indie-gestione

lunedì, 13 07 2009

O Valido, where art thou?

Per postare un video del genere sarebbe più adatto il prestigioso collaboratore di questo blog citato nel titolo, ma magari è distratto, quindi provvedo io.

 

Metal is just a step away from indie.

 

venerdì, 10 07 2009

Indovina l’indie club

Clicca sulle immagini per ingrandirle

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Le foto qua sopra (clicca per ingrandire) sono state scattate nei giorni scorsi in un celebre indie club nostrano, che è stato sede del set di riprese di un serial tv italico, in questo caso eccezionalmente ambientato nel mondo della musica (metal, a occhio).

Chissà se qualcuno di voi riconosce il posto (è difficile, lo so) o intravede nelle foto uno dei due registi della serie, il celebre autore, o il nobile comprimario conciato come uno dei Kiss («BBBBBBBuuu…»). Difficile, eh?

[grazie a D. per le foto]

 

mercoledì, 08 07 2009

They DID remix

Il did remix contest è finalmente giunto al termine! E come promesso… ecco la compilation dei vincitori della competizione della competizione che abbiamo lanciato un mese fa! I partecipanti sono stati numerosi e, come speravamo, provenienti da tutta europa, già noti o meno, ma soprattutto con la voglia di dare una personale versione di Time for Shopping. La scelta è stata davvero difficile e sofferta.. che fatica selezionare i sette migliori!! E siamo ancora convinti che l’esclusione sia tutt’altro che una stroncatura… abbiamo pensato di cambiare regole, ma ci sembrava ingiusto anche se più facile per noi. Crimeax, Testarossa, Tempelhof, Frost dj sexx sono solo alcuni, ma rappresentano il panorama degli artisti che ha partecipato. L’idea che ci ha guidato: stile e groove! Speriamo che vi piaccia… basta con le chiacchiere: SCARICATE!!

 

Did – Time for shopping remix EP (ZIP – 7 MP3)

 

 

Come annunciano qua sopra i ragazzi di Foolica Records, il remix contest di Time for shopping dei Did è giunto al termine, e questo è uno de blog da cui potete tutti scaricarne e ascoltarne i frutti. Dopo un paio di ascolti il mio remix preferito è probabilmente quello dei calabresi Shirt VS T-shirt, ma devo dire che anche gli altri sono molto notevoli (e al di sopra delle aspettative). Ora non rimane che la prova del dancefloor…

 

Did – Time for shopping (Shirt VS T-shirt remix) (MP3)

 

 

martedì, 07 07 2009

Lampi e tuoni

Il nuovo singolo degli Arctic Monkeys. It’s a blast!

 

 

Arctic Monkeys – Crying lightning (MP3)

 

venerdì, 03 07 2009

Cassette e 7 pollici

Durante i primi anni dell’università non amavo molto l’indiepop. Ero in grado di ascoltare un po’ di tutto (dai Portishead ai Tool, dai Pixies a Nick Drake, dagli Smiths agli Enturzende Neubauten), ma voci gentili, xilofoni, hand-clapping e iper-sensibilimso mi dicevano poco.

Con gli anni mi sono ammorbidito (sarà l’età, sarà l’ubiquità che il genere ha raggiunto), ma anche oggi rimango un consumatore abbastanza moderato di questo tipo di suoni, poco incline all’entusiasmo infantile che tipicamente lo contraddistingue e tendenzialmente scettico verso le produzioni in serie delle etichette portabandiera del fenomeno.

 

Ed è forse proprio a causa di questo scetticismo che quando mi innamoro di una canzone indiepop, me ne innamoro davvero. Che è quello che è successo con Compilation Cassette, uno dei brani contenuti in Pram Town, l’ultimo disco pubblicato da Darren Hayman. Già noto come leader dei seminali Hefner (una band che, per i motivi suddetti, quando esisteva ho bucato completamente) in cui militava insieme all’amico fraterno ma litigiosissimo bandmate Antony Harding (meglio noto come Ant) Darren Hayman ha pubblicato mesi fa Pram Town, onesto e ambizioso opus indie-pop con canzoni che paiono piccole piccole ma che nascondono velleità da concept album. Del pezzo che mi ha folgorato c’è ben poco da dire (come per quasi tutti i grandi brani pop), se non che racconta di un colpo di fulmine da film e del mixtape fatto in casa che gli fà da colonna sonora. Riuscite ad immaginare un clichè più trito? Ma anche: quanto paghereste per ritrovarvi nella stessa situazione?

 

A dare man forte a Hayman su Compilation Cassette c’è il suo ex socio Ant, quasi un antipasto per il vinile 7 pollici appena pubblicato dalla nostrana Black*Kitten Records della Ele e del Paso, che ha come protagonisti su un lato Darren Hayman e sull’altro proprio il grande amico e rivale Antony Harding, per una doppietta che vede i nostri cantare l’uno sul pezzo dell’altro (piccola anteprima su Myspace, acquisto online oppure, se siete in zona, al Bologna cornershop).

La band sarà sciolta da anni e senza alcuna possibilità di riformarsi, ma il binomio Hayman/Harding funziona ancora a meraviglia. Ascoltare per credere.

 

 

Darren Hayman – Compilation Cassette (MP3)

 

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martedì, 30 06 2009

When I said I wanted to be your swine

Come annuncia lui stesso sul suo diario (nella entry con data 27 giugno), nel corso del tour sudamericano Jens Lekman si è preso l’influenza suina.

(via)

I picked home one last souvenir from South America, it’s called the H1N1 virus. Wrongfully known as the Swineflue.

I was crossing the Atlantic when things started getting really bad, the fever was hallucinogenic and shaking me like a leaf and I grabbed the sleeve of the Air France steward. "I’m not feeling well, I should see a doctor" I said and the reply came as a brilliant mix of death anxiety and french rudeness: "Uh, yes… Terminal D… go there maybe… when we land". After that the stewards and stewardesses took long detours. A ring of empty seats formed around me. Peoples eyes were kind but determined, they read "Poor you, I really wish you all the best but if you come near me or my kid I will have to stab you with this plastic fork". I got up and went to the bathroom where I fainted.

