indie-gestione

lunedì, 06 03 2006

All this uncertainty is taking me over

Era una vita fa. Sono passati nove maledettissimi anni, numerosi annunci a vuoto, mode musicali di ogni genere, un disco solista carino ma insoddisfacente e un sacco di altri dischi inutili. Sono passati nove maledettissimi anni, ma finalmente stavolta l’attesa pare finita: i Portishead stanno per tornare.
Si può credere o meno al filmato promozionale diffuso su YouTube da cui è tratta l’immagine qui a lato (che potrebbe facilmente essere un falso), al messaggio sul sito ufficiale di Beth Gibbons in cui, per la prima volta esplicitamente, si dichiara al lavoro sul terzo disco in studio della band o al loro confuso ma promettente MySpace, ma non si può far finta di niente davanti alla prima nuova registrazione da anni a questa parte. Si tratta di una cover di Un jour comme un autre (Anna) di Serge Gainsbourg, che uscirà nell’imminente Monsieur Gainsbourg Revisited, tributo al leggendario chansonnier francese che vede la partecipazione di una marea di nomi noti. Il pezzo dei Portishead è uno dei migliori, e presenta una band in ottima forma, sempre persa in una landa desolata di ballate umbratili e inquiete, con un giro di batteria che si stampa in testa e una Gibbons insolitamente dietro le quinte. Anche se è il caso di aspettare il disco, è un ritorno in grandissimo stile. E’ lecito sperare.

Portishead – Requiem for Anna (MP3)
[alternative links: 1, 2]

Bonus:
Franz Ferdinand e Jane Birkin – A song for sorry angel (MP3)
Cat Power e Karen Elson – I love you (me either) (MP3)
Due duetti improbabibili (la superstar band scozzese con la musa dello stesso Gainsbourg e la Gatta Potere con la top model moglie di Jack White) per due versioni (rispettivamente di Sorry Angel e Je t’aime, moi non plus) sulla carta promettenti ma in realtà un po’ tirate via. Soprattutto dalla seconda ci si poteva aspettare qualcosa di assai più smutandato, e invece.. (via)

venerdì, 03 03 2006

Offlaga Disco Bis


Magazzeno Bis
è una splendida follia radiofonica. I suoi artefici lo presentano come «57 minuti di pura anarchia, fra Arbore & Boncompagni di "Alto Gradimento" e, con rispetto, John Peel» e, per quanto possa sembrare improbabile, è davvero così; pur con punti di riferimento così illustri, Magzzeno Bis riesce ad essere di originalità, creatività e piacevolezza assolutamente spiazzanti. Dietro c’è la cricca di Trovarobato, e lo show va in onda ogni due settimane nel paio di decine di radio di tutta Italia che fanno parte del network inconsapevole (tra cui la ‘mia’ Radio Città Fujiko).
La puntata di due settimane fa ha avuto come ospiti gli Offlaga Disco Pax, e merita senza esitazione un ascolto anche per chi come il sottoscritto ha scollinato da tempo il decimo concerto e la terza intervista. Contiene il cruciverbone, un’intervista di poche parole, riferimenti ai NAD (Nuclei Armati Democristiani), Alberto Tomba, un messaggio in segreteria telefonica con traduzione quasi in simultanea, belle versioni live di Kappler, Enver, Tono Metallico Standard e Tatranky e il piccolo gioiello che ho estrapolato per voi, un’esilarante parodia, nello stile e nello spirito (ma dall’altra parte della barricata), del classico Kappler. A seguire, i due link per scaricare l’intera puntata. Un must.


Predappio Disco Dux – Camillo (MP3)
Magazzeno Bis – Puntata 11 – Offlaga Disco Pax (I) (MP3)
Magazzeno Bis – Puntata 11 – Offlaga Disco Pax (II) (MP3)

mercoledì, 01 03 2006

One night to be confused





Una brillante e stupidissima parodia dell’ormai famoso bello spot del Sony Bravia, noto anche come «quello delle 250.000 palline colorate lasciate cadere da una collina di San Francisco» (se n’è già parlato qui). Il sottofondo è sempre la splendida Heartbeats di Josè Gonzalez, che è poi a sua volta la cover di un pezzo degli stessi The knife di cui si parlava ieri. Che forse apprezzarebbero più la parodia. Forse.
Bonus:

Sony Bravia Advert – Versione estesa (MOV)
Josè Gonzalez – Heartbeats (MP3)
The Knife – Heartbeats (MP3)
Josè Gonzalez – Live @ P3 Musikjournalen (LINK > 5 MP3)
Ei fu – Josè Gonzalez in Italia (5 Maggio, Salumeria della musica – Mi)

martedì, 28 02 2006

Video Aggregator /Febbraio

L’aggregator che vanta innumerevoli tentativi di imitazione; l’unico con tutti i video scaricabili. YouTube, mangia la mia polvere.

Cat Power – Living Proof (MOV)
Disclaimer per i deboli di cuore: attenzione, questo video contiene Chan Marshall con una tutina attillata in pelle rossa. Disclaimer per i puritani: attenzione, questo video contiene Chan Marshall crocefissa, e alcune inesplicabili figure femminili incappucciate a metà tra delle suore e delle donne col burqa.  Disclaimer per gli amanti del rock: attenzione, questo video contiene una pallosissima ballad sudista. Disclaimer per i fascisti: attenzione, questo video contiene pugni alzati. Disclaimer per gli amanti del bello: attenzione, questo video è davvero brutto.

Disco Drive – All about this (WMV)
Periodo turbolento (come è noto, Andrea Pomini è uscito dal gruppo) ma fecondissimo per la macchina da guerra punk-funk torinese: un nuovo (bellissimo, fidatevi) EP in arrivo e un gran bel video del singolaccio tratto dal What’s wrong with you, people?. Idea semplice, resa ottima e un gran numero di dettagli esilaranti. Roba da esportazione.

The Knife – Silent Shout (RM)
Eccola qua, la mia ultima fissa musicale: sono in due, vengono dalla Svezia e sono degli alieni. Suonano un’elettronica cupa e atmosferica, ossimoricamente glaciale ma calda, come dei Mùm dentro un film horror o dei Kraftwerk innamorati. Questo video che presenta l’omonimo nuovo album è cupo e ipnotico, e mi piace un sacco.

Shout Out Louds – Please please please (MOV)
Il video ha quasi due anni, ma il singolo esce adesso (dopo un tour con gli Strokes e uno coi Magic Numbers) ed è già un classico. Spartano ma ammiccante, e più furbo di quanto sembra. Come al solito ho paura del momento in cui diventeranno davvero famosi; ma – davvero- non vedo come sia possibile che questo non succeda.

Death Cab for Cutie – Crooked Teeth (MOV)
Come può una band che fa un video simile essere davvero credibile? Come possono il costante primo piano sul faccione di Cicciobello Gibbard, le sequenze con il cambio di t-shirt (quasi tutte a righe orizzontali, si badi) e tutti quei passaggi in stile sole-cuore-amore far vendere uno straccio di copia del disco in più? Mi sembra un suicidio. Quindi, neanche tanto paradossalmente, dovrebbe piacermi. E invece.

I’m from Barcelona I’m from Barcelona (RM)
Il twee-pop è un genere che normalmente mi piace, ma quando è troppo parrocchiale finisce per farmi venire il diabete al primo sha-la-la e non riesco a proseguire più di qualche secondo. Non avevo quindi visto il plurilinkato video dell’inno degli I’m from Barcelona, e a occhio e croce ho fatto male: questo video, cazzo, è bellissimo, e nel senso più demenziale del termine. Basta: mi arrendo e mi unisco allo sha-la-la.

Amari – Bolognina Revolution (live@Covo) (MOV)
In attesa del nuovo video della band friulana (in arrivo a brevissimo; nel frattempo qui un teaser molto promettente, e andando in giro per fotolog se ne vedono delle belle), una ripresa tratta dal concerto di un paio di mesi fa sul palco del locale di Viale Zagabria. Nel migliore dei mondi possibili la prossima estate li vedremo calcare quello del Festivalbar. Sarebbe ora.

