lunedì, 14/09/2009

Mattatoio 90210

Slaughterhouse 90210 è uno dei siti più belli in cui mi sia imbattuto recentemente (grazie a una segnalazione di Passi Falsi su L’emploi du temps, mi pare). Il suo nome che giustappone Vonnegut e Brenda Walsh dice tutto: il gioco è quello di associare una citazione letteraria, tipicamente alta, a un’immagine di cultura pop, di solito dell’immaginario televisivo. Un gioco semplice ma più potente di quanto sembra, che a volte fa sorridere e spesso riesce ad essere molto evocativo:

 

 

“Hurt, he’ll never be hurt—he’s made to hurt other people.”
George Eliot, Silas Marner [#]

 

 

 

 

“Nothing thicker than a knife’s blade separates happiness from melancholy.”
Virginia Woolf, Orlando [#]

 

 

 

“Humans are the only animal that blushes, laughs, has religion, wages war, and kisses with lips. So in a way, the more you kiss with lips, the more human you are. And the more you wage war.”
Jonathan Safran Foer, Extremely Loud and Incredibly Close [#]

 

 

Qualche giorno fa la sua autrice Maris Kreizman è stata intervistata pure dal Los Angeles Times (in un pezzo appropriatamente intitolato Where high meets low), e sospetto che altri seguiranno. Perchè non c’è niente di sacro, a questo mondo, e non è detto che non sia un ridicolo teen-serial o un bislacco sito web a farci scoprire un classico della letteratura e riflettere sulla sua attualità.

 

domenica, 13/09/2009

E cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zerooooooooooooo

Sì, mi diverto con poco.

[se non avete pazienza, skippate pure diciamo a 2.30. E prima che si commenti: non solo non mi sembra deprecabile, ma, chi mi ha conosciuto lo sa, io sono MOLTO, molto più stupido. E’ il contesto che mi affascina.]

venerdì, 11/09/2009

Improvvisazione in SI

«A Youtube digital orchestra»: così Core77 descrive In B-flat, progetto audiovisivo collaborativo e sperimentale lanciato nei mesi scorsi da tale Darren Salomon.

Che lo spiega così:

Play these together, some or all, start them at any time, in any order. […]

The videos can be played simultaneously — the soundtracks will work together, and the mix can be adjusted with the individual volume sliders.

Un’idea semplicissima, dagli esiti a volte sorprendenti. Provare per credere.

 

giovedì, 10/09/2009

Ihih (sorridere di meccanismi che funzionano)

Ricordate il meraviglioso video della FIMI che ha creato perlomeno una certa perplessità, a suo tempo, in… in diversi esseri umani dotati di un (qualsiasi) quoziente intellettivo? Scritto da Domenico Liggeri che proprio ieri, segnalato da Leonardo, trovavo maltrattato qui (a volte, le coincidenze). Io l’avevo scoperto grazie a Stereogram.
E’ una domanda retorica, comunque. Ma se per caso non lo ricordaste davvero, o se voleste semplicemente rinfrescarvi la memoria, farvi quattro risate, arricchire il vostro bagaglio culturale, rinverdire cose che avevate dimenticato o apprenderne altre che non sapevate, il video era questo:

La teoria di questi dieci gagliardi minuti è: grazie! ai nostri discografici, senza cui non sapremmo proprio cosa fare. E altre robettine: internet cattiva, un sogno che si avvera, etc.
Tutto chiaro, tutto da copione: la FIMI non è un’organizzazione benefica, il messaggio deve cercare un suo appeal su un pubblico generalista, una storia magari meno semplice (semplificata) avrebbe magari richiesto più di dieci minuti etc (di nuovo).

La meraviglia inizia però un attimo dopo, a volerci perdere del tempo. Giacché:
– il gruppo (amabilmente battezzato Greenwich), che chiunque, credo, immaginerebbe inventato per l’occasione (per esemplificare cioé l’archetipico gruppo di belle speranze senza contratto né soldi né visibilità), esiste veramente. Davèro davèro: riprova qui.
– il gruppo, i Grinuic, quelli che senza discografici come faremmo etc etc, è il gruppo di Matteo Locasciulli. Matteo Locasciulli lui.

Qua subentra una piccola considerazione personale: Matte’, io non ti conosco. Apprendo da quello che trovo su internet che sei anche un musicista cazzutissimo. Caso vuole che tuo papà sia, come dire, del mestiere. Matte’, senza una casa discografica non arrivate da nessuna parte? I chilometri per pochi euro? Internet che aiuta fino ad un certo punto?* E chiedilo un favore piccino a papà, no? O a qualcuno che conosci. Sarà brutto ma lo fanno tutti, non è una cosa così terribile. Un po’ di visibilità, mica la luna.

