suoni

lunedì, 12 02 2007

Sei emmepitre’, un video

Jens Lekman – Your beat kicks back like death (MP3)

Non mi ero accorto che il pezzo che spesso negli ultimi anni ha aperto i concerti del cantautore svedese fosse una cover (della Cat Power-wannabe Scout Niblett). E’ quel tipo di mantra che a forza di handclapping, melodie fischiettate e joy of repetition riesce a far perdere significato alle parole. «We’re all gonna die», mica roba da niente. (via)

LCD Soundsystem – North American Scum video (MOV lo-fi / MOV hi-fi / myspace

Vabbè le citazioni, ok il divertimento, perfetti gli effetti analogici invece che digitali, benissimo il retrofuturismo, ma Giacomino, mi hai fatto il video più brutto della tua carriera. Non volevamo che Sound of silver esordisse al numero uno? Proprio ora che il disco ne ha le carte e che i tempi sono maturi mandiamo tutto in vacca? Continuiamo così, a farci del male?

Laura Veirs – Pink Light (MP3)

La mia folkster occhialuta preferita torna ad Aprile con un nuovo disco (sempre per Nonesuch), e io non ne sapevo nulla. Ancora solo due pezzi resi pubblici, ma se è tutto così ho il sospetto che me lo ritroverò nella top 10 di fine anno, come nel 2005. L’altro pezzo non si chiamava appunto Cast a hook in me? (via)

Mark Ronson (feat. The Daptone Horns) – God put a smile upon your face (Coldplay instrumental cover) (MP3)

Ciao, sono Mark Ronson, forse vi ricorderete di me per l’ottima versione di Just che da sola teneva in piedi il disco di tributo ai Radiohead. Ora sta per uscire un disco tutto mio, Version, in cui mi diverto sempre ad inoculare robuste iniezioni di big band nel pop contemporaneo: ci sono Toxic, Apply some pressure (ne trovate un radio-rip da Max), Stop me if you think you’ve heard this one before (che forse però mi è venuta troppo soul), Oh my God e varie altre. E c’è questo pezzo dei Coldplay, che ora sembra uscito dalla colonna sonora di un film di James Bond. Chi l’avrebbe mai detto.

Art Brut – Nag nag nag nag (MP3)

Senza alcun costrutto come gli è proprio, mesi fa la band di Eddie Argos ha dato alle stampe un singolo citazionista e adolescenziale che ai primi ascolti sembra troppo quadrato rispetto alle vecchie produzioni della band, e andando avanti lo sembra troppo poco rispetto al riff classico che si ritrova. La risposta, come al solito, sta nel testo.

Chicks On Speed – MySpace (MP3)

Nello splendore della sua discubile qualità da myspace-rip, e in ritardo di mesi rispetto alla sua messa online, l’instant-song delle COS è un elettro-charleston con ritornello contagioso e testo stupido ("MySpace, YourSpace, WhoseSpace, is it? Let’s switch on, drag and drop"). Non vedo l’ora che la pubblichino, per poterla ballare alzando gli occhi al cielo.

Future Pilot AKA (feat. Stuart Murdoch & Sarah Martin from Belle & Sebastian) – Eyes of Love (MP3)

Su Future Pilot AKA ricordo di aver letto anni fa un articolo di De Luca (a proposito, il 2007 è iniziato da un pezzo; torni?) che, a rileggerlo sentendo il disco nuovo, sembra parli completamente di un altro artista. Soprattutto a sentire la diabetica pop-song in cui ospita le voci dei Belle & Sebastian e che sembra uscita dai peggiori incubi dei detrattori dell’indiepop.

 

mercoledì, 07 02 2007

Che tu sia per me il coltello

In un periodo in cui i concetti scarseggiano anche all’interno di un’intera carriera musicale (figuriamoci nelle singole canzoni), imbattersi in un concept album è una vertigine strana, a metà tra la sorpresa di chi vede una farfalla a Gennaio e la soddisfazione di chi trova il tesoro sepolto che stava cercando da tutta la vita. La vertigine è ancora maggiore se il disco rivela il suo nucleo tematico dopo mesi di ascolto, e ancor di più quando è sul tuo lettore da quasi un anno, e, in virtù dell’impressionante numero di ascolti che si è conquistato, è arrivato ad ottenere l’onore e l’ònere di essere il disco più rappresentativo del tuo 2006.

Qualche sera fa guardavo per l’ennesima volta il bellissimo Silent Shout, an audio visual experience, il DVD che, raccogliendo il lato iconico della carriera dei The Knife, è il perfetto compendio ai suoni alieni del capolavoro Silent Shout. Ci sono tutti i video della band: folli, misteriosi, geniali o semplicemente incomprensibili esattemente come ce li si potrebbe aspettare. Ma il piatto forte è la registrazione di un concerto tenuto lo scorso Aprile a Gotebörg, che per atmosfera e impianto scenico conferma quanto di buono dicono tutti dei live set del duo svedese.

E’ stato solo durante la visione del DVD che Silent Shout mi si è rivelato per quello che è: un concept album sul corpo e sui sensi, e in particolare sulla fragilità del primo e sulla potenza dei secondi. Tanto i testi delle canzoni della band ritornano ossessivamente su questo tema quanto i video sono pieni di corpi sbagliati e anormali, e tanto Karin e Olof celano il loro vero aspetto dietro maschere e travestimenti grotteschi quanto il loro immaginario è fatto di disturbanti riferimenti a corpi che non si fanno controllare (anoressia?) o che vogliono essere abusati, a membra che sono l’unica via per raggiungere la serenità o ad apparenze lucide e scintillanti che recano al loro interno il marcio dei sentimenti malati. Il live set di Silent Shout, poi, è interamente giocato sui sensi e sul rapporto tra la musica, le luci, le parole e i concetti appena evocati dalle proiezioni; queste nascondono più che illustrare, e vestendo la nudità dei pezzi fanno loro violenza in modo inequivocabilmente rivelatorio e sempre malamente soffocato, come un sorriso contratto o un urlo muto.

