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sabato, 24 09 2011

Tutto Molto Bello

di

All'interno del Supersound organizzato a Faenza, domenica 25 settembre alle ore 12 si terrà anche il primo torneo di calcetto fra etichette indipendenti italiane, Tutto Molto Bello. Per chi non volesse perdersi gli avvincenti duelli calcistici fra freschi candidati al Tenco (per l'opera prima) I Cani e Iosonouncane, capitan Polaroid che marca stretto Luca Benni della To Lose La Track, l'inevitabile sudditanza psicologica degli arbitri per i Mariposa, il tutto accompagnato da dj set e testimoniato dalle telecamere più implacabili di una moviola di Soluzioni Semplici, l'appuntamento curato dalla benemerita Trovarobato è domani.

 

Per chi arrivasse prima, presso la Galleria della Molinella alle ore 11.00 la sempre meritevolissima Trovarobato organizzerà anche una conferenza dal titolo "Blog, Web Tv On Demand, Radio, Fanzine Cartacee. Un punto sulla diffusione del messaggio cultural-musicale al di fuori dei canali tradizionali". Parteciperanno: il blog "Gli Indiepatici", il collettivo "Soluzioni Semplici" di Roma, "Youthless Fanzine" da Reggio Emilia e la webradio veronese "Fuori Aula Network" (a rappresentare questo prestigioso blog e soprattutto sè stesso non si sa in qualità di cosa ci sarò pure io, in quanto Benty). A moderare Emiliano Colasanti del blog Stereogram.

 

Per chi invece si ferma dopo il torneo di calcetto dalle 19 gli showcase di Jacqueries, Lo Stato Sociale, Fragil Vida, Fast Animal Slow Kids, Mangiacassette, Mezzala e ciliegina su una torta già di per sè golosissima alle 22.00 circa la sempre validissima Trovarobato insieme a Prodezze Fuori Area presenta gli Offlaga Disco Pax che si cimenteranno in un reading musicato "quasi completamente calcistico con musica improvvisata da Sollier a Simutenkov, e con festeggiamento per il 92° compleanno della Reggiana"

 

Questa è la pagina facebook per maggiori informazioni. Chi non viene è un burfaldino

lunedì, 29 08 2011

I Decemberists giocano a Eschaton

Era difficile immaginare qualcosa di più nerd del nuovo video dei Decemberists.

Per Calamity song, il combo indie-folk-pop capitanato da Colin Meloy, già tacciato dai più di sacrificare spesso un po' di autenticità in favore di non sempre riuscitissime pretese professorali, ha realizzato un video che mette in scena una delle epiche partite di Eschaton, la simulazione di una guerra termonucleare in forma tennisitica giocata da alcuni dei protagonisti di Infinite Jest di David Foster Wallace. Una delle tante invenzioni assurde e geniali del beneamato scrittore morto suicida 3 anni fa, rappresentata in modo fedelissimo (eppure chissà quanti dei delf-proclaimed fan #1 del librone di 1200 pagine non l'avrebbe riconosciuta senza l'adeguata spiegazione? anch'io, mi sa) con la devozione del vero fanatico.

Il perchè della scelta l'ha spiegato lui stesso alla NPR, che da qualche giorno ha in anteprima il video sul suo sito:

I wrote "Calamity Song" shortly after I'd finished reading David Foster Wallace's epic Infinite Jest. The book didn't so much inspire the song itself, but Wallace's irreverent and brilliant humor definitely wound its way into the thing. And I had this funny idea that a good video for the song would be a re-creation of the Enfield Tennis Academy's round of Eschaton — basically, a global thermonuclear crisis re-created on a tennis court — that's played about a third of the way into the book. Thankfully, after having a good many people balk at the idea, I found a kindred spirit in Michael Schur, a man with an even greater enthusiasm for Wallace's work than my own. With much adoration and respect to this seminal, genius book, this is what we've come up with. I can only hope DFW would be proud. [#]

E in barba a tutte le accuse di pretenziosità, mai come questa volta è proprio il caso di dirlo: Game. Set. Match.

