(Inkiostro è seduto a un tavolino che chiacchiera con degli amici)
(Ragazza passa e lo urta)
Ragazza: Oooops, scusa. Non volevo…
INK: Figurati.
INK: (sussurrando, dopo che si è allontanata) …Bellissima..
A: Carina, sì
B: Il tuo tipo
C: Lanciati
A: Cosa aspetti
B: E’ il tuo tipo
C: Coraggio
INK: In effetti è molto carina… Dai, prima della fine della stagione…
A: …la bacerai?
B: …te la portarai a letto?
C: …metterai su famiglia con lei?
A: …farete tanti figli?
B: …avrete una villetta con tanti cani?
C: …pizze a domicilio e videocassette a noleggio?
INK: …scoprirò come si chiama
A: Mioddio
B: Aiuto
C: Te mi sa che sei senza speranza
II
(due giorni dopo, su skype)
A: Stasera la macchina la prendo io, così stavolta puoi bere.
INK: Ottimo
A: E però la prendo a un patto
INK: Dimmi
A: a patto che intorti la tipa dell’altra sera
INK: …
A: tanto lavora lì, no?
INK: ok, prometto
A: prometti!
INK: tipo, le sorriderò
A: a piedi ti lascio
INK: dai, chiederò a qualcuno come si chiama
A: tu non hai capito
INK: allora faccio come in una commedia americana
A: Certo
INK: fingo di inciampare e le verso un mojito intero addosso
A: diosanto
INK: Così si ricorda di me
A: Sicuro!
INK: dici che è meglio una birra?
A: aiuto
INK: O un gin Tonic. Non macchia il gin tonic.
A: Portati anche la medaglia che hai vinto al liceo, e appenditela al collo
INK: Idea brillante!
INK: sarebbe bello aver partecipato alle olimpiadi di matematica, almeno una volta
A: Te mi sa che sei senza speranza
III
(la sera, in mezzo alla pista)
B: E’ lei
INK: No, le assomiglia ma non è lei
A: E’ lei
INK: Non è lei
B: Guarda che è lei
INK: Ah sì, è lei.
A e B: …
A: Vai a ballarle vicino
INK: Fa troppo caldo, poi sembro un cretino
B: Ti sta guardando.
INK: Ma và.
A: Ti sta assolutamente guardando.
INK: Per forza. Sono davanti a lei.
A: Ti sta proprio guardando, è sicuro
INK: Probabilmente è perchè ballo come un cretino
C: Andiamo a casa?
A: Taci tu! Guarda come si diverte ink
INK: Oppure perchè so tutte le parole a memoria
B: Questa canzone non è neanche cantata
INK: E’ che ha questa specie di vocoder
C: Andiamo a casa?
INK: E questa voce che probabilmente non dice niente
A: "Sparisci mostro!"
INK: Ma io mi immagino cosa dice. E la canto. Le parole sono l’elenco degli ingredienti di un panino, secondo me
B: Ti guarda perchè sei pazzo, ecco perchè
INK: Senti? Qui dice tipo «sandiwich» e dopo secondo me dice «falafel»
B: Vai a chiederle come si chiama, dai
INK: Oddio!!! Sta andando via
A: Per forza!
B: E’ un’ora che ti guarda e tu non muovi un dito
C: Andiamo a casa?
INK: Ho fatto quello che ho potuto
A: Non hai fatto un cazzo
B: Hai cantato le parole inventato di una canzone senza testo
C: Andiamo a casa???
INK: Si vede che non era destino
A: …
INK: Andiamo a casa?
Il secondo volume di DisKoInKiostro nasce dall’idea di accozzare cinque remake di cinque pezzi di generi diversi legati da linee melodiche che operino per piccoli scarti. Quando però ho ascoltato il risultato finale, tutto quello che mi veniva in mente era "il remake di Trainspotting girato da Sofia Coppola". A far coincidere melodie, spesso coincide anche altro. Il pezzo iniziale, per dire, è stato pubblicizzato su internet con un video degno di essere l’intro metropolitano e rallentato a questo remake. Duke Dumont che ricostruisce i Mystery Jets prodotti da Erol Alkan come se fossero i Klaxons del portentoso dub di Erol stesso. Su questo poi ho intarsiato il riferimento per eccellenza all’originale degli Underworld col retrogusto amaro della permanenza del coro iniziale e una venatura percussiva che sembra della minimale del momento e che invece era del remix dell’epoca. Al centro gli M83 sono gli Air di oggi e la rilettura dei Maps cala la canzone in un’atmosfera da hardcore del DJ Time, tipo quelle cose olandesi melodiche e al limite della gabber, come un’Alexia+IceMC in quel di Londra. In battuta rigiro la scena paurosa col neonato morto che cammina sul tetto sostituendo al pezzo di Bedrock la cantautrice norvegese Ane Brun in un fattissimo viaggione house sul potere del silenzio in cuffia, suonato live da Heinrich Schwarz ed editato da Dennis Ferrer: roba da non capire più dove ci si trovi. Per il finale ho chiamato a raccolta tutta la perizia del mezzo per mixare col necessario livello di platealità uno dei pezzi più potenti di questa estate. Intro disco lento, inciso in crescendo verso un riff che è la traduzione in musica del concetto di braccia alzate al cielo in spiaggia alle sei di mattina col sole che sorge a cui, dopo un po’, fa da controcanto uno slap bass ultra-funky sbatticuli. Scegli la vita, scegli le sei di mattina, anche se qualcuno lo ha fatto prima di te. Ad alto volume, funziona meglio, anche se è solo per una ventina di minuti.
La prima volta che ho visto l’eccellente video-shock di Stress dei Jus†ice (ero a New York a casa di Matte) ho pensato, come tutti, ai Prodigy di Smack my bitch up, ma anche ad Arancia Meccanica, a certi film orientali che ti sbattono in faccia l’ultraviolenza sperando di ottenere almeno una minima reazione, e ovviamente -visto dov’ero- alle soggettive frenetiche e catastrofiche di Cloverfield.
Questa parodia, brillante già dal modo in cui gioca col nome della band (che diventa «Justesse»), è filologica fin nella minima inquadratura, quindi -per converso- mi fa pensare al leggendario Hollywood Party dei Broncoviz. Non gli si poteva chiedere di più, direi.
(grazie a L. per la dritta)
In una delle puntate di Get Black! abbiamo messo in palio un appuntamento con il titolare di questo blog. La ragazza che lo ha vinto era piuttosto soddisfatta, adesso chiama tutte le settimane e ordina una pizza al prosciutto e un kebab.
In un’altra puntata abbiamo regalato ad un certo Yuri il disco degli Zen Circus. Il disco è rimasto sulla mia scrivania in ufficio per un po’. Alla fine Yuri si è diplomato ad Hogwarts e si è recapitato il premio da solo urlando "accio disco".
Abbiamo anche regalato libri: quando abbiamo regalato il libro di Michele Vaccari sui cosplayer, abbiamo avuto un ottimo riscontro di pubblico. Da allora Francesca si presenta in radio vestita da Lamù, perché solo così si sente al sicuro.
