ma anche no

giovedì, 02 12 2010

Volevo andare da Fazio

 

Elenco delle domande cui, da madre, ho dovuto fornire adeguata risposta, nell’arco dell’ultima settimana:
 
  • Cos’è un tampax?
  • Cos’è un bigotto?
  • Ma bigotto è un insulto?
  • Ma se dico bigotto è come dire stronzo?
  • Ma i gay erano gay anche da bambini?
  • Ti piace la canzone Quando i bambini erano gay?
  • Ti piacciono i Green Day?
  • Perché non hai messo i Green Day nei 15 dischi della tua vita su facebook?
  • Mi fai vedere il video dei Green Day su youtube?
  • Mi fai vedere il video dei Green Day su inkiostro?
  • Mi fai giocare ai giochi del computer su inkiostro?
  • Vuoi che ti spieghi come si gioca a Tuper Tario Tros?
  • Quando nasce il fratellino posso andare a vivere a casa di inkiostro e suo fratello?
  • Lo sai che i greci erano molto più fighi dei romani?
  • Lo sai che a giocare ai videogiochi imparo la storia?
  • Lo sai cosa ho imparato da Caligula?
  • Lo sai che a essere romano nell’antica Roma potevi essere ucciso da un alveare?
  • Posso fare il bis di polpette a scuola?
  • Posso stare sveglio tutta la notte venerdì?
  • Posso guardare L’Esorcista?
  • Posso guardare Nightmare?
  • Posso guardare Shining?
  • Possiamo andare avanti veloci nelle scene dove si baciano?
  • Possiamo evitare di guardare film d’amore?
  • Possiamo evitare di salutarci con il bacino allo scuolabus?
  • Se ti do il bacino qui a casa e poi allo scuolabus ci salutiamo con la mano, ti basta?
  • Lo sai che la Signo* dello scuolabus ha cantato con Pavarotti?
  • Lo sai che la Signo* dello scuolabus se la cerchi è su youtube che canta con Pavarotti?
  • Lo sai che la Signo* dello scuolabus non sa chi sono i Clash e gliel’ho dovuto spiegare io?
  • Ma i Clash sono tutti morti?
  • Ma i Clash sono tutti gay?
  • Ma se i Green Day sono vecchi i Clash cosa sono?
  • Ma a te ti piacciono di più i Green Day o i Baustelle?
  • Mi metti le canzoni più belle di enrico ruggeri nell’ipod?
 
*sta per “signorina”

venerdì, 26 11 2010

Ottimismo: una definizione

lunedì, 22 11 2010

Mi ha fatto ridere

(via)

mercoledì, 10 11 2010

Mi ha fatto ridere

[The Buzzcocks!]

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lunedì, 11 10 2010

Mi ha fatto ridere

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venerdì, 24 09 2010

Ten decisions shape your life, you’ll be aware of five about

Quante sono le decisioni fondamentali che danno forma alla tua vita? E di quante ti rendi veramente conto? Quando hai deciso che facoltà frequentare e quando che lavoro fare? Quando di lasciare la tua ex con cui litigavi un po' troppo, e quando di provarci o meno con quella ragazza che ti piace e che un giorno potrebbe essere la madre dei tuoi figli? Quando di ubriacarti quella sera, così che la mattina dopo non avevi voglia di alzarti e hai mancato un incontro che forse ti avrebbe cambiato la vita? E hai davvero deciso di vivere nella città in cui vivi oppure devi cercare più indietro, nella volta in cui hai preso in mano un libro, o guardato un film, o alzato la cornetta e ha iniziato a insinuarsi il pensiero che questo potesse essere il posto per te?
Le riusciresti ad elencare, le dieci decisioni che hanno dato forma alla tua vita?

 

Vi consiglio di evitare di pensarci, o di farlo solo se avete molto tempo libero e pochi rimpianti. Io mi ci sono trovato qualche sera fa, partendo dai versi iniziali di I'll try anything once, la versione demo (che però è più una versione alternativa, visto che ha anche un testo diverso) di You only live once degli Strokes che sta nel trailer e nella scena centrale di Somewhere di Sofia Coppola. Una canzone mesmerizzante, il cui languore dolceamaro si adatta in modo criminale ai bilanci che non tornano e alla crescente consapevolezza che quello che credevi un piano in realtà è forse solo una serie di coincidenze fortuite ma non necessariamente fortunate; il frutto di decisioni non troppo meditate che ti avrebbero fulminato se avessi potuto capire davvero quali conseguenze avrebbero avuto. Col rischio di scoprire che le decisioni sbagliate, ammesso che si possano mai davvero definire tali, le avresti prese tutte comunque, così come adesso, pur con la saggezza che in teoria accumuli anno dopo anno, continui a prenderle con l'incoscienza di chi finge che non abbiano un numero impredicibile di implicazioni. Forse nessuna, o forse, in una catena impossibilmente aggrovigliata di eventi, quella che ti cambierà la vita.