Comunque, tornando a noi, supponamo che Matteo non abbia voluto chiedere aiuti a nessuno, né sfruttare le conoscenze acquisite (ipotizzo) in tanti anni da musicista "serio". Mi pare la migliore premessa logica al contenuto del corto, quindi ci credo. Ipotizziamo  altresì che la trama del corto sia per grosse misure corrispondente al vero, suffragando la nostra ipotesi non solo con le prove già addotte (l’esistenza cioé di un gruppo denominato Greenwich, protagonista dello stesso video la cui lavorazione si può ammirare nel suddetto corto), ma anche con le entrate del blog nel MySpace dei Greenwich che recitano: apertura concerto Elisa. O, più sobriamente: Ligabue. Etc. Si tratta, lo dico per quelli che hanno deciso di privarsi del piacere di rivedere il corto, dell’annunciato happy ending: i Greenwich grazie a "tempo, soldi e lavoro" (e cuore!) investiti su di loro dai loro discografici* riescono a fare il botto*, suonando a San Siro. Perché quello è il loro sogno, perché loro non sono "tipi da reality"*.

Ora, l’autore di questo post ha tanto tempo libero. Tanto. Ed una memoria ottima solo per le cazzate. Come i nomi un po’ peculiari. Come, butto lì: Francesca Xefteris. Cantante dei Greenwich. Me lo ricordavo da giugno, un nome così particolare. Così inconsueto. Così raro.
Che casualmente mi è capitato di risentire ieri in un contesto leggermente differente. Cioè, uhm… uhm… ah, sì, che sbadato: qui. E qui. E qui. E qui:

Ora, io non voglio influenzarvi (minimamente). Né (Dio me ne guardi) fare dell’ironia gratuita. Lascerò trarre a voi le vostre più indipendenti conclusioni, che solo per amore di chiarezza riassumerò in base ad evidenti procedimenti di induzione logica, considerando cioé le uniche possibili spiegazioni per la correlazione tra i due eventi (le possibilità sono da intendersi come alternative le une alle altre, non come assommabili):

1) i discografici dei Greenwich magari non sono poi così tanto bravi
2) i discografici dei Greenwich magari non sono poi così tanto appassionati al gruppo in questione
3) i Greenwich si sono sciolti, o sono comunque frustrati avendo realizzato che quello che avevano ottenuto discostava dal loro sogno, e si stanno dedicando a perseguire tale sogno ognuno a modo suo
4) i discografici dei Greenwich ipotizzano che un ottimo modo di farli conoscere sia fare partecipare la loro cantante ad un reality (che ella sosteneva aborrire), magari vincendolo. Debbo però fare notare che tale opzione parrebbe dover sottendere una congiuntura di poteri, occulti e non, che non mi sentirei di accostare al mondo della musica italiana senza poter addurre alcuna prova. Consideratela quindi piuttosto una malevole congettura, una maldicenza senza alcuna attestazione
5) i due eventi sono coincidenziali ed irrelati
6) si tratta di una sosia, curiosamente omonima
7) altro.

Si attendono con ansia eventuali chiavi interpretative ulteriori.

*Cito direttamente dal documento video, con leggerissime parafrasi per puro amore di fluidità sintattica.

Disclaimer: nonostante mi paiano incontestabili sia le affermazioni contenute nel post che il tono con cui le sostengo, vi sentiste offesi chiedete e vi sarà tolto, come di consueto.

giovedì, 10/09/2009

Un inutile vantarsi

E mentre il motore di ricerca e webmagazine blog Liquida (proprietà di colosso del web italico Banzai e creato dai fondatori originari di Splinder) si è comprato il webmagazine blog Blogbabel (celebre per la sua classifica della popolarità dei blog), noto solo ora che nella suddetta classifica al momento Inkiostro è alla posizione 117, curiosamente sopra la stessa Liquida. Che se vuole comprarsi anche Inkiostro non ha che da chiederlo, viene via per molto meno delle 80 mila pizze di fango camerunensi della prima proposta di acquisto, non ha la classifica ma ha le librerie strane e un po’ di musica buona.