Ad un certo punto abbiamo regalato anche la maglietta originale del tour dei Portishead. Era una large, il vincitore ci ha scritto che lui veste una small, ha chiesto in permuta un’Alfa 147, ho sentito con queste orecchie Max ruttargli al telefono. Questo dovrebbe provare oltre ogni ragionevole dubbio che stiamo valutando con attenzione tutte le opzioni e desideriamo soddisfare sempre il nostro pubblico.
Probabilmente si saranno invece divertiti come matti i due che hanno vinto un invito alla Fiera del Fitness di Rimini. Quella sera c’era la coda, la domanda era: qual è la situazione da intorto più assurda che avete messo in pratica o visto in palestra? Ha vinto un tizio che giurava di aver visto il sottoscritto mentre tentava di rimorchiare una superpalestrata mentre faceva jogging. E’ falso e tendenzioso, io inciampo anche camminando, figuriamoci correndo. Venerdì prossimo è l’ultima puntata della stagione di Get Black! (sì, la notte è giovane, e del resto luglio col bene che ti voglio. Per la precisione Francesca ha deciso che deve passare il venerdì sera a guardare Cold Case in cucina; Franz sposta la serata stiro e ammiro, praticamente una rivoluzione copernicana; Max suona; io, finalmente, finirò quel puzzle da 10.000 pezzi che raffigura mia suocera, regalo di mio cognato).
E visto che è l’ultima puntata, questa settimana ci sarà un vero e proprio give-away di premi: regaleremo, innanzitutto, l’Italia Wave Pack, un bustone che contiene le compilation del fu Arezzo Wave, fumetti, maglietta e spillette; e poi avremo: il disco dei Trabant – io ci faccio la posta da sei mesi, e ho talmente instito che Ink alla fine ha deciso di regalarlo; il disco dei Giardini di Mirò (no, non è uscito il disco nuovo di Jucca Reverberi e compagnia bella, il disco è sempre Dividing Opinions: ma, cosi, avete presente che grand disco è Dividing Opinions?). E poi ancora: libri (in fondo è estate, vorrete leggere qualcosa sotto l’ombrellone, no?).
Segnatevelo in agenda: 90 minuti di regali, venerdì alle 21 a Bologna sui 103.1 FM di Radio Città Fujiko a Bologna. Per tutti gli altri, in streaming, da qui.
quanto t’amo secondo te quanto?
in chili quanto t’amo?
il litri quanto t’amo?
quanto t’amo in metri?
quanto, dimmi quanto secondo te quanto
in iarde? (una iarda è 0,9144 metri)
quindi quanto t’amo in iarde secondo te?
e secondo te quanto t’amo in megatoni?
in mele?
in api?
in camions?
ma secondo te è possibile amarti in cani?
in cani ad esempio quanto t’amo in cani?
in fuchi?
in biglie?
in polpastrelli?
in delta di fiumi?
quanti delta di fiumi abbisognamio per esprimere quanto io t’amo?
in presidenti della repubblica italiana?
lo so, ti sembra strano
ma è plausibile esprimere quanto t’amo in presidenti della repubblica italiana
de nicola
einaudi
gronchi
segni
saragat
leone
pertini
cossiga
scalfaro
ciampi
napolitano
solo undici!
no
almeno altri cinquecento anni di presidenti
almeno
in umberto eco?
quanti umberti echi ci vorrebbero
per stabilire quanto t’amo?
impossibile dirai tu
infatti
ce n’è uno solo
ma immagina che uno possa moltiplicare umberto eco
quindi quanti echi quanti secondo te quanti?
è inutile
lo so
non esiste
un’ unità di misura valevole
per calcolare quanto t’amo
apparte
il vecchio vecchio
bum bum bum
del mio cuore aritmico
bum bum bum
quando ti vedo
che mi cammini verso
Non sono mai stato un accanito videogiocatore, sia perché da cinefilo ho sempre avuto problemi con attention span che superassero i 150/180 minuti, sia perché sono sempre stato una pippa clamorosa a qualunque gioco. Però è innegabile che sia un mondo affascinante, soprattutto quando spingono sul pedale – è il caso della saga di GTA, per esempio, che sta già cambiando molte cose anche al di fuori del semplice contesto videoludico, ed è – veniamo a noi – il caso di Spore.
Spore è un videogioco che uscirà a Settembre, in corso di sviluppo da molti anni, che mescola la strategia con il genere "god game", permettendo al giocatore di creare una forma di vita e di seguirne lo sviluppo dalla forma monocellulare in avanti. Tutto molto bello. Tra ieri e il giorno prima, è stato rilasciato sia in versione demo che in versione completa un programma chiamato Spore Creature Creator (vedi immagine) che permette di creare la propria creaturina in tutta libertà. E qui viene il bello: si può esportare il risultato – udite udite – su Youtube.
Ora, sappiamo che aggirare i divieti di Youtube è ormai uno sport globale, e che la deriva sessuale di un RPG qualunque è un passaggio quasi scontato fin dai tempi in cui si tirava un dado da +20 per vedere quante botte si davano alla locandiera della taverna dell’Orso Rosso tra un drago e un troll, ma mai avrei potuto pensare che Spore avrebbe potuto creare addirittura un genere nel giro di pochissime ore. Invece esiste, e si chiama Sporn. Il blog Rock, paper, shotgun ha provveduto ad una instant anthology dello Sporn, e ce n’è di tutti i colori: semplici peni giganti, creature dotate di peni giganti, colorite e inquietanti variazioni sul tema dell’ermafroditismo, e via dicendo.
Ho l’impressione che presto ne sentiremo parlare nella colonnina di Repubblica.
Eccone un esempio. Lo metto piccolino perché è schifido. Apritelo a vostro rischio e pericolo – tipo, se siete in ufficio lasciate perdere. Ne so qualcosa.
Wow. Direi che da oggi in poi i furries possono dormire sonni tranquilli.
Latitava da un po’, la lista dei concerti inkiostro-approved di Bologna e dintorni, ma con l’Estate la voglia di mettere il naso fuori casa aumenta, ci sono un sacco di weekend succosi da pianificare e urge un po’ di organizzazione per non perdersi gli eventi importanti. Finora quasi tutti sfavoriti dal maltempo e ormai inficiati anche dall’allucinante caro-benzina, c’è da dire, visto che la stagione classicamente porta a fare il giro delle piazze di mezza regione e delle spiagge ravennati che non hanno più bisogno di presentazioni.
Vale la pena di tenere duro, però, e di reggere almeno fino a metà Luglio perchè ci sono un paio di settimane di fuoco di fila davvero notevole, prima che la fine del mese si porti via la quasi totalità degli eventi e annunaci la canonica morte sociale e concertistica agostana.
A parte quel leggendario festival marchigiano di inizio Agosto, che pare proprio essere tornato in vita…
Quando
Chi
Dove
Gio 19/06
Sightings
Hana-bi (Marina di RA)
Ven 20/06
Costa Music + 33 Ore
Mark Stuart (ex Pop Group)
Villa Mazzacorati (BO)
Piazza della Misura (FO)
Sab 21/06
Cristina Donà + Le Luci della Centrale Elettrica
Botanica
Piazza Castello (FE)
Hana-bi (Marina di RA)
Dom 22/06
Altro
Settlefish + Leggins
Atlantide Occupata (BO)
Mattatoio (Carpi – MO)
Lun 23/06
Fennesz + Ryuichi Sakamoto
Teatro Manzoni (BO)
Mar 24/06
Pete & The Pirates
Hana-bi (Marina di RA)
Lo scorso Febbraio al Covo non eravamo tanti, ma alla fine del concerto eravamo tutti, invariabilmente, entusiasti; e si sa che mettere d’accordo tutti, per una giovane band inglese, di questi tempi, è praticamente impossibile. Doppietta meritatissima, prepariamoci a saltare.
