suoni

venerdì, 15 02 2008

Zen Lullaby

 

Di Punk Lullaby, il singolo dei nostrani Zen Circus insieme a Brian Ritchie (già nei leggendari Violent Femmes), che presenta al mondo il frutto della loro collaborazione Villa inferno (che esce oggi per Unhip Records), l’unica cosa che non mi piace è il titolo.

Il resto, però, è davvero un instant-classic. Merito anche del coretto delle Breeders Kim e Kelley Deal (che non sono neanche l’unico nome pesante che compare nelle liner notes del disco; c’è anche Jerry Harrison dei Talking Heads) che rimanda direttamente ai migliori anni ’90, quelli dei primi anthem indie che si facevano strada a forza verso l’airplay radiofonico. Il bellissimo video, disegnato dal venerabile Davide Toffolo, riporta invece al presente, con un tratto che ricorda quello del video di Young Folks, una protagonista curiosamente somigliante ad Ellen Page dell’indie-blockbuster Juno, e una coreografia a metà tra esercizi di aerobica e sfilata di moda di indie-style al femminile.

Quadratura del cerchio, pezzo in repeat, e (fidatevi) segnalazione sui blog di oltreoceano obbligatoria. Si parte.

 

 

martedì, 12 02 2008

Caro lettore, ascolta questo disco

Ehi tu, giovane lettore che ogni tanto capiti su questo blog e saltuariamente ascolti un po’ della musica di cui spesso si parla su queste pagine.

 

[No, non sto parlando a te, giovane collega m-blogger che mi leggi sul tuo feed reader o che sei arrivato qui dalla Hype Machine, e neanche di te, giovane musicista / giornalista / DJ / webzinaro / forumista / scenester che di musica ne sai a tronchi più del sottoscritto -non è difficile- ma ogni tanto vieni qui a storcere un po’ il naso perchè, lo sappiamo tutti, i blog rappresentano la degenerazione dei costumi musicali del nuovo millennio ma non si può fare a meno di leggerli una volta ogni tanto, sti bastardi]

 

Mi rivolgo a te, giovane lettore che apprezzi un po’ della musica proveniente da quel calderone informe spesso etichettato come «indie» ma che te ne freghi di ogni fottuta nuova band svedese o trio di adolescenti inglesi o cantautore folk del Nebraska o band post-punk di Williamsburg, Brooklyn che per un paio di settimane si contende con i suoi simili il titolo di miglior disco del secolo e poi scompare ingloriosamente nell’anonimato da cui era venuto, e tutti stiamo bene ugualmente.

Caro lettore, c’è la possibilità che tu, pur apprezzando, che ne so, i Franz Ferdinand, Beirut o gli Arcade Fire, e pur amando fare due salti il Venerdì sera al Covo, al Plastic o all’Annex, magari non abbia mai sentito nominare i Neutral Milk Hotel. Innanzi tutto non ti preoccupare, non è grave, e c’è sempre tempo per rimediare; anch’io li ho scoperti molto tardi, eppure sono qui a parlarvene come se nel 1998 fossi stato davanti al Disco d’oro pronto ad acquistare la prima copia arrivata dagli States del loro capolavoro assoluto In the aeroplane over the sea.

 

Perchè, caro lettore, l’occasione per parlarti di loro mi viene esattamente dal decennale dell’uscita del disco, che cade appunto tra qualche giorno; nella remota ma possibile eventualità che tu non li abbia mai sentiti nominare, ciò non può che spingermi, con tutta l’insistenza di cui sono capace, a consigliarti di procurarti il prima possibile e senza dubbio alcuno questo clamoroso disco. Già gli organi indie-hipster Stereogum e Pitchfork gli stanno tributando i dovuti onori, e non c’è occasione migliore di un anniversario per recuperare un bel classico e innamorarsene perdutamente come, in questo caso, è quasi inevitabile succeda.

 

Quando è uscito, In the aeroplane over the sea era avanti anni luce, o forse indietro di decenni, o più probabilmente di lato e sta tuttora in un’altra dimensione a cui i dischi normali non si sognano nemmeno di poter accedere. La sua ruvida, semplice, bellezza, urgente come il suono delle corde della chitarra strapazzata e della voce a squarciagola di Jeff Mangum, sontuosa come gli arrangiamenti della banda di ottoni che fa capolino qua e là, e visionaria come i testi che parlano di ragazzini con due teste, di figlie comuniste, del re dei fiori di carota e di Anna Frank, è talmente accecante che a 10 anni dalla sua uscita non ha perso un raggio della sua luce.

 

Caro lettore, se non conoscevi questo disco, procuratelo, e ne sarai contento. Se invece lo conoscevi già, tiralo giù dallo scaffale, e brinda con me.

 

 

Neutral Milk Hotel – In the aeroplane over the sea (MP3)

Neutral Milk Hotel – Two-headed boy (MP3)

 

lunedì, 11 02 2008

Rebus eliico

La copertina di Parco Sempione, nuovo sfolgorante singolo di Elio e le Storie Tese è un rebus (9, 6, 2, 5; facilissimo), nonchè l’ennesimo tassello di un mosaico che unisce la piaga dei bonghisti, l’Ecopass, la crew di Maccio Capatonda, la politica ambientale dell’amministrazione di Milano, l’Africa, le «torte di fumo» e The ring. Qui sotto il video, opera di genio dell’indimenticabile regista Pelo Ponneso.
[grazie a Pelodia]

 

 

venerdì, 08 02 2008

Neanche nei vostri sogni piu’ incredibili

Un giorno molto difficile, per gli adolescenti di oggi: da Horror Vacui (il nuovo disco che esce oggi) ecco Sogni risplendono, il duetto tra i Linea77 e Tiziano Ferro. Chiunque abbia concepito questa idea è un genio del male.

(via Simona)

 

Linea77 feat. Tiziano Ferro – Sogni risplendono (MySpace rip) (MP3)

 

Bonus:

Get Black – Puntata VIII (Tiziano Ferro) (MP3)

 

giovedì, 07 02 2008

Le pesche marce che non maturano. Mai.

La storia dei Moldy Peaches è di quelle per cui sembra sia stata inventata originariamente la parola «improbabile».

 

Già sgangherato e surreale duo folk-punk newyorkese, scioltosi cordialmente -dopo una manciata di anni di successo di culto- dando il via a due belle carriere soliste mai andate troppo in là, la band di Kimya Dawson e Adam Green negli ultimi mesi è prepotentemente -e improvvisamente- diventata una celebrità grazie alla colonna sonora del blockbuster indie (ossimoro? ma và) Juno, il film (molto carino ma molto paraculo) di Jason Reitman già candidato all’Oscar e costruito in buona parte proprio sui pezzi di Kimya Dawson, nonchè sulla ballad manifesto dei Moldy Peaches Anyone else but you.

