indie-gestione

mercoledì, 01 08 2007

See problems down the line

E mentre lo splendido disco d’esordio Veneer è diventato platino un po’ ovunque, dopo il botto fatto con la sua cover di Heartbeats dei The Knife nello spot del Sony Bravia, dopo decine di date in tutto il mondo e dopo la collaborazione con gli Zero 7, Josè Gonzalez è pronto per tornare sul scene. Il cantautore argentino-svedese pubblicherà su Mute il nuovo In our nature il 29 Settembre, e da quello che si è potuto sentire (il singolo Down the line, ad esempio) la formula (acustica, ipnotica e riverberata) è fortunatamente rimasta immutata. Ci sono tutte le premesse per un altro grande album.

 

Josè Gonzalez – Down the line (MP3)

 

lunedì, 30 07 2007

Let me introduce my friends

Dopo un sabato al mare (all’Hana-bi di Marina di Ravenna, ovviamente) in cui, più o meno per caso, sotto il tuo ombrellone si sono ritrovati amici, parenti, colleghi di lavoro, compagni di radio e blogger (a un certo punto eravamo circa in 20; e l’unico che conosceva tutti ero io), e dopo una serata segnata dalla follia collettiva generata dal concerto degli I’m from Barcelona, stavo guardando qualche frammento del video (quasi) integrale del concertogirato e postato da Icepick sul suo (giovane) blog, e ho pensato che, in un anno, non sono molte le giornate in cui si riesce a sentirsi così.
[la foto è di accentosvedese]

 

giovedì, 26 07 2007

E’ proporzionale al mio successoooo

Se si è appassionati di musica in Italia è difficile non aver incrociato i Mariposa. Autori vulcanici e molto prolifici, straordinari padroni di casa dell’ottimo show radiofonico distribuito Magazzeno Bis (le puntate sono ancora tutte scaricabili da qui), e gestori de La famosa etichetta Trovarobato, i Mariposa travalicano i generi e non fanno parte di nessuna parrocchia. Un’identità originalissima e sfuggente che in termini di popolarità e successo paga poco, ma che gli permette -e non da oggi- di essere una delle band italiane che ha davvero qualcosa da dire.

Il loro ultimo disco, Best Company, è uscito qualche mese fa, e raccoglie molte delle cover registrate dalla band in circa 10 anni di attività. C’è il singolone Obla-di Obla-da ibridato con il tema di Altrimenti di arrabbiamo, originariamente uscito sulla compilation Let it boom (è davvero un must; potete ascoltarlo e scaricarlo dal loro MySpace); ci sono De Andrè, Jannacci e Gaber, ci sono gli Stormy Six e i Gong, ma soprattutto c’è la folle cover della Smells like teen spirit italiana (Male di miele degli Afterhours, ovviamente), pubblicata la prima volta un paio di anni fa su Lo zecchino d’oro dell’Underground. Come gli vengano in mente idee simili per me è un mistero; di solito, però, funzionano. Lunga vita ai Mariposa.

 

Mariposa – Male di miele (Afterhours cover) (MP3)

 

martedì, 24 07 2007

Dell you want

Oibò, questa mi era sfuggita: Work it, il primo brano originale dei Devo in 17 anni (prodotto dai Teddybears, nientemeno), fa il suo debutto in uno spot della Dell. Ogni commento (sull’operazione, sui discutibili computer Dell) è superfluo. Anche se il pezzo, in realtà…

 

Link.

lunedì, 23 07 2007

E comunque era meglio il demo

[T-shirt di Threadless, qui]

venerdì, 20 07 2007

La barba del pastore

In un’annata in cui lo stereo è stato monopolizzato da ottime riconferme piuttosto che da nuove scoperte (se dovessi buttar giù su due piedi una classifica del dischi dell’anno, in cima ci starebbero LCD Soundsystem, Wilco, Modest Mouse, Maximo Park, !!!, a non molti altri), era normale cadere vittima anche del ritorno di Iron and wine. Il barbuto folksinger del South Carolina esce a settembre con il nuovo The shepherd’s dog, che fa seguito all’ormai classico Our endless numbered day e all’ancora migliore Woman King EP e ne è in qualche modo la summa, incorporando le sue ballad sussurrate, figlie di una tradizione americana che evoca fattorie del west, verande e sedie a dondolo, all’interno di arrangiamenti, percussivi e quasi sincopati, decisamente più curati. Nella sua totalità il disco non è probabilmente all’altezza dei precedenti; ma bastano un paio di canzoni (il bellissimo singolo Boy with a coin, in rotazione altissima sul mio lettore mp3, e la ballata Resurrection fern) per spazzare via (quasi) tutti gli altri folkster impegnati nel tentativo di creare un nuovo suono classico per la tradizione americana. Il segreto, secondo me, sta nella barba.

 

Iron & Wine – Boy with a coin (MP3)

Iron and Wine – Resurrection fern (MP3)

 

mercoledì, 18 07 2007

We will not be the last

Con il doppio finale col botto di Bullets (insieme al singolo Bricks uno degli episodi migliori del nuovo Good Arrows, in uscita tra poco più di un mese) e The Pioneers (la splendida cover dei Bloc Party che l’anno scorso ha monopolizzato i miei ascolti) i Tunng ieri sera hanno concluso nel migliore dei modi il concerto in Piazza Verdi che apre la rassegna estiva Julive. Negli anni su queste pagine si è parlato spesso e volentieri della band inglese, per la sua perizia nello sporcare un folk ctonio e ipnotico con certa glitchtronica che, se sulla carta sembra assai distante, nella realtà realizza una quadratura del cerchio che permette alla band di sgusciare fuori dai limiti che di solito intrappolano i gruppi folk. Era la terza volta in un anno che li vedevo live, e confermo l’ottima impressione: i Tunng sono qui per restare.

 

Tunng – Bullets(MP3)

Tunng – The Pioneers (Bloc Party cover) (MP3)

 

mercoledì, 11 07 2007

Pensiero stupendo /2

[ Pensiero stupendo /1 invece vedeva come protagonista un iPod]

 

martedì, 10 07 2007

NME – Naked Musical Express

NME sta antipatico a tutti, è chiaro. La fatua regina delle riviste musicali inglesi, regno delle next big thing usa e getta e dei nuovi generi musicali a colazione (quest’anno vengono serviti il new rave, il dubstep e chissà cos’altro, non sono aggiornato) è ormai buona giusto per fare un po’ di colore e poco più, e la sua autorevolezza è in caduta libera da anni. Da quando però ha deciso di sposare la causa della giunonica Beth Ditto, già leader dei The Gossip, attivista lesbica e nuova regina del cool (pare sia pure amica di Kate Moss; leggere e guardare la foto per credere), qualcosa, forse, è cambiato. Per quanto sponsorizzare ogni tre per due la straripante Beth possa essere una mossa furba e poco autentica, la cosa paga un po’ per tutti; il giornale ci fa la figura del paladino delle minoranze che sfida i canoni della bellezza femminile a favore dell’autenticità, i The Gossip fanno il botto e ora sono freschi freschi di firma con una major, e magari -dubito, ma chissà- in giro c’è qualche ragazzina anoressica in meno.

In quest’ottica, cosa c’entra la copertina (che in realtà è la controcopertina, ma vabbè) dell’ultimo NME, che fa il verso alla nota cover con Beth Ditto nuda mettendo nei suoi panni Eddie Argos degli Art Brut, un altro che in quanto a mettere in discussione i classici canoni della bellezza non scherza? Forse niente. O forse no. L’autoironia dei due personaggi è la chiave di volta, ma il messaggio che oltre ai The View, Little Man Tate, Klaxons e compagnia cantante c’è vita intelligente nell’universo, passa.

