lunedì, 12/01/2009

Più ciccia, meno social networking

Probabilmente l’avrete già letto: come (riuscita) mossa promozionale, Burger King ha lanciato Whooper sacrifice, l’offerta diretta agli utenti di Facebook che regala un hamburger Whopper in cambio della cancellazione di 10 amici. L’offerta è valida solo in USA, e funziona grazie all’apposita Facebook App, al grido di «Friendship is strong but the whopper is stronger». Qui l’articolo di Adweek.

 

Oltre ai commenti sull’ordinaria strategia di marketing creativo, c’è chi si è spinto oltre: in conseguenza della campagna, Kottke ha deciso di calcolare la quotazione di Facebook (in Whopper). Il calcolo si è dimostrato più complesso del previsto ma, a quanto pare di capire, il valore di Facebook calcolato attraverso i Whopper è di 1,8 miliardi di dollari.

Meno amici e più hamburger, mi sembra una bella idea.

 

venerdì, 09/01/2009

Del meglio del nostro meglio

imaidan

Aidan Moffat And The Best OfsLover’s Song

 
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giovedì, 08/01/2009

Sei anni: tutte le strade portavano qua

 

Quatto quatto, ieri l’altro questo blog ha compiuto sei anni.

 

Quando ha aperto in Italia c’erano poche centinaia di blog (ora ce ne sono quasi 3 milioni – fonte), Splinder era nato da poco, Blogspot non era ancora stato comprato da Google e WordPress non esisteva. Niente MySpace, Facebook o Twitter: il social network online era un concetto esotico e un po’ improbabile (il paragone più vicino erano i newsgroup, le mailing list oppure le chat di mIRC), e chi metteva il proprio nome e la propria faccia in rete, se non lo faceva per lavoro, era sicuramente uno sfigato. I contenuti multimediali erano i pesantissimi video in Quicktime o gli scattosi streaming di RealPlayer che ogni 3 secondi entravano in buffering; altro che YouTube. Gli MP3 già c’erano da un po’ (troppa grazia se erano a 128 Kbps, però), ma giravano per lo più sulle reti di file sharing come Napster (che però era già morto da 2 anni), Audiogalaxy (già morto pure quello), WinMX e l’inossidabile Soulseek, e sul web ancora si trovava poco o niente. L’indie era un concetto che aveva ancora un senso preciso, e Pitchfork era solo una webzine molto ben fatta (e già molto snob), che però non poteva gareggiare con la AllMusicGuide. Wikipedia aveva pochissimi contenuti in italiano. Il non plus ultra della posta online erano Yahoo e Hotmail, e in Italia Libero e Tin.It; GMail ce la sognavamo. Le serie tv le guardavamo su Italia Uno quando Mediaset si decideva, bontà sua, ad adattarle (= macellarle) e trasmetterle; l’idea di seguirle in pari con gli States come facciamo ora era pura fantascienza. Non che ci fosse chissà cosa da guardare, peraltro: c’era ancora Friends e andava forte E.R., X-files era già finito ma la new generation con House, Lost, Desperate Housewives e compagnia doveva ancora cominciare. Avere un blog era una cosa strana, e per descriverlo agli amici lo definivo come un semplice sito (non come adesso che spesso si fa il contrario); ciononostante, il blog era già morto, non ricordo cosa fosse ad averlo ucciso (certo non Tumblr, Friendfeed o il nanopublishing) ma era già spacciato e senza futuro.

 

Sei anni fa scrivevo spesso dei fatti miei (anche se non tanto spesso), poi gradualmente ho smesso perchè mi legge decisamente troppa gente, da mia mamma al fratello dell’ex ragazza di mio cugino agli sconosciuti che mi fermano al Covo o mi scrivono via mail. Poco più di sei mesi fa ho iniziato a imbarcare su queste pagine alcuni amici, vari blogger stimati, e alcuni altri loschi figuri che non ho mai incontrato di persona, e Inkiostro è diventato due punto zero. Scrivono quando gli pare e di quello che gli pare, e questa anarchia a-redazionale porta spesso a risultati che mi sorprendono e che spero che ogni tanto sorprendano un po’ anche voi. Andremo avanti altre sei giorni o altri sei anni, chi lo sa. Come recitava uno dei primi pay-off di questo blog, se non sai dove stai andando, tutte le strade portano là.

 

mercoledì, 07/01/2009

The Pink & Blue Project

di

 

JeongMee Yoon è una fotografa sud coreana che ha iniziato “The Pink and Blue Project” ispirandosi a sua figlia di 5 anni. La ricerca si interroga, com’è evidente, sul tema delle differenze di genere e del consumismo. Il monocromo delle camerette evidenzia scelte culturali e sociali che vengono compiute ancora prima che i bambini nascano e/o sviluppino una loro identità propria.
Molto interessante anche il lavoro sui luoghi di lavoro Space-Man-Space.

 

 

Voi cos’avete ricevuto a Natale?

 

mercoledì, 07/01/2009

Don’t call me hipster

[da Dieselsweeties]

martedì, 06/01/2009

8 film del 2008 che in Italia non sono usciti nel 2008

di

Alcuni stanno per uscire, altri non si sa, un paio non usciranno mai. Del resto, basta guardare il trailer italiano di Revolutionary Road subito dopo quello americano per capire immediatamente gli enormi problemi di questa nostra Patria. Ad ogni modo: vedeteli tutti.

