopo una manciata di pezzi da panico (una Good woman da lacrime) sbraca orribilmente mettendo, come da copione, alla prova la pazienza dei presenti. Erlend Øye che passeggia da solo sotto il sole con un cappello di paglia, un sorriso a 24 denti e la faccia di chi letteralmente implora che qualcuno lo fermi per chiacchierare (e poi, sul palco, lascia abbastanza a desiderare). I Non voglio che Clara con quartetto d’archi che suonano benissimo ma troppo poco, e nonostante siano in apertura vengono pure richiamati sul palco per un bis. La crescia, e chi non ha il fisico per finirne una. Le salite, e chi non ha il fisico per farle. L’aria di casa.
Non so se quella che è appena finita sarà davvero l’ultima edizione. E non so nemmeno se sia stata sotto tono come poteva sembrare, e come a guardare i nomi in tabellone rischia ancora di sembrare. L’impressione è che DNA Concerti abbia deciso di non puntare molto su questa edizione, o che sia semplicemente stata sfortunata nella composizione del cast. Ne è uscito fuori un ridimensionamento forse inevitabile, forse voluto, che a qualcuno ha messo un po’ di tristezza e che invece a qualcun’altro non è dispiaciuto per come ha riportato il festival alle belle edizioni di 5-6 anni fa e al clima da best kept secret che si respirava allora. Un ridimensionamento che secondo qualcuno è il chiaro sintomo della fine di una storia unica e irripetibile per luogo, passato e atmosfera, e che secondo qualcun’altro è un modo per ricaricare le pile (e il portafoglio) in vista di un futuro tutto da immaginare.
Se è vero che non sarebbe la prima volta che Frequenze Disturbate reinventa se stessa, è anche vero che la fine, di tutte le cose, è sempre la più affascinante. Specie se c’è Aidan Moffat che ti invita a brindare all’ultima storia d’amore. E se tu, all’ultimo momento, decidi di spostare il bicchiere; e di augurare ancora una lunga vita alle tue frequenze disturbate.

venerdì, 04 08 2006

Cellphone’s dead, baby, so why don’t you kill me

Eggià, il signor Beck Hansen sta per tornare. A Ottobre il nuovo disco (ancora senza titolo), e qualche tempo prima il nuovo singolo, Cellphone’s dead. Il video è già stato girato a Giugno a New York da Michel Gondry, e da quel che è dato di vedere (foto qui sopra, e corredo qui) sarà iper-tappezzato e, inevitabilmente -visti i personaggi coinvolti-, geniale. Intanto studiamoci il singolo e l’altro inedito, i primi nuovi pezzi che circolano dai tempi di Guero (non esattamente bellissimi, dopo qualche ascolto; ma su Beck di solito cambio idea dopo qualche mese, quindi mi riservo di nominarlo anche disco dell’anno, se del caso), e stiamo a vedere.

Beck – Cellphone’s dead (stream rip) (MP3)
Beck – Think I’m in love (stream rip) (MP3) 

lunedì, 31 07 2006

Piccoli bastardi crescono

Una volta c’era il bastard pop. Si prendevano due canzoni, si tagliavano e si incollavano l’una sull’altra, e si facevano flirtare i Nirvana con le Destiny’s Child o i Blur con i Jackson Five. Poi sono arrivati i dischi interi, 12 canzoni dei Beatles fusi con le rime di Jay-Z o un greatest hits dei queen trasformato in un unica grande base hip-hop. In mezzo, qua e là, c’erano pure sperimentatori più audaci e fantasiosi, che uscivano dal seminato del compitino di collage per creare qualcosa di più ambizioso; su tutti Osymyso, un pazzo furioso che un giorno si è messo lì e ha mixato gli incipit di 101 canzoni tra le più famose della storia del pop (MP3 sotto, lista completa qui).
Figlio di questi sperimentatori, ma anche di una sensibilità pop ancor più marcata e irrinunciabile, e di una perizia tecnica che ha dell’incredibile è Gregg Gillis, che col nome di Girl Talk ha dato alle stampe Night ripper, "164 pop culturally relevant samples forced into a perfect 45-minute party mix". L’evoluzione ultima dei mega-mix delle radio commerciali anni ’90? O la prima vera e propria opera originale interamente fatta di materiale non originale? Materiale buono solo per blogger amanti del cazzeggio o potenziale fucina di hit? Io non ho risposte per voi; so solo che non ne posso più fare a meno.

Osymyso – Intro-inspection (MP3)
Girl Talk – Too deep (MP3)
Girl Talk – Hold up (MP3)
Girl Talk – Bounce that (MP3)

mercoledì, 26 07 2006

Be bop bebop a loo la

Psapp – Hi (MP3)
Quatti quatti, mi hanno fregato. Un nome improbabile, recensioni tiepide, e un disco che frulla i sample saltellanti in stile Roisin Murphy a certo pop in salsa bossa squisitamente estivo, e si pregia di un sound elaboratissimo ma mai spocchioso che prova a mettere d’accordo tutti, e ci riesce. Non è un tormentone perchè non tormenta, ma in testa alla classifica di ascolto mensile del sottoscritto, alla fine, c’è proprio Hi.