 

 

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giovedì, 20 05 2010

New York City random personal lists

 

-Le mie 5 neighborhoods preferite-

1. Soho / Noho / Nolita

2. Brooklyn Heights

3. East Village

4. Upper West Side

5. Williamsburg

 

 

-Le 6 canzoni che ho ascoltato di più in cuffia-

1. MP3  LCD Soundsystem – Home

2. MP3  The NationalBloodbuzz Ohio

3. MP3  Suzanne Vega – Headshots (Close-up version)

4. MP3  Here we go magic – Collector

5. MP3  Vampire Weekend – Giving up the gun

 

 

-I 6 live sets  migliori che ho visto-

1. The National – High Violet Annex (secret show)

2. Caribou – Bowery Ballroom

3. Everybody was in the french resistance…NOW! – Union Hall

4. The Antlers – High Violet Annex

5. Massive Attack – Terminal Five

6. The National (+ guests) – Brooklyn Academy of Music

 

 

-I 4 momenti WTF-

1. Al concerto dei Massive Attack durante Karmacoma la tizia davanti a me estrae l'iPad e mette su il video.

2. In un caffè di Brooklyn parte in sottofondo Prisencolinesinanciusol di Celentano.

3. La faccia della commessa di Barnes & Noble quando mi sono presentato alla cassa con una copia di Esquire (quello con in copertina Christina Hendricks di Mad Men) e una di The Believer.

4. In un club molto cool di Park Slope nel piano terra ci sono due piste di bocce e ci giocano tutti.

 

 

-I 4 momenti WOW (che se andate dovreste provare anche voi)-

1. La straordinaria mostra di Marina Abramovic al MOMA (con lei presente).

2. Passeggiare sulla Brooklyn Heights Promenade col sole.

3. Una gita a Coney Island, con la ruota panoramica degli anni 20, le famiglie di latinos che vanno al mare e dei gabbiani grossi come avvoltoi.

4. Un giro sulla High Line, il nuovo parco costruito sulla sopraelevata del West side.

 

 

-I miei 4 negozi di dischi preferiti-

1. Soundfix (Williamsburg)

2. Other Music (Greenwich Village)

3. Earwax (Williamsburg)

4. Generation Records (Greenwich Village)

 

 

-Le mie 4 catene di casual apparel stores preferite-

1. Brooklyn Industries

2. Uniqlo

3. Urban Outfitters

4. Gap

martedì, 09 03 2010

“Se abrieron las puertas del cielo que se escapó un ángel”

di

 

Non riesco a riempire il tempo che mi divide da un Darín pomeridiano su piccolo schermo, occhi a fessura stretta azzurra e qualche latina -sempre coi capelli lunghi- da quello di “Nueve Reinas”, “El Aura” (uh, Bielinsky) o “El Hijo de la Novia” (ancora Campanella alla sua prima nomination).
Il saluto a Retiro non mi emoziona poi tanto e mi infastidisce un poco, forse perché ora non credo che l’amore abbia molto a che vedere con lo struggersi per lo mezzo di un finestrino da treno, piuttosto con il continuo provocare di lei, o con quel –questa volta sì- romanticissimo modo di proteggersi e andare avanti, bilaterale e molto parallelo. Un po’ più vero di un paio di mani, immagini speculari non sovrapponibili, su un vetro appannato.
Lui scrive solo pezzi delle parole e lei aspetta, scadendo le proprie emozioni chiudendo e aprendo sempre la stessa porta. Bello, d’ora in avanti me ne porterò sempre appresso anche io una in legno.
Si fatica a definirne il genere, è drammatico, è thriller, è commedia, è un gran bel minestrone. Dopo un quarto d’ora inizi a renderti conto di quanto l’umorismo porteño possa divenire arrogante. Un po’ ridi, un po’ strozzeresti te ed i tuoi parenti stretti.
E siccome la storia inizia nei settanta ti pareva che non ci scappava pure la brutale ascesa sociale come bestia da regime? Sembra un po’ la risposta a quella non discussione che abbiamo avuto ad agosto, iniziata chiedendoci se in certi registi (io avevo appena deciso di non vedere più “Cordero de Dios” di Cedrón) i riferimenti alla dittatura nascessero da necessità vitale più che da sceneggiatura su carta.
La storia è corposa. Benjamín è in pensione, vuol fare lo scrittore, riapre –ovvio, senza aver mai chiuso davvero- il vecchio caso che di lui ne fa sempre tormento e finisce per rimettere insieme i frammenti di venticinque anni di vita e Argentina. È come tornare a casa e trovare niente cambiato.
Non che sia tutto un bene, eh.
Quelli di baires che si sentono sempre migliori di tutti, il lunfardo che sfiata da tutte le bocche ed il calcio che persino nelle lettere alla mamma riesce a chiudere il cerchio.
Francella lo adori nonostante non ti sorprenda nemmeno un po’ in quel ruolo. Racconta di amicizia da tutti i giorni, fatta di foto rovesciate e debolezze. Ti commuove la grandezza della recitazione di tutti, nessuno escluso, chi è trattenuto lo è per copione. Ti cattura anche ora, che "El Secreto de sus Ojos" neppure lo vedi, ma quasi lo riascolti solo.
Esistono ancora scene come quella enorme sopra-dal-sul-dentro del campo di pallone che ha la forza prima di sovrastare e poi di penetrare ogni cosa. E c’è un ascensore che cigola, un petto in una camicetta che ansima pesante, una pistola e nessuna parola.
Insomma, cadena perpetua un po’ per tutti.