In un paio di mesi è successo l’incredibile: la colonna sonora del film (che contiene anche pezzi dei Belle & Sebastian, Sonic Youth, Kinks e Cat Power) è prima in classifica negli USA, i Moldy Peaches -ancora ufficialmente sciolti- sono stati invitati più volte a suonare in tv, e la loro musica risuona da spot, blog e locali che fino a un paio di mesi fa non li avevano mai sentiti neanche nominare.

 

La coincidenza temporale, peraltro, è curiosa, perchè entrambi i musicisti stanno per uscire con dei nuovi dischi solisti, esattamente come successe anche due anni fa. Allora dedicai ai due un post di cui vado ancora fiero, che vi riporto qua sotto, perchè ancora oggi -soprattutto oggi- non saprei trovare parole diverse per parlare della loro musica. Nella speranza (che è queasi una certezza) che il successo non li cambi, e che le pesche marce continuino a non maturare mai.

 

Le pesche marce che non maturano

Erano altri tempi; l’11 Settembre 2001, per la precisione. Il giorno della perdita dell’innocenza americana, con una coincidenza che continua a sembrare casuale anche se cerchi di trovargli significati reconditi, usciva un piccolo disco. Uno di quelli che ti esaltano per qualche mese e che quasi subito dimentichi, di quelli che dopo qualche tempo sembrano divertenti e niente più, e che poi, retrospettivamente, finiscono per avere più influenza di quanto chiunque si aspetti. Soprattutto di quanto si aspettino i suoi autori, un ragazzetto con la faccia da schiaffi e la sua tata, nera e riccioluta, che vengono dalla grande mela, amano suonare sul palco vestiti rispettivamente da Peter Pan e da orsacchiotto e incrociano la lezione del miglior lo-fi con una sensibilità pop infantile e bizzarre influenze di quello che qualcuno definirà anti-folk. Sono Adam Green e Kimya Dawson, i Moldy Peaches.

 

The Moldy Peaches – Anyone else but you (MP3)

The Moldy Peaches – Downloading porn with Davo (MP3)

 

Tempo un disco -irresistibile- e i Moldy Peaches («le pesche marce») si separano. Adam Green eredita la vena pop e il senso dell’umorismo iperbolico e volgarotto, Kimya Dawson le pennellate folk e l’intimismo infantile, e le loro carriere musicali procedono parallele senza quasi toccarsi, fino ad oggi. Tre dischi per lui (di buon successo; a parte che in Germania, dove il nostro va regolarmente in top 10) e quattro per lei (di nicchia che più nicchia non si può); ora, la prossima primavera, vede i loro nuovi dischi uscire a distanza di appena un mese.
Jacket full of danger di Adam Green, che esce il 10 Marzo su Rough Trade (preceduto dal singolo Nat King Cole), è l’ennesimo passo sulla strada di una incontenibile grandeur pop da monellaccio che fa il verso ai grandi crooner del passato. Il disco si risolleva dalla cocente delusione dell’ultimo Gemstones, e contiene pezzi meno frenetici (e immediati) che in passato e parecchie ballate, con un’ingombrante orchestra di archi quasi sanremese a fare capolino in quasi tutti le canzoni. Assai piacevole, anche se i fasti di Friends of mine, sembrano decisamente andati.

 

Adam Green – Pay the toll (MP3)

Adam Green – Nat King Cole (MP3)

 

Remember that I love you di Kimya Dawson, che esce l’11 Aprile su K, è forse, invece il miglior disco solista della scarmigliata orsacchiottona. Oscilla, come al solito, tra  piccoli acquerelli acustici e iper-sensibili (l’ottima Underground) e filastrocche con melodie elementari e abbondanza di cori disordinati. La tentazione di considerarlo (ancora) frutto di una naivetè post-hippy è forte, ma l’ascolto attento rivela un’attenzione ai dettagli e alla costruzione delle armonie assai inusuale per un disco tanto platealmente lo-fi.

 

Kimya Dawson – Underground (MP3)

Kimya Dawson – Tire swing (MP3)

 

Sono partiti dichiarandosi scaramanticamente marci, e forse, a un certo punto, a qualcuno il dubbio è anche venuto. Si dimostrano invece tutt’altro che andati, entrambi perfettamente in grado di realizzare un percorso musicale già presente in potenza in quel primo, letteralmente seminale, album. Le pesche nate da quel seme non saranno marce, ma non sono neanche mature; quello no. Le pesche marce non maturano mai. [#]

 

martedì, 05 02 2008

When I go back to Ludlow Street

Un paio di sere fa, mentre la quieta early selection del Covo passava l’omonima canzone di Suzanne Vega, raccontavo a Sara e Marina la storia di Ludlow Street, e pensavo colpevolmente che su queste pagine non ho mai parlato del disco da cui è tratta, il recente Beauty & Crime.

Dietro l’apparenza di una semplice canzone sulla perdita -una banale canzone d’amore, per dire- ambientata nella strada del Lower East Side già nota come meta di artisti e amanti della vita notturna (da quelle parti c’è Piano’s), Ludlow Street è in realtà una straziante canzone dedicata alla morte di Tim Vega, fratello della cantautrice newyorkese che abitava proprio in quella via. Non so spiegare perchè, ma il colpo basso all’inizio dell’ultimo ritornello (un semplice, banale «Tim»), che esibisce tanto un dolore sordo che non può essere nascosto dietro ellissi o metafore quanto un coraggio onesto e semplice che in pochi altri possono vantare, riesce ancoa ogni volta a mandarmi al tappeto come la prima volta che l’ho sentito. E non è da tutti.

 

Suzanne Vega – Ludlow Street (MP3)

Suzanne Vega – New York is a woman (MP3)

 

giovedì, 31 01 2008

Link musicali piu’ o meno faceti

 

Photoshop me baby one more time

Sulla copertina dell’ultimo numero di Blender c’è una foto di Britney Spears in posa discinta. Completamente falsa, come dice il disclaimer sulla stessa copertina: «This cover image is a composite photo. Britney did not pose for this picture. That, sadly, is not her body». Applausi.

 

 

Onanismi

Avete provato a tradurre in italiano il titolo del nuovo disco dei Tinderticks, The lonely saw?