The Rapture – Get myself into it (MP3)
E’ inutile far finta che non li aspettino tutti, ed è inutile fingere di non vedere i fucili spianati. Sono tutti pronti a riportarli con i piedi per terra, nel mondo delle band normali, giù dall’empireo di portabandiera del revival punk-funk degli ultimi anni e dai fasti dell’intellighenza pitchforkiana (disco dell’anno del 2003, vi ricordo) in cui erano non si sa come finiti. E invece sapete che vi dico? Non sarà House of jealous lovers, ma questo nuovo singolo tiene botta, e migliora con gli ascolti. Niente male.

El perro del mar –
Party (MP3)
Discutibile nome d’arte a parte, la signorina Assbring, da queste parti, la si attendeva al varco dai tempi dello split con Jens Lekman. E il suo primo LP ha ripagato le attese: pop spaesato e senza tempo, di una malinconia senza speranza e con un paio di pezzi da brivido. Questa Party era in giro da un po’, ma c’è voluto il disco intero e un’Estate finora davvero poco festaiola per farmi soccombere alla sua chitarra liquida e costringermi al repeat. E adesso non se ne va più.

Perturbazione –
Portami via di qua, sto male (MP3)
Cover del classicone dei Belle & Sebastian Get me away from here, I’m dying, la reinterpretazione della band torinese nella lingua di Dante rischia, forse volutamente, di far storcere il naso a più di un fan fondamentalista. Invece non solo lo spirito del pezzo è intatto e il testo azzeccato, ma l’arrangiamento, frutto di una metabolizzazione per nulla scontata, perturba l’originale in maniera sottile e garbata, Dall’ottima e già plurilinkata compilation tributo licenziata dalla net label Kirsten’s postcard (tra gli altri nomi in ballo: Bille the vision and the dancers, Austin Lace, Canadians, Mixtapes and cellmates, Le man avec les lunettes, Bob Corn), scaricabile gratuitamente da qui.

lunedì, 24 07 2006

Return to the sea(side)

E’ una cosa leggera, la somma di tanti piccoli granelli, una cosa volatile che forse ha senso solo quando sta insieme. E’ un gioco, che nasconde le competenze su cui si basano le Scienze maiuscole dietro un fine solo apparentemente meno importante. E’ una cosa che sfida le leggi, e misteriosamente sta in piedi, ed proprio qui è parte del suo bello. La musica degli Islands è proprio come un castello di sabbia: una piccola opera d’arte e sabbia che simboleggia in modo perfetto tanto la bellezza quanto la fragilità.
Return to the sea, il loro disco d’esordio, è in giro da un po’. E’ il tipo di album molto promettente che ascolti per mesi a spizzichi e bocconi, ripetendo a te stesso che prima o poi gli darai il tempo di conquistarti, salvo poi continuare a rimandare. Gli Islands sono nati dagli Unicorns, una delle cose contemporaneamente più belle e irrisolte mai uscite dal Canada, e continuano a dare voce alla loro follia creativa inscatolandola in una forma solo apparentemente più ordinata, che riesce a mischiare con rara disinvoltura indiepop da manuale con melodie paraboliche e solari che farebbero invidia a un certo Brian Wilson. La loro incoronazione è stata sancita già a Capodanno, quando Mr. Polaroid (e chi sennò), mesi prima dell’uscita del disco, ha riempito la pista del Covo con la loro clamorosa Rough Gem. E quando, alla spicciolata, lo scorso venerdì sera ha cominciato a diffondersi la notizia che gli Islands sarebbero venuti a brevissimo in Italia per un concerto in spiaggia, raramente qualcosa è sembrato così appropriato.
E così tra un paio di settimane, quando Agosto svuoterà le città e i reduci (tra cui il sottoscritto) rimarranno a vagare in mezzo all’asfalto rovente nel tentativo di trovargli un senso, il Boca Barranca di Marina Romea (RA), l’8 Agosto, ospiterà la prima e finora unica data italiana dell’eccezionale band canadese. Non si può mancare.
In Rough Gem c’è un verso che ho sempre trovato bello, anche se non ho mai capito cosa significhi davvero: Dig deep, but don’t dig too deep. Forse è perchè poi trovi l’acqua, e il castello cade?

