mercoledì, 30/07/2008

Organizzare concerti è roba da ricchi?

Appassionati di musica vecchi e giovani, professionisti del settore, semplici curiosi o ascoltatori compulsivi: scarichiamo tutti, ed è inutile che lo neghiamo. Qualcuno compra anche i dischi, in realtà: c’è chi -come me- aspetta che il prezzo scenda a livelli ragionevoli e poi approfitta abbondantemente dei negozi online (Play.com su tutti), c’è chi ne compra solo quando sono dei begli oggetti, c’è il feticista delle discografie complete e quello che premia i dischi migliori; però sono pochi, sempre di meno. Gli altri scaricano, ascoltano, e non pagano niente.

 

La strada è senza ritorno, e il download legale non pare poter fermare lo scatenato e selvaggio scambio di file  che da solo muove ormai gran parte del mondo musicale senza generare una lira. Siamo sempre a ripeterci che il modello è cambiato, che l’intera industria musicale deve prendere le misure, che la musica deve essere gratis o quasi perchè nell’epoca della completa replicabilità digitale non ha alcun senso farla pagare (se non in modalità fisica, in forma di CD). Musicisti, promoter e gatekeeper vari devono trovare altrove i soldi per vivere, vendendo le proprie opere a pubblicità e colonne sonore, facendo product placement nei loro video, diventando i testimonial di marchi di moda e -soprattutto- suonando in lungo e in largo dal vivo usando i dischi come trailer per il vero, unico, evento irripetibile: il live. 

 

Che piaccia o meno, questo al momento è lo scenario che va per la maggiore: se vuoi campare di musica (come musicista, manager o discografico) punta sui concerti. Oggi però su La Stampa c’è un interessante articolo di Gabriele Ferraris (La musica è finita, i soldi se ne vanno, trovato grazie a EmmeBi) che fa i conti in tasca al settore dell’organizzazione degli eventi live scoprendo che è in drammatica crisi, e non ci guadagna più quasi nessuno.

 

I biglietti sono cari? Dipende dai punti di vista. Per chi deve comperarli, sì, è evidente. Ma la domanda vera è un’altra: i prezzi potrebbero scendere, come sono scesi quelli dei cd nel tentativo (peraltro vano) di ridare fiato al mercato legale della musica riprodotta? E qui, anche nel folle folle folle mondo del rock’n’roll, è il caso di piantarla con i discorsi da bar, e ragionare sui fatti. Sulle cifre.
Allora, mettetevi comodi, e facciamo due conti. Vi avviso, potrebbe risultarne una lettura angosciante: perché vi ricorderà da vicino i conti che facciamo ogni mese, nel tentativo di capire come potrà bastarci lo stipendio. […] Qui si tenta di spiegare perché l’industria dei concerti viaggi verso la bancarotta; e perché un giovinetto assennato non dovrebbe aspirare a un futuro da musicante. [#]

 

Seguono conti dettagliati (istruttivi anche se non pienamente convincenti; mi piacerebbe che qualcuno del settore ci dicesse se sono davvero realistici), e alla fine l’amara morale: «Ragazzi, se sognate di fare i musicisti rock, o gli organizzatori di concerti rock, toglietevelo dalla testa. A meno che papà non sia ricco. Ma tanto, tanto ricco.»

 

Ora che anche il settore del live è in crisi, la domanda a questo punto è inevitabile: lavorare in campo musicale è -e diventerà sempre di più- solo un bel passatempo per chi lavora altrove o ha già i soldi? Se invece c’è ancora una speranza, in che direzione è?

 

mercoledì, 30/07/2008

Art is always contemporary

di

D’estate si sa non ci sono notizie e allora i giornalisti inventano con la fantasia. Tra i soliti servizi sulla pantera sfuggita al circo che si aggira nella bassa padana, sull’invenzione del bikini, su quanto è fottutamente caldo vi regalo questa pillola scovata su wikipedia (ma da anni se ne parla ).

"More recently, an italian anthropologist speculated that Munch might have seen a mummy in Florence’s Museum of Natural History which bears an even more striking resemblance to the painting ‘The Scream’ ".

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martedì, 29/07/2008

Another brick in the wall

Il tipo di cosa che da queste parti ci piace un casino: 20 album covers recreated in Lego.

