giovedì, 31/03/2011

Inkiostro Out of winter 2011 nastrone

 

 

Alla fine ci siamo liberati anche di questo Inverno, ed è una buona notizia. Non so se è capitato solo a me, ma con gli anni anche se mi sono sempre definito senza esitazioni un winter guy l'arrivo della bella stagione è diventato sempre di più qualcosa da festeggiare, magari al suono di una compilation da ascoltare il macchina col finestrino abbassato o in cuffia mentre decidete di staccarvi dal computer e di fare la prima passeggiata della stagione.

Come lo scorso autunno, la scorsa primavera e il precedente inverno, il nastrone è scaricabile traccia per traccia o in un pratico zippone iPod friendly provvisto di copertina; inoltre, carico del server permettendo, le tracce sono anche ascoltabili online grazie al player di fianco a ciascuna di esse (che poi procede in sequenza con il resto della playlist). Buon ascolto.

 

 

MP3  01. Discodeine (feat. Jarvis Cocker) – Synchronize (Radio Edit)

Si comincia dal ritorno di King Jarvis. Nell'anno della reunion dei suoi Pulp, il re dei dandy britannici si concede questa lussuosissima ospitata nel bel singolo dei Discodeine, e sentirlo in queste inedite vesti tra disco e house marca DFA è un piacere per le orecchie. E la classe è la solita, inarrivabile quasi per tutti.

 

MP3  02. Amanda Palmer (feat. The Young Punx) – Map of Tasmania

Ma non si vive di sola classe. E allora stacchiamo con questo pezzaccio smutandato di Amanda Palmer, in cui la ex voce dei Dresden Dolls, ora stella dei social network e da poco moglie di Neil Gaiman, canta un inno a una certa area boschiva del corpo femminile, nascosta (per modo di dire) dietro la sapida metafora della mappa della Tasmania. Non riesco a trovarla di cattivo gusto, nè a smettere di canticchiarla.  

 

MP3  03. Joan as a policewoman – The Magic

Non avevo mai davvero approfondito la musica di Joan Wasser, e un paio di mesi fa ho messo su il suo nuovo disco quasi più per dovere di completismo che per reale curiosità. Quando i pezzi ci sono, però, sanno bucare il velo di indifferenza, ed è quello che è successo con questo pezzo e con il suo groove di Rhodes che prima ti prende, e poi ti inchioda. 

 

MP3  04. Summer fiction – She's Bound to Get Hurt

Era Febbraio, ma con l'incrocio di pianoforte e clavicembalo del pezzo che apre il disco di Bill Ricchini sembrava già Primavera. E se pensate che sia facile, sbagliate: ci sono gli anni '60 e i Belle & Sebastian, il cantautorato dei Magnetic Fields e il migliore hook di un pezzo che avrebbe potuto spopolare alla radio in tempi meno patinati e frenetici di quelli odierni. Un'alchimia fragile, ma perfetta.

 

MP3  05. The Jacqueries – She's not Fond of Love Songs

Gli autori di uno dei migliori dischi italiani di fine 2010 hanno poco più di 20 anni e vengono da Roma, ma l'età e la provienienza non le indovineresti mai sentendo come padroneggiano il migliore sound indie degli anni '90 e ci tirano fuori ottime canzoni. Bravi. 

 

MP3  06. Last Europa Kiss – The ballad of johhny boy

Sono un duo di volti noti bolognesi, di quelli che di musica ne masticano assai ma se serve non esitano a sporcarsi le mani. E quindi tirano fuori chitarra, drum-machine e tamburello, e si muovono tra indie-pop a bassa fedeltà e post-wave come piace a noi. Sono ancora agli inizi, ma le carte ci sono.

 

MP3  07. Air Waves – Knock Out

A questi giro la Primavera chiama indie-pop: voci incerte, cantilene lievi e quattro accordi in punta di chitarra col sole fuori dalla finestra sono tutto quello che serve. Vengono da Brooklyn, sono capitanati da Nicole Schneit e se non li conoscete mi sa che li amerete.

 

MP3  08. The gin and tonic youth – White tight tights

Nome di band dell'anno, e forse del secolo. Basterebbe solo quello, ma poi il pezzo è proprio carino, e allora ti scopri ad ascoltarlo dimenticando il loro talento per i calembour e godendoti solo la canzone. Vengono dalla Norvegia, e prima o poi potrebbero diventare i nostri nuovi eroi. 