 

 

Postmetallari matematici

Un video che spiega i legami tra Lateralus (la canzone) dei Tool e la serie di Fibonacci, sulla quale -pare- la canzone è interamente costruita. Affascinante, delirante.

 

 

Omaggio Presa per il culo ai Radiohead

Il video di Just dei Radiohead nella versione fatta da Mark Ronson fa il verso al celebre video dell’orginale. Chapeau.

 

 

Barack, it was really nothing

La t-shirt del momento? Morrissey e Obama 2008.
[e Moz l’ha pure messa]

 

 

Lavare i panni sporchi su Men’s Vogue

No, non è Justin Timberlake o 50 Cent, ma Dean Wareham (ex Galaxy 500 e Luna, ora Dean & Britta), che racconta in prima persona la fine del suo matrimonio e l’inizio della storia (sentimentale e artistica) con Britta Phillips. Racconto davvero avvincente (anche per chi come me lo segue ben poco), ma -wow- non è un tantino sbagliata, come cosa?

 

 

Every moment leads towards its own sad end

Il video del singolo dei Mountain Goats (la splendida Sax Rohmer #1) è un vero spettacolo, come del resto tutto il nuovo disco. Com’è che fino ad ora non ero riuscito ad innamorarmi di loro?

 

 

Esilarante, inquietante

Mentre Matte è andato a vederli dal vivo a NYC, i Vampire Weekend (l’ultimo «fenomeno indie di Internet» appena uscito con il suo disco d’esordio) devono già affrontare il Backlash, come riporta questo esilarante post di Vulture: What to expect from the upcoming Vampire Weekend backlash. Quando il giorno stesso che esce un disco si parla già della reazione di rifuito dovuta al suo successo, vuol dire che siamo proprio alla frutta.

 

 

Kylie + Calvin

Mi attendevo di più dai pezzi di Kylie Minogue prodotti da Calvin Harris, che sono bellini ma davvero troppo troppo di plastica. Certo che sotto la voce iper-prodotta c’è quel synth lì…

 

 

Last but not least

Mentre qualcuno ha notato che il sottoscritto ha silenziosamente saltato a piè pari il rituale delle classifiche dei dischi dell’anno, la parola fine la mette The Hype Machine, che aggrega tutti i suoi dati del 2007 e tira fuori le band e i dischi dell’anno, sulla base di centinaia di M-blogger censiti dal servizio (tra cui questo).
Band: 1. Arcade Fire 2. Radiohead 3. Feist 4. LCD Soundsystem 5. Spoon.
Dischi: 1. Radiohead 2. Arcade Fire 3. The National 4. LCD Soundsystem 5. Spoon.
Amen?

 

mercoledì, 30 01 2008

Noi faremo Cin Cin con gli occhiali

[How glasses affect your image.]

 

 

Bonus track, un meraviglioso classico immortale:

 

Herbert Pagani – Cin Cin con gli occhiali (MP3)

 

martedì, 29 01 2008

Let’s make some music Make some money Find some models for wives

Una volta le band indie-rock avevano nomi come I Folletti o Marciapiede; ora si chiamano Francesco Ferdinando (già Arciduca d’Austria), I redattori o Polizia internazionale. Quand’è esattamente che avere nomi tanto borghesi (yuppie, si sarebbe detto qualche anno fa) è diventato così accettabile?

 

Gli ultimi sono gli MGMT -sigla che sta per «Management»-, next big thing newyorkese uscita con il disco d’esordio un paio di mesi fa e già destinata a un successo planetario in qualche modo inevitabile. Con un nome così stronzo e le facce da schiaffi che si ritrovano si sarebbe tentati di detestarli, e la cosa non riesce poi così difficile. Peccato perchè gli MGMT hanno pubblicato un buon disco (Oracular Spectacular), che contiene almeno due singoli paraculo davvero clamorosi, che si candidano istantaneamente come pezzi dell’anno senza se e senza ma.

 

Time to pretend, in particolare, è davvero improbabile. Grandioso ma malato, entusiasta eppure insieme rassegnato, il pezzo che apre il disco ha tutte le carte per diventare un piccolo grande classico (io l’adoro), aiutato anche dal testo semi-serio e ironicamente autoconsapevole e dal video stupidissimo e fatto con due lire ma soprendentemente riuscito:

I’m Feelin rough I’m Feelin raw I’m in the prime of my life.
Let’s make some music make some money find some models for wives.
I’ll move to Paris, shoot some heroin and fuck with the stars.
You man the island and the cocaine and the elegant cars.

This is our decision to live fast and die young.
We’ve got the vision, now let’s have some fun.
Yeah it’s overwhelming, but what else can we do?
Get jobs in offices and wake up for the morning commute?

[…]

But there is really nothing, nothing we can do.
Love must be forgotten. Life can always start up anew.
The models will have children, we’ll get a divorce,
we’ll find some more models, Everything must run its course.

We’ll choke on our vomit and that will be the end.
We were fated to pretend.

 

Che dire? Saranno famosi.
E un nome del genere, alla fin fine, non gli sta neanche tanto male.
In fondo ce lo meritiamo.

 

MGMT – Time to pretend (MP3)

MGMT – Kids (MP3)

 

venerdì, 25 01 2008

Settanta Ottanta voglia Disco Pax

Un calembour di rara bruttezza come titolo, seguìto da considerazioni (ovvie) sul sound della band e dal genuino entusiasmo dell’appassionato di musica che si trova improvvisamente davanti a qualcosa di eccezionale: si apriva così il post che dedicai poco meno di 4 anni fa agli Offlaga Disco Pax (il primo di una lunga serie), dopo averli visti dal vivo in uno dei loro primi live.

Da allora il trio reggiano ha bruciato tutte le tappe che una band italiana all’esordio possa bruciare: ha vinto praticamente tutto (Premio Ciampi e Premio Fuori dal Mucchio come miglior esordio, Premio MEI come miglior gruppo del 2005, Best New Act per Mtv, Premio Fandango e Premio Videoclip Indipendente per Robespierre, Fujiko Music Award per il miglior disco), ha conquistato copertine (Rumore) e spazi su giornali in cui normalmente non si parla neanche di musica, ha venduto (e continua a vendere) uno sbanderno di copie, ed è arrivata dove pochissime altre band italiane sono arrivate.  