E’ una vertigine accorgersi di una cosa del genere, e mettersi a rileggere l’intero disco sotto questa luce (che illumina bene anche i tagli profondi tratti da Deep Cuts presenti sul DVD), almeno quanto dare un’occhiata al Disco Bravo di Gecco ed accorgersi che dei quasi 60 votanti siamo stati solo in due a mettere Silent Shout tra i dischi migliori del 2006, a fronte del plauso quasi unanime che questo si è conquistato negli USA. Del resto quale reazione migliore della vertigine, di fronte a un disco che magnifica potenza e limiti del corpo? Inatteso e scomodo come un capogiro, o violento e ineluttabile come la lama di coltello che si fa strada nelle carni, comunque vada, lascia un segno.

[di Silent Shout ho già scritto qui, qui e un po’ forse anche qui]


The Knife –
Pass this on (live at Gothenburg 12/04/2006) (MP3)

The Knife – We share our mother’s health (live at Gothenburg 12/04/2006) (MP3)

The Knife – Silent Shout – live video (youtube)

The Knife – We share our mother’s health – live video (youtube)

 

martedì, 06 02 2007

E il vincitore del Festival di Sanremo e’:

Per saperlo non dovere far altro che cliccare nel link qua sotto ed ascoltare. Tutto ciò grazie ad Eddy Anselmi, già autore e voce di alcune delle più brillanti trasmissioni in onda su Radio Cittò Fujiko, nonchè creatore e gestore di www.festivaldisanremo.com, il sito indipendente sul Festival di Sanremo (a giorni verrà lanciata la versione 2007 del sito, intanto c’è qui quella dell’anno scorso). Una decina di giorni fa Eddy ha tentato di indovinare per noi di Airbag la top 5 dell’edizione 2007, e considerata la sua sterminata cultura musicale e la sua minuziosa conoscenza delle meccaniche che muovono la kermesse del teatro Ariston, mi mangio il cappello se alla fine non ne avrà indovinate almeno 4 su 5. Scommettiamo?

Eddy Anselmi – Top 5 Sanremo 2007 (Airbag, 26-01-07) (MP3)

 

lunedì, 05 02 2007

Conoscerete la nostra velocita’

«Never, never try to gauge temperature / When you tend to travel at such speed / It’s Our Velocity» [#]
Il nuovo singolo della band capitanata da Paul Smith, che anticipa il nuovo Our earthly pleasures, in uscita ad Aprile su Warp, regge il confronto coi singoli del passato, e contiene un refrain contagioso, un synth epilettico e almeno un paio di passaggi da antologia. Love is a lie, which means I’ve been lied to, Love is a lie, which means I’ve been lying too.
Maxïmo Park – Our velocity (MP3)

martedì, 30 01 2007

Venere non ritorna, e neanche il Deejay Time

Direttamente da Capodanno, il trattamento di disco suina riservato dai fantomatici Fuseaux al mio pezzo preferito di Grand Master Mogol. Confronta:

Amari – Venere non ritorna (MP3)

Amari – Venere non ritorna (Fuseaux remake) (MP3)

 

lunedì, 29 01 2007

Someone to drive you (to) Covo

Sono gli autori di uno dei pochi esordi davvero pesanti usciti nel 2006, quel Someone to drive you home che ha messo fine a una interminabile serie di singoli e alla palma di «Best unsigned UK band» che hanno detenuto per più di un anno per consegnarli direttamente alle classifiche dei migliori dischi del 2006 (nella mia erano al #5). Sono una delle band più cool del pianeta, a causa di un mix difficilmente spiegabile di stile e autoironia, pop e new-wave, maturità artistica e ingenua irruenza, istinto e intelligenza. Sono i protagonisti di esplosivi live set illuminati tanto dalle jangling guitars e dai testi coltissimi (che a me fanno pensare addirittura a Morrissey) del chitarrista Dorian Cox, quanto dalle grazie della splendida e sexyssima front-woman Kate Jackson, una che sa cosa dire e come muoversi per ipnotizzare una platea di maschietti ma anche una di femminucce. Sono una band che si ama o si odia; e io ormai l’avete capito da che parte sto.

Sono i Long Blondes da Sheffield, e finalmente, dopo i due mezzi concerti dello scorso Settembre (uno alla Biennale di Venezia, nientemeno), a Marzo torneranno in Italia esattamente nel punto di incontro delle autostrade che citano in Separated by motorways (la A14 e la A1), per una data unica in quel di Bologna. La conferma sul sito del Covo (in cui, se spulciate bene il programma, dovreste leggere anche un altro nome familiare), che il 26 Marzo li ospiterà sul suo palco per una data unica nazionale. Da non perdere, chevvelodicoaffà.

The Long Blondes – Separated by motorways (MP3)
The Long Blondes – Five ways to end it (MP3)
[Once and never again single B-side – produced by Erol Alkan]

 

venerdì, 26 01 2007

Scrivi ‘Grinderman’ leggi ‘Crisi di mezza eta”

Per il video di No pussy blues, primo singolo tratto dall’esordio con la versione a 4 dei suoi Bad Seeds chiamata Grinderman, Nick Cave sfoggia i suoi recenti baffoni western e imbraccia per la prima volta una chitarra elettrica. Il resto sono animali che copulano e coppie che limonano, per chiarire oltre ogni dubbio un messaggio per cui bastava anche solo il titolo del pezzo.

Per 5 minuti è anche divertente; poi fa solo un po’ di tristezza.