 

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mercoledì, 09/09/2009

Il 9/9/999 nasceva Wainer Valido

di

Il 9/9/999, alle 9.09 in punto, nasceva Wainer Valido (wainer.com), e non era un sito come tutti gli altri.
Era un sito ironico, satirico, birichino, nostalgico, popolare.
Era il primo sito con lo SGURZ.
E soprattutto, il primo sito umoristico fatto da gente che sapeva fare i siti. Di mestiere, per di più.
Era uno spazio relax, uno sfogo creativo.
Gli orgogliosi genitori erano Marcello Gadda e Matteo Zuffolini (io).
Batman e Robin.
Wainer e Valido (questo se qualcuno si fosse mai chiesto da dove mi è rimasto appiccicato il nickname che tuttora mi porto appresso).
In un’epoca in cui internet andava a pedali e i vari blog/facebook/twitter non esistevano, fu un successo esagerato.
Ne parlarono su giornali e addirittura su libri.
Vincemmo premi veri, fisici, consegnati a mano da persone famose a serate di gala.
Ricevemmo offerte dalle "majors".
Tutto assolutamente vero.
Sono passati 10 anni e, a sito originale da tempo ormai sfrattato, abbiamo pensato (contemporaneamente ma a distanza) che era il caso di recuperare alcune delle nostre storiche rubriche. Trovate quelle create da Marcello sul sito della Balorda (che all’epoca era ospitata proprio da Wainer Valido), e alcune delle mie qui.
Speriamo riportino alla mente bei ricordi in chi le conosceva, e che sappiano ancora strappare un sorriso o una sghignazzata a chi non le conosceva.
Un grazie infinito a Marcello e a tutti quelli che hanno collaborato.

Matteo "Valido" Zuffolini

mercoledì, 09/09/2009

The Cat Piano

Già vincitore di una sfilza di premi come migliore cortometraggio animato a vari festival australiani, The Cat Piano è un piccolo gioiello di animazione e di narrazione. Dietro c’è il team di The People’s Republic of Animation, mentre la voce, inconfondibile, è quella di Nick Cave.

Prendetevi dieci minuti, e buona visione.

 

mercoledì, 09/09/2009

La piramide della paura


Dopo aver visto questa cosa, mi è diventato impossibile guardare facebook o l’iphone senza un misto di angoscia e senso di colpa.

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martedì, 08/09/2009

Zero

Questi cazzo di anni Zero.

Adesso che inseguite il nuovo esordio dei The XX, o sbattete ripetutamente le orecchie per i Muse che suonano come i Queen, sicuramente non ci fate più caso, ma era ancora (o appena, dipende dai punti di vista) il famigerato anno 2000 quando uscì Kid A dei Radiohead, e i Lunapop dovevano ancora sciogliersi.

Sono passati dieci anni, tutti col segno 0 davanti. Un tratto distintivo, un avvertimento, una sentenza. Dentro ci è finito di tutto, ci siamo finiti anche noi, ad inseguire mp3 da scaricare, ad accumulare cartelle di gigabyte invece che pile di cd, ufficialmente giubilati dall’invasione di ipod. Non ci avevamo proprio fatto caso che sono passati dieci anni, sarà che con tutti questi zero non si capiva bene in che epoca fossimo finiti, che musica stessimo ascoltando, se ci fosse un filo comune oltre a quelli delle nostre cuffiette consumate.

Questi cazzo di anni zero sono durati troppo, i Bloc Party hanno fatto in tempo ad esplodere e poi bruciarsi per autocombustione. Per dirne uno. Si sono infilati ovunque, rendendosi addirittura fastidiosi, miliardi di gruppi più o meno (in)utili per un’estate, una notte, un giorno di autunno. C’è stato molto autunno, in questi anni zero, anche se fa sempre più caldo. Sono durati forse troppo poco, tanto che nemmeno ci facciamo più tanto caso, che Kid A e Lady Gaga fanno parte della stessa decade. Così come Eminem e Le Luci della Centrale Elettrica. Questi cazzo di anni zero.

http://zero.ciccsoft.com

Sono finiti, ormai. E sapete bene cosa succede, quando finisce una decade. Sondaggione inutile, sì. Qual è la canzone degli anni Zero? E l’album?

Domande angoscianti a cui nessuno vorrebbe rispondere. .zero è l’occasione per passare due ore in ansia a scartabellare i propri mp3: Oddio, cosa metto? A ricordarsi di canzoni insospettabili: ehi questa non la sentivo da una vita! A fare delle scelte.

Per agevolare l’impossibile, vi diamo la possibilità di votare per quattro categorie distinte:
– Canzone italiana degli anni zero
– Canzone straniera degli anni zero
– Album italiano degli anni zero
– Album straniero degli anni zero.

