indie-gestione

giovedì, 09 06 2005

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Benvenuti nel Garden State
Forse potrà non interessarvi, ma negli Stati Uniti (nè altrove, del resto) non esiste una città che si chiama Garden State. Non esiste una città, non esiste un paese, non esiste una località. Esiste uno stato, soprannominato Garden State, lo «stato giardino», e questo stato è il New Jersey. Avete presente? Quello che viene sempre descritto come lo stato un po’ inutile alle porte di New York, quello di Kevin Smith, quello di Bruce Springsteen, quello dove qualche anno fa ho passato un paio di settimane e che alla fine tanto male proprio non è. Quello. Il Garden State, quindi, come dice il nome stesso è uno stato e non una città; qualcuno avrebbe dovuto dirlo agli adattatori italiani di Garden State, uno dei film culto del cinema indipendente americano della scorsa stagione, che uscirà nei nostri cinema tra una settimana con il peculiare titolo di La mia vita a Garden State. Come dire, La mia vita a Stato Giardino. O, per dire, La mia vita a Terra dei cachi. Chè ogni volta dimostriamo di esserlo.
Si parla un gran bene di Garden State, in giro. Chi l’ha visto quando è uscito negli USA ne dice meraviglie da mesi, in rete è trattato come un film di culto, e grazie alla sua ottima colonna sonora (Iron and wine, The shins, Nick Drake, Zero7 e altri) che ha vinto persino il grammy come miglior soundtrack dell’anno, e grazie a un paio di battute sopra le righe contenute nella pellicola (Natalie Portman che ti dice che gli Shins cambieranno la tua vita fa un certo effetto, devo dire) il film è diventantato all’istante una sorta di film feticcio per l’indiemondo americano. Il fatto che sia scritto, diretto e interpretato dal bravissimo Zach Braff, già protagonista del geniale Scrubs, e che dentro ci siano attori del calibro di Natalie Portman e Ian Holm pare un’ulteriore garanzia di qualità.
Le aspettative troppo alte però sono sempre un dramma, si sa. E così, quando qualche giorno fa mi sono trovato a guardare il film, la delusione è stata cocente. Non è affatto un brutto film, chiariamoci; solo che l’understatement e il registro volutamente sotto tono che Braff adotta finisce per farlo passare un po’ inosservato, uno di quei film che non lasciano mai veramente il segno perchè sempre leggermente inferiori a quello che vorrebbero essere. Poi ci si ripensa, ed effettivamente alcune scene sono letteralmente memorabili (quella da cui è tratta la locandina, soprattutto), e alcuni passaggi intimamente e profondamente indie nel modo di rapportarsi alla vita e a se stessi, e il motivo di tanto entusiasmo non pare così peregrino. E’ una coesione equilibrata e convincente, a mancare.
Come ho detto, come al solito probabilmente è tutta colpa delle aspettative. Se con questo post sono riuscito ad abbassare un po’ le vostre, quindi, è già un buon risultato. Dal prossimo weekend andate al cinema e godetevi il film. Poi mi direte. 
[e al fatto che adesso -come scrive sul suo blog– Zach Braff sta lavorando al remake americano de L’ultimo bacio di Muccino non pensiamoci, per il momento]

lunedì, 06 06 2005

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Ve l’avevo detto io

[Gli Offlaga Disco Pax sulla copertina di Rumore -in edicola ora- sono come la tua squadra che vince lo scudetto. Quante volte è successo che una band italiana che ha appena pubblicato il suo esordio sia sulla copertina del più famoso mensile musicale italiano già 3 mesi dopo? Sono quasi commosso.]

martedì, 31 05 2005

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Unicorns fucking and beautiful boyz girls
Mi sembra passata una vita ma era solo un anno fa che le Cocorosie ci stregavano con le loro bizzarre filastrocche indiefolk e noi, pur rimanendo perplessi all’ascolto del disco, cadevamo vittima in più di un senso del loro fascino dal vivo. Non le ascoltavo più da allora o quasi, quando mi sono imbattuto nella notizia che a Settembre Sierra e Blanca pubblicheranno un nuovo disco, Noah’s Ark, il cui tema biblico è reinterpretato alla luce del peculiare senso dell’umorismo delle sorelle Coccherosa; dare un’occhiata alla copertina qui di fianco per credere. La tracklist presenta vari pezzi già noti e abbondantemente suonati dal vivo, tra cui la notevolissima Beautiful Boyz (già pubblicata nell’omonimo EP) che è uno dei pezzi più belli mai scritti dal duo.
AutoradioABordo linka un po’ di mp3 di pezzi nuovi in versione live, da cui si evince che, se gli arrangiamenti rimarranno simili alle versioni dal vivo, non ci saranno mutamenti di rilievo (giusto un po’ di ritmo in più in forma di basi pseudo hip-hop e human beatbox, ma quello già si sapeva) rispetto al vecchio disco. Il che è più facilmente un male che un bene, secondo me; ma staremo a vedere.  
[tra l’altro, a quanto è scritto qua, le Cocorosie saranno di nuovo in Italia per una data unica a Bologna (a un fantomatico Bologna Festival Estate, che suppongo essere al Baraccano o a Vicolo Bolognetti) il 9 di Luglio]

venerdì, 27 05 2005

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Sei dischi nuovi
Ho ascoltato un po’ di musica, ultimamente.
_White Stripes – Get behind me Satan – Il coraggio è da apprezzare, e i White Stripes sono riusciti a rimanere come sono pur avendo cambiato tutto. Il singolo mi sembra terrificante, acuni pezzi mi piacciono assai (soprattutto la stupidissima My Doorbell). Però…boh. Non sono convinto.
_Scout niblett – Kidnapped by Neptune – Ho detto Scout Niblett? Scusate, intendevo Cat Power. L’emulazione della gatta potere (che era già in nuce) ora sta diventando quasi imbarazzante. E anche se il disco è probabilmente migliore del precedente, la personalità lascia assai a desiderare. Si stava meglio quando si stava peggio?
_Piano magic – DisaffectedAl primo ascolto non mi convinceva, ora lo adoro. Non siamo ai livelli di The troubles sleep of piano magic, ma quasi. L’unica vera band al mondo che suona ghostrock, come l’ha definita il suo deus ex machina Glen Johnson nella bella intervista fattagli dal "piccolo genio" (cit.) JR.
_Weezer – Make believe – Forte di stroncature quasi ovunque, l’ultima fatica di Rivers Cuomo e soci a me non dispiace per nulla. Certo, siamo ormai completamente dalle parti di Mtv e compagnia (il target è evidentemente quello, come testimoniano anche i testi), ma ci sono un paio di pezzi (in particolare Perfect situation e We are all on drugs) che mi hanno arpionato e non mi mollano più. Ma è quasi Estate, suvvia. 
_65daysofstatic – The fall of math – Era un sacco che volevo scrivere qualcosa di questo disco. Ma -a un disco di poche parole- è giusto dedicare poche parole e far parlare la musica. Che, nel suo mix tra elettronica e post-rock, con risultati mai sentiti prima (o quasi), è assolutamente enorme.
_The boy least likely to – The best party ever – Indiepop is love: e tra me e questa band inglese all’esordio, è stato amore al primo ascolto. Canzoncine stupide arrangiate da dio, la cui complessità musicale è ben nascosta dalle melodie da Zecchino d’oro e dai testi surreali. Il disco dell’Estate?  