 

 

MP3  The Strokes – I'll try anything once (You only live once demo)

 

 

MP3  The Strokes – You only live once

giovedì, 19 08 2010

Adolescenze che non abbiamo vissuto

Ti trovi a passare qualche giorno di ferie nella cameretta che fu della tua adolescenza, e cosa c'è di più appropriato dell'ennesimo gruppo inglese tutto drum machine e riverberi con un video che racconta di una gioventù che non hai mai vissuto? Loro sono i Summer Camp, escono su Moshi Moshi e le scene del video sono tratte dal misconosciuto film del 1970 A swedish love story. Round the moon assomiglia a un milione di cose che abbiamo già sentito (a me sembra sia Take on me che i Joy Division, per dire), e probabilmente tra qualche settimana non ci ricorderemo neanche che esiste. Nel mentre, però, sono al quinto play consecutivo.
[ora sesto]

mercoledì, 04 08 2010

Colpi di genio gastronomici

Il lasagna sandwich.

martedì, 27 07 2010

IKEA sexy FAIL

Ikea bikini summer clothing line, da Ikea Hacker. Il mio commento è riassumibile in «Ma anche no».

(via)

lunedì, 19 07 2010

Il mondo fa schifo ma vi amo tutti

Broken Social Scene – Meet me in the basement (fan video)
(via)

lunedì, 28 06 2010

Psicopatologia spicciola del dj pretenzioso. Cap 3. La Costante del Datore di Lavoro

di

Di come nonostante i cambiamenti di città, quartiere e di tipologia di locale, di clientela e di genere di musica proposta, "If anything goes wrong your constant will be il proprietario del locale".

 

Dopo i primi due capitoli incentrati sulla fondamentale variabile Strappona e sull'insita schizofrenia del dj, andiamo ora ad analizzare un elemento fondamentale e sempre presente nella "carriera" del dj pretenzioso. La figura del Datore di Lavoro, ovvero il proprietario del posto in cui lo sventurato dj si ritrova a metter dischi.

 

Cominciamo necessariamente con il dire che il dj pretenzioso, per sua natura e per le bizzarre musiche che pretende di imporre a gente ad esse pressoché indifferente, si troverà spesso nella disgraziata situazione di doversi cercare un posto dove piantare le tende. Vuoi perché in cerca di prima occupazione, vuoi perché ignobilmente ostracizzato dai locali in cui suonava nelle stagioni precedenti. Questa posizione di debolezza, quella di proporsi ai locali, lo pone in una serie di imbarazzantissime situazioni su cui al momento non interessa soffermarci. Invariabilmente il rapporto di lavoro inizierà con la classica formula recitata con fintissima nonchalance dal pretenzioso/unemployed avvicinandosi al bancone mentre sorseggia una birra "Non è che, per caso, cercate un dj?".

 

A questa rituale domanda, i proprietari dei locali nel 70% dei casi rispondono sbellicandosi dalle risate e indicando la funzione shuffle di Itunes. Il pretenzioso e disoccupato dj girerà i tacchi, calpestando così sempre più comodamente il suo morale, mentre il gestore è ancora a terra che si contorce in preda a convulsioni da riso isterico.

 

Nel 20% dei casi i gestori di bar e affini i proprietari dei bar spiegheranno che

 

a) hanno aperto il locale solo per metter musica e rientrano così nella tipologia di "dj pretenziosi divenuti proprietari di locali solo per avere un posto fisso dove poter lavorare come dj pretenziosi", un caso limite e abbastanza raro di psicopatologia portato alle estreme conseguenze, seppur riscontrato in natura.

 

b) devono dei soldi ai genitori di quel tipo che armeggia goffamente dietro i cdjs, in genere un cugino di secondo grado, quindi la scelta artistica è stata abbastanza semplice e dettata da fattori, diciamo, esterni.