NME rimane una lettura tendenzialmente inutile e vacua ma, non so, adesso a me sta un pochino più simpatica.

The Gossip – Listen up! (MSTRKFT remix) (MP3)

Art Brut – Post soothing out (MP3)

 

lunedì, 09 07 2007

E’ gia’ un classico

Non so come ha fatto a sfuggirmi fino ad ora una perla del genere: Tom Jones che al concerto in onore di Lady D rifà I bet you look good on the dancefloor degli Arctic Monkeys. Se vi piace Tom Jones, non è neanche male.

Tom Jones – I bet you look good on the dancefloor (Arctic Monkeys cover) (MP3)

 

martedì, 03 07 2007

Nema fictzione in patria /2

Come ricorderete, un paio di settimane fa ho dedicato un post ad Alessandro Raina, controverso personaggio della scena musicale indipendente capace di attirare sia lodi per le sue recenti produzioni che critiche e prese per il culo per il personaggio un po’ maudit che da sempre incarna. Dopo aver letto il post, Raina mi ha scritto una lunga (anzi: molto lunga) mail in cui argomenta le sue scelte e risponde a molte delle critiche che riportavo, sollevando molti punti interessanti che in più di un caso vanno oltre il suo caso specifico. La riporto interamente qui (su suo permesso); se avete una decina di minuti a disposizione merita la lettura e, se volete, un commento.

 

Caro Inkiostro,

ti scrivo innanzitutto per ringraziarti delle belle parole che spendi sul mio disco e sulla mia cover dei Bloc Party. Ho letto il post in un luogo non casuale. Oggi sono stato a Bologna, all’Alpha studio, il luogo dove anni fa entrai da sprovveduto fan dei GDM per cantare una loro canzone, e dove rimasi per i tre giorni successivi in cui mi fu dato il compito di cantare praticamente tutte le canzoni che avrebbero poi composto Punk… not diet.

Oggi ero lì per mettere la voce su un brano di un gruppo che ha qualche affinità con i GDM e sono stato ben felice di farlo, ancora di piu’ sapendo che prima di me aveva fatto la stessa cosa Jonathan Clancy. Apparire su un disco dove canta anche lui è motivo di soddisfazione. Il gruppo in questione sono i Kobenhavn Store.

 

Ti scrivo perchè mi sembri un ascoltatore entusiasta e preparato, pertanto trovo opportuno fare alcune considerazioni sul tuo post, che mi ha fatto tornare alla mente episodi importanti, belli e a volte un pò tragicomici della mia vita recente. E’ vero, i primi concerti con i GDM mi videro fragile e incerto. Ero un fan che di punto in bianco veniva catapultato su palchi davanti ai quali non c’erano mai meno di 4 o 500 persone (per non parlare delle migliaia dei festival grandi, tipo Urbino, Neapolis o Sherwood). Improvvisamente passavo dallo stare in prima fila ai concerti del mio gruppo preferito a diventarne il cantante, e -volenti o nolenti- il frontman. Si colse da subito una grande ostilità della ‘base’.

Si sa, l’Italia è un paese provinciale e conservatore in tutto, cerca disperatamente una dimensione cosmopolita e ricade perennemente sulle polemicucce da quartiere e soprattutto guai a toccargli le sue piccole sicurezze. E i GDM, come band strumentale Mogwai-derivata, erano una certezza per chi non aspettava altro che sentire Jukka aprire i suoi dodici delay e Corrado far ruggire i distorsori.

 

Dopo i primi concerti mi resi conto di una cosa. Chiunque ci fosse stato al posto mio sarebbe stato lapidato, anche se nessuno considerava mai quanto fosse difficile cantare intonati su un simile muro di suoni, con poche prove alle spalle e un gruppo che ancora non aveva assimilato la presenza di una nuova sorgente sonora…Se aggiungi che al primo concerto fra il pubblico c’era Emidio Clementi, un altro mio idolo di allora, puoi ben capire quanto me la facessi sotto.

Eppure senza quei concerti deboli e impacciati forse non sarei arrivato, poche settimane fa, a vivere l’esperienza indimenticabile e quasi imbarazzante di scoprire uno dei miei artisti preferiti in assoluto (Glen Johnson dei Piano Magic) intento ad ascoltare rapito il mio soundcheck e alla fine stare venti minuti a complimentarsi al punto da comprare tre copie dello stesso disco. Senza le secchiate di merda che presi ai tempi di Punk not diet forse quel soundcheck non l’avrei mai fatto.

 

Nessuno, in quei mesi, parlò dei pienoni che facemmo sistematicamente in Germania o in Grecia dove il pubblico non veniva al concerto con l’unico scopo di tornare a casa e scrivere sul sito della band o sul suo blog quanto se la tirasse il cantante, nessuno in Italia ebbe tutta questa fretta di scrivere sul proprio blog di tutti quei ragazzi che assimilavano i brani e li cantavano, dopo averli in un primo momento rifiutati , centinaia di persone che provavano a non farsi le pippe sul perchè io mi buttassi a terra, o urlassi o portassi i capelli in un certo modo. E magari dopo il concerto si avvicinavano e scioglievano le loro riserve in chiacchierate piene di inaspettato cameratismo.

 

Non so da chi sia composta l’ Indie Crew Italica, ho un’impressione ma te la risparmio. Detto ciò sostenere che ho rischiato di snaturare il suono dei GDM o la loro immagine è assurdo. Cantai su brani già arrangiati e registrati, non ci fu mai un mio minimo intervento a livello di songwriting o arrangiamento. E dubito che mi sarebbe stato permesso di farlo, almeno il primo anno. Ti racconto un aneddoto. L’ultima canzone che interpretai con i GDM è ‘Given Ground’. Scrissi il testo e lo cantai. Jukka all’inizio la bocciò perchè gli sembrava ‘troppo Coldplay’.

Per la cronaca la canzone è stata il primo singolo del disco.

Ad oggi sono convinto che se i GDM stessi non avessero messo in discussione il proprio suono, pagando in prima persona oggi il prezzo delle grandissime difficoltà poste dal cantato in un gruppo con una simile impostazione sonora, avrebbero seriamente rischiato di diventare una cover band di sè stessi.

 

A livello di immagine posso solo esprimere un concetto che ho sempre fatto mio. Un gruppo che suona musica pop, dedicata ai giovani, che appare sui giornali e vende prodotti di intrattenimento come dischi, t-shirts o dvd non può, nel

2007, prescindere dal concetto di comunicazione visiva. Non può non avere un immaginario e lavorare su di esso. Questo non centra un cazzo con le cretinate da studio di design milanese. O con la moda banalmente intesa. Ma se a tutt’oggi posso individuare un problema mai risolto in seno ai GDM quello è proprio il lato estetico della loro musica, che è enorme, e non è mai stato adeguatamente valorizzato, forse per paura, forse per mancanza di idee all’altezza delle canzoni, forse per un rifiuto mentale del rischio di apparire troppo ricercati (o fighetti che dir si voglia). E’ un problema che trovi nelle copertine della maggior parte dei loro dischi, nei video, nelle foto istituzionali della band. Da par mio, a suo tempo, ho provato ad introdurre un’attitudine, forse nei modi e nei tempi sbagliati, e con poca convinzione. Tanto per il fan medio della Italy Indie Crew se mi facevo la crestina volevo fare ‘l’emo’ e se mi mettevo la matita ero frocio. Poco male. Resto convinto che l’iniziativa di creare e investire sull’immaginario di una band del genere fosse e sia doverosa, anche se a tanti fan delle il concetto stesso di estetismo applicato all’indie rock suona come una bestemmia. E allora teniamoci le riviste con le foto sgranate, le copertine oscene e le band che sembrano ritratte alla fiera del salumaio. E poi facciamoci le seghe sui servizi di Cat Power per ID. Loro sono stranieri e possono farlo! Noi no. Noi al massimo le fanzine (perchè diy è sano) e al massimo le poppe di Violetta Beauregarde. Avanti popolo. E intanto continuiamo a comprare The Wire o tutte le testate straniere (di musica e non) che con il design e la comunicazione visiva lavorano da sempre. Siamo italiani, e per quanto anticlericali, siamo ben fieri dei nostri tabu’. Amen.