 

Il sottoscritto ha avuto l’onore di ospitarli per la prima volta in radio (all’interno della defunta Airbag, che conducevo insieme al socio AndreaNP), e fa ridere riascoltare ora quella puntata (che ho riesumato dagli archivi, e trovate qui sotto), in cui la band era emozionatissima e per nulla abituata ad essere intervistata, i pezzi erano ancora dei demo, e a ben vedere pure i conduttori facevano parecchio cagare.

 

Proseguendo la tradizione, stasera gli Offlaga Disco Pax saranno ospiti a Get Black (dove è già di casa il loro vocalist Max Collini) per presentare per la prima volta in radio  il loro nuovo disco Bachelite, in uscita tra un paio di settimane per Santeria / Audioglobe. Il mio giudizio è spudoratamente di parte e fa poco testo, ma datemi retta: Bachelite è un gran disco, con un paio di affondi clamorosi, testi come al solito eccellenti e una impressionante cura per musiche e arrangiamenti. Da questa sera ne avrete finalmente un’idea anche voi.

 

Sintonizzatevi dalle 21 sui 103.1 MHz in FM a Bologna e dintorni, oppure in streaming (OGG hi-quality / MP3 mid-quality) per tutti gli altri. Per chi non riesce ad esserci in diretta ci sarà il podcast scaricabile (ma non è detta che i pezzi nuovi che trasmetteremo ci finiscano dentro; gli ODP sono gente un po’ all’antica, lo sapete), anche se così vi perderete l’opportunità di fare domande alla band e di vincere una preziosissima copia di Bachelite all’interno del Quiz Black. Sintonizzate fin da ora le radio e scaldate i polpastrelli per le mail (BLACK |X| GETBLACK.IT) e gli sms (333 1809494), sarà una grande serata.

Perchè, lo sapete già, tutto il resto è desistenza.

 

Airbag – 24 Settembre 2004 (Offlaga Disco Pax – 1a volta in radio) (MP3)

 

mercoledì, 23 01 2008

Attenzione, tagli nell’asfalto

La prima volta che ho cercato su Google qualche informazione sui Rumble Strips, ho scoperto che il loro nome indica i tagli sull’asfalto, la barbara tecnica in usoda qualche anno per costringere i guidatori impuniti a rallentare e i piloti addormentati a svegliarsi perchè stanno andando fuori strada. Non so a voi, ma a me sembra curiosa, come metafora per una giovane rock band.

 

Giovani, inglesi (del Devon, questa volta) e scalmanati, i Rumble Strips sono un po’ diversi da tutti gli altri. Stavolta al bill possiamo sottrarre un po’ di wave (che stia passando di moda?) e aggiungere un paio di fiati, sottrarre un po’ di stilosità modaiola e aggiungere una vena sguaiata e melodrammatica, sottrarre un po’ di frangette e aggiungere una manciata di ciuffi spettinati. E’ il tipo di band che dal vivo potrebbe accendere la fiamma dell’eterno ritorno del rock’n’roll, e lasciarci a fine concerto felici, sudati e dimentichi dell’età anagrafica segnata sulle nostre carte d’identità; oppure potrebbero annoiarci dopo qualche pezzo per inesperienza, scarsa personalità, o spocchia preventiva, come decine di band inglesi prima di loro.
Come al solito il gioco vale la candela, e non resta che andare a vederli per scoprirlo. Infatti i Rumbles Strips arrivano in Italia oggi per 4 date: stasera alla Limonaia di Fucecchio (FI), domani al Circolo degli Artisti di Roma, venerdì a Bologna al Covo, sabato all’Extra di Recanati (MC). Allacciare le cinture.

 

[venerdì dopo il concerto al Covo mi trovate di nuovo al Gate 1 a mettere i dischi. Prometto di essere un po’ meno nu rave di venerdì scorso]

 

The Rumble Strips – Alarm Clock  (MP3)

The Rumble Strips – Girls and boys in love (MP3)

 

mercoledì, 16 01 2008

Mi sento grande come una citta’ EmmeDi’ EmmeA’

Charlie fa surf, il nuovo singolo dei Baustelle, è una delle canzoni più mostruose che mi sia capitato di sentire ultimamente.
Non so spiegare esattamente il perchè. Non è la solita storia della band indipendente che diventa major e fa i singoli commerciali, nè un giudizio prettamente musicale (è power pop iper-melodico, nel suo genere non è neanche male), e neanche un discorso strettamente contenutistico (il namedropping di droghe in un pezzo simile non era iconoclasta neanche ai tempi dei Prozac+); è una somma di tutto questo, e molto di più. E’ la consapevolezza che è un successo annunciato, e la consapevolezza che un pezzo così possa essere un successo annunciato nell’anno domini 2008 in questa italietta in cui un gruppo colto e intelligente decide di tagliare la sua spocchia a misura dei fan di Maria De Filippi, e che l’operazione funziona dannatamente bene.
E’ un pezzo mostruoso.
Irresistibile.

 

Molto meglio (con un parere che sembra opposto al mio ma alla fine è uguale) dice Fabio De Luca nel suo Tumblr:

I ♥ il nuovo singolo dei Baustelle. I ♥ la rima “quanta roba si fa/MDMA”, l’incedere da Dinosaur Jr che fanno una cover dei Cure, il fatto che non si capisca se stanno dalla parte di Charlie oppure no, e neppure se Charlie sia fascio oppure se lo siano i Baustelle, il dipingere un mondo ormai conclamatamente post- qualunque cosa, la superficialità “di spessore” e la totale assenza di ironia (Assante, non stanno cercando di essere ironici: casomai laconici.) Sono i CCCP del 2008, fatevene una ragione. [#]

 

Baustelle – Charlie fa surf (radio rip) (MP3)

Baustelle – Charlie fa surf – video (YouTube)

 

martedì, 15 01 2008

La piccola agenda dei concerti

Puntuale nella sua irregolarità, con l’inizio dell’anno torna la lista dei concerti inkiostro-approved di Bologna e dintorni, da stampare e attaccare sul frigo. Dopo un autunno discontinuo e un Natale al solito piuttosto parco di grandi nomi, la stagione riprende con lentezza ma già da fine mese comincia a regalare eventi di un certo rilievo, per sfociare in una doppietta Febbraio/Marzo densissima di cose interessanti. Le (troppe) sovrapposizioni costringono a scelte non facili, ma ciascun locale fa quello che sa fare meglio, e speriamo che la concorrenza giovi. Altrimenti l’ubiquità, come al solito, è in saldo.

