suoni

giovedì, 21 10 2010

Il generatore automatico di frammenti vascobrondiani

Che vi piaccia o che lo odiate, non si può dire che Vasco 'Le luci della centrale elettrica' Brondi non susciti forti emozioni. E che non abbia ormai una cifra stilistica distintiva (pure troppo) e inimitabile. Tanto che ora là fuori c'è pure il generatore auotmatico di frammenti vascobrondiani. Se fossi in lui io farei immediatamente una canzone interamente generata attraverso di esso.

(via)

 

[Mentre il disco nuovo Per ora noi la chiameremo felicità esce tra meno di un mese, e non sposterà di una virgola le opinioni dei cultori e dei detrattori del disco precedente (noi quindi continuiamo ad avere le stesse perplessità).  Qua comunque c'è il video de primo singolo.]

 

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giovedì, 21 10 2010

Sorry Beth :-)

Le abilità photoshoppistiche di Giudit (di cui già conosciamo le abilità illustrative) al servizio di un what if politicamente scorrettissimo applicato a Beth Ditto dei The Gossip e alla celeberrima foto che la ritrae ignuda per la copertina di un vecchio numero di NME. Le riflessioni sociologiche (sarebbe stata Beth Ditto la stessa icona alternativa se avesse avuto un po' di chili in meno?) le lasciamo a un'altra volta.

 

 

MP3  The Ting Tings – Standing in the way of control (The Gossip cover)

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venerdì, 15 10 2010

There’s a limit to your love

Non so quasi niente di James Blake (mentre forse dovrei, visto che in veste di produttore tendenzialmente di area dubstep sta riscuotendo un sacco di consensi), ma la sua cover di Limit to your love, classico minore di Feist che non avevo mai cagato granché, è una meraviglia soul che dà dipendenza e che da una settimana non posso ascoltare meno di 5 o 6 volte al giorno. Provate anche voi.

 

 

 

MP3  James Blake – Limit to your love (Feist cover)

venerdì, 08 10 2010

Gondry davanti e dietro tutti quanti

Era un po' che non si sentiva parlare di Uffie, starlette electro franco-americana già alla corte dei Justice (cantava in Tthhee Ppaarrttyy sul loro disco d'esordio ). La nostra è appena tornata con un nuovo singolo (di pop gommoso abbastanza innocuo) che sfoggia però un video niente male direttamente ispirato a (per non dire plagiato da) le migliori opere di Michel Gondry (come Come into my world di Kylie Minogue o Let forever be dei Chemical Brothers). Fa sempre un po' paura vedere che le vette toccate dai grandi maestri del videoclip (la trimurti Gondry – Jonze – Cunnigham) restano a parecchi anni di distanza ancora irraggiungibili.

 

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giovedì, 07 10 2010

Innovazione e linguistica e visione del mondo nella musica degli 883

Voi pensate che il titolo di questo post sia ironico, e invece no: esiste davvero un saggio con questo titolo, ed è un saggio serissimo, molto ben scritto e dannatamente interessante. E' un po' lunghetto, ma vi posso assicurare che vale la lettura, soprattutto se non siete tra coloro che pensano già che gli 883 siano stati il più importante fenomeno musicale italiano degli anni '90. Un assaggio preso quasi a caso (ma fidatevi, è tutto così, e anche meglio):

 

A noi sembra che l’innovazione vera contenuta nei testi del gruppo non attenga al lessico, ma allo sguardo sul mondo. Attraverso il ricorso a parole di uso comune gli 883 hanno sviluppato e talvolta introdotto nell’ambito del pop delle porzioni di realtà anonima e quotidiana che pochi altri prodotti culturali di consumo avevano saputo mettere a fuoco con altrettanto nitore. Le parole di Pezzali, spesso di uso comune, sanno fissare ambienti, situazioni e oggetti legati a realtà note ma fondamentalmente indicibili tanto per la poesia ‘alta’ quanto per la letteratura triviale. L’incipit di Sei un mito, secondo singolo estratto da Nord Sud Ovest Est, è da questo punto di vista davvero esemplare:


Tappetini nuovi arbre magique
deodorante appena preso che fa’ [SIC] molto chic
appuntamento alle nove e mezza ma io
per non fare tardi forse ho cannato da Dio
alle nove sono già sotto casa tua
(Sei un mito, NSOE)

Volendo, ci si potrebbe soffermare anche qui sull’occorrenza di sintagmi ed espressioni gergali – a cominciare dall’eponima Sei un mito, più che mera formula vera e propria categoria dello spirito per le giovani generazioni (17) ; ma colpisce soprattutto la presenza affascinante e davvero inedita di quell’arbre magique – per quel che ci consta, un hapax legomenon nel corpus della canzone italiana – deodorante a forma di piccolo abete, ben noto agli automobilisti italiani, il cui violento, artificiale profumo si somma a quello crediamo altrettanto intenso del «deodorante appena preso che fa molto chic» (che dato il contesto sarà lecito identificare con uno spray a buon mercato, per niente chic dunque): la rima magique: chic, virtuosistica, potentemente ironica, allaccia genialmente in un solo giro sintattico e ritmico lo stilema per eccellenza dell’eleganza aristocratica a due esemplari correlativi del gusto piccolo borghese: l’arbre magique e il deodorante economico. Si noti che le innovazioni linguistiche e l’ironia metrica, qui e altrove, non sono fini a se stesse; servono invece a predisporre l’irruzione di realtà che colpisce come un pugno, il referto millimetricamente esatto di uno scenario emotivo convincente e pieno di verità – non importa fino a che punto portato a coscienza dal paroliere. Consapevolmente o no, l’energia linguistica degli 883 lavora al servizio di una regia superiore, capace di nominare e spesso di illuminare liricamente settori di realtà solitamente elusi dalla cosiddetta canzone d’autore, in genere tentata dall’imitazione passiva  (e fallimentare) della cultura ‘alta’ (18), e per questo ancora fedele a una visione del mondo iperletteraria e iperselettiva; né il discorso cambia per quelle canzonette più triviali – compresa molta produzione di area sanremese – che per essere prodotti dichiaratamente  ‘bassi’ e di consumo non per questo sanno votarsi a un plurilinguismo sostanziale e davvero generoso (anzi, spesso si distinguono a maggior ragione per conservatorismo linguistico, stereotipia, ricerca aprioristica di effetti di lirismo). Il plurilinguismo degli 883 informa invece un io lirico che non palesa debito alcuno nei confronti della poesia ‘alta’ (anche perché con tutta probabilità la ignora del tutto), ma che di fatto esprime un’antropologia e una visione del mondo sottili e attendibili, ricche oltretutto di sfumature inconsce e di ritorno del represso. [#]

 

 

 

 

Bonus: Max Pezzali – L'ultimo bicchiere (demo)

 

 

 

(via)

mercoledì, 06 10 2010

Cinque facts su Nick Cave per deprimere il me stesso fan diciassettenne

Mi chiedo cosa penserebbe il me stesso diciassettenne che tanti anni fa chiuso nella sua cameretta consumava i dischi di Nick Cave venerandolo come un messia di fronte a queste notizie, che messe tutte insieme fanno quasi paura:

 

La risposta, probabilmente, è che il me stesso diciassettenne continuerebbe a pensare che la vita fa schifo, e metterebbe su di nuovo qualche B-side dei tempi d'oro.

 

 

MP3  Nick Cave & The Bad Seeds – Little empty boat

domenica, 03 10 2010

Il ritorno dei Massimo Volume

Era già stata caricata online un paio di giorni fa ma poi era stata rimossa. Adesso, non so per quanto, c'è di nuovo: ecco Litio, una strepitosa anteprima del nuovo disco dei Massimo Volume (Cattive abitudini), in uscita il 15 Ottobre per La tempesta Dischi.
Sono tornati, e per fortuna sono ancora quelli di una volta.