Non è la prima volta che fanno una gallery simile, ma questa è decisamente migliore.

 

lunedì, 28/07/2008

Addetti ai lavori

di

Con ordine oggi:
1) Ho revisionato un esecutivo per una cartolina. Ho riscritto il copy. Ho spostato l’art, che ha fatto il cliente.
2) Ho corretto un piccolo errore in un cd rom. Ho rifatto il cd rom. Ho portato il master al cliente. Che ha voluto testarlo davanti a me su nove dico nove computer di cui uno del ’29. Con 256 Mb di RAM in tutto. Con Winzoz XP e McAfee.
3) Ho presentato una bozza di progetto grafico.
4) Mentre presentavo il progetto grafico, mi ha chiamato il tizio della cartolina. Dice che l’art – cha ha fatto lui – è in bassa qualità, se per favore posso rifarglielo a 300 dpi peché deve andare in stampa domani.
5) Ho modificato il progetto grafico.
6) Mi ha scritto il mio padrone di casa: mi invita formalmente a pagare l’affitto di agosto. Gli ho risposto che ometterò il pagamento dell’affitto di agosto e anche una parte dell’affitto di settembre.
7) Mi ha telefonato il tizio della cartolina. Ha una macchia di sporco sul monitor del portatile, non vede bene la crenatura del carattere nel baseline.

Via

lunedì, 28/07/2008

Stanchissimi di essere sexy

Sembra passato un secolo dall’uscita del loro primo disco, che ci aveva colpito per la scioltezza con cui slalomava tra indie, electro e disco-punk e per la sfacciataggine naif che gli derivava direttamente dalle sue origini brasiliane; sembra passato un secolo dall’entusiasmo che aveva generato la sua proposta disimpegnata ma per nulla banale, piena di melodie killer ma decisamente lontana dal pop da classifica, con una front-woman scatenata e un paio di singoli che ancora riempono il dancefloor; sembra passato un secolo, ma sono solo due anni dall’uscita del disco d’esordio dei Cansei de ser sexy e ora che da una manciata di giorni è nei negozi il nuovo disco Donkey, viene da chiedersi cosa sia andato storto questa volta.

 

Dove di là c’erano synth scalmanati, piccoli anthem ammiccanti e un’originale fusione di spirito punk, suoni quasi DIY e comunicazione pop, qua ci sono pezzi rock che -come leggevo non so più dove- sembrano delle B-sides di qualche female-fronted alternative band degli anni ’90: poca o niente elettronica, zero riferimenti pop, linee di chitarra un po’ banali e suoni che ricordano le L7, le Veruca Sault o le vecchie Breeders. E infatti proprio la band di Kim Deal è omaggiata con una cover all’interno del mediocre primo singolo Rat is dead, con l’immortale alt-hit Cannonball suonata con la verve di una band di adolescenti un po’ imbranati che fanno i primi esperimenti di cover in sala prove.

 

Del disco si salva quasi solo la opener Jager Yoga, che non fa rimpiangere le vecchie CSS grazie alla sua batteria quadrata, alla chitarra tagliente e al tiro di un treno, e che potrebbe ancora fare la sua porca figura in pista. Il resto è moscio e poco ispirato, lontano dalle radici spontanee e casiniste che ce li avevano fatti amare, ma anche dalla qualità di quell’alt-rock anni ’90 che la band brasiliana cerca a tutti i costi di voler emulare. La maledizione del secondo disco colpisce ancora. Ci mettiamo già a sperare nel terzo?

 

Cansei de ser sexy – Jager Yoga (MP3)

Cansei de ser sexy – Cannonball (The Breeders cover) (MP3)

 

| # | indie-gestione, suoni | I Commenti sono chiusi

venerdì, 25/07/2008

So hits are for me, uh?

di

La copertina, collegata al titolo Hits Are For Squares, della compilation di pezzi dei Sonic Youth messi assieme per Starbucks da amichetti famosi della band più cool che sia mai esistita mi chiama in causa direttamente perché (al di là delle polemiche sorte in merito all’operazione in sé ritenuta da molti "poco indie", di cui non me ne frega nulla) mi dà apertamente della testa quadra, dello yuppie noioso, rigido e ottuso. Io infatti mi vesto così, mi siedo così, ascolto i Sonic Youth con l’iPod così, mi piace Starbucks così e ho lo sguardo perso nel vuoto così, dopo aver lavorato per il sistema.