 

MP3  09. GROUPLOVE – Colours

Questi invece hanno un nome bruttissimo, ma secondo la BBC «sono come i Dinosaur Jr che incontrano i Moldy Peaches in una tana segreta al tramonto». Io non ci sento nessuna delle due band, oppure ce ne sento anche decine di altre (più o meno quasi tutte le indie-band con voce sguaiata e chitarre entusiaste, dai Pixies ai Clap your ahdns say yeah), ma chi sono io per contraddire la BBC? 

 

MP3  10. The pains of being pure at heart – Belong

Chi l'avrebbe mai detto che il ritorno dei Pains sarebbe stato sulle note di questi chitarroni sonici anni '90? E chi se lo ricordava che gli Smashing Pumpkins di Siamese Dreams ci piacevano così tanto? Dopo le inevitabili perplessità iniziali me lo sono ricordato, e anche se con una punta di guilty pleasure approvo la scelta. Li ha salvati dall'oblio del secondo disco, e non è mica poco.

 

MP3  11. Tapes'n'Tapes – Freak Out

Tra le prime vittime del backslash degli m-blog (quando gli m-blog erano una piccola potenza e contavano non poco) i Tapes'n'tapes secondo me hanno sempre avuto le carte per fare bene, e col disco nuovo non riesco proprio a cambiare idea. Provateci voi, se ci riuscite. 

 

MP3  12. The Strokes – Under Cover Of Darkness

Troppi soldi, troppo successo, troppi ego e troppo grossi, e il ritorno degli Strokes fa un po' acqua da tutte le parti. Ci siamo forse tutti dimenticati che il loro disco precedente era bruttino, e il singolo apripista del disco nuovo se lo magna in un sol boccone. Da ballare tutta l'Estate. 

 

MP3  13. The Vaccines – Post break up sex

Lo sapete già: la next big thing britannica questa volta mi convince, e mica poco. Il loro singolo sarà anche un banale pezzo pop-rock costruito su un giro di Do, ma è un gran bel banale pezzo pop-rock costruito su un giro di Do. Sono un tipo di poche pretese, non mi è mai servito molto di più. 

 

MP3  14. Peter, Bjorn & John – Dig A Little Deeper

Il trio di svedesi di Young Folks non se li caga più nessuno, ma se con il disco di due anni fa avevano un po' ragione, col disco nuovo si sbagliano di grosso. Le canzoni ci sono, la scrittura pop è migliore forse anche degli esordi e c'è una tale densità di piccoli anthem da darvi l'imbarazzo della scelta. Questa è la mia preferita, provatela in macchina col sole e mi direte.

 

MP3  15. Banjo or freakout – Idiot rain

Dura la vita per Alessio Natalizia, torinese tenace che è partito anni fa dai mai troppo lodati Disco Drive e col suo progetto solista è arrivato a giocare in Premiére League: la scena è affollata, il gioco è più pesante, le ballad eteree e sognanti sono un po' inflazionate e l'uomo di PItchfork ha detto No. Ma il disco è solido e il nuovo singolo è forse il suo pezzo migliore di sempre. Lo voglio in una colonna sonora.

 

MP3  16. Quakers and mormons – Speechless Sentence

Il disco del progetto collaterale di Maolo e Mancio dei My Awesome Mixtape è stato una bellissima conferma, e per chi non se l'aspetta sarà una bella sorpresa. Hip hop per chi non ama l'hip hop con basi originalissime (dal jazz alla classica al klezmer) e ottima sensibilità. Se usciva per l'Anticon eravamo tutti a gridare al miracolo, ma io me ne frego e un po' lo grido comunque.

 

MP3  17. Soft moon – Tiny Spiders

Quello dei Soft Moon è forse il migliore revival new wave che si possa desiderare, privo delle pose di tante band che, ripescando negli ultimi anni questi suoni, ne hanno banalizzato le peculiarità e annaquato la forza. Linee di basso di rara cupezza, ritmiche martellate, voce che si perde nel riverbero e synth acidi e spaziali. Notevolissimi.  

