giovedì, 07/02/2008

Le pesche marce che non maturano. Mai.

La storia dei Moldy Peaches è di quelle per cui sembra sia stata inventata originariamente la parola «improbabile».

 

Già sgangherato e surreale duo folk-punk newyorkese, scioltosi cordialmente -dopo una manciata di anni di successo di culto- dando il via a due belle carriere soliste mai andate troppo in là, la band di Kimya Dawson e Adam Green negli ultimi mesi è prepotentemente -e improvvisamente- diventata una celebrità grazie alla colonna sonora del blockbuster indie (ossimoro? ma và) Juno, il film (molto carino ma molto paraculo) di Jason Reitman già candidato all’Oscar e costruito in buona parte proprio sui pezzi di Kimya Dawson, nonchè sulla ballad manifesto dei Moldy Peaches Anyone else but you.

In un paio di mesi è successo l’incredibile: la colonna sonora del film (che contiene anche pezzi dei Belle & Sebastian, Sonic Youth, Kinks e Cat Power) è prima in classifica negli USA, i Moldy Peaches -ancora ufficialmente sciolti- sono stati invitati più volte a suonare in tv, e la loro musica risuona da spot, blog e locali che fino a un paio di mesi fa non li avevano mai sentiti neanche nominare.

 

La coincidenza temporale, peraltro, è curiosa, perchè entrambi i musicisti stanno per uscire con dei nuovi dischi solisti, esattamente come successe anche due anni fa. Allora dedicai ai due un post di cui vado ancora fiero, che vi riporto qua sotto, perchè ancora oggi -soprattutto oggi- non saprei trovare parole diverse per parlare della loro musica. Nella speranza (che è queasi una certezza) che il successo non li cambi, e che le pesche marce continuino a non maturare mai.

 

Le pesche marce che non maturano

Erano altri tempi; l’11 Settembre 2001, per la precisione. Il giorno della perdita dell’innocenza americana, con una coincidenza che continua a sembrare casuale anche se cerchi di trovargli significati reconditi, usciva un piccolo disco. Uno di quelli che ti esaltano per qualche mese e che quasi subito dimentichi, di quelli che dopo qualche tempo sembrano divertenti e niente più, e che poi, retrospettivamente, finiscono per avere più influenza di quanto chiunque si aspetti. Soprattutto di quanto si aspettino i suoi autori, un ragazzetto con la faccia da schiaffi e la sua tata, nera e riccioluta, che vengono dalla grande mela, amano suonare sul palco vestiti rispettivamente da Peter Pan e da orsacchiotto e incrociano la lezione del miglior lo-fi con una sensibilità pop infantile e bizzarre influenze di quello che qualcuno definirà anti-folk. Sono Adam Green e Kimya Dawson, i Moldy Peaches.

 

The Moldy Peaches – Anyone else but you (MP3)

The Moldy Peaches – Downloading porn with Davo (MP3)

 

Tempo un disco -irresistibile- e i Moldy Peaches («le pesche marce») si separano. Adam Green eredita la vena pop e il senso dell’umorismo iperbolico e volgarotto, Kimya Dawson le pennellate folk e l’intimismo infantile, e le loro carriere musicali procedono parallele senza quasi toccarsi, fino ad oggi. Tre dischi per lui (di buon successo; a parte che in Germania, dove il nostro va regolarmente in top 10) e quattro per lei (di nicchia che più nicchia non si può); ora, la prossima primavera, vede i loro nuovi dischi uscire a distanza di appena un mese.
Jacket full of danger di Adam Green, che esce il 10 Marzo su Rough Trade (preceduto dal singolo Nat King Cole), è l’ennesimo passo sulla strada di una incontenibile grandeur pop da monellaccio che fa il verso ai grandi crooner del passato. Il disco si risolleva dalla cocente delusione dell’ultimo Gemstones, e contiene pezzi meno frenetici (e immediati) che in passato e parecchie ballate, con un’ingombrante orchestra di archi quasi sanremese a fare capolino in quasi tutti le canzoni. Assai piacevole, anche se i fasti di Friends of mine, sembrano decisamente andati.

