giovedì, 21/12/2006

A Natale sono tutti piu’ buoni. Le major, anche piu’ intelligenti

Lo si potrebbe descrivere come la vittoria del piccolo blogger Davide e dei suoi commentatori infuriati contro il cattivo colosso discografico Golia. Lo si potrebbe descrivere come la lezione data dall’agile medium del futuro alla polverosa istituzione del passato. Lo si potrebbe descrivere come un bel miracolo di Natale figlio degli eventi che con ogni probabilità non si ripeterà. Lo si potrebbe definire come l’inizio di una rivoluzione mediatica che vede, per una volta, le major fare un passo indietro nei confronti delle miopi politiche di autoconservazione che fino ad ora hanno strenuamente (e vanamente) adottato e indirizzarsi a un’apertura da cui hanno solo da guadagnare. Lo si potrebbe usare per magnificare l’influenza del web 2.0 contro l’industria 1.0 delle megaproduzioni, della promozione tradizionale e ingessata, e del copyright. Lo si potrebbe descrivere in un sacco di modi più o meno suggestivi, ma probabilmente di tutta questa storia se n’è parlato anche troppo. La verità è che il cambio di atteggiamento della EMI rispetto al mezzo disastro di cui si parlava ieri è puro e semplice business: la EMI ha fatto il suo lavoro, e dopo un inizio goffo e un po’ imbarazzante ha imparato dai suoi errori ed ottiene ora i suoi risultati.
Come è successo? Non c’è molto da raccontare. Ieri, mentre voi vi scatenavate nei commenti, il sottoscritto finiva per scambiarsi diverse cordiali mail con la famosa project manager di cui sopra, la quale, benchè tutt’altro che felice per le feroci critiche e prese per il culo che le venivano rivolte su queste pagine, decideva di non tirarsi indietro dal confronto e di fare del suo meglio per capire dove aveva sbagliato e come rimediare. Ottenendo alla fine quel dialogo onesto e personale che avrebbe dovuto instaurare fin dall’inizio, e un pugno di MP3 (quasi mezzo disco, in realtà) da far pubblicare ai blog presumibilmente fino a fine anno. Con il risultato di farci un bel regalo, fare una bella figura, e -soprattutto- di darci un’idea di come sarà il disco che voleva promuovere. Chiamatemi ingenuo, ma mi sembra una di quelle storie in cui, alla fine, non perde nessuno.
L’attenzione, adesso, va alla musica. E nel dettaglio a The Good, the Bad and the Queen, l’esordio discografico del combo senza nome che vede insieme nomi del livello di Damon Albarn (Blur, Gorillaz), Paul Simonon (Clash), Tony Allen (Fela Kuti, Africa 70)  e Simon Tong (Verve). Una proposta dal sound poliforme che riesce ad essere contemporaneamente multiculturale eppure very british, la chiara somma delle sue parti eppure qualcosa di imprevedibile e inatteso. Certo, l’impronta dell’Albarn più balladeer e atmosferico è ben chiara, e sicuramente supera, almeno a un primo ascolto, l’apporto degli altri; anche se un sound di basso con una personalità del genere è ben raro da trovare. Gli manca, probabilmente, l’affondo vero e proprio, canzoni che non si facciano dimenticare, un appeal distintivo e autenticamente melodico. Potrebbe essere uno di quei dischi che crescono con il tempo, oppure un interessante esperimento non completamente compiuto. Per ora esploriamo queste canzoni godiendoci gli MP3, e aspettiamo il disco.
Il tutto brindando con una major, per una volta. Augurandoci che non sia l’ultima. 

The Good, the Bad and the Queen – History song (MP3)

The Good, the Bad and the Queen – 80’s life (MP3)

The Good, the Bad and the Queen – Herculean (MP3)

The Good, the Bad and the Queen – Three Changes (MP3)

The Good, the Bad and the Queen – Kingdom of doom (MP3)

 

giovedì, 21/12/2006

Pensiero stupendo

mercoledì, 20/12/2006

Cosa succede al tuo corpo quando ti bevi una Coca?

Illuminante.

Ti sei mai chiesto perchè unaa Coca Cola porta sempre un sorriso? E’ perchè ti sballa. Hanno tolto la cocaina quasi un secolo fa, e lo sai perchè? Era superflua. [segue spiegazione dettagliata degli effetti. merita la lettura]

mercoledì, 20/12/2006

Inkiostro e il sistema: una storia vera

Poniamo che voi abbiate un blog, e che questo blog, un po’ suo malgrado un po’ no, si trovi ad essere tra i blog «musicali» più letti in Italia. Poniamo che, tra gli effetti collaterali di ciò, vi arrivino spesso mail di band o etichette in cerca di attenzione, giustamente interessate a sfruttare uno strumento così potente come i blog, la cui efficacia è interamente basata sul passaparola generato da propri pareri genuini e non mediati, per farsi un po’ di pubblicità. Poniamo che voi ovviamente non ve ne sottraiate, ma trattiate la cosa un po’ come viene, mantenendo il filtro alto ma senza esagerare, perchè ascoltare e scrivere di musica vi piace solo finchè non diventa un impegno.