 

 

mercoledì, 24 01 2007

Video Aggregator /Special Italian Edition

Cinque nuovi video italiani niente male.

MersenneThere’s a place

Kevin Smith è vivo e lotta insieme a noi, almeno quanto i Mersenne contro il malefico Mr. Malefixio, nello sgarrupatissimo primo video tratto dal loro ottimo esordio Stolen Dresses. Da notare gli effetti speciali low-fi, la geniale aria nerd e il cameo di alcuni loschi figuri dell’underground radiofonico bolognese.

 

 

Giardini di MiròBroken by

Il controverso primo video tratto dal nuovo Dividing Opinions fa discutere per l’atmosfera tutt’altro che leggera e gli esiti non perfettamente soddisfacenti, risultato di un contest su Flux / Qoob che ha visto gli ascoltatori dietro la macchina da presa. Considerando quanto rischia chi si ricorre allo user-generated, non gli è andata neanche male; anche se non so, per me la canzone ha un volto completamente diverso.

 

 

Non voglio che ClaraCary Grant

Difficile coniugare il suono d’altri tempi della band bellunese con i ritmi imposti dai canoni dei videoclip. Mauro Lovisetto non ci va lontano e cerca di fuggire i clichè più ovvi (mossa che forse in questo caso non paga fino in fondo), tirando fuori un video di gran classe. Senza compromessi.

 

 

RoninIl Galeone

Video bellissimo per la spiazzante rilettura di un canto anarchico che presenta il nuovo disco del combo di Dorella e soci. Folk antico e senza tempo come da queste parti se ne sente poco; chi continua a correre dietro ad ogni disco pre-war folk proveniente da oltreoceano è avvisato.

 

 

AmariConoscere gente sul treno

Mi ero perso l’approdo al terzo video per la band italica più farraginosa che ci sia. Coraggioso e per nulla facile, nonostante il sole, il prato e i palloncini, sfrutta poco il tiro del pezzo più catchy del disco ma gli regala alcune nuove sfumature. E col prossimo disco..

 

martedì, 23 01 2007

Porta i Mariachi a South London

Per la serie Burns e Convertino are murdering the classics:


Calexico –
Guns of Brixton (The Clash cover) (MP3)

 

venerdì, 19 01 2007

Scopri l’intruso

• Veicoli commerciali FIAT

• Michael Schumacher

ABC delle Pipettes

[il mio regno per un link al video, presto]

Update: Eccolo! [un enorme grazie a lovejoy83]

 

 

 

The Pipettes – ABC (MP3)
The Pipettes – ABC (acoustic live @ Radio DeeJay) (MP3)
The Pipettes – ABC (acoustic live @ Radio DeeJay – video) (WMV)

 

mercoledì, 17 01 2007

Chiacchiere da bar sui dischi del 2007 – part 2

Esperimento interessante più per me che per voi, me ne rendo conto. Non pensavo che certi giudizi (sommari e superficiali come preannunciato…per questo «da bar») potessero essere tanto ambigui, o che certe percezioni potessero differire in maniera così radicale da essere praticamente speculari. Anyway, ecco nomi, cognomi e corredo audiovisivo. La discussione vera comincia solo adesso..

1. Bloc Party – A weekend in the city

Autori di un esordio folgorante, ora in certi pezzi ricordano i Muse, e in altri addirittura i Coldplay. In un paio di episodi si vede il fulgore che fu, il resto sono sbadigli.

Bloc Party – I still remember (video – YouTube)

 

2. LCD Soundsystem – Sound of silver

Di questi tempi c’è una sola persona al mondo che può ribaltare la legge di Murphy. Solidissimo, gran canzoni, poche sorprese ma sicuramente niente scherzi.
Già in top 10.

 

3. Clap your hands say yeah – Some loud thunder

Il lato positivo è che sarà dura vederli su Mtv. Il lato negativo è che abbandonano quasi in toto il tiro che distingueva i loro pezzi migliori per abbandonarsi al proprio lato moscio. A meno di sorprese, una mezza delusione. 


Clap your hands say yeah –
Yankee go home (MP3)

 

4. The Shins – Wincing the night away

La maledizione dell’indie yuppie: il disco della consacrazione non è mai un capolavoro. Onesto e ben fatto, ma si fa dimenticare troppo facilmente.


The Shins –
Australia (MP3)

 

5. The Apples in stereo – New magnetic wonder

Sono in giro da 10 anni, e ora che il mondo ha fatto il giro, il loro sound è quasi di moda. Ma la classe non è acqua, e l’esperienza si vede. Stato dell’arte per l’indie-pop del 2007. Che ricorda tanto gli anni ’60. Già in top 10.


The Apples in stereo –
Sunndal song (MP3)

 

6. Malcolm Middleton –  A brighter beat   e   Lucky Pierre – Dip
Litfiba, tornate insieme. Da separati fate dischi bruttini, insieme le ultime produzioni erano forse le migliori di sempre. Non ci meritiamo questo TFR, ripensateci!

 

7. The Good, the Bad and the Queen – The Good, the Bad and the Queen

Tanta carne al fuoco, forse troppa. Sprazzi di genio qua e là, ma forse anche un po’ troppo mestiere, che scambia la conquista di un’identità con una tavolozza con meno colori di quanto i nomi presenti avrebbero forse fatto immaginare. Interessante, ma sarei già curioso di sentire un capitolo due, se ci sarà. 


The Good, the Bad and the Queen –
Three changes

 

8. !!! – Myth takes

Ero pronto a decretarli morti più per antipatia che per altro, invece il loro nuovo disco è meglio del precedente. Tamarro ma con classe, hanno compresso i minuti, mischiato le carte, e fregato i loro concittadini che in autunno sono rimasti al palo. Già in top 10?


