suoni

lunedì, 02 10 2006

Indie is a four letter word

Che noialtri si sia un segmento molto appetibile (e, se mi consentite, facile preda) per il marketing già si sapeva. Che certe etichette non significhino più da tempo quello che significavano anni fa è roba scontata. Che spesso e volentieri i gruppi che suonano negli stereo delle nostre camerette finiscano direttamente in heavy rotation su Mtv è una cosa che non fa più notizia. Ed è così che, con una sana -ennessima- scrollata di spalle, accogliamo la notizia che nientemeno che la CNN ha dedicato uno speciale alla scena indie: Inside the indie scene. C’è ancora qualcuno che ha la forza di scandalizzarsi, prendersela, o anche solo di stupirsi?

venerdì, 29 09 2006

Airbag ricomincia dalla fine

Dopo la pausa estiva e le dirette estemporanee dallo studio alla Festa dell’unità (qualcuno magari si sarà anche imbattuto nell’intervista ai Perturbazione) stasera parte la quarta stagione di Airbag, la trasmissione radiofonica che il sottoscritto si pregia di condurre insieme al socio AndreaNP sulle frequenze di Radio Città Fujiko a Bologna e dintorni.
Quella di stasera sarà l’ultima puntata della versione classica di Airbag, equamente divisa tra novità e monografia tematica random; dalla settimana prossima si cambia (quasi) tutto e si passa a una nuova formula ancora tutta da scoprire. Per questo motivo l’airbagrafia della serata avrà come tema…la fine. Una roba da manuale, praticamente.
L’appuntamento, come al solito, dalle 21 in poi sui 103.1 MHz in FM a Bologna o in streaming ovunque vogliate. 

mercoledì, 27 09 2006

Evidentemente non abita neanche a New York, eppure

Immagino detesterà essere citata su queste pagine (che sono probabilmente un ottimo esempio di molte delle cose che odia), ma non si può non segnalare -senza una certa, forse malsana, soddisfazione- che Miss Violetta Beauregarde, già nota nelle vesti della prima (ora ex?) Suicide Girl italiana Aiki, qualche giorno fa è approdata nientemeno che sulle pagine del New York Times.
Violetta (ottima intervista di un paio di anni fa firmata De Luca qui), che sul proprio myspace dichiara tra le sue influenze artistiche «donato bilancia, erika e omar, napalm death, alessandro furlan e paolo bertocco, la tigre arkan, anal cunt, dr kevorkian, reign in blood, exume to consume» ha da poco pubblicato il suo secondo disco Odi Profanum Vulgus Et Arceo, il solito sapiente delirio electro-punk-industrial-hardcore-noise e via andare, che gode nel farsi odiare, e che forse anche per questo finisce per impressionare non poco. 
Nell’articolo, intitolato The universal language of musical psychodrama, Violetta viene accostata per intensità a Bonnie Prince Billie e agli Xiu Xiu, e strappa al recensore parole piuttosto lusinghiere:

She’s a little like Lydia Lunch was long ago. The quality of Miss Beauregarde’s disdain is pure and powerful; it inspires her to invent. And anyone so vehement about proclaiming both her own ineptitude and her audience’s is bound to be better than she lets on.

Miss Violetta Beauregarde – The umbearable lightness of a farm tractor (MP3)

martedì, 26 09 2006

DisServizio Postale

La società dell’informazione, il marketing virale, la diffusione della musica dal basso, i dischi che arrivano alle orecchie degli ascoltatori senza neanche essere stati pubblicati (o addirittura essere finiti): c’era da metterlo in conto che prima o poi succedesse anche questo.
Qualche settimana fa sugli m-blog di mezzo mondo (il mezzo mondo in cui gli m-blog esistono, visto che nell’altro mezzo mondo hanno ovviamente preoccupazioni ben più serie) ha cominciato a circolare un presunto nuovo demo dei Postal Service. La premiata ditta Gibbard e Tamborello, tra le prime band a diventare beniamine della rete, ormai più di 3 anni fa, è da qualche tempo al lavoro per dare un successore al fortunatissimo Give up, e la notizia sembrava credibile, così come sembrava credibile il sound della canzone, The importance of being.
Credibile ma non esattamente esaltante: da un lato decisamente troppo in linea con le vecchie produzioni della band, dall’altro inficiata da un cantato poco ispirato (interpretato non dal solito Gibbard ma da Tamborello), da una  melodia assai ripetitiva e da una generale atmosfera sciatta per nulla all’altezza della qualità a cui hanno abituato, anche separatamente, i due titolari del progetto. La cosa, associata all’assenza di segnali forti sulla provenienza dell’mp3, ha cominciato a suscitare dei dubbi sull’autenticità della segnalazione, portando lo stesso blog che aveva segnalato l’mp3 per primo (Good weather for airstrikes) a dedicare diversi post alla questione.
Qualche giorno fa, finalmente, Tamborello ha tolto ogni dubbio quando, interpellato da Mtv, ha risposto
 "Someone showed me that song yesterday … it actually has nothing to do with me or Ben," he wrote. "I guess it’s just someone playing a joke. I have no idea who it actually is."

