lunedì, 15/12/2008

Loro sono quelli che invece ce la fanno

«Io sono quello che non ce la faccio»: questo il celeberrimo incipit di Bassotuba non c’è, con cui cominciano i set del loro nuovo progetto congiunto due delle personalità musicali più creative d’Emilia (e forse d’Italia).
Max Collini, già voce e autore dei testi degli Offlaga Disco Pax (nonchè membro del multiforme team di Get Black, quando non è in tour -cioè quasi mai) e Jukka Reverberi, chitarra e voce dei Giardini di Mirò e titolare di vari progetti più o meno elettronici, rumoristi e ambientali come Die stadt der romantische punks e Bastion (e anche blogger) ogni tanto riescono a ritagliarsi un po’ di tempo dai rispettivi impegni e a portare in giro Racconti emiliani, spettacolo a base di droni e letture. Jukka ci mette la musica (per lo più desolate sinfonie atmosferiche e rumorismi livellati di grande impatto emotivo), Max la voce (con un paio di testi inediti, più brani di Tondelli, Nori, Simona Vinci, Morozzi, Philopat, Matteo B. Bianchi), e il risultato è spesso superiore alla somma delle parti.

E’ possibile ascoltare qualche brano live in bassa fedeltà sul loro nuovo myspace congiunto, oppure qua sotto. E sperare che passino anche dalle vostre parti.

 

Max Collini / Jukka Reverberi – La Maga Lorella (testo di Max Collini – live) (MP3)

Max Collini / Jukka Reverberi – Stanza 411 (testo di Simona Vinci – live) (MP3)

 

domenica, 14/12/2008

God Hates Mondays

di

ovvero: Come arrivare quasi illesi al weekend dandosi al consumismo ideologico

 

LUNEDI 15 – Colpevoli di linguaggio
Tre undicenni "tetri e ideologici" nella Palermo del 1978 decidono di fondare una cellula terroristica. I morti del terrorismo. I mondi introflessi dell’adolescenza. La lotta armata e la radura dei giornaletti porno. Il contagio e l’infezione. Il tempo materiale di Giorgio Vasta è un romanzo magmatico, densissimo e sorprendente. Una lingua complessa e stratificata, ostica, barocca – una narrazione carnale che ribolle di desiderio, di voglia di cose, di parole che vorrebbero essere mondo. Un oggetto singolare e ricchissimo, uno dei libri più interessanti del 2008. Approfittate degli sconti minimumfax di oggi e compratelo: è cosa buona e giusta.
Il tempo materiale, romanzo, 13 euro

MARTEDI 16 – Elegie industriali
I sessanta secondi del pezzo d’apertura e il ritornello appena accennato di Upstairs (che si dilata in ghirigori metallici) valgono già il prezzo del disco. Che è sicuramente tra i migliori dell’anno. Il primo LP dei canadesi Women (quattro maschietti, in realtà, già segnalati su questo blog da Mahtte) è breve e ispirato. Jam sessions metalliche attraversate da poche ma affilate malinconie. C’è il post-punk più rumoroso, ma c’è anche tutto un caleidoscopio di vibrazioni dove, se siete dell’umore giusto, potete ritrovarvi a immaginare The Piper at the Gates of Dawn reinventato da Thurston Moore.
Women, s/t, compact disc e vinile, 14 dollari circa; mp3, 10 dollari

 

MERCOLEDI 17 – L’ecologia irrita
E’ uscito in Italia il dvd di uno dei film più sottovalutati del 2008: E venne il giorno (The Happening) di M. Night Shyamalan. Non so come sia quest’edizione, ma il film merita senz’altro di essere recuperato dai diffidenti e rivisto e ripensato dai dubbiosi. The Happening, b-movie coraggioso e irritante, è l’opera più radicale del buon Shyamalan: aggredisce non solo la credulità e la comodità estetica del pubblico, ma anche – ambiguamente – le rappresentazioni più comuni dell’habitat familiare e naturale. Pentitevi e (ri)vedetevelo!
E venne il giorno, dvd, 17 euro circa

 

GIOVEDI 18 – Natale su Marte
L’antidoto più strambo al cinepanettone nostrano ha un titolo che potrebbe essere uscito dalla catena di montaggio natalizia di De Laurentiis (dopo un guasto meccanico). Dopo sei anni di faticosa gestazione, i Flaming Lips  hanno partorito il loro famigerato film. A guardarne i frammenti che girano, sembra proprio la follia serie z che ci si aspettava. Se me lo regalate, a me non dispiace.
Christmas on Mars, dvd + cd, 25 dollari circa

VENERDI 19 – Cofanetti Gay
Negli USA è uscito MILK, ultimo film di Gus Van Sant, biografia del militante gay assassinato dopo la vittoria contro un referendum (la Proposition 6, nel 1978) che voleva introdurre il licenziamento dei dipendenti pubblici omosessuali. Ironia della Storia, Milk esce all’indomani di una sonora sconfitta del movimento per i diritti dei gay (la Proposition 8, nel 2008), caricandosi così di un inatteso bruciante significato. In Italia non sembra ci sia ancora una data di uscita; nel frattempo ci resta il bel trailer, coinvolgente e drammatico e contrappuntato da un brano che non appartiene alla colonna sonora del film di Van Sant, ma a quella di Angels in America. Miniserie HBO superpremiata (5 Golden Globe e un mucchio di Emmy, tra le altre cose) e adorata dalla critica, Angels in America è, come recita il sottotitolo della piece teatrale da cui è tratta, a gay fantasia on national themes. Ci sono mormoni, gay che rifiutano di accettarsi, Dio che è scappato via, lo scoppio dell’epidemia di AIDS, angeli pasticcioni, miracoli soprannaturali, Al Pacino, Meryl Streep ed Emma Thompson. Sei ore sfrontate, brillanti e anche un po’ troppo retoriche in certi passaggi. Il discorso di Roy Cohn / Al Pacino al medico rimane memorabile. Dirige Mike Nichols. 351 minuti al prezzo di 120.
Angels in America, dvd, 24 euro circa

 

Spesa totale della settimana: 84 euro circa.

