Miscellanea

martedì, 11 05 2010

Voto Antonio

di

 

Il popolo italiano ci capisce qualcosa? Perché si ostina a dare fiducia a questo Governo dopo tutto quello che si è venuto a sapere? Dopo le escort, Mills, il lettone di Putin, le mille forzature costituzionali, le leggi ad personam? Perché sostiene candidati che urlano slogan razzisti? Perché vota chi promette cose come la sconfitta del cancro? O chi nomina o fa eleggere amici o dipendenti senza competenze o ex show-girls? Forse il popolo italiano è incivile? Forse condivide i vizi dei suoi rappresentanti? Lo fa per opportunismo? Guarda troppa televisione? E' razzista? Non legge i giornali e non s'informa? Non gliene frega nulla? E' obnubilato dal carisma di Berlusconi? E se è così, forse la democrazia non funziona?

 

A sinistra, si comincia a pensarla così. Le ripetute, lugubri, "analisi delle sconfitte" hanno perduto, negli anni, smalto e immaginazione. Il tarlo ha cominciato a rosicchiare i pensieri degli insospettabili: il popolo non ci capisce un cazzo. L'equazione è svelta, ma imbarazzante: la democrazia forse non è questo granché.

 

Nella galassia dell'antiberlusconismo pensante, si è venuta a creare una frattura cruciale, altro che correnti. Di qua ci sono i Pessimisti Democratici, con fortune in ascesa, che vedono l'apocalisse e sanno che il problema è alla radice: i cittadini non sanno scegliere bene i loro rappresentanti. Non c'è mica nulla di male a dirlo: perché mai tutti dovrebbero interessarsi di economia e politica e giustizia e poi avere gli strumenti adeguati per distinguere un cretino da un genio? La democrazia non è un dogma in bianco: bisogna vedere come la si attua. In sé e per sé può pure essere un guaio, soprattutto se il popolo s'infradicisce. Infatti, oltre a non saper scegliere per ignoranza o distrazione, spesso la gente non sa scegliere perchè ha perso di vista il Bene Comune. C'è stato un decadimento formidabile: etica, politica, società civile, cultura delle regole. E la nuova società incivile ha espresso i suoi bravi rappresentanti, incivili anch'essi. 

 

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martedì, 04 05 2010

The Fabulous Fab

di

 

 

Questo tizio quassù si chiama Fabrice Tourre. Ha 31 anni, è francese e lavora per uno dei più grossi colossi finanziari del mondo, Goldman Sachs. Fino a qualche giorno fa, Fabrice Tourre era un perfetto sconosciuto. Oggi tutti lo conoscono con il nomignolo che si è dato da solo, in una email spedita alla sua ragazza il 23 gennaio 2007 alle 11.34 PM. The Fabulous Fab.

 

Fabrice Tourre è nato in Francia nel 1979. Ha studiato matematica alla Ecole Centrale Paris, poi ha fatto un master a Stanford. Nel 2001 comincia a lavorare da Goldman Sachs. Nel 2007 ha 28 anni e guadagna, secondo il Wall Street Journal, 2 milioni di dollari. Fabrice Tourre si occupa di derivati, cioè di prodotti finanziari complessi (spesso, come in questa storia, parecchio complessi) che si chiamano così perchè il loro valore deriva dal valore di altri prodotti o da determinati eventi futuri incerti. In quell'anno lì, l'anno dei 2 milioni di dollari, Fabrice Tourre lavora ad Abacus, un prodotto assai complicato (una synthetic collateralized debt obligation) che Goldman Sachs vende a certi investitori professionali e che dopo un annetto va a gambe all'aria. Chi aveva investito in Abacus perde 1 miliardo di dollari. Chi aveva scommesso contro Abacus (cioè il fondo di John Paulson) guadagna 1 miliardo di dollari. Funziona così. Alta finanza speculativa.

 

Un bel giorno d'aprile del 2010, la SEC, che è l'autorità che vigila sul mercato finanziario USA, avvia una causa miliardaria per frode contro Goldman Sachs e Fabrice Tourre. La citazione in giudizio dice proprio così: Goldman Sachs & Co. e Fabrice Tourre. Il nostro Fab. Che nel frattempo ha compiuto 31 anni, è andato a lavorare alla sede di Londra ed è diventato Executive Director. Una bella carriera. Pare sia in vacanza, adesso. Ma pochi giorni fa ha dovuto dare spiegazioni a una Commissione del Senato americano che sta indagando sugli eccessi di Wall Street e la crisi finanziaria. La foto quassù è stata scattata quel giorno.

 

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lunedì, 03 05 2010

Fumetti per ridere/Fumetti per piangere

di

:)

 

 

Macanudo di Liniers vol 1 e 2 (13,90 + 13,90 euro)
Liniers ha un umorismo leggerissimo. Protagonisti delle sue strisce sono un gatto di nome Fellini, alcuni gnomi di cui scopriamo le particolarissime abitudini, pinguini e personaggi estemporanei. Strizzando l’occhio a Charles Schulz e soprattutto a George Herriman e il suo capolavoro immortale Krazy Kat è nato un fumetto delizioso per alleggerire il cuore di chi lo legge con una delicatissima poesia. Liniers è argentino e questa è la prima volta che viene pubblicato in Italia.
http://www.porliniers.com/

 

 

Il mio bimbo di Olivier Schrauwen (15 euro)
Fascino retrò per questo fumetto che parla dell’educazione di un bebè. Come si diventa uomini in cinque atti, l’educazione onirica di un maschio del secolo scorso. Le cinque storie brevi che compongono il libro sono omaggi ai maestri del fumetto come R.F. Outcault e Winsor McCay. Il surrealismo ha una nuova riuscita declinazione. I disegni sono splendidi.
http://ollieschrauwen.blogspot.com/

 

 

Apocalypso! Gli anni dozzinali di Tuono Pettinato (13 euro)
Tuono Pettinato affronta la realtà con uno sguardo personalissimo creando storie assurde, ma talmente assurde che non potranno non farvi fare qualche salto sulla sedia. Hitler è un virus da combattere, il Papa diventa un ospite insopportabile, Viggo Mortensen è un baluardo per sconfiggere i luoghi comuni sui napoletani, l’orsetto tutù…bè come posso raccontarvelo? L’orsetto Tutù è un enigma.
http://tuonopettinato.blogspot.com/

 

 

 

:(

 



Morti di sonno di Davide Reviati (17 euro)

Sei bambini vivono la loro infanzia nel Villaggio ANIC di Ravenna, all’ombra minacciosa (e tossica) del polo petrolchimico nato nel 1958. Una generazione spazzata via dalla droga e dal disagio esistenziale. Tra la comparsa dell’eroina e la vittoria dell’Italia ai Campionati del Mondo di calcio si consuma una parabola bruciante e indimenticabile. Reviati è sicuramente la nuova stella abbagliante della scena italiana. La cosa che mi ha colpito di più è il modo di descrivere l’infanzia che è assolutamente spensierata ma allo stesso tempo piena di ombre neanche troppo lontane.

