suoni

martedì, 03 07 2007

Nema fictzione in patria /2

Come ricorderete, un paio di settimane fa ho dedicato un post ad Alessandro Raina, controverso personaggio della scena musicale indipendente capace di attirare sia lodi per le sue recenti produzioni che critiche e prese per il culo per il personaggio un po’ maudit che da sempre incarna. Dopo aver letto il post, Raina mi ha scritto una lunga (anzi: molto lunga) mail in cui argomenta le sue scelte e risponde a molte delle critiche che riportavo, sollevando molti punti interessanti che in più di un caso vanno oltre il suo caso specifico. La riporto interamente qui (su suo permesso); se avete una decina di minuti a disposizione merita la lettura e, se volete, un commento.

 

Caro Inkiostro,

ti scrivo innanzitutto per ringraziarti delle belle parole che spendi sul mio disco e sulla mia cover dei Bloc Party. Ho letto il post in un luogo non casuale. Oggi sono stato a Bologna, all’Alpha studio, il luogo dove anni fa entrai da sprovveduto fan dei GDM per cantare una loro canzone, e dove rimasi per i tre giorni successivi in cui mi fu dato il compito di cantare praticamente tutte le canzoni che avrebbero poi composto Punk… not diet.

Oggi ero lì per mettere la voce su un brano di un gruppo che ha qualche affinità con i GDM e sono stato ben felice di farlo, ancora di piu’ sapendo che prima di me aveva fatto la stessa cosa Jonathan Clancy. Apparire su un disco dove canta anche lui è motivo di soddisfazione. Il gruppo in questione sono i Kobenhavn Store.

 

Ti scrivo perchè mi sembri un ascoltatore entusiasta e preparato, pertanto trovo opportuno fare alcune considerazioni sul tuo post, che mi ha fatto tornare alla mente episodi importanti, belli e a volte un pò tragicomici della mia vita recente. E’ vero, i primi concerti con i GDM mi videro fragile e incerto. Ero un fan che di punto in bianco veniva catapultato su palchi davanti ai quali non c’erano mai meno di 4 o 500 persone (per non parlare delle migliaia dei festival grandi, tipo Urbino, Neapolis o Sherwood). Improvvisamente passavo dallo stare in prima fila ai concerti del mio gruppo preferito a diventarne il cantante, e -volenti o nolenti- il frontman. Si colse da subito una grande ostilità della ‘base’.

Si sa, l’Italia è un paese provinciale e conservatore in tutto, cerca disperatamente una dimensione cosmopolita e ricade perennemente sulle polemicucce da quartiere e soprattutto guai a toccargli le sue piccole sicurezze. E i GDM, come band strumentale Mogwai-derivata, erano una certezza per chi non aspettava altro che sentire Jukka aprire i suoi dodici delay e Corrado far ruggire i distorsori.

 

Dopo i primi concerti mi resi conto di una cosa. Chiunque ci fosse stato al posto mio sarebbe stato lapidato, anche se nessuno considerava mai quanto fosse difficile cantare intonati su un simile muro di suoni, con poche prove alle spalle e un gruppo che ancora non aveva assimilato la presenza di una nuova sorgente sonora…Se aggiungi che al primo concerto fra il pubblico c’era Emidio Clementi, un altro mio idolo di allora, puoi ben capire quanto me la facessi sotto.

Eppure senza quei concerti deboli e impacciati forse non sarei arrivato, poche settimane fa, a vivere l’esperienza indimenticabile e quasi imbarazzante di scoprire uno dei miei artisti preferiti in assoluto (Glen Johnson dei Piano Magic) intento ad ascoltare rapito il mio soundcheck e alla fine stare venti minuti a complimentarsi al punto da comprare tre copie dello stesso disco. Senza le secchiate di merda che presi ai tempi di Punk not diet forse quel soundcheck non l’avrei mai fatto.

 

Nessuno, in quei mesi, parlò dei pienoni che facemmo sistematicamente in Germania o in Grecia dove il pubblico non veniva al concerto con l’unico scopo di tornare a casa e scrivere sul sito della band o sul suo blog quanto se la tirasse il cantante, nessuno in Italia ebbe tutta questa fretta di scrivere sul proprio blog di tutti quei ragazzi che assimilavano i brani e li cantavano, dopo averli in un primo momento rifiutati , centinaia di persone che provavano a non farsi le pippe sul perchè io mi buttassi a terra, o urlassi o portassi i capelli in un certo modo. E magari dopo il concerto si avvicinavano e scioglievano le loro riserve in chiacchierate piene di inaspettato cameratismo.

 

Non so da chi sia composta l’ Indie Crew Italica, ho un’impressione ma te la risparmio. Detto ciò sostenere che ho rischiato di snaturare il suono dei GDM o la loro immagine è assurdo. Cantai su brani già arrangiati e registrati, non ci fu mai un mio minimo intervento a livello di songwriting o arrangiamento. E dubito che mi sarebbe stato permesso di farlo, almeno il primo anno. Ti racconto un aneddoto. L’ultima canzone che interpretai con i GDM è ‘Given Ground’. Scrissi il testo e lo cantai. Jukka all’inizio la bocciò perchè gli sembrava ‘troppo Coldplay’.

Per la cronaca la canzone è stata il primo singolo del disco.

Ad oggi sono convinto che se i GDM stessi non avessero messo in discussione il proprio suono, pagando in prima persona oggi il prezzo delle grandissime difficoltà poste dal cantato in un gruppo con una simile impostazione sonora, avrebbero seriamente rischiato di diventare una cover band di sè stessi.

 

A livello di immagine posso solo esprimere un concetto che ho sempre fatto mio. Un gruppo che suona musica pop, dedicata ai giovani, che appare sui giornali e vende prodotti di intrattenimento come dischi, t-shirts o dvd non può, nel

2007, prescindere dal concetto di comunicazione visiva. Non può non avere un immaginario e lavorare su di esso. Questo non centra un cazzo con le cretinate da studio di design milanese. O con la moda banalmente intesa. Ma se a tutt’oggi posso individuare un problema mai risolto in seno ai GDM quello è proprio il lato estetico della loro musica, che è enorme, e non è mai stato adeguatamente valorizzato, forse per paura, forse per mancanza di idee all’altezza delle canzoni, forse per un rifiuto mentale del rischio di apparire troppo ricercati (o fighetti che dir si voglia). E’ un problema che trovi nelle copertine della maggior parte dei loro dischi, nei video, nelle foto istituzionali della band. Da par mio, a suo tempo, ho provato ad introdurre un’attitudine, forse nei modi e nei tempi sbagliati, e con poca convinzione. Tanto per il fan medio della Italy Indie Crew se mi facevo la crestina volevo fare ‘l’emo’ e se mi mettevo la matita ero frocio. Poco male. Resto convinto che l’iniziativa di creare e investire sull’immaginario di una band del genere fosse e sia doverosa, anche se a tanti fan delle il concetto stesso di estetismo applicato all’indie rock suona come una bestemmia. E allora teniamoci le riviste con le foto sgranate, le copertine oscene e le band che sembrano ritratte alla fiera del salumaio. E poi facciamoci le seghe sui servizi di Cat Power per ID. Loro sono stranieri e possono farlo! Noi no. Noi al massimo le fanzine (perchè diy è sano) e al massimo le poppe di Violetta Beauregarde. Avanti popolo. E intanto continuiamo a comprare The Wire o tutte le testate straniere (di musica e non) che con il design e la comunicazione visiva lavorano da sempre. Siamo italiani, e per quanto anticlericali, siamo ben fieri dei nostri tabu’. Amen.