martedì, 24 05 2005

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Indie-yuppie è chi l’indie-yuppie fa
C’è solo una cosa più divertente dell’usare compulsivamente, e quasi sempre a sproposito, la parola indie, definendo cosa lo è e cosa non lo è come da queste parti spesso si fa: costruirci sopra delle teorie e lasciare che queste abbiano vita propria. Questo post racconta delle mirabolanti avventure del concetto di indie yuppie, nato come un gioco su un blog americano ed approdato persino sulle pagine del New York Post.
E’ cominciato tutto da un articolo del Columbia Spectator, in cui Adam Shore della Vice Records (l’etichetta americana per cui esce gente come Bloc Party, The streets, Boredoms e The stills) si lamentava:

"I feel like there has been created, in the past two to three years, an indie-yuppie establishment. Bands like Death Cab for Cutie, Iron and Wine, the Arcade Fire, Broken Social Scene, they are great bands, really great bands, with great albums, great songs, high quality. And to me, it’s just so fucking boring," he says. "It’s like fancy-coffee-drinking, Volvo-riding music for kids. And kids should be listening to music that shakes them up more, makes them uncomfortable."

Da noi il fenomeno è contenuto, ma in effetti in America la cosa sta assumendo proporzioni notevoli: tra The O.C., l’iPod, Pitchfork, Garden State, i blog, i Modest Mouse che vanno in top ten e gli Shins che vendono quanto Cristina Aguilera, essere indie non è mai stato così cool. E la cosa ha raggiunto anche tutti quei twenty e thirty-something relativamente benestanti, altamente autoconsapevoli e perfettamente integrati nella società, che una volta, erano semplici fan di Dave Matthews, dei Phish o dei Counting Crows, e che ora sono abbonati a Paste, criticano Pitchfork ma lo leggono tutti i giorni, portano spillette e t-shirt con frasi ironiche ma seguono anche -solo per ridere, ça va sans dire- ogni passo di Briteny Spears, Justin Timberlake o Gwen Stefani. Più che qualcosa che ha a che fare con l’autenticità della propria identità o con i semplici gusti, è un vero e proprio fenomeno sociale.
Molto appropriatamente, l’amo lanciata da Shore è stata prontamente raccolto da Mr. Stereogum, uno dei più letti e famosi indieblog americani, il quale ha subito rilanciato ai suoi lettori la sfida: qual è la perfetta definizione per l’indie-yuppie? La reazione non si è fatta attendere; nel giro di pochi giorni il suo post ha raggiunto i 300 e passa commenti, molti dei quali assolutamente divertenti, parecchi un po’ fuori fuoco (dedicati a descrivere un indie-modaiolo, indie-wannabe o indie-qualcos’altro più che un indie yuppie) ma tutti trasudanti umorismo e autoconsapevolezza da tutti i pori. Non è l’autoironia una delle principali caratteristiche dell’indie-yuppie?

Tra i migliori:
_You might be an indie-yuppie if the jeans you are wearing at the show cost more than the band that is playing is going to make.
_You might be an indie-yuppie if time reading Pitchfork ends up as a billable hour.
_
You might be an indie yuppie if you bought your BMW because of the iPod adapter.
_
You might be an indie-yuppie if you have a detailed plan for exposing your small children to music so that they might develop good taste.
_
You might be an indie yuppie if you go to the Arcade Fire show but leave after five songs because you have an early meeting the next morning.
_
You might be an indie-yuppie if you have a pair of glasses like Rivers Cuomo for fashion and a pair for reading.
_
You might be an indie yuppie if you get excited because the Gilmore Girls just name dropped your favorite band.
_
You might be an indie yuppie if you are both subculturally affiliated and and a functional adult.

Tra tutti partecipanti, è stata decretata vincitrice (un po’ discutibilmente, ma vabbè) Miss The 15 minutes hipster, che ha azzeccato la definizione perfetta, che mischia un elemento squisitamente indie (il vanto per la qualità e la lungimiranza dei propri gusti musicali) con uno assolutamente yuppie (una carriera da avvocato di successo):
_You might be an indie-yuppie if you import your entire iTunes library onto your work computer so you can share it on the network and show the other lawyers at your firm how hip you are.
A testimonianza dell’attualità del fenomeno negli USA, alla cosa è stato subito dedicato un articolo del New York Post (per leggerlo serve registrarsi), con tanto di Are you an indie-yuppie? test (che potete leggere qui), che indica in maniera piuttosto precisa le coordinate del perfetto indie-yuppie.
Io, da parte mia, sono un po’ confuso. Da un lato mi sembra che qui da noi si sia anni luce lontani da quel tipo di scenario, che trasuda una coolness che da queste parti è al massimo incomprensione e in cui si parla di carriere di successo che da noi, se va bene, sono onesti CoCoCo. Dall’altro, non senza una certa sorpresa, mi accorgo di rientrare in metà abbondante dei parametri che escono fuori dai post e dagli articoli linkati.
Non sarò mica un indie-yuppie anch’io?