 

Leggo poi qualcosa che mi ha sinceramente inquietato, ossia che sarebbe sbagliato apprezzarmi perchè lavoro (o meglio lavoravo) in una boutique. Senza considerare il razzismo e lo snobismo implicito in un giudizio del genere ( la crew mi avrebbe accettato piu’ facilmente se avessi fatto il falegname o l’operaio, ovvio) lasciami dire che il modello l’ho fatto insieme a dieci altri commessi perchè il buon Kean Etro ha voluto così, e mi sono divertito anche perchè la cosa è durata circa venti minuti. Ma non ho il fisico per fare il modello (nel caso farei l’attore). Provassero quelli della crew a lavorare otto nove ore al giorno dal lunedì al sabato (piu’ due domeniche al mese) in piedi, al servizio di miliardari con la puzza sotto al naso o di trafficanti ucraini che comprano un tanto al chilo e ti trattano come se fossi il loro tirapiedi, con il fiato sul collo di un manager che minaccia di licenziarti se per una volta non vendi 20 mila euro di roba, con contratti precari e gli staordinari non sempre pagati. Quel lavoro mi fu offerto in un periodo di estrema necessità. Lo accettati ritenendomi idoneo a svolgerlo.Così come avevo fatto prima il fruttivendolo o il centralinista. Io dico che sarebbe carino se la crew, e gli addetti ai lavori tutti, pensassero un pò di piu’ ai fatti propri e all’onestà intellettuale di chi vogliono deridere invece di strumentalizzare la vita privata delle persone per prendersene gioco anonimamente.

 

Avessi potuto da subito fare della musica il mio strumento di sostentamento, potendoci dedicare 24 ore al giorno l’avrei fatto, ma esiste una cosa chiamata gavetta, che è concetto differente dall’isteria condita di sorrisini di gruppi creati in funzione di quello che brand new trasmette o peggio di quell oche l’NME propone come next big thing. Band che dopo venti concerti venti vengono già paragonato a nomi che hanno scritto la storia della pop music -in questo fiancheggiati proprio dagli amici blogger o webwritersche sono diventati giornalisti… per ispirazione divina. Mi dispiace ma andare a suonare mantenuti dai genitori o sulla base di cachet con cui non pagheresti nemmeno la benzina della macchina è una cosa diversa dal rischiare in prima persona per anni e lavorare, farsi fumare il cervello, studiare, leggere, in funzione di un progetto artistico e di una vocazione che a un certo punto viene ricompensata, anche economicamente, da chi la promuove. In tutto questo non ho paura a dichiarare di non sentirmi particolarmente ‘indie italiano’ e ambizioso. Esiste un’ambizione sana, che è un valore fondante di qualsiasi opera (artistica e non). Demonizzare questa parola è sempre ingeneroso, perchè si disprezza anche la sana ambizione che è figlia dei sogni di bambino, è sofferenza pura ed è spesso l’unica leva, insieme a una grande passione, che ti permette di andare oltre la confusione e il qualunquismo di un luogo o di un periodo storico in cui tutti reclamano la propria fettina di spazio per dire, scrivere, suonare la loro.

Un’epoca in cui gli utenti hanno sempre piu’ difficoltà a capire la differenza fra un artista con una storia alle spalle e le next big thing create dal web, finendo per ascoltare tutto in modo random, con il rischio di non riuscire piu’ ad amare nulla in modo esclusivo, ma facendosi piacere un pò tutto. E’ un punto di vista neo-moralista e sicuramente reazionario, che trovo però (amaramente) inevitabile.

 

Infine, in tutta sincerità, caro Inkiostro, io proprio non capisco questo accanimento nei confronti di tre foto che ho postato su un sito. O meglio lo capisco ma solo alla luce del livore e del provincialismo dell’utente medio della musica indie italiana (specie se la musica in questione è fruita con casualità, in mp3 con l’ipod pur di ascoltare tutto e tutti, e il contenuto che vi è dietro è assimilato per sentito dire sui forum o i blog).

 

Perchè, ti chiedo, mensilmente io ricevo contatti, segnalazioni o richieste da contatti stranieri che sono nati e cresciuti in seno alle culture che mi affascinano, o hanno studiato Pasolini o i costumi della Repubblica di Weimar, o sono cresciuti a pane e Godard, e con costoro intraprendo bellissime corrispondenze per poi scoprire che sui forum italioti qualche utente anonimo ha le prove definitive del fatto che sono finto? Quali sarebbero i clichè dell’artistoide bohemienne ? La copertina di un libro? Il kajal ? Una bella ragazza che si solleva la gonna? Ma dai!

 

Io lo so bene, Inkiostro, di stare sul culo ad alcuni. So bene di poter suscitare perplessità o battute in base al mio look o alle mie passioni. O al fatto che sono un pò bacchettone. O al fatto che mi scrivono molte ragazze. Ciò è una contingenza dei tempi moderni e dell’edonismo terra terra di questi anni. So bene che un tot di utenti, nel calore confortante della loro scrivania, ridono di me nel vedermi fotografato da una cara amica, un pò per gioco e un pò no, davanti a una locandina della Dietrich. Ma al contempo mi chiedo perchè nella crew ci si fermi sempre e solo alla superficie e spesso questa superifcie la si giudichi in modo grezzo e violento. E ignaro dei presupposti. Quale strana cultura critica può mai emergere da una tale schizofrenia? Siamo davvero tutti sicuri di possedere un background tale, in merito alla cultura europea degli ultimi ottant’anni, da poter comprendere, deridere e liquidare l’autenticità di un’opera o di un artista, guardandolo per trenta secondi su my space ?

 

Qualcuno ha mai verificato quanto sia sana e solida la mia passione per la cultura francese….per il burlesque…per certi alfabeti stilistici che dall’arte rinascimentale arrivano fino al pret a porter degli anni 70…per il neorealismo…per i dandy (di cui Totò e Charlot rappresentano una straordinaria metafora)…per Elio Petri o il grande Eduardo…così come per il calciomercato o la pizza salsiccia e friarielli ???? Temo che in pochi, fra i miei detrattori, lo abbiano fatto. E io banalmente mi chiedo a cosa porti diffamare la gente sulla base delle proprie pruderie. Quale strana soddisfazione provi l’utente anonimo a scrivere ‘Raina è ridicolo e finto’ se nemmeno mi conosce. Sarei molto piu’ tranquillo se queste persone passassero mezz’ora con me e poi traessero le stesse conclusioni.

Ma a questa gente interessa comunicare faccia a faccia ? O gli interessa solo ridere e covare risentimento con il ditino puntato ?

 

E’ piu’ che lecito che a tanta gente non freghi una ceppa della repubblica di Weimar o di Charlotte Gainsbourg. Ma ti chiedo, Inkiostro, cosa facciamo noi poveri umani per onorare coloro o ciò che amiamo?

Deponiamo fiori sulle tombe, attacchiamo poster alle pareti, ci vestiamo in una certa maniera, facciamo nostro uno slogan. Perchè mai io non dovrei rivendicare le mie passioni e i miei eroi sulla mia pagina personale? E’ davvero sinonimo di inautenticità? Io credo di no e credo che il tempo sia sempre galantuomo. Credo che certe foto o certi libri siano un modo efficace di far capire a un utente a cosa io mi ispiri e che tipo di sensibilità artistica io possieda.