Mer 25/06
Matmos
Hana-bi (Marina di RA)
Gio 26/06
Matmos
Jack & The Themselves
Hana-bi (Marina di RA)
Scandellara Rock (BO)
Ven 27/06
metallari assortiti
Laser Geyser + Nervous Kid
Fake P
Gods of Metal – Arena Parco Nord (BO)
Villa Mazzacorati (BO)
Rock in Rolo (Rolo – RE)
Sab 28/06
Ellen Allien
metallari assortiti
Le Volume Courbè feat. Douglas Hart (The Jesus and Mary Chain)
Dente + En Roco + The Clever Square
Trabant + Awesome Mixtape
Gay Pride – Estragon (BO)
Gods of Metal – Arena Parco Nord (BO)
Hana-bi (Marina di RA)
Arci Valverde (FO)
Rock in Rolo (Rolo – RE)
Spiace per le ottime proposte che ci sono in giro per la regione, ma in una sera del genere l’attenzione non può che concentrarsi sulle due manifestazioni bolognesi (il party conclusivo del Gay Pride nazionale con -tra gli altri- Ellen Allien e la seconda serata del Gods of Metal, headliner i Carcass e gli Slayer), che curiosamente si svolgono entrambe nel giro di qualche centinaio di metri. Difficile immaginare qualcosa di più surreale degli inevitabili incontri dei convenuti ai due eventi.
Dom 29/06
metallari assortiti
Gods of Metal – Arena Parco Nord (BO)
Mar 01/07
Cat Power and the Dirty Delta Blues
The Dirtbombs
Piazza Castello (FE)
Hana-bi (Marina di RA)
Ven 04/07
Beatrice Antolini
Manifattura (BO)
Sab 05/07
Maximilian Hecker
Settlefish + My awesome mixtape
Retro Pop – Bagno Belvedere – Cesenatico (FC)
Luzzara (RE)
Dom 06/07
Vinicio Capossela
Lungomare Vittorio (RN)
Mar 08/07
The Bellrays
Hana-bi (Marina di RA)
Mer 09/07
The Racounters
Liars
Piazza Castello (FE)
Hana-bi (Marina di RA)
Gio 10/07
A Classic Education
Julive – Piazza Verdi (BO)
Ven 11/07
Sigur Ros
Comaneci
Forty Winks
Giardini di Boboli (FI)
Manifattura (BO)
Villa Mazzacorati (BO)
Sab 12/07
Franz Ferdinand + The Cribs
Alex Chilton + Giovanni Ferrario
Piazza Castello (FE)
Hana-bi (Marina di RA)
Tutti a lamentarsi che trenta piotte per il quartetto di Glasgow sono troppe, ma il talento delle grandi band di Albione si paga, e raramente sono soldi spesi bene come con Kapranos e soci, che dosano le produzioni nuove e le date in giro, e fanno bene. Budget per la serata già stanziato, parte l’attesa.
Dom 13/07
Hercules and Love Affair
Il Genio
Piazza Castello (FE)
Manifattura (BO)
Lun 14/07
Camera Obscura
Julive – Piazza Verdi (BO)
L’arrivo in città del folk-pop zuccherino dell’eccezionale sestetto scozzese capitanato da Tracyanne Campbell (sorella della più nota Isobel Campbell) è proprio una bella notizia: gratis e in piena zona universitaria, un concerto così ogni paio di settimane e vedete come il fantomatico degrado scompare..
Mar 15/07
Interpol + dEUS
My awesome mixtape
Piazza Castello (FE)
Hana-bi (Marina di RA)
Prendi una stimata band belga che ormai viene in Italia 2 volte l’anno, e che recentemente ha dato alle stampe un disco bruttino, e uniscila a un gelido e saccente quartetto newyorkese iper-derivativo e vedi tu cosa ottieni. Difficilmente una serata memorabile, secondo me.
Mer 16/07
My awesome mixtape
Juliette & The Licks
Julive – Piazza Verdi (BO) Rock Planet (Pinarella di Cervia – RA)
Gio 17/07
Afterhours
Chrome Hoof
Parco del castello della Giovannina (Cento – FE)
Hana-bi (Marina di RA)
Ven 18/07
Mondo Cane (feat. Mike Patton)
Le Luci della Centrale Elettrica + Egle Sommacal
Giovanni Ferrario
Duran Duran
Piazza S. Stefano (BO)
Villa Mazzacorati (BO)
Julive – Piazza Verdi (BO)
Pala De Andrè (RA)
Michele Pattoni non vive più a Bologna da anni ormai, ma lo stivale dev’essergli imasto nel cuore se il tour di ogni suo nuovo progetto finisce sempre per passare di qui (addirittura promosso nel nobilissimo palco di Piazza S. Stefano), e se stavolta si tratta proprio di classici della canzone italiana d’annata reinterpretati dalla sua ugola dorata. Abbastanza impersibile, direi.
Sab 19/07
Massive Attack
Pala De Andrè (RA)
Lun 21/07
Josè Gonzalez + Tunng
Verucchio Festival (RN)
Il micro-festival romagnolo curato da Ludovico Einaudi si aggiudica due dei migliori live-act folk in circolazione, per una serata davvero difficile da perdere. La cornice farà il resto, sospetto.
Mar 22/07
Notwist + Yuppie Flu
Metallica
Piazza Castello (FE)
Arena Parco Nord (BO)
Non ci fosse stato niente in giro (e non costasse una cifra improbabile) l’air guitar sui vecchi classici al concerto dei Metallica l’avrei anche fatta. Ma a Ferrara ci sono i fratelli Archer insieme agli Yuppie Flu, che da queste parti, anche se gli anni passano, rimangono due piccole religioni. Gratis, poi.
Gio 24/07
I’m from Barcelona
Blonde Redhead + Dani Siciliano
Hana-bi (Marina di RA)
Verucchio Festival (RN)
L’anno scorso è successo quel che è successo: chi c’era sa che è stata la serata migliore dell’Estate. La mandria svedese ovviamente la pensa allo stesso modo, visto che torna; io li ho visti live a NYC un mese e mezzo fa, e sono sempre in formissima (e i pezzi nuovi sono belli). Peccato solo che sia un giovedì, ma se pensate che ci fermi dal far festa….
Ven 25/07
B. Fleischmann
New York Dolls
Verucchio Festival (RN)
Rock Planet (Pinarella di Cervia – RA)
Sab 26/07
Ludovico Einaudi con Robert e Ronald Lippock + Nathan Fake
Friends of Dean Martinex VS Sea of Cortez
Verucchio Festival (RN)
Julive – Piazza Verdi (BO)
Dom 27/07
Disco Drive
Hana-bi (Marina di RA)
Mar 29/07
The Mae Shi
Juno Falls
Hana-bi (Marina di RA)
Julive – Piazza Verdi (BO)
Gio 31/07
Au Revoir Simone
Joan as a police woman
Hana-bi (Marina di RA)
Piazza S. Stefano (BO)
Altro ritorno a distanza di un anno: la scorsa stagione le tre algide bellezze americane suonarono un set surreale in un assolato e rumoroso aperitivo domenicale. Che a suo tempo, inaspettatamente, mi conquistò.