mercoledì, 18 05 2005

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L’agenda dei concerti (Hot Summer edition)
Da queste parti le stagioni dei concerti sono come le annate del vino: quelle memorabili lasciano il segno. Quella che si sta concludendo, con ogni probabilità, rimarrà ineguagliata. Non sto qua a farvi l’elenco di tutte le band notevoli che sono passate da queste parti, non credo che serva. Però questo finale di stagione, che inizia virtualmente stasera, rischia di fare veramente il botto.
Come si è detto, si comincia stasera; e si comincia ballando, con la doppietta degli amici-dei-!!! Out Hud + Discodrive (la migliore live band italiana?) al nuovo Link. Trovate tutte le info da Polaroid. Venerdì al Covo ci sarebbero gli Oneida, ma io con ogni probabilità me ne andrò con Valido a vedere un concerto di metal intellettuale (Isis + Jesu, all’Estragon). Che avete da ridere? Il giorno dopo sarà la volta di uno di quegli indimenticabili festival Fooltribe nella bassa (a Mirandola), che con Picastro, Mae Shi, Rapider than horsepower e vari altri tenterà (senza riuscirci, ovviamente) di non farci mancare Musica nelle valli. A concludere in bellezza, domenica al Club 74 ci sono gli Czars.
La settimana dopo Bologna sarà la capitale indie del mondo: nel giro di 5 giorni ci sono Masha Qrella (autrice di uno dei miei dischi dell’anno, il 25 al Club 74), i Kills con Scout Niblett (il 26 all’Estragon), l’ineffabile Adam Green (il 28 al Covo, unica data italiana, e chiusura del Covo) e il leggendario Daniel Johnston (il 29 ai Giardini del Baraccano; GRATIS). Cose da pazzi; alla faccia di chi in quei giorni va al Primavera.
Da Giugno, poi, in Emilia i nomi imperdibili si sprecano; e pensare che quest’anno non siamo neanche costretti a sorbirci i mega-festival come l’anno scorso il Flippaut (per Morrissey) e l’Heineken (per i Pixies, i Cure e PJ Harvey); dai 13 & God (ovvero Notwist + Themselves, è bene ricordarlo) il 3 al Link fino a Beck (il 22), i Sonic Youth coi Fantomas (il 27) e Bright Eyes + The Faint (il 29, gratis) a Ferrara. E se ci scappa la gita fuori porta magari il 25 si va a vedere i Kings of Convenience a Umbertide per Rockin’ Umbria.
A Luglio pure non si scherza, nel giro di 4 giorni ci sono Tori Amos (il 3 a Modena), i Kraftwerk (il 6 a Ferrara) e Nick Cave con il quartetto (il 7 a Modena); il 19 inoltre c’è il buon Devendra Banhart a Modigliana per modici 5 euri, mentre a Marina di Ravenna nel corso del mese ci sono gratis i Supersystem, The National, Patrick Wolf, i Liars e Geoff Farina dei Karate, e per Bologna si mormora di date quasi chiuse con Joanna Newsom e Art Brut. Il premio gita fuori porta va ad Arezzo Wave, il cui unico nome già reso noto (per venerdì 15) è quello imprescindibile degli LCD Soundsystem. Tra fine Luglio e Agosto, poi, ci dovrebbero essere (ancora condizionale) i due festival dell’Estate, Homesleep  e Frequenze Disturbate; il riserbo tenuto è massimo, e non se ne può dire nulla di definitivo. Per il primo comunque, i nomi più insistenti vedono un atteso gruppo scozzese che dovrebbe avere molti fan tra i più giovani (adolescenti, diciamo), dei loro conterranei molto amati in Italia e una nutrita rappresentanza italiana. Per il secondo si fanno i nomi di 3 pezzi da 90: un gruppo di amanti dei grandi pelouche e dei robot rosa, uno delle felpe autunnali (anche se -brutto segno- la data da qua è scomparsa) e l’attesissima reunion di alcuni dinosauri…giovani. Di più non sappiamo. E se sappiamo ci teniamo per noi. Altri aggiornamenti nelle settimane a venire.
Una stagione di quelle che non si dimenticano. Non è neanche finita, e mi manca già.

martedì, 17 05 2005

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Inkiostro music video aggregator
_Supersystem – Born into the world (Tasto destro, Salva con nome) Con un pezzo del genere gli ex El Guapo potevano fare il botto; probabilmente, tra l’altro, è stato scritto esattamente con questa idea in testa. Ma con un video del genere come pretendono di uscire dalla solita cricca (di cui una buona parte, tra l’altro, ora li odia per la loro progressiva e inarrestabile deriva tamarreggiante)?
_Prodigy feat. Juliette Lewis – Hotride (Tasto destro, Salva con nome) Ecco uno di quei video che non vedremo mai su Mtv; se Smack my bitch up vi sembrava peso, a questo non vi ci avvicinate neanche. Psicologicamente violentissimo, molto fastidioso e volutamente disturbante. Probabilmente bellissimo, se riuscite a prescindere.
_Postal Service – Against all odds (streaming) Perchè nessuno mi aveva detto niente dell’esistenza di questo video? E -soprattutto: da quando si fanno i video delle B-sides? La risposta è: da quando finiscono nella colonna sonora dei film di mezza Hollywood (in questo caso Wicker Park con Josh Hartnett e Diane Kruger). Se ne poteva anche fare a meno, anche se è sempre bello avere una scusa per riascoltare questa bella cover (di Phil Collins).
_Bright eyes – First day of my life (streaming) Allarme plagio: l’idea dietro a questo video è pesantemente ispirata a quella su cui si regge il celebre video di Short skirt/Long Jacket dei Cake. Che lì, però, aveva ben più senso. Fortuna che il pezzo non è di quelli che lasciano indifferenti. 
_Sons & Daughters – Dance me in (Tasto destro, Salva con nome) Io ero tra quelli che si aspettavano il botto dopo il loro primo EP e pezzoni come Johnny Cash e Broken bones. Invece il loro LP d’esordio è solo carino, e questo video ne è una buona testimonianza. Un flamenco rock un po’ troppo patinato, che si pianta in testa in fretta ma altrettanto in fretta se ne va. Rimandati a Settembre. 
_Eels – Hey man, now you’re really living (Tasto destro, Salva con nome) «Ciao, sono E degli Eels. Ho avuto una grande idea per questo video, ma ho speso tutti i soldi per fare il disco, e non ce ne sono più per il video. Ma ci serve un video. Quindi, non ci saranno grandi effetti speciali. Eccolo qua, spero vi piaccia». Comincia così, e segue una specie di delirante karaoke solitario interamente girato in camera a mano dallo stesso E. Inguardabile, giuro. Ma chissenefrega?
_Hot Hot Heat – Middle of nowhere (Tasto destro, Salva con nome) Se Goodnight Goodnight era spudorata ma in fin dei conti irresistibile, il secondo singolo di Elevator è invece davvero sciatto: canzone dimenticabile, video patinato e banalissimo, che vede protagonista il cantante Steve Bays. Che il Brian-May-chiomato leader della band stia studiando per un futuro da teen idol?
_Fatboy Slim – Look both ways (streaming) Eseguiamo l’ordine del mini-clip virale con Paris Hilton e segnaliamo il nuovo video di Fatboy Slim. Il pezzo sembra un brano di Moby e il video è didascalico in modo vergognoso. Fortuna che si salva il finale. Forse.
_Louis XIV – PaperDoll (Tasto destro, Salva con nome) Fare dei video con le Suicide Girls è sempre di moda, ma quanti finora ne avevano fatto uno in cui si vedesse qualcosa di più di un tatuaggetto e uno sguardo torvo? Qui si vede quel che c’è da vedere, e i maschietti apprezzeranno. Anche perchè, con un video del genere, chi è che si sofferma sulla banalissima musica degli inutili Louis XIV?
_Aberfeldy – Love is an arrow (Tasto destro, Salva con nome) Una delle perle più o meno nascoste delle’indiepop degli ultimi anni (file under: Belle & Sebastian & co.), che merita più attenzione di quante ne ebbe quando usci. Nonostante l’estetica un po’ HelloKitteggiante, un video decisamente delizioso. Mi starò rammollendo? 
_Antony & the Johnsons – Hope there’s someone (Tasto destro, Salva con nome) L’unico video possibile -girato interamente su un letto, dove sennò?- per l’inno lirico del farinelli della musica d’autore dei giorni nostri. Appropriatamente stropicciato.
 [le vecchie puntate del Music Video Aggregator: 1, 2, 3 e 4]

giovedì, 12 05 2005

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The downward spiral
Ok che già di per sè non è proprio bellissimo, ok che rispetto ai dischi precedenti è una delusione bella è buona, ok che gli accenni danzeggianti del singolo The hand that feeds avranno sicuramente fatto incazzare a morte i fondamentalisti dell’industrial dark, ok che -dall’essere una delle cose più cool del pianeta- ora i Nine Inch Nails sono tragicamente e inesorabilmente passati di moda; ok. Solo: siamo sicuri che il loro nuovo disco With Teeth si meriti questa recensione (se così vogliamo chiamarla)?