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giovedì, 17 09 2009

Noam Noam Noam

di

Avete presente cosa sono i Lolcat e il lolspeak, vero? Siete iscritti ai feed di I can has cheezburger? Bene. Almeno non devo spiegarvi niente. Se invece non sapete di cosa sto parlando, saltate pure questo post. Tanto non capirete. Tranquilli: è decisamente un buon segno.

In ogni caso, Loltheorists (scoperta grazie al tumblr Bidonica) è una pagina di Livejournal con la filosofia al posto dei gatti. Devo aggiungere altro?

Ecco qualche esempio.

Gottfried Leibniz e Sigmund Freud

Jean-Paul Sartre incontra Bucket Walrus

Per solutori abilissimi: Kurt Gödel e Edward Said

Iinfine, per gli studenti di Scienze della Comunicazione in ascolto:

Charles Sanders Pierce e Harold Garfinkel

Ecco.

domenica, 12 04 2009

Prancin’ in the dark

E proprio nei giorni in cui l’attesissimo concerto di Bruce Springsteen allo Stadio Olimpico di Roma (40.000 biglietti già venduti) rischia di saltare per la concomitanza con i mondiali di nuoto all’adiacente foro italico (anche se Maroni ha promesso di salvarlo, ma solo perchè è un fan) il Boss è protagonista di un succoso rumour che lo vede al centro di una causa di divorzio (e non è il suo).

 

Dai vari articoli un po’ confusi scritti negli ultimi giorni dal "blasonatissimo" New York Post (una specie di tabloid) sembra di capire che il marito di una donna del New Jersey l’abbia tirato in mezzo nella sua causa di divorzio come amante di sua moglie. Springsteen (sposato da 17 anni con Patti Scialfa) nega, la donna nega, Patti Scialfa nega e rimane a fianco del marito, quindi probabilmente si tratta della bufala di un mitomane geloso del rocker preferito da sua moglie.

Non pensavo fosse così facile finire in prima pagina…non vi viene un po’ voglia di provare anche voi?

 

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domenica, 01 03 2009

I BUCHI NERI

di

Non mi piace riascoltare i dischi di un gruppo prima di andare a un concerto. Trovo che rovini l’esperienza del live decimando le possibili sorprese ed inibendo ogni Madeleine. E poi non posso non pensare alla mia vicina che ululava a squarciagola "piccola Katy" prima dei concerti dei Pooh. Sgradevole. A casa mia non cantava mai nessuno e per questo ci ho messo un po’ a capire che quello che non faccio mai coi dischi e i concerti l’ho fatto coi fumetti e le mostre.

Ieri ad esempio mi sono riletto Black Hole di Charles Burns perché sapevo sarebbe stato in mostra a Bologna al Festival Internazionale di Fumetto BilBolBul. L’ho ripassato, così come la mia vicina ripassava l’opera completa di Facchinetti e Canzian per essere pronta alla performance. Perché alla fine vedere la tavola originale è l’unico modo per toccare con mano la performance fumetto: le sporcature di matita, le sbianchettate, le pecette. Normalmente non sono così interessato a questi aspetti tecnici: vedere la grammatura della carta o scoprire che l’artista usa una mina HB invece che B mi lascia indifferente. Ma a volte sento che devo riuscire a capire cosa c’è dietro le quinte, e questo capita quando mi imbatto in un’opera perfetta.

Black Hole è perfetto perché tutto, ma proprio tutto, ha un motivo per essere lì e tutto, ma proprio tutto, è intrecciato e dialoga con tutto il resto. Tutto si tiene. E’ una di quelle opere che ti fa sentire in colpa se non ti piace. Lei è perfetta, al massimo sei tu che non sei interessato a quello che vuole raccontare per qualche tua idiosincrasia. Cosa che può benissimo capitare, dopotutto l’argomento principale sono le vagine mutanti.

   

   

La trama in brevissimo: Seattle, 1975 circa. Un virus ("the bug") si propaga per via sessuale tra gli adolescenti, rendendo mostruosamente deformi i contagiati. In alcuni casi i malati son talmente orribili da doversi rintanare nei boschi, mentre i meno sfigurati provano a proseguire la loro vita camuffando il marchio dell’infamia.