venerdì, 12/12/2008

Rotta per le stanze vuote

Dedicata a chi è andato a vedere i Massimo Volume, a chi ci andrà, a chi dice di averli visti ai tempi e l’ha inciso sulle braccia come i nomi di donna che non ha mai posseduto.
Dedicata al 13 maggio 1994.
A Radio Blackout e alla sua festa, all’accoppiata dei sogni Kina-Massimo Volume e all’uragano che seguì il concerto e al mio autostop impacciato. A chi non mi caricò e ai 9 km a piedi dal Parco Colletta a Piazza Robilant.
Dedicata al mio amico fraterno che se ne fotteva delle radio libere e ascoltava gli 883. E ai tempi era già in doppia cifra in fatto di ragazze, mentre io arrancavo in zona salvezza.
Dedicata al mio amico e al suo SUV (lui lo chiamava pickup) e al lettore CD che saltava ad ogni buca mandando in loop la voce di Pezzali.
Dedicata al Libano, all’Afghanistan e ai nostri viaggi siderali, tra città viste dall’altro e case di dio bombardate, Rimbaud vestito da Uomo Ragno e Tarzan con body a balconcino, sfere, cubi, tappetini, arbre magique.
Dedicata a suo figlio che ha un anno, ai dischi che gli regalerò e che non ascolterà mai, alla mia donna che (forse) ascoltava gli 883 ma è venuta a vedere i Massimo Volume. E ha preso una sbandata colossale per gli AIDS Wolf.
Dedicata al Bloom di Mezzago dove comprai Stanze, a chi invece di andare al Bloom andava al Mazoom.
Dedicata a chi analizza il rapporto tra gusti musicali e compatibilità di coppia, a chi fa finta di imbarazzarsi per i propri ascolti, a chi fa finta di imbarazzarsi, a chi fa finta.
Dedicata a chi si è fermato lungo i bordi e non conosce il Club Privé e se ne vanta, a chi per primo ha riabilitato gli 883 e se ne vanta. A chi per primo dirà che i dARI sono fondamentali per capire questi cazzo di anni zero.
Dedicata a Mauro Repetto, a chi pensa che quella sarebbe la reunion del decennio .
Dedicata a chi ci ha detto "cambia cassetta che questa musica è troppo deprimente", a chi non ha osato ma ci ha chiesto di abbassare il volume, a chi ci ha costretto a ballare musica di merda.
Dedicata alla ragazza a cui regalai una HF90 con Stanze su un lato e Lungo i bordi sull’altro, a quella stronza che ci registrò sopra Nord Sud Ovest Est.
Chissà se, per qualche ispiegabile fenomeno magnetico, è possibile che Mimì e compagni riemergano dall’oblio della sovraincisione.

Rotta per le stanze vuote

Si era detto puntuali al bar il 26 dicembre 1986
però lo sapevamo già
che tra una birra e l’altra c’è Roffe che
passa un anno seduto sul bordo della vasca da bagno
Tutti nella Kadett verde di Vittoria la festa è lontana e poi
là le tipe ci aspettano
oh ragazzi, "tranqui", questa è una botta sicura, un film di avventura
basta che non ci perdiamo
Tomas addocchia la cartina poi dice
"Vorrei un paio di stivali proprio come quelli di John Wayne"
Rotta per le stanze vuote
stiamo volando da Dio
Rotta per le stanze vuote
e siamo già là con la testa
E le troveremo già sulla porta e poi
con il tacco alto e la gonna corta e noi
con tutta la mia collezione di dischi cacciata dietro
e una cicatrice di dieci centimetri sopra l’occhio destro
le faremo ballare per tutta la notte
Alessandro addocchia la cartina poi dice
"Da qualche parte nel mondo c’è un uomo
che riesce a sollevare altri quattro uomini
per un totale di 340 chili
mentre pedala su una bicicletta ad una sola ruota"
Te l’ho detto dovevamo mettere la freccia
prendere una direzione, un’uscita qualsiasi
lo sapevo che sarebbe finita così
siamo teste di cazzo noi!
Era una piazza o aperta campagna?
Basta uscire più di dieci chilometri (Alessandro trasforma i chilometri in metri) che noi stronzi ci perdiamo
Io so che in certi casi é meglio non fare troppi movimenti
Mia madre addocchia la cartina poi dice
"Senti Mimì, non è ora che torni a casa e ti trovi un lavoro serio,
dico io"
Rotta per le stanze vuote
ci stiam perdendo da Dio
Rotta per le stanze vuote
e stiamo uscendo di testa
non le troveremo più sulla porta e poi
niente tacco alto né gonna corta e noi
con qualcosa appiccicato sulle pareti della gola
ci faremo menate per tutta la notte sui viaggi nello spazio.
Il nostro vagare alla ricerca di non so che
mi ricorda qualcosa di già visto
qualcosa di ridicolo e deprimente
Con le facce tese tutti incazzati neri
e con le pive nel sacco
persi in queste strade che viste dall’alto sembrano sentieri
con questi rami che crescono senza un dio
stanotte niente di fatto
avvistiamo da lontano la tangenziale
ci sarà il quartiere iraniano là
appena entrati nella biblioteca comunale come per magia
ecco appare il Corriere Della Sera della settimana precedente.
Cappa addocchia la cartina poi dice
"Oggi ho avuto ancora il turno con quella stronza di Maria"
Rotta per le stanze vuote
ci siam fottuti da Dio
Rotta per le stanze vuote
però che notte diversa
tutti con tacco alto e gonna corta noi
senza birra e Camogli noi
quattro deficienti a fare cazzate con le tracce di eyeliner da troia sugli occhi
come non succedeva da un pacco di tempo
Mirko addocchia la cartina poi dice
"Chiudiamo dentro scatole fidanzate troie e mogli. Restano quattro deficienti"
Rotta per le stanze vuote
ma chi ci caga per Dio
Rotta per le stanze vuote
Quante notti vorrei prendere un volo e andarmene via
stanotte non l’abbiam persa
tutti con in mano birra analcolica e Caballero noi
senza peli di cazzo né portafogli
a fare cazzate come come mettere scatole in certi scaffali
o mettere etichette sopra barattoli di latta
come non succedeva da un pacco di tempo
Quanti giorni passati a fissare il cielo, a ridere ubriachi,
a mettere le mani fino ai polsi nel fango
per ripartire diretti
non so dove
non so dove
Bencivenni addocchia la cartina poi dice
"Ora non posso guardare! Ora non posso più guardare!"
Rotta per le stanze vuote
ci siam fottuti da Dio
Rotta per le stanze vuote
E’ lì che vorrei essere

venerdì, 12/12/2008

Moccia is a deal breaker?

di

Un interessante articolo del NY Times analizza il rapporto tra gusti letterari e compatibilità di coppia. Insomma i gusti letterari dell’altra persona che cosa ci suggeriscono? Dobbiamo dare retta a quello che ci dicono? E sino a che punto? L’argomento esiste da sempre, ma nell’era dei profili Facebook e aNobii è più che mai attuale. La tesi di base sarebbe che

reading habits can be a rough indicator of other qualities. “It tells something about … their level of intellectual curiosity, what their style is,” Fels said. “It speaks to class, educational level. [#]