[secondo me è un po’ troppo. il disco rimane una delusione, ma non è così brutto, dai]

martedì, 03 05 2005

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Secondo voi questa pubblicità è di cattivo gusto?


Riformulo: secondo voi questo annuncio pubblicitario, destinato alla promozione del nuovo disco solista di Stephen Malkmus (mr. Pavement), è troppo di cattivo gusto per le pagine di un magazine musicale (perchè di quello staimo parlando, mica di Famiglia Cristiana o del Corriere dei piccoli…)? Tanto da non poter essere pubblicato? Secondo Paste, uno dei più noti giornali musicali ‘colti’ americani, lo è, e per questo motivo il giornale si è rifiutato di pubblicarlo. L’etichetta di Malkmus, la beneamata Matador, se n’è avuta un tantino a male, e nella sua ultima newsletter ci è andata giù pesante, e ha mandato sonoramente affanculo il giornale:

Finally, we’d like to offer a shout-out (ie. "fuck you") to the cowards and thought-cops at the Ad Dept at Paste Magazine who have deemed our proposed advertisement for ‘Face The Truth’ to be beyond the bounds of "good taste." God forbid that anything might challenge the sensibilities of Paste’s Yep Roc-loving, Starbucks-guzzling, Wes Anderson-worshipping readership. Seriously, if there’s anything we or SM have done that is a poor fit with Paste’s Ad Dept’s narrow worldview, that is the highest compliment we’ve been paid since the last time Spin refused to run one of our ads.

Da noi queste cose non succedono, oppure -se succedono- lo fanno sotto silenzio. Non so se sia meglio o peggio.
[del disco di Malkmus non c’è molto da dire, non è un capolavoro, ma del resto nessuno a questo punto se l’aspettava più.. ma è un disco onesto, con alcuni sprazzi del genio che fu. e per me è abbastanza]

venerdì, 29 04 2005

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Festivalia
_E’ a un passo dall’essere definitiva la conferma di Frequenze Disturbate. Si fa già il nome di una leggendaria band americana di pop sghembo; tenete pronti i vostri costumi da pelouche giganti.
_Quasi confermato anche un evento non da meno il weekend precedente all’ombra del monte Conero. Anche qui si fanno nomi di tutto rispetto. Stay tuned per ulteriori aggionramenti.
_Più o meno negli stessi giorni, si parla anche di una tre giorni curata da Howe ‘It’s a Classico!’ Gelb dei Giant Sand un paio di centinaia di chilometri più a nord. Attendiamo curiosi i nomi. Anche se io un paio di idee ce le ho già…
_Visto che -a differenza dell’anno scorso- quest’anno i grossi festival italiani (Flippaut e Heineken su tutti) si fanno evitare volentieri, quasi quasi noi si farebbe una puntatina al Neapolis, che con Nick Cave, Tori Amos e Kraftwerk (si sussurra pure di LCD Soundsystem, ma non so quanto sia attendibile) si candida ad essere il festival italiano con la scaletta più inkiostro-friendly. Non fosse così lontano…
_E’ uscita la line-up del
Festival di Benicassim. A parte il fatto che è classicamente negli stessi giorni di Frequenze Disturbate (il che mi taglia fuori, ça va sans dire), i nomi imperdibili tra gli headliner non sono poi mica tanti. Decisamente meglio il Primavera, per chi si può permettere di partire a fine Maggio.
_In ogni caso, da queste parti, se andremo davvero ad un festival internazionale, questo sarà La route du rock. I primi nomi (Le Organ!) promettono assai.

mercoledì, 27 04 2005

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Your ex-lover is dead
Col nome che ha, da Torquil Campbell ci aspetteremo quanto meno che sia un attore shakesperiano; invece ha recitato in una serie di Law and order e nella puntata di Sex and the city in cui Carrie esce con un ventenne bisessuale e Charlotte si fa ritrarre nuda da un fotografo. Amy Milan forse non sapete chi sia, ma buona parte di noi l’ha amata alla follia mentre, accompagnando gli amichetti Broken Social Scene nel loro tour italiano, ha cantato Anthems for a seventeen years old girl portandoci quasi alle lacrime. Insieme Torquil e Amy sono le voci degli Stars, quartetto canadese che con Set yourself on fire ha pubblicato uno dei dischi pop dell’anno.
E’ difficile spiegare perchè si tratti di un grande disco: il pop va ascoltato più che spiegato e raccontato. Non si può fare capire la bellezza di una melodia, la potenza di un ritornello particolarmente riuscito, l’intrecciarsi di due voci che raccontano di sesso, malinconia e amori liceali nel modo più semplice e autentico possibile: bisogna sentirlo con le proprie orecchie. Per innamorarmi perdutamente di loro, a me è bastata una sola canzone, la opener Your ex-lover is dead. Un pezzo dedicato a due ex-fidanzati che si ri-incontrano per caso, alla sensazione di imbarazzo misto a malinconia e a risentimento che l’incontro provoca e alla consapevolezza un po’ delusa che «queste cose non ti feriscono mai tanto quanto potrebbero». La stessa indefinita sensazione che anima anche le melodie in maggiore della title-track e del primo singolo Ageless beauty, l’entusiasta frenesia sessuale che sta dietro The first five times, la quieta malinconia della conclusiva Calendar Girl e il clamoroso tripudio di archi del ritornello di Reunion. Un cocktail dolceamaro che solo i migliori riescono a creare e portare avanti per un disco intero. A questi livelli, tra l’altro. 
Da queste parti lo andiamo dicendo da mesi, e adesso il disco comincia a riscuotere consensi diffusi; qualche settimana fa in radio anche l’auctoritas Arturo Compagnoni si è profuso in sperticati elogi, e di lui ci si può fidare. Perchè, se all’inizio del disco gli Stars dicono «When there’s nothing left to burn you have to set yourself on fire», è innegabile che là fuori ci sia già qualcuno la cui fiamma è alta e luminosa. Alta e luminosa più di quella di tutti gli altri.