The Strokes – Heart in a cage (WMV)
Mi ero perso la trasformazione degli Strokes in una band hard-rock, che fa i video con pose da guitar hero in cima ai grattacieli della Grande Mela e rovina le belle canzoni come questa con assoli che neanche Slash una ventina di anni fa. E il livello di senso dell’umorismo sembra, ahimè, pericolosamente basso.


The Magic Numbers – I see you, you see me (RM)
Cosa faresti se ci fosse una sconosciuta che assomiglia a Winona Rider (bellissima, quindi) che ti insegue per baciarti, e poi farti una foto da aggiungere alla sua collezione? Nuovo bel video surreale per il quartetto
inglese di cicciobombi (che, va da sè, in questo video non compaiono neanche) preferito dal sottoscritto.

Death from above 1979 – Sexy Results (MSTKRFT remix) (MOV)
Di quel pazzo di MSTRKRFT parlavamo anche il mese scorso, e a breve distanza dal video tutto porno-segratarie e Milkshake di Easy Love, eccolo tornare con un remix dei suoi Death from above 1979 che trasforma l’originale in un delizioso pezzo electro-funk e ci mette a contorno un video un po’ disturbante: c’è un corpo che balla, e due bocche in luoghi dove non te le aspetteresti..

Massive Attack – Live with me (RM)
Più un documentario che un video, più inverosimile che realistico, più Protection che Mezzanine, il nuovo video dei Massive Attack è firmato Jonathan Glazer ma mi sembra abbastanza deludente (finale a parte). Meglio la canzone, che porta impresso l’enorme marchio della voce del grande Terry Callier, e le evoluzioni che prefigura.

[i vecchi Video Aggregator]

sabato, 25 02 2006

Marching bands of Milan /2

Arrivo buon ultimo, e senza uno straccio di foto o mp3. Mi perdonate?

We’ve got the facts and we’re voting Boh
A metà del concerto dei Death Cab for Cutie ho abbandonato le prime file per farmi un giretto. Se uno ci pensa, non ci può credere: ti trovi davanti a uno dei gruppi che più hai ascoltato negli ultimi anni, e ti viene voglia di andare a farti un giro. E non perchè il concerto sia brutto o perchè la folla delle grandi occasioni che stipa ogni angolo del Rainbow renda l’ambiente invivibile; è che se le occasioni sono troppo grandi e le canzoni parlano spesso e volentieri di cose molto piccole, la dissonanza nel vedere le proprie camerette squadernate ai 4 venti e date in pasto a una platea (sempre troppo) folta finisce per risultare fastidiosa. Pur con l’adorabile aspetto da nerd che vogliono tanto fare le rockstar (ma, grazie a dio, non gli riesce neanche per sbaglio) di Cicciobello Gibbard e soci, e pur con bellissime versioni di Title and registration, Summer skin e -soprattutto- Transatlanticism, un palco e una platea del genere non sono la loro dimensione. O, chissà, forse è stato solo un problema mio.

Clap your hands say E
Al concerto dei Clap your hands say yeah ero circondato di gente fatta di Ecstasy; s
e uno ci pensa, non ci può credere. La quintessenza dello zeitgeist musicale dello scorso anno, che sulla carta mischia influenze come pochi altri e che pareva dovesse rimanere come al solito confinata al mondo di Pitchfork e dei blog attira per motivi misteriosi anche gente che con questo mondo non solo non ha niente a che fare, ma che probabilmente è stata a un concerto solo una volta, ed era un concerto di Vasco. All’inizio ero infastidito, poi solo divertito; l’Ecstasy (o quel che era; MDMA, mi suggeriscono) non si presta molto ad essere consumata in un contesto attentivamente esigente come un concerto.
E il concerto? Ah già, c’era anche quello. I CYHSY hanno fatto il possibile per farcelo dimenticare, confezionando una testimonianza di aurea mediocritas davvero esemplare: per lo più freddi e poco comunicativi, con una scaletta tutta sbagliata (che si è salvata solo nel finale con la tripletta Satan said dance, Lost & found e Upon this wave of tidal blood) e un pressapochismo di fondo davvero inatteso. A me è sembrata una band brava, ma che ha ancora molto da lavorare per confezionare un concerto degno di questo nome. Ai tipi fatti di ecstasy, invece, non è proprio piaciuto.

(Not so) Secret Someones
Alla fine del concerto di Laura Veirs ho pronunciato le parole «E’ bellissima»; se uno ci pensa, non ci può credere. E’ che quando ci si trova di fronte a tanto incontestabile talento presentato in modo così nudo e garbato si può passare sopra a tutto, comprese trecce, gonna tardo-hippie e un paio di improbabili ballerine. Talento nudo, solo voce e chitarra a uscire dalle casse e solo un metro di aria tra il mio sguardo trasognato e la sua concentratissima osservazione partecipante, per un’ora e mezza da brividi. Sono bastati un paio di pezzi a riscattare le mezze delusioni dei giorni precedenti, poi è stato un crescendo continuo fino a Magnetized, Rapture,
alla straordinaria cover di Bridges and balloons di Joanna Newsom e al finale auto-duettato di Secret someones. Un’ora dopo la fine del concerto l’abbiamo incrociata mentre se ne andava per via Ripamonti insieme alla sua chitarra, da sola. A movie script ending, praticamente.

martedì, 21 02 2006

Marching bands of Milan

Da stasera il sottoscritto se ne va 3 giorni a Milano, per una memorabile coincidenza che mischia in parti quasi uguali lavoro e piacere. Su primo non vi tedio, mentre per il secondo basti la tripletta di concerti che vedrà sui palchi della città tre dei nomi più interessanti della scena indipendente americana. Ad aprire le danze, stasera, sarà il messia riluttante della O.C. Generation Ben Gibbard insieme ai suoi Death Cab for Cutie, forti di un repertorio ormai fatto esclusivamente di classici. Domani saremo invece tutti col fucile spianato pronti a praticare il perverso sport nazionale di sputare nel piatto in cui si mangia con l’indie-band più hip dell’anno, i Clap your hands say yeah. Comunque vada (e andrà bene, è chiaro) sarà un successo. Giovedì invece una robetta per pochi intimi, con Laura Veirs in versione solista a presentare finalmente in Italia il suo Year of meteors, uno dei miei dischi preferiti dello scorso anno.
Possibili (ma anche no) aggiornamenti diradati; nel frattempo vogliate gradire un concerto di 10 giorni fa (!) dei Death Cab, una decina di ottime tracce live dei Clap your hands say yeah più il recente bell’inedito Me and you Watson e due splendidi live radiofonici (uno con la band, uno senza) di Laura Veirs.

Death Cab for cutie – Live @ Bielefeld, 12/02/2006 (MP3, OGG, FLAC)
Clap your hands say yeah – Live @ XFM & KCRW 2005 (MP3)
Clap your hands say yeah – Me and you Watson (live) (MP3)
Laura Veirs – Live @ KCRW 2005 (MP3)
Laura VeirsSolo live @ NPR 2006 (concerto intero – MP3 unico)

giovedì, 16 02 2006

Airbag Strap

Questo venerdì, ad Airbag, ci vogliamo rovinare*: in occasione della rutilante airbagrafia dedicata a un tema immortale come la Sfiga, durante la trasmissione il sottoscritto e il socio Andrea NP regaleranno un biglietto per andare a vedere gli Arab Strap, sabato 18 all’Estragon di Bologna. Andate qua, scoprite come fare a vincerlo e partecipate già da ora. Poi, venerdì, sintonizzatevi alle 21 sui 103.1 FM a Bologna o in streaming per scoprire se avete vinto.
[* Siccome noi per entrare paghiamo, è come se quei 15 euro fossero direttamente di tasca nostra. No, non è un gesto nobile, è sfiga.]

Arab StrapThe Shy Retirer (mp3)

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venerdì, 10 02 2006

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In mancanza di una segretaria
Da queste parti ultimamente non si fa molto altro a parte lavorare e, al solito, penare per far rientrare nel tempo residuo tutti i soliti passatempi ingombranti. Le prossime due settimane, però, hanno una scaletta di concerti così fitta e irrinunciabile da richiedere un’accurata pianificazione fatta di trasferte notturne, giornate di ferie e incastri impossibili. Per avere una vita ci saranno altri momenti.

