martedì, 22/05/2007

Cosa restera’ di questi ninety-nineties

Ai gruppi inglesi, è noto, non ci si sta dietro. Con una nuova band del secolo (spesso più di una) al mese, generi che nascono e muoiono nell’arco di una stagione (e che spesso nessuno sa neanche definire), e media che riescono a creare fenomeni di massa in the blink of an eye, come fidarsi ancora delle band giovani e promettenti che giungono dalla perfida Albione?
Non è difficile: basta fidarsi delle proprie orecchie. E le mie orecchie in questi giorni non fanno altro che ascoltare Cookies, il disco di esordio dei 1990s, formazione -neanche tanto giovane- di Glasgow, che sta raccogliendo notevoli consensi anche tra gli ascoltatori meno ingenui. Trattasi di rock’n’roll con pochi fronzoli e ancor meno pretese, che si regge su riff semplici ma efficaci, coretti un po’ Beach Boys un po’ Supergrass e testi ironici e corrosivi. A qualcuno ricordano certi Stones, ad altri i concittadini Franz Ferdinand (con cui due di loro hanno suonato anni fa, nei misconoscuti The Yummy Fur), a me fanno alzare il volume dell’autoradio, e tanto basta per promuoverli a pieni voti.

[i 1990s sono in tour in Italia in questi giorni. Da non perdere la data di venerdì 25 al Covo, seguita dal Season End Party, che vede in consolle anche il sottoscritto.]

1990s – You made me like it (MP3)

1990s – Switch (MP3)

 

6 Commenti a “Cosa restera’ di questi ninety-nineties”:

  1. codyallen ha detto:

    1990s are so yesterday.

    Io punto tutto sugli Aliens.

  2. utente anonimo ha detto:

    si, vedo che linki “you made me like it”. Forse è la mia canzone preferita del dischetto pur non essendo un singolo.

  3. utente anonimo ha detto:

    Andrò a vederli domani, a Milano – ma in questo momento preferirei i Justice, si sa se passeranno in Italia?

    marco

  4. eneas ha detto:

    Io amo questo blog. Lo amo proprio.

  5. subliminalpop ha detto:

    A me piace “Risque pictures”.

  6. cru7do ha detto:

    anche you are supposed to be my friend non è male. li trovo estremamente orecchiabili e freschi come suoni, nonostante le badilate di “citazioni dal passato” con cui farciscono i pezzi