venerdì, 15 04 2005

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Il colpo di frusta emotivo
Erano circa le 8 e mezza di sera e stavo aspettando l’autobus sul viale per tornare a casa dal lavoro, quando mi è arrivato tra capo e collo. Non è stato improvviso; a un certo punto mi sono accorto che c’era, e in qualche modo era come se fosse sempre stato lì. Sottile, profondo, insistente. Non era spiacevole, in realtà, e volendo la sua presenza era quasi confortante: sentire male vuol comunque dire sentire qualcosa. Il colpo di frusta emotivo non è stato improvviso ma è arrivato inatteso: la traccia inequivocabile di qualcosa rimasto irrisolto. Esattamente come Unsolved Remained di Masha Qrella.
Strumenti caldi, elettronica fredda, voce fledibile e produzione assolutamente perfetta; la formula non è nuova. Siamo -in più di un senso- dalle parti dei Lali Puna di Scary World Theory, con meno alienazione e più personalità (anzi, no: soggettività), infusa in modo deciso ma misurato dall’artista tedesca, già tastierista dei Mina e bassista dei favolosi Contriva. Dentro c’è I can’t tell che si apre e si chiude come un ventaglio metallico, Everything shows, pervasa di scariche di elettricità statica e di un’inquietudine che crepa di perplessità l’ottimismo del testo e Destination Vertical, mio personale anthem per la riconquista della postura eretta, una specie di cover di una propria cover di un pezzo di Rechenzentrum dal sapore sommerso di un’ipotetica deep-glitch-pop-house.
Non il tipo di disco che prende 10 nelle recensioni, nè quello che fa gridare al miracolo. ‘Solo’ il tipo di grande disco che scopri tutto d’un tratto dopo tanto che lo ascolti, e ti colpisce a tradimento quando non te l’aspetti più. Ed è come se fosse sempre stato lì.

mercoledì, 13 04 2005

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Phonoteque
Se avete vissuto a Bologna negli ultimi 5 anni, siete stati degli squattrinati studenti fuorisede e siete dei music-junkie sempre in cerca di un buon disco da ascoltare, non potete non conoscere la Phonoteca.
Si scrive ‘Associazione Culturale’ e si legge ‘Noleggio di cd e riviste musicali’, o almeno noi, in modo assai miope, l’abbiamo sempre interpretata così. Una ventina di metri quadrati scarsi nel centro -che più centro non si può- della zona Universitaria, uno spaccio semi-legale di musica bbbuona per le tasche vuote degli studenti fuorisede, grazie a cui documentarsi sui gruppi che sarebbero venuti in città, ascoltare le nuove uscite per non fare acquisti azzardati, documentarsi sui pilastri della musica e dare un’occhiata a Mojo o The wire per un euro. Un’associazione benefica, più che un associazione culturale.
Qualche giorno fa, però, la mail:

A fine aprile la Phonoteca chiuderà i battenti.
Fino a mercoledì 20 proseguirà il normale servizio di prestito a soci.
Per cui, se ancora non siete appagati e volete colmare i vostri "buchi neri" musicali, date un’occhiata alla materia musicale che trovate nel catalogo sul nostro sito!
www.phonoteca.it
Cogliamo l’occasione di questa newsletter per ringraziare chiunque in questi 5 anni ci ha aiutato, consigliato, supportato e sopportato!
A loro e a tutti i soci vogliamo esprimere il nostro più sincero saluto.
Carlo, Franco e Gennaro

Non c’è bisogno di dire cosa l’abbia uccisa. Non c’è bisogno di dire quali siano i motivi per cui da 3 o 4 anni non ci entravo se non saltuariamente, e non prendevo più dischi da ascoltare. E’ ovvio cosa l’ha uccisa, tanto quanto da almeno un anno a questa parte era ovvio che in tempo breve sarebbe morta.
Forse della Phonoteca non ce n’è più bisogno, e ora il suo ruolo lo fanno Soulseek, i blog e le webzine. Forse è una normale evoluzione delle cose. Forse non è un peggioramento nè un miglioramento, ma soltanto un cambiamento.
Ma -più probabilmente- siamo stati stupidi noi a lasciarla morire. E ho proprio paura che ce ne pentiremo.

venerdì, 08 04 2005

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Inkiostro music video aggregator
Bloc Party – Banquet (video version 2) (download) Nuova versione (la vecchia è qui) per il video del pezzo migliore dei Bloc Party. L’idea è carina, ma il video è stato probabilmente fatto con due soldi. E si vede. 
_Daft Punk – Robot Rock (download) La canzone più paracula dell’anno (vedi
qui) ha ora un video alla sua altezza. Più vanno avanti e meno li sopporto. Anche perchè, come in questo caso, di rado non c’azzeccano. 
_Kings of Convenience – Cayman Islands (download -grazie a Paola) Non esattamente memorabile, ma con un pezzo del genere non è che si potesse osare granchè. L’idea del mare di lampade vintage, però, non è niente male.
_The Decemberists – 16 military wives (torrent download) Pare solo a me o il gruppo di Colin Meloy sta studiando da supplente dei Belle & Sebastian? Un bignamino su come mischiare estetica indie, politica internazionale e sit-com scolastica e riuscire a mantenere ancora un’aria intellettuale.
_Paolo Benvegnù – Cerchi nell’acqua (streaming – ci mette un po’ a caricarsi) Animazione minimale ed espressionista per uno dei pezzi più nobilmente e sontuosamente pop del disco d’esordio dell’ex-leader degli Scisma. Disegnato da Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione.
_Nine Inch Nails – The hand that feeds (download) Terra chiama Reznor: lo sappiamo che non c’è niente da vedere, ma qualcosa di più del tuo bel faccione e dei tuoi amichetti che suonano non ce lo potevi mettere? Il pezzo rimane ruffiano abbestia. Ma mi piace un sacco.
_Chemical Brothers – Believe (streaming) Dopo il passo falso tamarro di Galvanise, i fratelli chimici tornano ai loro consueti livelli stellari, con un gran pezzo cantato da Kele Okereke dei Bloc Party e un video meravigliosamente paranoico. Dieci e lode.
_M.I.A. – Galang (streaming) Io lo chiedo sempre, ma nessuno è in grado di spiagarmelo: cosa ci trova l’intellighenzia blog americana (e da un po’, pure quella italiana) in questa ragazza dello Sri-lanka che me ricorda tanto La Gasolina? Perchè piace? Perchè fa intellettuale farsela piacere? Perchè fa video poveri come questo? Mah.
_Settlefish –
Kissing is chaos (download) Lo-fi, ruspante e in più di un modo affascinante; come pezzo per un video è una scelta insolita: Ma molto riuscita.
_Aqueduct – Hardcore Days, softcore nights (streaming) Tanto il disco è bello quanto la loro grafica (cd, sito, video, e pure il doppio mento del cantante non aiuta) fa schifo. Questo video non fa eccezione; e non è neanche il pezzo più bello.
_Interpol – C’mere (download) Qualcuno, vi prego, faccia qualcosa per i video degli Interpol, in caduta libera dai tempi di PDA. Qua c’è un angelo con una torcia, un bosco innevato e quel simpaticone di Paul Banks che ormai è la perfetta reincarnazione di un pappone inglese dell’800.
_Weezer – Beverly Hills (streaming) Giorni fa ci chiedevamo se, col loro nuovo singolo, i Weezer ci sono o ci fanno. Guardando questo nuovo video, girato alla Playboy Mansion di Hugh Hefner, e scoprendoci a preferigli la recente pubblicità della Renault Scenic che ha la loro Buddy Holly come colonna sonora, la risposta è quasi scontata.
_Futureheads – Decent days and nights (download) Pezzo incendiario e video all’altezza, per il perfetto rock inglese post-Franz Ferdinand e pre-Bloc Party. We want more!
_Hot Hot Heat – Goodnight Goodnight (streaming) Non è che il pezzo diventi meno ruffiano col tempo; è solo che ci si abitua. E quando dietro la macchina da presa c’è nientemeno che Michel Gondry…. Che -diciamolo- in questo caso non si spreca. Ma il tocco si vede.
[le prime tre puntate del Music Video Aggregator: 1, 2 e 3]