 

c) il tipo dietro i cdjs gli deve dei soldi, quindi si è volontariamente impegnato a lavorare in quel locale per i prossimi dieci anni, come indicano chiaramente la catena legata al piede sinistro e la ciotola con del pane secco dietro la consolle.

 

Nel 10% dei casi invece il capo risponde "In effetti sì, abbiamo un buco nella programmazione. Ma tu che musica metti?"

 

Questa domanda causa al dj pretenzioso un dilemma esistenziale notevole. In genere quando si trova a dover rispondere a tale quesito in poco tempo a persone di cui non conosce il background musicale, il pretenzioso inizia a sudare copiosamente, balbetta e ansima. Formulare una risposta comprensibile e dotata di senso compiuto potrebbe richiedergli settimane intere di puntualizzazioni, oppure la stesura di trattati pubblicabili in comode dispense, dove troverebbero albergo parole conosciute solo da altri mentecatti come lui, quali shitgaze, indietronica, folkedelia. Quindi, per questioni di tempo e di semplicità, il pretenzioso sarà costretto a ridurre brutalmente a 2-3 parole la sua sterminata conoscenza di astrusi temini inventati da Pitchfork e Blow Up, per definire il genere di musica che ha testé proposto.

 

L'affannato pretenzioso con il cuore che sanguina risponderà necessariamente "Mah, diciamo indierock e indiepop, un po' di electro, un po' di soul".

 

Il capo chiederà ulteriore chiarezza "Ah, cioè metti il rock?"

 

Il dj pretenzioso abbassando ancora il capo, sospirerà, deglutirà e poi con lo sguardo spento che fissa il muro dirà "Sì, in effetti metto proprio il rock"

 

Il capo dirà allora "Ok allora facciamo un provino, dài, vieni lunedì", o un altro stronzissimo giorno feriale che gli darà motivo di pagare di meno con la scusa che non c'è gente e con la illusoria speranza che la gente la porti il povero pretenzioso, un uomo musicalmente solo al mondo e reietto ormai da tutti i suoi amici.

 

A questo punto occorre iniziare una disamina delle diverse tipologie di Datore di Lavoro e delle interessanti evoluzioni del rapporto che ha con il suo stipendiato pretenzioso. Tale trattazione avverrà nelle prossime settimane.

mercoledì, 23 06 2010

Rubber days

Prima o poi forse avrò anche il tempo di spiegarvi il perchè (ammesso che vi interessi; e non è molto interessante) ma nelle ultime settimane non solo non ho tempo di aggiornare il blog ma neanche di respirare, tirato come sono da una parte all'altra, costretto a tenere sotto controllo dieci cose diverse e senza alcuna possibilità di disporre del mio immediato futuro. Nei prossimi giorni, auspicabilmente, andrà meglio. Nel mentre mi fa da buona metafora Just a Little Bit More by Agnieszka Kalinowska (trovato in Artwork made of office supplies), sperando che la gomma non si spezzi.

 

mercoledì, 09 06 2010

Time spent in shower Pie Chart

[da Graphjam.Com]

venerdì, 28 05 2010

Un non aggiornamento

Perdonate se sono un po' latitante ultimamente, ma da queste parti c'è un sacco di carne al fuoco e si fa fatica a trovare tempo per il blog. New York mi lascia sempre un hangover emotivo che impiega settimane a scomparire (e una serie di deliri logistici che ci metto settimane a sbrogliare), e in mezzo ci sono stati alcuni eventi di una qualche importanza come la fine di Lost (non mi piaciuta) o la reunion dei Pavement (mi è piaciuta. molto), e oggi trasferta a Milano perchè uno degli autori di questo blog si sposa, con testimone un altro degli autori di questo blog e cerimonia celebrata da un altro ancora degli autori di questo blog (per la cronaca: nessuno dei tre sono io. e nessuno dei tre è un prete); vari altri dei nickname che vedete da queste parti saranno presenti tra gli astanti e due anche a mettere un po' di dischi durante i festeggiamenti (uno dei due sono io. e nessuno dei dischi è il Grease megamix, mamme e zie degli sposi avvisate). E poi è Estate, e appena si può si comincerà a fare rotta verso il mare in ogni momento disponibile. Peraltro, se vi è sfuggito, c'è in giro il radio-rip di The Suburbs, il nuovo singolo degli Arcade Fire. Chi ha voglia di stare qua ad aggiornare il blog?