 

 


Perché ho ucciso Pierre di Oliver Ka (14,90 euro)
Diciamolo subito questa è una storia che parla di preti pedofili, o meglio, di un ragazzo che ha la sfortuna di incontrare un prete pedofilo. Una storia attuale e autobiografica raccontata con semplicità e senza scadere mai nella banalità o nella retorica. Una grande angoscia impossibile da cancellare che si risolve con un finale a sorpresa. Grande.

 

 

Frances di Joanna Hellgren Vol. 1 e 2 (15,20 + 15,20 euro)
Per chi mastica il francese, un'opera che fa accapponare la pelle, in senso positivo (?). Storie parallele di donne che fanno scelte "non convenzionali". Disegni al limite dello scarabocchio, ma quanta cura nel realizzarli.
http://www.joannahellgren.com/

 

 



Lo scontro quotidiano di Manu Larcenet Vol 1 e 2 (17 + 18 euro)
Okay questo fumetto secondo me è un
capolavoro. Provo veramente un grandissimo affetto per Larcenet e sono rimasta incollata fino all'ultima pagina di questi due volumetti. La storia di Marco , il protagonista, è un po’ quella di tutti noi. Non c’è un manuale per affrontare la vita. Ognuno se la deve cavare con le sue gambette, la sua testa e il suo cuore. Un capolavoro che amerò per sempre e non mi dimenticherò mai.

giovedì, 22 04 2010

Cosa vi divide da Flavia Perina?

di

 

Flavia Perina è la direttrice del Secolo d'Italia, prima organo ufficiale del Movimento Sociale Italiano poi organo ufficiale di Alleanza Nazionale, poi infine (dopo la confluenza di AN nel Popolo delle Libertà, confluenza inizialmente esclusa categoricamente dal leader di AN Gianfranco Fini) organo ufficioso di quella fetta di ex AN che si riconosce nelle prese di posizione "innovative" di Fini. Il ruolo di "avanguardia" culturale del Secolo, come peraltro i distinguo e i mugugni di Fini rispetto alla linea ufficiale del Premier, hanno suscitato varie discussioni tra gli osservatori di cose politiche. Infatti, le opinioni contenute negli editoriali della Perina sono spesso alquanto inusuali per una ex militante del Fronte della Gioventù nonché parlamentare del PdL: critiche sulle cosiddette leggi ad personam, forte accento sulla laicità e sullo spirito istituzionale, smarcamento da certe dichiarazioni di Berlusconi, eccetera eccetera.

 

Un giorno Flavia Perina scrive persino questo:

 

Serve o no una svolta di moralizzazione nella politica italiana? Come si determina? Il tema dell’immigrazione può essere affrontato solo con un approccio securitario? È giusto o no che i ragazzi stranieri nati in Italia siano cittadini a tutti gli effetti? Un partito che si chiama “della libertà” può occuparsi, oltreché di intercettazioni, di regolamentare la libera scelta di chi convive? Di dare speranze alle giovani donne e uomini che cercano una prospettiva per il futuro? Crediamo o no nella laicità dello Stato? Crediamo o no che vada premiato il merito più che i diritti di casta? Che tutti debbano avere uguali opportunità? Che la politica non sia casting ma impegno, e anche missione? Che leadership significhi guidare processi politici e non solo accodarsi ai sondaggi?

 

Che potrebbe sembrare sotto ogni aspetto la dichiarazione appassionata di un oppositore dell'attuale Governo, la dichiarazione di "una di sinistra".

 

Luca Sofri è stato tra i più attenti osservatori dell'evoluzione del Secolo, ne ha parlato più volte sul suo blog, fino a proporre a Flavia Perina un ruolo da "editorialista" nel suo neonato Post (una delle creature più interessanti dell'informazione italica). L'avanguardia guidata dalla Perina ha finito per confondere i confini tra destra e sinistra, secondo Sofri, al punto che, non soltanto sono tantissime le cose che avvicinano Sofri (già vicino a iMille e membro della Direzione Nazionale PD nell'era Veltroni) e Perina, ma si farebbe addirittura fatica a trovare qualcosa che li divida.

 

Mi trovo quasi sempre d’accordo con lei, non solo sul piano delle posizioni politiche ma soprattutto su quello di analisi e valutazioni più estese e generali. E dopo aver parlato un po’ con lei in un bar romano, le ho chiesto, a partire da questo suo articolo, «ma scusa, sono mesi che ti sentiamo dire cose assolutamente condivisibili e auspicabili, e ci diciamo ogni volta “guarda come siamo d’accordo” e ce ne meravigliamo, e anzi ormai non ce ne meravigliamo più: quindi a questo punto la cosa che comincio a chiedermi, piuttosto, è «cosa ci divide?» #

 

Ora, non voglio fare il guastafeste né voglio negare la novità e l'importanza (meramente potenziale, finora) dell' "area finiana" in un eventuale evoluzione del centrodestra nostrano, ma visto che la direttrice Perina è anche deputata del Popolo delle Libertà, propongo un metodo facile facile con cui ciascun lettore che non sia elettore o simpatizzante dell'attuale maggioranza possa indagare se ci sia qualcosa che lo divide dall' on. Perina oppure no. Cioè, molto banalmente, cosa fa Flavia Perina in Parlamento. Ebbene:

 

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martedì, 20 04 2010

Il mio internet è bello così

di

 

Cass Sunstein è un personaggio interessante. Illustre giurista, ha insegnato per anni alla Law School della University of Chicago e ha anche una cattedra a Harvard. Obama l'ha messo a capo dell'Office of Information and Regulatory Affairs, una specie di ufficio per la semplificazione (tipo questo, insomma) ma che ha anche altri compiti importanti, come quello di vigilare affinché le varie agenzie governative rispettino certe regole e certi standard nel processo di produzione di norme e decreti.

 

Sunstein è per molti versi un liberal, sostenitore delle limitazioni legali al diritto di portare armi, difensore dei diritti degli animali e impopolare cantore dei benefici delle tasse (dieci anni fa scriveva "Dovremmo festeggiare quando paghiamo le tasse […]. Senza tasse non ci sarebbe proprietà. Senza tasse pochi di noi avrebbero beni che vale la pena difendere"). Ma ha anche difeso tesi non propriamente usuali nell'ambiente democratico, come quella secondo cui per chi sostiene il rifiuto di uccidere e la sacralità della vita, vietare la pena di morte potrebbe essere moralmente sbagliato (sulla base di alcune ricerche per cui ogni esecuzione mancata porterebbe a diciotto vittime innocenti in più).