mercoledì, 06 04 2005

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And now I know how Steve Jobs felt
Immagino lo sappiate già: la settimana scorsa è uscito Live at the Earl’s Court, disco dal vivo con cui Morrissey celebra la recente tournèe mondiale che ha seguito l’uscita del suo ultimo disco -uno dei suoi milgiori di sempre- You are the quarry. Il buon Moz suona pezzi nuovi, classici e b-sides in modo sentito ed impeccabile, recuperando anche vari pezzi degli Smiths tra cui la sempreverde How soon is now? e l’arcinota Bigmouth strikes again, che il nostro aggiorna ai tempi nostri coi versi And now I know how joan of arc felt / Now I know how joan of arc felt / As the flames rose to her roman nose / And her iPod started to melt. Ironia da manuale, lo so. Che il fan medio del Mozzer però, non può che trovare irresistibile.
Gli Smiths, peraltro, saranno oggetto di un convegno organizzato la prossima settimana dall’Università di Manchester. Il Guardian ha dedicato alla cosa (e all’inevitabile strascico di polemiche) due lunghi articoli, in cui vengono anche riportati i titoli di alcuni degli interventi dei relatori, di cui uno di un italiano, Pietro Leonardi (…) dell’Università di Roma. E si tratta di titoli splendidi: "Sing me to sleep: the Smiths and the demise of English rock", "Refractory poles: Manchester and London in the Smiths’ imagery", "The theatres of memory or radical chic? The Smiths and early 1960s British kitchen-sink cinema" e il geniale "I didn’t realize you wrote such bloody awful poetry: the performance of words and music in the boy with the thorn in his side". I cultural studies ci fanno un pippa.
 

giovedì, 31 03 2005

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Inkiostro singles watch
Weezer –Beverly Hills (mp3 e streaming) Pitchfork l’ha stroncato prendendolo bellamente per il culo, ed è difficile dargli torto quando nell’eterna diatriba del ci sei o ci fai la canzone si fa dimenticare in un nanosecondo. Peccato.
Disco Drive – All about this (mp3) C’è un termine tecnico per descrivere un pezzo del genere: spacca. L’uscita del disco è imminente, accattatevillo. E il primo che dice «Che palle, ancora punk-funk» va fuori dalla porta.
Afterhours – Ballata per la mia piccola iena (mp3 chez Enver e streaming) Il bizzarro risultato della somma algebrica tra Quello che non c’è (la canzone) e le atmosfere di Black Love degli Afghan Whigs. Carico di pathos e assai poco singolabile, ma davvero niente male.
Gorillaz – Feel good (mp3) A parte il fatto che la melodia mi ricorda Staring at the sun degli U2 (e non credo sia un complimento), il nuovo singolo del side project di Damon Albarn funziona. Ma i tempi di Clint Eastwood sono ben lontani…
Subsonica – Abitudine (mp3 e anteprima streaming) Un po’ un pastrocchio di electro e chitarroni in salsa radiofonica: cerca di accontentare tutti e forse finisce per non accontentare nessuno. Da rivedere.
Nine Inch Nails – The hand that feeds (mp3) – Terra chiama Reznor: meno ritmi ballabili e ritornelli Mtv-friendly, qua vogliamo spleen e rabbia, come ai vecchi tempi. Chiaro?
Hot Hot Heat – Goodnight Goonight (mp3) Sembrerà anche un pezzo dei Greenday, ma che vi devo dire, io l’adoro. Il resto del disco, tra l’altro, è anche meglio. Sempre lode e gloria alla band canadese.
Yuppie Flu – Our nature (anteprima streaming) Una spanna sopra la già notevole versione demo uscita quasi un anno fa sul primo numero di Losing Today. L’anthem che gli mancava.

mercoledì, 30 03 2005

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Linkorama
Poco tempo, poca voglia e molte cose per le mani, in questo periodo. Intrattenetevi con un po’ di link:
_Meravigliosamente inutile: Uncyclopedia, l’enciclopedia (anzi, wikipedia) di informazioni scorrette.
_Grottesco: l’esercito israeliano non si fida dei soldati che giocano a Dungeons & Dragons.
_Geniale: il Leonardo del futuro ci illustra cosa sono i rapporti sessuali verticali. Standing Ovation e applausi.
_Ben fatta: la migliore recensione di Human after all dei Daft Punk è quella di Sentire Ascoltare.
_Ben fatto: The Cool Out scopre che Robot Rock, primo singolo estratto dal suddetto nuovo disco dei Daft Punk, è assai più che campionato (leggi: plagiato di peso) da un vecchio pezzo di funky hard rock. [via Batteria ricaricabile
]
_Catartico: una cosa che da bambino non sopportavo di vedere nè di sentire: le dita scrocchiate.

_Sublime: per fare un tavolo di vuole un fiore; per fare un mobile ci vuole un…libro.
_Non meritevole di aggettivi: la nobile arte del pen spinning. Niente meno.