Sab 11/02 _ Covo _ Julie’s Haircut + Losing my badge
Mar 14/02 _ Zo’ Cafe’ _ Chris Brokaw
Gio 16/02 _ La Casa 139 (Mi) _ Devics
Ven 17/02 _ Covo _ Piano Magic
Sab 18/02 _ Estragon _ Arab Strap
Mar 21/02 _ Rainbow (Mi) _ Death Cab for Cutie
Mer 22/02 _ Transilvania (Mi) _ Clap your hands say yeah
Gio 23/02 _ La Casa 139 (Mi) _ Laura Veirs

A seguire a Bo: Vive la fete, Ant, Ms John Soda, The Organ, Viola, Isobel Campbell…

Bonus:

Chris Brokaw – In love with yourself (mp3)
Piano Magic – St. Marie (mp3)
Death Cab for Cutie – A lack of color (mp3)

mercoledì, 08 02 2006

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Inkiostro M-blog Linkaround

Midlake – Roscoe (mp3)  !!
La scoperta del mese. Nuovo pezzo dei misconosciuti Midlake, pompatissimo da vari blog d’oltreoceano, che come da copione mi ha colpito dopo qualche ascolto. E ora non posso più farne a meno. Album subito, presto!  (via)

Arctic Monkeys VS The Killers –
Scumbody told me (mp3)
Arctic MonkeysWhen the sun goes down (FakeID Scummy mix) (mp3)
Due remix del singolone When the sun goes down (aka Scummy) della current big thing inglese: il primo è un mash-up con il classico riempipista dei Killers e il secondo porta la canzone su devastanti lidi a metà tra drum’n’bass e trance. Entrambi sono fatti da Dio, e mostrano sfumature inattese. Soprattutto il secondo.
(via)

Iron and wine – Chelsea Hotel #2 (mp3)
I remember you well in the Chelsea Hotel / you were talking so brave and so sweet / Giving me head on the unmade bed  / while the limousines wait in the street. Alcuni tra i versi d’amore più belli di sempre (a firma Leonard Cohen, ovviamente), reinterpretati in una lenta versione sussurrata e sudista da Sam Beam. Senza parole.

Voxtrot – Mothers, sisters, daughters and wives (mp3)
Nuovo pezzo per i promettentissimi autori di un grande EP di esordio (se ne parlava qua), e già si comincia a sentire puzza di truffa. Io in questo pezzo ci sento gli ultimi Coldplay, e non ci vuole molto a capire che non è un complimento. Speriamo sia solo un passo falso.


The Racounters – Steady as she goes (mp3)
E’ divertente notare quanto poco si sia parlato di una cosa in teoria esaltante come questo progetto collaterale di Jack White, in cui il leader dei White Stripes abbandona la dolce Meg per unirsi a tre loschi figuri (tra cui Brendan Benson) e fare musica ancora meno interessante del solito (e, dal mio punto di vista, ce ne vuole). Di conseguenza, rischiano di avere successo.
(via)

Rose Polenzani – Soul meets body (mp3)
Eccola qua, la forma perfetta per il tormentone più recente dei Death Cab for Cutie: un madrigale lento e ieratico gorgheggiato da questa sconosciuta cantautrice dell’Illinois. Non è il mio genere ma funziona, forse anche più dell’originale. (via)

Yeah Yeah Yeahs – Gold Lion (mp3)
Yeah Yeah Yeahs – Gold Lion (Diplo’s Optimo mix) (mp3)
Nuovo singolo per Karen O e compagni. Inaspettatamente acustico, con sonorità e atmosfere davvero inattese; e non proprio esaltanti. Ma che fare quando il remix tamarro (anzi, tamarrissimo) è meglio del pezzo originale?
(via) (via)

Calexico – Cruel (mp3)
Dal nuovo Garden Ruin, ballata uptempo in classico stile Burns-Convertino, con meno mariachi e più americana del solito. A forza di ferro e vino ci siamo contaminati? Aspettiamo il resto del disco, ma intanto niente per cui strapparsi i capelli. (
via)

Ms. John Soda – Outlined view (mp3)
Con l’imminente Notes and the like è avvenuto il sorpasso: i Ms. Jonh Soda superano i Lali Puna nella mia personale classifica dei progetti collaterali dei fratelli Archer. Questo è un buon esempio: beat incalzante, suoni perfetti e una Stephanie Bohm che dà i punti alla Trabeljar. Presto, di nuovo dal vivo in Italia. Imperdibili.

The Shins – New song (live) (mp3)
Nuova canzone dal titolo ancora ignoto per la band che cambierà la vostra vita. Le carte per un altro grande disco ci sono tutte, direi. (via)

Tender forever – The soft and the hardcore (mp3)
Non le davo molto, sulla carta, ma l’esordio di Tender forever mi ha stupito. Soprattutto quando, come in questo caso, lascia la chitarra acustica in un angolo e la canzone è retta da quell’elettronica povera che sottolinea tanto le potenzialità melodiche dei suoi raddoppi vocali. Mi piacerebbe molto vederla dal vivo. Chi ha orecchie per intendere..

Paper Chase – God is in the house (mp3)
Lato B del 7" di cover di Nick Cave (dall’altra parte c’erano gli Xiu Xiu che rifacevano Jack the Ripper, linkati a suo tempo): i Paper Chase trasformano l’ironica ballatona di No more shall we part in un teatrino sincopato e psicodrammatico. Ci sta.

Sondre Lerche – Minor detail (mp3)
Manca poco al nuovo disco dell’enfant prodige del pop norvegese. Intanto c’è il nuovo singolo, placido pezzo di classe che non si sposta di una virgola dai brani del passato ma che forse, stavolta, eccede un po’ troppo dal lato di maniera. Stiloso è stiloso, ma tiriamo fuori anche un po’ di verve?

venerdì, 03 02 2006

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E delle foto con lui che lecca il gelato ne parliamo un’altra volta

E mentre Johnny Marr è a Portland a scrivere canzoni insieme ad Isaac Brock per il nuovo disco dei Modest Mouse (!), Zio Morrissey si fa ritrarre sulla copertina del suo nuovo disco Ringleader of tormentors (in uscita a fine Marzo) in una posa ancora più leziosa di quella gangsta anni ’30 del disco precedente. Di questo passo, nel prossimo disco sarà direttamente nudo e trafitto da delle frecce, suppongo. Come è noto il disco è stato registrato a Roma (con press photos scattate al Pigneto, anvedi), e sospetto che la cosa trapelerà un po’ ovunque. Ad esempio la scrittina sotto il titolo, come potete apprezzare nella foto hi-res, recita un curioso «Registrato e mescolato a Roma Estate». Google translator anyone?
Intanto è affiorata la opener del disco
I will see you in far off places, con testo poco Morrisseyano (un po’ à la Nick Cave, se mi consentite) e musica insolitamente epica e poco auto-ironica (può ricordare al massimo cose tipo The teachers are afraid of the pupils, oppure, se mi consentite, Nick Cave). Non esattamente esaltante, ma sul resto del disco nutro cieca fiducia. Ovviamente.

Morrissey – I will see you in far off places (mp3) (via)

mercoledì, 01 02 2006

Le pesche marce che non maturano

Erano altri tempi; l’11 Settembre 2001, per la precisione. Il giorno della perdita dell’innocenza americana, con una coincidenza che continua a sembrare casuale anche se cerchi di trovargli significati reconditi, usciva un piccolo disco. Uno di quelli che ti esaltano per qualche mese e che quasi subito dimentichi, di quelli che dopo qualche tempo sembrano divertenti e niente più, e che poi, retrospettivamente, finiscono per avere più influenza di quanto chiunque si aspetti. Soprattutto di quanto si aspettino i suoi autori, un ragazzetto con la faccia da schiaffi e la sua tata, nera e riccioluta, che vengono dalla grande mela, amano suonare sul palco vestiti rispettivamente da Peter Pan e da orsacchiotto e incrociano la lezione del miglior lo-fi con una sensibilità pop infantile e bizzarre influenze di quello che qualcuno definirà anti-folk. Sono Adam Green e Kimya Dawson, i Moldy Peaches.