 

MP3  Arcade Fire – The suburbs

mercoledì, 27 01 2010

Psicopatologia spicciola del dj pretenzioso. Cap 2. Dj taliban vs. dj sbracato

di

Della schizofrenia djistica e delle interazioni del dj pretenzioso con la Strappona

 

Il ruolo del dj si é significativamente evoluto nel corso del tempo. All´inizio degli anni ´70 era solo lo sfigato chino sui vinili, quello che avrebbe dovuto selezionare musica nell´indifferenza generale, confinato in un angolo buio della sala da ballo. Oggi i ¨superstar djs¨ riempiono agevolmente stadi in delirio, si imbarcano in lunghi tour mondiali, hanno fan sfegatati e groupies avvenenti. Il dj pretenzioso é l´anello di congiunzione fra queste due tipologie. Di solito ha le stesse pretese della superstar e le stesse possibilitá di successo dello sfigato. Il groviglio di piscosi che una situazione del genere é in grado di generare lo potete immaginare da soli. Durante le sue performance egli resterá per tutto il tempo ricurvo a scartabellare sulle valigette dei suoi preziosissimi dischi, come se dalle sue scelte dipendesse il destino del mondo, lanciando sfuggenti e dolorose occhiate all pista. Ineluttabilmente vuota. Éd é qui che inizia a consumarsi la sua tragedia umana. Ci si trova davanti a un dj che visto dal di fuori sembra imperturbabile, ferocemente concentrato sulla sua playlist, alla ricerca del fil rouge che lega due tracce, deciso e sicuro. Ma in realtá due contrapposte entitá si battono senza esclusione di colpi dentro di lui. Un vero dramma psicotico.

 

Da una parte c'é il dj artisticamente integerrimo, un autentico taliban del gusto musicale, fanatico esegeta di Pitchfork, che non ammette deroghe scherzose o cedimenti commerciali alle sue scalette sacre. Si tratta di un rigidone che prescinde dalla gente che balla e dal divertimento altrui. A volte anche dal suo. Egli resterebbe inflessibile davanti alle piú esplicite lusinghe sessuali di Strappone discinte, procaci e alticce che volessero ascoltare successi da revival, musica conosciuta, ballabile e cantabile. Giammai ! Lui, l'integralista musicale, al solo pensiero rabbrividisce, sdegna qualunque cosa sia nota oltre la cerchia dei suoi 3 amichetti di internet, combatte la sua guerra santa contro il mainstream a colpi di Wavves, XX, Fuck Buttons, e non vuole sentir nemmeno parlare di mettere la stracazzo di musica commerciale.

 

Ma la pista rimane un deserto e il proprietario dá segni di nervosismo.

Dall'altra parte, acquattato in un angolo scuro, tentatore come il diavolo e pronto a qualunque tipo di compromesso, sogghigna il temibilissimo dj sbracato. Un subumanoide deforme e bavoso alla disperata ricerca di affetto, consenso e affermazione. Costui se ne infischia delle fisime musicali del taliban. Vuole solo vedere gente che balla, che si diverte, che ride e lo ama, con la inconfessabile speranza che magari tutto finisca in una gigantesca ammucchiata. E se per arrivare a questo bisogna infilare di nascosto nella borsa dei cd del taliban canzoni come la Macarena, ben vengano i balli di gruppo, il peggio della discomusic, i Ricchi e Poveri, la Carrá, Renato Zero. Vale tutto purché ballino nel nome dell´Amore Universale. L´unico ostacolo fra lui e il successo é quel noioso tipo col turbante, il fottuto incorruttibile taliban e la sua inutile dignitá musicale. Il dj sbracato tenterá quindi per tutta la serata di annegare il taliban con ettolitri di birra, indebolendone cosí l´indefessa forza di volontá e prendendo progressivamente il controllo del mixer. Inizia dunque quello che all´esterno potrebbe sembrare solo un vorticoso consumo di beveraggi, che tanto per i giramanopole sono gratis (dal decalogo di un mio ex datore di lavoro, ¨prima regola annaffiare il dj¨). Questi drammatici spargimenti di alcol celano in realtá un duello all´ultimo sangue.