My Winnipeg di Guy Maddin. Se non avete mai visto un film di Guy Maddin, state sbagliando. Ce n’è uno concepito come un peep show (e che in effetti è stato anche proiettato così, come un’istallazione, diviso in 10 parti da sbirciare attraverso 10 diversi buchi). Ce n’è un altro in cui Dracula ha i tratti asiatici e la storia di Bram Stoker è raccontata con un balletto. Ce n’è uno, formidabile, in cui il protagonista, che di nome fa Guy Maddin e di lavoro fa il pittore, ricorda l’infanzia su un’isoletta sperduta con una madre oppressiva che spia i figli con un cannocchiale dalla cima di un faro e un padre scienziato che ha scoperto il segreto dell’eterna giovinezza. E tutti questi film sembrano come dei film di un secolo fa, spesso sono muti o quasi, coi cartelli al posto dei dialoghi, con la pellicola che salta e l’emulsione rovinata e gli attori che recitano iperespressivi. My Winnipeg è l’ultimo film di Maddin e, in assoluto, uno dei migliori film del 2008. Tutto nasce da un documentario che Maddin dovrebbe girare su Winnipeg, sua città natale nonché luogo mitico di più di una sua opera. Il fatto è, però, che My Winnipeg è solo in parte un documentario. Ci sono teste di cavallo congelate, Madri Mitologiche, viaggi interiori, visioni surreali e, soprattutto, il tentativo del protagonista (che si chiama Guy Maddin) di risolvere alcuni nodi della sua infanzia proponendo alla madre (interpretata da una splendida Ann Savage) di mettere in scena e filmare alcuni ricordi traumatici. C’è il dvd regione 2 a 13 sterline. Vedetevelo.

The Wrestler di Darren Aronofsky. La domanda che avrei voluto fare ad Aronofsky in conferenza stampa al New York Film Festival ma che non ho avuto il tempo (o forse il coraggio) di fare è: perché? Poiché Aronofsky, lo si ami o lo si odi, ha aggressivamente portato avanti un’idea di cinema invasiva ed esagerata, sopra le righe e coraggiosa. Sfidando apertamente il fastidio più estremo (con Pi greco e Requiem for a dream) e il ridicolo (con The Fountain – L’Albero della Vita). Invece, adesso, col film che ha resuscitato il grandissimo Mickey Rourke e ha vinto il Leone d’Oro a Venezia, Aronofsky si placa, si fa da parte, racconta con misura una storia sobria e semplice e perfino banale e vista tante e tante volte. Non sappiamo perché Aronofsky abbia fatto un film così ma sappiamo che il corpo fisicissimo di Mickey Rourke, impastato dai postumi indelebili di una sbornia eterna, spazza via immediatamente qualunque dubbio residuo uno potesse avere sul fatto che le mille tiritere e le tante profezie digital-virtuali sul tramonto del corpo nel cinema postmoderno sono irrimediabilmente passé. Out-of-date. Roba degli anni novanta. I non-morti gommosi di Zemeckis (il cruciale La morte ti fa bella, A.D. 1992) dopo aver cercato la salvezza extra-corporea nei non-cartoni di Tarantino (Pulp Fiction, A.D. 1994), nella non-realtà di Weir (The Truman Show, A.D. 1998) e nella pulizia scarnificatrice dei Wachowsky Bros. (Matrix, A.D. 1999), sono venuti a pagare il loro debito karmico al cospetto del corpo faticoso e potente di Mr. Rourke. Amen. Non so se e quando uscirà in Italia. Voi vedetevelo.

Tony Manero di Pablo Larrain. Ha vinto il Torino Film Festival, dovrebbe uscire il 16 gennaio ed è bellissimo. Siamo a Santiago del Cile nel 1978. La polizia di Pinochet fa fuori gli oppositori del regime e La febbre del sabato sera arriva nelle sale. Raúl Perralta, un ballerino di periferia involuto e violento, fa di tutto per trasformarsi in una copia perfetta di Tony Manero. E ci riesce, in un certo senso. Un film durissimo e rigoroso e entusiasmante. Sarà uno dei migliori film del 2009. Sappiatelo e vedetevelo.

Lasciami entrare di Tomas Alfredson. C’è tanto rumore intorno a questo affascinante film svedese sull’amicizia o amore tra un dodicenne biondo e un(a) dodicenne vampiro. E, in effetti, è un film assai interessante ed emotivamente complesso e ricco di spunti. Forse si esagererà e si dirà che è un capolavoro. Voi, in ogni caso, vedetevelo.

Hunger di Steve McQueen. Un’opera prima portentosa dalla struttura spiazzante e ribelle. Hunger è un film durissimo che si consacra a un rigore formale assoluto (che si perde però in alcuni momenti della sequenza finale, sbagliati) e a una militanza politica che diviene cinema. C’è la cruda protesta dei detenuti/prigionieri dell’IRA. Ci sono i diciassette minuti di piano sequenza con la macchina da presa immobile. C’è il martirio di Bobby Sands, eroe cristologico della causa repubblicana. Ma c’è soprattutto l’annullamento dell’individuo nella lotta contro il Potere. Ancora corpi come strumenti di lotta (Wrestler e, paradossalmente, Tony Manero). Ovviamente, vedetevelo.