Postal Service (FAKE) – The importance of being (demo) (MP3)


Confronta:

Postal Service – We will become silhouettes (MP3)

mercoledì, 20 09 2006

You give miles and miles of mountains and I’ll ask for the sea

Il sottoscritto si accoda a Lonox nel manifestare le sue perplessità nei confronti di 9 crimes, nuovo singolo di Damien Rice appena diffuso dalla sua etichetta 14th floor records. Una ballata molto classica per piano, violoncello e lisahannigan (ormai uno strumento al servizio di Rice, pare), che annoia presto e non mantiene nulla di quanto promesso dai carichissimi live o dagli EP più recenti del cantautore irlandese. Una bella canzone, per carità, ma quasi ogni pezzo di O (o degli EP) è in grado di superarla per forza, originalità e atmosfera. Speriamo in meglio per il disco intero, 9, che conterrà 10 tracce ed uscirà il 6 Novembre. Tutti gli altri dettagli sempre su Lonoise.

Damien Rice – 9 crimes (MP3)

mercoledì, 13 09 2006

It might have been the music from next door

Non credo di aver mai visto così tanta gente con gli occhi lucidi come nelle prime file del concerto dei Lucksmiths, ieri sera all’Hana-bi di Marina di Ravenna, durante The music next door. Quattro minuti e mezzo di pop australiano meta-musicale intriso correlativi sonori e di periodi ipotetici dell’irrealtà, che ciascuno nel tempo ha evidentemente associato a qualcosa in modo molto più profondo di quanto sia in grado di realizzare, trovandosi così completamente sguarnito di fronte alla performance di una canzone ascoltata a hundred times before.
Non credo di aver mai visto così tante persone con gli occhi lucidi, e senza alcuna vergogna di mostrarli. Non credo di averle mai viste, e in effetti non riuscivo poi a vederle così bene. Ero nelle prime file anch’io.

The Lucksmiths – The music next door (MP3)

lunedì, 11 09 2006

Ninne nanne per il Bimbo A

Non che la loro qualità abbia ancora bisogno di essere provata; ma se le canzoni dei Radiohead reggono persino in versione ninna nanna, esclusivamente a base di campanellini, vuol dire che sono davvero delle grandi canzoni.

Rockabye Baby! – Airbag (Radiohead lullaby cover) (MP3)
Rockabye Baby! – Knives out (Radiohead lullaby cover) (MP3)

mercoledì, 06 09 2006

The hype side of Summer

Forse sono il preludio a roba grossa o forse solo una bella soddisfazione, ma le notizie che in questi giorni riguardano i veronesi Canadians, più volte citati su queste pagine (qui e qui, ad esempio) come una delle più interessanti promesse dell’indiepop nostrano, non sono cose che si sentono tutti i giorni. Come si evince dal blog del bassista Max e come conferma Rockit, la band è infatti finita a sorpresa al secondo posto tra le breaking bands della bibbia inglese dell’hype musicale NME, con una segnalazione entusiastica che recita «This is canny brilliant. Italian outfit Canadians draw upon a sound that’s somewhere between a fledging Coldplay and a nattier Jimmy Eat World» ed è poi stata contattata dalla Parlophone, sussidiaria della EMI per cui incidono gruppuscoli come Radiohead, Coldplay e Blur e per cui pubblicavano persino i Beatles, molto interessata a sentire tutto il materiale registrato dalla band. Frattanto la band, indipendentemente da tutto ciò, è entrata in studio per registrare il suo debutto sulla lunga distanza, e con queste premesse possiamo aspettarci di tutto. A volte succede.

Canadians – The north side of Summer (MP3)

martedì, 05 09 2006

Voce del verbo remixare

Tapes’n’Tapes – Cowbell (The Black Eyes remix) (MP3)
Difficile, quasi impossibile imbrigliare in un beat ballabile il nervosismo dei pezzi migliori della band di Minneapolis; ci riesce questo remix dei Black Eyes, che vira dalle parti dei Death from above 1979 e quanto perde in tiro aggiunge in potenza. Senza iniflarci neanche uno scontato assolo di cowbell, pensate un po’.

The Rapture – Get myself into it (Prince Language Disco Edit) (MP3)
Il nuovo singolo dei Rapture, da mettere in pista,ti frega sempre: parte tanto lento che rischia quasi di svuotare, e quando decolla ti accorgi che è già finito. Questo remix (pardon, edit) educatissimo gli aggiunge i 2 minuti che gli mancano, e si limita a fare un po’ di cut and paste senza toccarne quasi il sound. E va bene così.

The Diggs – Everyone’s starting over (Cassettes won’t listen remix) (MP3)
Due delle mie giovani band newyorkesi preferite fanno squadra: i Cassettes won’t listen (già linkati a suo tempo con la loro cover di Cut your hair dei Pavement) reinterpretano l’anthem degli arrembanti The Diggs (anch’esso linkato a suo tempo, ma nel frattempo il link è scaduto) trasformandolo nel pezzo che i Postal Service dovrebbero fare al loro rientro. Davvero niente di nuovo sotto il sole, ma chi ama certi suoni apprezzerà.