Mar 12/08
Iron and wine
Hana-bi (Marina di RA)
Non ho mai avuto occasione di vedere dal vivo il barbuto Sam Beam, nonostante io sia un suo grande fan ormai da anni. Questa data cade in mezzo alle mie vacanze, e non ho ancora idea di dove mi troverò in questo martedì sera di metà Agosto. Ovunque sia, difficilmente sarà troppo lontano per impedirmi di esserci.
Gio 28/08
Underworld + Coccoluto + Picotto
Mugello Dance Festival
Ven 29/08
Coldcut + Juan Atkins + Derrick May
Mugello Dance Festival
Sab 30/08
The Orb + Beatpharmacy + Ralf
Mugello Dance Festival
Mer 03/09
The Jon Spencer Blues Explosion
Pennywise
Piazza Nenni (Faenza – RA)
Estragon (BO)
Mar 09/09
Melvins
Estragon (BO)
Lun 29/09
Coldplay
PalaMalaguti (BO)
Mer 15/10
Paul Weller
Estragon (BO)
Gio 16/10
The Wombats
Estragon (BO)
Ven 24/10
Built to spill
Locomotiv (BO)
(Eventuali) Gite fuori porta:
Quando
Chi
Dove
Sab 05/07
The Rakes + The Long Blondes + The Maccabees + The Good Shoes + Those dancing Days
Pop Circus Festival – Le Jardin au bord du Lac – Segrate (MI)
Serata super-hip per molti accostabile a un incubo, con cast modaiolo a fortissimo rischio di inutilità (hanno pure annullato i Long Blondes) e probabile pubblico frangettato dalle cui Converse tenersi bene alla larga. Farò di tutto per non mancare.
Sab 18/07
Tom Waits
Teatro degli Arcimboldi (MI)
Nomen Omen, Tom Waits l’abbiamo aspettato per anni e quando ormai avevamo perso le speranze, ecco che infila tre date di seguito che senza dubbio alcuno valgono a occhi chiusi la follia del prezzo del biglietto e della trasferta a Milano per un sabato di metà Luglio. Evento.
Sab 02/08
Dom 03/08
Frequenze Disturbate 2008
Fortezza Albornoz – Urbino (PU)
Ebbene sì, pare ormai definitivo: il festival indie italiano per eccellenza sta per tornare. L’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare a giorni, per ora si sa che il 2 ci saranno gli Oneida (voci insistenti, non si sa quanto attendibili, danno per il 3 Cristina Donà e i Radio Dept, e altri nomi che girano con insistenza sono Emiliana Torrini, Archie Bronson Outfit e Erase Errata) e che Live in Italy è subentrata alla vecchia gestione di DNA. Pare che la cornice dei concerti non sarà la Fortezza Albornoz ma la centralissima Piazza Rinascimento, con secondo palco acustico nello splendido chiostro di Santa Chiara. Si spera sia della partita almeno un nome grosso, che sia in grado attirare da tutta Italia i devoti che ogni anno hanno fedelmente affollato il mio paese natale e si sono strafogati di crescia sfogliata® al Ragno D’oro.
Sarà davvero un nome grosso o ci stiamo aspettando troppo da un festival da poco redivivo come Frequenze? La grandi band che sono in giro per l’Europa in quel periodo (Morrissey, My Bloody Valentine, Sonic Youth, Grinderman, Justice e in generale chiunque sia a Benicassim o all’Øya) sono irraggiungibili come sembrano o dobbiamo aspettarci qualche sorpresa?
A giorni la risposta. E se sarà come speriamo, non c’è bisogno di dirlo, ci vediamo là.
Il New York Times con un articolo abbastanza accurato fa il punto della situazione attorno al tema “Si guadagna con i social network?”. Passato il tempo delle acquisizioni, si comincia a ragionare di come le grandi aspettative si siano concretizzate in crescita e fatturato. Arriva il denaro? Partendo dall’obiettivo mancato del colosso Myspace (755 milioni di dollari – stimati da Emarketer – a fronte di 1 miliardo di dollari di fatturato previsto, con conseguente downgrade delle compagnie di rating ad Aprile e rimozione del Chief Revenue Officer), si analizza la situazione da molteplici punti di vista, con la gioia di avere sottomano delle cifre, a differenza di certe nebulose discussioni sull’industria musicale e sulla relativa editoria in Italia. Intendiamoci, non si parla di crisi, quanto più di riduzione delle aspettative e maggiore focalizzazione nelle decisioni: Myspace ha pur sempre aumentato il fatturato intorno al 20-30% sul globale e intorno al 50% sul fatturato per cliente (e di conseguenza analisti come quelli della Lehman continuano a raccomandare l’investimento), ma si tratta ancora di soli 6-7$ annui per utente. Se da un lato ci si orienta sulla frontiera del social ad (l’inserzione pubblicitaria calibrata sul profilo dell’utente su cui ha puntato da subito Facebook) e Myspace ha in beta-testing un sistema apposito chiamato SelfServe per sfruttare l’enorme serbatoio segmentato, il problema rimane comunque quello di rendere efficace l’annuncio e cogliere l’attenzione in un contesto grafico svantaggiato (“Molte pagine utente hanno l’appeal estetico dell’armadietto scolastico di un quattordicenne”). Finita la luna di miele è il momento di fare i conti con un sentimento più disincantato e con una contrazione dei budget, proprio nel momento in cui l’esplosione delle piattaforme 2.0 aggiunge ulteriori componenti di distrazione.
Chi l’avrebbe mai detto che il 2008 sarebbe stato l’anno del grande ritorno del trip-hop? Dopo il tanto sospirato terzo disco dei Portishead e il previsto ritorno sulle scene dei Massive Attack, che calcheranno di nuovo i palchi italiani a Luglio (Napoli, Roma, Ravenna e Venezia) e di cui è atteso un nuovo disco in autunno,adesso è pure il turno di Tricky, che tra un mese esce con il nuovo Knowle West Boy. Il disco è sempre la stessa roba, voce roca e sussurrata, ritmi sincopati e un po’ di chitarre qua e là, un po’ afro e un po’ metropolitano, con le solite vocette femminili a fare i cori.
A ricordarci che non siamo più negli anni ’90 c’è solo il sito dedicato, immancabile remix contest compreso, e la cover di Slow di Kylie Minogue, che in realtà non è così originale ma che con quella chitarra guadagna qualcosa in più. Ci manca solo il ritorno dei Lamb e degli Sneaker Pimps e poi siamo a posto.
E’ un rito che ai tempi abbiamo fatto decine di volte.
