indie-gestione

lunedì, 16 02 2009

Punk-funk torinese in salsa balearica emiliana

I Did sono uno dei più promettenti nomi italici emersi nell’anno appena passato. Partiti da un bell’EP in free download (per la sempre benemerita netlabel piemontese Kirsten’s Postcard), in cui spiccava quella Ask U2 che ha ottenuto una certa visibilità sui blog non solo italiani e che fa sempre la sua porca figura sul dancefloor del Covo, sono da poco arrivati alla pubblicazione del primo EP ‘fisico’ (Time for shopping, pubblicato da Circolo Forestieri), che perfeziona il primo EP integrandone due pezzi con due nuove composizioni. Il riferimento più vicino sono i migliori Rapture, quelli che mischiano punk e funk in parti uguali e che partono dalla new wave più danzereccia per arrivare ai synth e alla cowbell, o i primi Disco Drive, con i continui raddoppi alle percussioni e il virus avant-rock ancora fuori dall’organismo. A confronto con tali modelli musicali, i Did -peraltro ancora giovanissimi- escono già a testa alta.

 

Crimea X è un neonato progetto «balearic/kraut/cosmicdisco/moroder / carpenter/ecc» con base a Reggio Emilia. Dietro ci sono Jukka Reverberi (i cui vari progetti –Giardini di Mirò, Die stadt der romantische punks e Bastion elencavo giò nel post relativo al suo più recente progetto Racconti Emiliani) e Luca Roccatagliati (storico DJ del Maffia come Rocca DJ, ed ora parte del progetto nu italo disco Ajello che sta attirando molta attenzione sui circuiti internazionali) che non paghi dei rispettivi mille impegni hanno trovato il tempo per mettere in piedi questa nuova creatura musicale. All’attivo per il momento solo un paio di remix, in arrivo un EP d’esordio (previsto per aprile sotto marchio Hell Yeah) e forse i primi live/Dj set sul finire della primavera.

 

I Crimea X hanno appena remixato la title-track dell’EP dei Did, riuscendo nell’apparente mission impossible di «balearizzarne» il sound metropolitano, smussando gli spigoli e portandoli a bersi un cocktail in un bar lungo la spiaggia. Ascoltare per credere, e segnarsi i due nomi. Ho il sospetto che ne sentiremo ancora parlare.

 

 

Did – Time for shopping (Crimea X remix) (MP3)

 

Did – Ask U2 (MP3) 

Did – Ask U2 EP (link -> ZIP con 4 MP3)

 

giovedì, 12 02 2009

Inkiostro does SXSW

Il South by Southwest di Austin è il sogno dell’appassionato di musica che diventa realtà. Ormai diventato uno dei festival musicali più importanti del mondo (ma noto anche per le sue versioni Film e Interactive), il South by Southwest (SXSW) si differenzia dai festival che conosciamo per l’assenza di palchi giganteschi, nomi altisonanti e folle oceaniche, e gli preferisce invece più di 50 luoghi medio-piccoli (club, bar e parchi, case private) in cui si suona più o meno ininterrottamente per 5 giorni. E così, per i musicofili di tutto il mondo, per 120 ore il centro di Austin (Texas) si trasforma nel centro del mondo.

 

Il focus è tutto sulle band giovani e sulle nuove sensazioni, che tipicamente trovano nella platea di Austin, composta in buona parte da addetti ai lavori, il pubblico giusto per emergere dall’anonimato o fare il salto che li porta sulle riviste, radio e siti web indipendenti di tutto il mondo. Andate a cercarvi gli autori dei dischi che compaiono più spesso nelle top 10 di fine anno; scoprirete che quasi tutti, a Marzo di quell’anno, sono passati per Austin.

E quest’anno al festival ci sarò anch’io, e, come è ovvio, vantarmene è lo scopo principale di questo post.