E potete esprimere un massimo di 3 preferenze per ciascuna. Non è obbligatorio pronunciarsi su tutte e 4 le categorie. Avete tempo per votare, nella pagina con il modulo, fino al 25 dicembre 2009. Ogni settimana aggiorneremo le classifiche, non appena si schioderà dagli zero voti.

Questi cazzo di anni zero. E un inutile sondaggio, dove non si vince niente.

martedì, 08/09/2009

Rubik Cubes Album Art

Le riconoscete? Da Creative Review.

 

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lunedì, 07/09/2009

Cioè no ma scherziamo

Un po’ vecchio ma appena scoperto (grazie alla ballotta del Lago di Garda): i Perturbazione sul palco insieme a Max Pezzali, per una versione dell’immortale anthem Con un deca realizzata per il loro show Le città viste dal basso. In qualche modo curioso, una quadratura del cerchio davvero clamorosa.

 

venerdì, 04/09/2009

La verità, vi prego, sulle donne

[ma anche sugli uomini, per questo]

 

(via)

 

venerdì, 04/09/2009

Ecco come si fa un video virale (2)

Come si notava l’altra volta: prendi qualcosa che si mangia (o meglio, la sua confezione) e suonalo.

 

 

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giovedì, 03/09/2009

Tre libri per un giorno

Oggi non è un giorno come gli altri.

Per qualche coincidenza astrale oggi in Inghilterra escono contemporaneamente tre dei libri che da queste parti sono i più attesi dell’anno: The death of Bunny Munro di Nick Cave, Generation A di Douglas Coupland e Juliet, naked di Nick Hornby.

Mentre attendo che i primi due arrivino nella mia cassetta della posta (per il terzo aspetto), in rete è tutto un fiorire di articoli e recensioni, ed è impossibile non notare che i tempi in cui un libro era solo un libro e si promuoveva da sè grazie agli scaffali delle librerie, alle recensioni sui giornali e al passaparola sono ormai passati.

 

 

Nick Cave – The Death of Bunny Munro

Del secondo romanzo di Nick Cave abbiamo già detto, ma non abbiamo menzionato la versione audio del libro, che avrà pure una colonna sonora composta e registrata da Cave per l’occasione (qualcosina si può sentire qua), e che quindi più che un audiolibro sarà un vero disco spoken-word. Per non parlare della versione per iPhone (peraltro, Cave possiede un iPhone), che fonde testo, reading e musica in modo a quanto pare inedito (dettagli sul Guardian).

Inoltre, ispirandosi dal mondo della discografia il libro di Cave esce in varie versioni, da quella standard a quella audio (in download o in box set con DVD bonus) fino a quella firmata, numerata e con sopracoperta, di cui al momento sono rimaste una novantina di copie, e costano ciascuna 120 sterline (questo si chiama approfittarsi dei fan).

 

 

Douglas Coupland – Generation A

Versione limitata con sovracoperta anche per Douglas Coupland, il cui Generation A si pone come seguito ideale del leggendario Generation X, esattamente come JPod era il seguito ideale di Microservi (cos’è Doug, finite le idee?). E gli acquirenti dell’edizione deluxe hanno a disposizione il sito Customized Coupland, in cui ciascuno può disegnarsi la propria versione dell’iconica copertina e farsela spedire per la sovracoperta (non è chiaro se a pagamento o meno).

Nel mentre però, il Daily Telegraph ha stroncato il libro. Ahi ahi.

 

 

 

Nick Hornby – Juliet, Naked

Essendo quello che vende di più dei tre, Nick Hornby sta un po’ a guardare, e non può vantare nè edizioni limitate del libro nè un intero sito ad esso dedicato. E non è detto che sia un male.

Come riporta Emmebi, però, la sua casa editrice Penguin per il lancio del libro ha proposto un sondaggio che invita a votare la più bella break-up song di tutti i tempi. La votazione ha il valore che ha (al momento vince Back to black di Amy Winehouse, con percentuali talmente bulgare da indicare che sicuramente i dati non sono validi), ma l’idea è efficace, e ci fa capire che il libro colpirà basso.

Pare infatti che Juliet, naked parli di «relazioni tra trentenni, di passioni/ossessioni musicali e di conversazioni su internet» (citando Emmebi. A I U T O); vedremo se, come si chiede Enzo, c’è davvero aria di «revival di noi stessi». Il Guardian ne parla abbastanza bene.