 

Leggo poi qualcosa che mi ha sinceramente inquietato, ossia che sarebbe sbagliato apprezzarmi perchè lavoro (o meglio lavoravo) in una boutique. Senza considerare il razzismo e lo snobismo implicito in un giudizio del genere ( la crew mi avrebbe accettato piu’ facilmente se avessi fatto il falegname o l’operaio, ovvio) lasciami dire che il modello l’ho fatto insieme a dieci altri commessi perchè il buon Kean Etro ha voluto così, e mi sono divertito anche perchè la cosa è durata circa venti minuti. Ma non ho il fisico per fare il modello (nel caso farei l’attore). Provassero quelli della crew a lavorare otto nove ore al giorno dal lunedì al sabato (piu’ due domeniche al mese) in piedi, al servizio di miliardari con la puzza sotto al naso o di trafficanti ucraini che comprano un tanto al chilo e ti trattano come se fossi il loro tirapiedi, con il fiato sul collo di un manager che minaccia di licenziarti se per una volta non vendi 20 mila euro di roba, con contratti precari e gli staordinari non sempre pagati. Quel lavoro mi fu offerto in un periodo di estrema necessità. Lo accettati ritenendomi idoneo a svolgerlo.Così come avevo fatto prima il fruttivendolo o il centralinista. Io dico che sarebbe carino se la crew, e gli addetti ai lavori tutti, pensassero un pò di piu’ ai fatti propri e all’onestà intellettuale di chi vogliono deridere invece di strumentalizzare la vita privata delle persone per prendersene gioco anonimamente.

 

Avessi potuto da subito fare della musica il mio strumento di sostentamento, potendoci dedicare 24 ore al giorno l’avrei fatto, ma esiste una cosa chiamata gavetta, che è concetto differente dall’isteria condita di sorrisini di gruppi creati in funzione di quello che brand new trasmette o peggio di quell oche l’NME propone come next big thing. Band che dopo venti concerti venti vengono già paragonato a nomi che hanno scritto la storia della pop music -in questo fiancheggiati proprio dagli amici blogger o webwritersche sono diventati giornalisti… per ispirazione divina. Mi dispiace ma andare a suonare mantenuti dai genitori o sulla base di cachet con cui non pagheresti nemmeno la benzina della macchina è una cosa diversa dal rischiare in prima persona per anni e lavorare, farsi fumare il cervello, studiare, leggere, in funzione di un progetto artistico e di una vocazione che a un certo punto viene ricompensata, anche economicamente, da chi la promuove. In tutto questo non ho paura a dichiarare di non sentirmi particolarmente ‘indie italiano’ e ambizioso. Esiste un’ambizione sana, che è un valore fondante di qualsiasi opera (artistica e non). Demonizzare questa parola è sempre ingeneroso, perchè si disprezza anche la sana ambizione che è figlia dei sogni di bambino, è sofferenza pura ed è spesso l’unica leva, insieme a una grande passione, che ti permette di andare oltre la confusione e il qualunquismo di un luogo o di un periodo storico in cui tutti reclamano la propria fettina di spazio per dire, scrivere, suonare la loro.

Un’epoca in cui gli utenti hanno sempre piu’ difficoltà a capire la differenza fra un artista con una storia alle spalle e le next big thing create dal web, finendo per ascoltare tutto in modo random, con il rischio di non riuscire piu’ ad amare nulla in modo esclusivo, ma facendosi piacere un pò tutto. E’ un punto di vista neo-moralista e sicuramente reazionario, che trovo però (amaramente) inevitabile.

 

Infine, in tutta sincerità, caro Inkiostro, io proprio non capisco questo accanimento nei confronti di tre foto che ho postato su un sito. O meglio lo capisco ma solo alla luce del livore e del provincialismo dell’utente medio della musica indie italiana (specie se la musica in questione è fruita con casualità, in mp3 con l’ipod pur di ascoltare tutto e tutti, e il contenuto che vi è dietro è assimilato per sentito dire sui forum o i blog).

 

Perchè, ti chiedo, mensilmente io ricevo contatti, segnalazioni o richieste da contatti stranieri che sono nati e cresciuti in seno alle culture che mi affascinano, o hanno studiato Pasolini o i costumi della Repubblica di Weimar, o sono cresciuti a pane e Godard, e con costoro intraprendo bellissime corrispondenze per poi scoprire che sui forum italioti qualche utente anonimo ha le prove definitive del fatto che sono finto? Quali sarebbero i clichè dell’artistoide bohemienne ? La copertina di un libro? Il kajal ? Una bella ragazza che si solleva la gonna? Ma dai!

 

Io lo so bene, Inkiostro, di stare sul culo ad alcuni. So bene di poter suscitare perplessità o battute in base al mio look o alle mie passioni. O al fatto che sono un pò bacchettone. O al fatto che mi scrivono molte ragazze. Ciò è una contingenza dei tempi moderni e dell’edonismo terra terra di questi anni. So bene che un tot di utenti, nel calore confortante della loro scrivania, ridono di me nel vedermi fotografato da una cara amica, un pò per gioco e un pò no, davanti a una locandina della Dietrich. Ma al contempo mi chiedo perchè nella crew ci si fermi sempre e solo alla superficie e spesso questa superifcie la si giudichi in modo grezzo e violento. E ignaro dei presupposti. Quale strana cultura critica può mai emergere da una tale schizofrenia? Siamo davvero tutti sicuri di possedere un background tale, in merito alla cultura europea degli ultimi ottant’anni, da poter comprendere, deridere e liquidare l’autenticità di un’opera o di un artista, guardandolo per trenta secondi su my space ?

 

Qualcuno ha mai verificato quanto sia sana e solida la mia passione per la cultura francese….per il burlesque…per certi alfabeti stilistici che dall’arte rinascimentale arrivano fino al pret a porter degli anni 70…per il neorealismo…per i dandy (di cui Totò e Charlot rappresentano una straordinaria metafora)…per Elio Petri o il grande Eduardo…così come per il calciomercato o la pizza salsiccia e friarielli ???? Temo che in pochi, fra i miei detrattori, lo abbiano fatto. E io banalmente mi chiedo a cosa porti diffamare la gente sulla base delle proprie pruderie. Quale strana soddisfazione provi l’utente anonimo a scrivere ‘Raina è ridicolo e finto’ se nemmeno mi conosce. Sarei molto piu’ tranquillo se queste persone passassero mezz’ora con me e poi traessero le stesse conclusioni.

Ma a questa gente interessa comunicare faccia a faccia ? O gli interessa solo ridere e covare risentimento con il ditino puntato ?

 

E’ piu’ che lecito che a tanta gente non freghi una ceppa della repubblica di Weimar o di Charlotte Gainsbourg. Ma ti chiedo, Inkiostro, cosa facciamo noi poveri umani per onorare coloro o ciò che amiamo?

Deponiamo fiori sulle tombe, attacchiamo poster alle pareti, ci vestiamo in una certa maniera, facciamo nostro uno slogan. Perchè mai io non dovrei rivendicare le mie passioni e i miei eroi sulla mia pagina personale? E’ davvero sinonimo di inautenticità? Io credo di no e credo che il tempo sia sempre galantuomo. Credo che certe foto o certi libri siano un modo efficace di far capire a un utente a cosa io mi ispiri e che tipo di sensibilità artistica io possieda.

Cosa si dovrebbe dire allora dei poser strafatti di mdma fuori dai club perchè è new raveo di quelli che non fanno una piega quando gli amichetti della rete li paragonano ai mostri sacri della musica sulla base di un demo registrato male?

 

Credo che non sia mai per caso se su un sito internet generalista come my space compare la cover di un libro di Nimier. Se sono io a postarla stai certo che ci metto la firma e la faccia, ed è anche per evitare l’oblio a quel libro. Perchè l’ho letto e mi ha -in una piccola misura- cambiato la vita. Se qualcuno ha interesse a discutere con me di questo film o di quella diva del cinema anni ’30 si faccia avanti. E poi potrà a buon titolo dichiarare se tutto ciò che diffondo sono sterili clichè. E se io sono finto.