Islands – Rough gem (MP3)
Islands – Rough Gem video (MOV)
Islands – Volcanoes (MP3)
Islands – Live @ Philadelphia, Dec 2005 (link -> 12 MP3)

martedì, 11 07 2006

Video Aggregator /Luglio

[tutta roba buona, scaricabile e in alta qualità. Youtube è carino, sì, ma è per chi si accontenta]

Hot Chip – And I was a boy from school (MOV)
E mentre in questi giorni anche sulle tv italiane fa bella mostra di sè il geniale video dell’altro singolo Over and over 

venerdì, 07 07 2006

Crazy Bastard

The legion of doom – Crazy as she goes (link -> MP3)
[Gnarls Barkley VS The Racounters VS Grandmaster Flash: una bomba. Da qui]

martedì, 04 07 2006

Serendipità

Il nuovo singolo dei Piano Magic.
Piano Magic –
Incurable (MP3)

lunedì, 03 07 2006

Fuck Yeah!

Dello scorso weekend ricorderò due cose: la pista piena che ci balla davanti Sexy Results nel remix di MSTRKRFT mentre una ragazza ignota mi alza il pollice in segno di vittoria, e Wayne Coyne dei Flaming Lips che spara bordate di stelle filanti alla folla di Piazza Castello in uno dei live set più belli in cui si possa desiderare di incappare. Del trionfale DJ set aretino c’è poco da dire, se non da ringraziare il socio, il VJ extraordinaire Milf_shake e i Disco Drive; da tempo non vedevo l’alba così soddisfatto. Della trionfale trasferta ferrarese c’è altrettanto poco da dire, perchè l’hanno già fatto in tanti (Valido, A day in the life, Son of a gun e chissà quanti altri), e perchè le parole difficilmente possono spiegare quale esperienza mistica sia vedere dal vivo i Flaming Lips (+ Ok Go, inutile gruppo tappezzeria che ha evidentemente sbagliato mestiere, visto che è assai meglio a ballare che a cantare) con il loro corredo di palloni giganti, coriandoli, travestimenti, luci, crowd-surfing e positive vibrations. Un po’ di più ci riescono le foto (Gecco, Valido, e da vecchie date dello stesso tour, Brooklyn VeganDanfun), ma è comunque poca roba rispetto a trovarsi davanti a uno spettacolo così straordinario. Devo ancora completamente riprendermi; credo che continuerò a sorridere per tutta la settimana.

Media kit:
Death from above 1979 – Sexy Results (MSTRKRFT remix) (MP3)
Ok Go – A million ways video (MOV)
Flaming Lips – Race for the prize (MP3)
Flaming Lips – Live 2006 video snippets (YouTube link)

venerdì, 30 06 2006

Disco drives

Benchè in questi giorni da queste parti si lavori un sacco, e benchè l’unico altro pensiero sia quello di sopravvivere al clima subtropicale, la movida estiva si fa sentire anche qui. A testimonianza di ciò, il sottoscritto stasera sarà impegnato in uno dei suoi rarissimi DJ set, a La Fonte di Arezzo (loc. Talzano), insieme al socio e con i visual di Milf_shake. Dopo la partita (è una serata win-win: se l’Italia vince, balliamo per festeggiare, se l’Italia perde balliamo per…vebbè, non ve lo dovrò mica spiegare io) e dopo il concerto dei sempre imperdibili Disco Drive, in giro per l’Italia a presentare il nuovo Very EP uscito su Unhip Records. Perchè tanto di questi tempi si suda anche a stare fermi. Quindi tanto vale ballare.

Disco Drive – A factory of minds (MP3)

giovedì, 29 06 2006

Cover me /2

Tunng – Pioneers [Bloc Party] (MP3)
I Bloc Party in versione folktronica? Possibile? Di più: notevole. I sempre bravissimi Tunng rileggono in chiave quieta ma inquieta questo singolo minore da Silent Alarm, traformandone il mood vagamente epico in dimesso mantra esistenziale, in cui spicca il testo insolitamente significante e un paio di cambi di ritmo un po’ spiazzanti. Ipnotica, e, in definitiva, un’ottima rilettura.

The Decemberists – Human Behaviour [Bjork] (MP3)
O la ami o la odi, questa reinterpretazione del primo singolo solista della diva avant-pop islandese, che risparmia al massimo sul tasso di bjorkismo per sopperire col fascino del suonato e con la sempre insolita voce nasale del buon Colin Meloy. Ci ho messo un po’ ad apprezzarla, ma ora sono dalla sponda giusta della barricata, forse. E voi?

Graham Coxon – Time for heroes [The Libertines] (MP3)
Ce n’era bisogno? Forse no. Anzi, decisamente no. Ma una bella canzone rimane una bella canzone, e se a cantarla non è un inglese strafatto di crack ma il nerd più talentuoso tra i chitarristi della sua generazione (anche lui non proprio lindo e pulito, ma chi siamo noi per giudicare), l’operazione non può che suscitare la nostra simpatia. Anche quando le due versioni sono, a conti fatti, esattamente identiche.