Il discorso ovviamente può estendersi ai gusti in campi estranei alla letteratura e a rapporti esterni alla coppia come quelli amicali. Mi viene in mente un vecchio post in cui si affermava che

chi adora Belle & Sebastian può anche essere un pessimo essere umano e un vero pezzo di merda, però è un’ipotesi tutto sommato improbabile, alla fine [#]

Gli interrogativi che la lettura ha sollevato sono diversi.
– Il meccanismo agisce soprattutto verso il basso? Cioè, e più forte la delusione nel vedere che l’altra persona ha un gusto di merda o l’esaltazione nel vedere che ne ha uno sublime (vale a dire uguale al nostro)?
– Agisce anche per prodotti controversi ma comunque di un certo livello (mi viene in mente Into the Wild) ovvero solo se si tratta di estremi, verso l’alto e il basso?
– É vero che, come si sostiene nell’articolo, i maschi, anche in quanto asseritamente molto meno appassionati di letteratura (o dovrei dire “lettura” tout court?) rispetto alle donne, a differenza di queste non sbatterebbero mai fuori dal letto una figona solo perché è un’ignorante o non ha i loro stessi gusti letterari? siamo sicuri che la lasciano in pace nel letto perché più inclini al compromesso in campo letterario? ma scusate, una figona nel letto non è forse circostanza molto letteraria? noi uomini mica “giudichiamo un libro dalla copertina”, ma vogliamo vedere cosa c’è sotto. Qua mi sono un po’ perso nella disperata difesa del maschio, perdonate la deformazione professionale. Dicevamo.
– Che succede, oh donna, se ti arriva uno con libro di Cassano?
Passando alle esperienze personali, a me è successo di sentire chiaramente un suono di campane nella testa accompagnato da un’esaltazione subitanea allorché una ragazza, la sera in cui assieme ad altri ci siamo conosciuti, affermò che le piaceva molto Un Certo Autore, e ciò prima che io lo tirassi fuori (il fatto che piace anche a me). Le dissi che dovevamo assolutamente sposarci subito e le chiesi se aveva appuntamenti per il giorno dopo che avrei se del caso prenotato in comune. Ci mettemmo insieme infatti! Che bello. Peccato che, tempo sei mesi, e mi fece soffrire come un cane. E chi si fida più?
Ma anche buoni gusti possono essere indicatori negativi se ostentati per tirarsela.
Una volta mi capitò di andare a un incontro con delle persone conosciute da pochissimo, di cui una si presentò, a prendere me ed altri in una stazione dei treni, con in mano una copia dell’Ulisse di Joyce spiegazzata al punto giusto tanto quanto i jeans slavati: si rivelò essere una delle persone più presuntuose che abbia conosciuto. E la versione del libro non era nemmeno in inglese. E poi che cazzo leggi se sei in compagnia di altri? Leggi l’Ulisse appena hai tre minuti liberi quando chi è con te è andato alla toilette? Quanto ci avrai capito, eh? Cavolo, qua ci sarebbe da fidarsi però.
Che i gusti culturali facciano colpo comunque lo dimostra il fatto che a tutti prima o poi è capitato di predisporre la propria casa ad hoc, coi libri i dischi e i dvd riesumati dalle loro scatole per essere piazzati in punti strategici, comodino in primis. Come non immedesimarsi davanti a una scena come questa?
Al momento però io sto a posto: prima di andare a letto leggo un libro in inglese di Roth, e la stessa identica cosa, a fianco a me, fa la mia fidanzata. Sembriamo uno scherzo, una scena di un film comico. Ma se una sera si presenta con Altro Certo Autore le propongo di sposarci. Ecco, magari non per il giorno dopo, stavolta.

venerdì, 12/12/2008

Mai più senza

Il lancia-aeroplanini-di-carta elettrico, la doccia tascabile, il water in valigia e l’e-mail di carta. Questo e altro tra i 10 absolutely useless gadgets. Li voglio, tutti.

 

venerdì, 12/12/2008

Finiranno così

[da MBV, in occasione del lancio del videogioco natalizio di Sufjan Stevens]

 

 

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giovedì, 11/12/2008

These Little Boots are made for walking

E’ probabile che abbiate già incrociato il nome di Little Boots, anche se non lo sapete.

 

Qualcuno l’ha conosciuta con le sue prime canzoni, qualcuno ne ha ammirato il canale YouTube pieno di versioni live fatte in casa, qualcuno ha letto il suo nome per la prima volta tra i 50 della Cool List 2008 di NME.

A me, come a molti, sono piaciute soprattutto le sue curiose e adorabili versioni di due dei singoli dell’anno (Time to pretend degli MGMT e Ready for the floor degli Hot Chip) suonate con il curioso e adorabile Tenori-on (un incrocio tra una tastiera Casio e un Sapientino), e spero che anche le sue canzoni passino presto da innocuo elettro-pop a piccole perle di bassa fedeltà fatte in casa.

Guardate i video e capirete cosa intendo. E innamoratevi, anche.

 

 

 

 

Little Boots – Stuck on repeat (ZShare MP3)

 

mercoledì, 10/12/2008

Nel Pd c’è una questione morale. Vero: è a terra.

Scoperto il mistero della (perenne) crisi del Partito Democratico (ci voleva tanto, direte voi): senza parole

[recuperato la settimana scorsa da Blob e messo online da Dr. Shoum]

 

 

[il titolo del post invece viene da Spinoza]

 

martedì, 09/12/2008

Leaving New York (alive blogging)

di

 

10 novembre 2008, 10.45 am
New York City, Casa.
Sento un rumore di là e mi alzo dal letto. E’ il mio primo giorno di non-lavoro. In soggiorno, in piedi su una sedia, c’è un uomo anziano che sta facendo un buco nel mio soffitto. Ha gli stessi capelli di "Doc" Brown in Ritorno al Futuro. Mi dice Buongiorno. Io, assonnato e in mutande, gli dico Buongiorno. Mi dice che Mr. J., il padrone di casa, gli ha dato le chiavi. Deve migliorare l’illuminazione dell’appartamento. Io lascio NY tra due settimane, gli dico. Per tornare in Italia. Mi dice, come tutti, che adora l’Italia. Mi dice che è stato a Roma e a Livorno. Mi dice, smanettando con un cacciavite, che è un grande appassionato di Modigliani. E Livorno è la sua città natale, sai, la città natale di Modigliani, sono andato a visitarla. Faccio di sì con la testa. Per me Modigliani potrebbe essere nato ovunque. Vado in bagno. Appena "Doc" finisce il suo lavoro, sul soffitto ci sono quattro enormi plafoniere che contengono tre lampadine ciascuna, per un totale di dodici lampadine da 100 watt. Faccio clic con l’interruttore e la stanzetta s’accende come un tavolo operatorio. Rispengo.