The Knife – Marble house (Rex the dog remix) (MP3)
Trasformare i The knife in qualcosa di tamarro è una bella sfida, ma ci si può riuscire. Poi ballarla davvero è un’altra storia, ma qua tanto Ibiza quanto la peggiore techno crucca sono dietro l’angolo. Eppure funziona.

giovedì, 31 08 2006

Quando si dice pestare una merda

Metti che una sera, prima di andare a dormire, ti metti a navigare un po’ e passando per certi m-blog americani che non sapresti ridire, finisci sul forum di un sito in cui, guarda un po’, si parla di musica indipendente, nuove uscite e cose così. Un’occhiata distratta prima di chiudere la finestra e passare a qualcosa di più interessante rivela un thread dal titolo promettente, che in men che non si dica si traduce in una notizia di quelle succose: il nuovo disco di Joanna Newsom, una delle portabandiera del nuovo vecchio folk più artsy e naif, nota per la perizia nel suonare l’arpa, per lo stile vocale a dir poco bizzarro (c’è chi l’ha paragonata ad Alvin and the Chipmunks, per dire) e per aver dato alle stampe uno dei dischi migliori del 2004 (The milk-eyed mender, uscito su Drag City) è stato diffuso illegalmente sul web con abbondante anticipo sulla sua data di uscita.
«Dov’è la notizia?», direte voi. La notizia è il modo in cui ciò è successo: pare infatti che il disco sia stato scaricato direttamente dal server web di Pitchfork, su cui qualcuno ha scoperto una cartella nascosta ma non protetta (questo il link, ovviamente non più attivo) contenente tutti i dischi recensiti dalla webzine quest’anno più varie altre primizie. Qualche migliaio di preziosissimi file musicali liberamente scaricabili da chiunque fosse a conoscenza dell’indirizzo web giusto; alla faccia delle violazioni del copyright, e della protezione contro non dico gli hacker ma anche solo gli smanettoni. Qualche testa rotolerà per questo, diceva qualcuno.
Detto ciò, dopo un paio di ascolti il disco di Joanna Newsom, intitolato Ys, pare davvero molto bello. Ok, la copertina forse è un po’ kitsch.

Ok, fare un disco di quasi 60 minuti fatto di sole 5 canzoni (la più corta è sui 7 minuti, la più lunga viaggia sui 17) forse è un tantino eccessivo. Ok, la voce è un po’ più inquadrata del passato e, benchè ancora bellissima, perde un po’ del fascino che aveva in origine. Ma l’atmosfera…beh, c’è poco da fare, è un disco dal fascino raro, che mischia le solite suggestioni tra fantasy e immaginario rinascimentale con qualcosa di vagamente più moderno (mi vengono in mente Danny Elfman e il suo lavoro sulle colonne sonore dei film di Tim Burton), vero e proprio storytelling in musica che non ha quasi più nulla a che fare col pop moderno e, ogni tanto, neanche col folk classico.
A dar man forte alla giovane artista californiana un dream team da paura: Steve Albini e Jim O’rourke  in cabina di regia, Bill Callahan degli Smog ospite ai cori e nientemeno che Van Dyke Parks all’arrangiamento degli archi. Che sono poi una delle cose più sublimi del disco.
Forse a Pitchfork hanno voluto farci un regalo, chissà.

Joanna Newsom – Monkey & Bear (MP3)

lunedì, 14 08 2006

Video Aggregator /Agosto

Phoenix – Consolation prizes (WMV)
Cari Phoenix, vi vogliamo bene e ci piacete non da oggi, e anche se l’ultimo disco è un po’ deludente, lo sappiamo bene che siete francesi, quindi non c’è bisogno che giriate mezzo video davanti alla reggia di Versailles.. Visto che questo è l’unico pezzo che si salva vi perdoniamo, nonostante lo stop-motion sia un po’ dozzinale e con un piccolo sforzo in più poteva uscir fuori una cosa anche carina. Non poteva girarlo la fidanzatina (e tra un po’ pure mamma) Sofia Coppola? Va già bene che non sia (di nuovo) il fratello, comunque..

Ok Go – Here it goes again (RM)
Come al solito con i video degli Ok Go la domanda è: ma quanto ci avranno messo a fare la coreografia? E quanto a fare una take intera buona? Domande senza risposta, ma il video, un delirio danzante questa volta a base di tapis roulant, è imperdibile come l’altro. Fateci il favore, cambiate lavoro, smettela di fare dischi ed entrate nel corpo di ballo di Buona Domenica. Ci guadagneremmo tutti.

Cat Power – Lived in bars (FLV) 
Finirà così per tutti, il periodo indie? Uno rimane per anni fissato con l’ipersensibilità, l’originalità a tutti costi e poi finisce qualche anno dopo a fare un disco roots e senza sugo che più insipido non si può e a fare video come questi, in cui dimostra di divertirsi come una pazza a qualche festa sudista in cui tutti sembrano usciti dal più classico dei clichè? Come già detto più volte, al sottoscritto sembra una fine ingloriosa. Eppure c’è pure gente a cui piace, pensa te.

Tunng – Jenny again (MOV)
C’è poco da dire sul nuovo singolo dei Tunng: il pezzo più canonicamente triste del disco, una ballata in cui l’ago della bilancia folktronica del combo inglese pende decisamente dal lato del folk, ha un video splendido. Un incidente stradale, un triangolo amoroso, una tragedia bucolica di periodi ipotetici dell’irrealtà e cose che erano e ora non sono più. Forse è il periodo, ma quasi mi commuovo.

