Miscellanea

giovedì, 25 11 2004

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Non c’è da lamentarsi
Negli ultimi tempi (ok, negli ultimi mesi) è difficile trovarmi tra queste pagine, ve ne sarete accorti. E’ una questione di qualità, come si diceva ieri. Nei prossimi giorni, tra l’altro, sarà ancora peggio; sarà più facile trovarmi al Covo (stasera, per l’imperdibile data dei Broken Social Scene), in radio (come sempre domani alle 21 con Airbag) e poi all’Estragon (per i Two lone swordsmen), a Faenza (sabato in giornata per il Meeting delle Etichette Indipendenti), a una festa di laurea (la sera), poi a Milano (lunedì sera per il concerto di Nick Cave con i Bad Seeds), al Club 74 (mercoledì per il concerto -sì, insomma, quella roba lì- di Violetta Beauregarde), al Velvet di Rimini (giovedì per il già sold-out Interpol + Bloc Party) e di nuovo al Covo (venerdì per Polly Paulusma). Tutto ciò, questa sarebbe l’idea, senza smettere di lavorare nè di espletare le più elementari funzioni vitali; se passerò meno tempo da queste parti e mi sentirete un po’ stanco, però, ora sapete il perchè.

giovedì, 25 11 2004

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Io speriamo che me la cavo? Magari
_Domanda: Cos’è un portale?
Risposta: Il portale è una finestra che ti manda in un altra finestra, es se da un sito clicchi su un link che ti manda in un altro sito senza aprire delle finestre differenti quello è un portale.
_Domanda: Cosa si intende per accessibilità di un sito web? Che differenza c’è tra un sito accessibile uno usabile?
Risposta: L’accessibilità di un sito è che non tutti i siti possono essere accssibili a tutti, perchè ci possono essere delle password o delle protezioni che se uno a (sic) il computer vecchio non riesce ad andarci visto che il sito è uno recente. Il sito accessibile può essere usato solo da alcune persone, mentre quello usabile deve ssere fatto in modo che tutti possano usarlo e che sia fatto in modo semplice, cioè non deve essere un sito troppo potente.
[l’autore di questa meraviglia dadaista non ha 9 anni. Ne ha 19.]





giovedì, 25 11 2004

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Ne sentiremo parlare presto
E’ nato BlogTorrent.

mercoledì, 24 11 2004

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Non ricordo più bene
E’ un male in qualche caso essere convinti che Lindo Ferretti avesse ragione, e che questione di qualità non a caso faccia rima con formalità? E’ un male anche se sei abituato a considerarti uno che tiene alla qualità più che alla quantità? E’ un male anche se -in qualche misura- un minimo di formalità non ti è mai dispiaciuta? E’ un male anche se il confine tra il fare poche cose bene e il fare tante cose male diventa talmente sfumato che come è ovvio il piacere marginale che se ne trae finisce per diminuire fino a scomparire? Ma poi, checcazzo vuol dire piacere marginale?

mercoledì, 24 11 2004

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Anche se personalmente non me ne vengono in mente
Forse dal formidabile genio ci potevamo aspettare di più, ma anche così vale una letta: dalla Friday Review del Guardian, un articolo di Dave Eggers sulle scoperte (in particolar modo letterarie) fatte ascolando musica. 

mercoledì, 24 11 2004

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Fotocopiami questo
Un must per impiegati goliardici e studenti poco originali: the Ass Copier.

[da qui]



martedì, 23 11 2004

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Zoommolo
Avere la sensazione di non avere mai il tempo di fare niente (da quant’è che non leggo un libro?), eppure perdere metà pomeriggio a zoommare avanti e indietro per il meraviglioso mondo di Zoomquilt.

lunedì, 22 11 2004

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Quasi dimenticavo
Stasera il sottoscritto smetterà la t-shirt e la felpa col cappuccio per tirare fuori il velluto e la camicia coi becchi e vestirsi da sera. Dalle 19 alle 22 avrò infatti l’onore di essere ospite nel blasonatissimo salotto radiofonico di Magenta e Woland, Piume di struzzo, in onda tutti i lunedì sulle frequenze telematiche di RadioNation, democraticamente accessibili in streaming in tutto l’universo mondo. Assicurate cattiveria gratuita, spocchia, marchette e una raffinatissima selezione musicale in puro braga calata style. E se non vi basta, per interagire c’è pure una chat (le info sempre qui).