 

MP3  18. PJ Harvey – In The Dark Places

Con le settimane il nuovo disco di Polly non esce dal lettore, ma in mezzo al pur eccellente e assai originale pastiche sonoro che lo compone il mio pezzo preferito è forse la canzone più tradizionale. Una ballad oscura e grattuggiata mesta come una marcia funebre, che parla di guerra e morte. 

 

MP3  19. Ducktails (feat. Panda Bear) – Killin The Vibe

Che sia con la sua eccellente band principale (i Real Estate) o con il suo progetto solista Ducktails, quando Matthew Mondanile imbraccia la sua chitarra liquida io mi sciolgo. Qui poi si fa aiutare dall'Orso Panda in libera uscita dagli Amimal Collective, e la languida nenia che ne esce è roba da 10 e lode.

 

MP3  20. Sara Lov – Square Heart (The Black Heart Procession cover)

«I've got a square old heart / and no one makes the parts that I need»: comincia così quello che forse sulla distanza è uno dei più bei pezzi di sempre dei Black Heart Procession, sapientemente scelto da Sara Lov per il suo disco di cover. Affranta ed elegiaca, come da copione, forse ancor più dell'originale con questa veste di pianoforte ed archi. E sempre molto vera.

 

MP3  21. J Mascis – Several Shades of Why

Non avrei veramente mai detto che il nuovo disco solista del cantante dei Dinosaur Jr potesse essere così bello. Scrittura eccellente, arrangiamenti acustici splendidi, linee e suoni di chitarra essenziali ma memorabili. Uno dei migliori disco di inizio anno.

 

 

ZIP  AAVV – Inkiostro Out of winter 2011 Nastrone

mercoledì, 30/03/2011

DIS.AMB.IGUANDO Impronte digitali

di

 

 Una Bologna nel pieno di una mesta campagna elettorale è stata la scusa per invitare Giovanna Cosenza a radiocitta'fujiko. Insegnante di Semiotica dei nuovi media e preside della Laurea Magistrale in Semiotica all'Università di Bologna, la nostra ospite ha dato le sue pagelle e commenti su manifesti elettorali e strategie comunicative che cominciano a spuntare in città. Qualcosa aveva già scritto nel suo blog DIS.AMB.IGUANDO; le abbiamo chiesto un aggiornamento che, come prevedibile, ha previsto parecchie bocciature: chi copia loghi e abbonda in negazioni, chi copia vecchi spot e sceglie un arancio virato seppia. Messaggi in quelche modo ammiccanti, ma decisamente poco politici. Chi invece è bravo a narrare la politica in modo chiaro, al di là dei contenuti, sono la Lega (ahinoi)  e Vendola. 

 

La nostra lunga chiacchierata, sempre alternando serietà a leggerezza, si è poi spostata su altro: dai temi semiotici (abbiamo anche citato e infamato il famoso quadrato semiotico), al perchè e come un blog è utile nel rapporto docente/studenti, dall'importanza del saper ascoltare, a come e quando è il caso di darsi del tu.  

 

MP3  IMPRONTE DIGITALI con Giovanna Cosenza

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mercoledì, 30/03/2011

Every goddamn clothing store

[da The Doghouse Diaries, via]

martedì, 29/03/2011

Boris – il film

 

Quando ci si trova a parlare di Boris – il film è impossibile non cominciare dal folle e ambizioso progetto che incarna: portare al cinema quella che è stata la serie tv italiana più bella e amata degli ultimi anni (ma, forse di tutti i tempi). Ci voleva un miracolo, ma il film ce la fa, e riesce a traghettare con spaventosa naturalezza sul grande schermo tutto ciò che ha reso la serie un culto per un numero incalcolato (ma grande) di persone: il sarcasmo amaro e disincantato sulla situazione italiana, i personaggi grotteschi eppure dannatamente familiari, i tormentoni esilaranti e la scrittura di dialoghi di altissima qualità.

 

Ma c'è di più: l'effetto «serie tv al cinema» viene quasi ribaltato, e ci si scopre a pensare a quanto l'anomalìa sia stata semmai l'essere riusciti a portare in televisione (anche se sulla pay-tv prima e sul digitale dopo) un'opera così stratificata e metaforica, in cui si ride tanto per «Bucio di culo!» quanto per l'affresco impietoso della situazione lavorativa, politica e umana di questo cazzo di paese che è talmente rovinato che è quasi riuscito a farci affezionare ai suoi peggiori difetti. Certo: il film, come la serie, non è perfetto, e verso il finale si ripiega un po', replicando uno schema in qualche modo simile a quello dell'ultima stagione. Ma non può che andare così, e probabilmente ogni altro finale sarebbe stato sbagliato.