Synecdoche, New York di Charlie Kaufman. Lo sceneggiatore più famoso del mondo si mette dietro la macchina da presa. E ne esce uno dei film più deprimenti degli ultimi decenni. C’è un regista di teatro, Caden Cotard, la cui vita va a pezzi. La moglie lo lascia e si porta via la figlia. Strane malattie lo tormentano. L’ambiziosa opera teatrale che sta cercando di creare si avvolge su se stessa in una spirale senza via d’uscita. E qualsiasi relazione sentimentale in cui s’avventura è rovinata dalle sue mille ossessioni. Cotard, interpretato con catatonica grandezza da Philip Seymour Hoffman, condensa cupamente l’universo aporetico di Charlie Kaufman. La sua ricerca di sé, lungo geometrie cervellotiche senza via d’uscita, procede di pari passo col suo stesso annullamento: malattie improbabili e inspiegabili; sfaldamento di ogni relazione; disfacimento della famiglia; decesso delle persone care; vecchiaia; colpa; solitudine; morte. Un manuale surreale, nerissimo e deprimente su come farsi divorare da se stessi. Kaufman tenta un progetto grandioso e suicidale, colmo di idee fantastiche, momenti di incredibile bellezza dolorosa, paradossi esilaranti e masochistica inconcludenza. La spinta drammatica s’avvolge su se stessa e degrada, la risoluzione è infinitamente rimandata con energie sempre più flebili e la morte è l’unica risposta pensabile contro ogni forza drammaturgica. Un film che dimostra col suo stesso fallimento il fallimento dell’utopia creativa. Avrete bisogno di alcuni giorni per riprendervi dalla desolazione devastante che emana da Synecdoche, New York. Ciononostante, vedetevelo assolutamente, con qualsiasi mezzo.

Waltz with Bashir di Ari Folman. Dovrebbe uscire a giorni ed è una specie di documentario animato sul recupero doloroso di un terribile ricordo di guerra: il massacro di Sabra e Chatila. Ha momenti di grande interesse, ma è destinato ad essere sopravvalutato (come già sta accadendo), anche a causa della tragica casualità che lo porterà nelle sale proprio in questi giorni. Tuttavia, vedetevelo.

L’heure d’été  di Olivier Assayas. Non si ha notizia di un’eventuale distribuzione in Italia dell’ultimo film del grande Assayas. E probabilmente non ci sarà nessuna distribuzione, come è accaduto a Boarding Gate, thriller cosmospolita con un’ Asia Argento da amore immediato; com’è accaduto a Les Destinées Sentimentales; com’è accaduto ad altre bellissime opere del regista francese. L’heure d’été è vicino all’Assayas più intimo, quello di Fin août, début septembre e di L’eau froide. Tutta la complessità emotiva ed esistenziale di una famiglia, della sua storia, dei suoi ricordi condensata nella fredda passione degli oggetti d’arte che riempiono la casa materna. Bellissimo, bellissimo. E’ il film meno cool della lista, visti i tempi che corrono. E, proprio per questo, dovete vederlo.

Buon 2009.

lunedì, 05/01/2009

Cinque link d’inizio anno

_L’ho citato qualche sera fa a cena con amici, pentendomi perchè ogni volta tendo a scordarmi dell’inspegabile fiducia che (quasi) tutti sembrano avere per una cosa scientificamente insensata come l’Oroscopo: il Dossier Astrologia 2008 del CICAP confronta le previsioni fatte all’inizio dell’anno scorso con quello che è davvero accaduto e, come è facile intuire, i risultati sono impietosi. E da gente che prevedeva che il governo Prodi sarebbe durato per tutto l’anno (è caduto a metà Gennaio) o che Hillary Clinton sarebbe diventata presidente degli Stati Uniti io non mi faccio dire neanche se in quanto Sagittario dovrei essere testardo o creativo o lunatico nè se questa settimana l’amore va bene e i soldi meno. Voi poi fate un po’ come vi pare.

(via Attivissimo)

 

 

_Come l’anno scorso, anche questo anno da queste parti non avete visto classifiche dei dischi di fine anno. Non so bene perchè; non è snobberia, è che dopo averne lette a decine (perdendo via via interesse) non ho particolari stimoli per mettermi giù a stilarne una neanche per gioco. Tanto poi (quasi) tutto quello che merita del 2008 rientra nella Top 50 o nelle Honorable Mentions di Papà Pitchfork, e come al solito è quella la classifica di cui ci ricorderemo tra qualche anno. Per chi si fosse perso qualcosa, prima di Natale Radiobutt ha linkato tutti i dischi della classifica di Pitchfork in comodi archivi rapidshare da scaricare. Buon recupero, ne avrete per un po’.

 

 

_Sono già vari anni che su questo blog i giochi online non hanno più la rubrica settimanale Monday Gaming (il testimone è stato idealmente raccolto da Gas che nel suo blog linka un gioco ogni lunedì), ma questo non potevo farmelo scappare: 95 Old School Games you can play online. Ci sono Arkanoid, Bubble Bobble, Dragon’s Lair, Donkey Kong, Mega Man, Qix e ovviamente Pong e Space Invaders. Toglietemelo vi prego.