venerdì, 25 03 2005

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Il suono della polvere
Dove vanno i beat morti? Che fine fanno tutti quei rullanti che l’elettronica ha disgregato, tutte le ritmiche senza più dimora, e tutte le grancasse che non riconoscono più la familiare strada dei 4/4 e finiscono ad inseguire ogni riverbero errabondo fino a perdersi? Che ne è delle gocce di blips e glitches che si infrangono contro questo o quel pattern come onde sugli scogli? Scompaiono? Evaporano? Cadono per terra come polvere?
Me lo chiedevo qualche giorno fa, mentre realizzavo che in un’intera giornata passata a spostare mobili e riempire scatoloni il mio stereo non aveva mandato niente di diverso da quello che, con un termine meravigliosamente privo di qualsivoglia uniformità referenziale, viene chiamato indietronica. Piuttosto appropriatamente, musica piena di polvere per una stanza piena di polvere.
Ero partito da Boom Bip, un genio astratto e strumentale tanto inafferrabile quanto gommoso, esattamente come l’astuccio che rende il packaging del suo cd uno dei più belli mai visti. Il suo Blue Eyed in the red room fa il paio con il debutto dei Tunng, che ne sembra la versione più ipnotica e folktronica, e continua idealmente sulla stessa strada percorsa da FourTet nel suo capolavoro Rounds. Consacrato sull’altare del dio FourTet è pure Fog, che ha lasciato da parte la ricerca della pop song perfetta che portava avanti col suo progetto Hymie’s basement per mischiare i Radiohead di Kid A con più o meno qualunque delirio gli venisse in mente, nel suo ultimo 10th avenue freakout.
Con una partenza del genere lo slittamento verso i climi glaciali di Emilie Simon è dietro l’angolo, e la qualità del suo secondo disco La marche de l’empereur, a metà tra la Bjork più vespertina e certe colonne sonore che mischiano carillon e impeti orchestrali, difficilmente lascia indifferenti. Ma quando l’intimità che si cerca è un po’ più obliqua e meno zuccherosa, viene in aiuto mamma Morr col nuovo disco di Masha Qrella, una che tra chitarra e laptop si finge irrisolta ma che invece la sa assai lunga. E se la Morr tenta di ampliare il suo suono accogliendo trasfughi di altre etichette, perchè non dargli soddisfazione e non godersi il sapore alienato delle derive sempre più teutoniche dei Tarwater, diventati ormai un perfetto ibrido mostruoso di Kraftwerk, indietronica e Joy Division?
Quando si parla di Morr, però, non si può non parlare dei Notwist, i quali -guarda caso- proprio adesso se ne tornano fuori con un grande disco per propria neonata etichetta, la Alien Transistor. Nel nuovo progetto, nome in codice 13 and God, a dargli man forte ci sono i Themselves, ennesimo combo Anticon in cui milita il leggendario Dose One (uno che ha impresso le sue rime scattose su capolavori del genere come They Removed All Trace That Anything Had Ever Happened Here degli Hood, F.K.O. dei Subtle e un qualunque brano dei cLOUDDEAD); il sodalizio Morr-Anticon è ormai talmente rodato che non ci si rende conto di ascoltare due diverse band insieme. E il disco ti stende.
Alla fine del viaggio, i dubbi amletici sul destino delle polveri glitch sono ancora senza risposta. Rimane la sensazione che siano sempre qui, disperse nell’aria, pronte a seguirne l’ennesimo mulinello e a tornare solide nel prossimo disco di post-punk roccioso e senza fronzoli. Pronte anche, nel frattempo, a dimostrarsi l’unica colonna sonora possibile di questi in between days di sole pallido, caldo tiepido e micropolveri.

venerdì, 18 03 2005

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Ma che sc-emo che sei
Sono indeciso se sia una cagata pazzesca o una brillante presa per il culo, ma How to be emo, mi ha fatto ghignare non poco. A metà tra documentario e parodia, 20 minuti di luoghi comuni e autoironia sul popolo occhialuto e spillettato. Tra l’altro quello che si evince è che ora come ora, almeno negli USA, dire emo e dire indie sia più o meno la stessa cosa.
[disponibile anche in .AVI ad alta qualità (tasto destro, Salva con nome) della modica dimensione di circa 170 MB]

giovedì, 17 03 2005

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I’ll be your mirror
Il nuovo disco dei Perturbazione è fatto per piacere a chi non conosceva i Perturbazione. Ma ciò non implica che non piacerà a quelli a cui già piacevano. Certamente però, non piacerà a quelli a cui non piacevano.
Il bisticcio è voluto, anche se di bisticci ce ne sono ben pochi in questo disco. Ed è inutile nascondere che ci un po’ ci dispiace, perchè i loro bisticci ci piacevano assai; ma è anche inutile nascondere che Canzoni allo specchio è un gran bel disco. Del resto, si sa: In circolo è stato una pietra angolare dell’indiepop made in Italy (LA pietra angolare, per quanto riguarda l’indiepop cantato in italiano), e la sua urgenza espressiva e le sue grandi canzoni sono virtualmente impossibili da eguagliare. Soprattutto se il vecchio, miracoloso, equilibrio tra spigliatezza e derive zuccherose ora vacilla spesso in favore di queste ultime, e se i pezzi non sono tutti esattamente memorabili come un tempo.
Poi, in realtà, bastano una manciata di brani (Dieci anni dopo, A luce spenta, Seconda persona, Il materiale e l’immaginario) a farci ricordare perchè loro sono una spanna davanti a tutti, e quando alla formula si aggiunge la produzione perfetta di Paolo Benvegnù e l’apporto decisivo di una manciata di Baustelle, di Giardini di Mirò e di Sweaters, le vette toccate sono davvero alte. Ok, manca l’Agosto del caso, IL pezzo che buchi la cortina d’indifferenza dell’ascoltatore italico medio per proposte così raffinate (ancorchè inequivocabilmente, nobilmente e genuinamente pop); ma i due singoli hanno un piglio che potrebbe riservagli una certa fortuna -soprattutto ora che il marchio è Mescal- e chissà che Se mi scrivi non porti con sè un destino da piccolo tormentone estivo.
Più la riscossione di un debito che una battuta d’arresto, più una conferma che una smentita, più un ottimo disco per chi non conosce il sestetto torinese che un’evoluzione senza macchia che convincerà in toto i vecchi fan. Per una volta è il caso di essere altruisti, e augurare ai Perturbazione la fortuna che si meritano. Con la sicurezza che, la prossima volta, arriverà di nuovo il disco che ci meritiamo.

martedì, 15 03 2005

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Piccoli fragilissimi .mov
Per festeggiare l’uscita, tra circa un mese, del nuovo EP di Paolo Benvegnù Cerchi nell’acqua (5 pezzi -tra cui la cover di In a manner of speaking dei Tuxedomoon- + video realizzato da Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione) ecco un po’ di omaggi multimediali: oltre al concerto intero già segnalato mesi fa, qua ci sono un po’ di mp3 live acustici assai carini. Inoltre, da questa pagina si possono scaricare vari spezzoni video (in .mov), piuttosto lo-fi, della sua performance del 25 Febbraio 2003 Al Vapore di Marghera.
[nella stessa pagina, inoltre, filmati live di Red worms’ farm, Ronin e Good Morning Boy. Buona visione.]

venerdì, 11 03 2005

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E’ ufficiale: siamo un target
Ok, direte voi, già si sapeva. Però a me vedere la musica indie targettizzata in questo modo un certo effetto comunque lo fa. Ma vabbè, marketing is marketing, baby.