 

Di più, senza svelarvi la trama, non posso dire. Ma se amate la serie amerete il film, mentre se non la conoscete potrebbe essere il modo perfetto per vedere all'opera Renè Ferretti e soci in forma assolutamente smagliante. Portateci gli amici, la mamma, il babbo e i fratelli minori, e ho il sospetto che piacerà un po' a tutti, e non necessariamente per motivi diversi. Non so come ci riesca, ma ci riesce. GENIO!

 

 

lunedì, 28/03/2011

Bach all’ukulele

Cose che non sai bene come trovi in rete e poi ti innamori: la virtuosa dell'ukulele hawaiiana Taimane Gardner suona una specie di medley della Toccata e fuga di Bach, della Carmen di Bizet e del Fantasma dell'opera di Andrew Lloyd Webber. Probabilmente è più lo show della tecnica vera e propria, però funziona dannatamente bene.

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lunedì, 28/03/2011

Dare un nome alle cose

[via]

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venerdì, 25/03/2011

Black Friday

di

Oggi è il terzo venerdì che passiamo in compagnia di Rebecca Black, quindi sono trascorsi abbastanza secoli-internet per poter esaminare il vero fenomeno virale del 2011 post-Charlie Sheen. Se non sai a cosa mi riferisco, innanzitutto spero che la SIP ti ripari presto la linea, e poi fatti descrivere questo video da un tuo amico che “naviga”.
 
Rebecca Black (13, F, California) ha più di 39 milioni di visite su YouTube, ha venduto 40.000 copie in una settimana e ha scatenato una gara infinita di meme e parodie (a tenere alto il tricolore, ci pensa il meraviglioso Rebecco Nero). Ha anche ricevuto minacce di morte e la sua “Friday” è stata definita la peggior canzone di sempre.
 
È divertente? Sì, il video è inavvertitamente comico per molte ragioni. È amatoriale, ma non abbastanza per finire nella categoria “fare gli scemi con la telecamera in un pomeriggio di noia”. È professionale, ma non abbastanza per sembrare un video musicale vero e proprio. La produzione, il green screen e gli effetti speciali (il lampione che diventa fermata del bus!) evidenziano il fatto che qualcuno ci ha messo dei soldi e ha preso la cosa sul serio, e ai nostri occhi si crea lo stesso effetto comico dei film low-budget che si credono Guerre Stellari. Quanti soldi? 2.000 dollari: una cifra ridicola per girare un video, una cifra esorbitante per fare un regalo alla propria figlia tredicenne. “Voglio un videoclip” è il nuovo “voglio un pony”.
 
Poi c’è lei, Rebecca, con una voce insignificante (manipolatissima) e poca verve da popstar. Confrontatela con Bieber o Britney e Justin Timberlake ai tempi del Mickey Mouse Club e capirete che non è solo una questione età o di talento: Rebecca è una ragazzina che si sta divertendo con gli amici e pensa “cazzo, figata!”, non una che ha il discorso per i Grammy già pronto nel taschino. È una concorrente dello Zecchino d’Oro, ma per sua sfortuna al posto del Mago Zurlì c’è 4chan.
 
Ma la cosa che sembra aver suscitato più ilarità è il testo della canzone. “Friday” è la giornata-tipo di un'adolescente che si sveglia, fa colazione, deve scegliere dove sedersi sulla macchina degli amici e aspetta con ansia il weekend. È così derisibile? Non vi ricorda niente?
 