 

Nel mio piccolo o meno faccio l’artista, ho la fortuna di frequentare grandissimi artisti dai quali imparo quotidianamente e spero di consacrare la mia vita a valori che oggi sono sempre meno ‘stilosi’. Negarlo sarebbe molto piu’ ipocrita di quanto per qualcuno è irritante che io abbia una determinata considerazione di ciò che faccio.

 

E se un artista è anche un piccolo grande narcisista che chiede a tot persone di ascoltarlo o leggerlo o guardarlo mentre si dimena su un palco mi vorrai concedere una o due foto ‘in posa’? Non è forse questo parte di un prodotto e della storia di un progetto? Non sono io forse, in quelle foto, niente piu’ che la personificazione di un personaggio? Di cosa è fatta la storia del rock ‘n’roll? Di soli educandi in giacca e cravatta ? Di soli nerd con i pantaloni larghi e lerci ? Di soli drogati che a trentanni vogliono dimostrarne sedici? Per fortuna no.

Ma non per questo è lecito affermare che chiunque si identifichi in uno stile sia finto o falso. E’ un insulto gratuito e volgarotto. Molto piu’ volgare di qualsiasi clichè dell’artistoide bohemienne. Pensi davvero che io passi le mie giornate davanti allo specchio? Ti dirò che al momento la mia massima preoccupazione è capire se la Juve risucirà a prendere Gabriel Milito, che è un fenomeno.

 

Mi dispiace Inkiostro se mi consideri un presuntuoso perchè ho cercato di far luce, insieme ai miei collaboratori, su una serie di figure (alcune delle quali rimosse) del novecento italiano. Quel novecento l’ho sentito mio e l’ho rappresentato a mio modo. Forse nell’atto stesso di produrre arte (o provare a farlo) c’è presunzione, non so. Io sarei meno categorico. Ci sono sempre piu’ cose in cielo e in terra che in tutta la nostra filosofia.

 

Con questo ti chiedo scusa per la lunghezza di questa mail, che immagino ne renda piuttosto noiosa la lettura, ma spero che la considererai un atto propositivo e rispettoso verso i tuoi contenuti.

 

Sincerely

 

Alessandro Raina

 

[un paio di emmepitrè, che non guastano mai:]

Raina /Petris / Spazio – A Room Forever (MP3)

Raina /Petris / Spazio – Red Cloud Slaughtered Beach (MP3)

 

lunedì, 02 07 2007

Settembre e’ qui

Siamo tipi invernali, è chiaro. Facciamo fast-forward sull’Estate non ancora consumata, e ascoltiamo tre singoli da tre attesissimi dischi in uscita a Settembre:

 

Stars – The night starts here (MP3)

Non riesco a capire se sia il solito problema delle aspettative troppo alte, o se il nuovo singolo degli Stars sia davvero un po’ deludente. Nulla di troppo distante dal seminato, sia chiaro, ma pare mancare quel guizzo che di solito (soprattutto nei singoli, peraltro) faceva la differenza. Mettiamolo in rotazione, anche se ho impressione che l’Estate non gli gioverà. Con l’Autunno, magari.

 

Jens Lekman – Friday night at the drive in bingo (MP3)

Dal Frank Sinatra dell’indie-pop al Raoul Casadei della scena svedese? A dar retta al primo singolo del nuovo disco, un po’ di paura viene; perchè anche se Jens ci ha abituato a tutto (e, quindi, se gli perdoniamo quasi tutto), il Drive in bingo pare andare un po’ troppo in là, e il giro di sax di altri tempi su cui è costruito mi provoca un brivido lungo la schiena che faccio fatica a scacciare. Mettiamolo in rotazione, anche se ho impressione che la sobrietà non gli gioverà. Una sera a una festa in spiaggia (o a una sagra di paese, con un bel po’ di vino rosso in corpo e davanti al palco del liscio), magari.

 

Pinback – Barnes (MP3)

I Pinback fanno praticamente lo stesso disco da sempre, e ogni volta lo fanno dannatamente bene. Meno immediato e anthemico del capolavoro Summer in abbadon e meno fuori dal tempo delle cose precedenti, Autumn of the seraphs da un lato indulge in un pop quasi uptempo finora a loro ignoto, dall’altro ha qualche episodio classificabile più o meno canonicamente come ballata. Non so se Barnes sia il singolo o meno; al momento è decisamente il mio pezzo preferito del lotto quindi, come dire, dovrebbe esserlo. Mettiamolo in rotazione, anche se ho impressione che, anche se è un gran pezzo, il confronto con i suoi predecessori non gli gioverà. Con un po’ di buon senso, magari.

 

giovedì, 28 06 2007

Totally awesome

Se dovessero chiedermi da quanto tempo The teenagers siano il gruppo più hip dell’universo, probabilmente non saprei cosa rispondere. Ho controllato la data, e l’mp3 più vecchio che ho risale all’autunno del 2006, proveniente da chissà quale M-blog; il loro leziosissimo mix di post new-wave, eurotrash e porno-pop (definizioni volutamente senza senso, sia chiaro) ci ha messo qualche mese a conquistarmi, ma è da un po’ che ho abbandonato ogni resistenza, e tutte le cose che inizialmente me li rendevano un po’ indigesti (il citazionismo sfrenato, i continui riferimenti sessuali, lo spoken svogliato e le basi che sembrano fotocopiate da qualche demo in bassa qualità dei primi New Order), ora mi divertono come poche altre.

Da allora il trio anglo-francese non ha fatto granchè per giustificare la sua fama. Ha pubblicato un singolo (il manifesto Homecoming, di cui potete ammirare il video quasi softcore qui sotto). Ha firmato un po’ di remix ad alcuni dei nomi più caldi che ci siano in giro (Simian Mobile Disco, Lo-fi-fnk, Au revoir Simone, New Young Pony Club, Air). Ha suonato qualche data live (anche a Roma, se non ricordo male; pare -e non fatico a crederlo- che dal vivo faccia abbastanza cagare).

Da un paio di settimane ho messo le mani su quello che è presentato come il loro primo LP ma che, a giudicare dal titolo (New songs and demos) e dalla scaletta un po’ insensata è semplicemente la raccolta dei vari mp3 diffusi dalla band in questi mesi. C’è il singolo Homecoming, l’anthem Starlett Johansson (la mia preferita), l’elogio onanista Selflove, la vecchissima Fuck Nicole, due versioni del racconto noir Sleeping bag e un po’ di altre cose.

E, alla fine, che sia davvero un disco o meno non importa granchè. Importa che, anche se probabilmente ci scorderemo di loro prima ancora dell’uscita del vero e proprio esordio (ammesso che esca mai), sono giorni che non riesco a smettere di ascoltarli. E già basta.

 

 

The Teenagers – Homecoming (MP3)

The Teenagers – Starlett Johansson (MP3)

The Teenagers – Selflove (MP3)

The Teenagers – Homecoming video (MOV)

 

martedì, 26 06 2007

You’d rather watch reruns than deal with the bad spin-off called life

Potrà sembrare una ballata acustica dal testo ironico e citazionista e di poche pretese, ma Overdosing with you, tratta dall’ultimo bel disco di Billie the vision and the dancers nasconde qualcosa in più. Non so bene perchè (o forse lo so), ma ho l’impressione che la foto che scatta (giochi di parole compresi) ritragga molti di noi in modo più preciso di quanto preferiremmo ammettere. Can you lend me a DVD box or sing me a lullaby?

I’ve been thinking ‘bout Gabrielle Solis and all the desperate housewives. I’ve been thinking ‘bout Mike Delfino and his gun. I’ve been drawing patterns in my mind, but I can’t fall asleep. I’ve been counting all the sheep there is to count.

No, I can’t fall asleep, that’s why I’m here with you tonight. Can you lend me a DVD box or sing me a lullaby?

Hello Mrs. Van De Kamp did you clean the whole kitchen and drink all the wine? Hello Saferide, can you give me a safe ride back to sleep? Cause I wanna OD on DH. I wanna OD on DH. Let me overdose on DH with you.