 

Tuttavia, l'area di studi che ha reso Sunstein più popolare è quella della "law and behavioral economics". In un godibilissimo libro di due anni fa scritto con l'economista Richard Thaler, Nudge (da non molto tradotto in italiano da Feltrinelli), i due sostengono la tesi del "paternalismo libertario" che cerca di combinare virtuosamente libero mercato e irrazionalità degli individui: l'homo oeconomicus dei neoliberisti, insomma, non esiste, perchè le nostre scelte (anche quelle importanti) sono condizionate da un numero di elementi imponderabili, inconsci o semplicemente assurdi. Tuttavia la libertà di scelta è bene supremo e il legislatore deve semplicemente creare i contesti di scelta più adeguati a tutelare il bene comune (in soldoni). Tra dati statistici ed economica comportamentale, Sunstein si è anche occupato parecchio di internet e delle sue conseguenze sulla democrazia. Nel 2001 scrive Republic.com, un saggio in cui si interroga, tra le altre cose, sul rapporto nocivo tra l'enorme potenziale di personalizzazione offerto da Internet e le conseguenze sulla salute del confronto democratico. Scrive:

 

Internet è uno straordinario passo avanti per la democrazia? Per molti versi lo è senza dubbio. Grazie a Internet, tutti possono imparare molto più di quanto potevano prima e possono impararlo molto più velocemente. Se ti interessano questioni di "public policy" – qualità dell'ambiente, rapporto tra salari e tempo, sicurezza nei trasporti – puoi trovare tutto ciò che ti serve sapere in pochi secondi. Se sei diffidente dei mass media e vuoi discutere certi argomenti con persone dall'approccio simile al tuo, puoi farlo, superando le limitazioni geografiche in un modo che anche solo dieci anni fa era a malapena immaginabile. [… Tuttavia], a causa di Internet e di altri progressi tecnologici, molte persone sono sempre più coinvolte in un processo di "personalizzazione" che limita la loro esposizione ad argomenti e punti di vista scelti da loro stesse.

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martedì, 06 04 2010

Meghebetti – Tragedia milanese a puntate /1

di

Come Gabriele Salvatores.


Prologo
Milano, Esselunga di Viale Cassala.
Tre transessuali sovrappeso e trasandati si aggirano per gli scaffali, ridendo tra loro in modo scomposto.

 

 

Primo Trans: Sorella, dove minchia sei stata?
Secondo Trans: A scannare porci.
Primo Trans: Grossi porci?
Secondo Trans: Grossi e grassi.
Terzo Trans: Come quel coso lì, quell’Androne…
Primo Trans: Era Sandrone!
Secondo Trans: Era un Ladrone.
Terzo Trans (ridendo sguaiatamente): Se l’è meritato, sorella.
Secondo Trans: Ce n’era di carne da scannare
Terzo Trans: Era un Lardone!
(Ridono rumorosamente. Altri clienti li scostano con sguardi di disapprovazione)
Primo Trans (prendendo dei cosmetici da uno scaffale): Questo fucsia come lo vedete?
Secondo Trans: Come un bel rossetto da troia!
Terzo Trans (ridendo): Perfetto!
Primo Trans: Ne prendo per tutte e tre, per stasera.
Secondo Trans (con aria sarcasticamente poetica): Meghebetti sarà trafitto da cupido!
Terzo Trans: Prendi anche quel foulard cogli arabeschi, che fanno molto chic.
Primo Trans: Saremo bellissime, sorelle, per il nostro nuovo amichetto.

 

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martedì, 30 03 2010

Se può servire a capirci qualcosa

di

Ho “intervistato” la segretaria dello studio milanese ove lavoro. Ho posto le domande nel modo più neutro possibile.

Tu e tuo marito siete andati a votare?

«No.»

Perché?

«La gente si è stufata.»

Pensi che i politici siano tutti uguali?

«Sì. Comunque meglio che sia andata come è andata. Se andava su la sinistra eravamo rovinati. Anche così siamo rovinati eh, ma con la sinistra sarebbe stato peggio.»

Per chi pensi che sia peggio?

«Per noi [si indica, n.d.r.]. Per i lavoratori.»

Solitamente si pensa che la sinistra sia la parte che tutela maggiormente i lavoratori. In che senso quindi peggio per i lavoratori?

«Guarda che è stata la sinistra a fare entrare tutti quegli immigrati. Guarda la FIAT. Tutte quelle persone senza lavoro.»

Quindi dici che il problema dei lavoratori sono gli immigrati.

«Eh, Sì.»

Per Pasqua torni a trovare i parenti in Calabria?

«Sì»

Mi mandi questo fax per favore?

mercoledì, 24 03 2010

A Milano fa freddo

di

"È questo il posto giusto per me, per lui, per noi?" chiede Kamal davanti alla telecamera stringendo tra le mani una fotografia degli amici rimasti in Iraq. "(Qui) non ci danno l'opportunità. Nemmeno il minimo -mangiare, dormire, imparare l'italiano- per iniziare una nuova vita…" A Milano fa freddo racconta questo, perché “una città come Milano non può accontentarsi di affrontare il problema dei senzatetto solo per salvarli da una morte certa.” La casa, il lavoro, la lingua (ma anche il concerto degli U2). I volti, i bisogni e le speranze di persone senza fissa dimora. Italiani e stranieri, giovani e non, immigrati irregolari e rifugiati politici. A Milano fa freddo raccoglie alcune immagini di quella città invisibile che nessuno vede, nessuno sente, nessuno racconta. Una fotografia delle storie di chi durante l'inverno dell'anno scorso si è trovato a condividere il tetto di una casa di accoglienza -una ex-scuola- alla periferia est di Milano. Un piatto caldo, la possibilità di fare la doccia, un letto per dormire e la colazione. Per tre mesi. Dall'inizio di gennaio fino a fine marzo; dopo -finito l'inverno, passata l'emergenza, scaduti i termini del piano antifreddo del Comune- pochissimi avevano trovato un altro posto in cui andare. Senza una casa, senza un lavoro, senza un minimo di accompagnamento nè la possibilità di recuperare riferimenti o cominciare un percorso di integrazione. Erano passati tre mesi e non era cambiato niente. Il 31 marzo Kamal, Ajmal, Sirbu, Mustafa, Afet, Samy, Pino e Felice erano di nuovo sulla strada. Il primo aprile pioveva.

 

A Milano fa freddo è un documentario di Dieci78.

Musica di Reverber, Immune, His Clancyness, Zelienople, Banjo Or Freakout e Peter Broderick.

