domenica, 25/10/2009

Domeniche

Passo la domenica tutto il giorno a lavorare, e metterò il naso fuori di casa solo per fare un salto al Bar Ciccio (sic) a votare Marino alle primarie del PD. La mia domenica ideale però me la immagino così: a vagabondare per le vie di Amsterdam insieme a Erlend Oye e alla sua chitarra, mentre lui strimpella Mrs Cold dei suoi Kings of Convenience o Ask degli Smiths su un tram o lungo un canale (per Amsterdam Acoustics). E speriamo che questo propizi tempi migliori.

 

giovedì, 22/10/2009

Funeral songs

Cosa faremmo senza i tabloid inglesi?

Solo ieri su queste pagine citavamo un articolo super-fuffa del Telegraph (che in teoria non sarebbe un tabloid; ma i confini si stanno confondendo, non solo da noi) e oggi è la volta del Daily Mail, che prende spunto dalla lamentela di un prete sul suo blog (che però si guarda bene dal linkare) per stigmatizzare l’uso di canzoni pop e rock durante i funerali.

Pare che la canzone che va più forte (e che gli dà più sui nervi) al momento sia My Way, ma pure Celine Dion (presente due volte in classifica), Bocelli e Whitney Houston non se la cavano male. Fortuna che c’è pure l’anthem You’ll never walk alone, la cui connotazione calcistica (è l’inno del Liverpool) ha il curioso effetto di trasformare la platea del funerale nella curva di uno stadio della premiere league.

 

E voi cosa vorreste al vostro funerale? Here dei Pavement? The Last Goodbye di Jeff Buckley? Can’t help falling in love di Elvis, come in Radiofreccia? Into my arms di Nick Cave come al funerale di Michael Hutchence? Exit music (for a film) dei Radiohead? The Funeral dei Band of Horses? Stairway to heaven? Wish you were here? The show must go on? Forever Young? Oppure optate per Bocelli pure voi?

 

 

Gerry & the pacemakers – You’ll never walk alone (MP3)

 

 

mercoledì, 21/10/2009

I know I was a scout I should’ve found a way out

Colpevolmente non avevo ancora linkato lo spettacolare video di The Whale Song dei Modest Mouse, il mio pezzo preferito dalla recente raccolta di recenti B-sides No one’s first and you are next (di cui parlavo già qui). Un delirio visivo di altissima qualità con un concept visionario e ambizioso che ben si addice alla band di Isaac Brock.

After entering his personal sanctuary, an artist is presented with a hand-crafted drawing tool that assists him in materializing his mental impressions. The machine discharges his thoughts as an endless web of yarn that guides him through his physical thoughts. The story progresses to reveal that he is divided between two worlds, one of dull reality and the second of warped memories. In the process of finding a way out of his consciousness, he is trapped between the two competing spaces, which eventually inflict lethal damage, acting as metaphors to self-destruction. [#]

 

Tutte le info sul making of sul sito del regista Nando Costa, foto di scena qui e qui.

 

mercoledì, 21/10/2009

E se metti 2 torri porta-cd Benno perpendicolari assomigliano proprio a una croce

Grande giornalismo d’inchiesta sul Daily Telegraph, ‘Jesus’s face’ spotted on the toilet door in Ikea Glasgow. Citazioni citabili:

"I was only heading to the toilet and found God."

"My wife thought He looked like Gandalf from Lord of the Rings but it is definitely more like the Turin Shroud."

"It’s certainly not what you expect to find in an Ikea store. Mind you, you need a little divine intervention to get out of here sometimes."

 

martedì, 20/10/2009

Antony, la Turandot e la Lavazza

Difficilmente avevo visto così tanto kitsch tutto assieme.

La campagna Lavazza 2010 – The Italian Espresso Experience, oltre a un calendario di dubbio gusto firmato Miles Aldridge propone una versione di Nessun Dorma (dalla Turandot di Giacomo Puccini, chevvelodicoaffà) cantata di Antony e suonata dalla Roma sinfonietta orchestra.

 

Un profondo abisso di oltritudine che  sembra fatto apposta per farvi andare il caffè di traverso.

Dubito che riuscirete a dormire ancora, e non sarà l’effetto de caffè. 