Non un’allegra commedia rosa, capirete, anche se gli ingredienti di partenza sono gli stessi: l colpo di fulmine tra i banchi di scuola, la prima volta, il lavoretto estivo, il campeggio, la fuga d’amore. Solo che il manzo della scuola questa volta ha due bocche e la gnocca di turno una coda da lucertola.
Le vicende di Rob, Chris, Liz e gli altri ragazzi si annodano in una rete di flash back, forward, lunghe sequenze oniriche ma soprattutto simboli sessual-freudiani, che costellano tutto la storia punteggiando ogni passaggio. Un simbolo in particolare ritorna con particolare forza e importanza, tanto che sembra che tutto ruoti attorno ad esso: la figa. Fighe-ferita, fighe-varco, fighe-gorgo che solo piselli ritorti possono penetrare, fighe-fighe. Figa ovunque, anche nel titolo a guardare bene.

Non si parla sempre di sesso in Black Hole ma la sessualità pervade tutto, come nelle vite di ogni adolescente. Solo che qui tutti i timori si realizzano in pompa magna. Il segno di Burns incarna perfettamente la tensione tra desiderio e terrore, innocenza e colpa: le linee precise, prese a prestito dagli anni ’60 più pop, sono sommerse da litri di minaccioso inchiostro nero senza alcun grigio che possa portare sollievo.

Ed è questo che vorrei vedere alla mostra, il nero: avrà imbarcato il foglio da quanto ne ha messo? Avrà usato della carta spessa come compensato  per assorbirlo? Si riuscirà a vedere qualcosa sotto quel muro d’inchiostro, delle matite, delle imprecisioni? Non posso cedere che la realizzazione sia stata perfetta come l’opera. Per farla Burns ci ha impiegato 10 anni (dal 1995 al 2005), avrà di sicuro dovuto correggere qualcosa a posteriori, per omogeneizzare tutto. Avrà rifatto delle vignette. Deve averlo fatto.
Così mi sono riletto il libro per vedere le differenze, per capire il processo. Non credo che la mia vicina pensasse a questo quando ricantava "uomini soli" ma sono certo che tremava di gioia per qualche accordo un po’ diverso, qualche nota un po’ fuori posto: rendevano i Pooh un po’ meno perfetti ma molto più veri.

Link:
biografia/bibliografia/link a intervista qui
un po’ di pagine in Italiano scaricabili qui
la mostra durante BilBolBul qui
una recensione interessante di Paul Gravett qui


sabato, 21 02 2009

Frontiere della promozione discografica

Josh Freese, già batterista degli A perfect Circle, dei Devo e dei Vandals, e in passato anche dei Nine Inch Nails, dei Guns’n’roses, dei Queens of the stone age, degli Offspring e di dozzine di altre band, ha fatto un nuovo disco solista. Per promuoverlo, il nostro ha messo in piedi una campagna "a pacchetti" assolutamente clamorosa. Non fosse che è confermata da più parti (qui, qui e qui, ad esempio), sembrerebbe davvero una bufala. A seconda di quanto offrite (e le offerte più costose sono disponibili solo per un numero limitato), oltre al disco vi portate a casa più o meno piccoli pezzi di vita di Freese e dei suoi amici (e che amici).

Per capirci:

 

Per 7$ vi scaricate il disco.

Per 15$, vi arriva il cd.

Per il 50$ il cd, la maglietta, e una telefonata di 5 minuti con Freese.

[e già non è male]

 

 

Per 250$: cd, maglietta, bacchette della batteria autografate, e un pranzo con Freese da PF Changs o alla Cheesecake Factory.

 

Per 500$, oltre al resto, un giro per Venice, California con Freese, e poi cena a base di bistecca o gamberi.

 

Con 1000$ i pezzi della batteria aumentano, e oltre alla cena, Freese vi lava la macchina o vi fa il bucato (o voi fate il suo, a scelta), e alla fine vi tagliate i capelli a vicenda in un parcheggio.

 

Con 2500$ nel lotto c’è una lezione di batteria, una gita al museo delle cere insieme anche a un membro dei Vandals o dei Devo a scelta, e 3 indumenti presi dal suo armadio.

 

[il meglio deve ancora venire, eh]

 

 

Con 5.000$ Freese scrive una canzone su di voi e poi la mette in vendita su iTunes; in più vi fa co-dirigere il videoclip per la canzone stessa. Poi vi fa da cicerone in un tour di Disneyland, vi ubriacate insieme (se volete a casa di suo padre) e Stone Gossard dei Pearl Jam vi manda una lettera per parlarvi della sua canzone preferita del disco di Freese.

 

Se pagate 10.000$, tra le altre cose, Freese e Twiggy Ramirez (ex chitarrista di Marilyn Manson, ora nei Nine Inch Nails) vi offrono una cena da Roscoe’s Chicken ‘n’ Waffles a Long Beach. Poi fate un giro a Disneyland, e alla fine Freese vi regala la sua Volvo Station Wagon (a patto che gli diate almeno un passaggio a casa).