 

giovedì, 11 03 2010

La vita sentimentale nella lista della spesa

di

In ogni epoca bisogna tentare di strappare nuovamente la trasmissione del passato
al conformismo che è sul punto di soggiogarla

Walter Benjamin

 

 

 

 

 

Esselunga-a-casa è una cosa che prima non c'era. C'era la Conad dentro allo Shopping Center di Via Tuscolana, quasi dalle parti di Cinecittà. Un supermercato immemore, come tutti. L'esito delle tue passeggiate al neon e al freddo si condensa in carta termica rivestita da uno strato sottilissimo di emulsione colorante. Sbiadisce, dopo un po'. Si sa. Liste vertiginose di bibite, cianfrusaglie, acqua, prodotti da forno, frutta, verdura, derivati del latte, pasta di varia foggia, prodotti gastronomici pre-cotti e precipitati a temperature siderali, alcolici, agenti chimici sgrassatori, panni per la polvere, accendigas piezoelettrici, legumi in lattina – si srotolano ronzando sotto lo sguardo alienato degli astanti. Nessuno avrà cura di conservarle. L'oblio si manifesta, pigro, con una perfetta progressiva dissolvenza al bianco. La chimica è saggia: il tempo rosicchia il reagente. Ho provato a ripensarmi tra i corridoi del Conad, fatti di quel bianco abbacinante e finto di cui sono fatti tutti i supermercati più forniti. (E di cui è fatto l'oblio chimico). Non riesco a ricordare un solo prodotto, tra mille, prelevato da uno di quegli scaffali. Ho provato a ripensare anche al labirintico disegno dei corridoi dell'Alvi, ancora più in periferia, vicino al pratone di Torre Spaccata. Nulla. Una marca di caffè o di tovagliolo assorbente, un nome attraverso i doppi vetri spessi e appannati del banco frigo. Un detersivo per il bucato a mano (quando non avevo ancora la lavatrice) o una marca di biscotti. Ho ricordi domestici, certo. Dietro agli sportelli giallini c'erano cose, prodotti. Qualche nome mi è rimasto appiccicato alla retina. Le tenerezze al cioccolato, del Mulino Bianco, che piacevano tanto a uno dei miei coinquilini. Forse. I dati sono perduti.

 

 

Poi, a Milano, c'è l'Esselunga-a-casa. Vedi questi simpatici camioncini gialli col pomodoro rosso stampato sul fianco. Girano per le vie del centro, pieni di cose. Tu hai ordinato tutto dalla scrivania dell'ufficio. Non hai molto tempo. Milano è un cliché: il clima e l'Esselunga-a-casa aiutano a concentrarti sulla microeconomia. Niente neon, niente piastrelle bianche solcate da rotelle incerte. La pratica è virtuale ma sembra più tiepida. La potenza d'acquisto è ubiqua: casa, ufficio, iPhone. La consegna indolore (per € 6,90). Ma la cosa commovente è la memoria. Nella società virtuale, l'oblio è un orrore. I gesti lasciano segni indelebili. Quel commento da ubriaco lasciato sul blog di tizio è ancora lì, ottusamente resistente alla ragione del tempo. Quelle sciocchezze nutrite da qualche settimana di speciale solitudine sono lì, negli archivi di google, e lì, negli hard disk di sconosciute, e poi lì e lì e lì. Quel piccolo dolore svagato sta ancora là, ingigantito dalla morte del contesto. Il virtuale soppravive con arroganza alla realtà.

 

Ma la memoria atermica del supermercato online è commovente.

 

Dentro al mio account, le scritte sul monitor non sono per niente sbiadite. Tutto è come se fosse ieri – e invece è il 18 marzo 2006. L'ordine 6865441 trabocca di cibi insalubri da single (o, meglio, da insana relazione a distanza):

 

1 x Pringles Paprika sfogliatine di patate scatola 200 GR
1 x Pringles Sour Cream & Onions sfogliatine di patate alla cipolla scatola 200 GR
2 x Bertolli sugo con melanzane, peperoni e zucchine del mediterraneo 320 GR
2 x Barilla Sugo alle Olive con olio extra vergine di oliva vaso 400 GR
2 x Barilla Sugo all'Arrabbiata ricetta piccante vaso 400 GR
2 x Barilla Sugo al Pomodoro e Basilico vaso 400 GR
1 x Findus That's Amore Zuppa del Casale ortolana surgelata busta 600 GR
1 x Findus That's Amore Zuppa Tradizionale con orzo e farro surgelata busta 600 GR
1 x Findus Sofficini surgelati – melanzane e mozzarella 250 GR
1 x Findus 4 Sofficini surgelati – funghi e mozzarella 250 GR

 

Il sofficino fu una passione passeggera e tardiva. In tv viene servito a ragazzini e rettili sorridenti, ma a casa dei miei era, saggiamente, cibaccio. Il grosso della spesa di mia mamma si fa ai banchetti profumosi dell'ortofrutta, non sotto i neon. Il sofficino si adattava bene al primo inverno (tardo inverno) milanese: compatto, artificioso, moderatamente gustoso, rapido. Si prestava a sfrigolare d'urgenza in soccorso di eccessi alcolici. Ma era cibaccio – certa memoria non si cancella. I sughi barilla, invece, resistettero più a lungo. Passione più sofisticata e variegata: quello alle olive era appena passabile ma sapidissimo; l'arrabbiata ottimo; il pomodoro e basilico mediocre e presto eliminato. Le zuppe That's Amore ambivano, nel gruppo, al gourmet.

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venerdì, 05 03 2010

Re: quello che non si finisce a pensare pur di distrarsi dal fatto che viviamo in un Paese di merda

di

Se domandi in giro cosa significhi “Re:” nell’oggetto delle email, molti diranno: “reference” o “regarding”. Questa risposta è sbagliata e non ha senso perché ad indicare la “reference” del messaggio ci pensa già…..il campo “oggetto” medesimo. È lì apposta.

La risposta giusta è: “reply”, cioè “in risposta a”. Come del resto quando inoltri, in inglese “to forward”, un’email, nel campo assegnato all’oggetto viene automaticamente generata -prima non c’era!- l’abbreviazione “Fw:” o “Fwd:”.

Se invece inserita in una lettera (c’è chi ne scrive ancora), l’abbreviazione in questione allora sì che significa “reference”, cioè oggetto o argomento della fottuta comunicazione.