Thom Yorke – Harrowdown Hill (MOV)
Bastano un po’ di effetti speciali poveri ma fantasiosi, qualche immagine di repertorio, nebbia e acqua e sfumature e barricate e falchi che volano e modellini di città, per la canzone più bella del disco solista del leader dei Radiohead? Dubito. Era un’impresa impossibile, e loro ci hanno provato. Io sarei rimasto più sull’essenziale (qualcosa tipo Rabbit in your headlights, per intederci), perchè in questo caso ai pattern ritmici, alla distorsione soffocata e alla splendida chitarra quasi funky del finale le immagini possono aggiungere ben poco.

Constantines – Working fulltime (MOV)
Ce li siamo scordati subito, i cloni degli Afghan Whigs canadesi, e forse a risentirli adesso non se lo meritavano. La passione c’è, il tiro anche, e vedere questo gran bel video forse le loro doti ne escono anche amplificate. Un buono spunto realizzato ottimamente, e il video si fa ammirare. Non la finisco mai di stupirmi quando vedo cosa riescono a fare le etichette indie americane con le -si suppoone- poche risorse che hanno. Quando ci sono le idee..

The Knife – Marble House (MOV) 
Mentre per motivi misteriosi il video di We share our mother’s health sta diventando un po’ di moda persino da noi, i The Knife guardano avanti e pubblicano già un nuovo singolo. Il corredo visivo è a base di topi antropomorfi e ambientazione da casa povera (assai poco di marmo) negli anni ’40. Che dite, vi ricorda già qualcosa? Chissà se hanno pagato i diritti a Spiegelmann..

Peaches – Downtown (MOV)

La Signora delle Pesche rimane sboccata e continua coi giochi di parole scollacciati, ma il sound è assai più ripuluto di un tempo, e l’immagine perde buona parte del rock’n’roll che aveva sempre avuto per tornare tra i ranghi di qualcosa che assomiglia persino all’r’n’b. Rimane un mediocre e sexy pezzo electro-pop un po’ ambiguo non troppo diverso da quello che finisce normalmente su Mtv. Ed era quella l’idea, mi sa.

Franz Ferdinand – Eleonor put your boots on (MOV)

Me l’ero persa, la single version tirata a lucido della canzone formerly known as la ballata beatlesiana dall’ultimo disco dei FF. Essendo l’ennesimo singolo estratto, ed essendo il video uno psichedelico (solo lui) delirio animato a base di montagne russe di Coney Island, statue della libertà e bimbe gotiche di nome Eleanor, se ne faceva anche a meno.

Mareva Galanter – Pourquoi pas moi (Ukuyèyè) (AVI) 

Come si fa a non innamorarsi di una bellissima ex miss francia che, presatata al mondo musicale, se ne esce con un disco trèees ’60s tutto yèyè, vestiti optical, mobili spaziali e coretti angelici (con, a guardar bene, pure un perverso retrogusto anni ’80 in alcuni arrangiamenti)? Un’operazione come quella dei Baustelle, senza però, nulla di intellettuale. Funziona decisamente meglio, va da sè.

Emilie Simon – Fleur de saison (MOV)
Sempre Francia, ma stavolta Francia digitale, per il nuovo video della pigolante aspirante Bjork d’oltralpe. Meno classicqamente pop dell’esordio, meno suggestivo della colonna sonora del documentario sui pinguini, più canonicamente artsy e, appunto, spudoratamente bjorkiano. Se non si considera che è una missione impossibile, è quasi carino.

[i vecchi Video Aggregator]

giovedì, 10 08 2006

Se il nome delle Pipettes vi fa ridere

Allora lasciate perdere questo post, perchè leggere di un gruppo che si chiama The Puppini Sisters potrebbe davvero essere troppo per voi. E se trovate ridicola l’estetica delle polka-dotted dolls più amate del momento, passate velocemente al prossimo post, perchè il look 40’s del nuovo trio vocale inglese potrebbe mettervi alla prova in maniera assai superiore. E se il bubblegum pop delle ragazze di Brighton vi fa venire il diabete, rimanete alla larga dagli mp3 delle sorelle Puppini e dal loro filologicissimo sound tra swing-pop e boogie woogie, al confronto del quale la musica delle prime è a dir poco punk.
Capeggiate dall’italianissima (bolognese, nientemeno) Marcella Puppini, le Puppini Sisters hanno l’aria di una cosa a metà tra un esperimento in provetta e la follia estemporanea di una sera che misteriosamente ha successo. Supportate da un contratto major (Universal) e da un conseguente dispiegamento di forze notevole (basta fare una navigata nel curatissimo sito -ci sono pure le Cigarette Cards!- per accorgersene), le Puppini Sisters hanno da qualche giorno dato alle stampe il loro esordio Betcha Bottom Dollar. Un disco davvero da manuale: arrangiamenti da grammofono riletti nello splendore hi-fi dell’era digitale, un repertorio che va dai classici del genere (Mr. Sandman, Sway, Tu Vuo’ Fa L’Americano, nientemeno) alle canoniche cover ’70-’80 (Panic degli Smiths, Wuthering Heights di Kate Bush, Heart of glass di Blondie, I will survive di Gloria Gaynoir) che come al solito un po’ funzionano e un po’ no, uno stile curatissimo a base di rossetto, completini alla Marlene Dietrich e costumi da bagno della nonna, e la personalità giusta per meritarsi un trafiletto su un femminile se non un articolo in piena regola a firma dell’Aquaro di turno.
Si sarebbe tentati di tacciarle subito di artificiosità conclamata e di bocciare a tavolino il loro boogie woogie buono per tutte le stagioni musicali, ma -almeno io- non ci sono riuscito. Saranno le armonie vocali assolutamente eccezionali, gli arrangiamenti curatissimi o le coreografie delle loro performance live tanto sincronizzate da essere ipnotiche, sarà quel qualcosa di grottesco e contemporaneamente molto british che emerge tra le pieghe del disco, sarà lo humour che lo pervade in ogni nota o la sua oltritudine troppo perfetta per essere vera, sarà il suo essere lontanissimo da qualunque modello anche solo vagamente hip (anche dall’indie, esatto) pur essendo un prodotto molto più che gradevole nonchè oltremodo vendibile; sarà quello che vi pare, ma le Puppini Sisters funzionano, e neanche poco.
Per il momento non lasciano il mio lettore, e di questi tempi è un risultato di tutto rispetto. E ora aspettate che si accorgano di loro: ho il sospetto che saranno ovunque.