Lily Allen – Oh my God [Kaiser Chiefs] (MP3)
Un giorno non sei nessuno, il giorno dopo sei l’idolo -per quanto può contare- di decine di blogger: il copione è sempre lo stesso. Dietro la nuova beniamina degli hipsters di oltreoceano (e di oltremanica), però, c’è una major, e un progetto che pare partire dalla strada (come per M.I.A. e per Annie, ma anche per gli Arctic Monkeys -questi i nomi più citati come confronto) finisce a tavolino come per una qualunque starlette pop. Un po’ di talento c’è, e questa versione addomesticata quel tanto che basta del miglior pezzo dei Kaiser Chiefs ne è testimone; ma di strada da fare ce n’è non poca, e al primo passo falso sarà solo l’ennesima next big thing con un brillante futuro alle spalle.

martedì, 27 06 2006

Cover me /1

Bedhead feat. Macha – Believe [Cher] (MP3) (via)
Risale al 2000 e all’ultimo EP della fondamentale band americana prima dello scioglimento, questa bislacca versione della hit di Cher. I fratelli Kadane (poi artefeici, ma chevvelodicoaffà, del magnifico progetto The New Year) si fanno aiutare dai Macha per la doverosa reinterpretazione mesta e simil-acustica che ogni pezzo da classifica pseudo-dance si merita; la novità che scompiglia le carte sono i pulse telefonici stonati che donano al tutto il fascino che fa la differenza.

The Go! Team – Bull in the heather [Sonic Youth] (MP3) 
Pochi, pochissimi potevano osare: toccare questo classico dei Sonic Youth (tra i miei favoriti, all’interno del loro repertorio) senza fare una pessima figura è un’impresa da titani. Pochissimi potevano osare, e tra questi ci sono i Go! Team. Tra ricalco filologico e i soliti -mai così appropriati- cori da cheerleader, il collettivo inglese di pop aerobico supera se stesso. Un altro centro.

Cassettes won’t listen – Cut your hair [Pavement] (MP3)
Il solito gruppo che spunta fuori dal nulla, che non ha ancora pubblicato quasi nulla ma che ci sta simpatico già dal nome (e dal fatto che ha remixato i Midlake) è alle prese con uno dei pezzi più scanzonatamente pop dei Pavement. Se la cava con una buona dose di prevedibile elettronica a buon mercato e non osa toccare i coretti sotto copyright di Malkmus e soci. Non si poteva pretendere di più, e così direi che va già bene: funziona.

The Boy least likely to – Faith [George Michael] (MP3) 
Qualunque cosa la band inglese terrorizzata dall’età adulta tocchi diventa oro. C’è il banjo, la solita voce sussurrata, il flautino storto, gli handclapping, lo xilofono e tutte quelle cose lì, e per quanto mi riguarda potrebbe bastare. Ma poi c’è G-e-o-r-g-e—M-i-c-h-e-a-l, signori, il primo George Micheal solista nientemeno, vi rendete conto?

[come al solito i link sono un po’ pigri. ma funzionano]

mercoledì, 21 06 2006

Beyond the valley of polka-dotted dolls

Lo ammetto, le ho liquidate in fretta. Ogni volta che nel corso dell’ultimo anno, in occasione dell’uscita di uno dei loro tremila singoli o del post di qualche blogger amante del genere (Polaroid su tutti, ovviamente), mi sono imbattuto nella musica delle Pipettes, ho fatto un sorrisetto e mi sono chiesto silenziosamente, storcendo il naso, cosa ci trovassero tutti nel trio vocale di Brighton. Il loro bubblegum pop a pois, ancorato a un punto non meglio precisato (e non sempre filologicamente preciso) tra gli anni ’50, ’60 e ’70 è tanto ben fatto quanto volutamente ruffiano, e l’impressione era quella che la band facesse di tutto non dico per non essere prese sul serio (quello, in qualche misura, è persino troppo ovvio; è retro-pop, mica musica concreta), ma che si esaurisse completamente in una messinscena macchiettistica e quasi parodistica.
Poi è arrivato il primo disco (We are the pipettes, in uscita a metà Luglio per la Memphis Industries), e al suo interno è arrivato un pezzo incredibile come Pull shapes, e mi sono sciolto. Per un breve periodo ascoltarle in cuffia è stato in grado di portare l’Estate ovunque fossi e qualunque cosa stessi facendo, che fossi su un autobus affollato o davanti a un computer sepolto dal lavoro. Il tipo di incanto che funziona da sè e per vie misteriose, e che ti costringe a metterti a canticchiare facendo le mosse anche e soprattutto nei contesti in cui sarebbe preferibile evitarlo. Come in un musical, solo che l’unico che si ferma e comincia a cantare e ballare sei tu.
Ma c’è dell’altro. Tutto questo, in ogni caso, è successo prima ancora di vedere il bel video di Pull Shapes, e di scoprire grazie a Max la nobile citazione cinematografica di cui si compone. Cosa che, se servisse ancora, complica e inficia in maniera irrimediabile la superficiale ipotesi parodistica.
Dopo l’entusiasmo, però, è venuta la paura. Siamo a metà Giugno, non c’è un tormentone estivo degno di questo nome da anni, e cosa mi spunta fuori? Un adorabile trio retrò con uno stile originale e distintivo, un singolo da paura e un video che cita le Las Ketchup.. Se se le fanno scappare sono dei pazzi.
Neanche il tempo di avere i sudori freddi per gli incubi a base di tatangele pipette mutanti (cit.), che da Colas scopro che l’irrimediabile è già avvenuto: non è ancora neanche uscito il disco e già le Pipettes sono state ospiti di Radio Deejay. La fine del fenomeno (o, se preferite, l’inizio del fenomeno) è imminente. Nella sua attesa, godiamoci le tre canzoni acustiche che il trio ha suonato su Deejay (in audio o in video, a vostra scelta). E non dimentichiamoci la maledizione del pop: quando funziona piace a tutti. Cantare con le mosse in mezzo a una folla, senza i sorrisi beffardi e gli sguardi di riprovazione, però, è molto meno divertente.