 

 

_In questi giorni ne parlano un po’ ovunque in rete, quindi la segnalazione è d’obbligo: da più parti (come sul solitamente barricadero e sharing-friendly Torrentfreak) viene salutata con grande lode la nascita di Spotify, piattaforma di streaming musicale («parte iTunes parte Last.fm , con infrastruttura P2P») con ottima qualità dei file, vasto catalogo e, soprattutto, tutti i crismi della legalità. In Italia non è ancora attivo (ma ad aggirarlo basta poco, dicono), ma la curiosità galoppa: qualcuno là fuori l’ha provato? E’ solo una variazione sul tema dell’insoddisfacente Downlovers o è davvero promettente?

 

 

_L’evento letterario dell’anno scorso è stato, purtroppo, la morte di David Foster Wallace. Da queste parti se n’è parlato più volte (qui o qui), ma quando si tratta di un genio del genere ovviamente non è mai abbastanza. E dev’essere stata la stessa cosa che hanno pensato anche quelli della Minimum Fax, quando qualche mese fa hanno dedicato allo scrittore DFW – David FareWell, una serata di letture e commemorazione a cura di traduttori, editori, scrittori e amici. L’ho scoperto solo ora (grazie a Emiliano) perchè l’intera registrazione della serata ora è anche su YouTube (in dodici parti, tutte linkate qui) e, anche se molti dei reading lasciano un po’ a desiderare (sono scrittori e non attori, del resto), la visione è assolutamente consigliata, anche solo per la commozione della meravigliosa Martina Testa, lo sguardo di Edoardo Nesi (traduttore di Infinite Jest; un pazzo, evidentemente) e le micro-interviste ai nomi coinvolti.

 

_Buon anno, eh.

 

venerdì, 02/01/2009

Propositi per l’anno nuovo

Tra tutti i post con i propositi per l’anno nuovo, il migliore è quello di  Giavasan:

3. Guardare più TV. Fondamentale. Uno cerca anche di fare lo snob, ma trovarsi in un ambiente in cui si parla di Belen e Rossano senza capire chi cazzo siano può essere estremamente imbarazzante. Vorrà dire che leggerò meno libri.

 

4. Procrastinare meglio. Ho sempre adottato la regola dei cinque minuti (”Se lo puoi fare in meno di cinque minuti, fallo subito”), poi un amico mi ha fatto notare che la metà delle volte le incombenze che al momento sembrano necessarie si risolvono in realtà da sole. La mia nuova regola sarà quindi quella dei “quindici secondi”. [#]

 

martedì, 30/12/2008

BOOEY!!!

di




Zooey Deschanel sposa Ben Gibbard
.
Piangete, ridete o fate i superiori/indifferenti nei commenti.
Buon anno.

martedì, 30/12/2008

It’s been a record year for rainfall

The Decemberists – Record year (MP3)

 

(vignetta via)

 

giovedì, 25/12/2008

Merry geek Xmas

[Microwave Jingle Bells – 49 forni a microonde ‘suonano’ Jingle Bells]

 

mercoledì, 24/12/2008

2008: La Classifica del Diavolo

di

Il Male è dentro di Voi. Buon Natale a tutti.

10. La delusione dei liberal sui primi passi di Obama

Uno dice "Change!" e la gente pensa per qualche strano motivo che Change! vuol dire "eleggiamo il presidente più di sinistra della storia americana". Non importa che Obama sia sbucato dall’anonimia predicando esplicitamente il superamento della guerra culturale tra conservatori e progressisti. Non importa che Obama sia un fedele ferventissimo che parla di Gesù addirittura più di quanto faccia il TG1. Non importa che Obama faccia del centrismo e dell’abbattimento delle barriere tra Democratici e Repubblicani il cuore della sua retorica patriottica. Change! voleva dire, per alcuni, Tutti a Sinistra. E adesso questi alcuni sono delusi. Perchè Obama lascia uomini di Bush al loro posto. Perché Obama dà incarichi importanti ai Preti. Perché Obama fa il centrista. E’ come restare delusi perchè Berlusconi dice "trovo la cordata italiana per Alitalia" e poi la trova per davvero. Forse fa schifo, forse no, ma ve l’aveva detto. Buone feste.

9. Le classifiche di fine anno

Io la vedo così: se leggo una classifica di fine anno voglio che sia molto selettiva. Deve essere il meglio del meglio, voglio capire tra il miliardo di roba che viene prodotto ogni anno nel mondo, quale, a giudizio di quei tizi che spendono gran parte della loro vita a esaminare quel miliardo di roba, sia la MIGLIORE DELL’ANNO. Non si può certo quantificare la cosa, ma per me il "meglio del meglio" non è un concetto che si avvicina all’idea: ho letto tre libri e questi sono i migliori due. E neppure: ho ascoltato venti dischi e questi sono i migliori dieci. Ma qualcosa del tipo: ho ascoltato 200 dischi e questi sono i migliori 20. Adesso facciamo un conto: se un disco dura un’ora e io non esamino dischi per mestiere, significa che io devo dedicare un’ora del mio tempo libero ad ascoltare un disco. Se devo farmi un’idea sensata su 200 dischi (e mangiare e dormire e sbrigare alcune basilari funzioni corporali) vuol dire, a occhio e croce, che non posso dedicare allo stesso disco più di un giorno e mezzo. Se c’è un disco che mi piace assai e lo voglio ascoltare per un mese, dovro vedere qualche film in meno, bere qualche birra in meno con gli amici, scopare di meno. Se mi viene voglia di ricontrollare un certo disco che ho ascoltato a gennaio e non ricordo più, sono cazzi. Se poi nel frattempo faccio pure la classifica dei 20 migliori film dell’anno e dei 10 migliori libri e dei 30 migliori video e dei 15 migliori videogames e delle 20 migliori cazzate di Youtube, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Le migliaia di classifiche di fine anno sono l’annuncio della fine del mondo: non solo la frazione insignificante di mondo che legge troppi blog e troppa roba sul web si ritrova a inseguire durante tutto l’anno standard quantitativi di consumo culturale sempre più alti e irrealistici, ma gli s’impone pure il piacere/dolore di ingozzarsi di decine e decine di classifiche che hanno perla quasi unica funzione di ri-esibire l’eccesso di consumo già esibito settimana dopo settimana durante l’anno. Disintossicateci.