 

giovedì, 30 09 2010

Quello che la televisione italiana non sarà mai

Uno dei conduttori di talk show più famosi d'America (Jimmy Fallon),  una delle pop star globali pù di successo della sua generazione (Justin Timberlake) e uno dei combo più poderosi del suo genere (The Roots) in uno strepitoso medley di classiconi hip-hop che mostra in modo lapalissiano quello che la televisione italiana non sarà mai. A noi al massimo capita Fazio che duetta con Baglioni. Per dire.

mercoledì, 29 09 2010

Vorrei vedere il concerto, non il tuo dannato videofonino

I Wilco hanno vietato l'uso di fotocamere e videofonini durante i loro concerti. Natalie Merchant recentemente ha ricordato stizzita al pubblico che lo show era sul palco e non nei loro schermi. I Black Crowes ne hanno fatto una crociata, e sono sempre di più le band che si sono stufate di suonare davanti a un pubblico immobile sovrastato da muro di macchine compatte e telefonini. I videofonini stanno uccidendo l'atmosfera dei concerti? Lo racconta il Wall Street Journal, e se lo chiede Luca Cabal Castelli su La Stampa:

 

Gli effetti sono numerosi. C'è la seccatura, quando sei immerso in platea, di dover fare uno slalom tra i telefonini per riuscire a vedere il palco. C'è la mutazione nell'atteggiamento e nella partecipazione  del pubblico, che quando è concentrato a tenere in equilibrio un iPhone probabilmente non ha più molto tempo per cantare o ballare. C'è un'affascinante memoria visiva che si dispiega su YouTube, sui forum, su Facebook, portando le immagini dei concerti a chi non ha potuto esserci, costruendo nuovi racconti collettivi (l'intero live dei Radiohead registrato a Praga lo scorso anno), aiutando i tuoi ricordi a non sfumare troppo rapidamente.

 

Quando il tizio davanti a me mi copre la visuale con la sua fotocamera, impedendomi di vedere il palco durante la mia canzone preferita, magari mi arrabbio. E mi chiedo come sia possibile che non si lasci trascinare dalla musica: vergogna, stacca quell'affare e goditi il concerto! Però poi quando trovo su YouTube un brano fantastico di un live che ho particolarmente amato, ripreso praticamente dal posto in cui ero io, con tanto di pioggia e traballamenti, mi si riaccende istantaneamente un'emozione e non posso che ringraziare l'autore e riguardarmi il video in loop. [#]

Ovviamente basterebbe un minimo di buon senso e moderazione per salvare capra e cavoli e consentire foto e video senza rovinare il concerto a nessuno. Ma siccome ai concerti queste qualità paiono ben rare, ed è assai comune trovarsi davanti lo spilungone immobile che filma tutto il concerto con uno smartphone o la fulminata che passa un'ora a cercare di scattare almeno una foto non mossa da 100 metri  con una compatta da 150 euro, io li vieterei sempre e comunque. Lascerei solo i professionisti o presunti tali con le reflex nelle prime file. Per tutti gli altri, botte. Sono troppo cattivo?

lunedì, 27 09 2010

Florence and the machine (by Blackhair)

 

MP3  Florence and the machine – Postcards from Italy (Beirut cover)

venerdì, 24 09 2010

Ten decisions shape your life, you’ll be aware of five about

Quante sono le decisioni fondamentali che danno forma alla tua vita? E di quante ti rendi veramente conto? Quando hai deciso che facoltà frequentare e quando che lavoro fare? Quando di lasciare la tua ex con cui litigavi un po' troppo, e quando di provarci o meno con quella ragazza che ti piace e che un giorno potrebbe essere la madre dei tuoi figli? Quando di ubriacarti quella sera, così che la mattina dopo non avevi voglia di alzarti e hai mancato un incontro che forse ti avrebbe cambiato la vita? E hai davvero deciso di vivere nella città in cui vivi oppure devi cercare più indietro, nella volta in cui hai preso in mano un libro, o guardato un film, o alzato la cornetta e ha iniziato a insinuarsi il pensiero che questo potesse essere il posto per te?
Le riusciresti ad elencare, le dieci decisioni che hanno dato forma alla tua vita?