The Moldy Peaches – Anyone else but you (mp3)
The Moldy Peaches – Downloading porn with Davo (mp3)

Tempo un disco -irresistibile- e i Moldy Peaches («le pesche marce») si separano. Adam Green eredita la vena pop e il senso dell’umorismo iperbolico e volgarotto, Kimya Dawson le pennellate folk e l’intimismo infantile, e le loro carriere musicali procedono parallele senza quasi toccarsi, fino ad oggi. Tre dischi per lui (di buon successo; a parte che in Germania, dove il nostro va regolarmente in top 10) e quattro per lei (di nicchia che più nicchia non si può); ora, la prossima primavera, vede i loro nuovi dischi uscire a distanza di appena un mese.
Jacket full of danger di Adam Green, che esce il 10 Marzo su Rough Trade (preceduto dal singolo Nat King Cole), è l’ennesimo passo sulla strada di una incontenibile grandeur pop da monellaccio che fa il verso ai grandi crooner del passato. Il disco si risolleva dalla cocente delusione dell’ultimo Gemstones, e contiene pezzi meno frenetici (e immediati) che in passato e parecchie ballate, con un’ingombrante orchestra di archi quasi sanremese a fare capolino in quasi tutti le canzoni. Assai piacevole, anche se i fasti di Friends of mine, sembrano decisamente andati.

Adam Green – Pay the toll (mp3)
Adam Green – Nat King Cole (mp3)


Remember that I love you di Kimya Dawson, che esce l’11 Aprile su K, è forse, invece il miglior disco solista della scarmigliata orsacchiottona. Oscilla, come al solito, tra  piccoli acquerelli acustici e iper-sensibili (l’ottima Underground) e filastrocche con melodie elementari e abbondanza di cori disordinati. La tentazione di considerarlo (ancora) frutto di una naivetè post-hippy è forte, ma l’ascolto attento rivela un’attenzione ai dettagli e alla costruzione delle armonie assai inusuale per un disco tanto platealmente lo-fi.

Kimya Dawson – Underground (mp3)
Kimya Dawson – Tire swing (mp3)

Sono partiti dichiarandosi scaramanticamente marci, e forse, a un certo punto, a qualcuno il dubbio è anche venuto. Si dimostrano invece tutt’altro che andati, entrambi perfettamente in grado di realizzare un percorso musicale già presente in potenza in quel primo, letteralmente seminale, album. Le pesche nate da quel seme non saranno marce, ma non sono neanche mature; quello no. Le pesche marce non maturano mai.

venerdì, 27 01 2006

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Good weekend
Quello che comincia oggi sarà un lungo weekend. E, per una volta, sarà un buon weekend.
Domattina succedono cose importanti. Cose da festeggiare, per cui domani sera si esce a cena e si salta Airbag (che ci sarà comunque: anzi, insieme al solito AndreaNP ci sarà la beneamata Miss Ann Abin; ascoltatela che poi vi interrogo). Sabato sarà un seratone. Sul presto inevitabile andare al Covo a prendersi beffe di Top of the pops insieme agli Art Brut, forti di uno degli esordi dell’anno (al quinto posto della mia top ten) e di un live set sgangheratissimo e assolutamente esilarante. L’ultima (e prima) volta che sono passati da queste parti era Luglio, c’era stato un nubifragio e per poco Eddie Argos e i suoi baffetti non mi sono franati addosso mentre si agitava come un ossesso scuotendo la sua chioma unta durante Good weekend. Punk nel vero senso della parola.

Art Brut – Good weekend (.mp3)
Art Brut vs The Knack – My Sharona formed a band (.mp3)
Art Brut (Acoustic Brut) – Live @ Planet Claire (link – 7 mp3 acustici)

All’insegna della schizofrenia più totale, dopo il concerto si tela dal Covo per raggiungere il Cassero e dedicarsi a un appuntamento di segno più o meno opposto. A tenere banco ci sarà infatti la serata High Quality House, che vedrà dietro i piatti i Drama Society (gente che di solito fa ballotta con nomi come Tiga -che li produce- e Ellen Allien) e Nerone DJ (una sola parola: Sonar). Per quanto mi riguarda, però, il piatto principale della nottata sarà il concomitante VJ set del manipolatore extraordinaire Milf + Strong, che terminerà con una performance a 4 mani (nel senso pianistico del termine: a un certo punto mixeranno gli stessi visual contemporaneamente) che sono assai curioso di vedere.

Drama SocietyCrying Hero (.mp3)

Fossi in voi, considererei anch’io l’idea della doppietta.
Punk nel vero senso della parola, altrochè.

giovedì, 26 01 2006

nessun titolo

Chi ha l’iPod è un coatto



[Altro che il vecchio ‘calzino’: da iAttire hanno la canotta, le mutande, gli slip e il negligè. In ogni caso, l’ormai classico dock da bagno rimane inarrivabile.]

giovedì, 26 01 2006

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Plurale elettroacustico
Ieri era il twee sgangherato di Casper the friendly ghost (caruccio), mercoledì prossimo tocca agli Yuppie Flu in versione duo (imperdibile), e più avanti a Chris Brokaw e Nedelle: le serate di Murato sono sempre una garanzia. La settimana scorsa i Settlefish sono stati protagonisti di un grande set elettroacustico, che ha rivestito i loro pezzi -di norma abbondantemente rumorosi- di suoni tanto insoliti quanto riusciti. Prima del concerto la band era stata ospite chez FedeMc sulle frequenze degli amici e cugini di Radio Città del Capo (di cui peraltro il cantante Jonathan Clancy è valente diggei) dove, tra le altre cose, ha suonato tre pezzi
in versione acustica davvero notevoli. Ovvero Oh Well, The second week of Summer (il pezzo che preferisco di The plural of the choir, riproposto poi la sera in una versione fake-handclapping-friendly davvero clamorosa) e la nuova, notevolissima, The boy and the light, una canzone per cui, ricordiamo, l’auctoritas Mr. Compagnoni ha detto a Mr. Polaroid «Ci toccherà mettere i dischi ancora l’anno prossimo solo per suonare questo pezzo». Se non vi fidate di me, fidatevi almeno di lui.

Settlefish – Oh well (live@RCdC) (.mp3)
Settlefish – The second week of Summer (live@RCdC) (.mp3)
Settlefish – The boy and the light (live@RCdC) (.mp3)

mercoledì, 25 01 2006

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«Hot nerdy girls and indie rock boys! With glasses!»
In giornate come queste, ogni tanto viene la tentazione di rivolgersi a Consumating.
[eh già: un ossimorico sito di dating per
«geeks, nerds, hipsters and bloggers». Aiuto.]

martedì, 24 01 2006

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Better than a letter
Il segreto, come al solito, è tutto nei dettagli. Un passaggio in cui la voce si piega sotto il peso di un accordion brumoso. Un pianoforte giocattolo che sembra uno xilofono, uno xilofono -tra l’altro- dannatamente serio. Un violoncello che arriva alla fine e neanche te ne accorgi, come in una stuite dei Rachel’s, come se fosse sempre stato lì. Una canzone intera in cui il ritmo, più metaforico che reale, è scandito dal rumore di una macchina da scrivere, di quelle della nostra infanzia, di quelle che non le fanno più. Sono i dettagli meticolosi che rendono i Devics una grande band. I dettagli di A secret message to you, seconda traccia del loro ultimo cd Push the heart.

Devics – A secret message to you (.mp3)

I Devics sono Sara Lov (una meraviglia, va da sè; e con una voce da paura) e Dustin O’Halloran. Vengono dalla California, ma l’Italia (la Romagna, in particolare) è la loro seconda patria. Vengono dalla California ma si portano dentro ben poco del sole di quelle terre; esattamente come i Black Heart Procession, il cui leader Pall Jenkins, peraltro, suona in più di una traccia di Push the heart (sì, anche in quella sopra; suona qualcosa definito nel booklet «The object»). I Devics hanno fatto quattro dischi e un po’ di EP, e la loro ultima produzione è uscita tutta per la beneamata Bella Union, l’etichetta di Simon Raymonde dei Cocteau Twins. Circa tre anni fa i Devics hanno fatto un disco chiamato The Stars at Saint Andrea, che campeggia tra i miei forse venti dischi preferiti di sempre e che contiene, tra le altre, quella meraviglia downtempo di Red morning e la devastante ballata strappacuore In your room, una di quelle cose che, ad ogni separazione, vorresti non fosse mai stata scritta.