Abbiamo passato ore a scegliere tutti i pezzi uno ad uno, a decidere l’ordine migliore, cosa mettere in apertura e cosa in chiusura, dove piazzare i pezzi da novanta e dove posizionare i pezzi che sottolineavano meglio il messaggio che volevamo mandare (c’era sempre un messaggio). Abbiamo scritto i titoli uno dopo l’altro stando attenti a non far sbaffare il tratto-pen sulla carta lucida della copertina (io, per evitare di passarci sopra con la mano e toccare l’inchiostro fresco, li scrivevo in ordine inverso), abbiamo considerato se mantenere un look sobrio e anonimo (titoli e poco più, di solito io facevo così) o se donargli una veste grafica più accurata (una foto? un ritaglio di giornale? un disegno?), abbiamo scelto il titolo (la chiave -ovviamente enigmatica- per capirne il senso profondo), valutato se fare una dedica o quantomeno una firma o una sigla, e alla fine l’abbiamo messo nella piastra e premuto «play», per sentire come suonava dell’inizio alla fine.
Abbiamo registrato mixtape per far colpo sulle ragazze, per far conoscere musica nuova agli amici, per avere la nostra colonna personale nell’autoradio, per festeggiare ricorrenze nostre o altrui, per selezionare la scaletta killer di un artista o un genere, per confezionare il mix da party definitivo, e per far colpo sulle ragazze (l’ho già detto?). Alla fine degli anni ’90 siamo passati ai cd masterizzati, sembrava un passo naturale ma già non era la stessa cosa. Ora facciamo le playlist sull’iPod, scriviamo le scalette sui blog, linkamo i nostri muxtape, ma la magia è persa, e lo sappiamo. La magia dei nastroni e della loro cultura è persa, e non tornerà.
Mix Tape – L’arte della cultura delle audiocassette è il libro compilato da Thurston Moore (voce e anima dei Sonic Youth, tra le decine di altre cose) per celebrare ed onorare questa piccola forma d’arte ormai scomparsa. Pubblicato negli States nel 2005 e appena uscito nelle nostre librerie nell’edizione italiana (bellissima e assolutamente fedele all’eccezionale veste grafica dell’originale) grazie alla sempre beneamata ISBN Edizioni, Mix Tape raccoglie le storie e le immagini di decine di nastroni originali a suo tempo creati da una serie di personaggi dell’undergound americano, selezionati da Moore.
Un libro che è un piacere sfogliare e guardare, rifacendosi gli occhi con le BASF dai colori acidi e le Sony nere e sobrie, con i titoli scarabocchiati a penna, le grafiche do-it-yourself, il mondo perso che evocano e i ricordi che fanno riaffiorare. Un libro che è un piacere leggere, nelle annotazioni brillanti di Thurston Moore e di Bruce Sterling (autore, nell’introduzione all’edizione italiana, di alcune delle osservazioni più lucide), nelle storie minime -ironiche, curiose, malinconiche- raccontate dagli autori dei nastri, nelle scalette d’altri tempi che riportano, e negli squarci di vita che se ne possono desumere. Un libro eccezionale.
Stasera, a Get Black, (come sempre alle 21 sui 103.1 FM a Bologna e provincia, per gli altri in streamingOGG o MP3, e dal weekend scaricabile in podcast) parliamo di nastroni, mixtape, cassette e di quello che hanno significato per noi, nei nostri personali amarcord e nella storia della musica e della sua fruizione.
Non paghi di scoperchiare questo vaso di Pandora, tentiamo nel nostro piccolo di emulare Thurston Moore e il suo certosino lavoro di ricerca sul tema, e chiediamo aiuto a voi: mandateci via mail (all’indirizzo black |at| getblack.it) i vostri nastroni storici e le storie che ci sono dietro, salite in soffitta e tirateli fuori dagli scatoloni, soffiate via la polvere e date loro nuova vita spiegandoci cosa succedeva in quei giorni, cosa vi ha guidato nella scelta della scaletta, a chi l’avete regalato (o da chi l’avete ricevuto) e cosa ha significato per voi. Se volete armatevi anche di scanner e macchina fotografica, per farci vedere la grafica e far sospirare un po’ anche noi.
Chi ci manderà il nastrone più significativo, in ogni possibile senso del termine, riceverà una copia di Mix Tape – L’arte della cultura delle audiocassette, grazie a ISBN Edizioni. Diversamente dal solito avete a disposizione una settimana (premieremo il vincitore venerdì 20 giugno), così avete tutto il tempo per recuperare i nastroni dai luoghi in cui sono finiti, o di contattare quella ex a cui avevate fatto una formidabile compilation nel ’96 per chiedergliela indietro (tanto l’ha ascoltata al massimo due volte, ormai lo sapete). Chissà che, da questo, non nascano altre storie da raccontare.
Le donne dell’isola di Lesbo hanno iniziato procedimenti legali affinchè il loro nome abbia di nuovo valenza esclusivamente geografica e le donne gay si cerchino un altro appellativo.
Non me lo sto inventando.
Nei commenti voglio vedere osservazioni sociologiche, ma soprattutto proposte alternative.
Non so bene che scrivere e allora mi sono detto: suona loro qualcosa. Falli ballare. Come in una di quelle serate infrasettimanali dove ci si può permettere qualche libertà. In cinque pezzi. Vero è che faccio selezione all’ingresso: inizio col nuovo singolo di uno dei miei produttori techno preferiti ed è oscuro e minaccioso nella sua violenta ipnosi frequenziale, quasi a dire che fareste meglio a girare al largo Tolti di mezzo i curiosi (non è vero, sanno usare benissimo il ffwd), tributo il giusto riconoscimento al padrone di casa riproponendo in ambito disco-effettato il beniamino Jose Gonzalez, con addizione di bassi super-sexy. Poi giusto per inimicarmelo, il padrone di casa, tiro fuori quello che sarebbero i Sigur Rós se fossero prodotti dalla DFA. In sequenza collego un pezzo dalla ritmica gustosamente offensiva e multipla. La chiusura è affidata a una cover tra la sabbia californiana dei nostri robot preferiti, a ricordare il loro amore per i ragazzi da spiaggia. Per l’immagine ringrazio gli inventori del brevetto. Ad alto volume, funziona meglio.
"Chipsy King", "C U Latte", "Cubic Hair", "Juan in a million", "lord of the fries", "Wok this way", "Thai Tanic", "Sofa so good", "Public Hair", "Pita Pan", "Pets and the city" e "Marquis de salade".
Questi sono i miei preferiti, ma qua ce ne sono addirittura cinquanta..
Nelle ultime 2 settimane in giro per la rete si sono letti talmente tanti articoli che ne parlano che il cultore dello zeigeist che alberga in me non può fare a meno di rilanciarlo: domani all’Apple’s Worldwide Developer Conference di San Francisco Steve Jobs terrà uno dei suoi celebri keynote, gli eventi in cui il guru della Apple svela al mondo con quale aggeggio lucido e scintillante ha intenzione di cambiare il mondo questa volta.
La stampa è unita nel pensare a questo giro sarà il turno del nuovo iPhone 3G, e se tutti sono concordi nel dare come certo il supporto UMTS -conditio sine qua non per lo sbarco in parecchi paesi, come l’Italia-, sul resto delle caratteristiche le ipotesi si sprecano: GPS, doppia fotocamera per le videochiamate con una rinnovata versione di iChat (anche per Windows), diversificazione dei modelli e delle funzionalità, prezzo super-ridotto (si parla di soli 200$) quando è venduto in bundle con un abbonamento, apertura dello store con le applicazioni create da terza parti, fino a ipotesi più fantascientifiche come l’alimentazione a energia solare.