 

Adam Green – Pay the toll (MP3)

Adam Green – Nat King Cole (MP3)

 

Remember that I love you di Kimya Dawson, che esce l’11 Aprile su K, è forse, invece il miglior disco solista della scarmigliata orsacchiottona. Oscilla, come al solito, tra  piccoli acquerelli acustici e iper-sensibili (l’ottima Underground) e filastrocche con melodie elementari e abbondanza di cori disordinati. La tentazione di considerarlo (ancora) frutto di una naivetè post-hippy è forte, ma l’ascolto attento rivela un’attenzione ai dettagli e alla costruzione delle armonie assai inusuale per un disco tanto platealmente lo-fi.

 

Kimya Dawson – Underground (MP3)

Kimya Dawson – Tire swing (MP3)

 

Sono partiti dichiarandosi scaramanticamente marci, e forse, a un certo punto, a qualcuno il dubbio è anche venuto. Si dimostrano invece tutt’altro che andati, entrambi perfettamente in grado di realizzare un percorso musicale già presente in potenza in quel primo, letteralmente seminale, album. Le pesche nate da quel seme non saranno marce, ma non sono neanche mature; quello no. Le pesche marce non maturano mai. [#]

 

9 Commenti a “Le pesche marce che non maturano. Mai.”:

  1. inkiostro ha detto:

    @And: non ne ho idea, mai visti. Ho visto dal vivo solo Adam Green, che fu carino ma non memorabile.

    @L: perfettamente d’accordo con te. E’ una cosa allucinante, e anch’io se fossi un musicista sarei davvero depresso. E’ (quasi) tutta questione di culo, e ci si può fare ben poco.

    @kontrasto: credo proprio di sì, è pure candidato all’Oscar, non ci sono motivi per cui non esca. Non ho idea dalla data, però. (nel mentre, c’è sempre Bittorrent)

    @anonimo: ottima notizia. Attendo conferma ufficiale e data. Quest’anno il Bronson ha una stagione da paura.

    [OT, @mm1 e @Dario:

    A dire la verità degli ultimi 15 post sono solo 4 quelli in cui non è linkata la fonte (o in cui la fonte non sono io). La ragione, di solito, è che li bookmarko al volo e poi perdo completamente traccia del luogo dove li avevo visti. Ammesso che non ci sia arrivato casualmente tramite StumbleUpon, del.icio.us o Google, casi in cui una fonte, di fatto, non c’è. Sarebbe demenziale mettere come fonte ‘via google’. Penso che lo farò.]

  2. utente anonimo ha detto:

    interpreto mm1:

    “ma tu non linki mai le tue fonti? non vorrai mica far credere che sia farina del tuo sacco?

    non mi riferisco a questo post, solo che se oggi ti facessi questa domanda nei commenti dei post in cui a suo tempo ho pensato che non linkavi malandrinamente le fonti, nessuno la leggerebbe, in quanto nessuno va a vedere i commenti di post (roba) vecchi. quindi te lo chiedo ora, eni commenti di questo post, che pero’ non c’entra un cazzo”

    almeno, credo.

    (la prox volta ink, la foto ad adam green pero’, a scanso di equivoci, fagliela tu stesso; con liberatoria, si intende)

    dario

  3. utente anonimo ha detto:

    …e adam green pare venga a suonare al bronson in primavera…yuppi!!!

  4. kontrasto ha detto:

    ma, insomma, cioè.. sto film in italia ci arriva?

  5. utente anonimo ha detto:

    Quello che è successo ai Moldy Peaches è insieme bellissimo e terribile. Sciolti da un secolo, tutti e due con carriere non particolarmente brillanti ma mille volte migliori di quelle di mille altri che hanno più successo, è bastato un filmetto a catapultarli tra le vette dell’indie-scena. Onore a te per averne parlato (molto bene, tra l’altro) in tempi non sospetti, ma io in questi casi ho paura. E se fossi un musicista sarei molto depresso.

    L.

  6. utente anonimo ha detto:

    odiato cordialmente da sempre

  7. utente anonimo ha detto:

    grande il loro vecchio disco…ma com’erano dal vivo?

    and

  8. utente anonimo ha detto:

    ma tu, mettere mai il link a dove recuperi le cose? che credi, che è tutta farina del tuo sacco?

    parlo mica dei moldy peaches. ma se postavo ‘sta cosa ai post relativi, era cosa vecchia.

    mah.

    mm1