Cosa si dovrebbe dire allora dei poser strafatti di mdma fuori dai club perchè è new raveo di quelli che non fanno una piega quando gli amichetti della rete li paragonano ai mostri sacri della musica sulla base di un demo registrato male?

 

Credo che non sia mai per caso se su un sito internet generalista come my space compare la cover di un libro di Nimier. Se sono io a postarla stai certo che ci metto la firma e la faccia, ed è anche per evitare l’oblio a quel libro. Perchè l’ho letto e mi ha -in una piccola misura- cambiato la vita. Se qualcuno ha interesse a discutere con me di questo film o di quella diva del cinema anni ’30 si faccia avanti. E poi potrà a buon titolo dichiarare se tutto ciò che diffondo sono sterili clichè. E se io sono finto.

 

Nel mio piccolo o meno faccio l’artista, ho la fortuna di frequentare grandissimi artisti dai quali imparo quotidianamente e spero di consacrare la mia vita a valori che oggi sono sempre meno ‘stilosi’. Negarlo sarebbe molto piu’ ipocrita di quanto per qualcuno è irritante che io abbia una determinata considerazione di ciò che faccio.

 

E se un artista è anche un piccolo grande narcisista che chiede a tot persone di ascoltarlo o leggerlo o guardarlo mentre si dimena su un palco mi vorrai concedere una o due foto ‘in posa’? Non è forse questo parte di un prodotto e della storia di un progetto? Non sono io forse, in quelle foto, niente piu’ che la personificazione di un personaggio? Di cosa è fatta la storia del rock ‘n’roll? Di soli educandi in giacca e cravatta ? Di soli nerd con i pantaloni larghi e lerci ? Di soli drogati che a trentanni vogliono dimostrarne sedici? Per fortuna no.

Ma non per questo è lecito affermare che chiunque si identifichi in uno stile sia finto o falso. E’ un insulto gratuito e volgarotto. Molto piu’ volgare di qualsiasi clichè dell’artistoide bohemienne. Pensi davvero che io passi le mie giornate davanti allo specchio? Ti dirò che al momento la mia massima preoccupazione è capire se la Juve risucirà a prendere Gabriel Milito, che è un fenomeno.

 

Mi dispiace Inkiostro se mi consideri un presuntuoso perchè ho cercato di far luce, insieme ai miei collaboratori, su una serie di figure (alcune delle quali rimosse) del novecento italiano. Quel novecento l’ho sentito mio e l’ho rappresentato a mio modo. Forse nell’atto stesso di produrre arte (o provare a farlo) c’è presunzione, non so. Io sarei meno categorico. Ci sono sempre piu’ cose in cielo e in terra che in tutta la nostra filosofia.

 

Con questo ti chiedo scusa per la lunghezza di questa mail, che immagino ne renda piuttosto noiosa la lettura, ma spero che la considererai un atto propositivo e rispettoso verso i tuoi contenuti.

 

Sincerely

 

Alessandro Raina

 

[un paio di emmepitrè, che non guastano mai:]

Raina /Petris / Spazio – A Room Forever (MP3)

Raina /Petris / Spazio – Red Cloud Slaughtered Beach (MP3)

 

lunedì, 02 07 2007

Settembre e’ qui

Siamo tipi invernali, è chiaro. Facciamo fast-forward sull’Estate non ancora consumata, e ascoltiamo tre singoli da tre attesissimi dischi in uscita a Settembre:

 

Stars – The night starts here (MP3)

Non riesco a capire se sia il solito problema delle aspettative troppo alte, o se il nuovo singolo degli Stars sia davvero un po’ deludente. Nulla di troppo distante dal seminato, sia chiaro, ma pare mancare quel guizzo che di solito (soprattutto nei singoli, peraltro) faceva la differenza. Mettiamolo in rotazione, anche se ho impressione che l’Estate non gli gioverà. Con l’Autunno, magari.

 

Jens Lekman – Friday night at the drive in bingo (MP3)

Dal Frank Sinatra dell’indie-pop al Raoul Casadei della scena svedese? A dar retta al primo singolo del nuovo disco, un po’ di paura viene; perchè anche se Jens ci ha abituato a tutto (e, quindi, se gli perdoniamo quasi tutto), il Drive in bingo pare andare un po’ troppo in là, e il giro di sax di altri tempi su cui è costruito mi provoca un brivido lungo la schiena che faccio fatica a scacciare. Mettiamolo in rotazione, anche se ho impressione che la sobrietà non gli gioverà. Una sera a una festa in spiaggia (o a una sagra di paese, con un bel po’ di vino rosso in corpo e davanti al palco del liscio), magari.

 

Pinback – Barnes (MP3)

I Pinback fanno praticamente lo stesso disco da sempre, e ogni volta lo fanno dannatamente bene. Meno immediato e anthemico del capolavoro Summer in abbadon e meno fuori dal tempo delle cose precedenti, Autumn of the seraphs da un lato indulge in un pop quasi uptempo finora a loro ignoto, dall’altro ha qualche episodio classificabile più o meno canonicamente come ballata. Non so se Barnes sia il singolo o meno; al momento è decisamente il mio pezzo preferito del lotto quindi, come dire, dovrebbe esserlo. Mettiamolo in rotazione, anche se ho impressione che, anche se è un gran pezzo, il confronto con i suoi predecessori non gli gioverà. Con un po’ di buon senso, magari.

 

giovedì, 28 06 2007

Totally awesome

Se dovessero chiedermi da quanto tempo The teenagers siano il gruppo più hip dell’universo, probabilmente non saprei cosa rispondere. Ho controllato la data, e l’mp3 più vecchio che ho risale all’autunno del 2006, proveniente da chissà quale M-blog; il loro leziosissimo mix di post new-wave, eurotrash e porno-pop (definizioni volutamente senza senso, sia chiaro) ci ha messo qualche mese a conquistarmi, ma è da un po’ che ho abbandonato ogni resistenza, e tutte le cose che inizialmente me li rendevano un po’ indigesti (il citazionismo sfrenato, i continui riferimenti sessuali, lo spoken svogliato e le basi che sembrano fotocopiate da qualche demo in bassa qualità dei primi New Order), ora mi divertono come poche altre.

Da allora il trio anglo-francese non ha fatto granchè per giustificare la sua fama. Ha pubblicato un singolo (il manifesto Homecoming, di cui potete ammirare il video quasi softcore qui sotto). Ha firmato un po’ di remix ad alcuni dei nomi più caldi che ci siano in giro (Simian Mobile Disco, Lo-fi-fnk, Au revoir Simone, New Young Pony Club, Air). Ha suonato qualche data live (anche a Roma, se non ricordo male; pare -e non fatico a crederlo- che dal vivo faccia abbastanza cagare).

Da un paio di settimane ho messo le mani su quello che è presentato come il loro primo LP ma che, a giudicare dal titolo (New songs and demos) e dalla scaletta un po’ insensata è semplicemente la raccolta dei vari mp3 diffusi dalla band in questi mesi. C’è il singolo Homecoming, l’anthem Starlett Johansson (la mia preferita), l’elogio onanista Selflove, la vecchissima Fuck Nicole, due versioni del racconto noir Sleeping bag e un po’ di altre cose.

E, alla fine, che sia davvero un disco o meno non importa granchè. Importa che, anche se probabilmente ci scorderemo di loro prima ancora dell’uscita del vero e proprio esordio (ammesso che esca mai), sono giorni che non riesco a smettere di ascoltarli. E già basta.