Wake up in the morning feeling like P Diddy
Grab my glasses, I'm out the door, I'm gonna hit this city
Before I leave, brush my teeth with a bottle of Jack
Cause when I leave for the night, I ain't coming back
I'm talkin’ 'bout pedicures on our toes, toes
Trying on all our clothes, clothes
[…] 
Tick tock, on the clock

But the party don't stop, no

 
Queste strofe sono tratte da “TiK ToK” di Ke$ha, il singolo più venduto del 2010 (12.8 milioni di copie, top 3 in 13 paesi). "TiK ToK" è "Friday", ma cantata da un'adulta, prodotta da adulti e per un pubblico adulto. Di fronte alla tautologica "pedicure per le dita dei piedi" e il Jack Daniels come collutorio, che Dio benedica i cereali di "Friday". E non dimentichiamoci che l'umiliazione della Black sta avvenendo in un mondo che nomina ai Grammy album contenenti le rime "I wanna see your peacock, cock" e "fill up my cup, mazel tov". Nel contesto del pop odierno, c'è poco da stupirsi e se una tredicenne fa della musica di merda un punto d'arrivo e non è difficile capire da dove ha preso l'ispirazione. È difficile capire perché non sia già alla numero uno.
 

giovedì, 24/03/2011

The movie math quiz

Questo è il tipo di cosa che piacerà ai matematici e che piacerà ai cinefili, che è risolvibile solo da parte dei matematici cinefili e che è completamente priva di significato per i non matematici e non cinefili.
Io però non sono nessuna delle due cose, ma sono un geek e queste cose mi divertono da matti, quindi: riuscite a indovinare i titoli dei 10 film a cui corrisponde ciascuna di queste immagini a sfondo matematico?

 

mercoledì, 23/03/2011

Impronte native e digitali

di

Le nuove generazioni di nativi digitali che superpoteri (e quindi grandi problemi) avranno? Ieri su radiocitta'fujiko abbiamo girato questo e altri interrogativi simili  a Paolo Ferri, docente di Teorie e Tecniche dei Nuovi media all'università Bicocca a Milano. Ferri è autore di "Nativi digitali" (Bruno Mondadori), espressione che il prof. individua in coloro che sono nati in una casa già connessa con Internet a banda larga. Cosa che In Italia è avvenuta dal 2005 in poi; noi invece siamo solo immigranti digitali ben fuori da questo limite. 

 

Oltre questo abbiamo parlato di quali sono le differenze cognitive e sociali tra nativi e non, di quanto la scuola è in grando di recepire e coltivare i nativi, e di come si potrebbe configurare il digital divide. Tutto il resto lo potete sentire qui sotto.

 

I nativi sono molto diversi da noi “figli di Gutenberg”. Sono nati in una “società multischermo” e interagiscono con molti di questi schermi fin dalla più tenera età. Questo perché sono numerosi i monitor interattivi dai quali sono circondati fin dalla nascita – computer, consolle per videogiochi portatili, cellulari smartphone, navigatori satellitari. Ora è importante comprendere come per i nativi digitali questi schermi costituiscano soprattutto strumenti di comunicazione e di interazione sociale e tra pari.

 

MP3  Impronte digitali Paolo Ferri

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mercoledì, 23/03/2011

The Wild Bunch

di
David Small, Stitches. Ventinove punti (Rizzoli Lizard, 17 €)
Se avete dimestichezza con la poetica lynciana o in alternativa con la cronaca nera degli ultimi anni sapete bene che la famiglia è spesso il luogo dove si consumano le peggiori violenze fisiche e psicologiche. Stitches parla proprio di questo raccontando la storia di un ragazzo cresciuto in una famiglia altamente disfunzionale. E indovinate un po’ come ne esce fuori. La vogliamo usare la parolina magica? Capolavoro.
 
Tuono Pettinato, Garibaldi (Lizard, 16 €)
Tuono Pettinato dopo Apocalypso che tanto abbiamo amato e dopo il “Dialogo impossibile” di Galileo torna con una sfida impegnativa: raccontare la vita di Garibaldi l’eroe più misconosciuto d’Italia. Il rischio era altissimo ma questi benedetti 150 anni dell’Unità d’Italia offrono l’occasione a Tuono per dimostrare tutto il suo talento in una rilettura filologicamente corretta e altrettanto esilarante delle vicende garibaldine. Si ride tantissimo.
Nel suo blog trovate gratis le dieci pagine che ha realizzato per il Darwin Day 2011 godetevele!
 
