martedì, 24/05/2005

nessun titolo

Indie-yuppie è chi l’indie-yuppie fa
C’è solo una cosa più divertente dell’usare compulsivamente, e quasi sempre a sproposito, la parola indie, definendo cosa lo è e cosa non lo è come da queste parti spesso si fa: costruirci sopra delle teorie e lasciare che queste abbiano vita propria. Questo post racconta delle mirabolanti avventure del concetto di indie yuppie, nato come un gioco su un blog americano ed approdato persino sulle pagine del New York Post.
E’ cominciato tutto da un articolo del Columbia Spectator, in cui Adam Shore della Vice Records (l’etichetta americana per cui esce gente come Bloc Party, The streets, Boredoms e The stills) si lamentava:

"I feel like there has been created, in the past two to three years, an indie-yuppie establishment. Bands like Death Cab for Cutie, Iron and Wine, the Arcade Fire, Broken Social Scene, they are great bands, really great bands, with great albums, great songs, high quality. And to me, it’s just so fucking boring," he says. "It’s like fancy-coffee-drinking, Volvo-riding music for kids. And kids should be listening to music that shakes them up more, makes them uncomfortable."

Da noi il fenomeno è contenuto, ma in effetti in America la cosa sta assumendo proporzioni notevoli: tra The O.C., l’iPod, Pitchfork, Garden State, i blog, i Modest Mouse che vanno in top ten e gli Shins che vendono quanto Cristina Aguilera, essere indie non è mai stato così cool. E la cosa ha raggiunto anche tutti quei twenty e thirty-something relativamente benestanti, altamente autoconsapevoli e perfettamente integrati nella società, che una volta, erano semplici fan di Dave Matthews, dei Phish o dei Counting Crows, e che ora sono abbonati a Paste, criticano Pitchfork ma lo leggono tutti i giorni, portano spillette e t-shirt con frasi ironiche ma seguono anche -solo per ridere, ça va sans dire- ogni passo di Briteny Spears, Justin Timberlake o Gwen Stefani. Più che qualcosa che ha a che fare con l’autenticità della propria identità o con i semplici gusti, è un vero e proprio fenomeno sociale.
Molto appropriatamente, l’amo lanciata da Shore è stata prontamente raccolto da Mr. Stereogum, uno dei più letti e famosi indieblog americani, il quale ha subito rilanciato ai suoi lettori la sfida: qual è la perfetta definizione per l’indie-yuppie? La reazione non si è fatta attendere; nel giro di pochi giorni il suo post ha raggiunto i 300 e passa commenti, molti dei quali assolutamente divertenti, parecchi un po’ fuori fuoco (dedicati a descrivere un indie-modaiolo, indie-wannabe o indie-qualcos’altro più che un indie yuppie) ma tutti trasudanti umorismo e autoconsapevolezza da tutti i pori. Non è l’autoironia una delle principali caratteristiche dell’indie-yuppie?

Tra i migliori:
_You might be an indie-yuppie if the jeans you are wearing at the show cost more than the band that is playing is going to make.
_You might be an indie-yuppie if time reading Pitchfork ends up as a billable hour.
_
You might be an indie yuppie if you bought your BMW because of the iPod adapter.
_
You might be an indie-yuppie if you have a detailed plan for exposing your small children to music so that they might develop good taste.
_
You might be an indie yuppie if you go to the Arcade Fire show but leave after five songs because you have an early meeting the next morning.
_
You might be an indie-yuppie if you have a pair of glasses like Rivers Cuomo for fashion and a pair for reading.
_
You might be an indie yuppie if you get excited because the Gilmore Girls just name dropped your favorite band.
_
You might be an indie yuppie if you are both subculturally affiliated and and a functional adult.

Tra tutti partecipanti, è stata decretata vincitrice (un po’ discutibilmente, ma vabbè) Miss The 15 minutes hipster, che ha azzeccato la definizione perfetta, che mischia un elemento squisitamente indie (il vanto per la qualità e la lungimiranza dei propri gusti musicali) con uno assolutamente yuppie (una carriera da avvocato di successo):
_You might be an indie-yuppie if you import your entire iTunes library onto your work computer so you can share it on the network and show the other lawyers at your firm how hip you are.
A testimonianza dell’attualità del fenomeno negli USA, alla cosa è stato subito dedicato un articolo del New York Post (per leggerlo serve registrarsi), con tanto di Are you an indie-yuppie? test (che potete leggere qui), che indica in maniera piuttosto precisa le coordinate del perfetto indie-yuppie.
Io, da parte mia, sono un po’ confuso. Da un lato mi sembra che qui da noi si sia anni luce lontani da quel tipo di scenario, che trasuda una coolness che da queste parti è al massimo incomprensione e in cui si parla di carriere di successo che da noi, se va bene, sono onesti CoCoCo. Dall’altro, non senza una certa sorpresa, mi accorgo di rientrare in metà abbondante dei parametri che escono fuori dai post e dagli articoli linkati.
Non sarò mica un indie-yuppie anch’io?

19 Commenti a “nessun titolo”:

  1. utente anonimo ha detto:

    Quel che conta è la musica e sta peggiorando, secondo me

    peppone

  2. inkiostro ha detto:

    In effetti probabilmente è una questione di tempo. Ma chissà che il tempo, appunto, non cambi le carte in tavola in modo tale da cambiare pure il gioco. Per una volta, forse, abitare in un paese sempre in ritardo non è così male.