Certo, quelli dei client e delle webmail potevano anche immaginarsi che con quelle due regali lettere avrebbero ingenerato una certa confusione negli utenti, come se non fossero già abbastanza confusi su tutto il resto per conto loro. D'altra parte però, nei loro panni, come cazzo l'avreste abbreviata voi?

venerdì, 28 08 2009

Arte contemporanea where are you? Piccola review sui siti d’arte

di



“If I had a world of my own, everything would be nonsense. Nothing would be what it is because everything would be what it isn’t. And contrary-wise; what it is it wouldn’t be, and what it wouldn’t be, it would. You see?”
Alice in Wonderland

Nel 1874 a Parigi nel salone del fotografo Nadar alcuni artisti “indipendenti” esposero le proprie opere. Il desiderio era quello di bruciare i ponti con il passato e aprire la via ad una nuova ricerca artistica. I nomi erano quelli di Monet, Renoir, Degas, Cézanne, Pissarro, Sisley. A questa mostra ne seguirono altre negli anni successivi sempre suscitando le reazioni scandalizzate della critica ufficiale e del pubblico cosiddetto benpensante. I pittori sopra citati avevano stili e idee anche molto diverse gli uni agli altri, ma comune era l’intento di chiudere con l’arte “accademica”. Era la prima volta che alcuni artisti rifiutavano volontariamente di essere collocati nei luoghi tradizionalmente dedicati all’arte.
Nell’epoca in cui mi trovo a vivere e a studiare l’arte è sempre più palpabile la sensazione che l’arte contemporanea sempre meno trovi casa nei musei e nelle chiese. L’arte contemporanea non è mai stata così complicata, sfuggente, è un’arte che bisogna letteralmente andarsi a cercare spesso fuori dai grandi circuiti, nelle piccole gallerie, negli happening, ma anche per le strade, oppure setacciando le numerose biennali con grande attenzione. Significativo in questo senso è il successo di un artista come Banksy, che ha iniziato la propria “carriera artistica” come writer per le strade di Londra e poi con piccole ed innocue azioni terroristiche ha cominciato ad appendere i propri quadri nei musei senza che mai nessuno riuscisse a catturarlo. Una sorta di moderno Lupin al contrario che non porta via quadri dai musei ma che ne porta di nuovi, che impone in modo scherzosamente violento la propria arte al “museo”.
Potrei citare anche il caso di Blu che dopo essere stato cacciato da Milano, è stato invitato ad esporre alla Tate Gallery di Londra, senza timore, questa volta, che i propri graffiti possano essere ricoperti da tristi pennellate grigie. Oppure Rirkrit Tiravanjia il quale come forma d’arte cucina pranzi e cene ad invita il pubblico a sedersi e chiacchierare mentre assaggia il suo cibo. O ancora Cai Guo-Quiang che crea esplosioni di fuochi d’artificio nel cielo, visioni che durano il tempo di un battito di ciglia.
Sono tutti esempi di come l’artista contemporaneo si trovi sempre più spesso a suo agio in ambienti in cui è libero di sperimentare senza limiti. Dunque potremmo affermare che l’arte contemporanea ama luoghi non convenzionali.

Ecco alcuni siti assolutamente di primo piano per chi volesse entrare nel crazy word dell’arte contemporanea:

Acidolatte


Today and Tomorrow

But does it float

Le immagini galleggiano nel web con tutta la loro violenza e immediatezza, sembra davvero che la critica sia così obsoleta.

sabato, 20 06 2009

Blood & Sebastian

di
vlcsnap-6296157Sookie was a kid, she liked to hangout in the graveyard

martedì, 26 05 2009

Non sempre le cose capitano agli altri

di

Certe cose sembra che non ti possano accadere, che non possano accadere a nessuno, men che meno a qualcuno che conosci. Tipo, chessò, finire in una campagna denigratoria del Giornale. E invece, sorpresa, a una mia amica è successo. Sara Pavan, fumettista extraordinaire, che ha fatto molte cose tra cui fondare l’etichetta Ernest,  si è vista sbattere i suoi disegni in prima pagina come esempio di porno per minorenni.
La storia è presto detta: il Giornale non riusciva a trovare abbastanza merda da tirare sul ventilatore della campagna elettorale per le amministrative di Genova e ha provato un po’ a inventarsela. Una biblioteca ha pubblicato, anche in occasione dell’imminente Pride, un bibliografia ragionata su sesso e sentimenti per adolescenti e bambini. Nella parte della bibliografia dedicata ai teenager c’è un link a un sito che, guarda te, parla di sessualità agli adolescenti (questo), nel sito ci sono dei fumetti e nei fumetti si parla, come è facile immaginare, di sesso e si vede pure qualche donna nuda (dopotutto i potenziali utenti dovrebbero aver passato l’età dei cavoli e delle cigogne da un po’).
Occasione ghiotta per il giornalista, visto che con un po’ di fantasia il tutto può essere riassunto in: Fumetti Pornografici: così Genova spiega il sesso ai bambini. Un carpiato da 10.00. Fa ridere (piangere?) poi che il giornalista si lamenti che i disegni non sono mica sexy come quelli di Manara e Magnus.
Un volta tanto potrò esprimere solidarietà personalmente con una vittima della stampa irregimentata.
Per saperne di più qui qui e qui.

domenica, 17 05 2009

Star Wars Vs Star Trek


Non hanno tutti i torti. (via)

giovedì, 07 05 2009

Toh, guarda, un post per punti

_Se scrivi un post per punti è perchè non hai tempo, o non hai idee, o non scrivi niente da più di 5 mesi. Oppure perchè ti pare sia passato un sacco dall’ultimo post per punti su Inkiostro.

_Questa cosa l’ho vista poco fa, magari però è vecchia, non so. Si chiama in Bb 2.0, che significa in Si bemolle due punto zero. La cosa interessante è che con qualunque tempistica si faccia play sui video il brano ha perfettamente senso. Nonostante sia piuttosto breve, potrei perderci tranquillamente la giornata (il mio strumento preferito da mettere e togliere è la tromba con la sordina).
(via Giavasan)

_L’altra sera c’era J.J. Abrahms da Stephen Colbert. "Quante foto hai di te nudo sulla poltrona del capitano Kirk? Perchè se io fossi te ne avrei un album intero". Non male, merita un’occhiata.

The Colbert Report Mon – Thurs 11:30pm / 10:30c
J.J. Abrams
colbertnation.com
Colbert Report Full Episodes Political Humor Gay Marriage

_A livello grafico, una delle cose più belle della storia della discografia mondiale sono state le copertine dei dischi della Blue Note degli anni 50 e 60 (qui ne trovate un bel po’). Sono semplicemente fantastiche, e spesso ti viene voglia di comprare il disco solo per quello.
Il Wu-Tang Clan è una delle cose più belle che l’hip hop abbia prodotto, e considero il loro primo album uno dei grandi capolavori della storia della musica, non solo hip hop. Per me è stato il punto di accesso ad un genere a cui col tempo mi sono appassionato, quindi anche se avete avuto un brivido lungo la schiena al solo sentire le due parole da tre lettere di cui sopra, io vi consiglio di dargli un’ascoltata, se ancora non l’avete fatto.
Comunque. Pur rendendomi conto che forse a molti di voi non frega nulla, per me queste finte copertine di dischi del Wu-Tang stile Blue Note sono stupende.