 

Vi consiglio di evitare di pensarci, o di farlo solo se avete molto tempo libero e pochi rimpianti. Io mi ci sono trovato qualche sera fa, partendo dai versi iniziali di I'll try anything once, la versione demo (che però è più una versione alternativa, visto che ha anche un testo diverso) di You only live once degli Strokes che sta nel trailer e nella scena centrale di Somewhere di Sofia Coppola. Una canzone mesmerizzante, il cui languore dolceamaro si adatta in modo criminale ai bilanci che non tornano e alla crescente consapevolezza che quello che credevi un piano in realtà è forse solo una serie di coincidenze fortuite ma non necessariamente fortunate; il frutto di decisioni non troppo meditate che ti avrebbero fulminato se avessi potuto capire davvero quali conseguenze avrebbero avuto. Col rischio di scoprire che le decisioni sbagliate, ammesso che si possano mai davvero definire tali, le avresti prese tutte comunque, così come adesso, pur con la saggezza che in teoria accumuli anno dopo anno, continui a prenderle con l'incoscienza di chi finge che non abbiano un numero impredicibile di implicazioni. Forse nessuna, o forse, in una catena impossibilmente aggrovigliata di eventi, quella che ti cambierà la vita.

 

 

MP3  The Strokes – I'll try anything once (You only live once demo)

 

 

MP3  The Strokes – You only live once

giovedì, 23 09 2010

Due lezioni su come si fa una reunion

Ultimamente di reunion di band più o meno storiche ne abbiamo viste un sacco, e tra panzoni svogliati che tornano sul palco solo per raccogliere un po' di grana su quanto seminato in gioventù e rocker nati che anche dopo molti anni di pausa non hanno perso la stoffa e la voglia di divertirsi, abbiamo imparato abbastanza bene a distinguere tra le reunion finte e pretestuose da quelle vere e sensate. E alla seconda categoria paiono appartenere due ritorni discografici piccoli ma pieni di significato che hanno luogo proprio in questi giorni.

 

Una settimana fa sono tornati con un nuovo disco i Superchunk, indie-band americana di culto tra le cui fila militano i fondatori della Merge (che è tipo una delle etichette indie più fighe della storia, che pubblica, tra gli altri, Arcade Fire e Spoon). Onestissimo e gioiosamente schitarrante, il loro Majesty Shredding odora di anni '90, power-pop e band che suonano nei garage dei sobborghi; una ventata di aria fresca e al contempo sapientemente familiare, senza le spesso inutili sovrastrutture delle band à la page e le pretese dei giovani che ancora hanno qualcosa da dimostrare. Non vi cambia la vita di un millimetro, ma si ascolta a volume alto.

 

Trionfale ritorno anche per i Vaselines, sgangherato duo scozzese dalla vita breve alla fine degli anni '80 reso immortale dalle cover registrate dai Nirvana (Molly's Lips e Jesus doesn't want me for a sunbeam) e presente sul dizionario come illustrazione per la voce «seminale». La formula tutta jangling guitar e indie-pop cantilenato non è cambiata, e la straordinaria e largamente non riconosciuta influenza avuta dalla band nel corso degli anni non rende meno godibile il loro Sex with an X.

 

E curiosamente i video nuovi delle due band sono una metafora, ciascuno a modo suo, proprio della relativa reunion: la grottesca banda di hipster che ne aveva preso il posto a tradimento viene scacciata dai Superchunk, mentre Eugene Kelly e Frances McKee in vesti ecclesiastiche tornano insieme e intraprendono un viaggio come dei bastardissimi Bonnie e Clyde. Se volevate sapere come si fa una reunion, eccovi due esempi con i controfiocchi.

 

 

venerdì, 17 09 2010

Athebustop is in the soundcloud

 

Dai Concerts à emporter della Blogoteque alle Black Cab Sessions, da Piazza Delight di Pronti al peggio a Prodezze fuori area, negli ultimi anni nella scena musicale è tutto un fiorire di concerti acustici e live sets non convenzionali suonati nei posti più strani e ripresi in video per essere messi sul web. 

Da poco si è gettata nella mischia anche Soundcloud, la piattaforma che rappresenta lo stato dell'arte per lo streaming e l'hosting musicale che sta prendendo il posto che qualche anno fa era di MySpace; Soundcloud non è americana ma ha base a Berlino, ed è proprio su un tetto di Berlino che vengono registrate le Soundcloud Sessions. Ed è a Berlino che ha base ora il beneamato folksinger pesarese Athebustop, che un po' di tempo fa venne a trovarmi in radio e che se continua così tra non molto comincerà a impensierire Damien Rice e soci per bravura e intensità. La session che ha registrato (come al solito con Miriam Moroni al violoncello) è molto bella, e, in un giorno di pioggia come oggi, pressoché perfetta.