Now I’m in quarantine for ten days. I can see the summer through my window and it’s just perfect. Summer is always best through a window. [#]

Auguri Jens! Rimettiti presto!

 

Jens Lekman – I don’t wanna die alone (MP3)

 

venerdì, 26 06 2009

Era quasi meglio la bambina*

di

She & Him – Please, Please, Please Let Me Get What I Want (The Smiths cover) (MP3)

 

(*la bambina che canta PPPLMGWIW invece è qui)

 

martedì, 23 06 2009

House party

Non pensavo che su queste pagine avrei mai scritto ancora dei Bloc Party.
Esaltantissimi ai tempi dei primi singoli (la prima volta che ne ho scritto era per magnificare l’anthem Banquet) ed eccellenti con l’LP di esordio Silent Alarm, i 4 londinesi capitanati da Kele Okereke sono stati protagonista di una parabola discendente quasi da manuale, con un secondo disco nel complesso debole (ma retto da un paio di buoni singoli) e un terzo disco a dir poco mostruoso, intramezzato da singoli sparsi e da dischi di remix di qualità decisamente altalenante.

 

Quando ieri mi sono imbattuto -grazie a Stereogum– nel loro nuovo singolo (a meno di un anno dall’uscita dell’ultimo disco di inediti; la parsimonia continua a non essere tra le loro qualità più spiccate) non so neanche esattamente perchè ho spinto Play, tanto scarso era ormai il mio interesse per le loro produzioni. Non avrei mai immaginato che nelle successive 5 ore avrei spinto Play almeno altre 10 volte, sotto l’effetto di una incomprensibile e malsana compulsione che al termine di ogni ascolto mi costringeva ad ascoltare la canzone di nuovo. One more chance, infatti, è un pezzo malsano, che mostra i Bloc Party alle prese con l’ennesima mutazione, che li porta questa volta dalle party parti di quella che non esito a definire come house anni ’90.

 

Intendiamoci: non è che si siano trasformati nei Two Unlimited, eh. Però la cassa inesorabilmente in quattro quarti e il familiare pianoforte saltellante sono proprio quelli, e rimandano direttamente a certi detestabili hit single radiofonici che si ballavano nelle discoteche commerciali dei primi anni ’90 (con un effetto simile a quanto fanno con la jungle alcuni pezzi del trendyssimo -e tremendissimo- Zomby ®) e che noi, ai tempi, non potevamo che odiare con tutta la nostra forza.
Cosa sta succedendo, quindi? E’ la nostra adolescenza che viene a riscuotere il conto? O sono gli incubi di quegli anni che si materializzano? E allora perchè One more chance mi piace così tanto e, anche adesso, non posso fare a meno di spingere un’altra volta Play?

 

 Bloc Party – One more chance (MP3)

 

venerdì, 19 06 2009

Beck e la banana

Se fossi Beck e avessi un po’ di tempo libero, a parte struggermi (ancora?) perchè Winona mi ha lasciato e cercare di fare proseliti tra i miei amici VIP per Scientology, anch’io metterei in piedi un Record Club. Inviterei un po’ di gente a casa (dove sicuramente ho un fighissimo studio di registrazione) sceglierei un disco (facciamo The Velvet Underground and Nico, un classico immortale), lo strimpellerei un po’ facendo girare alla mia domestica ucraina un video in bianco e nero un po’ pixelato, e poi e farei una di quelle cose fighe che ti assicurano l’imperitura simpatia dei fan come mettere in rete un video della session alla settimana.

 

Guarda un po’ (colpo di scena!), Beck l’ha fatto veramente, e ha già postato il primo video. Gli amichetti di questo turno solo Nigel Godrich, Joey Waronker, Brian Lebarton, Bram Inscore, Yo, Giovanni Ribisi (in una commovente performance allo xilofono), Chris Holmes e Thorunn Magnusdottir, che si sono cimentati nello loro versione di Sunday Morning. L’idea è bella, ma speravo un po’ meglio. Stiamo a vedere anche i prossimi.

 

 

Beck’s Record Club – Sunday Morning (The Velvet Underground cover) (MP3)

 

Previously:

Beck – Pink Moon (Nick Drake cover) (MP3)

Il Beckzionario

 

martedì, 16 06 2009

Chicks on surf

E’ curioso come nessuno si fili più le Chicks on speed. Non mi ero accorto che fossero passati ben sei anni da 99 cents, l’ultimo disco vero e proprio del trio tedesco, che ai tempi aveva molto fatto parlare di sè per il suo gustoso pastiche di electro-clash politico e pop fashionista, postmoderno e semiserio. Testi intelligenti, ospiti illustri, un paio di buoni singoli, e un fenomeno art-pop assai interessante.

 

Dopo anni passati ad occuparsi di performance di arte contemporanea e del suo marchio di moda, il collettivo con base a Monaco è finalmente tornato anche alla musica, e ha pubblicato da un paio di settimane Cutting the edge, doppio CD uscito nel silenzio pressochè totale di stampa e siti web che una volta facevano a gara per parlare di loro e ora le snobbano bellamente.

 

Ed è un peccato, perchè, se anche il disco non è un capolavoro (ma non è neanche male, tutt’altro) e se il fenomeno Chicks on Speed ha forse già detto tutto quello che poteva dire, il disco contiene alcuni pezzi davvero niente male. C’è il proclama Art rules, il gioca-jouer erotico Vibrator e la carrellata sulle compagnie aeree low-cost in salsa bubblegum pop Buzz, ma soprattutto c’è Super surfer girl, che si è già conquistato saldamente un posto nella playlist della mia Estate. Spensierato inno balneare spudoratamente e dichiaratamente costruito col copiaincolla sui Beach Boys, Super surfer girl (video) è perfetta per l’autoradio sulla strada verso il mare, oppure per la pista della Spiaggia 72 dell’Hana-bi di Marina di Ravenna (dove l’ho provata sabato e dove metterò i dischi anche sabato prossimo).