11 novembre, 11.20pm, Online
La Repubblica: "Berlusconi a Villa Madama con Lula: In prima fila i Brasiliani del Milan. Gli ho fatto questa sorpresa perché sa tutto di calcio, questi campioni maestri di vita"


12 novembre, mattino, Casa.
Suonano al citofono. Schiaccio il pulsante Talk per chiedere chi è alla porta. Poi, con una mossa svelta frutto di un anno di pratica, schiaccio il pulsante Listen per ascoltare la risposta prima che il tizio abbia finito di darmela. Appunti per un Saggio sulle Piccole Invenzioni già Usate Altrove che Migliorerebbero la Vita dei Newyorkesi dopo il Bidet: 1) I citofoni in cui si può parlare e ascoltare contemporaneamente; 2) I cassonetti della spazzatura per strada; 3) Le serrande per far buio in camera.

12 novembre, subito dopo, Casa.
Mr. J., il padrone di casa, fa vedere l’appartamento a un tizio con un foulard tutto intorno alla testa e poi il cappuccio della felpa sopra il foulard. Ispezionano entrambi il mio caos. Borbotto, come al solito, che pure i mobili sono in vendita. Il tizio col foulard dice Ho troppi mobili io.

12 novembre, pomeriggio, Casa
La Repubblica: "Intervista a Berlusconi. La battuta su Obama? "Lui stesso si è fatto una risata"

13 novembre, 11am, Casa
Bussano alla porta. C’è un tipo sui cinquanta coi capelli come "Doc" Brown, pure lui. Ma ha degli occhialoni da vista enormi. Dice di essere l’imbianchino. Si guarda intorno facendo misteriosi calcoli a mente. Mi chiede quando lascio l’appartamento.

13 novembre, 8pm, online
La Repubblica: "Quella pantera? Un gatto o un cane" Gli zoologi spiegano gli avvistamenti.

14 novembre, pomeriggio, ‘Snice
Faccio una riga su un’altra voce del mio foglietto giallo: "Scambiare in banconote le monetine dentro la scodella". Mancano solo altre 12 voci. Staccare Internet. Chiudere il contratto del telefonino. Chiudere il contratto di luce e gas. Liberarsi dei mobili ikea del soggiorno. Comprare un’altra valigia. Spedirsi le spade giapponesi a Milano.

15 novembre, 1.30am, Don Hill
A mettere i dischi c’è Michael T., "madre" di Motherfucker, uno dei più importanti party newyorkesi del decennio, per sei notti all’anno, per sette anni e mezzo, fino allo scorso dicembre. Sugli schermi tv sopra al bancone c’è Carrie di De Palma. Finito Carrie, c’è un porno alternato a Ritorno al Futuro. Guardo un pezzo del film assieme all’unico altro Autore di Inkiostro presente nel locale. C’è il futuro padre di Michael J. Fox che apre la macchina in cui Beef sta cercando di approfittare della futura madre di Michael J. Fox. Ci guardiamo e diciamo all’unisono "Ehi tu porco, levale le mani di dosso". Negli anni 80 non c’erano i dvd in lingua originale.

15 novembre, 3.30am, Don Hill
Spaventato soprattutto dalla presenza di un muscoloso Dominatore di un metro e novanta in tutino attillato trasparente e maschera di pelle nera ispirata a uno dei cattivi dell’Uomo Tigre, il suddetto amico italiano lascia il locale, lasciandomi l’unico Autore di Inkiostro presente al Don Hill. Nel frattempo, sul palco, comincia l’Infamous Hot Body Contest, condotto da Michael T. in persona. Il concorso funziona così: i concorrenti si presentano sul palco e il pubblico esprime l’impietoso giudizio con applausi e fischi (i fischi sono bene, i buuuh sono male – ma sono vietati dalle regole della buona educazione e dalle raccomandazioni di Michael T.). Oltre al Dominatore, al Panzone coi Baffi e all’Uomo che Vorrebbe Essere Matthew McConaughey, salgono sul palco anche la Biondina Trasgressiva, la Tizia Single del Secondo Piano, il Fratello Panzone di Becca Moody (forse Becca ha il cognome della madre però) e – soprattutto – l’Asiatica. Mando subito un sms al sopracitato Altro Autore di Inkiostro che aveva irresponsabilmente sottovalutato lo spessore critico dell’evento pop che stava per compiersi su quel palco ("Vedrai solo cazzi" aveva detto abbandonando il locale. "L’asiatica figa partecipa al contest" gli scrivo io baldanzoso) e decido di supportare incondizionatamente l’Asiatica durante tutte le fasi dell’Infamous Hot Body Contest. Che sono precisamente tre. Nella prima, i concorrenti si presentano al pubblico. Nella seconda, i più applauditi cominciano a togliersi via i vestiti. Nella terza e ultima, i finalisti, nudi come li ha fatti mamma, si contendono l’ambito premio di cento dollari (e, soprattutto, la gloria). I primi ad essere eliminati sono il Dominatore e lo pseudo McConaughey. Poi cadono anche il Panzone coi Baffi e la Tizia qualunque. Al momento clou, tuttavia, succede l’impensabile. L’Asiatica, indubbia favorita, capisce che tocca spogliarsi davvero e, vinta dalla timidezza, decide di abbandonare il concorso. Nonostante le doti oggettive della Biondina, i cento dollari se li vince il Fratello Panzone di Becca Moody.

15 novembre, online
La Repubblica: "Ecco le barbe più famose della storia Vince Karl Marx, Gesù al quarto posto".

 

16 novembre, 10pm, Casa
Finisce la puntata di Dexter. Appunti per un Dizionario delle Metafore Pop, Volume Uno: Le Serie TV: Miguelprado: si dice di persona appiccicosa e bizzarra o di evento improbabile e fastidioso che s’inserisce in una piacevole serie (di eventi) deviandone tristemente il corso. Es.: Pensavo fosse una buona idea portare la mia ragazza al mare ma ci è capitato un miguelprado dopo l’altro (= imprevisto grottesco e/o imbarazzante).  L’altra sera a cena di Marco ti sei messo a fare il miguelprado (= inopportuno, fuori luogo in modo bizzarro). Smettila di fare il miguelprado e concentriamoci sulle cose da fare. Basso Uso: Miguelpradare, v. tr.: rovinare qcs. con fare ossessivo e bizzarro (Es.: Giuseppe mi ha miguelpradato il fine settimana). – v. intr.: agire a cazzo portando o meno il pizzetto.