Manuele Fior, Cinquemila chilometri al secondo (Coconino, 17 €)
Dopo il successo della trasposizione de La Signorina Else da Schnitzler, non potevamo non parlare di “Cinquemila chilometri al secondo” di Manuele Fior, vincitore per il miglior album del 2011 all’ultimo Festival di Angouleme. Tre personaggi intrecciano le loro vite dall’adolescenza all’infanzia. Il triangolo dei sentimenti si declina inesorabile.  Il tratto elegante e stilizzato di Fior ricorda una certa estetica di fine '800, la cartellonistica di Toulose-Lautrec, l'arte dei Nabis, ma ogni rimando viene riassorbito e vitalizzato dallo straordinario uso degli acquerelli. I protagonisti principali del racconto sono le distanze e il tempo: le distanze che si frappongono tra i personaggi, e il tempo che passa e lascia le sue tracce, sulle cose, così come sulle persone.
 
Francesca Ghermandi, Cronache dalla palude, (Coconino, 16 €)
Finalmente un’altra donna italiana dopo Vanna Vinci che si cimenta col fumetto. E che donna, un vero genio nero che mette le giuste dosi di ironia e orrore in questa deliziosa storia a metà tra il demenziale e il tragicomico. Voraci neri topi rintanati nelle radici di un'antica esausta quercia, una vecchia incartapecorita dietro antichi segreti a caccia dei topi con la fiocina, disoccupati alcolizzati e altri disgraziati, bambini pestiferi e baby-sitter sadiche, incrollabili vergini di parrocchia e dinamici preti in cerca di fedeli, una disegnatrice sociofobica da tutti sfuggita perché gronda sudori dalle mani dalla faccia da tutto il corpo in modo insopportabile, bolsi professori e spietati studenti, muscolose trans dalla mascella quadrata brave all'uncinetto, tossici pronti a tutto che rimbalzano verso l'inevitabile, sempre sfuggita morte. Tutto questo è l'universo degradato di una città che potrebbe essere quella di ognuno di noi.
 
Marco Tagliapietra, Elizabeth, (001 Edizioni, 14 €)
L’Elizabeth che da il titolo a questo particolarissimo fumetto è Elizabeth Eleonor Siddal, detta Lizzie. Poetessa e pittrice, a seguito di un incontro fortuito con un giovane pittore, diventa la modella preferita della Confraternita dei Preraffaeliti, impersonando per questi, l'ideale stesso della femminilità. È con Elizabeth che nasce la figura della top model, sconosciuta fino a quel momento, c'è chi ritiene forzando la realtà che la Siddal sia l'antesignana addiritttura delle moderne groupies, disposte a sacrificarsi per l'artista che amano. La sua storia non finisce con la morte, avvenuta in circostanze misteriose: nove anni dopo il suo corpo viene riesumato, sorprendendo e sconvolgendo quanti furono testimoni. Elizabeth è una graphic novel italiana ispirata a fatti realmente accaduti, frutto di una profonda ricerca dell'autore Marco Tagliapietra che presenta con estro e piglio da artista, con tavole che ricordano i quadri ottocenteschi (ed oltre), un vero e proprio mito dell'Ottocento.
 
Paolo Bacilieri, La magnifica desolazione, (Kappa Edizioni, 17 €)
“Come tutti sanno gli zombie italiani, in particolare quelli veneti, sono totalmente innocui” Basterebbe questa frase a descrivere le vicende di Zeno Porno, sceneggiatore improbabile per Topolino. Dopo un iniziale disorientamento necessario per orientarsi nell’Italia surreale ideata da Bacilieri, si viene subito coinvolti dai mille problemi del giovane antieroe in una nube di ripensamenti esistenziali, alle prese con un mondo sempre più allucinato. Pendolare tra Milano e la provincia veneta popolata di zombie, alla ricerca di un padre che è diventato una figura ingombrante, convinto dal suo amico Titta Mascioni, Zeno è infine pronto a una nuova missione: partire per raggiungere la Luna.
 
Grazie Nidasio, Valentina mela verde vol.I e II, (Coniglio Editore, 24 € +24 €)
Astenersi uomini please, Coniglio Editore si è lanciato nella totale ripubblicazione delle strisce del fumetto della Nidasio, che uscì negli anni ’70 per le giovani adolescenti. Io l’ho letto tutto l’estate scorsa e mi è piaciuto soprattutto il fatto che nelle vicende della giovane protagonista si innestano sempre i fatti di cronaca di quegli anni, come la contestazione studentesca. Insomma non solo un fumetto per ragazzine, ma anche uno strumento per riflettere sul presente. Astenersi ovviamente i non amanti del genere.
Sul sito dell’editore potete leggere le prime tre storie. Enjoy!
 