 

Le Chicks on speed saranno a Bologna questo venerdì, per il Birthday Party dell’outlet online Yoox.com (che avrà luogo a Villa Impero, ma è a inviti, quindi facciamo finta non ci sia).
Noi invece ci vediamo sabato al mare. Sarò quello con la tavola da surf, ovviamente.

 

 

 Chicks on speed – Super surfer girl (MP3)

 

 

lunedì, 15 06 2009

Altro che crisi di mezza età.

di

"Sai se la metropolitana andrà ancora quando il concerto sarà finito? Devo andare in stazione a prendere il treno…" La domanda me la pone un giovane fan piemontese dei Limp Bizkit il quale, finito il set dei suoi beniamini, è rimasto solo e si è avvicinato a me in cerca di risposte, “forse perché ho l’aria di persona affidabile in mezzo a questo inferno”, penso. Anche io sono solo e al momento siedo impaziente sui gradini vicino a una delle entrate a monitorare il riempimento del parterre e a prendere un po’ d’aria prima dell’immersione. Dentro, ci sono almeno 15 gradi in più dei 30 che ci sono fuori, all’aperto. Non si vede altro che una distesa di torsi nudi, tatuaggi e bermuda a tre quarti. Io sono vestito come per un concerto dei Fleet Foxes a Hipsterlandia. Sono addiritttura elegante. Qua dentro insomma sono una fighetta.

Mi trovo al Palasharp (che per me sarà sempre "Palatrussardi", con quel suo retrogusto socialista) per Rock in Idro e, a differenza di tutte queste persone provate da una pesante abbuffata di birra e decibel sin dal primissimo pomeriggio, sono appena arrivato per assistere all’unico set che mi interessa, l’ultimo. Per essere qui ho pagato 50 euro. "…e poi ne varrà la pena? Non li ho mai visti e conosco solo tre canzoni…". Al mio nuovo e temporaneo amico propino un’accorata perorazione che spero gli faccia comprendere che perdere l’ultimo metrò è un rischio che vale la pena correre, eccome, per assistere allo spettacolo che sta per andare in scena.

Questa band ha finito per significare così tanto per me, per convogliare e sintetizzare così tanti significati appartenenti alla mia più piena e torbida adolescenza che a casa in attesa di venira qua ero emozionato come una ragazzina prima del ballo di fine anno. Non sapevo cosa mangiare. Non sapevo se mangiare. Come vestirmi. A che ora arrivare. Non mi capitava da molto, molto tempo e forse, a pensarci meglio, non poteva capitarmi che con loro. Ma è ora di avviarmi, sento che stanno per cominciare. Il ragazzo mi propone un cinque che ricambio e mi saluta con un “Ciaobbello” cui replico con un paterno “Buon concerto e rientro a casa”. E mettiti la maglina di lana ché prendi freddo, figliolo.

I Faith No More salgono sul palco e partono in quarta con un pezzo…lento, romantico e languido di Peaches & Herb, sconosciuto duo black, spiazzando l’audience e portandola all’epifania ilare quando si capisce dal testo del ritornello il motivo per cui stasera lo stanno suonando:

Reunited and it feels so good
Reunited ‘cause we understood
There’s one perfect fit And, sugar, this one is it We both are so excited
‘Cause we’re reunited, hey, hey

I FNM se non prendono per il culo, loro stessi e il pubblico e tutti, non sono contenti. Non poteva scamparla il loro reunion tour che questa sera tocca la quarta tappa a Milano, unica data italiana.

 

Durante questo primo pezzo sto in disparte, temo per la mia incolumità, sono vecchio per queste cazzate, non voglio essere stritolato da un pericoloso pogo di metallari. Ma quando parte The Real Thing, be’, capisco che non posso stare lì con la mia fotocamerina del cazzo a filmare o a guardare; e quando il pezzo come da copione esplode io, semplicemente, non capisco più nulla e mi butto a incudine tra la gente (il palazzetto è stracolmo) portandomi più vicino possibile al palco. Il mio viaggio a ritroso nel tempo è iniziato. Non faccio più un lavoro serio, non ho più l’età che ho, non ho più le responsabilità di oggi. Al contrario, ho 17 anni, suono la batteria e sperimento le droghe, ho American Psycho sul comodino della cameretta e penso che io e i miei amici siamo più fighi degli altri perché leggiamo e ascoltiamo quelle cose invece di leggere di Che Guevara e ho una rabbia dentro che non so neanch’io cosa sia e bisogna pur sublimarla in qualche modo e spesso ho voglia di spaccare tutto e qualcosa spacco pure perché devo farlo, devo confrontarmi con questo mostro che mi possiede e capire dove mi vuole portare e sono capace di amare e soffrire e odiare come mai più mi capiterà nella vita. We Care a Lot, cioè non ce ne fotte un cazzo di niente, nemmeno dei bambini che muoiono di fame e del Live Aid, capito? E questa trance l’hanno innescata Mike Patton, che ha una voce impressionante con la quale fa letteralmente ciò che vuole, e gli altri che suonano gli strumenti con una foga e una precisione inaudite o comunque inalterate dopo dieci anni di pausa e tanti capelli bianchi in più.

E allora il gigione mette a frutto i suoi anni vissuti nel Belpaese e tira fuori una Evidence in italiano che è una piccola chicca solo per noi. E per voi, qua sotto.

 

Poi due inserti altrui nei loro pezzi che lascio indovinare a voi, qua e qua. L’ammissione quindi, anche quella ironica e contraddetta dai fatti che sono sotto i nostri occhi (e nelle nostre orecchie), che loro sono "troppo vecchi per queste cazzate".
E poi il finale (dopo diversi brani tra cui due esplosive Land of Sunshine e Caffeine) con una tirata e perfetta We Care a Lot.