 

A seconda del litraggio ingollato le due entitá in lotta possono anche arrivare a formulare dei compromessi momentaneamente soddisfacenti per chi ascolta, con playlist che alternano brani spregevoli a pezzi decenti. Inizialmente vengono fuori cose come i Beatles, che ¨Tanto farfuglia il taliban inebetito dalla birra ordinata dal tentatore – mettono sempre d'accordo tutti¨. E qui spesso torna in gioco prepotentemente la giá citata variabile Strappona che puó imprimere un´ impressionante accelerazione al corso degli eventi, dando il colpo di grazia alle resistenze superstiti del taliban ormai ubriaco. Dapprima costei si limiterá a ballare ammiccante, sottolineando con urletti acuti ogni passaggio da un disco all'altro. Quegli urletti sono la ragione di vita di entrambi i dj, sia del taliban che dello sbracato sputtanatore. Con l´aumentare dell'alcool poi ne servono sempre di piú. Con la differenza che il taliban é davvero soddisfatto solo quando seguono a delle oscure B-Sides, mentre il subdolo é totalmente disinteressato alla musica che li ha provocati e sta seguendo ammirato la scollatura ballonzolante della strappona. Poi – corrispondentemente all'inevitabile abbassamento qualitativo della musica – la Strappona inizierá sorridendo a fare gesti di ampia approvazione verso la consolle. In quel momento dovete immaginare che, nel ring dentro la testa del dj, il corruttore sta seduto sulla faccia del taliban esanime, mentre la folla assetata di sangue é in delirio e gli chiede lo spettacolare colpo mortale. Che arriva infine quando la Strappona – dopo il terzo cocktail e un'oretta di danze scatenate – si azzarda a fare una richiesta al dj. Quasi mai tale richiesta avrá a che fare con quello che si é ascoltato fino ad allora. L´unico caso accertato di richiesta coerente con la scaletta, da parte di una strappona, risale a una festa del 1987 tenutasi a Chicago (Illinois). A questo punto le cose possono mettersi davvero male se il dj – ormai completamente in balia dello sbracato arrapato, delle tette della Strappona e dell´alcool – si lascia trasformare in un patetico juke boxe. Infatti quando il feedback della variabile Strappona si materializza sottoforma di shottini offerti al dj per ringraziarlo della gran bella musica (sic), il livello precipita pericolosamente verso La Bamba, ovvero la linea di non ritorno. Ora la precedentemente scartata (perché pessima! Commerciale!) idea di mettere ¨Should I stay or should I go¨ viene agognata dal taliban come un irraggiungibile traguardo di rettitudine indie e originalitá musicale. Ma é troppo tardi. Nei casi piú vergognosi non é raro vedere dj che alle 6 di mattina impongono la versione lunga 10 minuti di Please Don't Let me Be Misunderstood e cosí se ne possono andare tranquillamente a ballare in pista fra le Strappone in trionfo, in un finale felliniano agghiacciante. Con il taliban semisvenuto che resta in lacrime a bere per dimenticare, sconfitto e solo. Se dopo questo abisso di tristezza dovesse essere il turno del famigerato Discosamba, molti locali e le maggiori organizzazioni umanitarie mondiali autorizzano l'abbattimento, anche cruento, del dj. Si dice che a quel punto si eviterebbe al mischiadischi l´intollerabile sofferenza della mattina successiva, quella che proverebbe ricordando le tremende scene finali della serata da poche ore conclusa. Quando con le mani ben piantate sulle chiappe prosperose di una strappona e sculettando senza ritegno, urlava ad occhi chiusi ¨Peppepepepepé¨, come se non ci fosse un domani.

giovedì, 24 12 2009

Merry Christmas after all

 

Crocodiles + Dum Dum Girls – Merry Christmas baby (please don’t die) (MP3)

 

 

mercoledì, 02 12 2009

Ordinary Day

venerdì, 06 11 2009

Futurama – The Movie: What if?

di

L’incredibile fan-poster che circola su 4chan per un immaginario film live action tratto da Futurama. In fondo, avreste idee migliori per il casting? Particolarmente gradita la presenza di Cobie Smulders nei panni di Leela, ma anche Seth Rogen come Bender è azzeccato.

Sono curioso di sapere chi diavolo interpreta Bruce Campbell.

(via epicponyz / thedailywhat)

giovedì, 05 11 2009

Psicopatologia spicciola del dj pretenzioso. Cap 1. La variabile Strappona

di

Della difficile arte di combinare birra, musica decente e donne discinte e alticce che ballano.

Ennesimo esordio (in prova) alla consolle dell´ennesimo bar del centro salonicchese, dopo lunghi mesi di astinenza. Primo ingaggio dopo aver smesso con le sigarette. Per un dj pivellino ci sarebbero giá abbastanza motivi di nervosismo da cominciare a guardare con benevolenza la lisa compilation dei Clash, quella con la abusatissima Should I Stay. Facile cedere alla tentazione di buttarsi sul sicuro mantenendo una finta integritá musicale (´zzo vuoi? Sono i Clash!). Ma qui non si é dj di primo pelo e il pivellino ci strapperebbe solo un sorriso paterno e condiscendente.