 

 

The Teenagers – Homecoming (MP3)

The Teenagers – Starlett Johansson (MP3)

The Teenagers – Selflove (MP3)

The Teenagers – Homecoming video (MOV)

 

martedì, 26 06 2007

You’d rather watch reruns than deal with the bad spin-off called life

Potrà sembrare una ballata acustica dal testo ironico e citazionista e di poche pretese, ma Overdosing with you, tratta dall’ultimo bel disco di Billie the vision and the dancers nasconde qualcosa in più. Non so bene perchè (o forse lo so), ma ho l’impressione che la foto che scatta (giochi di parole compresi) ritragga molti di noi in modo più preciso di quanto preferiremmo ammettere. Can you lend me a DVD box or sing me a lullaby?

I’ve been thinking ‘bout Gabrielle Solis and all the desperate housewives. I’ve been thinking ‘bout Mike Delfino and his gun. I’ve been drawing patterns in my mind, but I can’t fall asleep. I’ve been counting all the sheep there is to count.

No, I can’t fall asleep, that’s why I’m here with you tonight. Can you lend me a DVD box or sing me a lullaby?

Hello Mrs. Van De Kamp did you clean the whole kitchen and drink all the wine? Hello Saferide, can you give me a safe ride back to sleep? Cause I wanna OD on DH. I wanna OD on DH. Let me overdose on DH with you.

I’ve been trying to kill the pain by watching make-believe people’s fake disasters. And think if I’d been Elaine this misery’d been followed by studio laughter. I’ve been looking so hard for someone who could love me like Will loves Grace, but they say “It’s not like on your flat screen TV”. It’s gotta be like on my flat screen TV.

I’ve seen you around I can tell that you’re just like me. You’d rather watch reruns than deal with the bad spin-off called life. I’ll put the kettle on. Let’s not speak, talk ruins every conversation. I’ve downloaded Dexter. Come, there’s room next to me.

Hello Mr Sipowicz, ‘ginning to understand why you act like you do. Hello Pablo, I got this vision we can dance to. I need to OD on NYPD. I need to OD on NYPD. Let’s overdose on NYPD when we’re blue. [#]

 

Billie the vision & the dancers – Overdosing with you (MP3)

 

 

lunedì, 25 06 2007

Ma proprio su tutto

Se il sottotitolo di Get Black è la trasmissione che va su tutto ci sarà un motivo.

Giunta all’ottava puntata (nona, contando la numero zero), la giovane creatura radiofonica che mi pregio di condurre il venerdì sera insieme a Fabio, Francesca a OfflagaDiscoMax sulla frequenze di Radio Città Fujiko ha toccato probabilmente il suo punto più alto e il suo punto più basso….contemporaneamente. Orfani di Max (in questo periodo spesso impegnato con la band), venerdì a darci man forte è stato Antonio, ed è stato il delirio. Canzoni su celebrities e per celebrities, l’inspiegabile successo di Harry Potter (senza spoiler), Tiziano Ferro (oggetto di uno scoop –chi è Nicola?- e di un reading assolutamente meraviglioso), la pillola black di Black Wave firmata da AndreaNP, le pubblicità fake di Magenta e Latour, un sacco di ottima musica e palate e palate di cazzate, per circa 90 minuti di follia radiofonica mediaticamente scorretta.

Get Black, la trasmissione che va su tutto. Ma proprio su tutto. 

 


Get Black –
 Podcast #8 (MP3)

 

giovedì, 21 06 2007

Nema fictzione in patria

Due notizie:

La prima è che MySpace (o meglio, MySpace Italia) non è più il male. E’ sempre di Murdoch, è sempre tendenzialmente inutile ed è sempre tecnologicamente obsoleta, ma da quando la piattaforma è sbarcata anche in Italia (e si è accaparrata in redazione almeno un nome di sicuro valore) in campo musicale ci sono da segnalare diverse ottime iniziative: il full streaming del nuovo disco di Perturbazione, il brillante cd-mix degli Scuola Furano, le esclusive con i Verdena o i Casino Royale e, recentemente, la bella cover di Alessandro Raina che rifà i Bloc Party.

[a latere, io comunque continuo a non avere un MySpace, o meglio, ad averne uno vuoto]

 

E qui veniamo alla seconda notizia: non è più vietato apprezzare Alessandro Raina. Già voce dei Giardini di Mirò nel controverso periodo Punk…not diet!, autore di un disco solita uscito per Cane Andaluso e voce per i N00rda di Cesare Malfatti, Raina ha spesso attirato gli strali della indie-crew italica, tanto per motivi musicali (la voce fragile e talvolta incerta, l’accusa di aver snaturato il suono e l’immagine dei Giardini dopo le vette toccate nel periodo Rise and fall) quanto per motivi extra-musicali (pare che di lavoro faccia il commesso / modello in una boutique di Milano, e il suo MySpace incarna pressochè tutti i clichè negativi dell’artistoide bohémien). Ogni dubbio è stato però dissipato da Nema fictzione, eccellente progetto firmato insieme a Pierluigi Petris e Giacomo Spazio, in cui la confezione a dir poco sontuosa e la presunzione di «raccontare alcune figure centrali del novecento italiano» (c’è di tutto, da Calvino a Crialese, da Carla Bruni a Erika di Novi Ligure) non riesce a far ignorare pezzi e arrangiamenti eccellenti, «tra Yankee Hotel Foxtrot e Neon Golden», secondo la nota sul sito della Homesleep booking. E tra non molto giungerà a compimento anche l’ambizioso nuovo progetto Amor fu, condiviso con la parte strumentale dei La Crus e (udite udite) cantato in italiano.

A ulteriore conferma del fatto che spesso non guasta andare oltre l’apparenza, la versione del più recente singolo dei Bloc Party (nonchè, forse, pezzo migliore dell’altrimenti discutibile A weekend in the city) da poco resa disponibile e promossa da Myspace è davvero un piccolo gioiello, che rivede in chiave glitch-folk quanto per la band londinese era semplice pop in maggiore un po’ alla U2. Bel colpo, direi

 

Alessandro Raina – I still remember (Bloc Party cover) (MP3)

Raina / Petris / Spazio – My fragile family 3 (MP3)

 

martedì, 19 06 2007

La piccola agenda dei concerti

Puntuale nella sua non puntualità, torna il post che tenta di fare ordine nel marasma dell’agenda concertistica locale. Chiusi quasi tutti i club, inizia la stagione delle rassegne all’aperto e dei festival di provincia, che lasciano Bologna un po’ a bocca asciutta in favore delle piazze di città con amministratori un po’ più generosi e un po’ meno sceriffi, e costringono a macinare chilometri per vedere quasi tutti i live più interessanti. Anche se dopo l’abbuffata di Maggio e inizio Giugno non ci si aspettava nulla di diverso, è un vero peccato che le cose debbano andare così. Aspettiamo la festa dell’Unità (che comunque a parte l’Independent Days Fastival pare riserverà ben poco) e ancora di più la riapertura del Covo, e intanto armiamoci di pazienza, e cerchiamo di apprezzare quello che c’è. Ma, più che altro, facciamo il pieno alla macchina..

 

 

19/06 – Sara Lov (Devics) @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)
Prima mondiale live del progetto solista della chanteuse della band californiano-romagnola. Immancabile.

 

20/06 – Devastations @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

20/06 – Signorine Tatytuc + presentazione Umarells @ Scandellara (BO)
Credo sceglierò la curiosa accoppiata di Scandellara al cupo crooning dell’Hana-bi. L’Umarell che è in me chiama.