17 novembre, 11am, Punto Vendita T-Mobile, 7th Ave & 14th St.
Piccoli suggerimenti su come interrompere dopo 13 mesi un contratto telefonico di 2 anni senza pagare la penale. 1. Scegliere un punto vendita che ha una commessa ispanica con una situazione sospetta agli occhi dell’Ufficio Immigrazione. 2. Aspettare che faccia casini a lavoro, la licenzino e forse pure la rimpatrino. 3. Andare a dire al nuovo commesso (che impallidisce appena un cliente nomina la Suddetta Commessa) che ti era stato assicurato che il contratto era per un anno e non avevi firmato niente e dove diavolo è la commessa ispanica e io non avevo dato neppure il social security number!!

18 novembre, 1pm, online
La Repubblica: "Berlusconi scherza con la Merkel. Prima si nasconde, poi le fa "cucù""

19 novembre, 4pm, ‘Snice
Chiedo un refill di caffé al bancone e torno al mio tavolino. Mi guardo intorno. Il tizio accanto a me sta scrivendo una biografia o forse una tesi di laurea. I due tipi tre tavoli più in là stanno provando una parte, leggendo da un copione. La ragazza mora che beve dalla tazza fumante ha Oscar Wao tra le mani. Decido di mettere nel mio post su Inkiostro anche i messaggi che mi invia Badoo quando decido di cancellare l’account – sono divertenti, dai. I miei post sono sempre lunghissimi.

20 novembre, 10.30am, Casa
La ragazza che Mr. J. ha portato oggi fa più domande degli altri. Il letto che ho messo in camera è un full o un queen? La finestrella di là su cosa affaccia? (sul nulla, la mia risposta – Mr. J. mi guarda male). C’è la lavastoviglie? Mr. J. mi chiede se ho fatto il biglietto. Sì, con la Continental. Non Alitalia?, chiede lui. No, no, non è un buon momento per Alitalia: fallimento, scioperi dei lavoratori, voli cancellati. Sounds very Italian, dice lui.

20 novembre, 4pm, Telefono
Mi chiedono il motivo per cui ho deciso di interrompere i servizi di TimeWarnerCable. Dico che sto lasciando il paese.

20 novembre, 6.30pm, Casa
Il tizio più pallido dice al tizio meno pallido che forse è meglio passare il nastro adesivo tutt’intorno agli sportelli della mia credenza/libreria. Il tizio meno pallido risponde al tizio più pallido che forse è meglio, sì. Passano il nastro adesivo tutt’intorno agli sportelli della mia credenza/libreria. Poi la portano via. Metto le valigie ormai quasi piene al posto dei mobili, così, per far finta che non è tutto vuoto. Mi ascolto la musichetta della partenza dell’Incredibile Hulk.

21 novembre, 12.40pm, Internet
La Repubblica: "Criminalità, l’Italia cambia idea. Dopo un anno non fa più paura".

 

21 novembre, pomeriggio, West Village
Faccio la solita strada. Mi metto a guardare i buchi tra il giallo degli alberi. Prendo un cappuccino al caffé sull’Undicesima. Fa freddo. Spero di vedere un’altra volta ancora Julianne Moore per strada. Magari come quella volta che stava coi cani e mi si era quasi impigliato il piede in un guinzaglio. Oppure come quella volta che faceva freddo ma non tantissimo eppure Julianne Moore era tutta coperta come se nevicasse e aveva questo cappello di lana nero in testa e lì ho capito che Julianne Moore è una tipa freddolosa e sono convinto che mentre io pensavo che faceva freddo ma non tantissimo e che Julianne Moore era una tipa freddolosa proprio allora Julianne Moore mi ha guardato per qualche secondo esattamente come quella volta che attraversavo Bleecker e Julianne Moore l’attraversava nel senso opposto ed eravamo entrambi sulle strisce pedonali e le macchine erano ferme dietro la linea bianca e la luce rossa del semaforo e la gente attraversava la strada in un senso e nell’altro delle strisce pedonali e io l’attraversavo in un senso e Julianne Moore nell’altro, e forse lei tornava a casa, e Julianne Moore mi ha guardato negli occhi, sono sicuro, e mi ha guardato negli occhi per diversi secondi. Solo Julianne Moore potrebbe capirmi in questo momento.

22 novembre, 3.00am, Trash
Mi avvicino a DJ Jess che è sceso giù in pista. Tra due giorni lascio NY, gli dico. Oh no!, dice lui. Non ha la minima idea di chi io sia.

22 novembre, 4.45am, Online
La Repubblica: Addio a Forza Italia, ora c’è il Pdl Berlusconi: "Ma siamo quelli del ’94"
Il Cavaliere ripete passo passo il discorso della "discesa in campo"
"L’Italia è il paese che amo, noi baluardo di democrazia e libertà"

22 novembre, pomeriggio, Casa
Dove voglio che mi spediscano l’ultima bolletta della luce? L’operatrice mi ripete per la terza volta l’indirizzo che le ho appena dato. E’ ancora sbagliato. Sospiro. Ok. Ricominciamo. Rifaccio lo spelling. V. I. A. Le do di nuovo, lettera per lettera, il mio indirizzo di Milano. Lei lo ripete, lettera per lettera, per fugare ogni dubbio.

23 novembre, 3.55am, Annex
Il dj mette "New York, New York" per mandarci a dormire. Dovrei mettere una frasetta arguta per evitare che questo post si suicidi nel melenso. Frank saprebbe di sicuro come fare.

23 novembre, 1.30pm, Meatpacking
La mia amica C. si fa portare un succo di pomodoro, lime, sale, pepe e olio e poi passa dieci minuti a prepararsi il drink. Lo assaggio. E’ molto buono. Mi dice che è perfetto per l’hangover. Do le spade giapponesi alla mia amica S. – mi assicura che me le spedirà al più presto.

23 novembre, 8.30 al punto d’arrivo, volo New York-Milano
Mi chiedo come sarà stata la season finale di True Blood. In libreria ci sono vampiri su ogni scaffale. Twilight è al cinema. Let the right one in, un bel film svedese sui vampiri (più o meno), lo vedrò a Torino. Mi segno che dovrò fare un post su Inkiostro sul revival vampiresco. Bisognerà però metterci qualche elemento intellettual-snob sui vampiri al cinema. Mi segno di scrivere di quello splendido film di Maddin che da poco ha un’edizione italiana in dvd. L’aereo si tuffa in un mare di nuvole e nebbia. Malpensa è grigia e piovigginosa.

martedì, 09/12/2008

Economie alternative per l’industria musicale

L’industria discografica è in crisi, lo sanno tutti. Sono anni che il mercato musicale cerca disperatamente di trovare rimedio all’emorragia finanziaria che l’ha colpito ultimamente, di solito combattendo crociate inutili contro la diffusione dei file in rete o rendendo i cd copy-protected in modo che le copie originali finiscono per funzionare ancora peggio delle versioni piratate.