 

 

lunedì, 13 09 2010

Spoiler Alert!

State tranquilli, questo post non vi rovinerà nessuna serie tv, film o libro svelandone il finale. Ma forse vi svelerà una cosa che ancora non sapete, e che, se fate parte della microscopica fazione degli adoratori di Eddie Argos non potrà che rallegrarvi la giornata.
Il (non più) baffuto gentleman britannico, già leader degli Art Brut e titolare dell'esilarante progetto Everybody was in the french resistance…NOW (per cui ha pubblicato un disco in cui ogni canzone nasce in risposta alla canzone di qualcun'altro, da Avril Lavigne a Bob Dylan) ha messo a frutto la sua nota passione per i fumetti americani nell'ennesimo dissennato progetto a tema. Spoiler Alert! è infatti il nome della band (con cui il nostro ha appena pubblicato un EP online) dedita esclusivamente alla produzione di canzoni a tema fumettistico (della DC comics, per la precisione). Il sound si aggira sempre intorno al solito indie-pop cabarettistico un po' cheap, che rafforzato dai testi ingarbugliati e iper-specifici raggiunge un tasso di nerditudine assolutamente stellare (e per me, che pure mi fermo alla Marvel o al limite alla Vertigo, assolutamente irresistibile).

Le canzoni si ascoltano qua, e un po' di dettagli in più nell'intervista rilasciata a Comics Alliance.

 

lunedì, 06 09 2010

Non c’è bisogno di aggiungere neanche una parola

The launch of the first in a series of televisual transmissions of varying sizes and shapes from the band to mark the impending release of their album, Belle and Sebastian Write About Love.

 

Presented by Dougie Anderson and produced by Forest of Black, it features performances of two of the songs from the album: I Want The World To Stop and I Didn't See It Coming, along with a Q&A with fans, sly skits about the dire current state of music industry, and montages of fan pics. Watch it here or at Belle and Sebastian's site: http://www.belleandsebastian.com

 

Belle And Sebastian Write About Love is out October 11 the UK and October 12 in North America.

 

mercoledì, 01 09 2010

Indipendelta

Purtroppo non credo riuscirò ad esserci, ma per promuovere Indipendelta, bel festival musicale nella campagna della bassa veneta dove il 3 e il 4 settembre saranno di scena (tra gli altri) Zu, Giardini di Mirò, Buzz Aldrin e in consolle Pullo, i ragazzi dell'organizzazione hanno fatti le cose in grande: una gran bella locandina (firmata da Alessandro Baronciani) e un video trailer assai ben fatto:

 

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martedì, 31 08 2010

We used to wait

Mentre ci stiamo tutti (non è solo per dire: tutti) preparando al loro concerto di giovedì all'Arena Parco Nord di Bologna per l'Independent Days Festival, gli Arcade Fire continuano la loro inarrestabile cavalcata trionfale. Non paghi di aver pubblicato un eccezionale terzo disco, di essere finiti al numero uno della classifica americana e di aver trasmesso per la regia di Terry Gilliam in diretta streaming uno dei loro concerti dal Madison Square Garden, i nostri ieri hanno conquistato gli internetz con un video interattivo (interamente realizzato in HTML 5) per lo spendido inno alla crescita e alla lentezza dei tempi andati We used to wait.

The wilderness downtown è sicuramente qualcosa di più di un video, che costringe lo spettatore a esporsi e che diventa un'esperienza di malinconia personalizzata difficilmente paragonabile ad altri esperimenti simili, e che sta più dalle parti della net-art che del videoclip. Un progetto splendido che vi invito a provare (servono un computer non proprio vecchissimo, Google Chrome e un indirizzo non troppo periferico; provate con le vie centrali di qualche città italiana o internazionale se la vostra non c'è), e che è l'ennesima, superflua, prova che questa band è sempre un passo davanti alle altre.

 

Mentre la febbre dell'attesa per il concerto sale, è appena comparsa in rete anche questa versione live a opera della buzzband dell'anno The Drums (che suonerà il 17 novembre al Covo) alle prese con la stessa We used to wait.  Prendetelo come un altro modo per attende il concerto, gustandovi l'attesa.