Poniamo che un giorno vi arrivi la mail della project manager di una major, che fino ad allora vi aveva solo mandato mail su impresentabili «artisti» di musica leggera italiana o di pop internazionale da classifica senza alcun valore, e che quindi dimostravano con tutta evidenza di non conoscere per niente voi, i vostri gusti e i meccanismi dei blog. Poniamo che costei, dopo essersi professata una grande fan del vostro blog, vi proponga di darvi in anteprima alcune canzoni di un disco abbastanza interessante e atteso (e -cosa rara- non ancora finito su internet) da mettere sul blog. Poniamo che voi le rispondiate in modo gentile ma integerrimo ringraziandola per i complimenti e dicendole di mandarvi le tracce, che, come sempre, linkerete solo qualora vi piacciano o vi suscitino qualcosa da dire.

Poniamo che passi qualche giorno, e che alla fine vi arrivi una nuova mail dalla suddetta project manager. Poniamo che questa mail sia la striminzita via di mezzo tra un comunicato stampa e il paradiso dei punti escalamativi, che si riferisce al parlare del disco come all’«operazione», richiede di scriverne subito ma di lasciare le tracce non più di una decina di giorni, e che, soprattutto, svela al suo interno una misera manciata di miseri link a miseri streaming WMA di canzoni miseramente troncate a metà. Poniamo che le tracce volendo siano anche interessanti (niente per cui strapparsi i cappelli, però), ma che linkare mezzi streaming su invito di una major non solo non sia nel vostro stile, ma vi sembri persino controproducente per la major stessa, che evidentemente ignora come si promuove un disco in rete nel 2006.

A quel punto, voi cosa fareste?

_Parlereste del disco e linkereste i mezzi streaming fregandovene di tutto, fieri dell’anteprima che potete sfoggiare e nella speranza di ulteriori, future collaborazioni con la major?

_Cestinereste la mail e tornereste a YouTube?

_O tentereste di spiegare alla povera project manager che, ok che non deciderà lei, ma che con un blog visto che non lo paghi nè direttamente nè indirettamente in pubblicità (come i giornali) o ci tratti diversamente o rischi di fare delle colossali figure di merda?

 

martedì, 19/12/2006

Capolavoro: LOST Rhapsody

[occhio, è pieno di spoiler. se non avete visto la seconda serie di LOST (o non avete mai ascoltato la classica Alternative Polka di Weird Al Jankovic) premete play a vostro rischio e pericolo]

lunedì, 18/12/2006

Pitchfork time is here

Da inguaribili sfigati quali siamo, ogni anno perdiamo una più o meno considerevole quantità di tempo a pensare e stilare la nostra classifica dei dischi dell’anno e, non paghi, passiamo poi un’ancor più considerevole quantità di tempo a leggere le classifiche degli altri, commentarle e discuterne le scelte, come se qualsiasi classifica non sia, in realtà, un mero esercizio del proprio gusto e delle proprie idiosincrasie in materia musicale.
Da inguaribili sfigati quali siamo, quindi, l’anno scorso ci siamo divertiti un sacco a tentare di indovinare (e, a posteriori, a commentare) quali sarebbero state le scelte di quella che è oggigiorno la voce più influente in campo di musica indipendente, il detestatissimo Pitchfork. Facendo a meno, per una volta, di fingere che del suo giudizio non ce ne freghi nulla perchè sappiamo bene che, oggi come oggi, qualunque appassionato di musica non può prescindere da quanto scrive la supponente webzine, non tanto per il giudizio in sè quanto per le conseguenze che questo, nel bene e nel male, invariabilmente finisce per avere.
A giorni (domani, pare) Pitchfork pubblicherà la sua top 50 dei dischi del 2006; la domanda è sempre la stessa: chi ci sarà nella loro top 10? Con quale scelta più o meno improbabile la webzine sottolineerà il suo strapotere? E chi sarà ignorato? Fate il vostro gioco.
[la mia ipotesi nei commenti]

venerdì, 15/12/2006

Due endorsement e mezzo

Uno: come tutti gli anni, il Disco Bravo di Gecco aggrega le top 10 dei dischi dell’anno dei blogger e affini. Io la mia parte l’ho fatta, ora tocca a voi.

Due: Problemi con Capodanno? Giammai! Quest’anno c’è 1..2..3..Casotto!, il capodanno organizzato da Riotmaker e sponsorizzato da Radio Città Fujiko al Circolo della Grada di Bologna. In console Amari, Scuola Furano, Fare $oldi ed Ex-Otago. Notevole anche la bieca iniziativa Capodanno bevo a scrocco, che invita fotologger e myspacer al passaparola virale in cambio di una bevuta. E che, astutamente, pare non valere per i blogger.

Tre: Ieri su Nova, supplemento tecnologico del Sole 24 Ore c’era un interessante speciale sui blog, dal fantasioso titolo BigBlogBang. A parte parecchi articoli ben fatti (e ben firmati), ad attirare l’attenzione è stata la gigantesca mappa della blogosfera (scaricabile qui, via Qix.it) che mostra uno schema dei rapporti tra i blog (se ne avete uno è possibile che ci siate anche voi, benchè trovarsi sia virtualmente impossibile). Sono l’unico a trovarla poco comprensibile e decisamente inutile?

Quattro – Update: mi segnalano che, secondo quanto è scritto su Pitchfork, al numero due della top ten dei dischi dell’anno di Beck c’è l’ultima produzione della nostrana Miss Violetta Beauregarde. Non sono bene sicuro di cosa significa, ma qualcosa significa.

giovedì, 14/12/2006

Ditelo ai fratelli Wachowski

What code doesn’t do in real life (that it does in the movies). Applausi.