 

Per 20.000$ Freese, Maynard Keenan dei Tool e Mark Mothersbaugh dei Devo vi portano al minigolf e poi vi abbandonano sull’autostrada e vi filmano per mettervi su YouTube. Freese vi fa fare un tour estensivo di Long Beach, compresa la scuola dove andava Snoop Dog e il barbiere di due dei NOFX; poi passate la notte sulla Queen Mary (cabine separate). Freese scrive due canzoni su di voi, le mette su iTunes e sul prossimo disco, e voi potete partecipare (vanno bene anche i cori o l’handclapping).

 

E infine, per 75.000$, vi fate un po’ di giorni in tour con Freese, le canzoni scritte su di voi diventano cinque (un intero EP sulla vostra vita), vi portate a casa una sua batteria intera, e vi fate un giro per Hollywood sulla Lamborghini di Danny Carey dei Tool. Freese entrerà nella vostra band e ci resterà un mese; se non avete una band, per lo stesso periodo vi farà da assistente personale. Vi fate un giro in limousine a Tijuana a fare cose illegali non meglio specificate, e nel lotto c’è anche una lezione di trapezio acrobatico con due dei Nine Inch Nails.

 

 

Poi magari il disco fa schifo. Ma quest’uomo è un genio.

 

[tutti i dettagli qui]

 

lunedì, 05 01 2009

Cinque link d’inizio anno

_L’ho citato qualche sera fa a cena con amici, pentendomi perchè ogni volta tendo a scordarmi dell’inspegabile fiducia che (quasi) tutti sembrano avere per una cosa scientificamente insensata come l’Oroscopo: il Dossier Astrologia 2008 del CICAP confronta le previsioni fatte all’inizio dell’anno scorso con quello che è davvero accaduto e, come è facile intuire, i risultati sono impietosi. E da gente che prevedeva che il governo Prodi sarebbe durato per tutto l’anno (è caduto a metà Gennaio) o che Hillary Clinton sarebbe diventata presidente degli Stati Uniti io non mi faccio dire neanche se in quanto Sagittario dovrei essere testardo o creativo o lunatico nè se questa settimana l’amore va bene e i soldi meno. Voi poi fate un po’ come vi pare.

(via Attivissimo)

 

 

_Come l’anno scorso, anche questo anno da queste parti non avete visto classifiche dei dischi di fine anno. Non so bene perchè; non è snobberia, è che dopo averne lette a decine (perdendo via via interesse) non ho particolari stimoli per mettermi giù a stilarne una neanche per gioco. Tanto poi (quasi) tutto quello che merita del 2008 rientra nella Top 50 o nelle Honorable Mentions di Papà Pitchfork, e come al solito è quella la classifica di cui ci ricorderemo tra qualche anno. Per chi si fosse perso qualcosa, prima di Natale Radiobutt ha linkato tutti i dischi della classifica di Pitchfork in comodi archivi rapidshare da scaricare. Buon recupero, ne avrete per un po’.

 

 

_Sono già vari anni che su questo blog i giochi online non hanno più la rubrica settimanale Monday Gaming (il testimone è stato idealmente raccolto da Gas che nel suo blog linka un gioco ogni lunedì), ma questo non potevo farmelo scappare: 95 Old School Games you can play online. Ci sono Arkanoid, Bubble Bobble, Dragon’s Lair, Donkey Kong, Mega Man, Qix e ovviamente Pong e Space Invaders. Toglietemelo vi prego.

 

 

_In questi giorni ne parlano un po’ ovunque in rete, quindi la segnalazione è d’obbligo: da più parti (come sul solitamente barricadero e sharing-friendly Torrentfreak) viene salutata con grande lode la nascita di Spotify, piattaforma di streaming musicale («parte iTunes parte Last.fm , con infrastruttura P2P») con ottima qualità dei file, vasto catalogo e, soprattutto, tutti i crismi della legalità. In Italia non è ancora attivo (ma ad aggirarlo basta poco, dicono), ma la curiosità galoppa: qualcuno là fuori l’ha provato? E’ solo una variazione sul tema dell’insoddisfacente Downlovers o è davvero promettente?

 

 

_L’evento letterario dell’anno scorso è stato, purtroppo, la morte di David Foster Wallace. Da queste parti se n’è parlato più volte (qui o qui), ma quando si tratta di un genio del genere ovviamente non è mai abbastanza. E dev’essere stata la stessa cosa che hanno pensato anche quelli della Minimum Fax, quando qualche mese fa hanno dedicato allo scrittore DFW – David FareWell, una serata di letture e commemorazione a cura di traduttori, editori, scrittori e amici. L’ho scoperto solo ora (grazie a Emiliano) perchè l’intera registrazione della serata ora è anche su YouTube (in dodici parti, tutte linkate qui) e, anche se molti dei reading lasciano un po’ a desiderare (sono scrittori e non attori, del resto), la visione è assolutamente consigliata, anche solo per la commozione della meravigliosa Martina Testa, lo sguardo di Edoardo Nesi (traduttore di Infinite Jest; un pazzo, evidentemente) e le micro-interviste ai nomi coinvolti.