The Puppini Sisters – Panic (MP3)
The Puppini Sisters – Wuthering Heights (MP3)
The Puppini Sisters – Sway (MP3)

[un post intero e neanche un gioco di parole sul loro nome, sto invecchiando?]

venerdì, 04 08 2006

Cellphone’s dead, baby, so why don’t you kill me

Eggià, il signor Beck Hansen sta per tornare. A Ottobre il nuovo disco (ancora senza titolo), e qualche tempo prima il nuovo singolo, Cellphone’s dead. Il video è già stato girato a Giugno a New York da Michel Gondry, e da quel che è dato di vedere (foto qui sopra, e corredo qui) sarà iper-tappezzato e, inevitabilmente -visti i personaggi coinvolti-, geniale. Intanto studiamoci il singolo e l’altro inedito, i primi nuovi pezzi che circolano dai tempi di Guero (non esattamente bellissimi, dopo qualche ascolto; ma su Beck di solito cambio idea dopo qualche mese, quindi mi riservo di nominarlo anche disco dell’anno, se del caso), e stiamo a vedere.

Beck – Cellphone’s dead (stream rip) (MP3)
Beck – Think I’m in love (stream rip) (MP3) 

lunedì, 31 07 2006

Piccoli bastardi crescono

Una volta c’era il bastard pop. Si prendevano due canzoni, si tagliavano e si incollavano l’una sull’altra, e si facevano flirtare i Nirvana con le Destiny’s Child o i Blur con i Jackson Five. Poi sono arrivati i dischi interi, 12 canzoni dei Beatles fusi con le rime di Jay-Z o un greatest hits dei queen trasformato in un unica grande base hip-hop. In mezzo, qua e là, c’erano pure sperimentatori più audaci e fantasiosi, che uscivano dal seminato del compitino di collage per creare qualcosa di più ambizioso; su tutti Osymyso, un pazzo furioso che un giorno si è messo lì e ha mixato gli incipit di 101 canzoni tra le più famose della storia del pop (MP3 sotto, lista completa qui).
Figlio di questi sperimentatori, ma anche di una sensibilità pop ancor più marcata e irrinunciabile, e di una perizia tecnica che ha dell’incredibile è Gregg Gillis, che col nome di Girl Talk ha dato alle stampe Night ripper, "164 pop culturally relevant samples forced into a perfect 45-minute party mix". L’evoluzione ultima dei mega-mix delle radio commerciali anni ’90? O la prima vera e propria opera originale interamente fatta di materiale non originale? Materiale buono solo per blogger amanti del cazzeggio o potenziale fucina di hit? Io non ho risposte per voi; so solo che non ne posso più fare a meno.

Osymyso – Intro-inspection (MP3)
Girl Talk – Too deep (MP3)
Girl Talk – Hold up (MP3)
Girl Talk – Bounce that (MP3)

mercoledì, 26 07 2006

Be bop bebop a loo la

Psapp – Hi (MP3)
Quatti quatti, mi hanno fregato. Un nome improbabile, recensioni tiepide, e un disco che frulla i sample saltellanti in stile Roisin Murphy a certo pop in salsa bossa squisitamente estivo, e si pregia di un sound elaboratissimo ma mai spocchioso che prova a mettere d’accordo tutti, e ci riesce. Non è un tormentone perchè non tormenta, ma in testa alla classifica di ascolto mensile del sottoscritto, alla fine, c’è proprio Hi.

The Rapture – Get myself into it (MP3)
E’ inutile far finta che non li aspettino tutti, ed è inutile fingere di non vedere i fucili spianati. Sono tutti pronti a riportarli con i piedi per terra, nel mondo delle band normali, giù dall’empireo di portabandiera del revival punk-funk degli ultimi anni e dai fasti dell’intellighenza pitchforkiana (disco dell’anno del 2003, vi ricordo) in cui erano non si sa come finiti. E invece sapete che vi dico? Non sarà House of jealous lovers, ma questo nuovo singolo tiene botta, e migliora con gli ascolti. Niente male.