1. Code does not move
In films and television code is always sailing across the screen at incredible speeds; it’s presented as an indecipherable stream of letters and numbers that make perfect sense to the programmer but dumbfound everyone else.  I understand that to the non-savvy person the abilities of a programmer might seem amazingly complex, but do they honestly think we can read shit that isn’t sitting still?  It’d be like trying to read six newspapers flying around in a tornado. [il resto qui
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giovedì, 14/12/2006

Come and attack me it’s not gonna hurt

_Intercity andata e ritorno Bologna / Milano: 34 euro.
__Biglietto per il concerto dei Cansei de ser sexy al Transilvania di ieri sera: 12 euro.
___Occhiali persi in mezzo al pogo (wow, non usavo questa parola dal 1997) durante Let’s make love and listen to Death From Above a causa dello stage diving della splendida cantante Lovefoxx praticamente sul mio naso: 300 euro (ipotesi di spesa)
____Ritrovare i suddetti occhiali a fine concerto per terra, davanti alla transenna, praticamente intatti: non ha prezzo.

Cansei de ser sexy – Let’s make love and listen to Death From Above (instrumental) (MP3)

mercoledì, 13/12/2006

Inkiostro – I dischi del 2006

10. Built to spill – You in reverse (Warner)

Doug Martsch è un genio che non ama stare in prima fila. I suoi Built to Spill sono in giro da un quindici anni e su major da dieci, e nonostante siano tra le più valide e influenti band indie-rock di tutti i tempi non si sono mai neanche avvicinati alla fama di gruppi che -dichiaratamente- gli devono quasi tutto come Modest Mouse o Death Cab for Cutie. You in reverse è arrivato dopo cinque anni di silenzio, e a pochi mesi di distanza sembra non aver lasciato traccia. Sembra.

More: Sentire Ascoltare

Built to spillConventional wisdom (single version) (MP3)

Built to spill – Goin’ against your mind (MP3)


9. Mersenne – Stolen dresses
(Urtovox)

Nell’armadio ho ancora la t-shirt bianca e nocciola che mettevo sempre al liceo. Anche se mi piace un sacco non la metto spesso; e non tanto perchè mi immalinconisca ricordare quegli anni noiosi, insopportabili ed esaltanti. E’ che mi ci sento a disagio, come se fosse rubata, come se appartenesse a una persona diversa, una persona che forse non sono mai stato ma che indubbiamente mi sarebbe piaciuto essere. L’esordio dei Mersenne è appunto questo: il ritratto di come mi sarebbe piaciuto essere, ma che non sono diventato.

More: Inkiostro e sempre Inkiostro

Mersenne – There’s a place (MP3)

Mersenne – Clerks (MP3)


8. Midlake – The trials of Van Occupanther
(Bella Union)

Sostenuti da un paio di singoli fenomenali e beniamini di molti tra i blog più seguiti dal sottoscritto, i Midlake sono contemporaneamente tra le band più miracolate dall’hype da m-blog e tra le vittime più illustri dello scollamento tra attese e realtà. Ottimo esempio di musica senza tempo che rischia di fare presto il suo tempo, Van Occupanther otto mesi fa sarebbe stato in cima a questa lista, mentre ora non va oltre il paio di singoli fenomenali di cui sopra, ed è qui più per memoria (e forse anche monito) che altro. Quei due singoli, però.

More: Stylus Magazine

Midlake – Head Home (MP3)

Midlake – Roscoe (MP3)


7. The Pipettes – We are the pipettes
(Memphis Industries)

Non le sopportavo, oh se non le sopportavo: il pop diabetico che fa sha-la-la normalmente non fa per me, e il manierismo a pois filologicamente cialtrone del trio di Brighton all’inizio mi faceva venire l’orticaria. Poi, dal nulla, ho cambiato idea. Per gli stessi motivi per cui sono insopportabili, le Pipettes sono una grande band, e per gli stessi motivi per cui è un’opera assolutamente trascurabile, We are the Pipettes è un grande disco. Cosa sarebbe stata la mia Estate senza di loro? E cosa sarebbe il pop senza dischi del genere?

More: Inkiostro

The Pipettes – ABC (MP3)

The Pipettes – Pull shapes (MP3)



6. MiceCars – I’m the creature
(Homesleep)

L’abbiamo aspettato per anni, e sembrava che non dovesse arrivare mai. Prima ammirati per quanto i demo lasciavano intendere, poi curiosi per quello che avrebbero potuto fare in uno studio vero, quindi timorosi per la paura di venire delusi, a un certo punto persino scettici che la creatura, una volta arrivata, sarebbe stata all’altezza delle aspettative. E adesso eccoci qua: raro imbattersi in una tavolozza tanto varia e ispirata di indie-rock da manuale, soprattutto nello stivale. A volte vale la pena di attendere.

More: Polaroid


MiceCars –
Heretical (MP3)

MiceCars – Americans (MP3)

5. The Long Blondes – Someone to drive you home (Rough Trade)

Una band dalle molte facce, un sound dalle molte anime, un disco da cui c’è solo da imparare. New wave, pop, indie, rock in percentuali variabili ma difficilmente identificabili. Testi per nulla stupidi che si fanno però canticchiare come poche altre cose quest’anno. Uno stile distintivo tanto glamorous da lasciare secchi ma tanto british da non riuscire ad essere antipatico. Una front-woman parte Debbie Harry parte Gwen Stefani, parte casalinga disperata parte femme fatale, parte adorabile svampita parte consumata professionista. Stato dell’arte.