 

21/06 – A hawk and the hacksaw @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

21/06 – The Tunas + Jack and the themselves @ Scandellara (BO)

21/06 – The Valentines @ Bolognetti (BO)

21/06 – Franklyn Delano + Late guests at the party @ Sputnik Festival (Castel Maggiore – BO)

21/06 – Blonde Redhead @ Corte degli Agostiniani (RN)
Scelta difficile. Scartati a priori i Blonde Redhead (moscio l’ultimo disco e moscissimi loro live a Barcellona), credo mi darò alla miscela di garage e psychobilly di Scandellara.

 

22/06 – Les fauves + Forty Winks @ Sputnik Festival (Castel Maggiore – BO)

 

23/06 – A hack and a hacksaw @ Villa Serena (BO)

 

26/06 – Bachi da pietra @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

26/06 – Matmos @ Museo internazionale della ceramica (Faenza – RA)

 

27/06 – You say party! We say die! @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

 

29/06 – Paolo Benvegnù @ Fossato della Rocca (Vignola – MO)

 

30/06 – Giardini di Mirò + Pillow + Nuccini @ Ferrara sotto le stelle (FE)
Annunciato quasi ovunque tranne sul sito del festival (dove per quella sera danno i Verdena). A chi dobbiamo dare retta?

30/06 – Jennifer gentle @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

30/06 – The Death of Anna Karina @ Murato – Villa Mazzacorati (BO)

 

01/07 – Cut + Les fauves + Beatrice Antolini @ Friction Festival (Spilamberto – MO)

 

03/07 – Offlaga Disco Pax @ La dodicesima luna (S. Felice sul Panaro – MO)
Ma l’avete sentita Dove ho messo la Golf? E Sensibile? Sempre enormi.

 

05/07 – Pretty and unsafe (Hugo Race, Marta collica, Giorgia Poli) @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

 

06/07 – Ex-otago + The Calorifer is very hot @ Murato – Villa Mazzacorati (BO)

06/07 – Sonic Youth @ Ferrara Sotto le Stelle (FE)
Massimo rispetto per la fu gioventù sonica, ma ho già dato a Barcellona, e Daydream Nation non è il mio album (sono più da Dirty). In più gli Ex-otago han fatto un disco niente male, e dal vivo sono incontenibili. Scelta fatta.

 

07/07 – Kill the vultures + My awesome mixtape @ Murato – Villa Serena (BO)

 

10/07 – Bellrays @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

 

11/07 – Arcade Fire @ Ferrara Sotto le Stelle (FE)
Ci saremo tutti, lo so. Un po’ come un Capodanno.

 

12/07 – Anthony and the Johnsons @ Piazza Santo Stefano (BO)
A un quarto d’ora da casa. Gratis. Sarebbe proprio da andare, ma mi sa che quel giorno tira aria di trasferta…

 

13/07 – Bachi da pietra @ Murato – Villa Mazzacorati (BO)

 

14/07 – Arctic Monkeys + The Coral @ Ferrara Sotto le Stelle (FE)

 

15/07 – Rufus Wainwright @ Velvet (RN)

 

17/07 – Bright Eyes @ Ferrara sotto le stelle (FE)
Gratis, proprio come due anni fa. Non fu un live memorabile, ma c’era di mezzo il disco digitale. Ora che Conor è tornato al folk (e ha fatto Four winds) è quasi impossibile rinunciare.

17/07 – Tunng @ Julive – Piazza Verdi (BO)
Oh cazzo, ecco una serata da bilocazione. Anche loro gratis, live nel regno di universitari e punkabbestia. Mix curioso, ma i Tunng dal vivo sono un vero spettacolo.

 

18/07 – Joan as a Police woman @ TBA (Mirandola – MO)

18/07 – Damien Rice @ Ferrara Sotto le Stelle (FE)
Tra i due litiganti, mi sa che alla fine sto a casa.

 

19/07 – Polly Paulusma @ Julive – Piazza Verdi (BO)

 

20/07 – Dustin O’ Halloran @ Julive – Piazza Verdi (BO)

20/07 – Cinematic orchestra @ Strade Blu Festival (Faenza – RA)
Dustin solo piano in piazza è un rischio. Mi piace il rischio.

 

21/07 – A toys orchestra @ Murato – Villa Serena (BO)

21/07 – Au revoir Simone @ Verucchio Festival (Verucchio – RN)

 

22/07- Au revoir Simone @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

 

23/07 – Fr Luzzi @ Castello dei Pico (Mirandola – MO)
La signorina Luzzi vale la trasferta del modenese? Decisamente sì.

 

24/07 – Oneida @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

24/07 – Perturbazione @ Julive – Piazza Verdi (BO)

 

25/07 – Xiu Xiu @ Ferrara sotto le stelle (FE)
Come si diceva, gratis nel cortile del castello degli Estensi. Lacerante e bellissima anche solo l’idea.

25/07 – The Holloways @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

 

26/07 – Cuore a Nudo (feat. Joe dei La Crus) @ Julive – Piazza Verdi (BO)

 

26/07 – Nouvelle Vague + Sebastian Tellier @ Verucchio Festival (Verucchio – RN)
Scelta bizzarra, e ancor più bizzarro il fatto che pare suonino contemporaneamente, in punti diversi del paese. Un po’ fuori mano, ma la curiosità c’è.

 

27/07 – Robocop Kraus @ Rock Beach Festival (RN)

 

28/07 – I’m from Barcelona @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)
Il concerto dell’Estate.

 

30/07 – Athebustop @ Giardini Lorusso (BO)
Se non lo conoscete, questo è il momento giusto.

 

03/08 – Barbara Morgenstern @ Coccobello (Carpi – MO)

 

06/08 – Howe Gelb @ Hana-Bi (Marina di Ravenna)

 

02/09 Nine Inch Nails + Tool + Maximo Park + Trail of Dead + Hot Hot Heat @ Independent Days Festival (BO)
Maximo e Hot Hot Heat, proprio come due anni fa. Se il resto della line-up (ancora da annunciare) manterrà quel livello, presenza assicurata.

 

23/10 Take That @ PalaMalaguti (Casalecchio di Reno – BO)
Want you baack Want you baaack Want you baack for goood

 

 

-Gite fuori porta-

[opzionali, ma auspicabili]

 

12/07 Daft Punk & LCD Soundsystem @ Traffic Festival (TO)
Trecento chilometri. Un giorno infrasettimanale. Fanno di tutto per rendere le cose difficili; ma per un accoppiata così, varrebbe la pena di andare anche su Marte.

 

18/07 Clap your hands say yeah + !!! + Tunng + Shitdisco + Disco Drive + Scissor Sisters @ Italia Wave (FI)
19/07 Kaiser Chiefs + CSS + Tunng + Shitdisco + A toys orchestra @ Italia Wave (FI)
20/07 The Good, the bad and the queen, Cassius, Trabant, Joan as a policewoman @ Italia Wave (FI)
L’ex Arezzo Wave cambia pelle, mette su un programma da paura e si trasforma in un villaggio/festival sullo stile dei grandi festival europei. Chapeau all’organizzazione.

 

venerdì, 15 06 2007

E speriamo che ora non tocchi alla canzone del sole

Di Fabio Viscogliosi, so solo tre cose:

• è un cantautore italo francese da noi ancora ignoto ai più (nonostante abbia vinto il Premio Ciampi nel 2003) mentre in Francia piuttosto amato dalla critica;

• gli piace Lucio Battisti;

• è amico di Amedeo Pace, voce dei Blonde Redhead.