(grazie ad Affensoldat)

 

 

Antony & The Roma sinfonietta orchestra – Nessun dorma (MP3)

 

 

lunedì, 19/10/2009

Up fa schifo

Da College Humor.

lunedì, 19/10/2009

Malinconia in accomandita semplice

Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, è l’autunno la stagione ideale per ascoltare il disco di Brunori SAS. I suoi racconti che spesso si soffermano su spiagge ed estati, la chitarra strimpellata e la voce sguaiata da falò potrebbero facilmente far pensare a un disco estivo; e invece la sua malinconia ironica e dolceamara che insegue con forza stagioni che non ci sono più e il suo quotidiano crepuscolarismo degli anni 2000 sembrano fatti apposta per certe meditabonde sere d’autunno.

 

Se vi era sfuggito, Brunori Sas è il progetto il cui unico azionista è il calabrese Dario Brunori, che fu già metà dei Blume e, soprattutto, degli immortali Minnesota’s. Non meno bravo di Dente (ma un po’ più classico e meno stralunato), curiosamente Baustelliano pur avendo una poetica virtualmente opposta, ispirato come il Daniele Silvestri degli anni d’oro ma con un timbro di voce che non pùò che ricordare Rino Gaetano, Brunori Sas si è già aggiudicato il Premio Ciampi come miglior esordio italiano del 2009 e se non l’ha già fatto, ora è pronto a conquistare i vostri cuori.

 

 

Brunori Sas – Guardia ’82 (MP3)

Brunori Sas – Italian Dandy (MP3)

 

 

venerdì, 16/10/2009

Cheap bookshelf

Bookshelf by 20.87 Estudio. Grazie a Pensieri spettinati.

 

venerdì, 16/10/2009

Rejoyce Rejoyce, gli LCD sono tornati

Ok, non è ancora il momento del disco nuovo (che uscirà a Marzo ed è ancora senza titolo, ma su cui si possono trovare un po’ di info qui e sull’account Facebook della band aggiornato da James Murphy in persona, anche se il nostro è un po’ perplesso dalla rete), ma ci stiamo avvicinando.

 

Per ora l’antipasto è Bye Bye Bayou, cover di un misconosciuto pezzo di Alan Vega (già Mr. Suicide) che verrà pubblicata in 12 pollici a metà Novembre, e che è appena stata diffusa in rete. Una jam di 7 minuti di pura disco oscura e ripetitiva, che è chiaramente lontana dai singoloni della band ma che si fa subito amare per il suo andamento ipnotico e inquieto. Ecco a voi l’orrida copertina e poi il succoso MP3. Comincia il countdown.

 

 

 

LCD Soundsystem – Bye Bye Bayou (Alan Vega cover) (MP3)

 

 

giovedì, 15/10/2009

Un uomo, tre palline e un triangolo

Elementare ma anche in qualche modo ipnotico, quello che fa Michael Moschen con tre palline e un triangolo sembra facile, ma provate a farlo voi.

 

giovedì, 15/10/2009

Flying tea

[da qui]

[grazie a Nanna]

 

mercoledì, 14/10/2009

Quadrifoglio in nove sedicesimi

Straordinario come siamo abituati ai familiari, innaturali, vincoli dei formati delle comuni inquadrature fotografiche e cinematografiche, e come cambiare queste coordinate risulti strano, sovversivo e quasi violento. Dev’essere stata la stessa cosa che ha pensato Blair Neil, autore di questo splendido fan video nello stranissimo formato verticale dei nove sedicesimi per Clover, gran pezzo dal bel disco solista di Brent Knopf dei Menomena pubblicato con il nome Ramona Falls. La bellezza della canzone aiuta, ma è il formato del video a fare la differenza.

 

martedì, 13/10/2009

Welcome to the Ogori cafe!

At this cafe, you get what the person before you ordered. The next person gets what you ordered.

Questa è la semplicissima regola dell’Ogori cafe (nel racconto di Cabel), il locale in Giappone in cui a ciascuno viene portato quello che ha ordinato un altro. Geniale e funzionale, ma solo se sul menù tutto costa uguale. Ideale per chi si annoia, sconsigliato alle persone troppo schizzinose e metodiche.