 

Sonic Youth – Slow revolution (previously unreleased) (MP3)

 

venerdì, 25/07/2008

Up your Fingers in the (Ryan) Air!

di

Ecco come appare oggi la homepage in italiano di Ryanair.

True story.

giovedì, 24/07/2008

E che sono l’unico che non posta librerie?

Paperback chair. Comodissima, immagino. E i libri non si rovinano proprio per niente, eh? (via)

(però bella)

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mercoledì, 23/07/2008

L’amara (e brutta) realtà

E’ la scoperta dell’acqua calda, ma Advertising VS Reality è una ricerca così sistematica che fa fare grasse risate. E interrogarsi, oltre che sugli inganni pubblicitari del packaging, anche su quante schifezze mangiamo.

 

martedì, 22/07/2008

Due voci

Lo scorso weekend a distanza di 24 ore ho assistito ai concerti di due delle più grandi voci degli ultimi vent’anni; una doppietta così, lo so già, non mi capiterà mai più.

Diversissimi come contesto e atmosfera (da un lato l’affollato concerto gratuito della centralissima, sempre splendida, piazza S. Stefano a Bologna, dall’altro il costosissimo, ordinato e moderno monolite del Teatro degli Arcimboldi di Milano), come pubblico e repertorio, ma accomunati dall’avere dietro il microfono una voce unica in grado di rivoltarti le budella ad ogni singolo sospiro, e di scolpirsi nella memoria come eventi più unici che rari che spazzano via in un sol colpo decine di concertini mediocri. Spero davvero che non ve li siate persi.

 

 

Mike Patton Mondo Cane – 18 Lug, P.zza S. Stefano, Bologna

 

Sapevamo già tutto del nuovo progetto del vulcanico Mike Patton (già Faith no more, Fantomas, Mr. Bungle, Tomahawk, Peeping Tom e via andare), affiancato da un ensemble di musicisti d’eccellenza, da un’orchestra e da un coro, e alle prese con un repertorio di classici e brani minori degli anni ’50 e ’60 italiani (tra gli altri Paoli, Tenco, Buscaglione, Vianello e Modugno). Sulla carta un’idea carina e ruffiana, alla prova dei fatti un’esaltante catarsi sanremese e la celebrazione di un repertorio musicale spesso sottovalutato. Gli arrangiamenti sontuosi ma quasi mai scontati, l’incredibile potenza della voce di Patton (e un’interpretazione impeccabile), il potere evocativo dei pezzi scelti e il contesto nazional-popolare della piazza in una sera d’Estate hanno trasformato il concerto in un evento clamoroso.

E su tutto c’è lui, completo bianco e brillantina, che gigioneggia con la folla e l’orchestra, padrone di un italiano quasi perfetto (eredità dei 10 anni di matrimonio che negli anni ’90 l’anno portato a vivere a Bologna), di un repertorio super-ecumenico che mette insieme gli umarells che si sono portati la sedia da casa e i freakkettoni del DAMS che bevono birra seduti sul gradino dei portici, e della potenza di una voce (e di un’orchestra) francamente incredibili. A quanto pare si è prosciugato buona parte dei fondi dell’Estate bolognese, ma che vi devo dire, ne è davvero valsa la pena.

 

[foto: Misterdeiv]

 

 

Mike Patton Mondo Cane – Il cielo in una stanza (Gino Paoli) (MP3)

Mike Patton Mondo Cane – 20 Km al giorno (Nicola Arigliano) (MP3)

Mike Patton Mondo Cane – Quello che conta (Luigi Tenco) (MP3)

Mike Patton Mondo Cane – Una sigaretta (Fred Buscaglione) (MP3)

 

 

 

Tom Waits – 19 Lug, Teatro degli Arcimboldi, Milano

 

 

Tom Waits non è solo un musicista. Tom Waits è leggenda. Nessun altro musicista dei tempi moderni ha il suo stile e il suo carisma, nessuno possiede la stessa aura mitologica, nessuno ha uno stile così unico e un repertorio così vasto e solido. Quando è uscita la notizia che il cantautore di Pomona sarebbe venuto in Italia (nove anni dopo l’ultima volta; e chissà quanti ne passeranno per la prossima, se ci sarà) , non c’è stata nessuna esitazione: costasse quel che costasse, saremmo andati. E sapevamo che sarebbe costato.