 

 

Quando Chi Dove
Gio 17/01 At swim two birds + Terje Nordgarden + Soloincasa Locomotiv (BO)
Ven 18/01 A toys orchestra
Damo Suzuki [Luca G e Andrea (Julie’s Haircut), Olivier Manchion (Ulan Bator), Burro (Giardini di Mirò)]
Covo (BO)
Locomotiv (BO)
Sab 19/01 Amor Fou + Le luci della centrale elettrica
My awesome mixtape
Covo (BO)

Bronson (RA)

Dom 20/01 Atari Mattatoyo (Carpi – MO)
Mar 22/01 Athebustop performs Radiohead Sesto Senso (BO)
Gio 24/01 Red Worms Farm Locomotiv (BO)
Ven 25/01 The Rumble Strips
Canadians
Covo (BO)
Estragon (BO)
Peccato non poter tornare a vedere Fiorio & co., sempre godibili dal vivo e ora promossi in una location da grandi numeri come l’Estragon, ma stasera in città ci sono i Rumble Strips e non ce n’è per nessuno: sono curiosissimo di vedere il loro scatenato e sghembo pop britannico (con tromba) sul palco del club di Viale Zagabria, sospetto che ne rimarremo molto soddisfatti. Inoltre, a seguire, il sottoscritto in consolle.
Sab 26/01 Justine Electra
At swims two bird
Covo (BO)
Bronson (RA)
Dom 27/01 Don Turbolento Mattatoyo (Carpi – MO)
Mar 29/01 Amycanbe Sesto Senso (BO)
Gio 31/01 Altro Locomotiv (BO)
Ven 1/02 The Others Covo (BO)
Sab 2/02 Babyshambles + Cat Claws
Offlaga Disco Pax
Estragon (BO)
Maffia (RE)
Un paio di anni fa i Babyshambles live erano stati una sorpresa: ci aspettavamo un Doherty devastato e imbarazzante, invece il nostro dimostrò di saper diluire la sua staripante aura maudit all’interno di un ottimo rock act. Il loro live quindi è consigliato, anche se io credo me lo perderò per veleggiare verso Reggio e non perdermi la presentazione live di Bachelite. Quando lo sentirete anche voi, capirete il perchè.
Dom 3/02 John Spencer & Heavy Trash
Idaho
Smashing Pumpkins
Bronson (RA)
Locomotiv (BO)
Palamalaguti (BO)
Davvero niente male, come domenica. John Spencer vale la trasferta a Ravenna, gli Idaho non li seguo da un po’ ma a occhio meritano ancora, mentre la band di Billy Corgan vabbè, abbiamo avuto tutti un’adolescenza, no?
Gio 7/02 Edwood + The calorifer is very hot Locomotiv (BO)
Ven 8/02 Amari
Kobenhavn Store + Fake P
Caribou
Estragon (BO)
Covo (BO)
Velvet (RN)
Come per i Canadians, passa qualche mese dalla presentazione del disco al Covo e gli Amari tornano in città all’Estragon; anche qui sperando che i numeri si siano fatti abbastanza grandi da riempire il club del Parco Nord. Stavolta a farne le spese sono le due interessantissime giovani band della giovane 42 Records, che però -attenzione- potrebbero parzialmente rubargli la scena. Io aspiro a fare la doppietta, secondo voi riesco?
Sab 9/02 Datarock
The Raveonettes
Covo (BO)
Bronson (RA)
Dom 10/02 Trabant Mattatoyo (Carpi – MO)
Ven 15/02 To Rococo Rot
2ManyDeejays
Covo (BO)
Vox (Nonantola – MO)
Sab 16/02 The 1990s
Ex-Otago
Covo (BO)
Bronson (RA)
Dom 17/02 Robin Guthrie Locomotiv (BO)
Lun 18/02 Queens of the stone age Estragon (BO)
Mar 19/02 Jens Lekman Teatro Rasi (RA)
Non ho avuto un bel rapporto con Night falls over Kortedala, incensato dalla critica, amatissimo da fan vecchi e nuovi, ma un tantino troppo barocco per i miei gusti. Ultimamente sto cambiando idea e sto iniziando ad apprezzarlo molto, e sono sicuro che ne verrò conquistato live, come al solito. Lekman live in teatro è imperdibile.
Ven 22/02 Pete and the pirates
Earth & Sir Richard Bishop
Kula Shaker
Covo (BO)
Bronson (RA)
Estragon (BO)
Giovane per giovane, meglio Pete and the pirates o i Tiny masters of today? Difficile capire chi c’è e chi ci fa, e chi è qui per restare e chi scomparirà alla prova del secondo disco. Io non sono troppo preparato su nessuna delle due band, i consigli sono benvenuti.
Sab 23/02 Zen Circus & Brian Ritchie (Violent Femmes)
Monade
Altro
Vitalic
Estragon (BO)

Covo (BO)
Bronson (RA)
Velvet (RN)

Si chiama Villa Inferno il disco degli Zen Circus insieme al venerabile Brian Ritchie dei Violent Femmes, in uscita a breve per Unhip Records. Troppo facile parlare di loro come degli eredi italiani della band di Blister in the sun, come è troppo facile parlare del successo che negli anni hanno misteriosamente continuato a mancare. Questa è la volta buona; anche se la scelta tra loro e i Monade (di Laetitia Sadier degli Stereolab) è difficile.
Dom 24/02 Comaneci + Musica da cucina Locomotiv (BO)
Mer 27/02 Michael Gira Bronson (RA)
Gio 28/02 Magazzeno Bis: Port Royal Locomotiv (BO)
Ven 29/02 Girls in Hawaii + Canadians
Tiny Vipers
Electric Six
Bronson (RA)
Officina 49 (Cesena – FC)
Estragon (BO)
Tre nomi eccellenti per un venerdì bisestile in cui tutto può succedere. A occhio la mia scelta cadrà sul Bronson, per il ritorno dei Girls in Hawaii, il tipo di band-bignami che non si capisce come tre anni fa spezzò cuori a volontà (tra cui il mio). Cambio rotta cambio stile.
Sab 1/03 Art Brut Bronson (RA)
Eddie! Argos! Top of the pops! Art! Brut! Top of the pops! Bron! Son! Top of the pops!
Dom 2/03 Camillas Locomotiv (BO)
Ven 7/03 Offlaga Disco Pax
Los Campesinos!
Qui + The Death of Anna Karina
Estragon (BO)
Covo (BO)
Locomotiv (BO)
Pessima sovrapposizione, quella che vede l’attesa data bolognese degli Offlaga con l’arrivo in città degli scalmanatissimi Los Campesinos!; se riesco a vedere i primi a Reggio questa sera posso scegliere i secondi (che dal vivo potrebbero essere eccellenti come una delusione, chi lo sa), altrimenti mi sa che al cuor non si comanda. Peccato però.
Sab 8/03 Baustelle
Black Dice
Tunng
Estragon (BO)
Covo (BO)
Bronson (RA)
Gio 13/03 Paolo Benvegnù Covo (BO)
Sab 15/03 Offlaga Disco pax Bronson (RA)
Dom 16/03 Autechre Kindergarten (BO)
Dom 23/03 Marco Parente Arterìa (BO)
Ven 28/03 Shout Out Louds Covo (BO)
Ricordo la scorsa data al Covo della band svedese come uno dei live più belli, intensi e (per motivi miei) difficili degli ultimi anni. Questa data giunge dopo un nuovo disco che non mi è piaciuto neanche un po’, ma il credito accumulato è tanto che sono pronto a tutto. Anche se ho un po’ paura.
Ven 4/04 Boys Noize Vox (Nonantola – MO)
Ven 11/04 iLIKETRAINS Covo (BO)
Sab 12/04 Einsturzende Neubauten
The Wombats
The Bishops
Estragon (BO)
Velvet (RN)
Covo (BO)
Ho un po’ perso le tracce di Blixa e soci da qualche anno, ma sono sicuro che un loro concerto rimanga un’esperienza memorabile senza se e senza ma. Sono meno sicuro che l’Estragon sia la location adatta per loro, e sono tentato dalle band più giovani e modaiole che suonano in zona, ma alla fine vedrai che torno lì, come sempre.
Sab 19/04 Cinematic Orchestra Estragon (BO)
Gio 26/04 My awesome mixtape Locomotiv (BO)
Lun 26/05 Explosions in the sky Estragon (BO)