More: Salvatore su Indiepop.it


The Long Blondes –
Once and never again (MP3)

The Long Blondes – Separated by Motorways (MP3)


4. Cansei de ser sexy – s/t
(Sub Pop)

Alzi la mano chi non li ha subito liquidati come carini e niente di più e si è affrettato a passare a qualcosa di più intellettualmente o artisticamente rilevante. Alzi la mano chi è riuscito a togliere il loro disco dal lettore nel corso della bella stagione. Alzi la mano chi ha sentito un disco più sincero e cazzone quest’anno, e chi riesce a stare fermo quando l’ascolta. Alzi la mano chi non vuole divertirsi. 
Per tutti gli altri: alzate le mani, c’è da ballare.  

More: Tiny Mix Tapes


Cansei de ser sexy –
Alala (MP3)

Cansei de ser sexy – Meeting Paris Hilton (MP3)



3. Hot Chip – The Warning
(DFA)

Chi ha detto che le nuove leve di casa DFA sono stati gli LCD Soundsystem del 2006 dev’essere un po’ distratto. Manca il filosofare scavezzacollo di James Murphy e ogni pretesa generazionale, manca il punk-funk in favore di certo indie schoolyard electro-pop, manca la potenza in favore della finezza, e proprio per questo il quintetto inglese ha forse colpito addirittura più a fondo. Perchè si balla e si gioca, ma ogni tanto ci si ferma e si lascia il repeat sulla delizia per xylofono e pattern che dà il titolo al disco. Ogni tanto ci si perde, ed è quello il bello.

More: Sentire Ascoltare


Hot Chip –
The Warning (MP3)

Hot Chip – No fit state (MP3)

2. +/- (Plus / Minus) – Let’s build a fire (Absolutely Kosher)

Geometrico e finemente intagliato, ma anche esplosivo, trascinante e dannatamente radiofonico. Obliquo e laterale ma anche piano e diretto. Emergente e proto-cool ma anche d’esperienza e col fascino di chi presumibilmente non sfonderà mai. Fatto di chiaroscuri ma anche luminoso come solo i grandi dischi sanno essere: in una parola, un grande disco pop. La mia folgorazione di fine 2006 non lascia il lettore da mesi. Allarme rosso, incendio in arrivo.

More: Pitchfork


+ / – (Plus / Minus) –
Steal the blueprints (MP3)

+ / – (Plus / Minus) – One day you’ll be there (MP3)

1. The Knife – Silent shout (Rabid)

I The Knife vengono dalla Svezia ma sembrano venire da Marte. Hanno l’ipersensibilità glaciale ma buia che avrebbero i Mùm se dovessero fare la colonna sonora di un film horror. Hanno certi synth spaziali e palpitanti che fanno pensare a dei Kraftwerk innamorati. Hanno voci e suoni alieni come i Radiohead di Kid A che rimangono affascinati dagli occhi a mandorla di Bjork, o viceversa. Suonano un’elettronica cupa e atmosferica, ossimoricamente glaciale ma calda, complessa ed estremamente affascinante, tutt’altro che furba nel rifiutare di sana pianta qualunque tentazione vagamente attuale per seguire la strada perigliosa dell’involuzione e del ripiegamento su di sè. Disco dell’anno, e basta.

More: Inkiostro


The Knife – Silent shout
(MP3)

The Knife – Like a pen (MP3)

 

martedì, 12/12/2006

Vogliamo i nomi

Ma secondo voi, quanto li avranno pagati i pubblicitari che hanno creato gli ultimi spot del Parmigiano Reggiano? Riusciranno ancora a guardare in faccia i loro figli?

lunedì, 11/12/2006

La volpe nel grano

Sembra una cazzata ma è vero: il cerchio nel grano col logo di Firefox si vede anche con GoogleMaps.
[Qui un po’ di foto del making-of]

lunedì, 11/12/2006

Le news che il ponte ci ha fatto perdere

Solo una cosa da dire: sigh – Le Organ si sono sciolte.


Già si sapeva, e visti gli ultimi dischi non è detto che sia un male –
Anche i Supersystem si sono sciolti.

Da noi bisogna essere morti; ma non succederebbe comunque – Ai Flaming Lips hanno dedicato una via a Oklahoma City, Flaming Lips Alley.

Come ho già detto, questi qua hanno sbagliato mestiere – Al numero uno della top 50 dei video dell’anno dell’espertto Doc Copenhagen c’è Here it goes again degli OK Go.

«E quindi, più per quello che c`è – ed è tanto – stiamo attenti a quello che manca. Ed è tanto» – La più condivisibile recensione del controverso secondo disco di Joanna Newsom è di Marco su Kronic.

Soundtrack:
The Organ – Brother (MP3)
Supersystem – Not the concept (MP3)
The Flaming Lips – The Yeah Yeah Yeah Song (MP3)
OK Go – Here it goes again (MP3)
Joanna Newsom – Monkey and bear (MP3)