8. Le serie tv sono capolavori

Dai Sopranos in poi la bulimia pop ha un nuovo mito: le serie tv devono essere Arte. Si è passati in fretta dalla scoperta inaspettata che le serie tv potessero essere prodotti di altissima qualità all’idea che le serie tv dovessero per forza celare tesori incredibili: significati potenti, Zeitgeist, rivelazioni, ricettacoli luminosi del Presente Pop Rivelato ai Mortali. Il semplice passatempo è una bestemmia. La celebrazione del pop-così-com’è eccita le menti. Purtroppo la verità è diversa e il tracollo creativo di Showtime, in questo 2008, è lì a dimostrarlo. L’ultima stagione di Dexter (che è stato un prodotto molto divertente e a tratti molto interessante) è di una noia ridicola. L’ultima stagione di Weeds (che ha avuto momenti, nella prima stagione soprattutto, di feroce critica sociale travestita da commediola) è fiacchetta e anche un po’ noiosetta. La seconda stagione di Californication (serie finto-trasgressiva ma in realtà parecchio reazionaria la cui prima stagione era un passatempo caruccio) è diventato un passatempo idiota e neppure troppo divertente. C’è Mad Men, certo, che è un capolavoro indiscutibile. E basta. Anche True Blood, che forse varrà all’HBO il ri-sorpasso della rivale per edginess e ficaggine, è un grazioso passatempo di buona qualità (salvo la season finale, bruttarella assai) e nulla di più. Sono serie tv, insomma. Perché gonfiare artificialmente aspettative e standard e pregi e significati epocali di serie tv finto-trasgressive, educate, pulite, lisce e levigate? A volte divertono, a volte divertono parecchio, a volte per niente. In rarissimi casi sono qualcosa di più di un passatempo innocuo. Hung, però, sarà un capolavoro sicuro.

7. Sono tornati i vampiri.

Durante l’ultimo revival vampiresco non volevano farmi entrare in sala a causa del Vietato ai Minori di. Era l’alba dell’Era Clinton, i vampiri erano lussuosamente postmoderni o ammicantemente decadenti. C’era il Dracula di Coppola, l’Innocent Blood di Landis e il film tratto dalla serie di romanzi cult era Intervista col Vampiro di quel Neil Jordan che aveva diretto La moglie del soldato. Alla fine, Abel Ferrara chiudeva le danze con lo splendido The Addiction, sopra le righe, spudorato, malato e sporco. Oggi, all’inizio dell’Era Obama, il film tratto dalla serie di romanzi cult è Twilight e il film che invece usa il vampirismo come metafora raffinata è, con tutto il rispetto, Lasciami entrare di Tomas Alfredson. E i treni non arrivano più in orario.

6. Robert Downey Jr. nuovo idolo geek-chic.

Faccio una proposta modesta: il politically correct è il nuovo politically correct!!! Perché forse dentro i blog non si vede, ma mentre la gente educata ipercritica è stufa di dire "african-american" al posto di negro e "diversamente abile" per significare storpio, là fuori ci sono capi di governo che fanno battute imbarazzanti e tizi che vengono pestati a sangue perchè diversi. Certo, il politically correct è la foglia di fico che. Ma la celebrazione vitalistica e antintellettuale del Supereroe Sessista e Straricco e Patriottico e Sbruffone secondo voi è liberatoria? Liberatoria di che? Ci sono i bambini in Africa che muoiono di fame.

5. Poppyanna (gioco di parole intelligente tra Pollyanna e Poppy, protagonista del film La felicità porta fortuna)

Mike Leigh è uno bravo. E quando c’è lui dietro la macchina da presa ti puoi mettere comodo e sapere che potrai solo godere e imparare ad ogni inquadratura. Però Poppy, Poppy, questa tipa che tu le vuoi parlare di un fatto e lei deve fare per forza la battutina fantasiosa, con queste associazioni sognanti e surreali e bimbesche, questa tipa che tu le vuoi dire qualcosa a cui magari tieni e lei ti fa la sua risatina idiota e deve farti la sua battutina stramba e parlare d’altro, di quello che piace a lei, delle cazzate che piacciono a lei, e ti guarda con quel suo sguardo cretino, questa Poppy che pensa di sapere come va la vita e che bisogna donare sorrisi per capire la vita, questa Poppy, voi non avete sperato che il Matto della Scuola Guida la ammazzasse a colpi di cric?