El perro del mar –
Party (MP3)
Discutibile nome d’arte a parte, la signorina Assbring, da queste parti, la si attendeva al varco dai tempi dello split con Jens Lekman. E il suo primo LP ha ripagato le attese: pop spaesato e senza tempo, di una malinconia senza speranza e con un paio di pezzi da brivido. Questa Party era in giro da un po’, ma c’è voluto il disco intero e un’Estate finora davvero poco festaiola per farmi soccombere alla sua chitarra liquida e costringermi al repeat. E adesso non se ne va più.

Perturbazione –
Portami via di qua, sto male (MP3)
Cover del classicone dei Belle & Sebastian Get me away from here, I’m dying, la reinterpretazione della band torinese nella lingua di Dante rischia, forse volutamente, di far storcere il naso a più di un fan fondamentalista. Invece non solo lo spirito del pezzo è intatto e il testo azzeccato, ma l’arrangiamento, frutto di una metabolizzazione per nulla scontata, perturba l’originale in maniera sottile e garbata, Dall’ottima e già plurilinkata compilation tributo licenziata dalla net label Kirsten’s postcard (tra gli altri nomi in ballo: Bille the vision and the dancers, Austin Lace, Canadians, Mixtapes and cellmates, Le man avec les lunettes, Bob Corn), scaricabile gratuitamente da qui.

lunedì, 24 07 2006

Return to the sea(side)

E’ una cosa leggera, la somma di tanti piccoli granelli, una cosa volatile che forse ha senso solo quando sta insieme. E’ un gioco, che nasconde le competenze su cui si basano le Scienze maiuscole dietro un fine solo apparentemente meno importante. E’ una cosa che sfida le leggi, e misteriosamente sta in piedi, ed proprio qui è parte del suo bello. La musica degli Islands è proprio come un castello di sabbia: una piccola opera d’arte e sabbia che simboleggia in modo perfetto tanto la bellezza quanto la fragilità.
Return to the sea, il loro disco d’esordio, è in giro da un po’. E’ il tipo di album molto promettente che ascolti per mesi a spizzichi e bocconi, ripetendo a te stesso che prima o poi gli darai il tempo di conquistarti, salvo poi continuare a rimandare. Gli Islands sono nati dagli Unicorns, una delle cose contemporaneamente più belle e irrisolte mai uscite dal Canada, e continuano a dare voce alla loro follia creativa inscatolandola in una forma solo apparentemente più ordinata, che riesce a mischiare con rara disinvoltura indiepop da manuale con melodie paraboliche e solari che farebbero invidia a un certo Brian Wilson. La loro incoronazione è stata sancita già a Capodanno, quando Mr. Polaroid (e chi sennò), mesi prima dell’uscita del disco, ha riempito la pista del Covo con la loro clamorosa Rough Gem. E quando, alla spicciolata, lo scorso venerdì sera ha cominciato a diffondersi la notizia che gli Islands sarebbero venuti a brevissimo in Italia per un concerto in spiaggia, raramente qualcosa è sembrato così appropriato.
E così tra un paio di settimane, quando Agosto svuoterà le città e i reduci (tra cui il sottoscritto) rimarranno a vagare in mezzo all’asfalto rovente nel tentativo di trovargli un senso, il Boca Barranca di Marina Romea (RA), l’8 Agosto, ospiterà la prima e finora unica data italiana dell’eccezionale band canadese. Non si può mancare.
In Rough Gem c’è un verso che ho sempre trovato bello, anche se non ho mai capito cosa significhi davvero: Dig deep, but don’t dig too deep. Forse è perchè poi trovi l’acqua, e il castello cade?

Islands – Rough gem (MP3)
Islands – Rough Gem video (MOV)
Islands – Volcanoes (MP3)
Islands – Live @ Philadelphia, Dec 2005 (link -> 12 MP3)

giovedì, 13 07 2006

Ikea Hacking

Una libreria Billy usata come cassa da morto, una serie di tavolinetti Lack che vanno a comporre un mobile per uno stereo, il borsone di plastica per gli acquisti interni trasformato in una fashion citybag e ,aggiungo io, il pannello composto di micro-matite che campeggia nella stanza di un amico: questo e altro da IKEA Hacker, il blog dedicato all’hacking della multinazionale che arreda le nostre case.
Se non puoi combatterla, snaturala.

Ovvio bonus musicale:
Pavement – Date with Ikea (live 1997) (MP3) (via)

mercoledì, 12 07 2006

Solo un altro mattone nel muro

Non c’entra niente con Syd, che ieri è partito per l’ultimo viaggio ma che già allora era partito da un po’, ma il giorno in cui sono nato -scopro ora- in testa alla classifica inglese dei singoli c’era Another Brick in the wall dei Pink Floyd. Se avete la stessa curiosità perversa, guardate qua.

martedì, 11 07 2006

Video Aggregator /Luglio

[tutta roba buona, scaricabile e in alta qualità. Youtube è carino, sì, ma è per chi si accontenta]

Hot Chip – And I was a boy from school (MOV)
E mentre in questi giorni anche sulle tv italiane fa bella mostra di sè il geniale video dell’altro singolo Over and over 

venerdì, 07 07 2006

Crazy Bastard

The legion of doom – Crazy as she goes (link -> MP3)
[Gnarls Barkley VS The Racounters VS Grandmaster Flash: una bomba. Da qui]

martedì, 04 07 2006

Serendipità

Il nuovo singolo dei Piano Magic.
Piano Magic –
Incurable (MP3)

lunedì, 03 07 2006

Fuck Yeah!