Chi ne apre uno in Italia?

(via)

 

lunedì, 12/10/2009

Let’s go out and find some trouble!

Se mi chiedessero quale pezzo mi diverto di più a mettere in consolle in questo periodo non avrei dubbi: il mio pezzo di questo inizio Autunno è Sticks’n’stones di Jamie T. Scoperto nel bel mezzo della pista del’Hana-bi mentre ai piatti si alternavano Arturo Compagnoni e la Len (non ho idea di chi dei due l’abbia messo), e subito diventato un classico di fine stagione del beach club ravennate, Sticks’n’stones ha tutte le caratteristiche per diventare un piccolo tormentone da pista. Beat trascinante e inarrestabile, strofa rappata che ricorda The streets, ritornello killer che va ai migliori Arctic Monkeys (e a mille band inglesi prima di loro) e melodia perfetta per un mash-up con Such great heights dei Postal Service (sono identiche), il pezzo di Jamie T è un inno alla gioventù teppistoide dei lads inglesi fatta di amicizia, sbronze, liti e ragazze rubate, guardata anni dopo con l’inevitabile nostalgia di chi certe cose non può farle più ma decide di farle lo stesso.

Un pezzo da repeat compulsivo in cuffia e da singalong con la mano sul cuore e salti in mezzo alla pista, che ho il sospetto non mancherà mai nei miei DJ set di questa stagione al Covo (il prossimo è sabato 24) e che già ora ha totalizzato un numero imbarazzante di ascolti sul mio lettore.
Let’s go out and find some trouble!

 

Jamie T – Sticks’n’stones (MP3)

 

domenica, 11/10/2009

Graphic Novel. Lo stato dell’arte (in Italia)

di

C’è crisi, ormai è tautologico, e la crisi colpisce anche e soprattutto il mondo del fumetto. Le nuove uscite si contano davvero sulle dita di una mano. Il mercato è fermo, o sembra tale, mentre all’estero si pubblica molto di più. L’appuntamento con Lucca Comics è ormai alle porte e ci si chiede quali saranno le novità presentate dalle case editrici (tranne questa chicca).

Ecco le uscite più recenti:

Il gusto del cloro di Bastien Vivès (Black Velvet, 18 euro)
Bastien Vivès è il giovanissimo fumettista (1984) scoperto da Gipi durante la sua trasferta parigina. Risulta infatti abbastanza simile al nostro autore italiano, tuttavia Vivès si concentra soprattutto sui drammi amorosi, tema che Gipi non si sogna di toccare. Per adesso ha pubblicato in Italia solo Il gusto del cloro per la Black Velvet (premio come “Rivelazione” al Festival di Angoûleme del 2009). Questa graphic novel è la storia di un incontro tra due persone in una sorta di limbo spazio temporale ritagliato dentro alla vita di tutti i giorni, vita che avvertiamo appena scorrere fuori dalla piscina, fatta di altre persone, lavoro, impegni. I disegni al limite del minimalismo e un finale più che aperto sono riusciti a stringere lo stomaco di chi sta scrivendo.
Se masticate un po’ il francese potete trovare i fumetti di Vivès su amazon.fr, sinceramente sono tutti validi. Nell’attesa potete continuarlo a seguire sul suo blog "Comme quoi".


Asterios Polyp di David Mazzuchelli (Phanteon Books, 18 euro su ebay)
David Mazzucchelli ha realizzato due tra le più importanti saghe superoistiche degli anni ottanta, entrambe scritte da Frank Miller: Daredevil Born Again (1986) e Batman Anno uno (1987). Ultimamente ha abbandonato questo genere per impegnarsi in altri progetti collaborando con Paul Karasik alla trasposizione grafica di Città di vetro di Paul Auster (1994) e realizzando illustrazioni per il The New Yorker.
Nel corso del 2009 è stata pubblicata negli USA la graphic novel Asterios Polyp, a cui ha lavorato per una decina d’anni.