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lunedì, 22 11 2004

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La perdita di tempo del lunedì
Un gioco al cui confronto il leggendario Reverse è rilassante: ecco Invisibility. Solo pochi minuti, ed il rodimento di fegato è garantito.

lunedì, 22 11 2004

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La matassa geometrica
Se c’è una cosa che mi piace tanto quanto trovare un disco che capisco (o che credo di capire), questa è sicuramente imbattermi in un disco che, pur parlando una lingua che dovrebbe essermi familiare, mi è completamente alieno. Summer in Abaddon dei Pinback è così, meravigliosamente incomprensibile, fulgido esempio di quegli album high-maintenance che hanno bisogno di decine di ascolti prima che vi si possa scorgere qualcosa di più di un qualche banale punto di riferimento. Con una personalità forte ma sottilissima, completamente e intimamente indie (rock o pop, fate voi) nel senso più nobile del termine, con trame di chitarra così precise e geometriche che non possono che stregare sia gli amanti del post-rock che i cultori di quella creatura misteriosa che qualcuno chiama math-rock, e con costruzioni vocali trascuratamente multi-livello, la musica dei Pinback è una chimera inafferrabile, il cui immaginario è fatto di assenze, periferie e inspiegabili inserti di esotismo.
E pur essendomi ben noti i trascorsi, le carriere, l’indovinachi dei riferimenti musicali e il panorama in cui Summer in Abaddon si colloca, si tratta di un disco di cui non capisco nulla, e di cui continuo a non riusicire a dipanare la matassa mano a mano che continuo ad ascoltarlo. Una matassa, per una volta; che soddisfazione.


venerdì, 19 11 2004

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Mission impossible
Stasera la monografia di Airbag prova a rispondere a una domanda mica da niente: cos’è l’indie? Dalle 21 alle 22.30 ci cimentiamo in vera e propria missione impossibile, a metà tra Quark, Donna moderna e Platone: Dialogo tra un indie e un non so. Probabile tasso di cazzate pericolosamente alto. Come al solito alle 21 in streaming, oppure sui 103.1 FM a Bologna e dintorni, o in differita per una settimana nell’archivio mp3 lo-fi.

giovedì, 18 11 2004

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Everybody needs a bosom* for pillow
Però non lo so se riuscirei a dormirci, su un cuscino così.

[E’ giapponese, ovviamente – maggiori info qui]
[sì, lo so che quello non è un bosom; è una licenza poetica]




giovedì, 18 11 2004

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To hit armor class zero
Secondo un articolo del Boston Globe, il più grande contributo culturale che la nostra generazione ha dato alla società è Dungeons & Dragons. Non so se essere d’accordo -forse no, dai- però a ripensare a quante ore ci ho passato sopra nella mia adolescenza..

mercoledì, 17 11 2004

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Italia non pervenuta
Ho un amico che, l’ho sentito con le mie orecchie, dichiara di avere aperto un blog solo avere una giustificazione per poter stilare le sue classifiche di fine anno. Il momento fatidico -ovviamente- non è ancora giunto, ma da queste parti, dove classifichisti lo si è da ben prima di Nick Hornby, è da tempo che si pensa a quali saranno i dischi che riusciranno a rientrare nella top ten di fine anno. Manca ancora più di un mese a quando la giuria si ritirerà per deliberare, e i giochi non sono ancora fatti; guardando i vincitori del premio italiano della musica indipendente del MEI, però, mi è impossibile non pensare al triste fatto che con ogni probabilità quest’anno nella mia top ten non ci sarà neanche un cd italiano. Mentre l’anno scorso tra i miei 10 dischi bravi c’erano sia i Baustelle che gli Yuppie Flu, quest’anno gli unici italiani che potrebbero aspirare a un piazzamento (ma che non credo ce la faranno) sono gli Hogwash, che qualche sera fa hanno confermato live la grande qualità dell’indie rock in punta di chitarra del loro Atombombproofheart, e Paolo Benvegnù, i cui Piccoli Fragilissimi Film sono -si spera- l’inizio di una brillante carriera solista. Ottimi dischi, a cui però manca qualcosa per farsi ricordare molto a lungo. Per quanto mi riguarda meritano una menzione anche gli esordi sulla lunga distanza di Ronin, Non voglio che Clara, Artemoltobuffa, Studiodavoli, il ritorno di Massimo Zamboni, l’opera prima degli El Muniria, e i lavori di Ultraviolet makes me sick, Altro, Gatto Ciliega contro il grande freddo, Bugo e Franklin Delano (e sicuramente me ne scordo qualcuno), ma -parliamone- a me non sembra sia stata un’annata troppo fortunata. Mi fate cambiare idea, per favore?
[Il 2005 invece si prospetta come un anno di fuoco, con nomi attesissimi come Discodrive, Perturbazione, Settlefish, Micecars, Offlaga Disco Pax (a proposito, vi ricordate che stasera suonano a Bologna per Murato, vero?), di nuovo Yuppie Flu e Baustelle, Afterhours e vari altri. Speriamo bene.]