 

 

MP3  The Drums – We used to wait (Arcade Fire cover – live)

 

Bonus:

MP3  Sara Lov – My body is a cage (Arcade Fire cover)

giovedì, 26 08 2010

Sereno o poco nuvoloso

I Perturbazione sono una band che non ha più nulla da dimostrare.

Qualitativamente ha già dimostrato tutto mille anni fa con il suo capolavoro In circolo, che fotografa un collettivo perfetto sotto praticamente tutti i punti di vista e contiene quella che è forse la più bella canzone italiana del decennio scorso (Agosto, ovviamente, che si contende con Estate di Bruino Martino il titolo di canzone estiva più triste di tutti i tempi, e che come Estate avrà sicuramente una vita molto lunga). Negli anni successivi, poi, i Perturbazione hanno dimostrato che in un paese di merda come il nostro una band che produce del pop così sopraffino non avrà mai il successo che merita: troppo priva di pose e pretese modaiole, troppo incapace di velleità e compromessi commerciali, troppo poco ggiovane per piacere agli adolescenti e troppo cazzona e volutamente sghemba per conquistare i seriosi amanti della musica d'autore. Una band quasi unica che probabilmente non ci meritiamo.

 

E' più o meno con queste premesse che qualche mese fa è uscito Del nostro tempo rubato, mostodontico opus (24 canzoni!) con cui il gruppo torinese è tornato sulle scene. Come da copione non se l'è cagato quasi nessuno, e come da copione c'è poco da dire: non c'è nessun altro come loro. Sarebbe facile spendere parecchi paragrafi per spiegare la garbata bellezza del disco, tanto nelle sue ballad (la «nota stonata di tromba delle scale» di Primo) quanto nei singoloni (l'inno anti-capitalista Mao Zeitung, che per me è stato un utile mantra personale in un periodo di angosce lavorative), tanto nelle collaborazioni (un ottimo Dente nella nazional-popolare Buongiorno Buonafortuna) quanto nei molti divertissment, ma non so se servirebbe qualcosa. Provate ad andare a uno de loro prossimi concerti (suonano stasera alla Festa dell'Unità di Bologna, il 12 settembre all'Hana-bi di Marina di Ravenna, il 18 a Carpi per il Festival della filosofia, e in mezzo a Brescia, Pisa, Milano) e vedrete. Tanto non hanno più nulla da dimostrare quindi, visto che non sono loro, forse siete voi.

 

 

MP3  Perturbazione (+ Dente) – Buongiorno buonafortuna

MP3  Perturbazione – Primo

lunedì, 23 08 2010

Dite a Laura che l’amo (sempre)

Solo un breve e doveroso promemoria del fatto che stasera al solito Hana-bi d Marina di Ravenna sarà di scena la beneamata Laura Veirs ovvero la più brava folkster della sua generazione (e forse anche di qualcuna delle precedenti), nonchè adorabile post-fricchettona cui, in virtù del suo talento, si riescono a perdonare anche le gonne a fiori, le trecce, il nome che ha dato al figlio che appena avuto col suo produttore e batterista Tucker Martine (come diavolo verrà su un bambino chiamato «Tennessee»?) e il fatto che sul suo blog buona parte degli ultimi post sia stata scritta dai suoi genitori (i quali, incidentalmente, in questo momento sono in tour con lei. E con la band. E col bambino, che al momento ha tipo 5 mesi). Una così non puoi che amarla, ancor di più se negli ultimi tre dischi ha infilato, come niente fosse, canzoni come le tre qua sotto. Avrò anche l'onore di mettere un po' di dischi (a tema) prima del concerto. Ci vediamo là.  