 

Nell’ultima settimana, però, sono spuntate fuori un paio di soluzioni decisamente più creative. La Ashtmatic Kitty (etichetta di Sufjan Stevens) ha lanciato un’iniziativa bizzarra: per un numero limitato di ore, ogni nuovo cd avrà un prezzo particolare, basato sul voto ottenuto dal disco nella recensione di Pitchfork (più alto il voto, più alto il prezzo).

Ecco la spiegazione dettagliata.

The record industry has reeled in the wake of Radiohead’s decision to sell their album at a price determined by the consumer. Likewise, we here at Asthmatic Kitty have also had many internal discussions on pricing and value. How much is our artists’ music worth anyway? Who gets to determine that?

Sure, there’s been a lot of focus on you, the people who buy the music. But while we were reading Pitchfork’s review of Grampall Jookabox’s new album, Ropechain, we started to wonder: who’s thinking about the music critics here? Everyone is looking to the consumer for guidance on pricing in an Internet-driven world, but don’t music reviewers deserve some attention?

Today we are officially experimenting with what we call the Critic-Based Pricing Structure. Instead of selling Ropechain for our standard $10, or letting consumers pick their own price, we have let Pitchfork determine the price. Pitchfork gave Ropechain a 5.4. So, for the next 54 hours, Grampall Jookabox’s Ropechain album is available for just $5.40 (+S&H). That’s right, $5.40. Be part of this experiment by buying it. [#]

Io ho l’impressione che ci stiano un po’ prendendo tutti per il culo (voi che dite?), ma invece magari no, è un’idea geniale e oltre all’ovvia pubblicità iniziale per la sua bizzarria, funzionerà benissimo aumentando i guadagni dell’etichetta.

 

Anche perchè là fuori c’è anche chi ha idee ancora più assurde. Come quelli di Bopaboo, il mercatino online degli MP3 usati

Q. What is bopaboo?

bopaboo is an online marketplace that allows you to legally transfer and resale digital music. Unlike, peer-to-peer file networks – bopaboo never creates duplicates of your music.

Q. Why bopaboo?

bopaboo was founded as a legal secondary marketplace to enable consumers to have the ability to resale their previously purchased music. With bopaboo, you now can upload and sell your unwanted music and buy your favorite artist music from other consumers just like you. [#]

 

La domanda sorge spontanea: Ma questa cosa è legale? Che significato ha sostenere che Bopaboo non crea duplicati dei file, contando che la cosa è virtualmente inverificabile, e comunque tecnologicamente priva di senso?

Se l’è chiesto anche l’avvocato di Idolator, e il succo della sua dissertazione in aglo-legalese infatti è "non ha senso". Ovvero: questa iniziativa ha i giorni contati. Però è una bella idea, no? Chissà che a forza di pensarne di così strambe un giorno a qualcuno non venga in mente la soluzione per evitare il definitivo collasso del sistema che altrimenti -dicono- è solo questione di qualche anno…

 

 

Soudrtrack di indie-pop borghese:

The Submarines – You, Me & the Bourgeoisie (ZShare MP3)

 

lunedì, 08/12/2008

FaceCool

Non essendo un suo lettore abituale mi era sfuggito, e dal suo mostruoso sito era ovviamente impossibile dudurlo: da un po’ L’Unità, come parte del suo rilancio sotto la guida di Renato Soru (come editore) e Concita De Gregorio (come direttore), ha lanciato EMME, l’inserto satirico del lunedì diretto da Sergio Staino che tenta di rinverdire i fasti del leggendario Cuore.

 

La copia di oggi mi è capitata tra le mani e ne sono rimasto favorevolmente colpito; ora non posso esimermi dal riportarvi qui la rubrica FaceCool, che presenta nientemeno che il profilo Facebook di Joseph Ratzinger.

Cliccate sull’immagine per vederla intera e ingrandita (e scusate per la pessima qualità, non avevo uno scanner a portata e l’ho fotografata al volo con la digitale).

 

sabato, 06/12/2008

Una storia blu

Questa è una storia fatta di fili sottili di trama blu. Che sono luce che filtra ombrosa dalla finestra semichiusa, sono facce di ragazzi, sono la nebbia impalpabile del porto di ancona, e poi ancora i binari della cupa e vegliarda stazione di bologna, sono quella voglia di stare a dormire sotto le coperte blu. Per malattia, certo, non altro.
"E se il cuore sta bene
sarà sicuramente qualcos’altro a non andare."
Il libro inizia dalla sua copertina.
Lucidata uv. Vuol dire che qualcuno ha deciso di tirare a lucido minuscole parti dell’immagine di copertina, per dare loro rilievo. Qui la decisione è tutta logica, eppure impazzita, floreale. Qui la lucidatura disegna gigli. O forse sono fiori che crescono solo sott’acqua, contorsioni subacquee che ti fanno passare il dito su tutto quel blu a rilievo. E poi ci sono i fili.
Mentre leggevo, mi veniva in mente il tempo in cui si facevano telefonate, la cornetta appoggiata sulla spalla, il filo che si perdeva in un’intrinseca dinamica di muro, la mano che mentre si parlava disegnava veloce con una bic (blu) qualcosa su un bloc notes cui la mamma attribuiva previdenza di appunto ma che a lungo andare rivelava il suo inevitabile status di Oggetto Più Inutile Del Mondo.
Ecco. I fili che si disegnavano, tutti così paralleli, tutti così provenienti da una bic blu. Quelli che noi non sapevamo fare, qui ci sono, fatti bene, fatti giusti, fatti che ti incanti a ogni tavola a contarli, quasi.
Poi ci sono tavole bianche, perché sono le tavole del dolore. E di dolore ce n’è tantissimo, in questo fumetto.
"Cercai di riemergere in superficie senza toccare il fondo
come una sensazione di soffocamento"
La storia è una storia fatta su un filo solo. Una ragazza, con un male di vivere. Non è la solita storia da giovani, per giovani. Non è il solito scontorno di trentenni ammuffiti sui banchi delle medie e violentati dal lavoro in un call center. E’ una storia blu. Fatta di fili, come quei diagrammi cartesiani che se da bambino collegavi i numeri alle lettere veniva fuori qualcosa che non ti aspettavi.

 

Domenica l’autore di Quando tutto diventò blu, Alessandro Baronciani, sarà alla Feltrinelli Village di Parma, a presentare il suo ultimo libro. H. 17.00. Presenta gradoZero. partecipa Sergio Rossi.
Non mancate.

 

venerdì, 05/12/2008

I don’t wanna hear you play guitar

Non è che io abbia niente contro le chitarre, anzi. Però, ogni tanto, non è bello ascoltare anche un po’ di musica suonata (senza laptop o piatti) che riesca ad essere clamorosamente rock -a tratti punk- senza fare uso di una sei corde?