giovedì, 10 03 2005

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E’ il momento di aggiornare l’agenda
Nel loro campo, immagino, lo fanno tutti. Per qualcuno è un bel momento, per qualcun’altro no, per me è sempre un mix di entusiasmo, strana angoscia e amare considerazioni sull’emorragia economica che comporta; in ogni caso, per un music-junkie il momento di aggiornare l’agenda dei concerti non è un momento qualsiasi.
Il periodo a venire, da queste parti, è di quelli impressionanti; gli abbiamo pure dedicato la scorsa puntata di Airbag, il cui podcasting* lo-fi è -come sempre- scaricabile ancora per 24 ore da qui. Si comincia già stasera con Sondre Lerche all’Estragon, concerto da non perdere -anche se è da solo, vabbè- perchè da queste parti il suo esordio qualche anno fa è stato tra i dischi più ascoltati. Si continua domani coi Trail of dead al Covo (sempre che il sottoscritto, bloccato in radio fino alle 22.30, riesca a entrare), delle cui performance live si dicono meraviglie anche se su disco non mi esaltano particolarmente. Sabato è la volta dei Beat up, sempre al Covo (ci vado? non ci vado? mi piacciono? boh), anche se -potendosi teletrasportare a Roma- il Losing Today party con DJ set dei Sad Pandas sarebbe da non perdere. Domenica poi c’è Howe Gelb a Gradara (PU), la cui lontananza sarà probabilmente compensata dall’unicità della location e della performance. Non ci sarò, ma chi può non se lo perda. Dalla settimana dopo, poi, le cose si fanno ancora più complicate. Urge uno schema dei selected gigs:
_ven 18/03 – Settlefish (release party), Covo (il nuovo disco è notevole, e ha anche una grafica da paura) 
_sab 19/03 – Apparat, Covo (ignoro quasi tutto, ma in questo periodo basta che io legga indietronica..)
_dom 20/03 – Wedding present, Estragon (temo saranno sacrificati. mi convincete?)
_gio 24/03 – Paolo Benvegnù, Covo (una certezza. poi esce il nuovo EP)
                     Ted Leo, Atlantide (lo so, il vero scenester andrebbe qua. quindi mi sa che non sono un vero scenester)
_ven 01/04 – Giardini di Mirò, Estragon (a volte ritornano, ed era ora. ma a quando un disco nuovo?) 
_mer 06/04 – Blonde Redhead, Estragon (a volte ritornano 2. moralmente imperdibili)
_ven 08 e sab 09 /04 – AfterhoursEstragon (vedremo se il nuovo disco merita…sono assai curioso)
_sab 09/04 – Patrick Wolf, Covo (dopo due dischi del genere, come si fa a non andarci? come?)
_mer 13/04 – L’altra, Club 74 (Lindsay, ti amo. canta per me)
_gio-ven-sab 14-15-16/04 – Tarwater (gio), Fourtet (ven), LCD SoundSystem e Prefuse 73 (sab), TDK Dance Marathon – Mi (Dance Marathon? vediamo se qualcuno riuscirà a ballare i Tarwater o Fourtet..però con dei nomi del genere come si fa non fare la trasferta?) 
_gio 21/04 – Micah P. Hinson, Covo (non ho ancora deciso se mi piaccia, ma finalmente i nodi verranno al pettine…ci è o ci fa?)
_ven 22/04 – Perturbazione, Covo (ed è solo l’inizio…oh, se lo è…)
_sab 23/04 – Jens Lekman, Covo (eventone. e basta.)
                       Feist, Velvet – Rn (peccato perdersela…mettersi d’accordo no, eh?)
_mer 26/04 – Niobe, Club 74 (rischio narcolessia alto, ma potrebbe stupire)
_ven 28/04 – Ronin, XM24 (finalmente vengono in città….era ora!)
_ven 06/05 – Antony and the Johnsons, Teatro Masini – Faenza (sono un po’ terrorizzato all’idea…non so bene perchè, ma ho davvero paura)
_mar 10/05 – Lou Barlow, Covo (l’ultimo disco…vabbè, lo sapete. ma solo il nome impone la presenza)
_sab 14/05 – Offlaga Disco PaxCovo (li amiamo alla follia, il disco è bello e loro sono dei grandi. serve altro?)
_gio 19/05 – Adam Green, Covo (è il tipo di concerto che rischia di demolire -o di consacrare- un -piccolo- mito. non oso immaginare che caldo farà per un sold-out al Covo a fine Maggio…)
UPDATE: secondo il sito di DNA, il concerto è il 28 Maggio. Mettetevi d’accordo, basta che non dà pacco…
_ven 20/05 – Isis + Jesu, Estragon (so già che non avrò voglia di andarci. però il bizzarro "post-metal" degli Jesu non mi dispiace per nulla)
[* sì, lo so, è un semplice archivio di mp3, e ce l’abbiamo da sempre. ma visto che adesso che lo chiamano in altro modo sembra anche una cosa nuova, io mi adeguo. chissà che qualcuno non ci caschi]

lunedì, 21 02 2005

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Inkiostro video aggregator
+ Fischerspooner – Just let go (tasto destro, salva con nome) – La loro Emerge è stato uno dei pezzi più ballati degli ultimi anni. Scommettiamo che il nuovo singolo -meno immediato, ma non meno bello- non sarà da meno? E il video tiene botta.
+ Bravery – Honest mistake (streaming) –
Per la serie ‘una next big thing al mese’, ecco i Bravery: prendete gli Strokes, aggiungetegli i Franz Ferdinand più anni ’80, et voilà, ecco l’ennesimo gruppo dell’anno. Se ne sentiva il bisogno? Probabilmente no: ma il disco funziona che è una meraviglia, e il video è assai carino. A latere, sono in copertina su Vogue Uomo di questo mese, che ha uno speciale sull’indie. Senza parole.
+ The Blow – Knowing the things that I know (tasto destro, salva con nome) – L’indie finisce su Vogue? Faccia pure, e si diverta. Io, da parte mia, alle riviste patinate preferisco una sconosciuta band che tra twee e indietronica fa un video in cui i protagonisti giocano a Magic. Che dite, mi si nota di più? 
+ Babyshambles – Killamangiro (streaming) – La nuova band dell’ex Libertines Pete Doherty, un uomo che entra ed esce di prigione e dalle cliniche di riabilitazione come dal letto di Kate Moss. Finora, a giudicare dallo stile immutato, non pare essergli servito granchè.
+ New Order – Krafty (streaming) – Il nuovo singolo dei New Order è una meraviglia, non c’è storia. Il suo video è anche più bello, pieno di quella tensione amorosa adolescenziale che nessuno vorrebbe dimenticare mai. Fortuna che ci sono in giro pezzi così. (via Polaroid)
+ James Yorkston & the Athletes – Shipwreckers (streaming) – Dal mio folkster preferito del momento, un video assai poco rurale. La contea di Fife me l’aspettavo diversa, ma la canzone merita assai.

+ Emilie Simon – Flowers (tasto destro, salva con nome) – Ho scoperto da poco la tenue elettronica glaciale di questa francesina, e me ne rammarico. Questo pezzo è del disco vecchio, ed è tanto (troppo?) pop; ma il video è una vera delizia.
+ Beck – Black tambourine (streaming) – Il disco non è neanche uscito e siamo già al secondo video: stavolta non più retrogaming come in Hell Yeah ma retrocomputing, con un clip interamente realizzato in ASCII-art. E ogni volta è sempre meno divertente. 
[le puntate precedenti del video aggregator sono qui  e qui]

lunedì, 07 02 2005

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E se poi svieni non ti lamentare
L’appuntamento fisso ludico del lunedì stavolta ha un sottofondo musicale: fate lo stage diving più lontano con il più tamarro dei gruppi del roster Saddle Creek. Dropkick the faint!