I’ve been trying to kill the pain by watching make-believe people’s fake disasters. And think if I’d been Elaine this misery’d been followed by studio laughter. I’ve been looking so hard for someone who could love me like Will loves Grace, but they say “It’s not like on your flat screen TV”. It’s gotta be like on my flat screen TV.

I’ve seen you around I can tell that you’re just like me. You’d rather watch reruns than deal with the bad spin-off called life. I’ll put the kettle on. Let’s not speak, talk ruins every conversation. I’ve downloaded Dexter. Come, there’s room next to me.

Hello Mr Sipowicz, ‘ginning to understand why you act like you do. Hello Pablo, I got this vision we can dance to. I need to OD on NYPD. I need to OD on NYPD. Let’s overdose on NYPD when we’re blue. [#]

 

Billie the vision & the dancers – Overdosing with you (MP3)

 

 

lunedì, 25 06 2007

Ma proprio su tutto

Se il sottotitolo di Get Black è la trasmissione che va su tutto ci sarà un motivo.

Giunta all’ottava puntata (nona, contando la numero zero), la giovane creatura radiofonica che mi pregio di condurre il venerdì sera insieme a Fabio, Francesca a OfflagaDiscoMax sulla frequenze di Radio Città Fujiko ha toccato probabilmente il suo punto più alto e il suo punto più basso….contemporaneamente. Orfani di Max (in questo periodo spesso impegnato con la band), venerdì a darci man forte è stato Antonio, ed è stato il delirio. Canzoni su celebrities e per celebrities, l’inspiegabile successo di Harry Potter (senza spoiler), Tiziano Ferro (oggetto di uno scoop –chi è Nicola?- e di un reading assolutamente meraviglioso), la pillola black di Black Wave firmata da AndreaNP, le pubblicità fake di Magenta e Latour, un sacco di ottima musica e palate e palate di cazzate, per circa 90 minuti di follia radiofonica mediaticamente scorretta.

Get Black, la trasmissione che va su tutto. Ma proprio su tutto. 

 


Get Black –
 Podcast #8 (MP3)

 

giovedì, 21 06 2007

Nema fictzione in patria

Due notizie:

La prima è che MySpace (o meglio, MySpace Italia) non è più il male. E’ sempre di Murdoch, è sempre tendenzialmente inutile ed è sempre tecnologicamente obsoleta, ma da quando la piattaforma è sbarcata anche in Italia (e si è accaparrata in redazione almeno un nome di sicuro valore) in campo musicale ci sono da segnalare diverse ottime iniziative: il full streaming del nuovo disco di Perturbazione, il brillante cd-mix degli Scuola Furano, le esclusive con i Verdena o i Casino Royale e, recentemente, la bella cover di Alessandro Raina che rifà i Bloc Party.

[a latere, io comunque continuo a non avere un MySpace, o meglio, ad averne uno vuoto]

 

E qui veniamo alla seconda notizia: non è più vietato apprezzare Alessandro Raina. Già voce dei Giardini di Mirò nel controverso periodo Punk…not diet!, autore di un disco solita uscito per Cane Andaluso e voce per i N00rda di Cesare Malfatti, Raina ha spesso attirato gli strali della indie-crew italica, tanto per motivi musicali (la voce fragile e talvolta incerta, l’accusa di aver snaturato il suono e l’immagine dei Giardini dopo le vette toccate nel periodo Rise and fall) quanto per motivi extra-musicali (pare che di lavoro faccia il commesso / modello in una boutique di Milano, e il suo MySpace incarna pressochè tutti i clichè negativi dell’artistoide bohémien). Ogni dubbio è stato però dissipato da Nema fictzione, eccellente progetto firmato insieme a Pierluigi Petris e Giacomo Spazio, in cui la confezione a dir poco sontuosa e la presunzione di «raccontare alcune figure centrali del novecento italiano» (c’è di tutto, da Calvino a Crialese, da Carla Bruni a Erika di Novi Ligure) non riesce a far ignorare pezzi e arrangiamenti eccellenti, «tra Yankee Hotel Foxtrot e Neon Golden», secondo la nota sul sito della Homesleep booking. E tra non molto giungerà a compimento anche l’ambizioso nuovo progetto Amor fu, condiviso con la parte strumentale dei La Crus e (udite udite) cantato in italiano.

A ulteriore conferma del fatto che spesso non guasta andare oltre l’apparenza, la versione del più recente singolo dei Bloc Party (nonchè, forse, pezzo migliore dell’altrimenti discutibile A weekend in the city) da poco resa disponibile e promossa da Myspace è davvero un piccolo gioiello, che rivede in chiave glitch-folk quanto per la band londinese era semplice pop in maggiore un po’ alla U2. Bel colpo, direi

 

Alessandro Raina – I still remember (Bloc Party cover) (MP3)

Raina / Petris / Spazio – My fragile family 3 (MP3)

 

venerdì, 15 06 2007

E speriamo che ora non tocchi alla canzone del sole

Di Fabio Viscogliosi, so solo tre cose:

• è un cantautore italo francese da noi ancora ignoto ai più (nonostante abbia vinto il Premio Ciampi nel 2003) mentre in Francia piuttosto amato dalla critica;

• gli piace Lucio Battisti;

• è amico di Amedeo Pace, voce dei Blonde Redhead.

 

Per appurare il primo punto è bastato un giretto su Google. Per il secondo fa fede già la (splendida) cover di Ancora Tu che aveva pubblicato anni fa con la sua vecchia band (i Married Monk). Per il terzo punto c’è un EP a quattro mani uscito qualche mese fa, che contiene anche un’altra cover di Battisti (questa volta dall’esito assai discutibile) in cui Amedeo Pace ci mette la voce stridula e Viscogliosi la solidarietà tra espatriati. A giorni esce il suo nuovo disco Fenomeno, che contiene alcune cose egregie ma che non riesce a conquistarmi; mi sa che è colpa della cover di Battisti.

 

Fabio Viscogliosi & Amedeo Pace (Blonde Redhead)Il nostro caro angelo (Lucio Battisti cover) (MP3)

Fabio Viscogliosi (Married Monk) – Ancora tu (Lucio Battisti cover) (MP3)

 

mercoledì, 13 06 2007

Why did we care if good old Britney wants to shave her head?

L’avevamo già sentita durante il delirante e spassosissimo concerto di un mese fa al Bronson, comprendendone le parole e capendo che si trattava di una instant-song su Britney Spears e il suo recente drastico taglio di capelli. Ora la notizia è che Britney della band di 29 svedesi più amata che ci sia (gli I’m from Barcelona, ovviamente) uscirà come singolo a breve, e che è già online sul loro MySpace, in tempo per impararla a memoria in occasione delle prossime date in Italia della band.

Certo, l’idea della indiepop-song dedicata alla starlette trash di turno non è esattamente nuovissima (Jessica Simpson di Adam Green è difficile da battere, ma io ho un debole anche per l’esilarante Britney Spears di Casper the frieldy ghost, side-project ricilcato di Stefano dei Pecksniff), ma questa volta -forse- l’attualità del tema la rende qualcosa di diverso.

[O forse no. E il bello è che non importa neanche un po’]

Imparatevi il testo, chè all’imperdibile concerto di sabato 28 Luglio sulla spiaggia dell’Hana-bi di Marina di Ravenna (visto com’è andata la volta scorsa, non oso immaginare cosa combinerà la truppa degli svedesi nell’indie-bagno più celebre d’Italia) ci sarà da sgolarsi.

I’m from Barcelona – Britney (MP3)

 

lunedì, 11 06 2007

Uh

Non si fa in tempo a smettere di parlare del loro ottimo set al Primavera Sound che Fujiya & Miyagi trovano il modo di far parlare ancora di loro. Come si fa a non segnalare l’uscita, tra un mesetto, del primo materiale nuovo dopo l’LP Transparent Things? Uh suona compatta e geometrica come i vecchi pezzi, con un retrogusto 90’s che trova il modo di farsi apprezzare e quella vena funkeggiante che, una volta svelatasi nel live, non si più far finta di non vedere. Già in heavy rotation.