_Ieri sera ho giocato a tennis all’aperto per la prima volta nella stagione.
"E ‘sti cazzi n’ce li metti?"
Giusto. Però la cosa divertente è stata che in questo periodo a Milano ci sono "i pioppi", cioè quegli affari che svolazzano per l’aere facendo starnutire migliaia di persone in giro per la città. Ecco, nell’aria era pieno di questi affari, e non so se è perchè il campo era l’unico luogo illuminato nei dintorni, ma con questa miriade di piumini bianchi sospesi sopra la testa l’impressione era quella di giocare dentro una enorme palla di vetro di quelle con la neve dentro.
Ho vinto 6-4.

martedì, 28 04 2009

Per una donna grande ci vuole una croce grande

L’abbiamo atteso per anni, e finalmente eccolo qua: Heavy Cross, il nuovo singolo dei The Gossip. La band non pubblicava niente di nuovo da più di tre anni, dai tempi del successo planetario di Standing in the way of control, e della fama mondiale della sua mastodontica leader Beth Ditto, e fortunatamente la copertina di NME e la frequentazione di Kate Moss non le hanno fatto perdere la, ehm, forma.

La canzone, lucidata a puntino dal produttore Rick Rubin, non è niente male, e mi sembra già un buon risultato. Contando che ora sono su una major, la presenza nelle classifiche di mezzo mondo ma anche sui dancefloor indie è assicurata. Grande Beth (ok, la smetto). 

 

The Gossip – Heavy Cross (MP3)

 

martedì, 31 03 2009

People are strange when you’re etc.

di

Omegle è un sito per fare amicizia che funziona in modo semplicissimo, senza necessità di registrarsi: inizi una chat e il sito prende un altro utilizzatore a caso e vi fa chattare in modo del tutto anonimo, a meno che non siate voi a voler rivelare dettagli personali. Ho appena provato e questa è la breve conversazione che ne è scaturita. Io sono “You”, l’altro utilizzatore preso a caso è “Stranger”. I link esplicativi sono ovviamente miei.

You: hi
Stranger: hello
Stranger: How do you feel about blind orphans
Stranger: opn a scale of 1 to 10, 1 being you want to see them die in a nuclear holocaust
You: i don’t have any feeling about’em
Stranger: 10 you want to make them into a delicious stew
Stranger: CHOOSE A NUMBER
You: this convo ain’t interesting for me, bye bye.
Stranger: BUT MY LOVE FOR YOU IS STRONG
Stranger: LIKE A TRUCK
Stranger: BERZERKER
You: I don’t think this is the beginning of a beautiful friendship.

Se provate anche voi e vi vengono fuori conversazioni di qualche interesse postatele pure nei commenti che ‘sto blog si fregia di essere interattivo yo.

(via)

mercoledì, 25 03 2009

The Evolution of the Batman Logo

di

martedì, 17 03 2009

Nick Cave Heavy Weight – Alter Skins

di



Sono sicura di fare cosa gradita prima di tutto a Inkiostro (che è suo grande estimatore), postando il link alle foto del catalogo realizzato in relazione alle performance di Nick Cave  HEAVYWEIGHT – ALTERSKINS alla Fosdick Nelson Gallery.

mercoledì, 24 12 2008

2008: La Classifica del Diavolo

di

Il Male è dentro di Voi. Buon Natale a tutti.

10. La delusione dei liberal sui primi passi di Obama

Uno dice "Change!" e la gente pensa per qualche strano motivo che Change! vuol dire "eleggiamo il presidente più di sinistra della storia americana". Non importa che Obama sia sbucato dall’anonimia predicando esplicitamente il superamento della guerra culturale tra conservatori e progressisti. Non importa che Obama sia un fedele ferventissimo che parla di Gesù addirittura più di quanto faccia il TG1. Non importa che Obama faccia del centrismo e dell’abbattimento delle barriere tra Democratici e Repubblicani il cuore della sua retorica patriottica. Change! voleva dire, per alcuni, Tutti a Sinistra. E adesso questi alcuni sono delusi. Perchè Obama lascia uomini di Bush al loro posto. Perché Obama dà incarichi importanti ai Preti. Perché Obama fa il centrista. E’ come restare delusi perchè Berlusconi dice "trovo la cordata italiana per Alitalia" e poi la trova per davvero. Forse fa schifo, forse no, ma ve l’aveva detto. Buone feste.

9. Le classifiche di fine anno

Io la vedo così: se leggo una classifica di fine anno voglio che sia molto selettiva. Deve essere il meglio del meglio, voglio capire tra il miliardo di roba che viene prodotto ogni anno nel mondo, quale, a giudizio di quei tizi che spendono gran parte della loro vita a esaminare quel miliardo di roba, sia la MIGLIORE DELL’ANNO. Non si può certo quantificare la cosa, ma per me il "meglio del meglio" non è un concetto che si avvicina all’idea: ho letto tre libri e questi sono i migliori due. E neppure: ho ascoltato venti dischi e questi sono i migliori dieci. Ma qualcosa del tipo: ho ascoltato 200 dischi e questi sono i migliori 20. Adesso facciamo un conto: se un disco dura un’ora e io non esamino dischi per mestiere, significa che io devo dedicare un’ora del mio tempo libero ad ascoltare un disco. Se devo farmi un’idea sensata su 200 dischi (e mangiare e dormire e sbrigare alcune basilari funzioni corporali) vuol dire, a occhio e croce, che non posso dedicare allo stesso disco più di un giorno e mezzo. Se c’è un disco che mi piace assai e lo voglio ascoltare per un mese, dovro vedere qualche film in meno, bere qualche birra in meno con gli amici, scopare di meno. Se mi viene voglia di ricontrollare un certo disco che ho ascoltato a gennaio e non ricordo più, sono cazzi. Se poi nel frattempo faccio pure la classifica dei 20 migliori film dell’anno e dei 10 migliori libri e dei 30 migliori video e dei 15 migliori videogames e delle 20 migliori cazzate di Youtube, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Le migliaia di classifiche di fine anno sono l’annuncio della fine del mondo: non solo la frazione insignificante di mondo che legge troppi blog e troppa roba sul web si ritrova a inseguire durante tutto l’anno standard quantitativi di consumo culturale sempre più alti e irrealistici, ma gli s’impone pure il piacere/dolore di ingozzarsi di decine e decine di classifiche che hanno perla quasi unica funzione di ri-esibire l’eccesso di consumo già esibito settimana dopo settimana durante l’anno. Disintossicateci.