The Pipettes –
Pull Shapes (MOV)
Russ Meyer – Beyond the valley of dolls (original scene) (YouTube link)

Audio:
The Pipettes –
Pull Shapes (acoustic live @ Radio Deejay) (MP3)
The Pipettes – ABC (acoustic live @ Radio Deejay) (MP3)
The Pipettes – Why did U stay (acoustic live @ Radio Deejay) (MP3)

Video:
The Pipettes – Pull Shapes (acoustic live @ Radio Deejay) (WMV)
The Pipettes – ABC (acoustic live @ Radio Deejay) (WMV)
The Pipettes – Why did U stay (acoustic live @ Radio Deejay) (WMV)
[ogni tanto i server si incantano; se non riuscite a scaricare, riprovate tra un po’]

giovedì, 15 06 2006

Oggi ho voglia di farmi (fare) del male

I miei colleghi non lo sanno ancora, ma tra un paio d’ore vorranno uccidermi. Sono al lavoro, e sto accendere le casse e mettere su le 18 versioni di There is a light that never goes out degli Smiths postate da My Old Kentucky Blog (all’interno della sua rassegna di multi-cover mono-canzone, iniziata con Love will tear us apart e continuata con Hallelujah, Where is my mind, Blue Monday, Enjoy the silence e parecchie altre), seguite dalle ulteriori 8 linkate da Copy, right?. Come ciliegina sulla torta darò il mio contrinbuto, e aggiungerò la tamarrissima versione techno-truzza dei Neuroticfish che manca entrambe le pagine, e che nella sua delirante mancanza di pudore è un ottima testimonianza del solito assioma che vuole che una canzone epocale rimanga tale anche se sottoposta al peggiore dei trattamenti. La domanda, a questo punto, è un’altra: rimarrà tale anche dopo l’ascolto ininterrotto di 27 variazioni sul tema?

AAVV – There is a light that never goes out @ MOKB (link – 18 MP3)
AAVV – There is a light that never goes out @ Copy, right? (link – 8 MP3)
Neuroticfish – There is a light that never goes out (MP3)

martedì, 13 06 2006

La recherche

Ok che i mondiali regalano serate inaspettatamente piacevoli in cui anche un completo ignorante del calcio come il sottoscritto si trasforma come tutti nel più esagitato dei tifosi e nel più saggio dei CT, ma quest’anno l’estate concertistica bolognese pare assai strana. Giugno quasi completamente vuoto, Luglio al di sotto delle aspettative, concerti che spuntano dal nulla tanto che sembrano delle bufale e date già smentite prima di essere annunciate ma misteriosamente comunque annunciate.
Mentre l’unica certezza pare la granitica e imperdibile data dei Tool il 22 al PalaMalaguti, l’annuale rassegna di rassegne raccolta sotto l’egida di BE – Bologna Estate lascia un po’ perplessi. Da un lato sulla pagina della rassegna compaiono una serie di eventi situati nell’insolita cornice del Parco Paleotto di Rastignano in cui vengono annunciati concerti imminenti e molto interessanti ma per cui è impossibile trovare un qualunque altro riferimento sul web: Four Tet (questo venerdì, il 16), i Mùm (il 23/06) e Moby (il 14/07). Volete farmi credere che viene un anti-divo da top 10 tra un mese e non c’è la città tappezzata di manifesti (e il web tappezzato di comunicati)? E che tra tre giorni uno dei nomi di punta dell’intellighenzia elettronica inglese sarà sotto le due torri senza che le radio abbiano neanche il tempo di dare all’evento il risalto che merita? Avere qualche dubbio è ben lecito; se non sulla veridicità della segnalazione, quantomeno sulle capacità degli uffici stampa degli organizzatori..
[Update: trattasi effettivamente di una bufala, non di concerti ma di ascolti musicali, come scritto qua. Grazie a Valeria, NCP e Cat]
Tornando a BE, dall’anno scorso fa parte della rassegna anche Julive, che, vedendo lo sforzo congiunto di Covo ed Estragon, proponeva un programma davvero notevole. Le date annunciate finora (che spero ancora parziali) sono interessanti ma un po’ scarsine: Twilight Singers il 18/07, Gomo il 21/07 Yuppie Flu (acoustic set) 25/07. Il programma segnala anche una data degli ottimi Whitest Boy Alive di Erlend Øye per il 27/07, che però Erlend in persona ha già smentito sul suo forum.
A latere dai primi annunci, un evento ormai classico come Vicolo Bolognetti pare molto sottotono, e l’unica altra certezza viene da Villa Serena e dai concerti ivi organizzati dalla Unhip (Settlefish (acoustic show) il 07/07, You should play in a band il 14/07, Amari il 21/07 , Altro il 28/07).
Altrimenti bisogna come al solito spostarsi di qualche decina di Km, e dirigersi verso Ferrara (Giadini di Mirò + Baustelle il 24/07, Flaming Lips + Ok Go il 01/07, Sigur Ròs + Amina il 04/07, Eels il 13/07, dEUS il 17/07, Piano Magic il 20/07), Marina di Ravenna (tra gli altri: Devics stasera, Bob Corn + Comaneci il 15/07, The Gossip il 27/07, Ciccone il 29/06, Austin Lace il 20/07, Perturbazione il 30/07, poi, ovviamente, c’è Agosto) o Montesole (Offlaga Disco Pax il 07/07, Cesare Basile + Paolo Benvegnù il 28/07). Chè là i concerti non mancano e sono sempre bei posti, ma d’Estate la voglia di fare dei chilometri ogni 2 giorni rischia di passare in fretta.
Sono benvenute ulteriori segnalazioni nei commenti. Intanto io triangolo tra concerti, partite, impegni di lavoro e vacanze, tentando di capirci qualcosa, e di farmi un’idea di cosa sarà questa Estate. Se butta male, è la volta che mi leggo Proust.