giovedì, 07/12/2006

Istinto di autoconservazione

Quando mi chiedo per quale motivo io tenti di celare con tanta meticolosa attenzione i periodi di calo di motivazione o di voglia zero che spezzerebbero la quasi matematica cadenza quotidiana feriale di questo blog, non so mai darmi una risposta. Quando osservo i blog degli altri, tutti buchi e ritorni, momenti di frenesia grafomane alternati a lunghi silenzi senza spiegazione, chiusure più o meno temporanee e dichiarazioni più o meno credibili di mancanza di argomenti, tempo o stimoli a scrivere, sono affascinato ma privo di comprensione. Quando sulla scorta di quegli stessi cali di voglia e tempo, di solito abbinati alla svalutazione di tutto ciò che nel corso del tempo il blog, più o meno direttamente, ha portato nella mia vita e a una onnicomprensiva sfiducia nello strumento in sè, provo a prendere in considerazione l’ipotesi di mettere un punto a capo ai quasi 4 ininterrotti anni di queste pagine (millequattrocentoventisei giorni, duemilasettantasette post) per dedicarmi ad altro, non so bene come mi ritrovo sempre qui davanti, senza nulla di importante da dire ma con la voglia di farlo.
E’ un brivido con cui quasi mi sollazzo, quello di immaginare cosa (mi) succederebbe se lo facessi. Sprofonderei nell’alcool? Ricomincerei a leggere un numero decente di libri e ad andare al cinema almeno una volta a settimana? Tornerei ad avere una vita sociale? Gli amici scommetterebbero sulla mia durata senza un blog? Riprenderei a dormire più di 5 ore a notte? O, semplicemente, sarebbe come quando lasci una ragazza, in cui l’esaltazione iniziale lascia presto spazio a noia e disorientamento?
La risposta non la so. E non posso saperla a breve. Perchè persino quando vorrei e dovrei scrivere le banalità di cui sopra, o prendermi una pausa salutare dall’assillo autoimposto dell’aggiornamento giornaliero, non riesco a resistere e finisco per scriverci sopra un (meta)post. Temo proprio che non ci sia niente da fare.

mercoledì, 06/12/2006

Compro argento, anche usato

Premesso che qui già si aspettano i pezzi di letteratura, meglio se intimista, che sicuramente a tempo debito Max e Fabio produrranno in merito, Sound of silver mi piace.
Come quei rari sequel migliori del film originale, chissà perchè il nuovo disco degli LCD Soundsystem sfugge al solito gioco delle aspettative che condannano ogni disco che succede a una pietra miliare a una impietosa svalutazione per il semplice fatto di esistere e di non essere il proprio predecessore, e si fa molto apprezzare anche ai primi ascolti. Sarà l’effetto doccia fredda degli interminabili 45 minuti marchiati Nike usciti nel mentre, che annacquano alcuni ottimi passaggi in un mare di fuffa buona giusto per fare jogging (e forse nemmeno quello; non che abbia provato, beninteso). O sarà che le basi gettate erano solide. Sarà che Murphy è qui per restare. Oppure il disco omonimo alla fin fine non era questo gran disco, e al netto dei pezzi anthemici (che qui mancano) si poteva comunque fare di meglio.
Per scoprire la risposta (e per scoprire se durerà) c’è tempo fino al 19 Marzo. Intanto, per l’acquolina in bocca, c’è l’acida cavalcata All my friends spudoratamente debitrice ai migliori New Order, che in questi giorni lavorativi cupi e interminabili ha il repeat fisso dei pezzi che sanno stringere i denti e non si aprono mai.


LCD Soundsystem –
All my friends (MP3)

 

martedì, 05/12/2006

Christmas shopping wishlist

Una delle cose belle della rete è che (quasi) ogni cosa è lontana appena un paio di click, basta solo sapere come e dove trovarla; oppure basta imbattercisi per caso. Se si ha anche a disposizione una carta di credito, una tredicesima da spendere (io nella mia vita non ne ho mai viste, ma mi risulta che esistano, da qualche parte) e un po’ di curiosità, la rete rischia di essere al paggio un clamoroso buco nero di soldi o al meglio una fonte inesauribile di spunti per i propri acquisti personali o, visto il periodo, per i regali di Natale. Ecco in cosa mi sono imbattuto più o meno di recente:

Tetrad
Con ogni probabilità la più bella libreria che mi sia mai capitato di segnalare in Faking the books, e con ogni probabilità la più costosa. Chè poi, magari, una volta che la riempi di libri non si vede neanche più che forma hanno i pezzi, nè si capisce a cosa rimandano. Me la regalassero, piuttosto, la tengo vuota. Me la regalassero.

Power Tower Inflatable Punching Bag
L’antistress definitivo? Meno impegnativa (e costosa) di una sacca da pugile vera, ma l’effetto, quantomeno sulla breve distanza, dovrebbe essere lo stesso. Consigliato sul posto di lavoro, oppure in camera, di fianco al letto. Magari me lo procuro e vi faccio sapere.

Muji CD Player
Solitamente sono immune dal fascino emanato dai prodotti della griffe non griffata giapponese, ma questo lettore CD da muro elegantemente vergine ha il pregio degli oggetti che possono stare ovunque. La differenza, per l’appunto, la fa il muro. 

iBoxer
Vabbè, dai.
(grazie a Kit)

Noise cancelling Walkman
L’ennesimo nipotino digitale dell’originale Sony walkman monta una rivoluzioaria tencologia che, promette, annulla il rumore di fondo dell’ambiente in cui ci si trova per consentire una resa audio del 100%. Vorrei comprarlo giusto per provarlo sul 27 affollato dell’ora di punta, oppure su qualche sferragliante Espressone residuo dei tempi che furono e poi, scuotendo la testa, rimetterlo a posto.

Leonardo – Storia d’Italia a rovescio (2006 – 2001)
Che non passi sotto silenzio: Leonardo, il miglior blogger d’Italia e presumibilmente del mondo, ha raccolto ed editato alcuni dei suoi post in un libro. Conoscendolo, un’opera assolutamente imperdibile. Non ci ho ancora messo le mani su, ma l’ordine è già partito. Seguite l’esempio, non ne rimarrete delusi.