Devics – Red morning (.mp3)
Devics – In your room (.mp3)

Con pezzi da novanta del genere il nuovo disco non può competere, è chiaro. Eppure, nonostante al primo ascolto possa suonare un po’ deludente, gli ascolti successivi rivelano il fascino di sempre, quello delle torch songs senza tempo, dell’incedere dei valzer angosciosi e delle ballate sontuosamente sconsolate. Bastano il pianoforte piovoso di Lie to me (l’anno scorso O’Halloran ha fatto un disco strumentale che a qualcuno ha ricordato Satie, e si sente) e i gorgheggi dolenti del refrain di Come up per accorgersene.

Devics – Lie to me (.mp3)
Devics – Come up (.mp3)

Oltre, ovviamente, alla suddetta macchina da scrivere, che tiene sempre lo stesso ritmo. Chissà cosa scrive.

martedì, 17 01 2006

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Inkiostro M-blog Linkaround

Damien Rice & Lisa Hannigan – Unplayed Piano / Cold Water (live) (.mp3)
Dalla cerimonia di consegna dei premi Nobel, il già noto inedito scritto per il premio Nobel birmano imprigionato e un estratto del solito O. Che fine hai fatto Damien? C’è bisogno di te. Via I guess I’m floating.


The Diggs –
Everyone’s starting over (.mp3)
Al primo ascolto ho detto la solita roba, al quarto ballavo come un deficiente per la stanza come mi succede ogni volta che scovo un piccolo inno pop come questo, che, non so bene perchè, mi ricorda i pezzi più anthemici dei Radio Dept. Via My old Kentucky blog.

Yeah Yeah Yeahs – Mr. you’re on fire mr. (megaupload .mp3)
Eccellente cover del classico dei Liars prima della superflua svolta artsy degli ultimi dischi. Perde il tiro p-funk e diventa industrial; suona strano, ma funziona.

Yeah Yeah Yeahs – Hyperballad (.mp3)
Prima era una cover industrial, ora è una cover acustica (di Bjork, ovviamente), con una chitarra pizzicata e Karen che miagola. Versatili anzichenò, ma il pezzo originale era ben altro. Via Copy, right?

Final Fantasy – This modern love (live) (link – Google Video)
Final Fantasy – This modern love (live) (.mp3)
E sempre grazie al blog delle cover, ecco un ottimo video che riprende Owen Pallet e il suo violino che rifanno un lento dei Bloc Party. Anch’io gliel’ho visto fare sul palco e, come potete notare anche voi, l’audio non basta. Se serve, però, c’è anche quello (via Chromewaves).

Cat Power – We dance (.mp3)
Sempre via Chromewaves, la gatta in delirio lo-fi voce e chitarra come ci piace ricordarla (altro che la Capanna dello Zio Tom di questi tempi) alle prese con i primi Pavement. Ha un suo perchè, ma la vecchia versione dei Perturbazione è meglio.

Josè Gonzalez – Live @ Rotterdam 2005 (link – 11 canzoni)
E scusate se è poco. Ma quando viene in Italia?

Iron and wine + CalexicoHistory of lovers (live) (video – .wmv)
Il pezzo più country del disco, ulteriormente banalizzato dal vivo (tanto che finisce per guadagnare nel trattamento) suonato al Late late show.
Simili performance televisive delle band americane non finiranno mai di stupirmi.

TBC Poundsystem – Losing my sledge (.mp3)
«Come il panettone comprato al discount a metà Gennaio per far colazione risparmiando», dice benissimo Max di questa folle cover natalizia del classico degli LCD Soundsystem. A dir poco esilarante.

The morning paper – Your darkest tale at night (rapidshare .mp3)
Piccoli maghi del glitch atmosferico crescono. The morning paper, da Bologna, sa davvero il fatto suo, e non vedrei male qualche suo demo sulla scrivania di Thomas Morr. Se son rose…

Alec Ounsworth (Clap your hands say yeah) – Wide Awake (.mp3)
Alec Ounsworth
(Clap your hands say yeah) Details of war (early) (.mp3)
Scopro ora che il leader della pompatissima band newyorkese ha anche un progetto solista di interessante folk lo-fi e scalcinato. Per lo più pezzi suoi (anche se Details of war è poi finita sul disco della sua band), altri ne trovate qui.

Loose Fur – The ruling class (.mp3)
In anteprima dal nuovo, bel disco, del progetto collaterale di tre mostri sacri dell’area Wilco che, spero, non hanno bisogno di presentazioni: Jeff Tweedy, Jim O’Rourke e Glenn Kotche. Non serve dire altro. Via Muzzle of bees.

giovedì, 12 01 2006

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Cinque (nuove) popband per il duemilasei

1. Voxtrot
Un solo EP e già tutti gridano al miracolo: quando succede è normale essere sempre sia scettici che curiosi, almeno quanto lo è cadere vittima dell’hype quando dietro a questo c’è abbondante sostanza. L’indiepop rockeggiante (o indierock poppeggiante, vedete voi) dei Voxtrot in 5 pezzi mantiene tutte le promesse e dopo pochi ascolti è già un classico. Un po’ di 60’s un po’ dei primi Strokes (quelli che ci piacevano), la purezza cristallina delle melodie azzeccate al primo colpo e degli arrangiamenti che, sporchi dove serve (come nella clamorosa The start of something), limpidi altrove, non sbagliano quasi nulla. La quadratura del cerchio?

Voxtrot – The start of something (.mp3)
Voxtrot – Wrecking force (.mp3)
[da Raised by the wolves EP]

2. Austin lace
Il Belgio è da sempre crocevia musicale oltre che culturale, e se l’affermazione non convince basta pensare a nomi come dEUS, Soulwax, Venus o Girls in Hawaii e alle mille influenze che ciascuna di queste band mischia già per sua vocazione. E proprio a una versione pop dei Girls in Hawaii (ma con un’ape colorata al posto della nebbia) fanno pensare gli ottimi Austin Lace, recentemente importati
in Italia dalla beneamata Homesleep; e chissà se la terra di pizza spaghetti e mandolino li accoglierà a dovere. Io, da parte mia, sto consumando la mia copia del loro Easy to cook: coefficiente di canticchiabilità altissimo e autoironia da vendere. A fine Gennaio in tour, non vedo l’ora.

Austin Lace – Kill the bee (rapidshare .mp3)
Austin Lace – Wax (.mp3 – chez Enver)
[da Easy to cook]

3. Strip Squad
Onore a Delio che li ha scoperti e che mi ha (letteralmente) riempito il desktop di loro mp3: il porno-twee-pop di questa, ennesima, deliziosa band svedese è davvero notevole. Scalcinati e ipersensibili, i loro piccoli anthem adolescenziali, potenzialmente insopportabili, rischiano sul serio di essere folgoranti. La mia preferita è Unreliable narrator, che già dal titolo promette più di qualche contorsione semantica, e che contiene dei versi a dir poco memorabili: When he masturbates / he thinks of pretty things / like the arch of your eyebrow / your almond shaped eye. Riuscite ad immaginare qualcosa di più intimamente twee?

Strip Squad –
Unreliable narrator (.mp3)
Strip Squad – Down and out and again (.mp3)
[da The adventures of Strip Squad, altri mp3 qua]

4. Tapes’n’tapes
Parte Wolf Parade parte Violent Femmes, ecco i nuovi eroi della scena college rock dell’America post Arcade fire. Sono spuntati fuori dal nulla a fine Novembre e un paio di mesi dopo sono già delle celebrità, nel senso malato e perversamente elitario che il termine assume all’interno dell’universo indie, in particolar modo se rapportato ai blog. Ed è proprio grazie agli M-blog americani che si dicono entusiasti della band del Minnesota e delle sue recenti performance live newyorkesi che, c’è da giurarci, i Tapes’n’tapes arriveranno alle webzine e poi ai media maggiori. Poi chi li ferma più?