 

 

(Eventuali) Gite fuori porta:
[Tanto so già che non riuscirò ad andarci. Ma sarebbe bello]

 

Quando Chi Dove
Dom 9/03 PJ Harvey Auditorium Parco della musica (ROMA)

 

lunedì, 14 01 2008

Your CD owns you

Immagino che la notizia l’abbiate sentita tutti: seguendo il principio secondo cui chi compra un cd non compra la musica che c’è dentro nè l’oggetto fisico con cui fare cià che vuole, ma semplicemente il diritto all’ascolto personale del suddetto, secondo la RIAA ora è reato pure rippare i CD e trasformarli in mp3 per ascoltarseli nel proprio lettore. Di questo passo, l’esilarante CD disclaimer immaginato da Something Awful pare tutt’altro che remoto. Un frammento:

 

venerdì, 11 01 2008

Under pressure

Il mio Slimtimer dice che questa settimana totalizzerò un complessivo di circa 45 ore lavorate. Il che, contando le pause pranzo, i momenti di cazzeggio giustamente esclusi dalla conta, il percorso casa-lavoro-casa, i pasti, le (poche) ore di sonno e la spesa alla coop, hanno lasciato più o meno una decina di ore libere (su 120). Ore pressochè interamente spese nella lettura di Jonathan Lethem, nella visione di Battlestar Galactica, Gossip Girl e Pushing Daisies, nell’acquisto di un paio di pantaloni e nella vana ricerca di un paio di sneakers (punto sempre dolente, come qualcuno ricorderà). Appena il tempo per andare in radio stasera per una puntata presidenziale di Get Black (a chi, al contrario di me, ha tempo da perdere, consiglio il Presidential Pong), e neanche il tempo di riposarsi nel weekend (allocato per una trasferta parentale logistica) che comincerà una nuova settimana di lavoro. Almeno voi -vi prego- mi impedite di perdere tempo pure sul blog?

 

Xiu Xiu feat Michael Gira – Under pressure (Queen & David Bowie cover) (MP3)

 

giovedì, 10 01 2008

Cortocircuito

Dal Myspace di PJ Harvey:

Polly is due to enter the studio with John Parish later this month to commence work on a collaborative album, a follow-up to their 1996 collaboration on Dance Hall At Louse Point. They will be joined in studio by long-time cohort, Eric Drew Feldman, Carla Azar from Autolux and Giovanni Ferrario. The studio session will take place ahead of Polly’s forthcoming tour of New Zealand & Australia and confirmed show in Rome on March 9th which are in support of her current album White Chalk.

The, yet to be titled, album is expected out later this year.  [#]

Ma…quel Giovanni Ferrario? Quello dei Micevice, e -soprattutto- degli Scisma di Armstrong? Cioè: due miti musicali della mia giovinezza di opposta provenienza e di lega difficilmente paragonabile (entrambi resistiti ottimamente alle intemperie del tempo, tra l’altro) finiranno sullo stesso disco?

 

PJ HarveyThat was my veil (Peel Sessions) (MP3)

Scisma – Dolce (MP3)

 

martedì, 08 01 2008

How our spaghindie can change your life

Non ho mai capito per quale motivo, dopo il folgorante buzz degli esordi (demo italiano dell’anno, e set a Benicassim), i Les Fauves siano praticamente scomparsi. In giro poche recensioni, blog per lo più silenziosi, e date live quasi niente (e dire che sono di Sassuolo, da queste parti dovrebbero essere di casa). Eppure le carte per far strada ci sono (ancora) tutte: rock’n’roll fumante dalle molteplici influenze che sposa la passione per certi suoni deviati con la disciplina delle band britanniche della nuova leva, un live set impeccabile e tiratissimo (ricordo una travolgente apertura per gli Art Brut al Covo, un paio di anni fa), e pezzi che funzionano sia in radio che sul dancefloor.
Il loro ultimo disco N.A.L.T. 1 – A Fast Introduction è uscito da qualche mese, ma in giro se n’è davvero parlato troppo poco. Curioso, perchè un pezzo come No Spaghindie sembrava fatto apposta per essere linkato di sottecchi da mezza blogosfera e produrre esercizi di polemica-for-dummies tra gli esterofili e i campanilisti privi del senso dell’umorismo necessario per apprezzarla; mentre Novara, con quel riff televisivo che si ritrova, davvero non può lasciare immobili.
Rock’n’roll, anyone?

 

Les Fauves – No spaghindie (MP3)
Les Fauves – Novara (MP3)

 

giovedì, 03 01 2008

Questa notizia merita un post intero, altroche’

Paolo, cantante dei My awesome mixtape, si è tagliato i capelli quasi a zero.