!!! –
All my heroes are weirdos (MP3)

 

9. Air – Pocket symphonies

Bolliti, poco altro da dire. Chi glielo dice che non si può continuare a campare su un capolavoro a inizio carriera, due vocoder sempre uguali e atmosfere in pantofole che hanno perso ogni fascino quando da sintomi vogliono trasformarsi in sinfonie?

 

10. Patrick Wolf – The magic position

Vista la copertina e sentito il primo singolo, sembra non sia più roba per noi. Sentito il resto, si cambia un po’ idea, ma solo un po’. E dire che era partito così bene.


Patrick Wolf – 
The magic position (MP3)

 

11. Modest Mouse – We were dead before the ship even sank

Se è tutto come il primo singolo e come gli inediti sentiti in versione live, c’è da avere l’acquolina in bocca. Certo, a quel punto potevano anche fare a meno del nuovo chitarrista. Che è comunque un motivo in più per amarli, e tanto basta.


Modest Mouse –
Dashboard (MP3)

 

12. Arcade fire – Neon Bible

Non ci posso fare niente: ci mettono anni a colpirmi. E’ successo col primo disco, e termo succederà anche con questo, che per quanto ho sentito è tronfio e melodrammatico in maniera quasi intollerabile. Qualcuno gli levi quell’organo a canne, please.


Arcade fire –
My body is a cage (MP3)

  

giovedì, 11 01 2007

In inglese ‘jazz’ si dice ‘cat’

Psapp – Everybody wants to be a cat (The Aristocats theme cover) (MP3)

 

giovedì, 11 01 2007

Pop (up?) music, a modo suo

[Windows XP alerts on piano]

martedì, 09 01 2007

La sintesi e la divisione

Dividing Opinions  è un disco potente.
Conciso, quasi secco, assolutamente internazionale almeno quanto è inequivocabilmente personale, il terzo disco dei Giardini di Mirò, in uscita il 22 Gennaio per Homesleep, è un disco che lascerà il segno.

Non so come ci sia riuscita, la band di Cavriago, a fare tesoro di tutti i suoi punti di forza (e forse anche di quelli di debolezza) e a tirare fuori un disco del genere. Dai suoi memorabili esordi strumentali in un genere con le gambe corte come il post-rock alle fascinazioni indietroniche mitteleuropee che hanno accompagnato il periodo successivo, dalle chitarre shoegazer che i suoi membri non nascondono di adorare alle collaborazioni anche pesanti che sono tra i pochi in Italia a poter vantare, tutto confluisce e si cementa nel nuovo disco con risultati di altissimo livello. Dividing Opinions riconcilia il pop con il post rock, lo shoegazer con l’indietronica, il melodramma privato con l’impegno politico, le maglie a righe dei manifestanti negli scontri di piazza con quelle degli indie-kidz che preferiscono il punk alla dieta, in una sintesi memorabile e quasi miracolosa.

Di un disco così bello verrebbe da dire che, più che dividere, non può che suscitare pareri positivi pressochè unanimi. Eppure è falso. E’ tanto facile che chi non sopportava la band accusandola di noiose e barocche lungaggini post-rock venga folgorato dalla sintesi e dalla compiutezza delle nuove canzoni, quanto che chi ne amava la poetica distanza da tutto quanto fosse pop canonico (post-rock prima, sghemba e inafferrabile indietronica melodica dopo) inorridisca di fronte ad un sound che, pur senza alcuna rottura col passato, difficilmente potrebbe essere più compatto e immediato (radiofonico, persino). Le sintesi, si sa, rischiano di dividere anche quando sono fluide e naturali. Forse perchè c’è chi continuando a cercare i punti di riferimento familiari che non ci sono più, non riesce a vedere quelli nuovi. E non può neanche immaginarsi quello che si perde.  


Giardini di Mirò –
Dividing Opinions (MP3)

Giardini di Mirò – Cold perfection (MP3)

 

giovedì, 04 01 2007

California, now we leave

Forse era solo un guilty pleasure, ma la cosa un po’ mi dispiace: The O.C. chiude.
E dire che la terza serie (da noi interrotta per ascolti troppo bassi; tutto il mondo è paese, pare) mi era pure piaciuta. Quante canzoni interessanti ci abbiamo scoperto su? (lista completa) E -più che altro- quante ne abbiamo riconosciute con quel misto di soddisfazione e dispiacere che accompagna spesso l’emersione più o meno mainstream delle nostre band? Cosa diranno le ragazzine di Save Marissa e di Savin’Coop, le petizioni online per salvare il personaggio di Marissa Cooper dalla morte che la colpisce alla fine della terza serie? (i loro siti sono splendidi, meritano una navigata) Quando ci sarà di nuovo un’altra serie adolescenziale in grado di raccogliere l’eredità di Beverly Hills 90210 e Dawson’s Creek?
Ma -soprattutto- fino a quando continueremo a guardare serie tv che raccontano in modo stereotipato la vita di inverosimili ragazzi altoborghesi che hanno la metà dei nostri anni?