 

Dei Don Turbolento e della loro soprendente proposta a base di synth e batteria, come qualcuno ricorderà, ho già parlato un paio di volte più di un anno fa, sulla scorta del loro sorprendente EP di esordio e di uno dei loro spettacolari live set. Nel mentre il duo bresciano ha pubblicato un LP omonimo che da queste parti è stato in heavy rotation per mesi, e poi abbondantemente passato sulle frequenze di Radio Città Fujiko e diventato ormai un appuntamento fisso sul dancefloor del Covo (di solito con la mia favorita, Take it up). Arrivato ormai in periodo di classifiche di fine anno, non posso non dare lo spazio che si meritano ai dischi che nei mesi hanno abbondantemente tenuto banco sul lettore ma, tra una cosa e l’altra, sono ahimè sfuggiti a queste pagine.

 

Uno spazio per cui in questo caso parlano le fantasiose soluzioni musicali trovate dalla band per tirare fuori dalla formula a due una varietà di sfumature di sorprendente freschezza. Tanto negli episodi più classicamente punk-funk (Spend the night on the floor) quanto nell’apocalittica cassa dritta a 8 bit di Jingo & Nina, tanto nei pezzi più atmosferici e spaziali (Snapshots) quanto nel pop cadenzato del manifesto IDWHYP Guitar e nell’acidissima e assai riuscita cover del classicone I wanna be your dog. Se fossero di Brooklyn sarebbero di certo già un piccolo fenomeno della scena indipendente mondiale; da noi non hanno ancora attirato l’attenzione che meritano, anche se il nuovo disco, in uscita a Gennaio, potrebbe cambiare le carte in tavola. Sempre senza chitarre.

 

[stasera i Don Turbolento suonano al Covo di Bologna. Indovinate un po’ chi sarà in prima fila a ballare]

 

Don Turbolento – IDWHYP Guitar (MP3)

Don Turbolento – Take it up (MP3) 

 

giovedì, 04/12/2008

Pronti al POWERAGE

di

Avevo 15 anni.
Andavo due/tre volte la settimana a sfogliare e risfogliare gli scaffali del principale negozio di dischi della mia città.
Guardavo Videomusic.
Non compravo riviste.
Avevo una rarissima cassetta da 120 minuti – di quelle dannose per lo stereo perché troppo dure.
Avevo un timer impostato sullo stereo, tutte le domeniche alla stessa ora.
In qualunque posto fossi in quel momento (ma spesso ero prontissimo a casa), alle ore 20 scattava a registrare.
Registrava "Rock Hits", il riassunto settimanale del meglio del rock contemporaneo, condotto da Nikki su Radio Deejay.
L’ho fatto per circa due/tre anni filati, prima che Kurt Cobain rovinasse tutto – ma anche un po’ durante.
Insomma, Nikki è responsabile diretto di una buona metà della mia collezione di dischi.
Cito alcuni tra i gruppi meno banali: Mr. Big, Tesla, Warrant, Saigon Kick, Slaughter, Damn Yankees, Thunder, Winger, Firehouse.
Perché quando avevo 15 anni, il mio equivalente di "indie" era conoscere gruppi hard rock che nessun altro metallaro del quartiere conosceva.
E Nikki era il mio dealer. Il mio John Peel.
Quando a fine anno faceva lo specialone top 20, io ce li avevo TUTTI.
Ma voi indie-snob vi ricorderete di lui principalmente perché Nikki fu la Patti Smith a cui Springsteen/Max Pezzali regalò la sua "Because The Night"/"L’ultimo bicchiere" (oddio… questa per ora la lascio, ma se me lo chiedete l’ho scritta da sbronzo).

Fast-forward.
5 dicembre 2005.
Verso le 11 sono alla sede di Scienze della Comunicazione in via Azzo Gardino a Bologna a discutere la mia tesi di laurea sul bastard pop.
Alle 18 sono a Milano, a partecipare a un improbabile torneo promozionale di calcetto a quattro squadre.
Partecipano infatti: una selezione Rockstar/Rocksound; una selezione bloggers/varie (tra cui il sottoscritto); una selezione Radio Deejay capitanata da Nikki; gli Arctic Monkeys in persona, il cui primo album uscirà di lì a pochissimo.
Sì insomma, come avete capito l’evento è nel pre-partita: il cerchio si chiude, finalmente incontro Nikki.
Alla presenza degli immancabili paparazzi gli stringo la mano, "mi dichiaro", e in mancanza d’altro gli faccio firmare "F.U.C.K." dei Van Halen, sapendo che comunque erano il suo gruppo preferito e che quello era l’album uscito quando iniziai ad ascoltarlo in radio.
È decisamente uno di quei giorni che godranno di ampio spazio nella mia futura autobiografia.

Ri-fast-forward.
Il caro Girolami Andrea, che era presente a quello storico incontro, sa che non esiste persona più preparata di me a presentare il seguente filmato.
Si tratta del nuovo episodio di Pronti al Peggio, pregevole video-iniziativa da lui ideata e realizzata in collaborazione con IRagazzidellaprateria e Vitaminic, con l’obiettivo di mostrare angoli inediti sulla scena musicale italiana.
Il protagonista di questo numero, alle prese con un indegno test "iPod Casino" sulla sua indiscutibile cultura musicale, è appunto Nikki.

Oh, che vi aspettavate?
Sa quelle che deve sapere.
E non sa quelle che non ha bisogno di sapere (e qualcuna la sa lo stesso).
E confondersi su un proprio pezzo… beh, quella è la classe dei Grandissimi.

P.S.: lo stereo funziona ancora.

mercoledì, 03/12/2008

Storia di un cantautore un po’ sfigato

James Yuill è un cantautore talmente sfigato che la sua voce su wikipedia ha solo un paio di righe.

«James Yuill è un musicista folktronico inglese che viene da Londra, e che incide dischi per la Moshi Moshi» [#

Esauriente, non c’è che dire. Eppure Yuill è di Londra, terra nota per celebrare ogni promessa musicale come la next big thing ancora prima che questa abbia pubblicato alcunchè. Per giunta è arrivato già al secondo disco -uscito già da un paio di mesi- e online le recensioni (tutte assai favorevoli) si contano sulle dita di una mano.

 

Se lo merita? Direi di no.

Certo, Yuill si muove in un terreno già abbondantemente battuto (che ha come estremi da un lato i Tunng e i Mùm più pop, e dall’altro Styrofoam e i Postal Service), e lo fa con un’estetica da cameretta (cfr. l’immagine qui di lato, che viene dal suo sito ufficiale) ormai abusatissima. Eppure la sua è una proposta di ottimo valore, e il suo recente disco Turning down water for air è una delle cose che recentemente si è fatta più apprezzare da questo lato degli auricolari, grazie alla scrittura classica ma non scontata e alla produzione curata ma non patinata. Ma soprattutto grazie al pezzo migliore del lotto, quella No pins allowed che tocca le stesse alte vette da instant classic dei migliori Postal Service, mancando solo di poco la destinazione indie-dancefloor che pure gli sarebbe propria. Sempre la sfiga del suo autore, probabilmente.