Ció non vuol dire che in qualche angolo oscuro delle borse sdrucite del dj smaliziato non risiedano cd contenenti pezzi assai piú vergognosi dell'anthem dei Clash. Singifica solo che i molteplici debutti hanno insegnato ad avere pazienza, a mettere in pratica i trucchi del mestiere, a rispettare tempi, rituali e tradizioni. Il vero dj smaliziato é quello che con una sola occhiata sa giá inquadrare le diverse tipologie di prede/ascoltatori/clienti presenti. Proprio in virtú di ció il dj smaliziato ha imparato a riconoscere l'importanza fondamentale per il suo lavoro di una particolare tipologia di avventori. L´importanza della variabile Strappona.

La variabile Strappona, per qualche arcano mistero, tende a concretizzarsi soprattutto nel corso delle decisive serate di prova. In genere la sua presenza e' assai beneaugurante, da qui deriva la nota espressione diffusa fra dj di sesso maschile 'God Bless the Stapponz'.

La variabile Strappona si manifesta solitamente in gruppi di due, massimo tre elementi. Raramente queste formazioni oltrepassano tale numero di componenti. Io sto scrivendo codesto post per testimoniare l´eccezionale accadimento di venerdi' 16 ottobre 2009, quando a Salonicco (Grecia) ho avvistato e filmato verso le 2 di mattina, davanti alla mia consolle presso il bar KAIADAS, un branco di 10 (dieci – DIECI) Strappone. Erano allo stato brado e si abbeveravano lungo il bancone con cocktail multicolori e miriadi di shottini, accompagnate da rari esemplari di tamarri maschi in calore, contraddistinti da una salivazione insolitamente abbondante. Una vera gioia per gli occhi del dj e per le casse del locale.

Ma soffermiamoci brevemente sulla descrizione della Strappona. La Strappona Vulgaris (cit. Giulia Blasi su Donna Moderna) é una ¨varietà di donna, distinguibile per l’abbronzatura color cuoio anche a febbraio, il piercing in zone banali e meno banali, le scollature ombelicali e le gonne inguinali (a volte sostituite dal pantalone a vita bassa con perizoma sporgente), il trucco carico e i capelli di colori inesistenti in natura,¨  e ci permettiamo di aggiungere a questa precisa descrizione, almeno la presenza di un tatuaggio visibile. Le strappone purosangue tendono a rispondere a nomi come Samantha, Jessica e Jennifer, proprio come gli esemplari delle piú vivaci comunitá di viados.

Al gestore del locale interessa solo che le Strappone consumino alcol. Sarebbe come preoccuparsi che un essere umano respiri. L´innata tendenza della Strappona all´alcol é parte del suo genotipo. A volte la Strappona non si rende immediatamente riconoscibile, finché lo stato di ebbrezza non ne rivela la piú intima natura, spesso con un repentino innalzamento del volume della voce (giá di suo vari decibel sopra la media), del tasso innato di molestia e di quello esterno di socializzazione.

Al dj interessa soprattutto comprendere a quale tribú musicale la Strappona appartiene. Generalmente la Strappona Vulgaris si colloca sul versante commerciale danzereccio e apprezza quasi sempre robacce tamarre tipo Crookers, Justice e Bloody Beetroots. Ma non é raro qui in Grecia imbattersi in esemplari di Strappona Rocker (dagli Steppenwolf ai White Stripes), Strappona Fricchettona (dai Mano Negra ai Gogol Bordello, che in Italia sarebbe il corrispondente della Strappona Pizzica Taranta e Caparezza), la Strappona Nostalgica (Bon Jovi e Guns and Roses), Strappona Confusa (dagli Abba ai Black Sabbath) e il rarissimo esemplare di Strappona Brit (se il dj mette i Pulp o gli Inspiral Carpets questo esemplare ha spesso delle visioni mistiche di Damon Albarn che le scatenano un istinto di riproduzione immediato e insopprimibile).

Tornando al mio avvistamento, il branco di Strappone é arrivato in ordine sparso, reduce da qualche altra scorribanda in qualche altro bar, gia' sotto i fumi dell'alcol. Allegre, vocianti determinate a fare casino. Ancora c'erano sul piatto i 13th floor elevators e quelle scostumate gia' ballicchiavano.