 

_Buon anno, eh.

 

martedì, 30 12 2008

BOOEY!!!

di




Zooey Deschanel sposa Ben Gibbard
.
Piangete, ridete o fate i superiori/indifferenti nei commenti.
Buon anno.

lunedì, 08 12 2008

FaceCool

Non essendo un suo lettore abituale mi era sfuggito, e dal suo mostruoso sito era ovviamente impossibile dudurlo: da un po’ L’Unità, come parte del suo rilancio sotto la guida di Renato Soru (come editore) e Concita De Gregorio (come direttore), ha lanciato EMME, l’inserto satirico del lunedì diretto da Sergio Staino che tenta di rinverdire i fasti del leggendario Cuore.

 

La copia di oggi mi è capitata tra le mani e ne sono rimasto favorevolmente colpito; ora non posso esimermi dal riportarvi qui la rubrica FaceCool, che presenta nientemeno che il profilo Facebook di Joseph Ratzinger.

Cliccate sull’immagine per vederla intera e ingrandita (e scusate per la pessima qualità, non avevo uno scanner a portata e l’ho fotografata al volo con la digitale).

 

giovedì, 04 12 2008

Pronti al POWERAGE

di

Avevo 15 anni.
Andavo due/tre volte la settimana a sfogliare e risfogliare gli scaffali del principale negozio di dischi della mia città.
Guardavo Videomusic.
Non compravo riviste.
Avevo una rarissima cassetta da 120 minuti – di quelle dannose per lo stereo perché troppo dure.
Avevo un timer impostato sullo stereo, tutte le domeniche alla stessa ora.
In qualunque posto fossi in quel momento (ma spesso ero prontissimo a casa), alle ore 20 scattava a registrare.
Registrava "Rock Hits", il riassunto settimanale del meglio del rock contemporaneo, condotto da Nikki su Radio Deejay.
L’ho fatto per circa due/tre anni filati, prima che Kurt Cobain rovinasse tutto – ma anche un po’ durante.
Insomma, Nikki è responsabile diretto di una buona metà della mia collezione di dischi.
Cito alcuni tra i gruppi meno banali: Mr. Big, Tesla, Warrant, Saigon Kick, Slaughter, Damn Yankees, Thunder, Winger, Firehouse.
Perché quando avevo 15 anni, il mio equivalente di "indie" era conoscere gruppi hard rock che nessun altro metallaro del quartiere conosceva.
E Nikki era il mio dealer. Il mio John Peel.
Quando a fine anno faceva lo specialone top 20, io ce li avevo TUTTI.
Ma voi indie-snob vi ricorderete di lui principalmente perché Nikki fu la Patti Smith a cui Springsteen/Max Pezzali regalò la sua "Because The Night"/"L’ultimo bicchiere" (oddio… questa per ora la lascio, ma se me lo chiedete l’ho scritta da sbronzo).

Fast-forward.
5 dicembre 2005.
Verso le 11 sono alla sede di Scienze della Comunicazione in via Azzo Gardino a Bologna a discutere la mia tesi di laurea sul bastard pop.
Alle 18 sono a Milano, a partecipare a un improbabile torneo promozionale di calcetto a quattro squadre.
Partecipano infatti: una selezione Rockstar/Rocksound; una selezione bloggers/varie (tra cui il sottoscritto); una selezione Radio Deejay capitanata da Nikki; gli Arctic Monkeys in persona, il cui primo album uscirà di lì a pochissimo.
Sì insomma, come avete capito l’evento è nel pre-partita: il cerchio si chiude, finalmente incontro Nikki.
Alla presenza degli immancabili paparazzi gli stringo la mano, "mi dichiaro", e in mancanza d’altro gli faccio firmare "F.U.C.K." dei Van Halen, sapendo che comunque erano il suo gruppo preferito e che quello era l’album uscito quando iniziai ad ascoltarlo in radio.
È decisamente uno di quei giorni che godranno di ampio spazio nella mia futura autobiografia.

Ri-fast-forward.
Il caro Girolami Andrea, che era presente a quello storico incontro, sa che non esiste persona più preparata di me a presentare il seguente filmato.
Si tratta del nuovo episodio di Pronti al Peggio, pregevole video-iniziativa da lui ideata e realizzata in collaborazione con IRagazzidellaprateria e Vitaminic, con l’obiettivo di mostrare angoli inediti sulla scena musicale italiana.
Il protagonista di questo numero, alle prese con un indegno test "iPod Casino" sulla sua indiscutibile cultura musicale, è appunto Nikki.