lunedì, 12 06 2006

Dio è morto, il rock è morto e neanch’io mi sento troppo bene

«Com’è andato il viaggio? Riuscirai a scrivere un pezzo appassionante che analizzi a fondo la perversa ma innegabile relazione tra celebrità e mortalità? Il tuo racconto illustrerà il modo in cui la società rende affascinante la morte al fine di perpetuare la speranza che la morte legittimi la vita? Sarai in grado di dimostrare che vivere è morire e che stiamo tutti morendo in ogni istante della nostra vita?»
«Non ne sono sicuro» rispondo.
«Credo che dovresti farlo» dice Lucy Chance in tono inespressivo.
«Be’, l’idea era quella» dico. «Ma sai una cosa? Dopo che avrò scritto questo pezzo per "Spin", credo che lo svilupperò per farne un libro. Perchè è evidente che ho pensato parecchio a Diane, e che ho visto Lenore quando ero nel Minnesota, e che poco prima di vedere Lenore avevo fatto conoscenza con quella ragazza rock incredibilmente audace che si era arrampicata su un tetto a Minneapolis, e che ho conversato con quella interessante cameriera del North Carolina che legge Kafka ma non conosce gli Allman Brothers, e mi è appena successa questa cosa completamente folle con Quincy. E all’improvviso mi sento come se fossi stato all’interno di una macchina per mille anni, ad angosciarmi per le donne e a pensare alla morte e ad ascoltare i KISS e i Radiohead e tutte queste altre stronzate, e, per qualche ragione, continuo a scrivere queste cose ma senza sapere il perchè. Ma mi sembra tutto la stessa cosa, sai? Mi sembra che l’amore e la morte e il rock’n’roll si fondano sulla medesima esperienza.»
«Chuck, per favore, non scrivere un libro sulle donne di cui sei stato innamorato.»
«Perchè no?»
«Perchè è da profittatori. E da narcisisti. E un po’ da disperati, perchè dà l’idea che non riesci a sganciarti dal passato.»
«Ma è esattamente così» dico. «Non posso sganciarmi dal passato. Non riesco a disinnamorarmi di nessuna di queste donne. Posso solo esistere nel passato e nel futuro.»
«Lo so, lo so. Ne abbiamo già parlato. Ma chi vuole leggere un altro libro su un tossico ossessionato dalla morte che ascolta i Fleetwood Mac e sublima le donne che l’hanno fatto impazzire? A me sembra un’idea piuttosto discutibile. Diventerai l’equivalente maschile di Elizabeth Wurtzel.»
«Cristo, Lucy. Gliene vuoi davvero a quella stronza.»
«Voglio solo che sia attestato il fatto che trovo l’idea di scrivere un libro del genere assolutamente discutibile.»
«Ma se non scrivo il libro, questa conversazione non sarà registrata da nessuna parte. Il tuo sdegno potrà trovare espressione solo se faccio il contrario di ciò che mi consigli.»
«Bene, allora» dice. «Ma non venire a lamentarti con me quando quei cretini de blogger scriveranno cose di questo genere: "In fin dei conti, l’autore avrebbe dovuto dare ascolto alla sua amica Lucy Chance"; perchè sai che succederà .»
«Vero» dico.
«Sto solo cercando di essere la voce della ragione» dice Lucy. «Non capisco perchè tu voglia produrre un libro di nonfiction che sarà sfavorevolmente paragonato ad Alta fedeltà di Nick Hornby.»
«Be’, se menziono questa possibilità, forse non succederà. »