Dello scorso weekend ricorderò due cose: la pista piena che ci balla davanti Sexy Results nel remix di MSTRKRFT mentre una ragazza ignota mi alza il pollice in segno di vittoria, e Wayne Coyne dei Flaming Lips che spara bordate di stelle filanti alla folla di Piazza Castello in uno dei live set più belli in cui si possa desiderare di incappare. Del trionfale DJ set aretino c’è poco da dire, se non da ringraziare il socio, il VJ extraordinaire Milf_shake e i Disco Drive; da tempo non vedevo l’alba così soddisfatto. Della trionfale trasferta ferrarese c’è altrettanto poco da dire, perchè l’hanno già fatto in tanti (Valido, A day in the life, Son of a gun e chissà quanti altri), e perchè le parole difficilmente possono spiegare quale esperienza mistica sia vedere dal vivo i Flaming Lips (+ Ok Go, inutile gruppo tappezzeria che ha evidentemente sbagliato mestiere, visto che è assai meglio a ballare che a cantare) con il loro corredo di palloni giganti, coriandoli, travestimenti, luci, crowd-surfing e positive vibrations. Un po’ di più ci riescono le foto (Gecco, Valido, e da vecchie date dello stesso tour, Brooklyn VeganDanfun), ma è comunque poca roba rispetto a trovarsi davanti a uno spettacolo così straordinario. Devo ancora completamente riprendermi; credo che continuerò a sorridere per tutta la settimana.

Media kit:
Death from above 1979 – Sexy Results (MSTRKRFT remix) (MP3)
Ok Go – A million ways video (MOV)
Flaming Lips – Race for the prize (MP3)
Flaming Lips – Live 2006 video snippets (YouTube link)

giovedì, 29 06 2006

Cover me /2

Tunng – Pioneers [Bloc Party] (MP3)
I Bloc Party in versione folktronica? Possibile? Di più: notevole. I sempre bravissimi Tunng rileggono in chiave quieta ma inquieta questo singolo minore da Silent Alarm, traformandone il mood vagamente epico in dimesso mantra esistenziale, in cui spicca il testo insolitamente significante e un paio di cambi di ritmo un po’ spiazzanti. Ipnotica, e, in definitiva, un’ottima rilettura.

The Decemberists – Human Behaviour [Bjork] (MP3)
O la ami o la odi, questa reinterpretazione del primo singolo solista della diva avant-pop islandese, che risparmia al massimo sul tasso di bjorkismo per sopperire col fascino del suonato e con la sempre insolita voce nasale del buon Colin Meloy. Ci ho messo un po’ ad apprezzarla, ma ora sono dalla sponda giusta della barricata, forse. E voi?

Graham Coxon – Time for heroes [The Libertines] (MP3)
Ce n’era bisogno? Forse no. Anzi, decisamente no. Ma una bella canzone rimane una bella canzone, e se a cantarla non è un inglese strafatto di crack ma il nerd più talentuoso tra i chitarristi della sua generazione (anche lui non proprio lindo e pulito, ma chi siamo noi per giudicare), l’operazione non può che suscitare la nostra simpatia. Anche quando le due versioni sono, a conti fatti, esattamente identiche.

Lily Allen – Oh my God [Kaiser Chiefs] (MP3)
Un giorno non sei nessuno, il giorno dopo sei l’idolo -per quanto può contare- di decine di blogger: il copione è sempre lo stesso. Dietro la nuova beniamina degli hipsters di oltreoceano (e di oltremanica), però, c’è una major, e un progetto che pare partire dalla strada (come per M.I.A. e per Annie, ma anche per gli Arctic Monkeys -questi i nomi più citati come confronto) finisce a tavolino come per una qualunque starlette pop. Un po’ di talento c’è, e questa versione addomesticata quel tanto che basta del miglior pezzo dei Kaiser Chiefs ne è testimone; ma di strada da fare ce n’è non poca, e al primo passo falso sarà solo l’ennesima next big thing con un brillante futuro alle spalle.

martedì, 27 06 2006

Cover me /1

Bedhead feat. Macha – Believe [Cher] (MP3) (via)
Risale al 2000 e all’ultimo EP della fondamentale band americana prima dello scioglimento, questa bislacca versione della hit di Cher. I fratelli Kadane (poi artefeici, ma chevvelodicoaffà, del magnifico progetto The New Year) si fanno aiutare dai Macha per la doverosa reinterpretazione mesta e simil-acustica che ogni pezzo da classifica pseudo-dance si merita; la novità che scompiglia le carte sono i pulse telefonici stonati che donano al tutto il fascino che fa la differenza.