4. La rinascita del cinema italiano

Ci speriamo tutti, eh. E Gomorra è un film importante sotto ogni punto di vista. Ma poi? Il Divo è un film enormemente sopravvalutato. Sorrentino è bravo e alcune scene (quelle in cui non ha la preoccupazione di "spiegare" qualcosa), come la festa disco, sono molto molto belle. Ma poi annega in banalità e personaggi messi là solo per fare spiegoni e pipponi (Scalfari) e montaggi alternati drammaticoni e chili di retorica che però attenzione non vedi che sta facendo lo zoomone avanti e indietro, è chiaramente Grottesco, non è mica retorica, è il Grottesco e quindi la cosa è complessa. In questi giorni, telegiornali, programmi d’approfondimento, programmi satirici, programmi d’ogni tipo sono stati blindati da De Laurentiis e da un unico enorme spot a reti unificati per Natale a Rio. Questa è la verità.

3. La socializzazione di massa

Se Facebook dura, tra qualche anno i candidati alle cariche istituzionali importanti saranno sputtanati (o, in Italia, rafforzati) da una certa foto di quella festa acidona con gli ex compagni di università. Ma forse tra qualche anno Facebook, se dura, dovrà inventarsi un modo per premiare la de-socializzazione – perchè se siamo tutti connessi nessuno è connesso, dice il proverbio. E quando tra i feed avrai che tua figlia di dodici anni ha appena ricevuto la Fatina Pucci del Cunnilingus dal figlio del collega stronzo, allora scoprirai l’imbroglio: il nuovo primato sarà quello di avere più s-contatti possibili. E’ meglio cominciare a portarsi avanti.

2. Il Cavaliere Oscuro

Nella battaglia tra i film più sopravvalutati dei famosi (cazzo di) anni zero, Il Cavaliere Oscuro è messo bene e potrebbe anche vincere. Il film è abbastanza divertente, abbastanza fumettesco, abbastanza coinvolgente. E’ anche troppo lungo, troppo cocainico, troppo pieno di cose messe lì per gonfiare il conto. Senti da un kilometro la paura di Nolan di non saper gestire il film d’azione (e più volte in effetti non lo sa fare) e la paura della produzione di non essere all’altezza della martellante, ossessiva, mega-multi-iperequipaggiata campagna promozionale che è già scritta nel budget. L’ansia da prestazione è la chiave di The Dark Knight. Un’overdose di viagra dopo di che non ti ricordi neppure chi ti stavi scopando.

1. I Fleet Foxes

Ok, sono bravi. Ok, sono molto bravi. Quando li ho visti dal vivo ero davvero ammirato. Ma devo togliermi questo peso dal cuore. A me i Fleet Foxes mi appallano. Non sono mai riuscito a reggere più di tre, quattro pezzi massimo, tutti di fila. Una loro canzone ci sta pure, intendiamoci. Davanti a una bella tazza di tè caldo, ad esempio. O quando senti che stai diventando troppo malvagio e avresti quasi voglia di postare una classifica piena di cattiverie proprio la notte di natale. Senti tutte quelle belle armonizzazioni, tutti quei coretti, tutti quei uoh-oh-oh e te li immagini tutti in cerchio, con le loro belle barbe fluenti e le camicie alla boscaiola, che sorridono e si guardano e sorridono e fanno uoh-oh-oh e si riavviano i capelloni lunghi e le barbe e sorridono e ti senti come il membro onorario di un’amorevole confraternita di boscaioli sorridenti. Ti viene voglia di diventare buono. Una, due canzoni. Ok. Ma tutto il disco? Tutto il disco no, vi prego. Cosa cazzo si lagnano, i Fleet Foxes, per un disco intero? Cosa cazzo si cantano?

Siate più buoni.

mercoledì, 24/12/2008

A Night Members Christmas

Dlin Dlon, risponde la segreteria telefonica di Inkiostro. Il padrone di casa al momento è un po’ indaffarato e non può rispondervi. Quando ieri gli ho mandato una mail per segnalargli lo stupendo regalo di Natale degli Amari (Night Members Club, un disco intero di remix in free download), lui mi ha risposto:

Sì, il Pasta me lo aveva anticipato, il disco con quasi tutti i loro remix fatti nell’ultimo paio d’anni. Molti erano già scaricabili dal MySpace o da qualche blog. In mezzo c’è anche Summerdrip, la loro versione di Summerdrop dei Settlefish che mi piace un casino (almeno quanto l’originale) e che metto spesso in consolle al Covo. Magari scrivine tu (e metti l’mp3), chè io sono ancora impegnato in un rush finale lavorativo (con fallimentari ritagli di tempo dedicati ai regali) e domani devo andare all’aeroporto a recuperare mia sorella e portarla sana e salva dai miei in compagnia di un televisore LCD da 32 pollici e dello spirito del Natale. Non credo ci entreremo, in macchina. Buon Natale, eh.

Mi associo agli auguri. E buon ascolto.