 

giovedì, 20 12 2007

Once bitten, twice shy

E’ stato bello arrivare a due giorni dalle ferie convinto che sarebbero stati dei placidi giorni lavorativi pre-natalizi, e poi scoprire all’ultimo di avere una scadenza mortifera imminente in un progetto di cui non so quasi niente. Quindi oggi si produce molto e si cazzeggia poco. Si ascolta un sacco il vecchio Why? (in attesa che il nuovo faccia la sua comparsa integrale in rete), il live dei Portishead all’All tomorrow’s parties di qualche settimana fa (regalo: è interamente scaricabile da qui) e un po’ di evergreen natalizi, per fingere di essere in periodo. Come ogni anno, in heavy rotation c’è la spettacolare versione di Last Christams dei Pas/Cal, incendiaria, entusiasta e polimorfa, che sulla distanza batte l’originale (qui), la cover di Erlend Øye (qui), quella degli Swipe con la pipetta Gwenno (qui) e buona parte del resto dei classici natalizi. Buon Natale, nè, io torno a lavorare. 

  

Pas/Cal – Last Christmas (MP3)

 

| # | indie-gestione, oh my geekness, suoni | I Commenti sono chiusi

lunedì, 17 12 2007

Scava, Nick, scava!!!

Lo scorso Settembre, Nick Cave ha compiuto 50 anni. 
Scatenato e imprevedibile musicista post-punk in gioventù, carismatico e brillante crooner, rocker e bluesman poi, fino a diventare il cantautore e balladeer maledetto degli anni d’oro, negli ultimi anni Cave pare aver perso un po’ lo smalto (parzialmente recuperato, secondo qualcuno, con il recente side-project revivalista Grinderman; che per me però puzza insopportabilmente di crisi da mezza età). I suoi ultimi dischi con i Bad Seeds erano, a voler essere buoni, di qualità altalenante, e contenevano alcuni pezzi che sarebbe fin troppo generoso definire bruttini.

A inizio Marzo uscirà il nuovo LP Dig Lazarus, dig!!! (con tre punti esclamativi) che -come riporta Mojo– Cave ha descritto con queste parole:

«Yeah, three exclamation marks. Lazarus has kind of stuck his head above ground and just thought, "Fuck this! Hand me my spade". The title track is about Lazarus coming back from the dead and finding himself in NYC, circa 1977. Studio 54 is going, AIDS hasn’t been given a name and it’s the coolest city in the world. BUT Lazarus just isn’t interested».

«It’s completetly different to the prev bad seeds’ albums , there’s no piano, just on one song. I play organ and I wrote on organ but a significant part of it was written in the studio». [#]

In super-anteprima (e in anticipo su tutti gli m-blog del mondo, o almeno così pare a guardare la Hype Machine o Elbows), ecco a voi il nuovo singolo, trasmesso per la prima volta sabato scorso da BBC2, nello show di quel bell’uomo di Jonathan Ross. Cosa ne dite? Rabbrividiamo? O riusciamo a trovare qualcosa di buono anche in questo pop inoffensivo e vagamente radiofonico? Ci attacchiamo alla speranza che segua la tradizione degli ultimi dischi (in cui i pezzi più brutti erano spesso i singoli)? O lo prendiamo (insieme ai baffi) come un altro sintomo di una inarrestabile decandenza? Lo stiamo davvero perdendo, come pare a me?

 

Nick Cave & the Bad Seeds – Dig, Lazarus, dig!!! (radio rip) (MP3)

 

venerdì, 14 12 2007

Se chiedi alla polvere, a volte risponde

Pare che l’incontro tra gli Hollowblue e Dan Fante sia stato di quelli fulminanti. Un giorno la band livornese (con due EP all’attivo, uno su Suiteside e uno su Midfinger) e il figlio di John Fante (anche lui scrittore, in Italia già uscito con un paio di libri su Marcos y Marcos) non si conoscevano, e il giorno dopo -complice il contatto dell’amico comune Anthony Reynolds– già collaboravano. Qualche pezzo scritto insieme, un mini-tour la scorsa Estate, e altro materiale in lavorazione che pare uscirà a fine 2008, per una partnership musical-letteraria (una «Confraternita del Chianti», direbbe qualcuno) curiosa e abbastanza inedita.

Per ora vede la luce un brano di questa collaborazione, che è anche il pezzo che apre Stars are crashing (in my backyard), il nuovo disco della band in uscita oggi per Midfinger (sul sito dell’etichetta) e a Gennaio (nei negozi). Un bell’esempio di cantautorato fumoso e maudit, ora languido ora più tirato, con alcune notevoli ballad dalla grande atmosfera e dagli arrangiamenti assai curati e l’aspirazione, in più punti sorprendentemente riuscita, a confrontarsi con i grandi maestri del genere.

Qui sotto un assaggio (proprio la collaborazione di cui sopra), in download esclusivo su queste pagine. Altri pezzi (vecchi) li trovate sul Myspace. Dan Fante lo trovate in libreria. E le stelle cadenti stanno precipitando. Nel retro.

 

Hollowblue – First Avenue (featuring Dan Fante) (MP3)

 

martedì, 11 12 2007

Moving to Bologna, following the Radio Maps

Quando la settimana scorsa Jonathan Clancy, già valente voce di Settlefish e A classic education nonchè pilastro della redazione musicale della cugina Radio Città del Capo, mi ha segnalato -sapendo quanto mi piaccia lo scalmanato giovane trio inglese- la session live che i Wombats avevano fatto all’interno di Maps (trasmissione di cui è autore insieme al conduttore Francesco Locane), mi sono goduto i clip e gli mp3 e ho risposto entusiasta che li avrei segnalati presto su queste pagine.

Dato il periodo tutt’altro che tranquillo e le preoccupazioni decisamente poco piacevoli che monopolizzano le mie giornate, me ne sono poi bellamente scordato, ed ora sono stato battuto sul tempo nientemeno che da sua maestà Pitchfork, che ha linkato la session (e in particolare la bella versione acustica di Kill the director) all’interno della sua sempre preziosa column m-blog Forkcast.

 

Fa piacere notare che una volta ogni tanto anche i grandi nomi dell’infotainment musicale indipendente si accorgono di quello che succede da questa parte del globo, anche se solo per segnalare la session di una band inglese. Chissà, magari prima o poi si accorgeranno anche dei Settlefish, band che -come diverse altre realtà nostrane- non ha niente da invidiare a una buona metà delle cose che transitano sulle pagine della tirannica webzine musicale.