Clampology
Se è vero design, non ha bisogno di essere spiegato.

FooBar Poster
Un vero must per ogni geek che si rispetti. E se neanche cliccando sul link e guardando il poster a dimensioni più grandi capite il perchè, probabilmente non è roba per voi. 

Naked Lunch Dinnerware
Da uno a dieci, quanto fa fico riferirsi a un servizio di piatti come Dinnerware? E, più in generale, quanto fa fico possederne anche solo uno che non sia stato comprato per 6 euro e 99 all’IperCoop ma sia uno stilosissimo servizio firmato Pop Ink (una promessa già dal marchio), il cui nome cita il sempre classico gioco di parole Borroughsiano?

lunedì, 04/12/2006

Da Bologna (macchine) a Bologna (macchina)

Le cose grandi si capiscono dagli indizi piccoli. Prendete il declino di una città come Bologna. Qualcuno lo data già alla fine degli anni ’70 con lo spegnersi del movimento studentesco. Qualcun’altro lo fa risalire ai grassi anni ’80. Per qualcuno tutto è cominciato con la storica vittoria della destra alla fine dei cupi ’90. Gli ultimi ne vedono il chiaro sintomo nella tragicomica unanime impopolarità di pressochè tutte le goffe decisioni prese dal sindaco Sergio Cofferati. Per qualcuno è oggettivo e inequivocabile. Per qualcun’altro sono tutte cazzate, e Bologna è quella di sempre.
Personalmente, in merito, io ho le idee confuse, e non fa oggi. Quel che è certo è che gli ultimi 12 mesi hanno visto un drastico peggioramento che investe quasi tutti i settori della vita in città: dal traffico ormai ingestibile alla scarsità di eventi culturali decenti, dallo smog completamente fuori controllo fino alla stretta irragionevole su alcool e locali notturni e alla deprimente assenza di dinamismo che, una volta, era il fiore all’occhiello della città. Ci sono poi piccoli sintomatici eventi, come la mega-presentazione del nuovo modello di automobile stronza per antonomasia che ci sarà stasera in piazza Maggiore, che la dicono lunga sull’aria che tira in città.
A proposito, il lucidissimo Eddy, nelle vesti polemiche di NgVanTrahn, racconta tutto sul sito di Radio Città Fujiko in Da Bologna (macchine) a Bologna (macchina). Il lancio della nuova Smart e le transenne di San Petronio. Personalmente, sottoscrivo anche le virgole.

lunedì, 04/12/2006

E’ un po’ che non vi faccio sentire della musica

Quattro emmepitrè per cominciare bene la settimana:


Daft Punk VS Yeah Yeah Yeahs –
World Maps (Along came Jones edit) (MP3)
Spunta fuori quasi dal nulla e fa impazzire la m-blogosfera, e ci credo: come ogni mash-up che si rispetti unisce due piccoli classici dal sound e dall’atmosfera completamente diversi, e dà un nuovo senso ad entrambi, rischiando persino di essere dancefloor-friendly. Niente male. 

Ensemble feat. Lou Barlow – One kind two minds (MP3)
Il nuovo disco di Olivier Alary alias Ensemble dà un nuovo significato alla parola «sprecare». Il sottotitolo infatti potrebbe essere «Come essere un bravo produttore di indietronica, avere ospiti sul disco due leggende della musica indipendente (l’altra è Cat Power) e tirare comunque fuori un disco mediocre».

Contriva – Before (MP3)
Io amo Masha Qrella. Il suo secondo disco solista Unsolved remained stava molto in alto tra i miei dischi favoriti dello scorso anno (al #6), ed ora la biondina tedesca dagli occhi assassini torna alla sua band principale che, in mezzo ai consueti intrecci geometrici e strumentali, tira fuori anche questo gran pezzo proprio da lei cantato. Ce ne fossero.

Vyvienne Long – He wants to move (NERD cover) (MP3)
Lei è la violoncellista di Damien Rice che sul palco più di un maschietto ha fatto innamorare con il suo fascino e più di una persona ha fatto sorridere con la sua strampalata versione voce e violoncello di Seven Nation Army. Esce ora con un EP solista che si fa notare quasi solo per le due bislacche cover che contiene: Yoshimi battles the pink robots pt. 1 dei Flaming Lips e questa cover al maschile di She wants to move dei NERD. Assolutamente massacrata.

venerdì, 01/12/2006

Hitmania Airbag Volume 1

Stasera Airbag non va in onda, quindi la consueta dose di classifiche settimanale ve la metto qua:

_Top 20 japanese commercials – Il migliore è il sesto. Neanche tanto inverosimile, almeno per me.

_Top 10 ugliest most embarassing fashion trends of the past 25 years – Scaldamuscoli! Bandane sotto i cappelli! Spalline! Tute di spandex! Pantaloni a vita bassa! Orrore!

_Top 5 most creativa ads. – Quasi nulla batte la splendida extended version del coro della Honda.

_Strangest vehicles in the world – Pac-man rulez.

giovedì, 30/11/2006

Il piccolo isolazionista

In questo periodo cammino molto.

Infilo gli auricolari bianchi, rigorosamente non marchiati Apple per una sorta di buon senso anticonformista residuo degli anni del liceo, metto una giacca nera comprata qualche anno fa per pochi euro e una sciarpa di tre colori nessuno dei quali saprei definire e fendo il centro da una parte all’altra come un coltello.