Oh, che vi aspettavate?
Sa quelle che deve sapere.
E non sa quelle che non ha bisogno di sapere (e qualcuna la sa lo stesso).
E confondersi su un proprio pezzo… beh, quella è la classe dei Grandissimi.

P.S.: lo stereo funziona ancora.

martedì, 11 11 2008

Giovani, carini e con il ritmo nel sangue

Si è da poco discusso di preach-a-pella (=voce declamatoria quasi da predicatore su musica elettronica fica) e da poco l’elezione del nuovo presidente americano ha fornito un discorso che sembra fatto apposta per essere messo in musica. Il discorso di Obama è così musicale nella ritmica e nell’evoluzione che non ha bisogno di essere manipolato, è già mixtape (è rap direbbe Luzzato Fegiz). Ha già dentro di sé l’house, l’Africa, le armoniche redneck e la festa. Devi soltanto ascoltarle bene e ballare con Ann Nixon Cooper.

It’s The Answer Mixtape – maxcar (ALT)


I Need A Life (Four Tet vs maxcar Bending The Arc Of History Version) – Born Ruffians
I Exist Because Of You (Heinrik Schwarz vs maxcar Brick By Brick Live Version)
– Heinrik Schwarz and Amapondo
Kiss You On The Cheek (King Of Town vs Maxcar I Want To Kiss Ann Nixon Cooper On The Cheek Version) – Desmond And The Tutus

lunedì, 27 10 2008

If that really is your name – Part two

di
"Oh Valerie Plame, if that really is your name, I will shout the same from on high.
Dear Valerie Plame, I’ll look for that long exchange, outside of the bureau de change in Shanghai.
I was just some stupid boy on a bus when your nom de guerre was code name Caroline.
So my Vespa became your chariot From the green zone Marriott to be etched upon my mind."

Valerie Plame è la canzone dei Decemberists che apre il bellissimo Always the bridesmaid, trio di singoli pubblicati dalla band di Portland. Una dolce attesa prima del loro quinto album Hazards of love, in uscita ad Aprile, per la seconda volta sotto l’egida della Capitol. Sei canzoni che segnano un ritorno alle sonorità di Picaresque, dicono alcuni – o addirittura dei due primi album. Staremo a vedere. Per quanto mi riguarda, personalmente, Meloy e soci hanno raggiunto risultati tali che ogni delusione non sarebbe che relativa, all’interno di un amore cieco e incondizionato. Ma è un problema mio.

 

Nel frattempo, tutti si chiedono, chi è Valerie Plame?

 

 

Valerie Plame: ma è davvero quello il suo nome? Se proprio vogliamo metterla giù dura, il nome esatto della bella signora bionda nella fotografia è Valerie Elis Plame Wilson, tenendo conto del cognome del marito Joseph C. Wilson, l’ex ambasciatore del Gabon e di São Tomé. E costei è la protagonista di una tra le vicende politiche più note del decennio negli states: il cosiddetto Plame affair o Plamegate.

 

Per farla breve (ché è una faccenda lunga e complicata) nel Luglio del 2003 Wilson scrive un corsivo nel New York Times intitolato "What I didn’t find in Africa". Il succo dell’articolo è: le dichiarazioni dell’amministrazione Bush riguardo ai rapporti "plutonici" tra Niger e Iraq, tra le principali giustificazioni dell’intervento militare nel paese asiatico, erano semplicemente esagerate e inaffidabili. Qualche giorno dopo, il noto giornalista conservatore Robert Novak scrive un articolo nel Washington Post in cui, rispondendo alle precedenti accuse di Wilson, diceva, tra le altre cose, che Valerie Plame, la moglie di Wilson, era un’agente della CIA sotto copertura.

 

Oops.

 

Come l’informazione fosse arrivata a Novak, e di seguito al pubblico dominio, è successivamente al centro di uno degli scandali di spionaggio più imponenti della storia americana. Che portò alla condanna di Irve Lewis Libby, detto Scooter. Giuro. Scooter: chi era costui? Non altro che il capo delo staff di Dick Cheney. Ah, ecco. Ostruzione della giustizia, spergiuro, falsa testimonianza ad agenti federali. Uno dice, in galera e buttano via la chiave. Nah. Due anni di condanna. Che divennero due anni di libertà condizionata e una notevole multa in denaro. Toh, guarda.