 

Per il momento la line-up (non ancora definitiva) elenca circa 1600 band, in cui i pochi nomi grossi (Primal Scream, PJ Harvey & John Parish, Echo and the bunnymen, The Decemberists, Tori Amos, Okkervil River, Katy Perry, Meat Puppets, New York Dolls) annegano nella marea di nomi medi e piccoli (tra cui cercherò di non perdermi Ra Ra Riot, +/-, Lisa Hannigan, Cut off your hands, Passion Pit, Crystal Stilts, M Ward, The pain of being pure at heart, Andrew Bird, Peter Bjorn e John, Gomez, Lemonade, Grizzly Bear, Department of eagles, Late of the pier, Au revoir Simone, Fanfarlo, The Soft Pack, Phosphorescent, The Whip, The Wrens, Telekinesis!, Cause co-motion, The Little Ones, Dent May, The Rural Alberta Advantage e poi ce ne sono ancora, non finiscono davvero più) che mi costringeranno spesso a scelte ardue o alla trilocazione.

Anche la delegazione di band italiana quest’anno è di tutto rispetto, e conterà su nomi molto apprezzati da questo blog come A Classic Education, Les Fauves e Afterhours per cercare di ottenere un po’ dell’attenzione estera che certamente meritano.

Strumenti indispensabili per orientarsi in questa marea di band sono la lista di DO512, la straordinaria web-app di Paul Lamere e il SXSW Blog di Shed.Org che aggregano dati e bio prese dalla rete, costruiscono classifiche sulla base degli ascolti su Last.fm, postano quotidianamente news su eventi, showcase e parties del festival e consentono di costruirsi la propria scaletta personalizzata.

 

 

Sulla strada per Austin, all’andata e al ritorno, mi fermerò per qualche giorno a New York City, giusto il tempo sufficiente per mangiare una bagel, fare un giro nel Lower East Side, trascinare mia sorella a concerti di band che non conosce, bere galloni di Red Stripe con Matte e twittare cose insopportabili che vi faranno venire voglia di uccidermi. E vedere i Modest Mouse al Terminal Five e Morrissey alla Carnegie Hall, certo.

Sarà dura aspettare ancora un mesetto (con tutto quello che sta succedendo in Italia, poi…se continua così provo a chiedere lo status di rifugiato, magari Obama ha pietà), ma con quello che mi attende, scommetto che ce la farò. Voi che dite?

 

lunedì, 09 02 2009

Covers will kill you

Chiunque abbia mai sentito nominare Ben Lee, in genere se lo ricorda per due motivi: la sua hit del 1999 Cigarettes will kill you (diventata un piccolo tormentone anche da noi, cosa piuttosto improbabile per un musicista indiepop australiano) e la sua bella versione acustica dell’anthem dei Modest Mouse Float On. Due elementi che, se dicono poco della statura artistica di Lee (che ha prodotto un repertorio abbastanza vasto ma molto, molto discontinuo), ci fanno capire tre cose: il nostro ci sa fare con i tormentoni. E con le cover. E con le cover dei tormentoni.

E infatti come appendice del suo nuovo disco The rebirth of Venus (che, dopo un ascolto distratto, non mi sembra niente di che) Lee pubblicherà un EP di cover. Ci sono i connazionali The Grates, un vecchio singolo di John Lennon, gli Against me!, gli Ataris (con la loro invettiva contro lo stesso Lee) e, come ciliegina sulla torta, Kids degli MGMT, che a buon diritto può essere definita come uno dei pochi tormentoni usciti dall’anno musicale appena concluso. In mano a Lee, Kids diventa un delicata ballad acustica, con un arrangiamento che toglie quasi tutto e non aggiunge quasi niente al pezzo originale. Non proprio lo stesso trattamento che toccò a Float On, in effetti; ma a qualcuno -forse- piacerà.

 

Ben Lee – Kids (MGMT cover) (MP3)

 

Ben Lee – Float On (Modet Mouse cover) (MP3)

Ben Lee – Cigarettes will kill you (MP3)

 

venerdì, 06 02 2009

Note in absentia

Quando non hai una ragazza, una fidanzata o una moglie, quando sei solo da secoli e quando ogni volta che sei in coppia non vedi l’ora di tornare libero e ogni volta che torni libero la solitudine brucia come una tortura insopportabile, certe volte a tarda notte ti ci vogliono dei dischi come quello di Barzin.