 

MP3  Laura Veirs – Secret someones

MP3  Laura Veirs – Cast a hook

MP3  Laura Veirs – Life is good blues

giovedì, 19 08 2010

Adolescenze che non abbiamo vissuto

Ti trovi a passare qualche giorno di ferie nella cameretta che fu della tua adolescenza, e cosa c'è di più appropriato dell'ennesimo gruppo inglese tutto drum machine e riverberi con un video che racconta di una gioventù che non hai mai vissuto? Loro sono i Summer Camp, escono su Moshi Moshi e le scene del video sono tratte dal misconosciuto film del 1970 A swedish love story. Round the moon assomiglia a un milione di cose che abbiamo già sentito (a me sembra sia Take on me che i Joy Division, per dire), e probabilmente tra qualche settimana non ci ricorderemo neanche che esiste. Nel mentre, però, sono al quinto play consecutivo.
[ora sesto]

giovedì, 12 08 2010

In tutti i luoghi in tutti i laghi

Mentre ieri pomeriggio, sdraiato sul lettino in riva al mare, leggevo Jonathan Franzen e riascoltavo The Besnard Lakes are roaring the night stavo pensando a cosa avrei potuto mettere in consolle prima e dopo il loro concerto di stasera all'Hana-bi. Parole chiave: rock psichedelico, Canada, musica da ampi spazi, boschi di conifere, cori '60s e aperture magniloquenti ma non pompose.

 

I Broken social scene più dilatati? Il Bon Iver più orchestrale? I Fleet Foxes senza barba? Qualcosa degli Arcade Fire (con cui i nostri hanno in comune la provenienza -Montreal- e il fatto di essere guidati da una coppia di marito e moglie)? Qualcosa della variopinta famiglia degli Animal Collective? Vediamo stasera. L'impegno di sintonizzarsi sulle corde del piccolo evento musicale che porterà in contatto la pineta della riviera romagnola con quelle dei boschi del Quebec è decisamente un bel modo per passare le ferie.
[a ballare ci penseremo al party indie di Ferragosto]

 

Difficilmente riesco a immaginare qualcosa di più bello del salire in consolle nel posto in cui passo queste giornate di vacanza, dal cornetto e cappuccino alla lettura del giornale, al wi-fi gratuito, alla piada a pranzo, il bagno, le chiacchiere, l'aperitivo, la frittura di pesce, i concerti, i party danzanti sotto la tettoia, le biciclettate notturne fino a casa. E che, incidentalmente, ha come al solito un programma di eventi (tutti gratuiti) che in questo periodo non ha eguali in Italia.

Se non siete partiti, se siete tornati, se siete vicini o se siete lontani, ci vediamo là. Anzi, qua.

 

 

 

MP3  The Besnard Lakes – Like The Ocean, Like The Innocent Pt. 1: The Innocent

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venerdì, 06 08 2010

Arcade Fire, nati ready to start

Non so voi, ma io più o meno da quando è uscito  non riesco ad ascoltare nient'altro che il nuovo disco degli Arcade Fire. Il fatto che io non abbia mai amato alla follia i loro primi due dischi (li ho dovuti vedere live per capire davvero la loro grandezza) e che anche con questo i primi ascolti siano stati un po' tiepidi (sulla linea dell'inevitabile e sensato giudizio standard «Bello ma troppo lungo») non mi ha impedito di caderne lentamente vittima e di scoprire che di questi tempi il mio lettore suona più o meno solo quello, con una netta preferenza per Ready to start. Empty room e City with no children. E puntini sulle i a parte, c'è ben poco da dire, a parte che al momento in giro c'è poca gente che padroneggia la materia indie in modo personale e magistrale come la band di Montreal. Ascoltarle The Suburbs è come tornare in un luogo familiare che però non conosci, e che non vedi l'ora di esplorare. 

 

MP3  Arcade Fire – Ready to start

 

 

A celebrare l'uscita, un utente Vimeo ha tirato fuori quello che pare essere il più vecchio video di una performance live della band, ritratta sul palco del Rivoli di Toronto nel 2003, subito dopo l'uscita dell'EP che precedeva l'esordio Funeral. Nonostante l'audio e il video siano tutt'altro che perfetti, bastavano questi tre pezzi (Wake up, No cars go e Old Flame) a far capire immediatamente che su quel palco non c'era una band come tutte le altre.