 

Amari – Summerdrip (Settlefish – Summerdrop remixed) (MP3)

Amari – Night Members Club (ZIP > 10 MP3)

 

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mercoledì, 24/12/2008

Sottovuoto Generazionale Da Spiaggia Deturpata

Cos’hanno in comune la Ashtmatic Kitty, la doccia tascabile di Brunetta, i mondi introflessi dell’adolescenza, Villa Madama, Marco Berry, il Sapientino di Concita De Gregorio? Little Bidet.
Chi è Little Bidet? Little Bidet è la solita, banale, storia italiana, il nuovo progetto congiunto di due delle personalità più creative d’Italia: Alessandro Baronciani e Antonella Clerici.
La storia è una storia fatta su un filo solo. Una ragazza. Una ragazza fatta. Una ragazza fatta male.
Non è il solito scontorno di trentenni ammuffiti sui banchi delle medie e violentati dal lavoro in un call center.
Non è il solito scontorno di trentenni violentati sui banchi delle medie e ammuffiti dal lavoro in un call center.
Non è il solito scontorno di madri che parlano con i diagrammi cartesiani che se da bambino collegavi i numeri alle lettere veniva fuori qualcosa che non ti aspettavi, tipo i ventilatori degli inceneritori delle schede elettorali e i tuoi capelli che sono fili di un call center.
E’ una storia blu. Però è una bella storia, no?
Insomma, la storia è questa. Il 13 maggio 1994, Radio Blackout’s Magazine manda Gipi nel nuovo Mapple SERT Store di Springfield per seguire la Fiera Statale dei Lacrimogeni, un evento in cui migliaia e migliaia di persone girano per padiglioni zeppi di ecomostri giapponesi, sudano a 40 gradi all’ombra indossando le barbe più famose della storia, si sfidano in gare di pere con gli estintori, cavalcano saracinesche pericolosissime e carrelli russi della COOP, fanno il tifo a incontri di boxe tra parchimetri e celebrano festosamente i Frutti della Centrale Elettrica: dalla Pelle di tardona fritta alle citazioni da Smemoranda di Dariella Zanicchi, dal pastiche diaframmaro di High School Musical ai passaggi di chitarra in "La vita è adesso, poi passa" di Bob Corn.
Pluricitazionismo goffamente colorato di violetto, ci piace.
Disegnare modellini di Walker Texas Premier dalle proporzioni innaturalmente allungate, ci piace. 
Sani istinti basici contro le ipocrisie infantili di ragazzini di 10 anni tutelati dalla Licenza Creative Commons, ci piace.
Il presidente della commissione Trasporti della Camera, Sufjan Valducci ha lanciato un’iniziativa bizzarra: ogni cd di Sottovuoto Generazionale Da Spiaggia Deturpata avrà un prezzo particolare, basato sul tasso alcolemico di dARIO bRONDI che gira in taxi con Philopat dandosi al consumismo ideologico natalizio quando basterebbe un incrocio tra una tastiera Casio e un distributore di sigarette per tranquillizzarlo.
dARIO scrive un romanzo magmatico al giorno e vince due o tre premi Tenco alla settimana mentre pedala su una bicicletta ad una sola ruota, esprime la sfrontatezza e l’arroganza di una generazione (quella dei giovani Brasiliani del Milan) che può permettersi un caleidoscopio di vibrazioni senza preoccuparsi di quello che capita nel resto del mondo.
Sei a bordo di un aereo carico di dipendenti pubblici omosessuali che è appena stato miguelpradato poco dopo il decollo, che cosa fai:
a) Mi faccio uno spaghetto al pesto con Julianne Moore.
c) Sarà la prima volta che non andrò a puttane con  con Lula e Max Collini.
a) Il cellulare ce l’ho già spento perché per me sei troppo Turbolento.
b) Io non ho mai detto che non mi piace e non vorrei essere scambiato per un fan dei Saigon Kick.
a) Io sono quello che non ce la faccio e mi alzo dal letto per cambiare le carte in tavola, per cambiare una situazione si rendono le leggi più restrittive, poi ci si nasconde dietro lancia-aeroplanini-di-carta elettrico, poi si fa "cucù" a Simona Vinci.
c) lo sapevo che sarebbe finita così, siamo teste di cazzo noi! Ora non posso guardare! Ora non posso più guardare!
a) penso che non ci sia dietro di noi una generazione dal linguaggio evoluto, con un male di vivere, sono millenni che non possiamo permetterci la Retorica e l’Idealismo e i Valori e l’Ottimismo di cui la politica americana si ubriaca tutti i giorni… a che generazione appartengo?
b) Leggo che il ministro Gasparri ha commentato l’elezione di Obama dicendo "Bonjour mon amour. Spero che lei non contro di amicizia che abbiamo potuto comunicare con voi?"

Le luci del cellulare spento

Le luci del cellulare spento – La gigantesca scritta MINIMALE MAXIBENE

Fammi i tuoi discorsi metafisici
su una vita tutta regolare
sul destino tutto regolare
sull’aldilà tutto regolare
sarà la prima volta che non andrò in para!
sarà la prima volta che non andrò in chat!

Con un alito tremendo
ti ho sussurrato tra i fori dei piercing
"Per te quel che Wale
È quel che Wale Wale"
aprendo la finestra sopra netturbini
sopra nottambuli svetta
la gigantesca scritta MINIMALE MAXIBENE
(la gigantesca scritta MINIMALE MAXIBENE)

E la mia mail non la controllo più
E la mia mail non la controllo più
E la mia mail non la controllo più
E la mia mail non la controllo più
E la mia mail non la controllo più DA UN BEL PO’

E hanno l’iPod acceso per evitarci
ma chissene, davvero chissene degli ecomostri
dei parchimetri, dei centri commerciali, dei benzinai

E tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari!
E mi hai sparato sulla luna perchè lì sta casa tua!