Fujiya & Miyagi –
Uh (MP3)

 

giovedì, 07 06 2007

Sempre Primavera

Come vi dicevo, non sono un grande frequentatore di festival. E da scarso frequentatore quale ero (e rimarrò), non ho mai sopportato quei report lunghissimi, post o articoli che siano, che infilano pareri su decine di band, raccontano delle code al bagno o della qualità della birra, e si perdono nei millemila dettagli che rendono questo tipo di esperienze tanto straordinarie (perchè lo sono) quanto impossibili da essere davvero raccontate. Poi sarà il decimo post del genere su cui vi imbattete, e io ho ancora un po’ di pietà.

Mi concentro sui miei highlights personali tra i set che sono riuscito a vedere, con contributo fotografico e effetti speciali. Il resto, se vi interessa, ve lo racconto a voce.

 

 

Fujiya & Miyagi

Clicca sulle immagini per ingrandirle [e leggere le splendide didascalie]

Nerdance! Miyagi si presenta sul palco con un improbabile maglioncino a rombi, ma alla chitarra è uno slego. Fujiya sembra uscito da una biblioteca di fisica, ma le macchine che governa sono implacabili. & (sì, si chiama proprio ‘&’; sono in tre, non lo sapevate?) suona il basso, e basta, ma non serve altro. Partono circospetti, ma un pochi minuti la platea è già la loro, e si balla che è un piacere. L’impressione è di una band dalle potenzialità assai superiori a quelle che emergono dal pur ottimo Transparent Things, e solo nel live si riescono davvero ad apprezzare i serrati incastri matematici dei giri di chitarra con la voce, le abbondanti venature funky e dei beat che, anche se non sembra, funzionano anche sul dancefloor. A questi livelli, una sorpresa.

 

 

Justice

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Intollerabili, insuperabili. La console è fronteggiata da una enorme croce illuminata, e circondata da un muro di amplificatori Marshall. Il duo francese sminuzza la pista con la grandeur e la violenza che gli sono proprie, e manda in delirio la folla che a quell’ora è lì solo per loro. Dopo un buon numero di scene surreali e una serie di acutocitazioni talmente spudorate da lasciare senza fiato,  fuggo dalla calca, e assisto alla fine del set un po’ in disparte, davanti al camioncino dei Churros. Eppure non riesco a smettere di muovere il piede.

 

 

The Apples in stereo

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L’unico concerto col sole, e non a caso: la band di Robert Schneider è quella che ci fa davvero divertire. Più una ghenga di quarantenni in vacanza che una serie di nomi storici del collettivo Elephant Six, sembrano leggeri leggeri mentre la maestria sotto è tanta, e il confronto con gli altri pochi set del genere non dà adito a dubbi. Portateli in Italia, please. E fate risposare Schneider con la ex batterista Hilarie Sidney, così magari fanno pure Sunndal Song

 

 

Modest Mouse

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Non vi dico nulla, chè se v’interessavano li avete già visti a Roma o Bologna. Che probabilmente sono stati superiori come scaletta, durata, strumentazione e quasi tutto il resto. Ma la prima volta non si scorda mai, come lo sguardo spiritato di Isaac Brock o le dita veloci di Johnny Marr sulla chitarra. I was there.

 

 

Built to spill

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Come sopra, con qualche problema tecnico in più, e un’umiltà che altre band della stessa statura si sognano. Sempre enormi.

 

 

Maximo Park (acoustic set)

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Sacrificato il loro set ufficiale in favore dei Modest Mouse, mi sono accontentato delo showacase acustico pomeridiano, offerto dallo stand di MySpace all’interno della Merienda Warp. Poche canzoni, ma un vero spettacolo scoprirle quasi perfette anche nella semplice veste voce-e-chitarra. Paul Smith ha una T-shirt di Leonard Cohen, sembra un po’ palestrato, sorride e dà davvero l’idea di essere uno simpatico. E Canta da Dio.

 

 

Smashing Pumpkins

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Difficile prescindere dall’aria di baracconata che circonda il concerto: i mantelli argentati, la bandiera americana, l’intro sulle note di Suspiria sono tutte cose che sembrano fatte apposta per mettere alla prova il buon gusto del pubblico, e per condannare Corgan a mettere in scena il suo definitivo tramonto da qui all’eternità, come un Elvis degli anni ’90. I pezzi nuovi (a parte il singolo Tarantula, che funziona) sono bruttini, ma sapientemente diluiti tra i vecchi classici sono inoffensivi. La scaletta contiene (quasi) tutto quello che serve. Rivoglio indietro la mia adolescenza, ora.

 

 

Menzioni d’onore:

_Grizzly Bear – sempre ispiratissimi, anche se rendono meglio nei piccoli club. Una certezza.

_The Fall – Mark E. Smith è insopportabile. Ancora e sempre un’icona.

_Band of Horses – dal vivo sanno davvero il fatto loro.

_Battles – chevvelodicoaffà.

_Architecture in Helsinki – ancora adorabilmente pasticcioni, ancora una piccola forza della natura.

_Wilco – sempre spettacolari.

 

 

[Altri report, ben più lunghi, da Max, Nin-Com-Pop, Colas e Giulia. Per un po’ di video, ovviamente c’è YouTube che già straripa. Sappiamo tutti che questi link non vi servono perchè del Primavera ne avete già le palle ben piene, ma sono un completista, lo sapete]

 

mercoledì, 06 06 2007

This is why events unnerve me

Era già uscita 5 anni fa (nel primo EP della band), ma io la scopro solo ora con la raccolta Remixed & covered: la versione di Ceremony dei New Order rifatta dagli Xiu Xiu riassume in maniera perfetta il mio umore (nonchè le mie condizioni psicofisiche) di questo periodo.
Il primissimo singolo dei New Order (che è anche l'ultima canzone dei Joy Division, scritta mentre ancora Ian Curtis era in vita – storia completa qui), sentita di recente anche nella colonna sonora di Marie Antoinette di Sofia Coppola, viene rivoltata come un calzino, e perde la sua nobile imperturbabilità per diventare un disperato urlo emo-industrial-lo-fi che non stonerebbe dalle parti della Tigerbeat6. A Ian Curtis forse sarebbe piaciuta; invece scommetto che a Sumner & Hook fa schifo. E va bene così.

[gli Xiu Xiu saranno in Italia per una data unica mercoledì 25 Luglio nel cortile del Castello Estense di Ferrara, a ingresso gratuito. Se non ci siete mai stati, è un posto assolutamente magico]
 

 

mercoledì, 06 06 2007

Non sono sordo, non ancora

Ve lo ricordate Tone deaf, il diabolico test di percezione musicale che misurava la capacità di riconoscere se due brevi melodie fossero uguali o meno? Il suo autore Jake Mandell ci ha preso gusto, e ora è la volta di Rhytm Deaf, che applica lo stesso principio con i due pattern ritmici.
Il mio risultato (80% tondo tondo) viene descritto come Outstanding, ma a giudicare dalla sonora umiliazione che mi avete inflitto la volta scorsa (i commenti erano del tenore: «80,6 con musica di sottofondo, perché non mi andava di umiliarvi tutti quanti», «88.9 con il muratore che trapana nel muro di fianco», «77,2%, soddisfacente dai. P.S. sono sordo»), non dubito che questa volta le cose non saranno diverse..

mercoledì, 30 05 2007

Weekenplay

Mentre tutti si interrogano su cosa sia successo al suo blog, tornato sulle scene in grande stile circa un mese fa e ora inaccessibile, e mentre ci si domanda se l’errore 403 (Forbidden) che compare da qualche giorno tentando di accedere alla sua homepage sia forse da interpretare come qualcosa in più di quanto sembra, quatto quatto Fabio De Luca sbarca su MySpace. Lo fa alla sua maniera, utilizzando la piattaforma di Murdoch come archivio pubblico ma asociale di Playtex, il suo bizzarro progetto musicale do-it-yourself di quasi quindici anni fa.