 

 

[per non parlare del fatto che alle 4 di questa notte è stato trasmesso in diretta streaming il loro (secondo) concerto (di fila) dal Madison Square Garden di New York City, per la regia nientemeno che di Terry Gilliam. Ma passeremo i prossimi 3 giorni su YouTube a vedere pezzi del concerto e c'è già chi lo ha guardato in diretta, quindi non c'è quasi bisogno di dirlo]

giovedì, 05 08 2010

Precursori

da Eddy a Inkiostro:

Tema: affinità e divergenze tra Michel Gondry e l'anonimo regista dell'opera in allegato. I miei coetanei si soffermano sull motivo musicale. Tu, che per motivi anagrafici potresti essere immune a reminiscenze proustiane, non vedi un continuum stilistico che porta dritto dritto (mutatis mutandis e con più ampia manleva di mezzi) appunto a un certo Gondry?

 

 

 

da Inkiostro a Eddy:

Beh, indubbiamente l'uso di effetti speciali analogici e di costumi volutamente poveri (invece che di effetti CGI che all'epoca esistevano già e che sicuramente erano nelle disponibilità di un regista così all'avanguardia) ricordano molto lo stile di Gondry, quindi non si può escludere che lo stesso si sia ispirato a questo video per costruirci sopra una buona fetta della sua poetica.
Dovremmo scoprire se per caso è andato forte in francia, ad esempio. Non ho dubbi che riuscirai a reperire questa informazione.

Ma il bambino che canta "Occhio all'occhio del ranocchio" è lo stesso di "Mi scappa la pipì papà"?

 

 

da Eddy a Inkiostro:

No, il bambino di Mi scappa la pipì è il figlio di un giornalista di Roma e ora lavora a SKY (conosciuto personalmente a Sanremo) mentre il bambino delle Mele Verdi si chiama Paolo Peroni (da non confondersi con il Pierpaolo Peroni produttore degli 883 e marito di Syria) ed è il figlio di Mitzi Amoroso, animatrice del progetto Le mele verdi.

 

 

da Inkiostro a Eddy: 

Genio. Ora lo pubblico.

venerdì, 30 07 2010

GrinderFAIL

Forse qualcuno di voi ricorderà che, nonostante io sia devoto fan di Nick Cave, non ho apprezzato granchè il suo progetto collaterale Grinderman. A suo tempo lo bollai come «crisi di mezza età» e nei commenti mi presi un po' di insulti (fair enough), ma nel frattempo è uscita pure quella mezza schifezza del suo secondo romanzo La morte di Bunny Munro e il mio giudizio di allora non è potuto che uscirne confortato. Se l'artista che in passato è riuscito a produrre cose come From her to eternity, The Mercy Seat e Into my arms ora non riesce a impersonare nient'altro che una versione cazzona di sè (che pare sempre mascherare la mancanza di idee dietro trasgressioni da manuale, copertine sopra le righe, trailer inutili e notizie WTF) mi sa che siamo proprio messi male.

 

Il nuovo singolo Heathen Child (dal nuovo disco fantasiosamente intitolato Grinderman 2, in uscita a Settembre) non sposta di un millimetro il mio sopracciglio alzato che maschera l'ennesima, cocente, delusione da fan. La formula è sempre uno scimmiottamento un po' sbiadito del blues degli anni d'oro, l'ispirazione sembra lontana, la foglia di fico del «facciamo casino e torniamo a quando eravamo giovani» sempre drammaticamente inadeguata, i testi sempre più banali di quanto dovrebbero essere. Sbaglierò, ma io comincio ad avere l'impressione che non si diverta più tanto neanche lui.

 

 

MP3  Grinderman – Heathen Child

lunedì, 26 07 2010

Tron Punk

Non so bene cosa ci aspettassimo (è una colonna sonora, dopo tutto), ma gli attesissimi primi pezzi dei Daft Punk dalla soundtrack del nuovo Tron Legacy non dicono granchè (erano quasi meglio i vari fake usciti negli ultimi mesi, e la cosa la dice lunga..). Il solito problema di aspettative? Giudicate voi.

 

 

 

 

 

Il film uscirà a Dicembre negli States e a Gennaio in Italia, dal trailer sembra un po' una cagata ma anche questo è messo in conto (è Tron, mica Quarto Potere). Ma tutto ciò era una scusa per linkare questo: come costruire il casco dei Daft Punk in 17 mesi. E' bello avere obiettivi nella vita.