mercoledì, 17 11 2004

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Sì, tuo nonno
Qualche minuto fa -mentre ammazzavo il tempo durante l’ennesima reinstallazione del sistema operativo nel computer nuovo (riuscirà il nostro eroe?)- mi sono imbattuto in una puntata dell’edizone corrente dello Zecchino D’oro. Erano anni che non ne sentivo neanche parlare, e anche se Cino Tortorella e il coro dell’Antoniano sono sempre là, Topo Gigio è stato sostituito dal pupazzo gigante di Geronimo Stilton, sedicente autore di best seller per ragazzi. Quando ho spento la tele, in testa alla classifica c’era una canzone chiamata Mio nonno è un DJ. Non c’è altro da dire.

martedì, 16 11 2004

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Chi ha orecchie per intendere intenda
Ed ora voglio vedere Colas a Kiss and Tell.

martedì, 16 11 2004

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Vorrei sapere una cosa
Succede solo a me di di finire a parlare a pranzo, per due volte in tre giorni, della violenza perpetrata ai danni della lingua italiana da un paio di versi dell’ultimo singolo di Tiziano Ferro?
[E in quanto a te so solo che se ti vedessi/ Sarei più stronzo di ciò che ti aspettassi, da Ti voglio bene]


martedì, 16 11 2004

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Manca poco al mio compleanno

[e se voleste farmi un regalo..]


lunedì, 15 11 2004

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Praticamente un classico
Il lunedì ormai è il giorno dei giochetti malefici: ve lo ricordate Pengo?

lunedì, 15 11 2004

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E batto il piede
E’ autunno; per quelli come me, intrinsecamente predisposti alla musica malinconica e alle serate meditative, è praticamente un invito a riscoprire misconosciuti cantautori folk, dischi pop intimisti e rarefatti affreschi indietronici, smettendo di ascoltare tutto il resto. Proprio per questo motivo, però, sarebbe il caso di assegnare un premio come benefattori dell’umanità a quei gruppi che riescono a bucare la cappa di brumosa inerzia autunnale per farmi battere il piede e fornirmi qualche canzone che mi dia la carica la mattina.
Ci sono i Bloc Party, che non hanno ancora pubblicato un disco ma solo una manciata di singoli, che si collocano da qualche parte tra lo standard punk-funk (ormai) d’ordinanza, la stessa new wave che piace tanto agli Interpol (i quali, guarda caso, se li stanno portando in giro come gruppo di supporto; così a inizio Dicembre potremo toccare con mano) e certo brit-pop metà anni ’90 (ascoltate la -dichiaratamente- spudorata Pulp Song, poi ditemi); la loro Banquet al primo ascolto è già un classico.
I disappear dei The Faint, invece, ci ha messo un po’ a conquistarmi, ma ora non mi molla più: il singolo di Wet from birth, uscito per mamma Saddle Creek, è appiccicoso oltre ogni dire, ed è buono tanto per il discman quanto per il dancefloor. Anche il resto del disco non è niente male, muovendosi tra la new wave più classica e sfumature che non dispiacerebbero a Trent Reznor o ai devoti della electro meno leccata.
Poi ci sono i Q and not U di Power, che hanno abbandonato il classico stampo dei gruppi Dischord per ibridarlo con suoni da un lato più danzerecci, dall’altro più accessibili. Io, che col post punk non vado granchè d’accordo, gradisco e ringrazio.
E batto il piede.





venerdì, 12 11 2004

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Perversioni
Un computer. Nudo.