 

E io per tutto il tempo sono felice come un ebete e ho i brividi e le lacrime agli occhi e a sorpresa mi ricordo i testi a memoria, mentre i pezzi passano via uno dopo l’altro, troppo veloci, maledizione. Non c’è tempo per la noia, non c’è tempo per pensare a dove sei. C’è solo un lampo che mi passa per la testa: "al ragazzo piemontese starà piacendo?". Ma è un breve momento di lucidità nel mezzo di un momento senza stile, coolness e controllo, un momento in cui pensi di capire solo tu la portata di quanto sta accadendo e ti ci butti a copofitto. E mentre scrivo, anzi, prima, mentre penso di scrivere queste parole che ho appena scritto, penso che sono retoriche e banali e pompate, ma anche che non me ne frega nulla e va bene così, perché questa basicità adrenalinica e sconclusionata forse è l’essenza stessa del Rock and Roll.
Il ritorno a casa non me lo ricordo. In realtà sono ancora là, almeno per oggi.

 

venerdì, 12 06 2009

Bastard pop, l’evoluzione della specie?

E’ un po’ che non si sente parlare del non-genere illegale che qualche anno fa sembrava dover essere il futuro della musica. A ritirarlo fuori dal cappello è tale Faroff, DJ brasiliano che sul suo Myspace condivide molti mash-up eccellenti e, per quasi tutti, ha realizzato pure dei video, che ovviamente riprendono quelli dei pezzi messi in gioco. Ottimamente fatti, peraltro. Guardare qua sopra gli LCD Soundsystem che si incrociano coi Beatles e coi Kinks (titolo: The Brits are playing at my house) per credere.
E non c’è niente da fare: un buon mash-up mi pare quasi sempre meglio di diecimila remix d’autore.

 

lunedì, 08 06 2009

Biografilm in musica

Un paio di giorni fa, quasi per caso, ho guardato The filth and the fury, l’eccellente documentario di Julien Temple sui Sex Pistols (che vent’anni dopo completa lo storico The Great rock’n’roll swindle – La grande truffa del rock’nroll) di imminente pubblicazione in Italia per la gloriosa ISBN Edizioni in una bella versione libro + DVD.

 

Il destino vuole che proprio in questi giorni, in occasione del Biografilm Festival, Julien Temple sarà a Bologna per presenziare all’omaggio che il festival tributa a lui e alla sua carriera di documentarista. Stando al programma completo, da oggi a lunedì 15 verranno proiettate quasi tutte le sue opere, da Glastonbury (sul festival inglese) ad Absolute Beginners, (con David Bowie) da Joe Strummer – The future is unwritten (sul leader dei Clash) al nuovo The liberty of Norton Folgate (sui Madness), oltre che ovviamente i tre (c’è anche There’ll always be an England) documentari sui Sex Pistols. Un must per gli amanti della perfida Albione e della sua musica.

 

Ma anche gli amanti dela musica americana quest’anno avranno pane per i loro denti, visto che un’altra delle retrospettive si intitola Back to Woodstock, e prevede proiezioni, mostre ed eventi sul mega-festival più famoso della storia (tra cui l’anteprima di Taking Woodstock, il nuovo film del premio Oscar Ang Lee). Ho il sospetto che mi vedrete spesso da quelle parti.

 

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venerdì, 05 06 2009

Notte raminga e fuggitiva

Notte raminga e fuggitiva lanciata veloce lungo le strade d’Emilia a spolmonare quel che ho dentro, notte solitaria e vagabonda a pensierare in auto verso la prateria, lasciare che le storie riempiano la testa che così poi si riposa, come stare sulle piazze a spiare la gente che passeggia e fa salotto e guarda in aria, tante fantasie una sopra e sotto all’altra, però non s’affatica nulla. Correre allora, la macchina va dove vuole, svolta su e giù dalla via Emilia incontro alle colline e alle montagne oppure verso i fiumi e le bonifiche e i canneti. Poi tra Reggio e Parma lasciare andare il tiramento di testa e provare a indovinare il numero dei bar, compresi quelli all’interno delle discoteche e dei dancing all’aperto ora che è agosto e hanno alzato persino le verande per godersi meglio le zanzare e il puzzo della campagna grassa e concimata. Lungo la via Emilia ne incontro le indicazioni luminose e intermittenti, i parcheggi ampi e infine le strutture di cemento e neon violacei e spot arancioni e grandifari allo iodio che si alzano dritti e oscillano avanti e indietro così che i coni di luce si intrecciano alti nel cielo e pare allora di stare a Broadway o nel Sunset Boulevard in una notte di quelle buone con dive magnati produttori e grandi miti. Ne immagino ventuno ma prima di entrare in Parma sono già trentatré, la scommessa va a puttane, pazienza, in fondo non importa granché. [#]

Le straordinarie e immortali parole di Pier Vittorio Tondelli (da Viaggio, uno dei racconti milgiori di Altri libertini) sono state l’incipit del secret show di stasera alla Unhip Factory, dalle parti di Piazza Santo Stefano nel pieno centro di Bologna.  Sul palco Vasco Brondi (alias Le luci della Centrale elettrica) supportato dallo scrittore Enrico Brizzi col quale ha duettato in un paio di reading delle parole di Tondelli prima di lanciarsi in un insolito set acustico che non ha lasciato il pubblico indifferente. Qua sopra una foto rubata all’evento via cellulare, visto il rigoroso divieto di riprese audio-video.
Una serata che sarebbe piaciuta a Tondelli, probabilmente.