Nelle sue stesse parole:

The plan was to create a funny collision between the dry (albeit emotional) structures of Detroit techno and the simple, one-fingered, plinky-plonky approach of early-80s european technopop, glued together with the basic and rough approach of the "industrial" tape network of the same time. [#]

Il corto circuito analogico / digitale che parte dai tape network per arrivare a Myspace dà un sapore tutto particolare all’operazione. Ma non è trutto qui; non so bene perchè (è improbabile, in effetti), ma alcune cose -io vado matto per Auto(biogra)psy– non sono davvero niente male.

 

Playtex Myspace (link)

 

martedì, 29 05 2007

E il tamarrometro s’impenna /2

 

Calvin Harris – Acceptable in the 80’s  (MP3)

Nonostante tutto l’hype che circonda l’esordio del nuovo enfant prodige della dance britannica (che ora pare stia lavorando pure al nuovo lavoro di Kylie Minogue; e ha 23 anni..), il suo singolone ai primi ascolti non mi aveva impressionato. Finchè non ho visto coi miei occhi Mr. Arturo Compagnoni metterla per ben due volte in una serata davanti alla pista piena, scatendo il delirio. E allora ho capito.

 

Justice – D.A.N.C.E. (MP3)

E vabbè: mani basse. Parte Jackson Five, parte Daft Punk, parte violini che più francesi non si può e parte Gam Gam, una roba tanto spudorata da essere da denuncia, e tanto appiccicosa da avere del soprannaturale. Non ditelo in giro: mi piace un casino.

 

Tiziano ferro – E Raffaella è mia (MP3)

E’ bello vedere il Tizianone nazionale fare finalmente coming out (del resto la sua sessualità è un segreto di Pulcinella) con un singolo tanto chiaramente gayo (la Carrà, signori, altro che Madonna..). Tormentone designato per l’Estate duemilasette, con un groove degno dei Justice, testo a perfetta mezza via tra colto e coatto e la certezza che, tempo un mesetto, sarà talmente ovunque che non potremo che odiarla. Per il momento, però, è un guilty pleasure.

 

giovedì, 24 05 2007

2007 Inkiostro dancefloor highlights

Con l’imperdibile e sudatissimo Season End Party che domani sera segue il concerto dei 1990s, insieme alla stagione del Covo si chiude anche la mia stagione in veste di DJ, e, con ogni probabilità, da quella parte della consolle ci si rivede in Autunno. Vi lascio con i pezzi nuovi che più hanno segnato la mia stagione, quelli che io, prima ancora della pista davanti a me, non riesco a smettere di ballare:

 

6. LCD Soundsystem – All my friends (MP3)

Quasi imballabile, con un crescendo di 7 minuti che non si risolve mai come si fa? Si fa perchè è il mio pezzo dell’anno, o giù di lì. E si urla a squarciagola il finale.

 

5. Trabant – Waste of time (MP3)

Ma son davvero di Trieste? Punk funk condito di synth gommosissimi, provate a stare fermi.

 

4. My awesome mixtape – The painter and the antropologist (MP3)

I nostri geek dancers del cuore, dal demo al dancefloor senza passare dal via. A breve esce il disco, e se tirano fuori anche qualche bel remix, ne abbiamo anche per l’anno prossimo.

 

3. Modest Mouse – Dashboard (MP3)

Ah, la chitarra in levare di Marr: sta col vecchio e sta col nuovo, col rock e con l’elettronica, rallenta il ritmo o l’accelera alla bisogna, non sarà epica come Float On, ma in pista non manca mai.

 

2. The Fratellis – Chelsea Dagger (MP3)

Esatto, quella che fa saltare. Quando un pezzo di una misconosciuta (e di suo anche abbastanza inutile) giovane band inglese solleva urla di acclamazione e scatena il delirio ogni volta che la metti, qualcosa vorrà dire. Per molti è il pezzo simbolo della stagione, e anche qua starebbe al numero uno, se non ci fossero i….

 

1. Foals – Hummer (MP3)

Questo pezzo, signore e signori, è un treno. Provate a non farvi schiacciare, se ci riuscite.

 

martedì, 22 05 2007

Cosa restera’ di questi ninety-nineties

Ai gruppi inglesi, è noto, non ci si sta dietro. Con una nuova band del secolo (spesso più di una) al mese, generi che nascono e muoiono nell’arco di una stagione (e che spesso nessuno sa neanche definire), e media che riescono a creare fenomeni di massa in the blink of an eye, come fidarsi ancora delle band giovani e promettenti che giungono dalla perfida Albione?
Non è difficile: basta fidarsi delle proprie orecchie. E le mie orecchie in questi giorni non fanno altro che ascoltare Cookies, il disco di esordio dei 1990s, formazione -neanche tanto giovane- di Glasgow, che sta raccogliendo notevoli consensi anche tra gli ascoltatori meno ingenui. Trattasi di rock’n’roll con pochi fronzoli e ancor meno pretese, che si regge su riff semplici ma efficaci, coretti un po’ Beach Boys un po’ Supergrass e testi ironici e corrosivi. A qualcuno ricordano certi Stones, ad altri i concittadini Franz Ferdinand (con cui due di loro hanno suonato anni fa, nei misconoscuti The Yummy Fur), a me fanno alzare il volume dell’autoradio, e tanto basta per promuoverli a pieni voti.

[i 1990s sono in tour in Italia in questi giorni. Da non perdere la data di venerdì 25 al Covo, seguita dal Season End Party, che vede in consolle anche il sottoscritto.]

1990s – You made me like it (MP3)

1990s – Switch (MP3)

 

lunedì, 21 05 2007

E il tamarrometro s’impenna


Smashing Pumpkins –
Tarantula (MP3)

Corgan ha probabilmente bisogno di soldi, altrimenti non si spiega perchè, a così breve distanza dallo scioglimento, ritiri fuori il nome della sua band senza che ne facciano parte anche gli altri membri originali (c’è solo il batterista Jimmy Chamberlain, ma lui c’era pure negli orridi Zwan). Il nuovo singolo non è neanche tanto male, ed è sicuramente la migliore produzione firmata da Corgan dai tempi di Adore. Aspettiamo, un po’ impauriti, il disco. 

 

Interpol – The Heinrich Maneuver (MP3)

Gli Interpol tamarri? Non scherziamo, via! Eppure il nuovo singolo sembra un po’ un passo verso l’abisso, con un giro di chitarra preso di peso dai tempi di Turn on the bright lights, e senza alcuna originalità o particolare aspirazione. Il pezzo è un po’ di plastica ma il tiro c’è, e potrebbe anche farli arrivare al grande pubblico, rispettando un paradosso che si avvera sempre più spesso. Non so voi, ma io ho un po’ l’idea che siano alla frutta.

 

The Chemical Brothers feat. Klaxons – All rights reversed (MP3)

Un duetto tra Chemical Brothers e Klaxons è uno di quelle cose più interessanti in teoria che in pratica: come potrà suonare l’incontro/scontro da Old Rave e New Rave? Cosa si nasconderà dietro un calembour così acuto e promettente come All rights reversed? La risposta, ovviamente, è deludente: suona come uno dei pezzi più epici e oscuri dei primi, o come uno dei remix meno rock dei secondi. Old Rave + New Rave = poco Rave.

 

venerdì, 18 05 2007

Stasera a Get Black

Stasera a Get Black: Mercato nero.
Come al solito alle 21 in diretta (sui 103.100 MHz in FM a Bologna e dintorni oppure in streaming – OGG o MP3) o in differita (grazie al podcast).