L´importanza della Strappona per il dj pretenzioso sta proprio nel fatto che nessuno si sognerebbe di ballare la roba che lui si ostina a passare in nome della sua presunta superioritá musicale. Ma quando la Strappona inizia a danzare le cose cambiano. Tutti gli avventori del locale iniziano lentamente ad essere contagiati, ad accerchiare e corteggiare l´esemplare di Strappona, a offrendole drink. Il dj pretenzioso sa che il decollo di una serata puó dipendere anche solo da lei. Per questo tende a trattarla, nonostante le spesso incolmabili distanze musicali, con un occhio di riguardo.

A quel punto il contegno musicale del dj pretenzioso, anche del piu' smaliziato (proprio lui, quello che poc´anzi derideva il novellino), tende ad andare abbastanza presto a escort. Ma del complicato rapporto fra dj pretenzioso e Strappona e delle peculiari dinamiche che si instaurano fra di loro, parleremo nella prossima puntata.

domenica, 25 10 2009

Domeniche

Passo la domenica tutto il giorno a lavorare, e metterò il naso fuori di casa solo per fare un salto al Bar Ciccio (sic) a votare Marino alle primarie del PD. La mia domenica ideale però me la immagino così: a vagabondare per le vie di Amsterdam insieme a Erlend Oye e alla sua chitarra, mentre lui strimpella Mrs Cold dei suoi Kings of Convenience o Ask degli Smiths su un tram o lungo un canale (per Amsterdam Acoustics). E speriamo che questo propizi tempi migliori.

 

martedì, 06 10 2009

Today feeling like

 

 

Bright Eyes – Papa was a rodeo (The Magnetic Fields cover) (MP3)

 

 

[foto]

 

domenica, 13 09 2009

E cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zerooooooooooooo

Sì, mi diverto con poco.

[se non avete pazienza, skippate pure diciamo a 2.30. E prima che si commenti: non solo non mi sembra deprecabile, ma, chi mi ha conosciuto lo sa, io sono MOLTO, molto più stupido. E’ il contesto che mi affascina.]

giovedì, 10 09 2009

Ihih (sorridere di meccanismi che funzionano)

Ricordate il meraviglioso video della FIMI che ha creato perlomeno una certa perplessità, a suo tempo, in… in diversi esseri umani dotati di un (qualsiasi) quoziente intellettivo? Scritto da Domenico Liggeri che proprio ieri, segnalato da Leonardo, trovavo maltrattato qui (a volte, le coincidenze). Io l’avevo scoperto grazie a Stereogram.
E’ una domanda retorica, comunque. Ma se per caso non lo ricordaste davvero, o se voleste semplicemente rinfrescarvi la memoria, farvi quattro risate, arricchire il vostro bagaglio culturale, rinverdire cose che avevate dimenticato o apprenderne altre che non sapevate, il video era questo:

La teoria di questi dieci gagliardi minuti è: grazie! ai nostri discografici, senza cui non sapremmo proprio cosa fare. E altre robettine: internet cattiva, un sogno che si avvera, etc.
Tutto chiaro, tutto da copione: la FIMI non è un’organizzazione benefica, il messaggio deve cercare un suo appeal su un pubblico generalista, una storia magari meno semplice (semplificata) avrebbe magari richiesto più di dieci minuti etc (di nuovo).

La meraviglia inizia però un attimo dopo, a volerci perdere del tempo. Giacché:
– il gruppo (amabilmente battezzato Greenwich), che chiunque, credo, immaginerebbe inventato per l’occasione (per esemplificare cioé l’archetipico gruppo di belle speranze senza contratto né soldi né visibilità), esiste veramente. Davèro davèro: riprova qui.
– il gruppo, i Grinuic, quelli che senza discografici come faremmo etc etc, è il gruppo di Matteo Locasciulli. Matteo Locasciulli lui.

Qua subentra una piccola considerazione personale: Matte’, io non ti conosco. Apprendo da quello che trovo su internet che sei anche un musicista cazzutissimo. Caso vuole che tuo papà sia, come dire, del mestiere. Matte’, senza una casa discografica non arrivate da nessuna parte? I chilometri per pochi euro? Internet che aiuta fino ad un certo punto?* E chiedilo un favore piccino a papà, no? O a qualcuno che conosci. Sarà brutto ma lo fanno tutti, non è una cosa così terribile. Un po’ di visibilità, mica la luna.