Mates of state –
California (Phantom Planet cover) (MP3)

 

domenica, 31 12 2006

New Year’s Eve

And so when you’re down
I’ll lift you up, I’ll be the one
who’s always sure of where you are
and all the things you need to know
and when you’re tired and think the moon
forgot to shine on New Year’s Eve
just wait for me to show you

(The Apples in stereoSunndal Song)

(Già la mia canzone del 2007, da New magnetic wonder, in uscita il 7 Febbraio e già mio probabile disco del 2007)


The Apples in stereo –
Sunndal song (MP3)

 

giovedì, 21 12 2006

A Natale sono tutti piu’ buoni. Le major, anche piu’ intelligenti

Lo si potrebbe descrivere come la vittoria del piccolo blogger Davide e dei suoi commentatori infuriati contro il cattivo colosso discografico Golia. Lo si potrebbe descrivere come la lezione data dall’agile medium del futuro alla polverosa istituzione del passato. Lo si potrebbe descrivere come un bel miracolo di Natale figlio degli eventi che con ogni probabilità non si ripeterà. Lo si potrebbe definire come l’inizio di una rivoluzione mediatica che vede, per una volta, le major fare un passo indietro nei confronti delle miopi politiche di autoconservazione che fino ad ora hanno strenuamente (e vanamente) adottato e indirizzarsi a un’apertura da cui hanno solo da guadagnare. Lo si potrebbe usare per magnificare l’influenza del web 2.0 contro l’industria 1.0 delle megaproduzioni, della promozione tradizionale e ingessata, e del copyright. Lo si potrebbe descrivere in un sacco di modi più o meno suggestivi, ma probabilmente di tutta questa storia se n’è parlato anche troppo. La verità è che il cambio di atteggiamento della EMI rispetto al mezzo disastro di cui si parlava ieri è puro e semplice business: la EMI ha fatto il suo lavoro, e dopo un inizio goffo e un po’ imbarazzante ha imparato dai suoi errori ed ottiene ora i suoi risultati.
Come è successo? Non c’è molto da raccontare. Ieri, mentre voi vi scatenavate nei commenti, il sottoscritto finiva per scambiarsi diverse cordiali mail con la famosa project manager di cui sopra, la quale, benchè tutt’altro che felice per le feroci critiche e prese per il culo che le venivano rivolte su queste pagine, decideva di non tirarsi indietro dal confronto e di fare del suo meglio per capire dove aveva sbagliato e come rimediare. Ottenendo alla fine quel dialogo onesto e personale che avrebbe dovuto instaurare fin dall’inizio, e un pugno di MP3 (quasi mezzo disco, in realtà) da far pubblicare ai blog presumibilmente fino a fine anno. Con il risultato di farci un bel regalo, fare una bella figura, e -soprattutto- di darci un’idea di come sarà il disco che voleva promuovere. Chiamatemi ingenuo, ma mi sembra una di quelle storie in cui, alla fine, non perde nessuno.
L’attenzione, adesso, va alla musica. E nel dettaglio a The Good, the Bad and the Queen, l’esordio discografico del combo senza nome che vede insieme nomi del livello di Damon Albarn (Blur, Gorillaz), Paul Simonon (Clash), Tony Allen (Fela Kuti, Africa 70)  e Simon Tong (Verve). Una proposta dal sound poliforme che riesce ad essere contemporaneamente multiculturale eppure very british, la chiara somma delle sue parti eppure qualcosa di imprevedibile e inatteso. Certo, l’impronta dell’Albarn più balladeer e atmosferico è ben chiara, e sicuramente supera, almeno a un primo ascolto, l’apporto degli altri; anche se un sound di basso con una personalità del genere è ben raro da trovare. Gli manca, probabilmente, l’affondo vero e proprio, canzoni che non si facciano dimenticare, un appeal distintivo e autenticamente melodico. Potrebbe essere uno di quei dischi che crescono con il tempo, oppure un interessante esperimento non completamente compiuto. Per ora esploriamo queste canzoni godiendoci gli MP3, e aspettiamo il disco.
Il tutto brindando con una major, per una volta. Augurandoci che non sia l’ultima. 

The Good, the Bad and the Queen – History song (MP3)

The Good, the Bad and the Queen – 80’s life (MP3)

The Good, the Bad and the Queen – Herculean (MP3)

The Good, the Bad and the Queen – Three Changes (MP3)

The Good, the Bad and the Queen – Kingdom of doom (MP3)

 

mercoledì, 20 12 2006

Inkiostro e il sistema: una storia vera

Poniamo che voi abbiate un blog, e che questo blog, un po’ suo malgrado un po’ no, si trovi ad essere tra i blog «musicali» più letti in Italia. Poniamo che, tra gli effetti collaterali di ciò, vi arrivino spesso mail di band o etichette in cerca di attenzione, giustamente interessate a sfruttare uno strumento così potente come i blog, la cui efficacia è interamente basata sul passaparola generato da propri pareri genuini e non mediati, per farsi un po’ di pubblicità. Poniamo che voi ovviamente non ve ne sottraiate, ma trattiate la cosa un po’ come viene, mantenendo il filtro alto ma senza esagerare, perchè ascoltare e scrivere di musica vi piace solo finchè non diventa un impegno.

Poniamo che un giorno vi arrivi la mail della project manager di una major, che fino ad allora vi aveva solo mandato mail su impresentabili «artisti» di musica leggera italiana o di pop internazionale da classifica senza alcun valore, e che quindi dimostravano con tutta evidenza di non conoscere per niente voi, i vostri gusti e i meccanismi dei blog. Poniamo che costei, dopo essersi professata una grande fan del vostro blog, vi proponga di darvi in anteprima alcune canzoni di un disco abbastanza interessante e atteso (e -cosa rara- non ancora finito su internet) da mettere sul blog. Poniamo che voi le rispondiate in modo gentile ma integerrimo ringraziandola per i complimenti e dicendole di mandarvi le tracce, che, come sempre, linkerete solo qualora vi piacciano o vi suscitino qualcosa da dire.

Poniamo che passi qualche giorno, e che alla fine vi arrivi una nuova mail dalla suddetta project manager. Poniamo che questa mail sia la striminzita via di mezzo tra un comunicato stampa e il paradiso dei punti escalamativi, che si riferisce al parlare del disco come all’«operazione», richiede di scriverne subito ma di lasciare le tracce non più di una decina di giorni, e che, soprattutto, svela al suo interno una misera manciata di miseri link a miseri streaming WMA di canzoni miseramente troncate a metà. Poniamo che le tracce volendo siano anche interessanti (niente per cui strapparsi i cappelli, però), ma che linkare mezzi streaming su invito di una major non solo non sia nel vostro stile, ma vi sembri persino controproducente per la major stessa, che evidentemente ignora come si promuove un disco in rete nel 2006.