Eccovi un po’ di link, prima che, alle 19 di domani sera, diventino tutti inesorabilmente obsoleti:
_il riassuntone di MacRumours (se cliccate su un solo link, questo è il più completo).
_l’analisi delle foto leaked diffuse venerdì da Crunchgear.
[per la cronaca: no, non penso che comprerò l’iPhone neanche se tutte o quasi le voci che girano fossero confermate, nonostante sia un oggetto bello e fatto molto bene. Mi trovo ottimamente col mio geekissimo Nokia]
Il piccione volava distratto, sfiorando pericolosamente alcuni passanti più bellicosi e rapidi di altri, una bici, un pioppo, un paio di suv, un lampione – il lampione chiaramente nemmeno si era mosso.
Con un paio di volute affannate riuscì a sollevarsi ancora ed a posarsi sul tetto dell’edificio, vicino all’insegna. Casaleggio ed., LTD, si leggeva, e sulla T spiccava un volatile sovrappeso. Il piccione valutò la situazione e decise di restare lì a meditare ancora un po’ sul da farsi, mentre tre piani più in basso Miscavige entrava nell’edificio. Il traffico intorno al Madison Square garden continuava indifferente.
***
“Cin”
“Cin”
“… davvero, non è questione di aspirazione alla frustrazione.”
“Mh.”
“Il punto è che Hank piace perché noi abbiamo già tutti i suoi difetti: pensiamo da anni alla stessa persona, non abbiamo mai sfruttato davvero le nostre capacità, siamo infelici e incapaci.”
“…”
“E la differenza è che lui oltre a questo è un donnaiolo ed uno scrittore di talento. Non si desidera l’infelicità, si desiderano le capacità.”
“E la possibilità di fare l’allegro cazzone a quarant’anni.”
“Sì, ma sul serio. Io ero un quarantenne quando ne avevo venti, a quarant’anni vorrei essere un ventenne.”
"Cinico e un po' stronzo?"
"Cinico e un po' stronzo."
“…”
***
L’odore è ancora troppo penetrante quando riapre gli occhi. Le palpebre sono pesanti, ed il sevoflurano ancora in circolo nei polmoni rende troppo difficile da sopportare persino la voce altrui.
“Parlate di meno, lentamente, faccio fatica”, riesce a dire dal letto alle due persone che gli sono accanto, che conversavano animatamente. Tacciono. Gli occhi che spuntano dalle lenzuola bianche e grezze dell’ospedale sembrano confusi.
“Cosa…”, cerca di dire, ma la fatica ha la meglio e ritorna a dormire.
***
“Quand’è che questo gioco è diventato più grande di noi? Che non siamo più riusciti a controllarlo? Per esempio… Ironman, l’hai visto Ironman, tu?”
“Beh, io…”
“Sai cos’ha scritto Strade dissestate? Cinquanta righe di elogio – alla sceneggiatura, agli attori, alla regia, agli effetti speciali, alle metafore – con un lunghissimo panegirico sul sottotesto morale. Tu l’hai visto, Ironman?”
“No, com’è?”
“E’ orribile. Si salvano gli attori e gli effetti speciali. La regia è scontata e la sceneggiatura fa ridere – dove non fa tristezza. È un elogio degli americani buoni e delle armi usate per giusti fini, inframmezzato da gag più o meno divertenti.”
“…e?”
“E quando è diventato normale il camp? Quand’è diventato encomiabile? Da quando Ironman è globalmente un bel film?”
“Io non…”
“Siamo noi che abbiamo legittimato tutto questo?”
***
Occhi aperti. Fatica. Occhi chiusi. Ecco, ora sì. Oocchi aperti. Bene. Pensieri da coordinare. Parliamo, proviamoci. Sorridono. Come sta. Sto bene, dico, o forse ci provo soltanto, forse farfuglio “OEEE” e lascio a loro lo sforzo di interpretare. Ieri febbre, mi dicono, capita, è normale. Adesso flebo, da domani mangia, non la voglio la flebo, già mi fa male tutto, non la voglio la flebo voglio solo dormire, dormire, dormire e ricordarmi perché sono qui e che cosa ci faccio.
***
Io al concerto dei Battles non c’ero. Non ero in città, se ci fossi stato ci sarei andato.
Eppure lo so, come era quel concerto. Era un frullatore: elettronica, math-rock, improvvisazioni di jazz acido, noise, tasti suonati a caso. Mi piace? Mi piace, è la mia posizione ufficiale, oramai io sono le mie posizioni ufficiali. Mi piace l’elettronica, mi piacciono i Battles.
C’ero al concerto? No, ma se necessario sì. Se dovessi potrei parlarne, ne ho viste a decine di concerti così, non fa nulla che non fossi davvero sotto il palco a vedere Ian Williams che ballava sghembo con la sua chitarra violentando sincopatamente la tastiera.
Se dovessi potrei parlarne, io il concerto dei Battles l’ho visto anche se non c’ero.
“Normale. Domani comincia il tuo training. È stato così per tutti, stai reagendo bene. Beppe abbiamo dovuto legarlo il primo giorno”
Beppe. “Beppe…”
“Sì. È normale, te l’ho detto, non sei il primo. Dormi, riposati, domani ti spiegheremo.”
Dormo.
***
E non lo so fino a che punto è stata una scelta voluta e quanto invece le cose si sono impossessate di me. Fisso lo schermo e non riesco a rispondermi.
Io ci lavoro, davanti a quello schermo. Ci passo le giornate, mi sono detto, tanto vale dedicarci anche il tempo libero, mi ci trovo. Così – twitter, myspace, anobii, lastfm, flickr, non ricordo più neanche dove ho veramente aperto un account e dove ho solo pensato di farlo.
E le cose si impadroniscono di te così, lentamente, un passo per volta. Cosa importa se dopo nove ore di lavoro passo ancora altre due ore davanti ad un LCD. Non mi costa fatica. Non mi dispiace.
Uscire? Ancora un feed, ancora un commento.
La ventola ronza silenziosa mentre la luce passa tra i contatti, costante ed indifferente a dispetto di tutti i fan di nerooogle del mondo.
***
Oggi è diverso. Lo aiutano ad alzarsi, a lavarsi, lo vestono. Ti gira la testa? No. Va bene un discorso più lungo? Va bene. Vieni con noi. Va.
La stanza è un ufficio asettico virato in bianco, un ficus stereotipato, qualche foto alle pareti. Il titolo di commodoro, una foto dell’attore che salta sopra i divani impegnato a promuovere Narconon.
Dietro la scrivania ci sono due sedie, sulle sedie due marionette, o due persone, è tutto ancora così buffo. Parlano, una in inglese ed una in italiano, spiegano.
Non ti devi preoccupare di nulla, ci pensiamo noi. Tu non ricordi, è normale, è tranquillo, è tutto scritto. Indicano dei fogli, gli puoi dare un’occhiata se vuoi, alle prime pagine, riconosci la grafia?
Il resto non lo leggi però, funziona così. Riconosce la grafia.
Da adesso andrà tutto bene, da adesso non sei più solo, ci pensiamo noi, non ti devi preoccupare di nulla. Non sei il primo sai, sappiamo già cosa fare, in questo momento stai vedendo Cai Guo Qiang al Guggenheim. Tranquillo, leggi e ricorderai. La gente, la gente si aspetta delle cose da te, tu non ne potevi più, quelle cose gliele daremo noi. Non ti devi preoccupare di nulla, è normale.