Di prima mattina, quando il cielo è cupo, il sole -se c’è- freddo, e gli occhi faticano a stare aperti, di solito il mio bozzolo bianco contiene rock fatuo ed inutilmente entusiasta o indie-pop narcoticamente rassicurante nella sua prevedibilità, quasi a simulare un barlume di attività cerebrale che vorrebbe anche svegliarsi ma ha paura a farlo. Poi arrivo al lavoro, grugnisco un saluto ai miei soci che sanno che gli rivolgerò di nuovo la parola solo molte ore dopo, e accendo il computer. Un numero random di ore dopo saluto, mi infilo nell’ascensore e mi preparo ad altri 45 minuti di camminata, coi capelli mai abbastanza spettinati e lo sguardo di chi ha visto qualcosa di sconvolgente che non vuole raccontare. Il bozzolo bianco a quel punto contiene spesso e volentieri Silent Shout dei The Knife, ratificando la metafora del coltello di cui sopra in una simmetria troppo inquietante per essere meditata.

Le mie lunghe camminate soddisfatte e solitarie, col bozzolo bianco di Silent Shout e lo sguardo che attraversa i passanti ed è da essi attraversato, piacerebbero a Tommaso LaBranca, e in particolar modo alla sua versione confessional sfoderata nel corso delle 249 pagine de Il piccolo isolazionista. Nella sua, imperfetta, fusione di intimismo dichiaratamente a buon mercato, teorizzazioni di una metafisica pop sempre filosoficamente ineccepibili e divagazioni destrutturate che non avrebbero sfigurato in uno dei suoi leggendari blog, Il piccolo isolazionista fotografa le mie  inquietudini con una precisione che a volte mi spaventa. Certo, la musica non è la stessa, lo scenario periferico e metropolitano ha qui connotazioni di tutt’altro tenore e il tono dell’autore riesce sempre ad essere canzonatorio quel tanto che basta a non ricadere nell’autocompiacimento di cui commenti come quello che state leggendo, sono, invece, profondamente intrisi. Le differenze, però, non hanno altro effetto che quello di far risaltare ancor di più i punti in comune

Prima di tornare a casa, di solito, mi fermo al supermercato a fare la spesa. Mentre mi aggiro come uno zombie tra il reparto frutta e verdura e il pane, valutando attentamente quale prodotto sarà in grado di colmare il vuoto e di risollevarmi l’umore sul finire della giornata, non scambio parola con anima viva ma non riesco a fare a meno di osservare le altre persone e cosa i cestini della spesa svelano di loro.
C’è il vecchio che ha comprato solo confezioni di cibo per gatti.
C’è la signora di mezza età col petto di pollo e un po’ troppe bottiglie di Peroni.
C’è la ragazza che pare campare solo con insalata, Vitasnella e Filadelfia Light.
Ci sono gli studenti che questa sera banchetteranno con penne alle melanzane, lambrusco e saccottini.
Poi c’è un tizio anonimo, con lo sguardo perso, che ha nel cestino più o meno le stesse cose che ho preso io. Alzo lo sguardo, e mi accorgo che sto guardando la mia immagine, riflessa sul vetro degli sportelli del reparto surgelati. Non sono diverso da loro.
Prima di infilarmi di nuovo nel bozzolo bianco degli auricolari e di rimettere il pilota automatico per la strada verso casa, non posso fare finta che non sia così.

mercoledì, 29/11/2006

Pop flakes but time flies

Oggi volevo finalmente raccontarvi un po’ di Pop Flakes, il contenitore non pretenzioso per la sveglia del giovedì mattina che conduco in solitaria sulle solite frequenze di Radio Città Fujiko, ma anche stavolta devo rimandare (lo streaming è , comunque).
Vi lascio con una manciata di link:

+ Il tono probabilmente è eccessivo, ma i concetti sono sacrosanti ed espressi con chiarezza ammirabile: Die, Pitchfork, die! – The indie music site that everyone loves to hate pubblicato su Slate è uno dei migliori articoli mai scritti sul sito musicale più importante del pianeta.

+ Sarà anche insopportabilmente politically correct, ma la mossa che ha fatto NME mettendo la straripante Beth Ditto dei The Gossip al primo posto della sua annuale Cool List non mi è dispiaciuta neanche un po’. Non tanto per i motivi addotti dal giornale:

«Raised trailer park poor in Bible-belt state Arkansas, Ditto was bullied for her weight, frowned upon for her record collection and threatened with eternal damnation for her sexuality»

Quanto, piuttosto, perchè un personaggio del suo carisma e della sua bravura merita tutte le soddisfazioni che si può permettere.
[A latere, delle prime 25 posizioni almeno 4 nomi mi risultano più o meno completamente sconosciuti. La cosa, va da sè, mi rincuora]

+ Quando abbiamo parlato del presunto iPod-killer Microsoft Zune la data di uscita del lettore mp3 della casa di Redmond era ancora lontana. Ora che è passata, c’è chi ci va giù pesante:

«Microsoft’s new Zune digital music player is just plain dreadful. I’ve spent a week setting this thing up and using it, and the overall experience is about as pleasant as having an airbag deploy in your face»

Davvero niente male. Soprattutto considerando anche che secondo il Wall Street Journal lo Zune non se lo caga già più nessuno anche se è uscito solo da due settimane:

«The 30-gigabyte Zune player from Microsoft, which retails for $249, was on the Top 10 list of Amazon, the largest Internet retailer, for several days after its release on Nov. 14 before dropping off. But yesterday, the most popular model of the Zune, the black version, was at No. 76. The Top 10 digital media players included six iPods from top-seller Apple Computer Inc. and one MP3 player from SanDisk Corp.»