 

 

James Yuill – No pins allowed (MP3)

 

 

martedì, 02/12/2008

Un deciso passo avanti per l’umanità tutta

Il tizio qui sotto ha creato un theremin usando un computer, un sintetizzatore e il telecomando della wii. I guanti neri in tessuto pile servono semplicemente a dare un tocco di classe al tutto, secondo me.

Domanda: si può essere più geek di così?

Risposta: si, si può utilizzarlo per suonare la sigla di Star Trek.

lunedì, 01/12/2008

The Simpsons think different

Chi l’avrebbe mai detto? Nella puntata trasmessa lo scorso 30 Novembre negli Stati Uniti i Simpson in persona si prendono gioco della Apple, esprimendo qualche dubbio su che cosa significhi in realtà "pensarla diversamente".

Nel centro commerciale di Spriengfield ha aperto un nuovo Mapple Store e i Simpson fanno visita al negozio. Lisa desidera ardentemente un Mipod, ma dovrà pagare il suo sogno a caro prezzo…

Lisa (rivolta alla cassiera):
I can’t afford any of your products but…can I buy some fake white earbuds so people will think I have a MiPod?

lunedì, 01/12/2008

Monday joking

Oggi è il primo Dicembre e non il primo Aprile, ma il lunedì è un brutto giorno per tutti e probabilmente ha bisogno di essere rallegrato. Top 10 harmless geek pranks elenca dieci scherzi tecnologici da fare a casa o in ufficio per farvi 4 risate alla faccia delle ignare vittime. Alcuni trucchi sono vecchi (il #10, quello dello screensaver con lo schermo blu di Windows, ad esempio) mentre altri sono brillanti (come il #9, la sostituzione dello sfondo del desktop con uno screenshot, con tanto di icone e taskbar nascoste), e il risultato è assicurato. Se li mettete in atto, poi fateci sapere com’è andata…

 

venerdì, 28/11/2008

Libreria infinita per biblioteche infinite

Inkiostro ormai mi odia, perchè lo batto sempre sul tempo con le librerie: Infinity Bookshelf, evidentemente ispirata al simbolo (∞) dell’infinito, è comoda e adatta anche ai più piccoli monolocali. Evidente, no?

 

giovedì, 27/11/2008

In cucina con Cat Power

Chan Marshall, meglio nota come Cat Power, cucina le patate dolci al forno, ospite in video su Oh-Audrey.com (una specie di Antonella Clerici del web). Se vi interessa, la ricetta è anche in versione testuale. (via)

[evitiamo gli ovvi commenti sull’inarrestabile imborghesimento della cara Chan. Ormai è cosa nota. E un po’ triste]

 

 

Lettura consigliata:

Kara Zuaro – I like food, food tastes good

Musica e cucina: l’abbinata è vincente. In questo libro più di 100 musicisti indipendenti segnalano e spiegano la loro ricetta, dai Kings of Convenience ai Death Cab for Cutie, dagli Okkervil River agli Interpol, dai Violent Femmes ai Descendents (da un cui verso prende titolo il libro). Comprato a NYC mesi fa, testato e approvato. Curioso, e pure utile.

 

Lettura sconsigliata:

Alex Kapranos – Rock Restaurant

Come ho scritto su Anobii: «Canti bene e magari sei anche un bravo cuoco, ma come scrittore lasciamo perdere». Il leader dei Franz Ferdinand -ex cuoco- racconta il cibo e i ristoranti dal mondo visti durante i suoi tour con la band. Poche idee, poco originali, e espresse in modo per nulla memorabile. Passate oltre.

 

 

Soundtrack dai bei tempi che furono:

Cat Power – Wonderwall (Oasis cover) (MP3)

 

mercoledì, 26/11/2008

Young Hearts run free

di

Se saltando da un blog all’altro si entra nel giro dei giovani illustratori americani il rischio è quello di non uscirne più. Tanta è la ricchezza espressiva che l’effetto è simile a quello che può capitarvi quando entrate per la prima volta in un negozio di fumetti a Parigi, per intendersi. Non si sa davvero dove guardare. Sono artisti diversissimi sia per tecnica che per stile. Una cosa è: certa questi ragazzi non hanno timore di osare. La cosa più sorprendente è che ognuno di loro abbia già uno stile così personale, definito e inconfondibile.


Joshua Middleton

Joshua Middleton è un fumettista che ha lavorato sia per la DC Comics che per la Marvel. E’ diventato celebre soprattutto per le sue copertine. I supereroi che lui disegna non sono più le proiezioni utopistiche di adolescenti imbranati, personaggi tormentati e a volte insicuri. Con la fluidità dei movimenti, la brillantezza del colore, Middleton esprime la sfrontatezza e l’arroganza di una generazione (quella dei giovani americani di classe medio-alta)  che può permettersi davvero tutto senza preoccuparsi di quello che capita nel resto del mondo.

Owen Freeman

Chinatown, illustration proposal based on unsolved crimes in Los Angeles.

Owen Freeman è un artista che trae la sua ispirazione dagli articoli di cronaca di cui deve realizzare le illustrazioni. Questa necessaria aderenza con la realtà, rende le sue opere ancora più interessanti perché non si limitano ad una semplice trasposizione grafica di quello che è successo, ma riescono a darne una precisa interpretazione. La cupezza degli scenari disegnati da Freeman mi ricordano il fumettista italiano Corrado Roi che negli anni novanta ha disegnato alcuni indimenticabili numeri di Dylan Dog. Mi colpiva soprattutto la violenza che riusciva ad evocare con il suo tratto spezzato. La stessa atmosfera sospesa e il senso di minaccia imminente potrete ritrovarle nelle vignette di Freeman.

Clapped, interpretation based on a collection of articles on killings in self-defense.

Celia Calle

Celia Calle è una illustratrice che ha iniziato realizzando poster per Jean-Paul Gaultier, Calvin Klein Collection, Tommy Hilfiger. I suoi interessi sono dunque orientati verso un mondo assolutamente femminile: la moda. Il suo stile ricorda infatti la tipica attività dei grandi stilisti di disegnare modellini con donne dalle proporzioni innaturalmente allungate. Per fortuna però non si ferma a questo e l’ironia che mette in ogni illustrazione fa sorridere e riflettere sulle dinamiche nei rapporti uomo-donna negli anni 2000, soprattutto per quanto riguarda i suoi disegni per la miniserie della DC Comics “American Virgin”.