Daniel Clowes, Wilson, (Coconino, 17,50 €)
Impossibile non parlare di Wilson il nuovo “capolavoro” di Clowes. Forse mi attirerò le ire funeste dei fan di questo fumettista americano ma penso che a questo lavoro manchi davvero qualcosa. Se nei fumetti passati Clowes faceva tabula rasa di tutto descrivendo un’umanità ai limiti dell’emarginazione sociale, immersa nelle bassezze della vita da cui però riuscivano sempre ad emergere sentimenti veri, emozioni autentiche, sincera commozione per un universo di personaggi che comunque ce la fanno, riescono cioè a tirare fuori tutta la loro dignità e a gettare la loro sfida in faccia al destino questo non accade a Wilson. Wilson è un personaggio privo di tutto, anche di umanità. Girella in un mondo in cui gli capitano le cose più incredibili senza che lui muova un dito. L’unica cosa che gli resta è fare salaci battutine che fanno sorridere a denti stretti. Un anti-eroe, un uomo senza qualità che lascia davvero l’amaro in bocca.

martedì, 22/03/2011

Speed dating 2.0

Chatroulette ce lo siamo inevitabilmente (e forse giustamente) dimenticato tutti, ma è sempre là fuori, e se usato bene è sempre uno strumento straordinario per fare piccole cose geniali. Come quella qua sotto: quante volte devono averla provata prima di trovare una ragazza carina, con il nome in metrica e che rimanesse online fino alla fine?

 

lunedì, 21/03/2011

Kiss my shiny metal hat

[Il Bender Hat è eccezionale e si compra qua, anche se per il momento è sold-out]

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lunedì, 21/03/2011

Jens Lekman e Kirsten Dunst

Se tutto va bene il 2011 dovrebbe essere l'anno del ritorno di Jens Lekman, il  crooner del cantautorato indie-pop svedese che tutti amiamo e che non ci regala un disco da ben 4 anni. 

Sperando che sia un segno il nostro nel weekend ha suonato a Londra per il Read and shout festival, e, come racconta The line of best fit, ne ha approfittato per presentare un paio di pezzi nuovi: la tipica ballata lekmaniana Every little hair knows your name e la dolceamara ed esilarante Waitin for Kirsten, in cui la Kirsten del titolo è l'attrice Kirsten Dunst:

 

Set highlight ‘Waiting For Kirsten’ gained the biggest response of the night as Jens explained the story behind the tribute of the Spiderman star. Telling the tale of discovering that Dunst had recently name-checked him in a magazine article, he went on to jest with the audience  ”what is a suburban potato chips factory boy like me supposed to do when Kirsten comes to my home town except obsessively stalk her all night?”. Naturally. [#]

 

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domenica, 20/03/2011

Non è più il tempo delle lenzuola stese

 

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venerdì, 18/03/2011

Il ritorno dei Forty Winks

Sono la band di regaz bolognesi per eccellenza, in attività da più di 10 anni e con all'attivo un bel po' di date live tra cui diversi sold-out nei locali che ci piacciono. Adesso, dopo un po' di anni di assenza, i Forty Winks sono tornati, e continuano a spaccare come e più di prima. Il nuovo disco si chiama Bow Wow, esce per Unhip e fotografa una band in splendida forma, che alterna il suo classico sound tirato ad aperture melodiche che a volte fanno venire in mente il migliore rock britannico, a volte cose come i Queens of the stone age. Il tutto con poche pose e, dal disco si capisce, divertendosi assai. 

 

I Forty Winks suonerano sabato al Covo per il release party del nuovo disco, e sarà sicuramente una gran bella serata. Come non bastasse, a seguire il sottoscritto e Mr Giovanni 'UDA' Gandolfi a mettere un po' di dischi in Sala grande. Ci vediamo là.

 

 

MP3  Forty Winks – Mannequins

MP3  Forty Winks – Beneath her feet

 

 

[la foto è di Caterina Pecoraro]

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venerdì, 18/03/2011

Smells like a rotten boy band

In tema di cover horror, questa mi era completamente sfuggita. E sì che, essendo in formazione a 4, probabilmente risale a prima della reunion e ha quindi almeno un anno. Signore e signori, ecco a voi i Take That che rifanno Smells like teen spirit dei Nirvana. Come dice Dis0rder che l'ha postata su Facebook, qualcosa di molto vicino a una profanazione di cadavere. Proprio per questo, secondo me, a Cobain sarebbe piaciuta.