La conversazione dura troppo e le palpebre sono di nuovo pesanti ed il ficus è più difficile da osservare adesso ed una delle due persone in camice se ne accorge perché la conversazione termina così.
***
“Ehi.”
“Ehi, quanto tempo… Come va?”
“Ti ricordi l’anno in cui Julian Cope si tagliò sul palco? Ti ricordi i concerti al Velvet? Ti ricordi la prima volta che ti accennato del gruppo svedese che a maggio avrebbe suonato a Bologna, la prima volta che ti ho parlato di Gibbard?”
“Che hai?”
“Sono stanco.”
“Lavori troppo. Ma non è questo. Mi spaventi. Che hai?”
“Niente.”
“Mi chiami dal nulla, parli a fiume, non è vero che non hai niente. Che hai?”
“Sono sempre stato così?”
“…”
“Seriamente.”
“Così come?”
“Dai che lo sai che voglio dire”
“Sì. No. Uff. Che vuoi che ti dica?”
“Non lo so”
“Sei sempre tu, io ti conosco da tanto. Però non sei sempre stato così. Non posso parlare comunque, sto lavorando. Mi chiami dopo?”
“Mh.”
“Mi chiami dopo?”
“Va bene.”
“Va bene. Ci conto. Stai tranquillo e poi ne parliamo.”
“Sì. Ciao.”
“Ciao.”
***
Poi per un momento mi è sembrato di ricordare. Ero sveglio, dormivo, non lo so. Cioè lo so, razionalmente lo so, si chiama allucinazione ipnagogica. Di solito succede che credi di svegliarti e rimani paralizzato. Urli e non ti sente nessuno. Hai visioni, probabilmente è così che la gente parlava con dio anni fa. Allucinazioni ipnagogiche. Eppure mi è sembrato di ricordare.
Scrivevo, avevo questo… avevo un blog. Mi chiamavo… mi chiamavo Fabiano Frangia. Sì, Fabiano. Mi pare. Scrivevo di musica, scrivevo, la gente… maledetta indeterminatezza dei sogni. Non era così. Mi chiamavo… mi chiamavo Filippo. Filippo Facci. Sì, questo me lo ricordo, Filippo Facci, il nome me lo ricordo. Scrivevo di tutto, la gente leggeva e commentava, male commentava, la gente leggeva e mi insultava. Filippo Facci. Oppure no, la gente mi insultava davvero? Eppure per un momento mi è sembrato di ricordare.
***
La gente balla comunque, se metto elettronica ucraina o quel pezzo che adoro che dice Then you picked the wrong place to stay. La gente balla comunque, lo fa da sempre qui, eppure mi sembra diverso. Mi sembra che prima ballassero di tutto perché erano curiosi di tutto, era il sapere aude della musica. Ora ballano di tutto perché tutto gli è indifferente, non sono qui per la musica, non sono qui per scoprire, sono qui ma potrebbero essere al Billionaire se fosse di moda il Billionaire.
Meglio quando ce la tiravamo in trenta, quando Meloy era un cognome come un altro? Chissà. E chissà quanti lo hanno detto di me quando sono entrato qui la prima volta, quando guardavo io l’uomo con il box dei dischi dietro il palchetto rialzato scegliere la canzone successiva. Where are your friends tonight?, continua a chiedere, ed io la risposta davvero non la so.
***
“Reagisce meglio del previsto.”
“Sì, ottimo soggetto.”
“Il team come sta andando?”
“Bene. I nuovi si stanno integrando con quelli scelti da lui. Un po’ troppo anarchici.”
“Pensi che…”
“Solo se necessario.”
“I nostri?”
“Firmeranno a suo nome. Alcuni già lavoravano per…”
“Sì, chiaro.”
“E per Antonio.”
“Mh.”
“Cosa?”
“Ce n’era davvero bisogno?”
“Lo sai anche tu che non ho fatto niente stavolta, è stato lui”
“Sì, ma…”
“Sarà utile, non ti preoccupare.”
***
Ieri ho passato il limite. Dal nulla hanno cominciato a parlarmi in tre su googlechat. Ho detto che stavo uscendo e ho salutato tutti affrettatamente.
Poi mi sono deciso, non ne posso più, ci pensavo da un po’. Basta, davvero.
Sono andato alla libreria e l’ho preso. Il web è morto, viva il web. Non ho potuto fare a meno di ridere. Com’è ironico il fato, i segnali che ci manda quando si diverte a prendersi gioco di noi.
Ho controllato la quarta di copertina mentre cominciavo a premere i numeri sulla tastiera.
“Pronto?”
“Gianroberto?”
“Chi parla?”
“Mi chiamo Francesco. Però scommetto che conosci il mio blog. Vorrei proporti un patto. So come funzionano le cose, vorrei farne parte anche io.”
“…”
“Beh?”
“Non parliamone qua. Ci incontriamo per un caffè e ne discutiamo un po’, ti va?”
“Va bene.”
“Senti, se ci trovassimo d’accordo… ti piacerebbe vedere Sutton Square di persona? Sai, mi pareva che ti piacesse…”
“Sì.”
“Bene. Mi faccio sentire. Ciao”
***
Mi hanno lasciato quelle quattro pagine sul comodino. Francesco Fungo, c’è scritto grosso nella prima, e la grafia è la mia, il nome è il mio. Continua con una serie di dati inutili per una pagina e mezza. Salto. Leggo. Dipendenza, recupero, collaborazione, editore fantasma, amnesia indotta, 2.0. Rileggo, non ci posso credere. Io sottoscritto Fungo Francesco… non ci posso credere. Però comincio a sentirmi meglio. Respiro. Non ho neanche voglia di dormire.
Entrano, gli chiedo se posso tornare in quell’ufficio, devo chiedere una cosa. Nessuna sorpresa. È tutto normale, certo, non sono il primo, eccetera.
E adesso, domando. Adesso ci pensiamo noi. E se volessi aggiungere qualcosa? Puoi, chiaro che puoi. Beppe aggiunge sempre delle battute qua e là. E gli altri? Gli altri li hai scelti tu, da prima. Io? Tu.
You think over and over, "hey, I'm finally dead.”
Io. Va bene allora, scriverò qualcosa io, voglio sancire il passaggio, voglio marcare la differenza. Non esiste e non è mai esistito, è una vostra proiezione mentale, batto in terza persona come da protocollo, rido da solo adesso nella luce fioca della stanza, e altrove continuo, dopo 5 anni e mezzo, da queste parti comincia l'era due punto zero.
Previously, on Radiohead: esce un disco nuovo, puoi scaricartelo senza pagare, è legale. Lo sa pure mia nonna che ascolta Radio Zeta. La promozione del disco e dei singoli è fatta attraverso iniziative che sfruttano web, UGC, eccetera. Tra queste trovate spicca Nude Re/mix: puoi scaricare i "layer" di cui è composta la canzone, e successivamente caricare il tuo orrido remix sul sito stesso. Ma la canzone ha struttura ritmica e compositiva che rende l’operazione – o almeno, ottenere risultati decenti – quasi impossibile. Fin qui ci siamo.