  3. indiedandy ha detto:

    il fenomeno indie-yuppie è già in via di diffusione anche qui in Italia, non credere… E lo sarà sempre di più: me ne rendo conto guardando tutti i miei amici che pian piano si stanno laureando… Economia, giurisprudenza, ingegneria, economia, giurisprudenza, scienze politiche, etc etc… Vedremo, vedremo…

  4. OneHourPhoto ha detto:

    Magari un Emo

  5. kAy979 ha detto:

    questo è il post che potrebbe far riaprire il blog a Pompeo! Vado a segnalarglielo subito!

  6. utente anonimo ha detto:

    Io non ci riesco a seguire le Gilmore Girls solo per orecchiare le chicche nella colonna sonora. Ci ho provato, ma non ci riesco. Forse è colpa di quel personaggio che dopo 5 minuti che lo guardavo ha detto che i Metallica hanno copiato tutto dai Black Sabbath (?????).

  7. robyroby ha detto:

    oh che bel post e che bell’argomento. non commento perchè ci dovrei pensare troppo e non ho tempo. :)

  8. yoshi. ha detto:

    siamo sì fatti tutti in serie, ma alcuni sono più in serie di altri. e noi stiamo raggiungendo un elevato grado di serialità. ma non preoccupiamoci (?) troppo, tra un po’ si sgonfierà tutto (e quando si è gonfiato?)

  9. mammara ha detto:

    non abbandonerei mai uno show degli arcade fire dopo 5 canzoni (piuttosto non ci andrei), non comprerei una bmw per l’adattatore ipod (non la comprerei punto), giusto quella di gilmore girls la posso condividere. non sono uno indie-yuppie, anzi leggere certe cose mi ha suscitato un qualche rigurgito di integralismo eighties, e la cosa non mi dispiace.

  10. inkiostro ha detto:

    L’invito mi onora, ma non vorrei fare torto ai primi due a cui non ho risposto, a questo punto… ;-)

  11. ivanhawk ha detto:

    Scusa per l’OT, ma ti faccio arrivare il test sulla musica che gira in questi giorni su internet. Lo trovi sul mio blog.

    CIAO

  12. inkiostro ha detto:

    _Enzo: grazie :)
    _Vale: invece tu sei una perfetta indie-yuppie, che va all’Ancienne Belgique ma non fa tardi perchè la mattina dopo deve mettere a buon frutto la sua laurea in giurisprudenza lavorando per l’UE…
    _Kit: l’identikit dell’essere indie tout-court l’hanno già fatto in molti (e con ottimi risultati), ma alla fine non è che serva poi a granchè. Qui la cosa è diversa, negli USA due cose in qualche modo antitetiche si stanno incontrando dando vita a un vero e proprio fenomeno di costume. Resta solo da vedere se una delle due cose in questo avvicinamento sta perdendo le sue peculiarità..
    _Abboriggeno: infatti per definirmi tale mi manca una carriera degno di questo nome. Una carriera tout-court, ora come ora.. :)
    _Kit: la verità è che siamo tutti fatti in serie..
    _Sabrina: i miei occhiali sono assolutamente alla Rivers Cuomo, e ieri sera, quando a Gilmore Girls sono comparsi gli Shins che suonavano So says I in un locale, mi sono quasi emozionato. Come volevasi dimostrare.
    _Garnant: me lo chiedo spesso anch’io, poi mi basta guardare 5 minuti la televisione in orario diurno per tornare a sentirmi anni luce dal mondo normale. Un parìa o un eletto, a seconda dell’umore.. :)

  13. utente anonimo ha detto:

    Io mi chiedo spesso, ma sono io che mi sono avvicinata al mondo medio, o è il mondo medio che si è avvicinato a me? Com’era la pubblicità per radio dell’ultimo album di Nick Cave, la musica d’autore non è solo per pochi? Garnant

  14. tuttigusti ha detto:

    mmm,penso che resteremo sempre lontani dalla coolness americana,meglio così.

    tu non hai gli occhiali alla Rivers?

    io ieri ero felicissima:dalla Gilmore c’era in sottofondo un pezzo dei camera obscura:)

  15. utente anonimo ha detto:

    no non pensavo necessariamente a lui…voglio dire *anche* ma non solo :-) era più una fenomenologia, hehe ;-)
    Kit

  16. Abboriggeno ha detto:

    Ecco un bel post “alla Inkiostro”!

    ehi Kit, ma stavi facendo l’identikit di Inkiostro?…perche’ secondo me gli calza abbastanza…

    Cmq Ink, secondo me tra qualche anno quando sarai affermato e avrai una invidiabile carriera allora potrai senza dubbio definirti Indie-Yuppie.

  17. utente anonimo ha detto:

    “You might be an indie yuppie if you bought your BMW because of the iPod adapter” è la peggio! :-)

    da noi i professional di successo non sono indie però, a mio parere. Sono quelli che mandano in classifica Michael Bublé e Renga. :-P
    Dovresti riscriverlo te l’identikit, ma forse è stato già fatto (chessò, indie, italiano, co.co.co, bolognese, lavora nell’informatica o in un ufficio stampa o studia ancora, di notte fa il dj o collabora a riviste e fanzine musicali che pagano poco o nulla etc etc etc :-D )
    Kit

  18. secondsight ha detto:

    oddio… mi sa che sono yuppie e basta!

  19. utente anonimo ha detto:

    bel post! (fra tre mesi arriverà su qualche magazine anche in italia…)

    ora temo per te la serie di commenti su cosa è “indie-co.co.co”… ;-)