Tapes’n’tapes –
Insistor (.mp3)
Tapes’n’tapes – Cowbell (.mp3)
[da The loom]

5. …
E la quinta? La quinta mi manca. Me la suggerite voi nei commenti?

lunedì, 09 01 2006

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Inkiostro M-Blog linkaround
Cambia il vestito, ma il resto è sempre lo stesso: quando non ho niente di interessante da dire, metto un po’ di musica.

Beck – Pink Moon (.mp3)
Beck – Parasite (.mp3)
Beck – Which will (.mp3)
Tre assolutamente clamorose cover di Nick Drake rifatte dal signor Hansen. Fedeli e toccanti.  Via Gorilla VS Bear (la prima) e I guess I’m floating (le altre due).

Shout out louds – Shut your eyes (acoustic)(.mp3)
Shout out louds – Please please please (acoustic)(.mp3)
Shout out louds – The comeback (acoustic) (.mp3)
Rimanendo in ambito acustico, tre belle versioni live lente e quiete di tre cavalli di battaglia della band svedese. Inattese. Via So much silence.

The Rosebuds – Live @ KEXP (link – 11 .mp3)
Sempre via So much silence, un intero concerto degli autori di una delle mie scoperte più gradite della fine dello scorso anno. Consigliatissimi.

Bloc Party – Two more years (MSTRKRFT mix) (.mp3)
La versione normale dell’ultimo singolo di Okereke e compagni è fiacchina, mentre questo remix gli rende giustizia e la rende ottima per il dancefloor, in scaletta tra gli LCD Soundsystem e i Gang of four.

The Radio Dept – The Hide away (.mp3)
Rarità risalente a una oscura compilation di un paio di anni fa, bella come e più di certi pezzi di Lesser Matters. In attesa del nuovo LP, nei negozi a fine Marzo (pare). Via Chromewaves.

Macromeo – Gommarosa (demo edit) (.mp3)
Il nuovo astro dell’elettropop da cameretta prima del trattamento Amari. Deleziosamente ingenua, ma si sente subito, le carte ci sono tutte.

Oh no oh my! – Walk in the park (.mp3)
Una canzone che fa parapà. Appiccicosissima e molto, molto promettente. Via Rock insider.

Arab Strap – Don’t ask me to dance (.mp3)

Ve l’avevo detto che questa è una delle mie canzoni dell’anno (e una delle migliori canzoni da hangover di sempre, peraltro)? Non ce l’avevo detto? Via La Blogothèque.

Britney Spears – Demo (produced by DFA) (rapishare .mp3)
L’ha linkato mezzo mondo, e te credo: il potenziale di una collaborazione del genere, sulla carta, fa tremare i muri.  In realtà è caruccio ma poco più, secondo me; ma aspetto un esteso pezzo di esegesi musicale da chi se ne intende. Via Magenta e Woland.

giovedì, 05 01 2006

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Sogni dela vita: fare un disco metal
Rob Crow è un pazzo. Nel 2004, con la sua band principale (i Pinback) ha pubblicato più o meno sotto silenzio un disco assolutamente clamoroso, che dopo aver entusiasmato il sottoscritto (che ne ha scritto qui e l’ha messo al secondo posto tra i dischi di quell’anno) e pochi altri è scivolato molto rapidamente nel dimenticatoio generale a causa della poca promozione (o dei pochi m-blogs?). Summer in Abaddon è una vera e propria pietra angolare degli ultimi anni, un oggetto musicale non identificato che si muove tra pop, indie e math-rock con una sensibilità prodigiosa e un fascino alieno tuttora ineguagliato.

Pinback –
Fortress  (.mp3)
Pinback – Non photo-blue (rapidshare .mp3)
Pinback –
Fortress video (.mov)
Pinback – AFK video (.mov)

Da sempre avvezzo a suonare in tremila progetti, Crow ha pubblicato qualche mese fa un disco chimato Bagged and boarded con la sua nuova band dall’agghiacciante nome Goblin Cock. A un primo ascolto molto distratto ho notato che stavolta il nostro aveva deciso di battere territori più heavy del solito, ma non ci ho neanche fatto troppo caso. Quando, però, ho visto la copertina del disco (che rappresenta il suddetto Goblin, e non solo lui) con i caratteri gotici d’ordinanza, una foto promozionale (con la band interamente incappucciata) e letto i titoli dei pezzi (cose tipo Kegrah the Dragon killer o The revenge of Snufalufagus) per un attimo ho dubitato che il nostro avesse definitivamente perso ogni barlume di sanità e si fosse convertito al metal più becero.

Un ascolto più attento, la visione del video e l’attenzione ai tanti dettagli assolutamente parossistici (uno su tutti: il nome adottato da Crow all’interno de progetto è nientemeno che Lord Phallus) però ha chiarito ogni dubbio, e l’intento sfacciatamente ironico del progetto (chi non ha mai sognato di calarsi nei clichè più spudorati del metal, per una volta nella vita?) si è fatto evidente. Crow ha preso qualche amico, un’abbondante quantità di birra e la collezione di dischi di un 15enne di una decina di anni fa e ha finalmente realizzato il suo minacciosissimo progetto heavy-metal. Peraltro, alla fin fine, il disco non è neanche così male: i momenti migliori ricordano i Tool (che da queste parti, nonostante l’età e i gusti che cambiano, rimangono una delle band preferite di sempre), e anche il resto, depurato dagli ovvi riff rocciosi e sabbathiani, mantiene un’ispirazione niente affatto comune. Certo, come disco metal in realtà non è poi granchè. Meno male.

Goblin Cock – Stumped (.mp3)
Goblin Cock – Striped tiger snaps (rapidshare .mp3)
Goblin Cock – Stumped video (.mpg)

martedì, 03 01 2006

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Se uno ci pensa, non ci può credere
In questi casi dire «Ci hanno davvero preso tutto» è talmente facile che a Mtv se lo dicono da soli. Gli Offlaga Disco Pax sono Best new act del 2005 per la tv musicale dei gggiovani con i blu gins, battendo gente del calibro di Kaiser Chiefs, Bloc Party, LCD Soundsystem e Maximo Park. Il sito di Mtv dedica alla band una pagina ‘alta’ che definire straniante è dir poco («onirica», nelle parole del componente della band che abbiamo interpellato per l’occasione), che esula dai soliti toni dell’Mtv-style per fare considerazioni tutt’altro che peregrine sul disco italiano dell’anno. Ci avranno anche preso tutto, ma stavolta è davvero roba di prima qualità. Un estratto:

"Socialismo Tascabile (Prove Tecniche di Trasmissione)" è un disco sulla mancanza, un’ode alla perdita: dell’Innocenza, degli Ideali, della Voglia di Vivere, dell’Amore. A ognuno il suo lutto da elaborare e nel quale ritrovarsi, dunque. Narratori di specie rara, gli ODP: recitare sì, ma riflettendo il vissuto del pubblico. Pane per denti di gente tra 30 e 40 anni, anche se d’altro canto – pur non sospettando il passato punk sanremese della Oxa e non avendo mai assaporato le Cinnamon e neanche le Centerfresh "con dentro il liquido per il capo che mangia pesante" – il teen-ager evoluto troverà il suo slogan nella toponomastica di Cavriago, strade nelle quali riversare le frettolose rivoluzioni praticate al volo tra un centro sociale e uno commerciale.
Se non fossimo su MTV – dove il luogo comune pretende consumatori ignoranti & distratti – azzarderemmo un parallelismo tra la conservazione della tradizione antica dei cantastorie e la rendicontazione terrena dei propri interlocutori ideali. Interpretazioni quasi isteriche sofferte dal di dentro, malinconiche, spesso argute e divertenti nonostante l’amarezza. Oltre che artistico, alla fine ci piace pensare a quello di Enrico Fontanelli, Daniele Carretti & Max Collini come a un contributo linguistico per l’evoluzione delle coscienze musicali. Parole illustrate e ossessionate. I ‘marchi’, per esempio: che sia l’icona dei motori ‘Made in URSS’ comprata dai tedeschi (la Skoda) o il baluardo dei wafer d’Oltrecortina infangati dalla Danone (Tatranki), non si scappa. Persino il ricordo di un amore sconfitto porta impresso un’etichetta: deFonseca.
Oggi che "Robespierre" gode di un videoclip in rotazione su MTV e di una pagina dedicata su Mtv.It, possiamo ben gridare a voce alta: "Ci hanno davvero preso tutto!"