 

Per appurare il primo punto è bastato un giretto su Google. Per il secondo fa fede già la (splendida) cover di Ancora Tu che aveva pubblicato anni fa con la sua vecchia band (i Married Monk). Per il terzo punto c’è un EP a quattro mani uscito qualche mese fa, che contiene anche un’altra cover di Battisti (questa volta dall’esito assai discutibile) in cui Amedeo Pace ci mette la voce stridula e Viscogliosi la solidarietà tra espatriati. A giorni esce il suo nuovo disco Fenomeno, che contiene alcune cose egregie ma che non riesce a conquistarmi; mi sa che è colpa della cover di Battisti.

 

Fabio Viscogliosi & Amedeo Pace (Blonde Redhead)Il nostro caro angelo (Lucio Battisti cover) (MP3)

Fabio Viscogliosi (Married Monk) – Ancora tu (Lucio Battisti cover) (MP3)

 

mercoledì, 13 06 2007

Why did we care if good old Britney wants to shave her head?

L’avevamo già sentita durante il delirante e spassosissimo concerto di un mese fa al Bronson, comprendendone le parole e capendo che si trattava di una instant-song su Britney Spears e il suo recente drastico taglio di capelli. Ora la notizia è che Britney della band di 29 svedesi più amata che ci sia (gli I’m from Barcelona, ovviamente) uscirà come singolo a breve, e che è già online sul loro MySpace, in tempo per impararla a memoria in occasione delle prossime date in Italia della band.

Certo, l’idea della indiepop-song dedicata alla starlette trash di turno non è esattamente nuovissima (Jessica Simpson di Adam Green è difficile da battere, ma io ho un debole anche per l’esilarante Britney Spears di Casper the frieldy ghost, side-project ricilcato di Stefano dei Pecksniff), ma questa volta -forse- l’attualità del tema la rende qualcosa di diverso.

[O forse no. E il bello è che non importa neanche un po’]

Imparatevi il testo, chè all’imperdibile concerto di sabato 28 Luglio sulla spiaggia dell’Hana-bi di Marina di Ravenna (visto com’è andata la volta scorsa, non oso immaginare cosa combinerà la truppa degli svedesi nell’indie-bagno più celebre d’Italia) ci sarà da sgolarsi.

I’m from Barcelona – Britney (MP3)

 

lunedì, 11 06 2007

Uh

Non si fa in tempo a smettere di parlare del loro ottimo set al Primavera Sound che Fujiya & Miyagi trovano il modo di far parlare ancora di loro. Come si fa a non segnalare l’uscita, tra un mesetto, del primo materiale nuovo dopo l’LP Transparent Things? Uh suona compatta e geometrica come i vecchi pezzi, con un retrogusto 90’s che trova il modo di farsi apprezzare e quella vena funkeggiante che, una volta svelatasi nel live, non si più far finta di non vedere. Già in heavy rotation.


Fujiya & Miyagi –
Uh (MP3)

 

giovedì, 07 06 2007

Sempre Primavera

Come vi dicevo, non sono un grande frequentatore di festival. E da scarso frequentatore quale ero (e rimarrò), non ho mai sopportato quei report lunghissimi, post o articoli che siano, che infilano pareri su decine di band, raccontano delle code al bagno o della qualità della birra, e si perdono nei millemila dettagli che rendono questo tipo di esperienze tanto straordinarie (perchè lo sono) quanto impossibili da essere davvero raccontate. Poi sarà il decimo post del genere su cui vi imbattete, e io ho ancora un po’ di pietà.

Mi concentro sui miei highlights personali tra i set che sono riuscito a vedere, con contributo fotografico e effetti speciali. Il resto, se vi interessa, ve lo racconto a voce.

 

 

Fujiya & Miyagi

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Nerdance! Miyagi si presenta sul palco con un improbabile maglioncino a rombi, ma alla chitarra è uno slego. Fujiya sembra uscito da una biblioteca di fisica, ma le macchine che governa sono implacabili. & (sì, si chiama proprio ‘&’; sono in tre, non lo sapevate?) suona il basso, e basta, ma non serve altro. Partono circospetti, ma un pochi minuti la platea è già la loro, e si balla che è un piacere. L’impressione è di una band dalle potenzialità assai superiori a quelle che emergono dal pur ottimo Transparent Things, e solo nel live si riescono davvero ad apprezzare i serrati incastri matematici dei giri di chitarra con la voce, le abbondanti venature funky e dei beat che, anche se non sembra, funzionano anche sul dancefloor. A questi livelli, una sorpresa.

 

 

Justice

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Intollerabili, insuperabili. La console è fronteggiata da una enorme croce illuminata, e circondata da un muro di amplificatori Marshall. Il duo francese sminuzza la pista con la grandeur e la violenza che gli sono proprie, e manda in delirio la folla che a quell’ora è lì solo per loro. Dopo un buon numero di scene surreali e una serie di acutocitazioni talmente spudorate da lasciare senza fiato,  fuggo dalla calca, e assisto alla fine del set un po’ in disparte, davanti al camioncino dei Churros. Eppure non riesco a smettere di muovere il piede.

 

 

The Apples in stereo

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L’unico concerto col sole, e non a caso: la band di Robert Schneider è quella che ci fa davvero divertire. Più una ghenga di quarantenni in vacanza che una serie di nomi storici del collettivo Elephant Six, sembrano leggeri leggeri mentre la maestria sotto è tanta, e il confronto con gli altri pochi set del genere non dà adito a dubbi. Portateli in Italia, please. E fate risposare Schneider con la ex batterista Hilarie Sidney, così magari fanno pure Sunndal Song

 

 

Modest Mouse

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Non vi dico nulla, chè se v’interessavano li avete già visti a Roma o Bologna. Che probabilmente sono stati superiori come scaletta, durata, strumentazione e quasi tutto il resto. Ma la prima volta non si scorda mai, come lo sguardo spiritato di Isaac Brock o le dita veloci di Johnny Marr sulla chitarra. I was there.

 

 

Built to spill

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Come sopra, con qualche problema tecnico in più, e un’umiltà che altre band della stessa statura si sognano. Sempre enormi.

 

 

Maximo Park (acoustic set)

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Sacrificato il loro set ufficiale in favore dei Modest Mouse, mi sono accontentato delo showacase acustico pomeridiano, offerto dallo stand di MySpace all’interno della Merienda Warp. Poche canzoni, ma un vero spettacolo scoprirle quasi perfette anche nella semplice veste voce-e-chitarra. Paul Smith ha una T-shirt di Leonard Cohen, sembra un po’ palestrato, sorride e dà davvero l’idea di essere uno simpatico. E Canta da Dio.

 

 

Smashing Pumpkins

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Difficile prescindere dall’aria di baracconata che circonda il concerto: i mantelli argentati, la bandiera americana, l’intro sulle note di Suspiria sono tutte cose che sembrano fatte apposta per mettere alla prova il buon gusto del pubblico, e per condannare Corgan a mettere in scena il suo definitivo tramonto da qui all’eternità, come un Elvis degli anni ’90. I pezzi nuovi (a parte il singolo Tarantula, che funziona) sono bruttini, ma sapientemente diluiti tra i vecchi classici sono inoffensivi. La scaletta contiene (quasi) tutto quello che serve. Rivoglio indietro la mia adolescenza, ora.

 

 

Menzioni d’onore:

_Grizzly Bear – sempre ispiratissimi, anche se rendono meglio nei piccoli club. Una certezza.

_The Fall – Mark E. Smith è insopportabile. Ancora e sempre un’icona.

_Band of Horses – dal vivo sanno davvero il fatto loro.

_Battles – chevvelodicoaffà.

_Architecture in Helsinki – ancora adorabilmente pasticcioni, ancora una piccola forza della natura.

_Wilco – sempre spettacolari.