A quel punto, voi cosa fareste?

_Parlereste del disco e linkereste i mezzi streaming fregandovene di tutto, fieri dell’anteprima che potete sfoggiare e nella speranza di ulteriori, future collaborazioni con la major?

_Cestinereste la mail e tornereste a YouTube?

_O tentereste di spiegare alla povera project manager che, ok che non deciderà lei, ma che con un blog visto che non lo paghi nè direttamente nè indirettamente in pubblicità (come i giornali) o ci tratti diversamente o rischi di fare delle colossali figure di merda?

 

lunedì, 18 12 2006

Pitchfork time is here

Da inguaribili sfigati quali siamo, ogni anno perdiamo una più o meno considerevole quantità di tempo a pensare e stilare la nostra classifica dei dischi dell’anno e, non paghi, passiamo poi un’ancor più considerevole quantità di tempo a leggere le classifiche degli altri, commentarle e discuterne le scelte, come se qualsiasi classifica non sia, in realtà, un mero esercizio del proprio gusto e delle proprie idiosincrasie in materia musicale.
Da inguaribili sfigati quali siamo, quindi, l’anno scorso ci siamo divertiti un sacco a tentare di indovinare (e, a posteriori, a commentare) quali sarebbero state le scelte di quella che è oggigiorno la voce più influente in campo di musica indipendente, il detestatissimo Pitchfork. Facendo a meno, per una volta, di fingere che del suo giudizio non ce ne freghi nulla perchè sappiamo bene che, oggi come oggi, qualunque appassionato di musica non può prescindere da quanto scrive la supponente webzine, non tanto per il giudizio in sè quanto per le conseguenze che questo, nel bene e nel male, invariabilmente finisce per avere.
A giorni (domani, pare) Pitchfork pubblicherà la sua top 50 dei dischi del 2006; la domanda è sempre la stessa: chi ci sarà nella loro top 10? Con quale scelta più o meno improbabile la webzine sottolineerà il suo strapotere? E chi sarà ignorato? Fate il vostro gioco.
[la mia ipotesi nei commenti]

giovedì, 14 12 2006

Come and attack me it’s not gonna hurt

_Intercity andata e ritorno Bologna / Milano: 34 euro.
__Biglietto per il concerto dei Cansei de ser sexy al Transilvania di ieri sera: 12 euro.
___Occhiali persi in mezzo al pogo (wow, non usavo questa parola dal 1997) durante Let’s make love and listen to Death From Above a causa dello stage diving della splendida cantante Lovefoxx praticamente sul mio naso: 300 euro (ipotesi di spesa)
____Ritrovare i suddetti occhiali a fine concerto per terra, davanti alla transenna, praticamente intatti: non ha prezzo.

Cansei de ser sexy – Let’s make love and listen to Death From Above (instrumental) (MP3)

mercoledì, 13 12 2006

Inkiostro – I dischi del 2006

10. Built to spill – You in reverse (Warner)

Doug Martsch è un genio che non ama stare in prima fila. I suoi Built to Spill sono in giro da un quindici anni e su major da dieci, e nonostante siano tra le più valide e influenti band indie-rock di tutti i tempi non si sono mai neanche avvicinati alla fama di gruppi che -dichiaratamente- gli devono quasi tutto come Modest Mouse o Death Cab for Cutie. You in reverse è arrivato dopo cinque anni di silenzio, e a pochi mesi di distanza sembra non aver lasciato traccia. Sembra.

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Built to spillConventional wisdom (single version) (MP3)

Built to spill – Goin’ against your mind (MP3)


9. Mersenne – Stolen dresses
(Urtovox)

Nell’armadio ho ancora la t-shirt bianca e nocciola che mettevo sempre al liceo. Anche se mi piace un sacco non la metto spesso; e non tanto perchè mi immalinconisca ricordare quegli anni noiosi, insopportabili ed esaltanti. E’ che mi ci sento a disagio, come se fosse rubata, come se appartenesse a una persona diversa, una persona che forse non sono mai stato ma che indubbiamente mi sarebbe piaciuto essere. L’esordio dei Mersenne è appunto questo: il ritratto di come mi sarebbe piaciuto essere, ma che non sono diventato.

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Mersenne – There’s a place (MP3)

Mersenne – Clerks (MP3)


8. Midlake – The trials of Van Occupanther
(Bella Union)

Sostenuti da un paio di singoli fenomenali e beniamini di molti tra i blog più seguiti dal sottoscritto, i Midlake sono contemporaneamente tra le band più miracolate dall’hype da m-blog e tra le vittime più illustri dello scollamento tra attese e realtà. Ottimo esempio di musica senza tempo che rischia di fare presto il suo tempo, Van Occupanther otto mesi fa sarebbe stato in cima a questa lista, mentre ora non va oltre il paio di singoli fenomenali di cui sopra, ed è qui più per memoria (e forse anche monito) che altro. Quei due singoli, però.

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Midlake – Head Home (MP3)

Midlake – Roscoe (MP3)


7. The Pipettes – We are the pipettes
(Memphis Industries)

Non le sopportavo, oh se non le sopportavo: il pop diabetico che fa sha-la-la normalmente non fa per me, e il manierismo a pois filologicamente cialtrone del trio di Brighton all’inizio mi faceva venire l’orticaria. Poi, dal nulla, ho cambiato idea. Per gli stessi motivi per cui sono insopportabili, le Pipettes sono una grande band, e per gli stessi motivi per cui è un’opera assolutamente trascurabile, We are the Pipettes è un grande disco. Cosa sarebbe stata la mia Estate senza di loro? E cosa sarebbe il pop senza dischi del genere?