Se mi diverto di più
Sereno di più
Allegro di più
Felice di più
Contento di più DA UN BEL PO’

E fammi tuoi discorsi metafisici
sui 2 di picche degli anni ottanta
su un aereoplano coi buchi di sigaretta
Per il biglietto d’andata tutto regolare
ma d’altronde non ho il biglietto per il ritorno a settembre
ritorno a settembre (come back september)
intorno a settembre (come back september)
attorno a settembre (COME BACK SEPTEMBER!)
torno a settembre (COME BACK!)

I sistemi d’allarme si sono sgolati non hanno fatto feriti!
Quel che sono stato l’ho già spaccato mi sono annoiato e mi son spaccato!

E hanno i canali via satellite per investirci
ma chissene, davvero chissene degli antifurti
dei baci scordati, degli abbracci sognati, degli sguardi incrociati
dell’amore frullato, di quel che ti ho dato…

E tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari!
E mi hai sparato sulla luna perchè lì sta casa tua!

martedì, 23/12/2008

Ceci n’est pas une SPAM

[o sì?]

 

 

Arrivata qualche giorno fa nella mia mailbox. La cosa meravigliosa è che probabilmente è vera.

 

[I dati ovviamente li ho oscurati io. Notare anche che il primo link è goffamente colorato di violetto, come lo sono normalmente i link già visitati. Però si sono scordati la sottolineatura]

 

lunedì, 22/12/2008

Let’s twit (again)

di

Rubo e traduco l’headline con cui ho trovato questa news su Fark.com:

"Sei a bordo di un aereo che è appena precipitato in fiamme poco dopo il decollo, che cosa fai:
a) ti levi dal cazzo prima di morire
b) ti levi dal cazzo prima di morire
c) AGGIORNI TWITTER?!?"

Signore e signori, il signor Mike Wilson ha appena vinto il concorso per la prima vera ufficialissima Testa di Cazzo 2.0 della storia.
"Holy fucking shit – I was just in a plane crash!”, twitterato tramite telefonino dall’interno di un 737 in fiamme poco fuori l’aeroporto di Denver,  verrà da oggi segnalata dai dizionari di tutto il mondo come l’esatto opposto del noto "Let’s roll" di memoria 9/11.
Mr. Wilson, invece che salvare le proprie chiappe o quelle degli altri passeggeri, tra i quali 58 feriti, ha poi proseguito twitterando ogni sua emo-sensazione e scattando svariate foto.
La sua lamentela più grossa: l’essere lasciato fuori dalla presidential suite della compagnia aerea, dove voleva prendersi un vodka-tonic.

Una volta qua era tutta campagna.

lunedì, 22/12/2008

Non si esce vivi da questi cazzo di anni zero

Lo avrete probabilmente già letto, ma se lo avete perso il post di Leonardo su Le Luci della Centrale elettrica merita attenzione. Con la capacità di sintesi e le solite brillanti intuizioni che gli valgono il titolo di miglior blogger italiano, Leo è riuscito a dare voce alle perplessità di molti appassionatidi musica che, pur riconoscendone il valore e l’efficacia, non riescono ad apprezzare davvero la produzione artistica del cantautore ferrarese di questi cazzo di anni zero.

Io per esempio ieri sera sono andato a vedere Le Luci Della Centrale Elettrica. Seconda volta che ci andavo, ma continuo a non capire. Ecco, se io fossi stato un discografico e Le Luci fossero venute da me, gli avrei riso in faccia, come il tizio della Decca coi Beatles. E mi sarei pentito atrocemente, perché adesso Le Luci va in tv, vince il premio Tenco, riempie sale sempre più capienti, e le ragazzine in prima fila sanno le canzoni a memoria. E hanno ragione loro. Le ragazze che imparano i testi a memoria hanno sempre ragione.

Io non ci capisco niente, mi distraggo come alla predica in chiesa. Non riesco neanche bene a distinguere quando finisce una canzone e comincia l’altra. Ogni tanto una frase più lapidaria delle altre mi riscuote, ma ho la sensazione che siano tutte frasi lapidarie, centinaia di versi lapidari, una specie di contraddizione in termini secondo me, ma le ragazzine mi danno torto. Comunque, sintetizzando, di cosa parla? Sembra che sia uscito a prendere le sigarette ma i distributori non funzionavano, allora ha provato un po’ più avanti, ma non funzionavano nemmeno là, e quindi ancora più in là, e così per sempre, il fantasma del ferrarese volante che gira su una macchina a recriminare quando basterebbe un distributore funzionante per tranquillizzarlo. [#]

 

Quindi è davvero una questione generazionale? Nonostante la differenza d’età relativamente minima, abbiamo già salito un gradino, e c’è già una generazione dietro di noi con un linguaggio musicale evoluto in cui molti di noi (la maggior parte, credo) non si ritrovano? Oppure, come dice qualcuno, è più una questione di attitudine, e ci siamo talmente abituati all’inoffensività media (e a volte mediocre) che caratterizza molte band indie-rock nostrane da non riuscire più ad apprezzare un personaggio che fa del suo approccio viscerale e un po’ maudit (con capricci da rockstar, in qualche caso) una cifra stilistica?

[un po’ entrambe le cose, secondo me]

 

E intanto, con le nostre conversazioni serie (?) si arricchiscono solo le compagnie telematiche.

 

Le luci della centrale elettrica – La gigantesca scritta COOP (demo) (MP3)

Le luci della centrale elettrica – Fare i camerieri (demo) (MP3)

 

venerdì, 19/12/2008

Inkiostro gift guide