 

 

 

E chissà quando li vedremo in Italia. Del fatto che Feltrinelli è già al lavoro sulla traduzione di Nick Cave abbiamo già detto (secondo il copertinario uscirà a Ottobre), e possiamo star certi che un best seller come Hornby arriverà il libreria prima di Natale (Novembre pare, per Guanda); mentre per Coupland invece ci sono come al solito poche speranze di vederlo a breve, visto che in Italia è ancora inedito il precedente The gum thief, che risale a due anni fa e che è forse il migiore tra i suoi romanzi più recenti.

 

mercoledì, 02/09/2009

Il guilty pleasure dell’Estate

Non avevo idea di chi fossero i Cobra Starship finchè non li ho googlati (hanno fatto la colonna sonora di Snakes on a plane, wow!) ma non appena ho letto che Leighton "Queen Bee" Meester (ovvero l’ineffabile Blair Waldorf di Gossip Girl, lei) partecipava al lead single, non mi sono potuto negare almeno un ascolto. Il primo di una lunga serie, ho scoperto, perchè la leggerezza estiva si sposa a meraviglia col power-pop iper-prodotto, caciarone, adolescenzialmente sbruffone ma terribilmente appiccicoso di Good girls go bad. Lo odierete, vi ho avvisato. Poi non venite a lementarvi da me.

 

 

Cobra Starship feat. Leighton Meester – Good Girls Go Bad (MP3)

 

martedì, 01/09/2009

La musica liberata

La musica liberata di Luca Castelli è un libro molto bello e intelligente già dalla copertina. Il fatto che poi al suo interno contenga la più ricca, precisa e competente ricostruzione di quello che è cambiato nel nostro modo di fruire la musica negli ultimi dieci anni (da Napster in avanti, più o meno) è un semplice dettaglio.

 

Davvero: difficile immaginare una disamina così completa e ben fatta del fenomeno (dagli MP3 al file-sharing, dai blog a Youtube e Myspace, dall’iPod ai social networks, dalle net-label alla morte dei negozi di dischi), che mette ordine nella straordinaria quantità di cose che sono riuscite a cambiare per sempre la nostra idea della musica, i suoi modelli di business e il nostro modo di scoprirla, ascoltarla, viverla e parlarne.

 

Castelli (già giornalista per La Spampa, Il Mucchio, XL e chissà cos’altro, nonchè di casa sul suo blog Il Pozzo di Cabal) compone con i pezzi del puzzle un quadro ricchissimo e multiforme, spiegato con lo stile leggero che è proprio dei grandi divulgatori e la passione di chi sta vivendo in prima persona la rivoluzione che sta raccontando.

Come dice Rossano Lo Mele (che ha cavallerescamente intervistato Castelli per Rumore di Luglio – online in due parti: uno  | due) è «uno di quei libri che se fosse pubblicato in Inghilterra o negli Stati Uniti farebbe del suo autore un pensatore tech da seguire come uno sciamano».

 

Se ruscite a interpretarlo, il sommario dà qualche idea dei contenuti:

1.0

1. MP3 (La mosca / Seattle / Preistoria / Mpeg-1 Audio Layer 3 / Sacrilegi)

2. Napster (I 331kb che sconvolsero il mondo / Pirro / Gratis / Tutto / Noi)

3. Le major (Vade retro, tecnologia / Il diamante / DRM / Rootkit / Perdita di controllo)

4. iPod (Pray / Music Store / Monopolio / Shuffle / iGod)

 

2.0

5. Il laboratorio (Libertà è partecipazione / Dire / Fare / Baciare / Lettera /Testamento)

6. Gli artisti (The artists formerly known / Giovani turchi / Premio fedeltà / It’s up to you / Ghosts)

7. Dura lex (Jammie Thomas / Il dilemma del linguaggio / Il dilemma della copia / Il dilemma del remix / Il dilemma dell’autore e del produttore / A due velocità)

 

3.0

8. Macchine (Streaming / AI / Ovunque / Eroi)

9. Where Have All the Good Times Gone? (La qualità / I giornalisti / I negozi di dischi / Gli album)

10. L’onniutente (Intelligenza / Furore / Generosità / Responsabilità)

11. La musica liberata (I Mille / Neointermediazioni / L’oceano / Serendipity)

Lettura consigliatissima per chiunque si interessi di musica negli anni ’00 (e non lo dico perchè a pag. 117 è citato pure Inkiostro), e semplicemente imprescindibile per chiunque pretenda di lavorare nel settore, con menzione speciale per i dinosauri del giornalismo e della discografia.
La musica è stata liberata, fatevene una ragione.

 

lunedì, 31/08/2009

Lego House

Visto che da queste parti ci piacciono i lego: ma l’avete vista la casa in lego a dimensioni naturali che stanno costruendo in UK? Quanto costa il set per costruirla?

 

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