Il giorno in cui il rock è morto di Chuck Klosterman (Strade Blu, 15 €) è un gran libro. Oltre al passaggio che avete appena letto contiene un geniale paragone tra le relazioni della sua vita e i membri dei Kiss, le più intelligenti riflessioni che io abbia mai letto sul significato assunto dalla morte di Kurt Cobain, un inatteso e calzante collegamento tra Kid A e l’11 Settembre, un sacco di pensieri sulla musica e sul guidare (e sulla musica per guidare), una breve ma eccellente pagina sulla musica e il suicidarsi (e sulla musica per suicidarsi), parecchie camere di albergo, svariati incontri bizzarri, un sacco di riflessioni sulle donne, una moderata quantità di sesso, una più cospicua (ma sempre moderata) quantità di droga e -come ormai avrete sicuramente capito- una montagna di rock’n’roll.

venerdì, 09 06 2006

Affittasi pentalocazione

Non c’è niente di meglio del weekend per rammaricarsi degli eventi che si perdono. Voi, però, ancora potete rimediare:
1. Se siete dalla parti di Firenze, non perdetevi Retroattiva ’80 all’Ambasciata di Marte. La serata di stasera è dedicata a Pier Vittorio Tondelli, con un reading che vedrà alternarsi dietro ai microfoni anche Max degli Offlaga Disco Pax e Francesca di GradoZero (anch’io dovevo essere della partita -anche se non dietro ai microfoni- ma ho dovuto dare forfait). Conoscendo le persone e conoscendo le parole di Tondelli, sarà un reading splendido.
2. Se siete dalla parti di Milano c’è il MiAmi. Ma questo, probabilmente, lo sapete già.
3. Se siete nel Centro-sud -tra l’Umbria e la Campania, più o meno- potete (anzi, dovete!) organizzarvi per incrociare almeno una data dei favolosi Billie the vision and the dancers, band svedese di pop assolutamente brillante e cristallino di cui si è già parlato e che merita tutta la vostra attenzione. Queste le date (tutte mostruosamente lontane da qui, sigh):
sabato 10 giugno – Ephebia Festival, Terni
domenica 11 giugno – Rama Beach, Napoli
lunedì 12 giugno – Villaggio Globale, Roma
martedì 13 giugno – B-cool, Roma

Billie the vision and the dancers – A man from Argentina (MP3)

4. Se siete a Bologna, vi piacciono minimal techno ed electro e amate perdervi nella pianura padana in cerca di ville immerse nel verde, Bucolica v.2.0 sembra fatta per voi.
5. Ma prima, se siete a Bologna o se rimanete in casa davanti a un computer connesso a internet, c’è la solita puntata di Airbag, che torna in diretta e in duo dopo un po’ di settimane un po’ strane. Stasera una svedese o presunta tale ci guida nella sua terra, tra luoghi comuni, divinità celtiche e la migliore scena indie del mondo. Dalle 21 sui 103.1 MHz FM a Bologna e dintorni o in streaming in tutto il mondo. Perchè si può perdere tutto, ma non proprio tutto.

martedì, 06 06 2006

Storia di uno che non sa stare al posto suo

[perchè un posto suo non ce l’ha]

«Our record has gotten an amazing amount of unfavorable reviews in swedish newspapers today. We need your help: if you do like our record, please tell someone else»: comincia così un messaggio lasciato da Erlend Øye sul suo forum. Il disco a cui l’occhialuto e beneamato nerd dei Kings of Convenience si riferisce è ovviamente l’esordio del suo progetto collaterale The Whitest Boy Alive (di cui si è già detto qui e qui), che si intitola Dreams ed è da poco uscito in Svezia e Norvegia, e che vedrà la luce a fine mese anche da noi grazie alla nuova label Sleeping star.
Anche sorvolando sul fatto che i quotidiani di Stoccolma non sono esattamente Rolling Stone, Spin o Pitchfork, si tratta di una richiesta curiosa, visto che, a quanto pare, di recensioni sfavorevoli il disco sembra averne ricevute ben poche. Lo stesso Erlend -non che faccia testo- ne legge una in un mp3 disponibile sul loro Myspace, che suona più o meno così:
«I Whitest Boy Alive non fingono di essere quello che non sono e non tentano di fare ciò che non sanno fare. Suonano Funk come se fosse stato inventato nella nuova casa di Øye a Berlino, Disco come se fosse un seme gettato su un campo rovinato dalla pioggia nella sua natìa Bergen e House come se fosse sempre stata concepita per essere suonata da basso, chitarra, batteria e organo».
Ed è verissimo: quello che colpisce del disco è l’incredibile semplicità del sound e della produzione, l’essenzialità melodica e i richiami musicali clamorosamente fuori moda, che si incastrano tra loro in maniera a dir poco inverosimile per dar luogo a un ibrido tanto familiare al primo ascolto quanto indefinibile nella sua complessità. Un disco senza una collocazione precisa, esattamente come il suo artefice. E, appropriatamente, di più non risco a dirne.
Pare che la band girerà parecchio l’Italia questa Estate (per ora sono sicuri lo Spaziale di Torino e Frequenze Disturbate), mentre Erlend continua a collaborare come al solito in giro (non perdete la comparsata che fa nel disco di James Figurine AKA Dntel AKA Jimmy Tamborello AKA metà dei Postal Service), con l’eclettismo che gli è proprio e la naivetè di chi non riesce stare al posto suo. Perchè, ovviamente, un posto suo non ce l’ha. Unrest, ricordate?