 

mercoledì, 16 05 2007

Dai la cera, togli la cera

Per quanto riguarda questi blog, Fujiya e Miyagi sono capitati in una specie di buco nero. Lo scorso autunno, mentre il secondo disco del trio finto giapponese Transparent Things monopolizzava i miei ascolti e pennellava le mie giornate col suo sound aritmetico da Massive Attack periodo classico un po’ più krauti e suonati, non li ho mai menzionati su queste pagine. Li ascoltavo tutto il giorno, li passavo in radio, li mettevo ai DJ set, li consigliavo ad amici e colleghi eppure, a parte una persistente ma laconica presenza all’interno del currently listening qua sopra, non li ho mai neanche nominati.

Mentre nei mesi il numero di persone che li ha scoperti ad apprezzati è cresciuto non di poco (anche tra coloro che di solito seguono poco o nulla ogni singola novità musicale, cosa che succede solo con i nomi che prima o poi si conquisteranno un posto al sole), vedo di rimediare ora, in occasione dell’uscita del video di Ankle Injuries, un piccolo prodigio di dadi pixelati che non dispiacerà ai fan di Gondry e di caviglie rotte che non dispiacerà ai fan del maestro Miyagi. Dai la cera, togli la cera.

Bonus audio, il mio pezzo preferito del disco:

Fujiya & Miyagi – Photocopier (MP3)

 

martedì, 15 05 2007

One step forth, one step back

Ci piacevano un sacco, i Go! Team. Con quella loro attitudine aerobica a una materia sonora magmatica e ipercinetica, costruita ad arte su campionamenti e indie-rock, cori da cheerleader e rime hip-hop, e con un paio di singoli da paura (come la spettacolare Bottle rocket) e diverse perle nascoste nei lati B, i Go! Team sembravano davvero qualcosa di insolito in un panorama sempre troppo rassicurante. Apprendo che il combo inglese sta per tornare con un EP e con un disco, proprio nel momento in cui mi imbatto nel nuovo singolo Grip like a vice. Battimani, cori, riff orientali rubati chissà dove, e rime serrate su basi che somigliano sempre alla soundtrack di qualche episodio di Rocky. Non sembra un passo avanti nè uno di lato, solo un passo in più. Rassicurante, già.

The Go! Team – Grip like a vice (MP3)

 

venerdì, 11 05 2007

Get Black! La somma delle parti non fa quattro

Mentre metà della redazione di Get Black non vorrebbe fare altro che raccontarvi quanto si sia divertita al concerto degli I’m from Barcelona di ieri sera al Bronson (un’esperienza altamente sconsigliata ai diabetici, e a chiunque abbia brividi alla sola idea di una ventina di svedesi ubriachi che cantano a squarciagola su un palco coperto di palloncini, tra coriandoli e bolle di sapone; il tipo di concerto in cui ti senti più stupido a non battere le mani che a batterle; unici paragoni i live di Flaming Lips -ma più in piccolo- gli Arcade Fire -con molto meno pathos, ma lo stesso gusto per la rottura delle classiche barriere palco/pubblico- e i Polyphonic Spree -ma meno catto-comunisti), un’altra metà della redazione di Get Black (non necessariamente diversa da quella suddetta) ha finito di lavorare alacremente al sito, che potete visitare qua (blog, presentazione, contatti e -da domani- podcast delle prime 5 puntate, compresa quella di stasera),  un quarto della redazione di Get Black è al Salone del Libro di Torino, e stasera farà la corrispondente d’assalto dalle feste più cool dell’ambiente letterario italiano, un altro quarto della redazione di Get Black per stasera ha proposto una rubrica dal titolo Oro nero/Fiume nero: Agip-Prop e inquinamento da idrocarburi nella canzone italiana (indovinate chi), tre quarti della redazione di Get Black sono estremamente eccitati perchè stasera avranno una telefonata in diretta dal mistico Eurovision Festival di Helsinki, due quarti della redazione di Get Black non vedono l’ora di scoprire di cosa parlerà la puntata di Black wave di AndeaNP stasera, un quarto della redazione di Get Black ha passato una settimana a leggere strip di Dilbert e Demotivators in previsione della rubrica Umore nero e un quarto della redazione di Get Black crede che stasera passerà di nuovo One Two Three Four di Feist e The Last Engineer dei Piano Magic.

In tutto ciò, i quattro quarti della redazione di Get Black  vi danno appuntamento a questa sera, dalle 21 sui 103.1 MHz in FM di Radio Città Fujiko a Bologna, e in streaming (hi-res OGG, med-res MP3) anywhere else in the world. Perchè è venerdì, un po’ per tutti.

mercoledì, 09 05 2007

Press stop on tape

Niente di nuovo lo so. Ma allora perchè la notizia The end of the reel for cassette tapes mi intristisce così tanto?

The eject button on music tapes has been pressed for the last time.

Currys, the biggest electronics retailer in Britain, will today announce that it is to stop selling cassette tapes – a move which sounds the death knell for the compilation tape, used by a generation of love-struck young men to woo their girlfriends. […]

Cassette tapes have been suffering a slow decline over the past 15 years as first compact discs, and more recently music downloading, took hold. But it is estimated that there are still as many as 500 million tapes in circulation, languishing at the back of bookshelves, or in the side doors of cars. [#]

Soundtrack:

My awesome mixtape – Me and the washing machine (MP3)

Cassettes won’t listen – Cutting balloons (MP3)

Tapes’n’tapes – Cowbell (MP3)

 

martedì, 08 05 2007

Corner stones

I’ve stopped my dreaming,
I won’t do too much scheming these days
These days, these days I sit on corner stones
And count the time in quarter tones to ten

Nico – These days

 

In questi giorni sono un po’ più sfasato del solito. Al lavoro combino la metà di quanto potrei, e a casa perdo tempo e arriva notte senza che io sappia raccontare come ho passato le mie ore. Ascolto sempre due canzoni, una molto vecchia, l’altra molto nuova, due pezzi gemelli che cominciano con la stessa chitarra liquida e raccontano l’immobilismo fatalista di questi primi tempi della fairest of the seasons. Vada come vada.

 

Nico – These days (MP3)

Wilco – Either way (MP3)

 

lunedì, 07 05 2007

La piccola (?) agenda dei concerti

Il solito post a cadenza plurimestrale, utile in primis a me ma che, visto il programma affolatissimo e di prim’ordine che aspetta Bologna e dintorni nel prossimo paio di mesi, forse potrebbe tornare comodo anche a qualcuno di voi.

 

07/05 – Cat Power @ Estragon (BO)

Stasera! Finalmente con la band! No more delirio logorroico (1, 2)! Questa è la volta buona! Punti esclamativi!

10/05 – I’m from Barcelona @ Bronson (RA)

Indovina quanti dei 29 componenti della band svedese riusciranno ad entrare sul palco del Bronson, e vinci le chiavi della città di Barcellona. O, al limite, quelle di Jönköping.

10/05 –  James Chance and the Contortions @ Clandestino (Faenza)

A volte ritornano.. Che effetto farà sentirli suonare 30 anni dopo i tempi d’oro?

11/05 –  The Futureheads @ Covo Club (BO)

Visti live all’Indipendent di due anni fa, hanno steso tutti (pure i Maximo Park). Potentissimi.

12/05 –  Bloc Party @ Estragon (BO)

Scommettiamo che A weekend in the city è meglio dal vivo che su disco? Quasi sold-out, comprate subito il biglietto.

12/05 –  Egle Sommacal + Chris Brokaw + Wolther goes stranger @ Villa Serena (BO)

Un terzetto mica da poco: Wolther è una bella sorpresa, Brokaw una certezza spaccacuore, Sommacal classe allo stato puro. Niente male.

16/05 –  Pere Ubu @ Bronson (RA)

Scaruffi, pensaci tu. 

17/05 –  Lo-Fi-Fnk @ Covo Club (BO)

Tra maraglieria eurodance aggratis ed electro spudorata che si finge senza pretese, it’ s time to shake your ass. Ogni tanto ci vuole.