E Lunga a vita a Maps, giovane ma già eccellente realtà blog-radiofonica, che si è distinta subito per la grandissima quantità di ottime session live, interviste audio e materiale originale (qualche nome? Jason Molina, Black Mountain, Amari, Uzeda, My awesome mixtape + Mariposa, Amor Fou, Pelle Carlberg). Davvero niente male.

 

lunedì, 10 12 2007

All my friends

E’ così che comincia.

Torniamo tutti un’ultima volta a casa sua, prima che lasci la casa e si trasferisca. E’ uno di quegli eventi pianificati da mesi, perchè di questi tempi è impossibile far combaciare le agende di tutti senza un lungo preavviso. E’ come Capodanno, anzi, è meglio di Capodanno. Questa sera ci rivediamo, facciamo una cena come ai vecchi di tempi, quattro ore tra i fornelli, montagne di colesterolo, i bottiglioni di vino di Zampa, una playlist in shuffle che va da un angolo della stanza, e un po’ di vecchi amici che, anche se alcuni vivono ancora nella stessa città, da qualche anno non si vedono mai.

E’ così che comincia. Ed eccetto la parte con la morale, è come in un film.

 

Sabato sera. Prima della cena, intorno alle 7, mentre -ancora in pochi- cuciniamo, la Valeria ai fornelli e Vinz che fa la cheese cake, mi fermo un attimo, apro una birra, e contemplo la perfezione del momento mettendo su All my friends degli LCD Soundsystem.

All my friends è la mia canzone del 2007, un distillato di vita in sette minuti e quaranta che descrive lo zeitgeist del mio anno come nient’altro riesce a fare. E che, contemporaneamente, sottolinea senza possibilità di dubbio la grandezza di James Murphy, rocker, e DJ e produttore e filosofo, maestro di vita e figura torreggiante nel frammentato e spesso sconsolante panorma musicale contemporaneo. Col suo loop di pianoforte fuori tono che non esplode mai, la sezione ritmica ossessivamente serrata, le chitarre malinconiche e distratte e il cantato col cuore in mano, All my friends è una cavalcata perfetta nella forma quanto nei contenuti; e la cosa, considerando che il suo difficile argomento è il passare del tempo e il dover affrontare i rimpianti della vita adulta, era tutt’altro che scontata.

 

Mentre scontato -o meglio, perfetto- è il suo ruolo sabato sera, perchè All my friends parla esattamente di noi, parla di questo, parla di adesso. Parla di passare i primi anni della vita adulta a seguire un progetto, a costruirsi una carriera, una relazione solida, degli interessi indipendenti, un’autonomia e una qualche forma di autorevolezza nel proprio settore; e di rendersi conto, qualche tempo dopo, che tutto quello che desideri è di essere di nuovo con i tuoi amici, con lo stesso, identico, spirito che le responsabilità ti hanno fatto perdere. E’ possibile conciliare le due cose o siamo -sempre- condannati a scegliere, e in ogni momento a rimpiangere la nostra scelta?
Oppure una scelta reale non c’è e possiamo solo limitarci, prima di accorgerci che siamo morti, a fermarci ogni tanto a pensare «Where are my friends tonight»?
Se anche è così (ed è così, temo), e se anche ormai le occasioni sono sempre meno, se quasi tutti viviamo in città diverse, se gli acciacchi cominciano davvero a farsi sentire e se le responsabilità non ci lasciano tregua, una volta ogni tanto è bello poter dare una risposta a quella domanda: qui.

 

LCD Soundsystem – All my friends (MP3)

 

venerdì, 07 12 2007

Friday I’m in points

[quasi un tumblr, ma con un bel template e i commenti. Estetica? Democrazia? O vanagloria?]

 

_Se scrivi un post per punti vuol dire che non hai idee. O tempo. O che stavolta sei davvero alla frutta.

 

_Woody Allen per il Sindacato degli autori televisivi in sciopero. Alcune tra le sue battute migliori degli ultimi tempi.

 

– Le Breeders fanno un nuovo disco. I Moldy Peaches si sono di nuovo riuniti per uno show, e non escludono di farlo in pianta un po’ più stabile. I Led Zeppelin rimandano, ma confermano: sono tornati pure loro. Per i My bloody Valentine aspettiamo solo una data italiana (e anche qui, un disco). I Portishead tornano a calcare un palco stasera e domani nella versione natalizia dell’ATP (che curano), e a Marzo arriva quel disco che aspettiamo da 10 anni. Mancano i Wham e gli 883 e le abbiamo viste tutte.

 

Ricaricare un iPod con una cipolla? Ci eravamo cascati in tanti, ma pare essere una bufala; e dive c’è una bufala c’è Il Disinformatico di Paolo Attivissimo, che spiega il perchè.

 

– Se stasera passate a Bologna, mi trovate a mettere i dischi al Covo (al Gate 1, con Marina) dopo il concerto dei sempre ottimi Enon. Sarò più Starcastico che mai.

 

_ 20 most wanted Christmas gifts for the info-addicted. Sottotitolo: 20 idee regalo per i geek. A parte il Nabaztag regalatemi pure quello che volete, chè tra poco è pure il mio compleanno.

 

– Un Word Processor (letteralmente) fatto a mano: Word perhect. Bizzarro, ma affascinante.

 

– Diversissime eppure lanciate quasi in contemporanea, la 42 Records e RCRD LBL sono due ottimi esempi di quello che ci riserva il futuro nel campo della musica indipendente. Una è italiana, l’altra americana. Una è una vera e propria etichetta che pubblica dischi, l’altra è un m-blog che vanta contenuti legali (a fronte di registrazione dell’utente e pubblicità) e la sponsorship di varie etichette. La prima ci ha già regalato una ottima compilation in free download (con un sacco di eccellenti band italiane, tra cui Fake P, Magpie, Albanopower, København Store, A classic education e Cat Claws), la seconda una valanga di post dimenticabili e appena un paio di contenuti interessanti (un inedito dei Junip di Josè Gonzalez e un nuovo pezzo dei Zoot Woman) e poco di più.  Per ora vinciamo uno a zero. Anzi, 42 a 2.

 

_Per finire un pregevolissimo link postato da cru7do chez Il Boss: Topless Wii. E’ proprio quello che promette.

 

giovedì, 06 12 2007

Dichiaro indipendenza

[Bjork + Michel Gondry = Declare Independence.
Nonostante io continui ad essere un devoto fan di Gondry e nonostante il pezzo sia l’unico che mi piace di Volta, tutto quello che mi viene in mente guardandolo è: Gli anni ’90 sono finiti, sveglia..! ]