Che fine ingloriosa. Qualcuno per caso là fuori ha avuto modo di dargli un’occhiata da vicino? 

martedì, 28/11/2006

Everything but the blogger

Non è un mistero che, per motivi squisitamente dialettici nonchè un po’ anche per deformazione professionale (nonostante là i campi e i luoghi di applicazione siano tutt’altri), io sia molto incuriosito dai potenziali e reali rapporti tra blog (e personal publishing in generale) e marketing. Anche solo l’esagerata quantità di volte che su queste pagine è comparsa la parola «virale», ad esempio, la dice lunga in merito.
Non posso quindi non segnalare (e sottoscrivere) il Contrappunto di Mantellini di questa settimana su Punto Informatico, che partendo dalle diverse ricerche che sottolineano il crescente ruolo di Internet (e al suo interno, in posizione privilegiata, dei blog) nell’influenzare il decision making che precede un acquisto, esamina (e critica) l’approccio old economy con cui molte aziende si stanno affacciando alla promozione in rete. Per me e per voi che leggete più o meno quotidianatemente dei blog, la loro importanza nel costruire l’idea che abbiamo di un prodotto è ovvia: io, ad esempio, è anche e soprattutto grazie ai blog e a Internet in generale che decido che dischi e libri comprare, che film andare a vedere, che gadget tecnologici mi faciliteranno la vita e, a volte, anche cosa mangiare e come vestirmi.
La cosa è presumibilmente molto meno ovvia per i tanti soggetti ancora saldamente ancorati a supporti promozionali e informativi classici come giornali, tv, manifesti e iniziative sui punti vendita, che solo ora, allarmati da statistiche come quella che dice che negli USA l’89% delle persone deciderà grazie al web che regali fare per Natale, si svegliano tutto d’un colpo e pretendono di mettere in piedi orrori senza senso come le «campagne blog», destinate a fare in modo che i blogger parlino bene dei propri prodotti. Ignorando il fatto che, senza la credibilità che gli viene dal parlare spontaneamente solo e unicamente delle cose che giudicano meritevoli, i blog non siano altro che rumore di fondo che, anzi, rischia di essere controproducente.
Per dire: se io decidessi di iscrivere il mio blog a servizi come Review me, che, sostanzialmente, paga i blogger per scrivere bene dei prodotti dei suoi inserzionisti, vi fidereste mai più (ammesso che qualcuno lo faccia) dei miei pareri e delle mie segnalazioni?
Ecco.

lunedì, 27/11/2006

Solo una parola: Oop!

E’ bello sapere che quando trovate un Lego link vi viene in mente di segnalarmelo: BlockCAD, ad esempio, è un CAD che permette di creare modelli costruiti con i Lego. Undici anni dopo Microservi, Oop! (o meglio, la sua versione non visionaria) diventa realtà.
[grazie ad Abgely]

lunedì, 27/11/2006

Un blog di pubblica utilita’: la mia

Non è che qualcuno sabato sera (anzi, tecnicamente era già domenica mattina) ha trovato la mia giacca blu?

venerdì, 24/11/2006

Non so se ci sia un nesso /2

Un discorso pretenzioso, in potenza. I tempi che cambiano, il mercato discografico che cambia, le cose nuove sempre meno piacevoli di quelle vecchie. O forse solo strategie di marketing più o meno improvvisate, che per una svista o la solita caccia al tesoro virale -non lo sapremo mai- rovinano il crescendo dell’attesa e ti recapitano un disco sull’hard-disk quasi prima che tu venga a sapere della sua esistenza.
Avrei voluto scrivere di quel percorso che cominciava già mesi prima dalle dichiarazioni fumose nelle interviste, poi le poche righe di news lacunose su Rumore che mettevano l’acquolina in bocca solo a leggerle, quindi le foto promozionali, con look nuovi o rughe inedite mostrate a tutti senza una parola, poi il singolo, che se andava bene c’era Planet Rock che te lo passava prima ancora che uscisse, e tu lo registravi su una TDK C90 e lo riascoltavi decine di volte voice-over compresi, quindi i lati B, e quello che la loro collocazione periferica sottintendeva, poi qualche volta persino il video, di solito di notte, dopo ore di attesa. Quando mettevi le mani sul disco, e a volte erano passate settimane dalla data d’uscita ufficiale (chè si sa che i negozi di provincia hanno i loro tempi), ti ci aveva portato una strada fatta di pieni e vuoti da colmare, che influenzava la tua percezione del disco almeno quanto la musica che questo conteneva, e a volte di più.
E’ per questo che i dischi che aspetti, quando ci metti le mani così, non ti interessano poi così tanto, e ti piacciono ancora meno? E’ per questo che le uniche cose che riescono a smuoverti sono le scoperte casuali? Esiste un valore assoluto che costringe all’attenzione a prescindere da date, supporti e strategie promozionali, o siamo schiavi delle condizioni di fruizione, e queste condizioni non ci piacciono più? 


Grinderman (Nick Cave, Warren Ellis & co.) –
Don’t set me free (MP3)
Grinderman (Nick Cave, Warren Ellis & co.) – Vortex (MP3)