 

giovedì, 04 06 2009

Per favore fammi ottenere quello che voglio: un plasmon

di

La notiziola che gira in rete da qualche ora è che nella colonna sonora ufficiale di 500 days of summer, film che ha fatto innamorare molti all’ultimo Sundance, che il sottoscritto aspetta con una certa ansia, e di cui da queste parti ha parlato con doveroso scherno il buon Valido, è inclusa anche una cover di Please, Please, Please Let Me Get What I Want degli Smiths eseguita da She & Him, il fenomenale duo indie-folk-pop formato da M Ward e Zooey Deschanel – che, per chiudere il cerchio, è la protagonista del film stesso.

Ma non avendo trovato l’mp3 in questione dopo innumerevoli secondi di ricerca, la notiziola in questione è semplicemente un pretesto per poter pubblicare un video.

Questo.

Ecco.

mercoledì, 03 06 2009

Anagrammi Melodrammi

Finalmente ecco l’eccellente video di Onomastica, uno dei pezzi migliori di Bachelite degli Offlaga Disco Pax. Nella nuova versione (con l’aggiunta degli archi del trio Ginko Narayana) già uscita nell’Onomastica EP.

 

giovedì, 28 05 2009

Time for shopping but the remix is free

Qualche mese fa su queste pagine parlavamo dei Did, presentando la promettente proposta in salsa punk-funk del quartetto torinese attraverso il remix della loro eccellente Time for shopping firmato dai reggiani Crimea X.

 

Ora, grazie anche alla nuova label Foolica Records, la band alza il tiro e mette in piedi un intero remix contest, consegnando il suo pezzo nelle mani del pubblico, che può prelevare dalla pagina apposita tutte le tracce e ri-miscelarle a proprio piacimento. Il contest parte oggi e dura un mese, al termine del quale la band sceglierà i 7 remix che insieme al brano originale andranno a comporre un EP che verrà messo in free download su vari siti. Tra cui quello che state leggendo (che non si è scappato la faceta opportunità di venire definito media partner di qualcosa), cosa che con tutta evidenza vi renderà in breve tempo ricchi e famosi.

 

Andate e remixatene.

 

 

Did – Time for shopping (MP3)

 

mercoledì, 27 05 2009

My lack of knowledge is vast, and my horizons are narrow

«And if every relationship is a two-way street
I have been screwing in the back whilst you drive»

[Jarvis Cocker – I never said I was deep]

Non so voi, ma io Jarvis l’avevo dato per perso.

 

Dopo la perfezione toccata negli anni del brit-pop (che hanno consegnato i suoi Pulp e la loro Disco 2000 alle leggenda), con l’appendice del sontuoso noir di This is hardcore, Jarvis Cocker stava cominciando a farmi un po’ pena. Letteralmente intrappolato nel personaggio del dandy inglese colto, brillante e un po’ stronzo, ma incapace di scrivere e pubblicare ancora materiale all’altezza del suo passato, Jarvis stava diventando più famoso per le sue frequentazioni (è diventato un grande amico di Nick Cave, pare) e le sue opinioni (come columnist del Guardian o conferenziere d’eccezione) che per la sua musica. Il nuovo disco Further Complications, a un primo ascolto, non mi sembrava in grado di cambiare le cose, complice anche un singolo abbastamza inutile.

Grazie a un giro di shuffle particolarmente ispirato (sia sempre benedetto lo shuffle) ho però cambiato idea.

 

I never said I was deep è tra le migliori ballad mai scritte dall’autore inglese, un classico pezzo di crooning con melodia e arrangiamento impeccabili e un testo ispiratissimo, crudele e ironico che gioca a smentire  tutti i luoghi comuni più nobili su un’artista intelletuale come Cocker, che si professa invece gretto, volgare e «profondamente superficiale». Come stile e atmosfera impossibile non pensare ai pezzi migliori del Nick Cave più grottescamente romantico, in modo simile a quanto accade con Leftovers, impietoso e quasi patetico corteggiamento di un «avanzo» ormai in là con l’età. Due stoccate di gran classe che si fanno ascoltare e riascoltare, e segnano un nuovo inizio per la carriera di Cocker.

 

Anche se alla fine fanculo, chissenefrega.

Questo post in realtà è un semplice sfoggio del mio giudizio e del mio fiuto musicale, al solo scopo di fare colpo sulle ragazze. Come tutti gli altri.

 

 

Jarvis Cocker – I never said I was deep (MP3)

Jarvis Cocker – Leftovers (MP3)

 

lunedì, 25 05 2009

Due settimane

Non ci vuole un genio a capire che nella scena musicale indipendente mondiale questo è decisamente il momento dei Grizzly Bear.

Autori di quello che è già uno dei dischi dell’anno (anche se tecnicamente Veckatimest non esce prima di domani), protagonisti dei set più osannati e impeccabili del South by Southwest di Austin e destinati a un futuro da grandi nel panorma dell’adult pop più colto (la stessa lega che l’anno scorso è stata dominata dai Fleet Foxes, per intenderci), i Grizzly Bear sono finalmente pronti a riscuotere quello che meritano.

 

Per quanto mi riguarda, a incoronarli tra gli eroi musicali del 2009 basterebbe il piccolo primato di cui sono titolari sul mio lettore MP3, dove la loro Two weeks per numero di ascolti batte quasi del doppio tutti i contender più accreditati (e quest’anno non ne mancano, per fortuna).

Come tutti i pezzi del quartetto di Brooklyn, Two weeks non avrebbe sfigurato nelle mani di un girl-group degli anni ’60 (riferimento non facile da vedere ma che, una volta scovato, appare la lente più chiara attraverso cui osservare la musica della band), a partire dai suoi cori quasi angelici per arrivare all’andamento indolente e al testo cripticamente frustrato. Un prodigio di chamber-pop sognante ma contemporaneamente inquieto, come sembrano indicare anche i due video che girano su YouTube; il primo, non ufficiale, schifosamente poetico e romatico (e bellissimo), mentre il secondo -ufficiale, appena diffuso- lento e inquietante oltre ogni dire.