 

Tre anni più tardi, nel Luglio del 2006, Joseph Wilson e Valerie Plame (la cui carriera nella CIA era ovviamente terminata nel momento in cui la sua copertura era stata sputtanata) sporsero una denuncia civile nei confronti di Scooter, del vicepresidente Dick Cheney, e dell’allora vice capo dello staff di Bush, il rubicondo e viscido Karl Rove, per il loro ruolo nello sputtanamento in questione. Il giudice incaricato archiviò la causa. Per capirci, a Robert Novak non hanno nemmeno detto bif, anche se ora sta morendo per un cancro al cervello.

 

Tutto qui? E Valerie? La nostra cara Valerie Plame? Ha scritto un libro, è uscito un anno esatto fa, e si intitola Fair Game: My Life as a Spy, My Betrayal by the White House. E visto che in America l’occasione fa l’uomo ladro, pur essendo un paese dove possono far saltare la copertura di un agente della CIA per vendetta politica senza che nessuno si faccia un giorno di carcere, qualche tempo fa i coniugi Wilson hanno annunciato la loro collaborazione come consulenti a una sceneggiatura di un film tratto dal libro.

 

E dicono che Valerie Plame sarà interpretata da Nicole Kidman.

If that really is her name. Oh, yes, it is.

 

 

The Decemberists – Valerie Plame (MP3)

The Decemberists –
Valerie Plame (live @ Daily Show with Jon Stewart)
(video streaming)

 

mercoledì, 08 10 2008

If that really is your name – Part one

di

Sentire un nome in una canzone, soprattutto quando è il nome di una persona realmente esistita, mi fa sempre un certo effetto. Non so bene nemmeno io perché. Forse perché mi ricorda un pezzo di Billy Joel per cui andava matta mia madre circa una ventina di anni fa, che si chiamava We didn’t start the fire. Fu proprio lei a spiegarmi che il testo della canzone, che a me sembrava fatto di parole confuse di una lingua a me ancora sconosciuta, era composto unicamente da eventi di quarant’anni di storia. La maggior parte dei quali erano nomi e/o cognomi di celebri americani. "Senti, che in questo punto dice joe-di-mag-gi-o?". Quel giorno, scoprii chi era Joe di Maggio.

Allo stesso modo, mi ha fatto effetto sentire come Knickerbocker, la canzone che apre Lightbulbs, il terzo disco di Fujiya & Miyagi – e il loro lavoro migliore, a mio avviso – sia basata sulla ripetizione della frase "Vanilla, strawberry, knickbocker glory, I saw the ghost of Lena Zavaroni". Anche perché, al di là della vaniglia e della fragola, io non lo sapevo, chi fosse questa Lena Zavaroni. Adesso lo so.

Chi era Lena Zavaroni?

Lena Zavaroni era una cantante. O meglio: una bambina-prodigio. A tutt’oggi, la più giovane artista ad aver mai conquistato la top10 nel Regno Unito. Scozzese, classe 1963, Lena pubblicò infatti il suo primo album nel 1974. Uno di quei piccoli mostri che ogni tanto spuntano fuori, e diventano famosissimi, e tutti a dire ma quanto è pucci Lena, e quanto talento la piccola Lena, ma guarda come canta Lena, cielo, e poi purtroppo Lena diventa adulta, e muore.

Lena Zavaroni è scomparsa nel 1999 a causa di un’anoressia nervosa che le aveva reso la vita impossibile fin dall’età di 13 anni, peggiorata dalla morte della madre per overdose di tranquillanti, un matrimonio fallito dopo un anno e mezzo, una denuncia per furto per aver rubato un pacchetto di caramelle all’età di 35 anni, diverse overdose, diversi tentativi di suicidio, diversi elettroshock, e un’operazione psicochirurgica definitiva che invece di guarirla le provocò una polmonite, uccidendola. Alla sua morte, Lena Zavaroni pesava 32 chili.

Flashback. 1974. Lena Zavaroni ha di nuovo 10 anni. Ed è ospite di Johnny Carson, al Tonight Show.

Mi è sembrato di vedere un fantasma. A voi no?

Billy JoelWe Didn’t Start the Fire (mp3)
Fujiya & Miyagi Knickerbocker (mp3)

(Fujiya & Miyagi saranno in Italia nei prossimi giorni: a Milano al Rocket il 9 ottobre, il giorno dopo a Bologna al Covo Club, e l’11 a Roma al Circolo degli Artisti)

 

 

[Update by ink: pare che un membro della band abbia appena perso il passaporto e che sateranno quasi sicuramente la data di Milano e probabilmente anche Bologna e Roma. La notizia non è ancora confermata ufficialmente, quindi rimanete sintonizzati per aggiornamenti (e incrociate le dita). (via e via)]

 

 

[Update all’update by ink: E’ confermato: il tour italiano di Fujiya e Miyagi è rimandato al 4-5-6 dicembre. (via)]