Per l’ennesima volta, il suddetto videoclip è sempre qui.

venerdì, 30 12 2005

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Inkiostro – I dischi del duemilacinque

10. Laura Veirs – Year of meteors (Nonesuch / Bella Union)
Un’erede credibile per Suzanne Vega, finalmente. Un occhio altrettanto obliquo e appassionato che ti spiazza con il suo acume e ti convince con una musica che guarda oltre il folk ma che al folk torna, ogni volta, con l’ingrediente che fa la differenza. Il fatto che sia pure adorabilmente impresentabile, poi, non fa che renderla più simpatica.
More: inkiostro.

Ascolta: Secret someones o Magnetized

9. Amari – Grand Master Mogol (Riotmaker)
Una band troppo. Troppo brava, troppo simpatica, troppo cazzona e contemporaneamente troppo cool, troppo capace di coniugare suoni quasi perfetti con una personalità unica e irresistibile, e troppo padrona nel confondere il pop più spudorato con i troppi generi che gli vengono in mente. Talmente bravi che ti fanno arrabbiare. E cantare.
More: Sentire Ascoltare.

Ascolta: Conoscere gente sul treno o Bolognina Revolution

8. Jens Lekman – Oh you’re so silent Jens (Secretly Canadian)
L’anno scorso l’abbiamo scoperto, e ciò che scrivevo allora si è avverato: Jens Lekman è già un classico. E pensare che il vero, grande, disco di Jens Lekman, è proprio questo, che raccoglie la produzione di tremila EP e singoli e contiene praticamente tutti i suoi pezzi più belli di sempre. Ascoltarli in fila è una vertigine. Pop at its best.
More: Indiepop.it.
Ascolta: Maple leaves o Pocketful of money


7. LCD Soundsystem – s/t (DFA/EMI)
E’ entrato e uscito più volta da questa classifica, l’esordio in LP del venerabile James Murphy e della sua spocchiosa intellighenzia danzante. Più una (anzi, due) raccolte di singoli che disco vero e proprio, con i vecchi anthems (su tutti l’epocale Losing my edge) a fare da contraltare a nuove produzioni per nulla inferiori. Un solo grido: More cowbell!
More: Stylus Magazine.
Ascolta: Tribulations o Losing my edge

6. Masha Qrella – Unsolved remained (Morr)
Mi è mancato un grande disco di elettronica glitchosa, quest’anno, ma in compenso ho avuto Masha Qrella. Beat geometrici e freddi come lame di ghiaccio (o come il suo sguardo), corde di chitarra acustica calde e familiari come i pensieri rimasti irrisolti che questo disco si porta dietro. Per troppa coerenza il capolavoro è solo sfiorato; ma le persone troppo coerenti, io, di solito le adoro.
More: inkiostro.
Ascolta: Everything shows o My Day


5. Art Brut – Bang bang rock’n’roll (Fierce Panda)
L’unica forma di punk possibile nel 2005? Probabile. Una band per nulla credibile con un disco sgangherato e divertentissimo che dissacra i Velvet Underground e NME, che parla di Arte Moderna e di fare cilecca a letto, e che infila qua e là frasi da diario postmoderno che non si può fare a meno di citare. Dietro l’apparenza, un progetto di una lucidità disarmante. Centro secco.
More: Pitchfork.
Ascolta: Emily Kane o Moving to L.A.

4. Offlaga Disco Pax – Socialismo tascabile (Santeria)
Il nostro piccolo caso. I blog mantengono la promessa, e scoprono per primi il trio reggiano che a fine anno sbanca ogni premio e riempe i locali come pochi in Italia. Qualcosa di grosso, quindi, ma anche qualcosa di piccolo e caro, una questione privata, che a distanza di mesi non perde il fascino e la capacità di generare sconcerto come solo le cose davvero aliene -o familiari- riescono a fare.
More: Losing Today.
Ascolta: De Fonseca o guarda il video di Robespierre



3. The boy least likely to – The best party ever (Too young to die)
Un fuorviante nome Morriseyano e un repertorio di ossessioni infantili mal celate dietro una giocosità ostentata e un arsenale di grattuge, xylofoni e coretti felici, e così un paio di pazzi inglesi tirano fuori un disco geniale e miracoloso. E che, dietro l’apparenza, fa davvero paura. I’m happy if you’re happy. But it breaks my heart. Cose così.
More: Batteria Ricaricabile.
Ascolta: Hugging my grudge o Be gentle with me



2. Stars – Set yourself on fire (Arts & crafts)
Il pop non si spiega, questo è un fatto. Anzi: più è ben fatto, e meno si spiega. Degli Stars, quindi, non si può dire quasi niente, se non che  se non vi piacciono, forse, è perchè non li avete mai ascoltati. O perchè non avete un cuore.
More: inkiostro.
Ascolta: Your ex-lover is dead o Reunion


1. Lucksmiths – Warmer corners (Matinèe)
Un disco che risponde alle domande, se va bene, capita una volta l’anno. Quest’anno, per fortuna, è capitato.
More: inkiostro.
Ascolta: The Music next door o Fiction