Se non li avete mai approfonditi, un’ottima introduzione ad un mondo musicale complesso e molto affascinante. Se invece li conoscete già, sappiamo entrambi qual è il brano più ascoltato del momento sul vostro lettore MP3.

 

 

Grizzly Bear – Two weeks (MP3)

 

-Previously-

Grizzly Bear – He hit me and it felt like a kiss (Carole King cover) (MP3)

Grizzly Bear – Knife (MP3)

 

-Elsewhere-

Grizzly Bear – Live on WNYC (4 canzoni)

Grizzly Bear – Black Cab Sessions (live video)

 

venerdì, 22 05 2009

I’ve come to wish you an unhappy birthday

Oggi Stephen Patrick Morrissey compie 50 anni. Che possa avere un pessimo compleanno, e come al solito scriverci sopra un disco bellissimo.

 

Il sito dedicato alle celebrazioni: HappyBirthdayMorrissey.Com

The Times

The Guardian

BBC

lunedì, 18 05 2009

It’s just you and me and the washing machine

Era ora.

La prima volta l’abbiamo ascoltata che il disco d’esordio non era ancora uscito, e l’abbiamo adorata; poi My lonely and sad Waterloo è finalmente arrivato nei negozi, e ci siamo stupiti non poco per la sua assenza dalla tracklist. Da allora sono passati due anni, e nel mentre l’abbiamo ascoltata a ripetizione, ballata un sacco, canticchiata sotto la doccia o quando facevamo il bucato, e citata più volte come una delle migliori canzoni indiepop del panorama italiano (e forse non solo) ad essere ancora inspiegabilmente inedita.

Questo primato è durato fino ad oggi, perchè, con una mossa a sorpresa, nella giornata odierna Me and the washing machine dei My awesome mixtape vede finalmente la luce. La 42 Records, nuova etichetta per cui i Bologna Geek Dancers hanno da poco firmato, ha infatti deciso di costruirci attorno un EP, e di farne il succoso antipasto del secondo disco How Could A Village Turn Into A Town.

 

Other Houses EP esce oggi, e oltre alla versione definitiva di Me and the washing machine e a due remix (ad opera di Congorock e di Peluche) contiene altri due inediti. Il nuovo materiale denota un deciso passo in avanti per la band, che ha già raggiunto una maturità sonora e compositiva assolutamente invidiabile, che si smarca dai modelli procedenti ed emerge con una scrittura originale e con arrangiamenti mai così ricchi e al contempo leggeri. E il nuovo disco, in uscita a Settembre, lo conferma ancora di più (fidatevi).

 

Potete scaricare gratuitamente la versione digitale di Other Houses EP da Vitaminic Pronti al Peggio, e approfittarne anche per vedere i due nuovi video realizzati per loro da Opificio Ciclope; potete quindi comprarvi online l’edizione in cassetta colorata limitata e numerata (ne ho già vista una copia ed è un piccolo gioiellino Art Attack), in combinazione con la relativa t-shirt.

E poi passare tutta l’Estate a canticchiare «Pam-parà Parà-pa-pa-pa»…

 

 

 

My awesome mixtape – Me and the washing machine (MP3)

 

domenica, 17 05 2009

La piccola agenda dei concerti di Ink… Vitaminic

Ammettiamolo: noi le detestiamo, le città. Non ci possiamo proprio vivere. Lo stress ci uccide. Lo smog ci uccide. Le amministrazioni comunali parafasce ci sfiancano. D’estate, poi. A Bologna d’estate è caldo e si sta male, cantava Luca Carboni, e se c’è una cosa di cui mi sono accorto dal mio primo anno da fuorisede è che, beh, non diceva per dire. A Milano non saprei, ma ad occhio e croce credo ci sia la stessa afa invivibile, la stessa umidità canaglia, le stesse zanzare (forse non proprio le stesse, ma saranno magari le cugine).

La campagna, ecco cosa ci vuole. L’arcadia, il locus amoenus, il buen retiro, l’otium della vita pastorale. Una casa in campagna. Con il cibo sano, le repliche in tv, le buone letture, la possibilità di disintossicarci.

 

Solo che dopo un po’, che palle. Davvero, non se ne può più. Tutti quegli uccellini, quel verde, lo sguardo liquido e assente delle mucche, l’aria paciosa dei cavalli che pascolano. Quell’odore di erba tagliata di fresco, di fiori impegnati ad impollinare il circondario, di cacca. Basta, non se ne può più, dopo un po’. Si finisce a rinchiudersi in una stanzetta angusta (gli sgabuzzini sono ottimi allo scopo) ad allumare sigarette fino a ricreare l’atmosfera nebulosa del centrocittà. Dopo tre settimane si prende e si torna a casa, ad aspettare la notte il canto dei camion della nettezza urbana, a malsopportare le vacchiette che affondano di gomiti sui mezzi pubblici, a drogarsi ancora un po’ delle serie tv che la tv nazionale scoprirà tra tre anni. Ad annoiarsi, ma in modo costruttivo. E poi ad annoiarsi e basta.

E poi, cosa fare? Ok, voi che vivete a Bologna e dintorni lo sapete già cosa potreste fare, avete la piccola agenda dei concerti. Purtroppo come sapete che quest’anno niente Julive1. Amen, anyway. Se siete a Milano, sapete invece che potete contare sul Miami: il meglio della musica indipendente italiana (ad essere onesti, praticamente tutta la musica indipendente italiana) riunita in un unico posto dal carisma della frangetta di Carlo Pastore2. Bello, bello, bello.

Ma se per caso vi piacessero anche i gruppi stranieri? Se passaste metà anno a sospirare sulle next big thing di Pitchfork, vagheggiando di vederle un giorno, per capire se valgono veramente quanto sembra o meno, per scatenarvi sul vostro anthem di fiducia, per piangere finalmente a dirotto su quella canzone3?