The Whitest Boy Alive – Golden Cage (live @ P3 radio) (MP3)
The Whitest Boy Alive + Cat 5Sexy (live @ P3 radio) (MP3)
The Whitest Boy Alive + Cat 5Live @ P3 radio (RM video)
James Figurine feat. Erlend Øye – All the way to China (MP3)
Star you star me feat. Erlend ØyeA place in my heart (Jori Hulkkonen remix) (MP3)

lunedì, 29 05 2006

Summer is for concerts

_Forse di un evento trendy come il concerto dei Babyshambles di venerdì bisognerebbe raccontare qualcosa, anche se, beninteso, non ci sono poi molte cose da dire. Non so se il ritardo di un paio di ore abbondanti subìto dal concerto sia più o meno cool, certo è che il colpo d’occhio della stilosità della folla era notevole, e che le voci che segnalavano la presenza in loco della troupe di Lucignolo facevano il resto. La verità è che Doherty sul palco sa il fatto suo, ed è contemporaneamente al 100% sia personaggio che musicista, emanando quella decisa aura da rockstar tutta genio e sregolatezza a cui ci stiamo sempre di più disabituando. Contro ogni aspettativa, un ottimo concerto.

_Più volte, nelle ultime settimane, mi avete chiesto notizie di Frequenze Disturbate. Come ormai saprete anche quest’anno il festival più amato da grandi e piccini ci sarà, e si terrà dal 4 al 6 Agosto in quel di Urbino. Benchè l’organizzazione non abbia ancora fatto nessun nome, a cercare in giro per la rete si trovano già delle date che paiono sicure: per il 4 sembrano certi gli Afterhours e i The Veils (e vabbè), e per il 6 i We are scientists. Altri nomi (che potrebbero potenzialmente confermarsi delle bufale, visto che in precedenza ne ho sentiti di davvero improbabili; tipo -per dire- i Radiohead) ventilati sono i Calla, i beneamati Whitest Boy Alive (di cui vorrei tanto linkarvi il primo singolo Burning, ma non posso…andatevelo a sentire sul myspace, và) e il grande Josè Gonzalez. E’ ancora troppo presto per fare commenti, teniamo le dita incrociate e speriamo nella migliore delle line-up possibile.

_E mentre per l’Estate Bolognese circolano dei nomi eccezionali (ancora non sicuri, però…mi mordo la lingua ma come promesso taccio) e lo Spaziale Festival di Torino rischia il nomen omen con un cast invero spaziale ancora non sicuro (ma che se confermato costringe alla trasferta, visto che ci sono in mezzo gli autori di quelli che sono finora i miei 3 dischi dell’anno), è stato presentato il programma dell’Hana-bi di Marina di Ravenna. I nomi più interessanti sono gli incendiari Hot Gossip, gli ottimi Le man avec le lunettes, i sembre validi Perturbazione e, per quanto riguarda l’estero i Ciccone, i You say party we say die!, gli Austin Lace, i Devics e gli Staff. Aggiornate l’agenda.

Babyshambles – Fuck forever (MP3)
We are scientists – Inaction (MP3)
Ciccone – Look at me now (MP3)

venerdì, 26 05 2006

You go disco and I’ll go my way

E, alla fine, la scoperta del concerto dei Belle & Sebastian di ieri sera al Vox (eccellente, ça va sans dire) è quella che non so più a memoria le parole di Get me away from here, I’m dying nè (ancor più strano) di I’m a cuckoo, ma ricordo alla perfezione quelle di Electronic Renaissance. Qualcosa deve voler dire; ma cosa?

Belle & Sebastian – I’m a cuckoo (Amsterdam, 8/5/2006) (MP3)
Belle & Sebastian – Electronic Renaissance (Amsterdam, 8/5/2006) (MP3)
Belle & Sebastian – Live @ Amsterdam, 8/5/2006 (rapidshare ZIP – 20 MP3)