Evo la ragazza del fiume vol. 1 di Tommaso Destefanis e Andrea Vignali – Francesco Trifogli (Double Shot, 7 euro)
La protagonista Fiore è una ragazza fuori dal comune, ha il potere di creare dei ponti tra mondi diversi. Come insegnano i supereroi “grandi poteri, grandi responsabilità”, ma per Fiore la vita è più che altro un incubo continuo. Il primo numero di questa serie mette molta carne al fuoco, ed è ancora da vedere come le linee della trama riusciranno a formarsi. Quello che per ora è ben visibile è l’altissima qualità dei disegni, che creano un mondo onirico in cui realtà e sogno si fondono.
Questo fumetto mi ha ricordato un altro grande albo (sempre pubblicato dalla Double Shot e poi da Vertigo), DEMO di Brian Wood e Becky Cloonan. Anche lì la scoperta dei “poteri speciali” in un gruppo di adolescenti è narrata con un bianco e nero fortissimo che rende bene lo straziante percorso per diventare grandi. “When you grow up, your heart die”.


New York Diary di Julie Doucet (Purple Press, 13.90 euro)
New York diary è un’opera del filone underground americano che ci mostra la faccia sporca della New York anni Novanta e racconta la piccola odissea erotico-metropolitana di una ragazza timida. Un sogno americano di sapore punk, una favola con una protagonista che sguazza in un mare di dubbi, paranoia e gente sballata. Compiti a casa, ex fidanzati con tendenze suicide, droghe delle peggiori e crisi epilettiche sono il pane quotidiano di questa autrice canadese.
Julie Doucet nell’intervista in appendice dichiara di sentirsi più un’artista a tutto tondo che solo una semplice fumettista. A me questo fumetto non ha convinto troppo, il tono naive con cui racconta anche le tragedie peggiori alla lunga da un po’ sui nervi.


Dykes di Alison Bechdel (Bur, 21 euro)

Dykes esce dopo il grandissimo e assai meritato successo del primo libro della Bechdel Fun Home (che se non avete letto vi invito calorosamente a procurarvi). Diciamolo subito. questo Dykes non è all’altezza del precedente. Il volume raccoglie alcune delle strisce uscite sui giornali americani dal 1983. La striscia ha raccontato per anni (secoli prima che arrivasse il patinatissimo “L World”) la vita di tutti i giorni delle lesbiche americane con un tono umoristico che lascia un po’ perplessi. Comunque, invece di spendere 21 euro, potete farvi un’idea del fumetto direttamente dagli archivi del blog della Bechdel.


Pets di Lucia Biagi (Kappa, 7.65 euro)

Chi non si ricorda Posi e Nega di Creamy? Tutti i protagonisti dei cartoni animati giapponesi avevano degli “aiutanti animali”. Inflessibile nelle sue analisi, lucido e attento a non farsi trasportare dai sentimenti (ma ci riesce poco), un gruppo di criceti scruta le gesta quotidiane della giovane Alice, creando un nuovo, inaspettato, divertente e a tratti vertiginoso modo di guardare il mondo degli adolescenti! L’allegra banda di piccoli roditori, nel tentativo di mettere ordine nel groviglio di sentimenti contrastanti, decisioni sempre rinviate e faticose ripartenze che riempiono la vita di Alice, si fanno aiutare da alcuni dei tanti animali di cui lei si è sempre presa cura: un pappagallo, un coniglio e perfino un pipistrello. Il risultato è il ritratto agrodolce di un’adolescente inquieta ma non troppo, ribelle ma con pigrizia, spaventata dalla vita, come tanti suoi simili. Uno storia molto naive (solo per amanti del genere).


Casa Bonelli

La casa editrice più “retrò” del panorama fumettistico italiano ha presentato alcune novità nella sua scuderia. Della prima ci liberiamo subito: si chiama Caravan ed è praticamente la trasposizione a fumetti di un telefilm neanche poi così bello (“Jericho”).

La seconda invece è una buona notizia: Luca Enoch  conclusa l’avventura con Gea, è tornato a pubblicare Lilith. La protagonista disegnata ispirandosi a Kate Beckinsale deve salvare il futuro degli esseri umani viaggiando nel tempo. La storia non è male e dal secondo numero direi che ha ingranato bene. Comunque Enoch, anche se si è dovuto un po’ “ripulire” da quando lavora in Bonelli è sempre una garanzia.