mercoledì, 28 12 2005

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Video Aggregator /Dicembre
[Tutti chiusi in casa ad annoiarsi e riempirsi di cibo; cosa c’è di meglio di un bel video aggregator?]
_Stars – Your ex-lover is dead
(download) Eterno splendore di una canzone immacolata? Di più: a essere memorabile e immacolato è pure il video, ottima intuizione dei registi
Experimental Parachute Moment (in c’è di mezzo pure Kevin BSS Drew), che per questo videoclip si ispirano a Gondry ma non a quello dei videoclip. Perfetto con il tema (l’eterno ritorno di un amore passato, l’eterna rimozione di un amore passato; è morto? Non è mai esistito? O è tutta colpa della Lacuna Inc.?), perfetto con la stagione, e girato da Dio. Meraviglia.
_Arcade Fire + David Bowie – Wake up (download) E fu così che, dopo che sono stati tra i dischi dell’anno di mezzo mondo e in almeno due anni diversi, e dopo che tutti, chi prima chi poi, ne hanno osannato la qualità, il famoso indieblogger (cit.) finalmente scoprì gli Arcade Fire. Mi ci voleva questo video live, in cui il pezzo più epico del disco è suonato dal collettivo canadese al gran completo insieme al fan David Bowie, per capitombolare senza speranza. E svegliarmi.
_Cardigans – I need some fine wine and you, you need to be nicer (downnload) Ora che la spotlight li ha abbandonati per seguire qualcosa di più effimero, la punta di diamante del pop svedese può tornare alle  belle canzoni di un tempo senza proeccuparsi troppo di apparire perfetta per l’Mtv style: l’amata Nina Persson è in versione rocker da 4 soldi e la band suona in una stanza senza tanti orpelli. Il resto sono immagini torride senza troppo fuoco e un video dall’apparenza costosa senza troppo senso. Ma noi li amiamo lo stesso, anzi, di più.
_Austin Lace – Kill the Bee (download) Copioincollo l’ottimo e meravigliosamente folle comunicato della Homesleep che presenta il video di questo pezzo che non riesco a smettere di ascoltare: Like any great modern parable, Austin Lace’s "Kill the Bee" encourages us to re-examine our own lives through refreshed eyes by including numerous elements to which we can immediately relate. Things like singing and dancing, grocery shopping and car washing, weddings and umbrellas, bubbles and troubles, catering and bicycles, turtleneck sweaters and misunderstandings, death and marching bands, exquisite cinematography and excellent music. I think it was Aristotle’s twin sister, Pam, who said it best: "Only boneheads skip the good stuff." Live and love and love some more. And then kill the bee.
_Wolf Parade – Shine a light (download) Non proprio il video che ci si aspettarebbe da una delle band dell’anno: mezzi poveri e gusto dell’orrido vanno a braccetto in questo clip volutamente brutto e inutile, con effetti speciali probabilmente realizzati con una versione craccata male di After Effects e una non-trama non degna di essere menzionata. Scelta discutibile e -personalmente- deludente, ma magari a qualcuno piace.
_Fiona Apple – O sailor (download) L’ultima agonia di Fiona Apple è inquietante e incantevole come da copione. Tragico e barocco, un po’ Titanic un po’ Moulin Rouge, il video del nuovo singolo ha in più quel tanto di languore malato che ha fatto la fortuna della cantautrice americana. E anche stavolta non fa eccezione.
_Why? – Rubber traits (download) Non ho ancora ascoltato il disco solista di Why?, ma non posso non notare che tutti quelli che lo fanno ne cadono
invariabilmente vittima anche se non sono avvezzi ai suoni Anticon. Io pure non sono mai stato un particolare fan dell’etichetta della formica nera, e questo pezzo non mi colpisce troppo. Il video cut-uppato, però, non guasta affatto. E forse, con un paio di ascolti in più..
_Out Hud – It’s for you (download) Da dei maestri del dancefloor come loro era lecito aspettarsi qualcosa di più frenetico e glamour, più in linea con la loro formula ormai brevettata «Me and Kylie down by the schoolyard». Invece i newyorkesi mettono in scena questa pantomima entomologica lumimosa, colorata e lenta, e perdono buona parte dell’Ibiza Connection che riescono a realizzare sotto le strobo. Controcorrente a tutti i costi.
_Liars – It fit when I was a kid (streaming) Arte arte arte, ormai i Liars sembrano urlarlo quasi disperatamente in qualunque cosa che fanno, che sia un concerto, la copertina hard-core di un singolo, il suddetto singolo che potrebbe essere un pezzo scartato degli Einsturzende Neubauten meno ispirati e il video del suddetto singolo, didascalico, surreale e iconoclasta quel tanto che basta per fregare a malapena i più ingenui. Goffo tentativo, anzichenò.
_Arab Strap – Dream sequence (donwload) Una sequenza onirica assai poco onirica per la premiata ditta Moffat / Middleton, che oltre a bucare singolo (molto meglio le belle Don’t ask me to dance e Speed Date) non si sforza troppo neanche per il video. Peccato, perchè anche se il loro immaginario è già ben definito e la loro carriera definitivamente avviata, un disco nuovo e coraggioso come The last romance avrebbe meritato un po’ di promozione in più. Accontentiamoci di un pianoforte infinito, delle guance rubizze di Moffat e dei dettagli delle corde di una chitarra, il resto limitiamoci a immaginarlo. O a sognarlo.
_The Doves – Sky starts falling (download) Arrivati a fine anno, spesso, ci si si guarda indietro, e ci si accorge di aver colpevolmente ignorato dischi come questo. Per poi imbattersi in uno splendido video tanto sgranato quanto hi-fi, con biplani che volano come farfalle e tazze da thè che cadono come fiocchi di neve, e desiderare di vivere in un mondo così. Colonna sonora compresa.
[i vecchi Video Aggregator]

venerdì, 23 12 2005

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Fretta e Natale rendono Inkiostro un blogger-a-punti*
Completamente inglobato nella frenesie compra-i-regali-per-tutta-la-famiglia-in-due-ore, chiudi-tutto-sul-lavoro, fai-le-valigie-per-una-settimana-dai-tuoi e prepara-lo-speciale-natalizio-di-Airbag (stasera qua), oggi non ho molto tempo. Vi regalo solo qualche link:
_Due cover: gli Stars che coverizzano Fairytale of New york dei Pogues (i Pogues stanno tornando di moda?) e un nuovo pezzo dei Postal Service, Grow old with me, cover di John Lennon. Il mio commento per entrambe è: fortuna che per Natale siamo tutti più buoni, sennò due tirate d’orecchie non ve lo toglieva nessuno.
_Secondo Forbes, che di queste cose se ne intende, il personaggio fittizio più ricco del mondo è Babbo Natale. La notizia è Monty Burns batte Zio Paperone, che smacco.
_Circa un mese fa, in Irlanda sono usciti al lotto i numeri di Lost. Tutti tranne uno, in realtà, che è uscito a cifre invertite. Secondo me vuol dire qualcosa.
_Ve lo ricordate che domani notte è il termine per la votazione degli Italian Blog Music Awards indetti da Cabal, vero? Affrettatevi! Il Disco Bravo di Gecco invece non scade mai, ma l’invito vale anche per quello, ovviamente…
_Era da un po’ che volevo segnalare G2G, innovativo sistema di file sharing che per scambiarsi i file utilizzava GMail sfruttandone capienza e potenzialità in modo inatteso e brillante. Ma non lo farò mai: l’hanno già fatto chiudere.
[* e a trattini]

mercoledì, 21 12 2005

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Inkiostro – Gli EP del duemilacinque
A breve anche i dischi, ma nel frattempo gli EP, un formato di solito ingiustamente discriminato, e quindi, per definizione, molto più snob.

6. Wolf Parade – s/t (Sub Pop)
Il successivo LP non mi ha convinto del tutto, anche perchè poteva ben poco dopo questo sestetto di pezzi che dice già tutto dei vice Modest Mouse canadesi: post punk teso ma melodico, voce sguaiata quanto basta per ricordarci che siamo nel 2005 e un paio di pezzi killer. 
Ascolta: Dear sons & daughters of the hungry ghosts


5. Canadians – The north side of summer (Hoboken)
Come ho già scritto più volte, centro secco al primo colpo per la nuova promessa dell’indiepop italico. Senza alcuna pretesa di originalità, e con una spudoratezza che dalle nostre parti è rara, gli ex Slumber fanno cantare e alzare le braccia al cielo come riescono a fare solo i migliori. Se il buon giorno si vede dal mattino…
Ascolta: Find out your 60’s


4. The Go! Team – Are you ready for more? (autoprodotto)
Arrivo spesso tardi sulle cose, già lo sapete. Ma arrivare tardi è un piacere se dopo l’incensato esordio Thunder, Lightning, Strike il combo inglese fa un ulteriore passo avanti con questo EP che parte dal pezzo migliore del disco (Bottle rocket) per perdersi in un universo che si divide equamente tra i soliti coretti da cheerleaders, certo post-pop strumentale e un po’ di adorabile twee sgangherato. In continua evoluzione.
Ascolta: Bottle rocket


3. Marcilo Agro e il duo Maravilha – Tra l’altro (Room Service)
Non sono in molti a saperlo, ma anche l’Italia ha i suoi Kings of Convenience, che vengono da Novara e imbastiscono melodie sussurrate in punta di chitarra e linee vocali intrecciate come i loro cugini norvegesi. La scarsa esperienza e la lingua di Dante spesso non aiutano, ma un paio di episodi perfetti riscattano il resto. Una promessa.
Ascolta: Zanzara


2. Macromeo – s/t
(Aiuola)
Da dove spunta fuori Macromeo? Il suo pop sghembo dopato dai suoni degli Amari (qui in cabina di regia) era troppo bello per rimanere chiuso in un cassetto? Oppure è l’etichetta piccola ma curata del nostro cuore che non poteva non sfornare anche quest’anno un piccolo capolavoro di musica da cameretta? Comunque sia, l’esordio di Macromeo è quasi troppo bello per essere vero. Un imperativo: procuratevelo.
Ascolta: Gommarosa

1. Iron and wine – Woman king (Sub Pop)
Ancora lui? Eh sì. Come non iscrivere a verbale la produzione finora più a fuoco di Sam Beam, che contiene il suo pezzo migliore di sempre (Woman king, un prodigio di corde percosse e di percussioni accordate in cui niente è fuori posto) e che lo proietta addirittura oltre l’empireo dei cantautori acustici che finora dominava? Col prossimo LP -se servissero ancora conferme- non ce ne sarà più per nessuno.
Ascolta: Woman king