Finché arriva un tizio chiamato James Houston, e decide di suonare Nude utilizzando le seguenti apparecchiature al posto degli strumenti:
Sinclair ZX Spectrum – Guitars (rhythm & lead)
Epson LX-81 Dot Matrix Printer – Drums
HP Scanjet 3c – Bass Guitar
Hard Drive array – Act as a collection of bad speakers – Vocals & FX
Da McSweeney’s, vista su Giavasan:
(se non siete almeno alla quarta serie di Lost non leggete oltre)
THE OPENING ACT FROM THE ORIGINAL, UNUSED TELEPLAY OF LOST‘S PILOT EPISODE
JACK: OK, everyone, gather round. I’m Jack. We crashed on this island. I’m kind of an alcoholic, and I had a really complicated relationship with my father, Christian, who was also an alcoholic.
CLAIRE: Christian Shepherd? That’s my dad, too!
JACK: No way!
SAWYER: Oh, yeah, I know that guy, too. I met him at a bar. He’s proud of you.
JACK: You met my dad?
SAWYER: Yeah, I met him right before I killed this guy I thought had ruined my life as a child. He was a con man who went by "Sawyer" and had an affair with my mother and then my dad found out and killed her and himself. It was ugly.
LOCKE: No way! That sounds just like my dad! He stole my kidney and then paralyzed me.
KATE: Paralyzed people can’t walk.
LOCKE: Don’t tell me what I can’t do! I can walk now, obviously. I think this island is magic or something crazy like that.
KATE: Know what else is crazy? I killed my stepdad, who was actually my dad, by blowing up the house he was in. Then I went on the run for a long time. That marshall guy that’s dying there was taking me to the U.S. to put me in jail.
(The "monster noise" is heard in the jungle.)
CHARLIE: What was that, mates?
HURLEY: I think it was a monster made of smoke that’s floating around for some reason.
La mente delle persone funziona in modi imprevedibili e incomprensibili. L’intelligenza spesso assume delle forme e dei colori molto diversi da persona a persona. C’è chi pensa a zig zag, chi pensa come una serie di cubetti lego messi uno sopra l’altro. La mia mente funziona così. Tutto inizia con un’immagine che mi colpisce. E’ un’immagine irresistibile, quasi violenta nella sua bellezza, che parte dall’osso sacro, risale la colonna vertebrale e arriva fino al mio cervello. E così l’immagine rimane lì giorno dopo giorno e ogni tanto torna a trovarmi nei momenti più impensabili, magari mentre aspetto l’autobus o mentre nuoto. Poi a poco a poco si tirano dei fili, si creano dei collegamenti nel mio cervello e di solito è così che nasce il post. Tutta questa premessa per parlarvi di alcune suggestioni che hanno preso il via dal video di No Surprises dei Radiohead.
Il 1997 fu un grande anno per la musica rock, c’erano i Verve, c’erano ancora i Super Furry Animals che facevano su e giù con i loro molleggianti, c’era anche Thorn di Natalie Imbruglia. In quell’anno uscì uno degli album che mi avrebbe cambiato la vita OK Computer. Se in 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrik l’intelligenza artificiale HAL 9000 mostrava un uomo indifeso di fronte ad una tecnologia che non è più capace di gestire e che lo ha superato, in OK Computer, i RH usciti da The Bends non hanno più problemi ad affidarsi al computer per scrivere un album che sarà visto come uno spartiacque.
Lasciando da parte queste problematiche, solo molti anni dopo (circa 10!) dovevo scoprire l’opera di Yael Davids, Aquarium, datata proprio 1997, in cui l’artista infila la testa in una scatola di vetro piena d’acqua. Difficile si tratti di un caso, probabile che si sia trattata di una suggestione che il regista Grant Gee era pronto a cogliere.
Yael Davids è un artista nato a Gerusalemme che vive ad Amsterdam. Nelle sue istallazioni/performance si dedica da anni a studiare le forme di silenziosa violenza sociale. Le performance di Davids costringono il corpo umano a mettersi in posizioni scomode e forzate. In Mattress l’attore è disteso sotto ad un materasso e respira solo attraverso un piccolo buco. Per il visitatore che si è perso l’inizio della performance il corpo dell’artista rimane di fatto invisibile.
In altre installazioni Davids costringe i visitatori a infilare la testa, le labbra o altre parti del corpo in buchi sulle pareti creando assurde situazioni di conflitto e tensione tra il corpo e lo spazio circostante. Se quella di Yael Davids è un’arte silenziosa che proprio nel silenzio e nel soffocamento dell’essere umano esprime quello che ha da dire, i Radiohead riescono ad esprimere pensieri, sensazioni che di solito rimangono nel silenzio nella testa delle persone che ogni giorno prendono l’autobus e si sentono soffocare.
Era solo questione di tempo: prima o poi doveva accadere. Come riportano diverse fonti (1, 2, 3), un giornale musicale piuttosto blasonato (Rumore) ha recensito, senza accorgersene, la versione fake di un disco diffusa su internet al posto di quella vera. Il disco in questione è Narrow Stairs dei Death Cab for Cutie, eletto Disco del mese dal mensile in una recensione firmata da Sara Poma (ma probabilmente, c’è da dire, di questi tempi una cosa simile poteva capitare quasi a chiunque) che con tutta evidenza parla del disco sbagliato, citando arrangiamenti elettronici, inserti di pianoforte, o sperimentazioni rumoristiche di cui nei brani originali non c’è nemmeno l’ombra (e nei fake sì).
E’ già noto da un po’ che la copia del disco che è stata diffusa in rete ad inizio Aprile è in realtà per lo più composta da pezzi della band tedesca Velveteen, e complici l’incredibile somiglianza tra il sound dei due gruppi e gli mp3 perfettamente taggati, ci sono cascati quasi tutti (anch’io). Se avete scaricato una copia del disco ad Aprile, è probabile che anche voi abbiate la versione sbagliata (controllate su wikipedia se la durata delle canzoni coincide).
Lascio a voi le prese per il culo (qui c’è già un instant-blog), i sorrisini per la palese figura di merda e i sacrosanti O tempora o mores, che in prima battuta di fronte a un passo falso così evidente sono quasi inevitabili. Chi sa come va il mondo, però, sa anche che qualunque appassionato di musica nel 2008 (anche i professionisti, sì) non può prescindere dall’ascolto e dal download, legale o meno, di canzoni e dischi da Internet, e che incidenti del genere sono -e saranno sempre di più- all’ordine del giorno. Le cause e le conseguenze di una situazione simile sono tante, e anche se a tal proposito sono già stati scritti fiumi di inchiostro, siamo certamente ancora ben lontani dall’averle approfondite tutte.
Mi piacerebbe che nel prossimo numero di Rumore, invece di far finta di niente (ce ne scorderemo, in fin dei conti) o di liquidare la cosa in qualche trafiletto, ci fossero un po’ di articoli, magari firmati dai collaboratori più lucidi del giornale (da Campo a Lo Mele, da Compagnoni a Girolami, da Pomini a Messina) che approfondiscano la questione e riescano a farcela vedere anche dalla prospettiva che noi non addetti ai lavori non abbiamo. Sarebbe una prova di onestà e lungimiranza non da poco.
-Disclaimer di rito-
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