La terza data agli Arcimboldi ha valso i novanta (lievitati a più di cento con la prevendita) euro del biglietto? La domanda è inutile; anzi, è mal posta. Sarebbe meglio chiedere: dopo quante canzoni ti sei pentito di aver ascoltato la tua coscienza (che ti dice che una cifra del genere per un concerto è immorale) e di non aver preso i biglietti per la platea (che si aggiravano sui 150 euro, se non ricordo male)? Quasi subito.

Perchè anche se su molti pezzi ero un po’ arrugginito (non l’ho studiato a sufficienza, lo ammetto), se non ha fatto Tango ‘till they’re sore e Hold on e se un asettico teatro milanese non è la bettola dell’Oklahoma dove vorresti davvero vederlo dal vivo, non riesco davvero a trovare un difetto che sia uno allo show del buon Tom. Allestimento bellissimo, band -chevvelodicoaffà- eccellente (figli compresi), scaletta inevitabilmente incompleta ma impeccabile, interpretazioni enormi, e soprattutto una voce che, se esistesse un ipotetico dizionario sonoro, sarebbe la definizione stessa dell’inferno. Appena ci penso mi vengono i brividi.

 

[foto: MV978]

 

 

Tom Waits – Innocent when you dream (live @ Barcelona, 14/07) (MP3)

Tom Waits – Hoist that rag (live @ Barcelona, 14/07) (MP3)

Tom Waits – God’s away on business (live @ Barcelona, 14/07) (MP3)

 

lunedì, 21/07/2008

Qualcuno vorrebbe anche averlo

di

L’italo spot dell’iPhone. Grazie a Vodafone.
(e io che mi vedevo già Totti che usava il multitouch al mare, Ilary che comprava i pannolini su Ebay con un’apposita app e Ringhio che insegnava a sua nonna a leggere i feed di Pornotube. Delusion is now.)

lunedì, 21/07/2008

DisKoInKiostro Vol.4 – La Fine

DisKoInKiostro finisce qui. Mezzora di schiaffoni quasi mai sotto i 130 bpm, con qualche carezza. Perché schiaffi e carezze si danno con la stessa posizione della mano sulla faccia. Ma quando arriva La Fine? Prendi i Chemical Brothers, che dai per finiti e che invece tirano fuori una sconvolgente decima arma da battaglia elettronica: giro di basso sbatticulo, martellone ritmico, assolone di chitarra balericacida, chitarrine funk e una melodia sulla pazzia di mezzanotte che ti chiedi quando sia stata l’ultima volta che il mondo è stato pazzo a mezzanotte e non era la fine dell’anno. La Fine non finisce con una salita costante e inesorabile di fil’e’ferru su bassi rigonfi come biancheddus e con Anthonyendegionsons che chiama al telefono e dice: “Uè Massimi’ – al telefono Anthony parla con una voce che sembra quella di Pino Daniele – la DFA ed Audion hanno smesso di fare remix che ci piacciono? Perché non fai una clonata delle tue, mentale e finale come il secondo e cavalcante e infinita come i primi?”. Non finisce perché dopo la notte c’è il giorno e dopo il giorno la notte, come dicono i Crookers con Kid Cudi. Finisce con Jaguar, che è La Fine con la F maiuscola che non dovrebbe essere mai usata da chi non è nato a Detroit, ma a La Fine tutto è concesso. Purché finisca ad alto volume.

 

harakiri

DisKoInKiostro Vol.4 – La Fine

(La tracklist si trova qui)

 

lunedì, 21/07/2008

Oh our geekness

[ormai un format]

 

[Kids always puzzle me. Da una campagna pubblicitaria brasiliana. (via)]

 

 

 

[How Web Savvy Parents Can Help Kids Learn The English Alphabet. Grazie a Lucia]

 

 

 

[Dress for dinner Napkins. Meraviglia. Grazie a Kekkoz]