[il resto qui]



venerdì, 12 11 2004

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Music sounds like music
Posto che secondo me quando si è alle prese col rock parlare di critica musicale non ha molto senso (ne ha semmai parlare di giornalismo musicale; ma so che questa posizione è piuttosto impopolare), e posto che, come dice il saggio, «scrivere di musica è come danzare di architettura»: qual è il modo migliore per spiegare a qualcuno come suona un disco?
C’è chi si concentra sulla descrizione degli elementi strumentali che lo compongono («chitarre sferzanti e basso incalzante, con voce bassa e cadenzata a scandire testi nichilisti»), chi va oltre, lanciandosi in spericolate acrobazie verbali tese a trasmettere l’atmosfera del disco («Un disco nel quale gli Air mettono in scena un gigantesco esame di coscienza sull’effettivo portato emotivo del mondo che li circonda»), e c’è chi dà al tutto un tocco più scientifico aggrappandosi alla tassonomia dei generi («un pizzico di indie-rock condito da tracce di emo, reminiscenze psych e derive verso il folk più destrutturato»). Poi c’è chi crede che l’unico vero modo per parlare di musica sia attraverso la musica, e per descrivere il sound di una band si mette a mischiare elementi da questa o quella band simile fino ad ottenere la formula precisa; da parte mia -per quello che vale- credo che -almeno in teoria- l’approccio più efficace sia questo, anche se è probabilmente il più rischioso visto che impone che il lettore conosca già i termini di paragone.
Certo: quando si esagera i risultati sono disastrosi. C’è chi adotta procedure automatizzate, come quelle che -suppongo- su Musicboom associano al disco recensito i suoi Dischi Vicini (non so bene come funzioni, tra l’altro; sarei curioso di saperlo). Quello che esce fuori, spesso, è davvero surreale: che c’azzecca il disco di Yann Tiersen e Shannon Wright con Josh Ritter o Warren Zevon? E quello dei !!! con Lenny Kravitz e i Red Hot Chili Peppers? Poi, ovviamente, c’è il leggendario Angelo Aquaro sul Venerdì di Repubblica, che nelle sue recensioni snocciola nomi come fossero bruscolini. Alla fine, di solito, non ci si capisce niente; e sembra che stia parlando dei Pink Floyd o dei Velvet Underground anche se l’argomento è il Robbie Williams di turno. Go figure.



giovedì, 11 11 2004

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Quando si dice una bibita del cazzo
La cockolada.

giovedì, 11 11 2004

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Non mi avranno
Visto che ultimamente gli oggetti mi si stanno ribellando contro e una volta giunti tra le mie mani decidono di rompersi (ieri è stata la volta della borsa, la cui tracolla si è spezzata a metà mentre camminavo), l’unica è consolarsi pensando a quanto potrebbe essere -e talvolta è- stupida la tecnologia, con il Photoshop Contest di Worth1000 ad essa dedicato. Forchette elettriche, martelli con counter dei chiodi (e delle dita) colpiti, mouse che sono anche tastiere, bizzarri incroci tra una moto e un aspirapolvere e bicchieri che segnalano quando sono pieni. A costo di tornare alle prese con miccia e pietra focaia, non mi avranno.

giovedì, 11 11 2004

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Expose yourself
Il Club 74 è un posto strano. Più un pub che un locale per concerti, con divanetti, buio in sala, e musica tanto sommessa che se parli a volume normale ti sembra di disturbare. Per le serate Murato del mercoledì, Radio Città del Capo ha scelto assai bene, andando a riempire uno spazio (in più sensi) ancora inedito nel panorama musicale cittadino. Mercoledì prossimo ci saranno i beneamati Offlaga Disco Pax, la settimana scorsa ha inaugurato lo slowcore degli ottimi Rivulets (che con un paio di canzoni mi hanno letteralmente fatto a pezzi), mentre ieri è stata la volta di Finn, musicista tedesco da qualche parte tra gli Sparklehorse, Maximilan Hecker e certi Radiohead, per un concerto a base di laptop, arpeggi e voce à la Thom Yorke, con alcuni eccellenti brani in chiusura (quasi tutti provenienti dal recentissimo EP di remix). Il suo tour italiano è stato organizzato dalla neonata Punk not diet (io lo dico sempre: in questo campo la gente che si sbatte per organizzare cose simili non è mai troppa), e, per chi se lo è perso, sabato pomeriggio ci sarà uno showcase -in formazione allargata, con probabili comparsate illustri- da Underground Records in via Petroni. E anche se forse è vero che la scena indie se l’è inventata qualche studente bolognese fuori sede, supportarla non è mai stato così piacevole.