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The Pipettes – ABC (MP3)

The Pipettes – Pull shapes (MP3)



6. MiceCars – I’m the creature
(Homesleep)

L’abbiamo aspettato per anni, e sembrava che non dovesse arrivare mai. Prima ammirati per quanto i demo lasciavano intendere, poi curiosi per quello che avrebbero potuto fare in uno studio vero, quindi timorosi per la paura di venire delusi, a un certo punto persino scettici che la creatura, una volta arrivata, sarebbe stata all’altezza delle aspettative. E adesso eccoci qua: raro imbattersi in una tavolozza tanto varia e ispirata di indie-rock da manuale, soprattutto nello stivale. A volte vale la pena di attendere.

More: Polaroid


MiceCars –
Heretical (MP3)

MiceCars – Americans (MP3)

5. The Long Blondes – Someone to drive you home (Rough Trade)

Una band dalle molte facce, un sound dalle molte anime, un disco da cui c’è solo da imparare. New wave, pop, indie, rock in percentuali variabili ma difficilmente identificabili. Testi per nulla stupidi che si fanno però canticchiare come poche altre cose quest’anno. Uno stile distintivo tanto glamorous da lasciare secchi ma tanto british da non riuscire ad essere antipatico. Una front-woman parte Debbie Harry parte Gwen Stefani, parte casalinga disperata parte femme fatale, parte adorabile svampita parte consumata professionista. Stato dell’arte.

More: Salvatore su Indiepop.it


The Long Blondes –
Once and never again (MP3)

The Long Blondes – Separated by Motorways (MP3)


4. Cansei de ser sexy – s/t
(Sub Pop)

Alzi la mano chi non li ha subito liquidati come carini e niente di più e si è affrettato a passare a qualcosa di più intellettualmente o artisticamente rilevante. Alzi la mano chi è riuscito a togliere il loro disco dal lettore nel corso della bella stagione. Alzi la mano chi ha sentito un disco più sincero e cazzone quest’anno, e chi riesce a stare fermo quando l’ascolta. Alzi la mano chi non vuole divertirsi. 
Per tutti gli altri: alzate le mani, c’è da ballare.  

More: Tiny Mix Tapes


Cansei de ser sexy –
Alala (MP3)

Cansei de ser sexy – Meeting Paris Hilton (MP3)



3. Hot Chip – The Warning
(DFA)

Chi ha detto che le nuove leve di casa DFA sono stati gli LCD Soundsystem del 2006 dev’essere un po’ distratto. Manca il filosofare scavezzacollo di James Murphy e ogni pretesa generazionale, manca il punk-funk in favore di certo indie schoolyard electro-pop, manca la potenza in favore della finezza, e proprio per questo il quintetto inglese ha forse colpito addirittura più a fondo. Perchè si balla e si gioca, ma ogni tanto ci si ferma e si lascia il repeat sulla delizia per xylofono e pattern che dà il titolo al disco. Ogni tanto ci si perde, ed è quello il bello.

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Hot Chip –
The Warning (MP3)

Hot Chip – No fit state (MP3)

2. +/- (Plus / Minus) – Let’s build a fire (Absolutely Kosher)

Geometrico e finemente intagliato, ma anche esplosivo, trascinante e dannatamente radiofonico. Obliquo e laterale ma anche piano e diretto. Emergente e proto-cool ma anche d’esperienza e col fascino di chi presumibilmente non sfonderà mai. Fatto di chiaroscuri ma anche luminoso come solo i grandi dischi sanno essere: in una parola, un grande disco pop. La mia folgorazione di fine 2006 non lascia il lettore da mesi. Allarme rosso, incendio in arrivo.

More: Pitchfork


+ / – (Plus / Minus) –
Steal the blueprints (MP3)

+ / – (Plus / Minus) – One day you’ll be there (MP3)

1. The Knife – Silent shout (Rabid)

I The Knife vengono dalla Svezia ma sembrano venire da Marte. Hanno l’ipersensibilità glaciale ma buia che avrebbero i Mùm se dovessero fare la colonna sonora di un film horror. Hanno certi synth spaziali e palpitanti che fanno pensare a dei Kraftwerk innamorati. Hanno voci e suoni alieni come i Radiohead di Kid A che rimangono affascinati dagli occhi a mandorla di Bjork, o viceversa. Suonano un’elettronica cupa e atmosferica, ossimoricamente glaciale ma calda, complessa ed estremamente affascinante, tutt’altro che furba nel rifiutare di sana pianta qualunque tentazione vagamente attuale per seguire la strada perigliosa dell’involuzione e del ripiegamento su di sè. Disco dell’anno, e basta.

More: Inkiostro


The Knife – Silent shout
(MP3)

The Knife – Like a pen (MP3)

 

lunedì, 11 12 2006

Le news che il ponte ci ha fatto perdere

Solo una cosa da dire: sigh – Le Organ si sono sciolte.


Già si sapeva, e visti gli ultimi dischi non è detto che sia un male –
Anche i Supersystem si sono sciolti.

Da noi bisogna essere morti; ma non succederebbe comunque – Ai Flaming Lips hanno dedicato una via a Oklahoma City, Flaming Lips Alley.

Come ho già detto, questi qua hanno sbagliato mestiere – Al numero uno della top 50 dei video dell’anno dell’espertto Doc Copenhagen c’è Here it goes again degli OK Go.

«E quindi, più per quello che c`è – ed è tanto – stiamo attenti a quello che manca. Ed è tanto» – La più condivisibile recensione del controverso secondo disco di Joanna Newsom è di Marco su Kronic.