Notes to an absent lover, che esce a metà Febbraio per Monotreme, è il terzo disco del cantautore canadese, e sembra fatto apposta per suonare in sottofondo in certe sere troppo sconsolate e buie per i volumi alti e le manifestazioni evidenti di qualsivoglia animo. Un capolavoro di mestizia elegante e misurata, gode di arrangiamenti complessi ma quasi invisibili, della classe in sapiente bilico tra folk e pop che è solo dei migliori e di testi pronti a colpire nel cuore non appena gliene date la possibilità. Da maneggiare con cautela, e amare molto.

 

Barzin – Words tangled in blue (MP3)

Barzin – When it falls apart (MP3)

 

mercoledì, 04 02 2009

Halfway between Sweden and Ibiza

Prima, in pausa pranzo, stavo cercando di fingere di essere altrove guardando il nuovo video escapista degli Air France, alfieri del recente bizzarro ibrido musicale per lo più scandinavo che mischia in varie dosi dance balearica e indie-pop etereo, quando mi è tornato in mente un MP3 che ha stazionato sul mio desktop per tutto l’autunno e per cui a un certo punto sono entrato davvero in fissa. Si tratta del primo singolo dei Pallers, nuova promessa della Labrador (già etichetta dei Radio Dept, chevvelodicoaffà), un piccolo prodigio indietronico che non so bene come concilia gli orizzonti più glaciali della sua terra di origine (ricordando non poco The Knife o la Karin Dreijer Andersson solista) con un calore tutto mediterraneo (da copione, il pezzo pare essere stato prodotto durante una vacanza in Spagna). A metà strada tra due posti lontani, in una terra che non esiste. Esattamente quello che ci vuole per la mia pausa pranzo.

 

Pallers – Humdrum (MP3) 

 

lunedì, 02 02 2009

No one really likes anything

Il fenomeno blog Hipster Runoff, feroce, sarcastico e acutissimo castigatore di mode e gusti della comunità indie online.

Merryweather Post Pavillon, il recente disco degli Animal Collective unanimemente osannato dalla critica e da qualcuno già etichettato come il miglior disco del decennio.

Pitchfork Media, la webzine musicale più influente del pianeta, che ormai gioca un ruolo ineludibile nel successo di una band e nella sua percezione da parte del pubblico.

La costruzione dei gusti musicali, di un’identità, di un personal brand, e la perenne ricerca di prodotti culturali che in qualche modo, per ciascuno di noi, siano significativi, e il suo rapporto con il semplice piacere di ascoltare musica senza filtri razionali, ammesso che esista.

 

Tutto questo e molto altro in un monumentale e lunghissimo post di Nick Sylvester (già controverso giornalista per Pitchfork, Village Voice e Gawker) che è tra le cose migliori che io abbia mai letto sull’argomento.
Illuminante.

 

 

Animal Collective – Brothersport (Zshare MP3)

 

lunedì, 26 01 2009

Un eccellente modo per cominciare la settimana

 

Greg Laswell – How the day sounds.

Gran canzone e gran video, starring Elija ‘Frodo’ Woods, girato nel Soda Pop Stop di Los Angeles. Come dice un commento su Vimeo: a cosa servono gli effetti speciali, quando la semplicità è giò perfetta?

 

giovedì, 22 01 2009

Un post a braga calata

Volevo fare un post su su un cupissimo esordio solista di elettronica un po’ d’avanguardia, oppure su un disco di pop folk retrò che ultimamente ascolto tantissimo, o anche su un ottimo ritorno di soft disco un po’ FM di uno de miei eroi musicali di tutti i tempi, il tutto con un paio di frasi ispirate, informazioni di contesto, qualche mp3 e un po’ di pippe mentali.

Poi mi sono ri-imbattuto a breve distanza prima in una eccezionale versione di un pezzo di Rihanna che non mi è mai davvero dispiaciuto (anzi) e subit dopo nel mash-up migliore dell’anno scorso (che mischia l’eccezionale anthem avant-folk dei Department of Eagles con l’eccezionale anthem strappamutande di Britney Spears), et voilà, un post a braga calata è servito senza sforzo. Da gustare freddo, e coi pantaloni alle caviglie.

 

The bird and the Bee – Don’t stop the music (Rihanna cover) (MP3)

ABX – No one womanizes like you (Britney Spears VS Department of eagles) (MP3)

 

 

lunedì, 19 01 2009

La piccola agenda dei concerti di Inkiostro