Vitaminic una risposta ce l’ha. Magari non è LA risposta, però è un ottimo inizio. Otto serate dal 18 maggio al 6 giugno, un SXSW tascabile in terra milanese organizzato dal paziente lavorìo della sempre benemerita Marina4. Se leggete queste pagine probabile che Marina la conosciate già e non ci sia bisogno di fare un’apologia dei suoi gusti, o che già abbiate un’idea di quanto sia difficile organizzare concerti in questo periodo (non parliamo di portare davvero il vostro gruppo del cuore a suonare per voi). Probabilmente almeno avete già avuto modo di ricevere su Facebook o su Last.fm aggiornamenti dettagliatissimi sul programma dei Days. Che ha avuto un po’ di cambiamenti anche inaspettati, come è giusto che sia la prima volta che si fa qualcosa: l’imperfezione è inevitabile, forse necessaria.

Che insomma sapeste già o meno dei Vitaminic Days, che conosciate già il programma o meno, prendetevi cinque minuti di pausa; avvicinatevi alla finestra ed apritela, in modo da fare entrare smog e caldo asfissiante (o pioggia torrenziale, a vostro piacimento). Se necessario accendete una sigaretta, se volete essere sicuri che ci sia una percentuale sufficiente di monossido di carbonio.

Ora fate un lungo respiro profondo, e date un’occhiata qui:

 

Quando Chi Dove
Lun 18/05 Andrew Bird (+ Vitaminic/Coop Music dj set) Musicdrome (MI)
Il nostro polistrumentista e fischiatore di fiducia non ha bisogno di presentazioni. Il concerto è stato spostato per le richieste superiori alle attese, nel link (i link richiamano quasi sempre la pagina dedicata su Vitaminic) si trovano tonnellate di esibizioni live che da sole dovrebbero convincervi ad esserci. Una data immancabile in esclusiva italiana.
Mar 19/05 Emmy The Great + Mange Tout (+ Vitaminic dj set) La Casa 139 (MI)
La 24enne sempre meno antifolk e più rotondamente pop viene a Milano a cantarci cose terribili col sorriso sulle labbra (e che labbra). Seconda esclusiva italiana e appuntamento fortemente raccomandato agli anglofili.
Mer 20/05 LOSER night con Hatcham Social + A Classic Education (+ Loser dj set) Musicdrome (MI)
La post-new-wave (esisterà?) vs. l’indie rock dei nostri, di cui personalmente non sono un fan sfegatato, ma la cui crescita costante (e resa dal vivo) è innegabile. Serata notevole e dj set imperdibile.
Gio 21/05 My Awesome Mixtape + Le Rose (+ Vitaminic dj set) Arci Biko (MI)
I My Awesome Mixtape sono da tempi non sospetti un pallino del padrone di casa. Spalleggiati nell’occasione dall’electro-retro-pop dei Le Rose, dovrebbero valere anche l’eventuale trasferta per ogni geek degno di questo nome.
Gio 28/05 Abe Vigoda + Buzz Aldrin (+ Vitaminic dj set) La Casa 139 (MI)
Ovvero : l’acidissimo shitgaze dei primi dopo lo spietato post/wave/gaze dei secondi. Se questo concerto fosse un film, sarebbe Lynch che incontra Gilliam e si scontra con Aronofsky. Se fosse un libro, sarebbe Hunter Easton-Palahniuk. Se fosse un dolce sarebbe… ehm, scusate, mi ci ero fatto prendere la mano. Comunque direi un krapfen, così su due piedi.
Lun 01/06 KISS THIS night: Vivian Girls + The Pains of Being Pure At Heart (+ Kiss This dj set) Magnolia (MI)
Il gruppo che Tarantino avrebbe potuto inventare e rendere protagonista di un suo film vs. il gruppo poppero definitivo, per di più sponsorizzato da Dietnam. Non aggiungo altro.
Mer 03/06 SECRET FURRY HOLE night: Women + Banjo Or Freakout + His Clancyness (+Secret Furry Hole dj set) Rocket (MI)
Le meravigliose strutture sghembe di Banjo Or Freakout si giustappongo alle traiettorie psicotiche dei Women (definiti giustamente da Pitchfork “il gruppo più ingooglabile dai The Music in poi“), una band che fa math-rock come lo penserebbe John Nash; tutto questo al release party del riservatissimo progetto solista di Jonathan Clancy.
Sab 06/06 VITAMINIC SUM UP PARTY: Wavves + DID + Swim (+ festa di chiusura della rassegna con dj set di: Fabio De Luca (Rolling Stone) e Giorgio Valletta (Xplosiva)/ DiscoLimone/Dj Persignora /Vice Magazine / EnzoPolaroid (Polaroid blog)) Bitte (MI)
Finalone di sabato sera con il Beck degli anni zeroooo (e scusate se è poco), supportato dai tiratissimi DID (anche qua, potrei sbagliarmi ma mi sembrano esattamente il genere del padrone di casa) e da Swim, e non mi sembra blasfemo pensare che i due italiani possano reggere il confronto. Segue un dj-set con così tanti nomi da sembrare la versone dj di Domani 21/01/2009, e provateci voi a non rimanere a ballare fino all’alba.

 

Questo è il programma; molti dei nomi li avevate già visti nell’esaustivo report che il sempre benemerito dott. inkiostro in persona aveva stilato al suo ritorno dal SXSW. Di alcuni aveva parlato molto bene, di altri così-così, altri non lo avevano impressionato positivamente. Mettete in conto che ink è anche un grande fan di Tiziano Ferro, e valutate pertanto che potreste anche dissentire da lui, e trovare eccezionale un live che a lui non è piaciuto (o viceversa)5, e che in generale varrebbe almeno la pena di provare. Fatto? Bene. Ora finite la sigaretta, chiudete la finestra, lasciate ripartire l’aria condizionata, aprite questa pagina e seguite le istruzioni: avete tempo fino alle 18 di oggi per vincere un ingresso gratuito a tutti e otto i Vitaminic Days. E ammettetelo, è anche per piccole cose così che le adoriamo, le città. E non ne possiamo davvero fare a meno.