Soundtrack:
The Organ – Brother (MP3)
Supersystem – Not the concept (MP3)
The Flaming Lips – The Yeah Yeah Yeah Song (MP3)
OK Go – Here it goes again (MP3)
Joanna Newsom – Monkey and bear (MP3)

mercoledì, 06 12 2006

Compro argento, anche usato

Premesso che qui già si aspettano i pezzi di letteratura, meglio se intimista, che sicuramente a tempo debito Max e Fabio produrranno in merito, Sound of silver mi piace.
Come quei rari sequel migliori del film originale, chissà perchè il nuovo disco degli LCD Soundsystem sfugge al solito gioco delle aspettative che condannano ogni disco che succede a una pietra miliare a una impietosa svalutazione per il semplice fatto di esistere e di non essere il proprio predecessore, e si fa molto apprezzare anche ai primi ascolti. Sarà l’effetto doccia fredda degli interminabili 45 minuti marchiati Nike usciti nel mentre, che annacquano alcuni ottimi passaggi in un mare di fuffa buona giusto per fare jogging (e forse nemmeno quello; non che abbia provato, beninteso). O sarà che le basi gettate erano solide. Sarà che Murphy è qui per restare. Oppure il disco omonimo alla fin fine non era questo gran disco, e al netto dei pezzi anthemici (che qui mancano) si poteva comunque fare di meglio.
Per scoprire la risposta (e per scoprire se durerà) c’è tempo fino al 19 Marzo. Intanto, per l’acquolina in bocca, c’è l’acida cavalcata All my friends spudoratamente debitrice ai migliori New Order, che in questi giorni lavorativi cupi e interminabili ha il repeat fisso dei pezzi che sanno stringere i denti e non si aprono mai.


LCD Soundsystem –
All my friends (MP3)

 

lunedì, 04 12 2006

E’ un po’ che non vi faccio sentire della musica

Quattro emmepitrè per cominciare bene la settimana:


Daft Punk VS Yeah Yeah Yeahs –
World Maps (Along came Jones edit) (MP3)
Spunta fuori quasi dal nulla e fa impazzire la m-blogosfera, e ci credo: come ogni mash-up che si rispetti unisce due piccoli classici dal sound e dall’atmosfera completamente diversi, e dà un nuovo senso ad entrambi, rischiando persino di essere dancefloor-friendly. Niente male. 

Ensemble feat. Lou Barlow – One kind two minds (MP3)
Il nuovo disco di Olivier Alary alias Ensemble dà un nuovo significato alla parola «sprecare». Il sottotitolo infatti potrebbe essere «Come essere un bravo produttore di indietronica, avere ospiti sul disco due leggende della musica indipendente (l’altra è Cat Power) e tirare comunque fuori un disco mediocre».

Contriva – Before (MP3)
Io amo Masha Qrella. Il suo secondo disco solista Unsolved remained stava molto in alto tra i miei dischi favoriti dello scorso anno (al #6), ed ora la biondina tedesca dagli occhi assassini torna alla sua band principale che, in mezzo ai consueti intrecci geometrici e strumentali, tira fuori anche questo gran pezzo proprio da lei cantato. Ce ne fossero.

Vyvienne Long – He wants to move (NERD cover) (MP3)
Lei è la violoncellista di Damien Rice che sul palco più di un maschietto ha fatto innamorare con il suo fascino e più di una persona ha fatto sorridere con la sua strampalata versione voce e violoncello di Seven Nation Army. Esce ora con un EP solista che si fa notare quasi solo per le due bislacche cover che contiene: Yoshimi battles the pink robots pt. 1 dei Flaming Lips e questa cover al maschile di She wants to move dei NERD. Assolutamente massacrata.

venerdì, 24 11 2006

Non so se ci sia un nesso /2

Un discorso pretenzioso, in potenza. I tempi che cambiano, il mercato discografico che cambia, le cose nuove sempre meno piacevoli di quelle vecchie. O forse solo strategie di marketing più o meno improvvisate, che per una svista o la solita caccia al tesoro virale -non lo sapremo mai- rovinano il crescendo dell’attesa e ti recapitano un disco sull’hard-disk quasi prima che tu venga a sapere della sua esistenza.
Avrei voluto scrivere di quel percorso che cominciava già mesi prima dalle dichiarazioni fumose nelle interviste, poi le poche righe di news lacunose su Rumore che mettevano l’acquolina in bocca solo a leggerle, quindi le foto promozionali, con look nuovi o rughe inedite mostrate a tutti senza una parola, poi il singolo, che se andava bene c’era Planet Rock che te lo passava prima ancora che uscisse, e tu lo registravi su una TDK C90 e lo riascoltavi decine di volte voice-over compresi, quindi i lati B, e quello che la loro collocazione periferica sottintendeva, poi qualche volta persino il video, di solito di notte, dopo ore di attesa. Quando mettevi le mani sul disco, e a volte erano passate settimane dalla data d’uscita ufficiale (chè si sa che i negozi di provincia hanno i loro tempi), ti ci aveva portato una strada fatta di pieni e vuoti da colmare, che influenzava la tua percezione del disco almeno quanto la musica che questo conteneva, e a volte di più.
E’ per questo che i dischi che aspetti, quando ci metti le mani così, non ti interessano poi così tanto, e ti piacciono ancora meno? E’ per questo che le uniche cose che riescono a smuoverti sono le scoperte casuali? Esiste un valore assoluto che costringe all’attenzione a prescindere da date, supporti e strategie promozionali, o siamo schiavi delle condizioni di fruizione, e queste condizioni non ci piacciono più? 


Grinderman (Nick Cave, Warren Ellis & co.) –
Don’t set me free (MP3)
Grinderman (Nick Cave, Warren Ellis & co.) – Vortex (MP3)