 

 

giovedì, 17/03/2011

Ma per fortuna o purtroppo?

[scontato, ma oggi inevitabile]

mercoledì, 16/03/2011

Win Win

Nella giornata in cui tutti i blog musicali e le webzine del mondo linkano in pompa magna le due canzoni della collaborazione tra Four Tet, Burial e Thom Yorke (che non sono brutte, ma da tre nomi del genere era lecito aspettarsi qualcosina di più), io sono invece assai più esaltato per essermi imbattuto in un nuovo pezzo dei National (con Sharon Van Etten ai cori), scritto apposta per la colonna sonora del nuovo film di Thomas McCarthy Win win. Potrei dilungarmi e scrivere quanto la qualità della loro produzione si mantenga a livelli altissimi anche nei pezzi minori, ma tanto nessno lo leggerebbe, so che avete già tutti spinto Play.

 

 

MP3  The National – Think you can wait

mercoledì, 16/03/2011

Alcuni aneddoti dal mio futuro

Blog poco noti ma molto ispirati che seguo da un po': Alcuni aneddoti dal mio futuro.

 

Uno dei lati positivi dell’avere più di 40 anni nel duemilaerotti è poter sostenere confronti sugli albori dell’informatica consumer e farcirli di aneddoti boriosi: il dos, il Macintosh Classic, il Commodore, l’Atari, l’Amiga e via così (volevo sottolineare il fatto che un altro lato positivo è essere in grado di sostenere conversazioni tout court, ma mi è sembrato poco rispettoso verso le nuove generazioni e non l’ho scritto). Permette a noi di quasi di mezza età di tirarcela un po’ con i pischelli nati con le app dell’iphone e con le piattaforme dedicate al gioco che prolungano la loro infanzia oltremisura (d’altronde, sono a casa a girarsi i pollici, vista la situazione, tanto vale girarli su una console). Noi che sappiamo apprezzare fino in fondo i contratti di navigazione flat, rispetto ai salassi in bolletta e all’inconfondibile rumore proto-digitale di connessione del modem. Oppure il tera come unità di misura di dispositivi storage hi-tech e multicolore versus la monocromaticità blu floppy disc dei raccoglitori di file di una volta.

 

Tutto questo ci fa sentire come i nostri nonni con Vittorio Veneto, i nostri padri con la Resistenza, i nostri fratelli maggiori con le università occupate e quelli di mezzo con la festa del proletariato giovanile di Parco Lambro, e ci autorizza a fiaccare di paternali i ventenni che, per andare su youtube, vanno su google, digitano youtube, e poi cliccano sul primo risultato della lista. Magra consolazione, direte voi. Ma il senso di questo esempio è: non è che Internet ci ha reso stupidi, ma sono gli stupidi che utilizzano Internet a loro modo. E allora giù di luoghi comuni. “Si scaricava l’e-mail solo due volte al giorno, una al mattino e una dopo pranzo“, che detta così sembra una prescrizione del dottore. “Il mac dedicato alla scrittura della copia master dei cd rom era su un tavolo a prova di vibrazioni, i cd vergini costavano 20mila lire e si utiizzavano scrupolosamente“. “Windows trepuntouno, quello sì che era un OS stabile”. [#]

 

Continua su a leggere Conversazioni di basso livello (in senso informatico).

martedì, 15/03/2011

Impronte Digitali lasciate in Biblioteca

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Un anno fa Google firmava un accordo con le Biblioteche Nazionali di Firenze e Roma. Un milione di libri tra classici, copie rare e introvabili da scannerizzare e digitalizzare. Impresa affascinante che ha attirato alcune critiche e dubbi su cultura e interesse danaroso: come conciliare il ruolo del servizio pubblico e l'onnivoro strapotere tecnologico ed economico di Google; come trovare un equilibrio tra allargare l'accesso alla conoscenza e garantire il diritto d'autore. 

 

Di tutto questo ci parlerà Piero Metelli, direttore progetti internazionali della Biblioteca Nazionale di Firenze, stasera alle 19 su radiocitta'fujiko.

 

MP3 – IMPRONTE DIGITALI Piero Metelli

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