Comunque, tornando a noi, supponamo che Matteo non abbia voluto chiedere aiuti a nessuno, né sfruttare le conoscenze acquisite (ipotizzo) in tanti anni da musicista "serio". Mi pare la migliore premessa logica al contenuto del corto, quindi ci credo. Ipotizziamo  altresì che la trama del corto sia per grosse misure corrispondente al vero, suffragando la nostra ipotesi non solo con le prove già addotte (l’esistenza cioé di un gruppo denominato Greenwich, protagonista dello stesso video la cui lavorazione si può ammirare nel suddetto corto), ma anche con le entrate del blog nel MySpace dei Greenwich che recitano: apertura concerto Elisa. O, più sobriamente: Ligabue. Etc. Si tratta, lo dico per quelli che hanno deciso di privarsi del piacere di rivedere il corto, dell’annunciato happy ending: i Greenwich grazie a "tempo, soldi e lavoro" (e cuore!) investiti su di loro dai loro discografici* riescono a fare il botto*, suonando a San Siro. Perché quello è il loro sogno, perché loro non sono "tipi da reality"*.

Ora, l’autore di questo post ha tanto tempo libero. Tanto. Ed una memoria ottima solo per le cazzate. Come i nomi un po’ peculiari. Come, butto lì: Francesca Xefteris. Cantante dei Greenwich. Me lo ricordavo da giugno, un nome così particolare. Così inconsueto. Così raro.
Che casualmente mi è capitato di risentire ieri in un contesto leggermente differente. Cioè, uhm… uhm… ah, sì, che sbadato: qui. E qui. E qui. E qui:

Ora, io non voglio influenzarvi (minimamente). Né (Dio me ne guardi) fare dell’ironia gratuita. Lascerò trarre a voi le vostre più indipendenti conclusioni, che solo per amore di chiarezza riassumerò in base ad evidenti procedimenti di induzione logica, considerando cioé le uniche possibili spiegazioni per la correlazione tra i due eventi (le possibilità sono da intendersi come alternative le une alle altre, non come assommabili):

1) i discografici dei Greenwich magari non sono poi così tanto bravi
2) i discografici dei Greenwich magari non sono poi così tanto appassionati al gruppo in questione
3) i Greenwich si sono sciolti, o sono comunque frustrati avendo realizzato che quello che avevano ottenuto discostava dal loro sogno, e si stanno dedicando a perseguire tale sogno ognuno a modo suo
4) i discografici dei Greenwich ipotizzano che un ottimo modo di farli conoscere sia fare partecipare la loro cantante ad un reality (che ella sosteneva aborrire), magari vincendolo. Debbo però fare notare che tale opzione parrebbe dover sottendere una congiuntura di poteri, occulti e non, che non mi sentirei di accostare al mondo della musica italiana senza poter addurre alcuna prova. Consideratela quindi piuttosto una malevole congettura, una maldicenza senza alcuna attestazione
5) i due eventi sono coincidenziali ed irrelati
6) si tratta di una sosia, curiosamente omonima
7) altro.

Si attendono con ansia eventuali chiavi interpretative ulteriori.

*Cito direttamente dal documento video, con leggerissime parafrasi per puro amore di fluidità sintattica.

Disclaimer: nonostante mi paiano incontestabili sia le affermazioni contenute nel post che il tono con cui le sostengo, vi sentiste offesi chiedete e vi sarà tolto, come di consueto.

venerdì, 04 09 2009

La verità, vi prego, sulle donne

[ma anche sugli uomini, per questo]

 

(via)

 

lunedì, 24 08 2009

Two weeks (later)

Sono tornato (cosa che a quanto pare non si può dire della quasi totalità delle altre persone che scrivono su queste pagine. Ci siete?). Sto smaltendo i più di 2000 feed accumulati durante la mia assenza online, trascorsa insieme ad alcuni dei miei più cari amici a grigliare pesce, bere grappa Šljìvovica, leggere La versione di Barney e urlare «Djnosaura Pepa!».

Mentre mi metto in pari col resto della rete, supero lo shock del ritorno al lavoro, recupero la season premiére di Mad Men e il preAir di Dexter e comincio a farmi una scaletta mentale dei concerti dei prossimi mesi (che per ora non sono niente male) per voi ecco l’ennesimo fan video per Two weeks dei Grizzly Bear (firmato Gabe Askew), che a guardarlo mi fa sentire, almeno un pochino, ancora in vacanza.