 

 

[Altri report, ben più lunghi, da Max, Nin-Com-Pop, Colas e Giulia. Per un po’ di video, ovviamente c’è YouTube che già straripa. Sappiamo tutti che questi link non vi servono perchè del Primavera ne avete già le palle ben piene, ma sono un completista, lo sapete]

 

mercoledì, 06 06 2007

This is why events unnerve me

Era già uscita 5 anni fa (nel primo EP della band), ma io la scopro solo ora con la raccolta Remixed & covered: la versione di Ceremony dei New Order rifatta dagli Xiu Xiu riassume in maniera perfetta il mio umore (nonchè le mie condizioni psicofisiche) di questo periodo.
Il primissimo singolo dei New Order (che è anche l'ultima canzone dei Joy Division, scritta mentre ancora Ian Curtis era in vita – storia completa qui), sentita di recente anche nella colonna sonora di Marie Antoinette di Sofia Coppola, viene rivoltata come un calzino, e perde la sua nobile imperturbabilità per diventare un disperato urlo emo-industrial-lo-fi che non stonerebbe dalle parti della Tigerbeat6. A Ian Curtis forse sarebbe piaciuta; invece scommetto che a Sumner & Hook fa schifo. E va bene così.

[gli Xiu Xiu saranno in Italia per una data unica mercoledì 25 Luglio nel cortile del Castello Estense di Ferrara, a ingresso gratuito. Se non ci siete mai stati, è un posto assolutamente magico]
 

 

lunedì, 04 06 2007

Primavere

Cominciamo dalla fine.
Sono le 4 passate di sabato sera al Parc del Forum di Barcellona, e il sottoscritto vaga da solo dalle parti dell’Escenario Rockdeluxe, nel tentativo di riprendersi dall’uragano emotivo provocato dallo splendido set dei Wilco, appena finito. Sul palco ci sono i Battles, e nonostante stiano spaccando tutto come sono soliti fare, non riesco a prestargli molta attenzione; mi tengo a distanza, faccio qualche foto, mi distraggo un po’. Poi, dal nulla, parte Atlas, il loro ultimo, devastante, singolo, e non so come (o forse lo so) mi ritrovo in seconda fila nella bolgia più infernale, a saltare mentre il quartetto americano disintegra quello che conosciamo col nome di rock e lo ricompone a suo piacimento, dando fuoco alle ultime polveri di un festival che ha visto suonare in 3 giorni sui suoi 6 palchi un totale di più di 100 band. Recupero i miei compagni di avventura, appuro che rimarranno per Erol Alkan (ultimo act del festival, che salirà in console 40 minuti dopo, alle 5), li saluto e mi avvio per l’Avinguda Diagonal a piedi, verso casa. Questo è stato il mio congedo dal Primavera Sound Festival 2007, e devo dire che non riesco a immaginarne uno migliore.
L’ho vissuto come una gita, questo festival, un bagno nel mare colorato dell’indie nation internazionale, il cui popolo è stiloso e attento, snob e caciarone, fanatico e nerd, identico in tutto il mondo occidentale (in modo inquietante ed esaltante in parti uguali) ma sottilmente attraversato da un gran numero di differenze nazionali. Rimarranno un sacco di ottimi concerti e decine di dettagli: il barbone di Warren Ellis, il buio delle chitarre degli Slint, Paul Smith dei Maximo Park con cappellino e maglietta di Leonard Cohen allo showcase acustico dello stand di Myspace, l’occhio nero di Isaac Brock e lo stile impressionante di Johnny Marr [stasera i Modest Mouse sono a Bologna, non provate a perderveli, non pensateci nemmeno], la folla smisurata che assiste al concerto dei Wilco, il maglioncino a rombi di Mr. Fujiya e Miyagi, il look stile ‘Elio-che-imita-i-Rockets’ degli Smashing Pumpkins (e la loro scaletta impeccabile), la stempiatura di Robert Schneider degli Apples in stereo (e il sole!), Shannon Wright che soffre e sculetta, le rughe di Thurstone Moore, le rughe di Patti Smith, le rughe di Mark E. Smith, il nasone di Ed Droste dei Grizzly Bear, Kazu sferzata dal vento, il balcanismo cialtrone di Beirut e il limbo pasticcione degli Architecture in Helsinki, le Long Blondes sentite dal prato in mezzo a un branco di inglesi che commentano le grazie di Kate Jackson, la tamarrissima croce dei tamarrissimi Justice, i tamarrissimi fuseaux ghepardati di Marina Vello dei tamarrissimi Bonde do Role, la tamarrissima mancanza di originalità del tamarrissimo DJ set degli Shitdisco (Justice! Daft Punk! Gli Snap! Di nuovo Justice!), gli acuti, le barbe e le chitarre degli ottimi Built to spill (dopodomani a Bologna, anche loro imperdibili) gli acuti, le barbe e le chitarre degli ottimi Band of Horses, la folla silenziosa che assiste in silenzio ai Low, e moltissime altre cose che al momento sono ancora troppo stanco per ricordare. Un festival del genere è un’esperienza ubriacante. Più avanti vi dirò meglio; intanto ora tento di riprendermi dal tracollo fisico, e di tornare coi piedi per terra.

 

mercoledì, 30 05 2007

Weekenplay

Mentre tutti si interrogano su cosa sia successo al suo blog, tornato sulle scene in grande stile circa un mese fa e ora inaccessibile, e mentre ci si domanda se l’errore 403 (Forbidden) che compare da qualche giorno tentando di accedere alla sua homepage sia forse da interpretare come qualcosa in più di quanto sembra, quatto quatto Fabio De Luca sbarca su MySpace. Lo fa alla sua maniera, utilizzando la piattaforma di Murdoch come archivio pubblico ma asociale di Playtex, il suo bizzarro progetto musicale do-it-yourself di quasi quindici anni fa.

Nelle sue stesse parole:

The plan was to create a funny collision between the dry (albeit emotional) structures of Detroit techno and the simple, one-fingered, plinky-plonky approach of early-80s european technopop, glued together with the basic and rough approach of the "industrial" tape network of the same time. [#]

Il corto circuito analogico / digitale che parte dai tape network per arrivare a Myspace dà un sapore tutto particolare all’operazione. Ma non è trutto qui; non so bene perchè (è improbabile, in effetti), ma alcune cose -io vado matto per Auto(biogra)psy– non sono davvero niente male.

 

Playtex Myspace (link)

 

martedì, 29 05 2007

E il tamarrometro s’impenna /2

 

Calvin Harris – Acceptable in the 80’s  (MP3)

Nonostante tutto l’hype che circonda l’esordio del nuovo enfant prodige della dance britannica (che ora pare stia lavorando pure al nuovo lavoro di Kylie Minogue; e ha 23 anni..), il suo singolone ai primi ascolti non mi aveva impressionato. Finchè non ho visto coi miei occhi Mr. Arturo Compagnoni metterla per ben due volte in una serata davanti alla pista piena, scatendo il delirio. E allora ho capito.

 

Justice – D.A.N.C.E. (MP3)

E vabbè: mani basse. Parte Jackson Five, parte Daft Punk, parte violini che più francesi non si può e parte Gam Gam, una roba tanto spudorata da essere da denuncia, e tanto appiccicosa da avere del soprannaturale. Non ditelo in giro: mi piace un casino.

 

Tiziano ferro – E Raffaella è mia (MP3)

E’ bello vedere il Tizianone nazionale fare finalmente coming out (del resto la sua sessualità è un segreto di Pulcinella) con un singolo tanto chiaramente gayo (la Carrà, signori, altro che Madonna..). Tormentone designato per l’Estate duemilasette, con un groove degno dei Justice, testo a perfetta mezza via tra colto e coatto e la certezza che, tempo un mesetto, sarà talmente ovunque che non potremo che odiarla. Per il momento, però, è un guilty pleasure.