17/05 –  Of Montreal @ Bronson (RA)

Ammetto di non aver mai compreso appieno tutti i superlativi suscitati dalla band di Athens, ma che diamine, non possono mica sempre piacere tutti, no? E poi, sennò che gusto ci sarebbe a cambiare idea?

18/05 –  Tarwater @ Covo Club (BO)

Parte krauta parte indietronica, la premiata ditta Lippock / Jestram è ormai negli annali, e procede imperturbabile come solo i grandi sanno fare. Rassicurante.

19/05 –  Piano Magic + Giardini di Mirò @ Estragon (BO)

Due band in forma smagliante, entrambe fresche di dischi splendidi tra i migliori delle rispettive carriere. Insieme sul palco, sono i due lati di una medaglia che si sono ritrovati.

22/05 – Parenthetical Girls @ Hana-Bi (RA)

Effetto Xiu Xiu in agguato: dischi ostici e concettosi, live ipnotici e intensi che ti lasciano secco. Tutto questo, in spiaggia. Ma tu pensa.

23/05 – Violent Femmes @ Velvet (RN)

L’anno scorso ci aspettavamo tre nonnetti, e invece Gordon Gano e soci han tenuto palco e show con il cuore e l’entusiasmo di chi si diverte ancora un casino. Non è da tutti. 

24/05 –  Sparklehorse + Fennesz @ Estragon (BO)

L’accoppiata è insolita, il mood meditativo, la qualità altissima.

25/05 1990’s @ Covo Club (Season End Party) (BO)

La stagione del Covo chiude col botto: finalmente in Italia quella che è forse la più interessante tra le giovani band inglesi, che lascia perdere le mode e i rave vecchi e nuovi per dedicarsi a un po’ di sano rock’n’roll. A seguire il sottoscritto mette un po’ di dischi. E via.

26/05 – Low @ Estragon (BO)

Non esiste un modo migliore di dare il benvenuto all’Estate di un concerto che ti ricordi che l’Inverno è sempre dietro l’angolo. Fortuna che c’è la band di Duluth.

28/05 – Slint + Explosions in the Sky @ Estragon (BO)

L’Alfa e l’Omega del post-rock, ascolta e confronta. Indovina un po’ chi vince?
Update: Explosions in the sky annullati.

02/06 – Hot Chip @ Estragon (BO)

NerDisco con umorismo brit e t-shirt di threadless. Visti a Milano, sanno il fatto loro. Over and over and over and over.

03/06 – Sondre Lerche @ Estragon (BO)

Dieci cento mille Bublè gli fanno una pippa, il ragazzino norvegese ha lo stile di un crooner consumato e i pezzi di un songwiter pop d’alta classe. Serve altro?

04/06 – Modest Mouse @ Estragon (BO)

Semplicemente LA serata. IMMANCABILE.

05/06  – Built to Spill @ Estragon (BO)

Che doppietta, ragazzi. Ci mancavano Malkmus e i Grandaddy e avevamo il gotha dello slacker indie ’90s sotto le due torri. Praticamente un sogno.

16/06  – Asobi Seksu @ Hana-bi (RA)

L’Hana-bi ha una vera predilezione per portare per la prima volta in Italia le band più amate dagli indie-kidz grandi e piccini. Gli Asobi Seksu non fanno eccezione. Bravi, entrambi.

16/06  – Settlefish @ Villa Serena (BO)

Vabbè, dai, i Settlefish spaccano, lo sanno tutti.

21/06  – Blonde Redhead @ Corte degli Agostiniani (RN)

Il disco nuovo non mi ha ancora preso come i precedenti, ma gli darò altre possibilità; per Kazu questo e altro.

23/06 – A hack and a hacksaw @ Villa Serena (BO)

Non esattamente il mio genere, ma sono quelli di solito i concerti che ti colpiscono di più. Poi a Giugno e all’aperto…ci sta. 

06/07  – Sonic Youth @ Ferrara Sotto le Stelle (FE)

A timbrare il cartellino anche quest’anno? Massì, via. Poi fanno tutto Daydream Nation, e anche se io sono un devoto di Dirty, l’idea ha un suo fascino.

07/07  – Kill the vultures + My awesome mixtape @ Villa Serena (BO)

La giovane band bolognese continua a bruciare le tappe, e suona a Bologna per la sesta volta in sei mesi. Stavolta accompagna nientemeno che il combo avant-hop americano, anche lui all’ennesimo live in città. Ormai dei classici.

11/07 – Arcade Fire @ Ferrara Sotto le Stelle (FE)

Cosa faranno per stupirci come sono soliti fare ai concerti? Arriveranno in barca dal fossato? Scaleranno il Palazzo Ducale? Faranno un brutto concerto?

14/07  – Arctic Monkeys @ Ferrara Sotto le Stelle (FE)

Il secondo disco degli sbarbi inglesi tiene botta, e non ci avremmo scommesso molto. Mai visti dal vivo, la curiosità non è poca.

18/07 – Damien Rice @ Ferrara Sotto le Stelle (FE)

Costoso, seduto e senza Lisa Hannigan, si potrebbe anche rinunciare, e rimanere col ricordo della superlativa data di quattro anni fa. Ma chi lo sa se resisto fino alla fine?

21/07 – A toys orchestra @ Villa Serena (BO)

La prima volta che li ho visti live era un piccolo festival un po’ sfigato di provincia, e il loro indie giocoso mi fece un’ottima impressione. Sono passati 4 anni, e sono cambiate molte cose. L’impressione, però, mi sa che non cambierà.

 

-E se fossi in mood da gite fuori porta:-

31/05 – 01-02/06  – Primavera Sound Festival @ Barcellona

Ci. Sono. Tutti.

08-09-10/06 –  Miami Festival @ Idroscalo (MI)

Ci. Sono. Tutti. (i gruppi italiani). C’è pure De Luca. E il picnic.

19/07 –  Kaiser Chiefs, Cansei de Ser Sexy, Tunng, Shitdisco @ Italia Wave Love Festival (FI)

Il giorno giusto per dare un’occhiata alla nuova incarnazione dell’ex Arezzo Wave? Il cast (soprattutto per Tunng e CSS) parrebbe quello giusto.

 

giovedì, 03 05 2007

Kings of Patience

Finalmente notizie in casa Kings of Convenience. Mentre Erlend Øye, dopo un disco solista, un DJ kicks  e un’avviata carriera da singing DJ si sollazza con il progetto The Whitest Boy Alive, il suo socio Eirik Glambek Bøe non sta a guardare, e oltre a studiare psicologia dell’architettura (sic) e a candidarsi nel consiglio municipale di Bergen per il Partito Liberale Norvegese (doppio sic), ha ripreso a dedicarsi alla musica. Lo fa con i Kommode, la band che vede il sosia di Elijah Wood di nuovo in compagnia dei membri degli Skøg, la band da cui i Kings of Convenience sono nati anni fa; da quel poco che si è sentito finora, il sound non differisce di molto da quello dei KoC più pop e arrangiati, e questa è senz’altro una buona notizia. Sentire la bella Patient per credere.
Nonostante quanto gli anni passati dall’uscita dell’ultimo disco e i progetti collaterali di Erlend e Eirik possano far pensare, il duo norvegese comunque non si è sciolto. Oltre ad essere in tour insieme (chi ha visto i Whitest Boy Alive qualche giorno fa a Milano dovrebbe aver visto di supporto i Kommode nella loro prima e finora unica data italiana), i due hanno da poco annunciato sul loro myspace di essere al lavoro sul nuovo disco. I tempi, però, sembrano essere decisamene lunghi.
Pazientiamo, và.


Kommode –
Patient  (MP3)

Previously:

Skøg (AKA Kings of Convenience) – The Eternal (Joy Division cover) (MP3)

Skøg (AKA Kings of Convenience) – Blålysning (MP3) (via)