[Ma in effetti avrei potuto linkare anche questo.]

1. Nonostante le tantissime ferme voci di protesta che si sono levate unanimi contro quest’ennesimo taglio al lato migliore di Bologna, forse l’unico che la rende veramente il posto in cui vivere (piuttosto che quello da cui scappare), cioè l’offerta culturale. Come, niente voci? Toh, mi sarò confuso.
2. Voglio credere che non esista nessuno capace di offendersi per una battuta così. Ma desse fastidio, come da tradizione: chiedete e verrà cancellata
3. Tu, sì, tu, che stai alzando gli occhi al cielo sottintendendo che nessun adulto sano di mente potrebbe fare mai nulla del genere, fatti un esame di coscienza. Ricordi quella volta, a quel concerto, il secondo anno di università? Com’eri giovane, quanta ingenuità, vero? Ecco, pensaci.
4. In collaborazione con Live In Italy, Hub Music Factory, Maple Syrup Gigs e Vice Magazine.
5. Come accade, del resto, ogni volta che entra in gioco la banalissima varietà dei gusti umani.

DISCLAIMER: questo post è stato scritto in pieno conflitto d’interessi, visto che anche io scrivo per Vitaminic. Le parole di sufficienza sulla vita pastorale sono puramente strumentali al fine del post. Non spenderò nemmeno una parola per convincervi che i Vitaminic Days mi sembrano sinceramente una cosa molto bella: se non ci credete non vi convincereste. Peccato per voi, nel caso. Come? Storcete la bocca? Vorrà dire che la prossima volta vi porterò delle veline minorenni, comunisti!

venerdì, 15 05 2009

Frequenze disturbate 2009?

Ancora non si sa nulla di sicuro, ma se incrociamo le dita anche quest’anno l’improbabile potrebbe accadere: nel 2009 una nuova edizione di Frequenze Disturbate potrebbe vedere la luce.

 

Gli anni delle elezioni amministrative non sono mai stati facili per il festival musicale di Urbino (il più bello d’Italia, secondo alcuni; certamente il più sofferto), eppure pare che, contrariamente a quanto sembrava all’inizio, la macchina organizzativa abbia cominciato ad avviarsi e (se tutto va bene) presto ne sapremo qualcosa di ufficiale. Pare ci sia già stato un incontro tra organizzatori e amministrazione (un cui succoso reperto è ritratto nella foto qua sopra), su Facebook c’è già un gruppo che reclama il festival a gran voce e speriamo di vedere presto un po’ di attività sul sito ufficiale (e magari pure un re-design grafico).

Nulla è ancora detto, ma se son rose fioriranno. Nel dubbio, mi mangio una crescia propiziatoria alla vostra -un po’ meno alle mia- salute, e incrocio le dita.

 

martedì, 12 05 2009

Eggers + American Beauty + Juno + The Office = ??

E sono solo alcuni degli ingredienti della sapida ricetta di Away we go, il nuovo film di Sam Mendez (American Beauty) scritto da Dave Eggers (L’opera struggente di un formidabile genio) e Vendela Vida (sua moglie, niente grassetto perchè chi se la caga) e interpretato da John Krasinski (The Office, versione americana), Maya Rudolph (Saturday Night Live), Alison Janney (The West Wing) e Maggie Gyllenhaal (The Dark Night, intollerabile), che nel giro di un mese arriverà nelle sale amercane e dalla trama sembra un incrocio tra Juno e Little Miss Sunshine. Paura, eh?

 

Ecco un contributo dalla regia:

 

La musica è di Alexi Murdoch, bravo clone di Nick Drake già sentito più o meno solo come sottofondo di puntate di serie TV (The O.C., Dr. House, Prison Break, Ugly Betty, Dawson’s creek, Grey’s anatomy). Complimenti per il curriculum.

 

Praticamente un incubo.

 

 

Alexi Murdoch – All my days (MP3)

 

giovedì, 07 05 2009

Awesome quakers and stunning live pics

Stasera al Sesto Senso di Bologna ci sono due piccoli eventi da tenere d’occhio.

 

Il primo ha come protagonista Maolo Torreggiani, già voce ed anima dei My awesome mixtape. In attesa dell’uscita del loro secondo disco (prevista per l’autunno per 42 Records), l’infaticabile capa rezza nostrano (minuscolo e con lo spazio) non ha perso tempo e ha messo in piedi Quakers and Mormons, progetto solista di matrice hip-hop sorprendentemente interessante. Nonostante solitamente io non bazzichi il genere, i primi pezzi di questa nuova creatura musicale (che non ha ancora neanche un Myspace) mi hanno molto colpito, non saprei esattamente spiegare il perchè. Ascoltate e ditemi anche voi.

 

Dopo l’aperitivo della settimana scorsa Quakers and Mormons debutterà ufficialmente questa sera al Sesto Senso di Bologna, in occasione dell’inaugurazione di (A)live!, la mostra dedicata alle foto di concerti di Emanuele Rosso. Già fumettista, fotografo, fotologger, speaker radiofonico e gran règaz, Emanuele (AKA EhiUomo!) ha raccolto i suoi migliori scatti live che verranno esposti per circa un mese.
Spesso brillanti e anticonvenzionali (come quella qua sopra, che ritrae per l’appunto i My awesome mixtape), le foto mostrano in azione -tra gli altri- Vampire Weekend, The Teenagers, Battles, Datarock, Amari e Settlefish. E gira voce che alcune riproduzioni saranno in vendita, quindi se avete la stanza da arredare…

 

Citando Enzo, direi proprio che ci si vede a banco.

 

 

Quakers and Mormons – Moldavia (MP3)

Quakers and Mormons – New York Town (MP3)