8. Le serie tv sono capolavori

Dai Sopranos in poi la bulimia pop ha un nuovo mito: le serie tv devono essere Arte. Si è passati in fretta dalla scoperta inaspettata che le serie tv potessero essere prodotti di altissima qualità all’idea che le serie tv dovessero per forza celare tesori incredibili: significati potenti, Zeitgeist, rivelazioni, ricettacoli luminosi del Presente Pop Rivelato ai Mortali. Il semplice passatempo è una bestemmia. La celebrazione del pop-così-com’è eccita le menti. Purtroppo la verità è diversa e il tracollo creativo di Showtime, in questo 2008, è lì a dimostrarlo. L’ultima stagione di Dexter (che è stato un prodotto molto divertente e a tratti molto interessante) è di una noia ridicola. L’ultima stagione di Weeds (che ha avuto momenti, nella prima stagione soprattutto, di feroce critica sociale travestita da commediola) è fiacchetta e anche un po’ noiosetta. La seconda stagione di Californication (serie finto-trasgressiva ma in realtà parecchio reazionaria la cui prima stagione era un passatempo caruccio) è diventato un passatempo idiota e neppure troppo divertente. C’è Mad Men, certo, che è un capolavoro indiscutibile. E basta. Anche True Blood, che forse varrà all’HBO il ri-sorpasso della rivale per edginess e ficaggine, è un grazioso passatempo di buona qualità (salvo la season finale, bruttarella assai) e nulla di più. Sono serie tv, insomma. Perché gonfiare artificialmente aspettative e standard e pregi e significati epocali di serie tv finto-trasgressive, educate, pulite, lisce e levigate? A volte divertono, a volte divertono parecchio, a volte per niente. In rarissimi casi sono qualcosa di più di un passatempo innocuo. Hung, però, sarà un capolavoro sicuro.

7. Sono tornati i vampiri.

Durante l’ultimo revival vampiresco non volevano farmi entrare in sala a causa del Vietato ai Minori di. Era l’alba dell’Era Clinton, i vampiri erano lussuosamente postmoderni o ammicantemente decadenti. C’era il Dracula di Coppola, l’Innocent Blood di Landis e il film tratto dalla serie di romanzi cult era Intervista col Vampiro di quel Neil Jordan che aveva diretto La moglie del soldato. Alla fine, Abel Ferrara chiudeva le danze con lo splendido The Addiction, sopra le righe, spudorato, malato e sporco. Oggi, all’inizio dell’Era Obama, il film tratto dalla serie di romanzi cult è Twilight e il film che invece usa il vampirismo come metafora raffinata è, con tutto il rispetto, Lasciami entrare di Tomas Alfredson. E i treni non arrivano più in orario.

6. Robert Downey Jr. nuovo idolo geek-chic.

Faccio una proposta modesta: il politically correct è il nuovo politically correct!!! Perché forse dentro i blog non si vede, ma mentre la gente educata ipercritica è stufa di dire "african-american" al posto di negro e "diversamente abile" per significare storpio, là fuori ci sono capi di governo che fanno battute imbarazzanti e tizi che vengono pestati a sangue perchè diversi. Certo, il politically correct è la foglia di fico che. Ma la celebrazione vitalistica e antintellettuale del Supereroe Sessista e Straricco e Patriottico e Sbruffone secondo voi è liberatoria? Liberatoria di che? Ci sono i bambini in Africa che muoiono di fame.

5. Poppyanna (gioco di parole intelligente tra Pollyanna e Poppy, protagonista del film La felicità porta fortuna)

Mike Leigh è uno bravo. E quando c’è lui dietro la macchina da presa ti puoi mettere comodo e sapere che potrai solo godere e imparare ad ogni inquadratura. Però Poppy, Poppy, questa tipa che tu le vuoi parlare di un fatto e lei deve fare per forza la battutina fantasiosa, con queste associazioni sognanti e surreali e bimbesche, questa tipa che tu le vuoi dire qualcosa a cui magari tieni e lei ti fa la sua risatina idiota e deve farti la sua battutina stramba e parlare d’altro, di quello che piace a lei, delle cazzate che piacciono a lei, e ti guarda con quel suo sguardo cretino, questa Poppy che pensa di sapere come va la vita e che bisogna donare sorrisi per capire la vita, questa Poppy, voi non avete sperato che il Matto della Scuola Guida la ammazzasse a colpi di cric?

4. La rinascita del cinema italiano

Ci speriamo tutti, eh. E Gomorra è un film importante sotto ogni punto di vista. Ma poi? Il Divo è un film enormemente sopravvalutato. Sorrentino è bravo e alcune scene (quelle in cui non ha la preoccupazione di "spiegare" qualcosa), come la festa disco, sono molto molto belle. Ma poi annega in banalità e personaggi messi là solo per fare spiegoni e pipponi (Scalfari) e montaggi alternati drammaticoni e chili di retorica che però attenzione non vedi che sta facendo lo zoomone avanti e indietro, è chiaramente Grottesco, non è mica retorica, è il Grottesco e quindi la cosa è complessa. In questi giorni, telegiornali, programmi d’approfondimento, programmi satirici, programmi d’ogni tipo sono stati blindati da De Laurentiis e da un unico enorme spot a reti unificati per Natale a Rio. Questa è la verità.

3. La socializzazione di massa

Se Facebook dura, tra qualche anno i candidati alle cariche istituzionali importanti saranno sputtanati (o, in Italia, rafforzati) da una certa foto di quella festa acidona con gli ex compagni di università. Ma forse tra qualche anno Facebook, se dura, dovrà inventarsi un modo per premiare la de-socializzazione – perchè se siamo tutti connessi nessuno è connesso, dice il proverbio. E quando tra i feed avrai che tua figlia di dodici anni ha appena ricevuto la Fatina Pucci del Cunnilingus dal figlio del collega stronzo, allora scoprirai l’imbroglio: il nuovo primato sarà quello di avere più s-contatti possibili. E’ meglio cominciare a portarsi avanti.

2. Il Cavaliere Oscuro

Nella battaglia tra i film più sopravvalutati dei famosi (cazzo di) anni zero, Il Cavaliere Oscuro è messo bene e potrebbe anche vincere. Il film è abbastanza divertente, abbastanza fumettesco, abbastanza coinvolgente. E’ anche troppo lungo, troppo cocainico, troppo pieno di cose messe lì per gonfiare il conto. Senti da un kilometro la paura di Nolan di non saper gestire il film d’azione (e più volte in effetti non lo sa fare) e la paura della produzione di non essere all’altezza della martellante, ossessiva, mega-multi-iperequipaggiata campagna promozionale che è già scritta nel budget. L’ansia da prestazione è la chiave di The Dark Knight. Un’overdose di viagra dopo di che non ti ricordi neppure chi ti stavi scopando.