The Go! Team – Bull in the heather [Sonic Youth] (MP3) 
Pochi, pochissimi potevano osare: toccare questo classico dei Sonic Youth (tra i miei favoriti, all’interno del loro repertorio) senza fare una pessima figura è un’impresa da titani. Pochissimi potevano osare, e tra questi ci sono i Go! Team. Tra ricalco filologico e i soliti -mai così appropriati- cori da cheerleader, il collettivo inglese di pop aerobico supera se stesso. Un altro centro.

Cassettes won’t listen – Cut your hair [Pavement] (MP3)
Il solito gruppo che spunta fuori dal nulla, che non ha ancora pubblicato quasi nulla ma che ci sta simpatico già dal nome (e dal fatto che ha remixato i Midlake) è alle prese con uno dei pezzi più scanzonatamente pop dei Pavement. Se la cava con una buona dose di prevedibile elettronica a buon mercato e non osa toccare i coretti sotto copyright di Malkmus e soci. Non si poteva pretendere di più, e così direi che va già bene: funziona.

The Boy least likely to – Faith [George Michael] (MP3) 
Qualunque cosa la band inglese terrorizzata dall’età adulta tocchi diventa oro. C’è il banjo, la solita voce sussurrata, il flautino storto, gli handclapping, lo xilofono e tutte quelle cose lì, e per quanto mi riguarda potrebbe bastare. Ma poi c’è G-e-o-r-g-e—M-i-c-h-e-a-l, signori, il primo George Micheal solista nientemeno, vi rendete conto?

[come al solito i link sono un po’ pigri. ma funzionano]

mercoledì, 21 06 2006

Beyond the valley of polka-dotted dolls

Lo ammetto, le ho liquidate in fretta. Ogni volta che nel corso dell’ultimo anno, in occasione dell’uscita di uno dei loro tremila singoli o del post di qualche blogger amante del genere (Polaroid su tutti, ovviamente), mi sono imbattuto nella musica delle Pipettes, ho fatto un sorrisetto e mi sono chiesto silenziosamente, storcendo il naso, cosa ci trovassero tutti nel trio vocale di Brighton. Il loro bubblegum pop a pois, ancorato a un punto non meglio precisato (e non sempre filologicamente preciso) tra gli anni ’50, ’60 e ’70 è tanto ben fatto quanto volutamente ruffiano, e l’impressione era quella che la band facesse di tutto non dico per non essere prese sul serio (quello, in qualche misura, è persino troppo ovvio; è retro-pop, mica musica concreta), ma che si esaurisse completamente in una messinscena macchiettistica e quasi parodistica.
Poi è arrivato il primo disco (We are the pipettes, in uscita a metà Luglio per la Memphis Industries), e al suo interno è arrivato un pezzo incredibile come Pull shapes, e mi sono sciolto. Per un breve periodo ascoltarle in cuffia è stato in grado di portare l’Estate ovunque fossi e qualunque cosa stessi facendo, che fossi su un autobus affollato o davanti a un computer sepolto dal lavoro. Il tipo di incanto che funziona da sè e per vie misteriose, e che ti costringe a metterti a canticchiare facendo le mosse anche e soprattutto nei contesti in cui sarebbe preferibile evitarlo. Come in un musical, solo che l’unico che si ferma e comincia a cantare e ballare sei tu.
Ma c’è dell’altro. Tutto questo, in ogni caso, è successo prima ancora di vedere il bel video di Pull Shapes, e di scoprire grazie a Max la nobile citazione cinematografica di cui si compone. Cosa che, se servisse ancora, complica e inficia in maniera irrimediabile la superficiale ipotesi parodistica.
Dopo l’entusiasmo, però, è venuta la paura. Siamo a metà Giugno, non c’è un tormentone estivo degno di questo nome da anni, e cosa mi spunta fuori? Un adorabile trio retrò con uno stile originale e distintivo, un singolo da paura e un video che cita le Las Ketchup.. Se se le fanno scappare sono dei pazzi.
Neanche il tempo di avere i sudori freddi per gli incubi a base di tatangele pipette mutanti (cit.), che da Colas scopro che l’irrimediabile è già avvenuto: non è ancora neanche uscito il disco e già le Pipettes sono state ospiti di Radio Deejay. La fine del fenomeno (o, se preferite, l’inizio del fenomeno) è imminente. Nella sua attesa, godiamoci le tre canzoni acustiche che il trio ha suonato su Deejay (in audio o in video, a vostra scelta). E non dimentichiamoci la maledizione del pop: quando funziona piace a tutti. Cantare con le mosse in mezzo a una folla, senza i sorrisi beffardi e gli sguardi di riprovazione, però, è molto meno divertente.

The Pipettes –
Pull Shapes (MOV)
Russ Meyer – Beyond the valley of dolls (original scene) (YouTube link)

Audio:
The Pipettes –
Pull Shapes (acoustic live @ Radio Deejay) (MP3)
The Pipettes – ABC (acoustic live @ Radio Deejay) (MP3)
The Pipettes – Why did U stay (acoustic live @ Radio Deejay) (MP3)

Video:
The Pipettes – Pull Shapes (acoustic live @ Radio Deejay) (WMV)
The Pipettes – ABC (acoustic live @ Radio Deejay) (WMV)
The Pipettes – Why did U stay (acoustic live @ Radio Deejay) (WMV)
[ogni tanto i server si incantano; se non riuscite a scaricare, riprovate tra un po’]