1. I Fleet Foxes

Ok, sono bravi. Ok, sono molto bravi. Quando li ho visti dal vivo ero davvero ammirato. Ma devo togliermi questo peso dal cuore. A me i Fleet Foxes mi appallano. Non sono mai riuscito a reggere più di tre, quattro pezzi massimo, tutti di fila. Una loro canzone ci sta pure, intendiamoci. Davanti a una bella tazza di tè caldo, ad esempio. O quando senti che stai diventando troppo malvagio e avresti quasi voglia di postare una classifica piena di cattiverie proprio la notte di natale. Senti tutte quelle belle armonizzazioni, tutti quei coretti, tutti quei uoh-oh-oh e te li immagini tutti in cerchio, con le loro belle barbe fluenti e le camicie alla boscaiola, che sorridono e si guardano e sorridono e fanno uoh-oh-oh e si riavviano i capelloni lunghi e le barbe e sorridono e ti senti come il membro onorario di un’amorevole confraternita di boscaioli sorridenti. Ti viene voglia di diventare buono. Una, due canzoni. Ok. Ma tutto il disco? Tutto il disco no, vi prego. Cosa cazzo si lagnano, i Fleet Foxes, per un disco intero? Cosa cazzo si cantano?

Siate più buoni.

martedì, 13 05 2008

Accessories for Lonely Men

di

Quando una donna ti lascia e ti senti solo, che cosa ti manca veramente? Lei come persona o le piccole cose legate alla sua presenza fisica? Questo è l’interrogativo suscitato da un’opera del 2001 di Noam Toran esposta al Moma nell’ambito della interessante mostra Design and the Elastic Mind (da provare la funzione search del sito). Peccato però che i singoli pezzi che la compongono non siano in vendita, altrimenti su di un paio ci avrei fatto un pensierino sull’onda dello shopping spree.
Vediamo un po’.
L’arriccia peli del petto, un’attività post coitale da cui personalmente mi salvo solo grazie alla poca villosità del mio torace. Come regalo a un amico quindi. Pensa a come sarebbe contento.

image068Il condivisore di sigaretta. E’ vero che ho smesso di fumare, ma nulla mi impedirebbe di far fumare solo il condivisore. Magari però lo mando in balcone.

image070
Un alitatore da letto. Mi domando se si possa anche munire di diffusore di fragranza all’aglio per simulare di aver cenato a base di bagna càuda la sera prima.

image078Il ruba lenzuolo. Manca però lo "spingitore sul bordo del letto".

image074Lo scaglia piatti. Un modo per sbarazzarmi del servizio floreale che mia madre mi ha lasciato e che mi imbarazza anche se rimane confinato nell’angolo più buio della credenza.

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A riguardare questi oggetti sorge però spontanea una domanda: è un caso che volendo rappresentare la quotidianità di una storia sentimentale siano tutti legati a un momento di scassamento di maroni? Boh, certo è che a me sarebbero venuti in mente altri oggetti. Ma questo è un blog serio e non è il mio. Perciò ve li risparmio.

domenica, 06 01 2008

Piani quinquennali

6 Gennaio 2008.
Oggi inkiostro compie 5 anni.

 

[ok. Torna la grafica vecchia. Per chi se l’è persa, in questi due giorni Inkiostro era così]

venerdì, 29 07 2005

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A minuti parte il tour bus
Previta probabile latitanza dal blog per i prossimi 3 o 4 giorni. Il sottoscritto è in tour: ora ad Urbino, stasera e domani all’Ancona Indie Weekend, domenica al Soundlabs. Se vedete un nerd in versione high school americana in compagnia di due bimbe gotike allo stand di una certa rivista, feel free to say hi.
Se invece siete in padania, considerate l’idea di andare qua.
Per tutti gli altri, perdete pure i sensi divertendovi con questa.

giovedì, 28 07 2005

nessun titolo

A summer wasting (il caldo fa sudare flussi di coscienza)
La mia citazione preferita relativa all’Estate e A summer wasting dei Belle & Sebastian, anche se le mie Estati alla fine non le considero quasi mai sprecate, ed anzi questa in particolare è fatta di una tale quantità di pieni a fronte di un’esigua fisiologia di vuoti che è l’innata tendenza a pensare che da qualche parte ci sia sempre qualcosa di meglio e il languore  per la mancanza di languore a causare il solito ingenuo autocompiacimento. Eppure Bologna, bagnata sudante di un caldo criminale, riserva serate in osterie clamorose, piazze vocianti e sodalizi inattesi e irregolari. E persino quando al lavoro si finisce in ciabatte, si
sta tutto il giorno alle prese con le pompe (no, non quelle pompe) e si creano insolite solidarietà telefoniche tra non-vacanzieri con clienti e colleghi sparsi in giro per l’Italia, mentre di là adesso c’è un colonia di formiche arrivata oggi -evidentemente anche loro vogliono fare un po’ di vacanza- c’è dietro una consapevolezza dell’entità seria di tanto valore, che non è chiaro in quale modo la situazione potrebbe davvero andare significativamente meglio. C’è pure in giro un altro bel pezzo nuovo del disco dei Death Cab (Marching bands of Manhattan, qui per servirvi), una serie di romanzi invitanti sul comodino, una valigia piena che non si capisce bene se va svuotata o riempita ancora e un paio di mail importanti che attendono risposta. Da queste parti, di questi tempi, non c’è bisogno di mete rutilanti, progetti che non saranno rispettati o eventi che andranno ricordati. Ci si accontenta di poco, quest’anno, e si gode di quello che gli altri non consumano. Si gode degli sprechi dell’Estate degli altri: ecco cosa vuol dire A summer wasting.

martedì, 26 07 2005

nessun titolo

Se sei ridotto alle barzellette, probabilmente sei messo male
Magenta mi ha raccontato una barzelletta:
Sono usciti i risultati di un sondaggio effettuato dall’ONU.
La domanda era:
"Per piacere, dica onestamente la sua opinione sulla scarsità di alimenti nel resto del mondo."
Il risultato è stato il seguente:
– gli europei non hanno capito cosa sia la "scarsità".
– gli africani non sapevano cosa fossero gli "alimenti".
– gli americani hanno chiesto il significato di "resto del mondo".
– i cinesi, straniti, hanno chiesto maggiori delucidazioni sul significato di "opinione".
– nel parlamento italiano, si sta ancora discutendo su cosa voglia dire la parola "onestamente".