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martedì, 23/01/2007

Porta i Mariachi a South London

Per la serie Burns e Convertino are murdering the classics:


Calexico –
Guns of Brixton (The Clash cover) (MP3)

 

lunedì, 22/01/2007

Un fenomeno sociale al giorno

Cosa hanno in comune «qui», «sti» e «sui»? E «oasi» e «mari»?
Perchè a Londra pare che ci siano dei ragazzini che usano «book» al posto di «cool»?
Perchè sono T9onimi (pronuncia «tinonimi», immagino).

A T9onym is a word that shows up on mobile phones that have T9 text entry that is equivalent through T9 to other words. T9onyms appear by pressing number keys while in T9 mode. For example, Bus and Cup are T9onyms. Other examples are If and He, Book and Cook, Sophie and Roshi. T9onyms can usually be reviewed and selected by placing the cursor at the end of the word and pressing the * (star) key to select an alternate T9onym. (dalla corrispondente voce di Wikipedia)

[ecco, sono sicuro che ci sia qualche bel T9onimo più lungo di 4 lettere anche da noi, ma quando serve non te ne viene in mente neanche uno]

 

lunedì, 22/01/2007

La solita libreria piu’ bella vuota che piena

[La libreria Tangram. Si spiega da sè.]

venerdì, 19/01/2007

Diciannove gennaio, è primavera

[Vecchia ma sempre buona]

venerdì, 19/01/2007

Scopri l’intruso

• Veicoli commerciali FIAT

• Michael Schumacher

ABC delle Pipettes

[il mio regno per un link al video, presto]

Update: Eccolo! [un enorme grazie a lovejoy83]

 

 

 

The Pipettes – ABC (MP3)
The Pipettes – ABC (acoustic live @ Radio DeeJay) (MP3)
The Pipettes – ABC (acoustic live @ Radio DeeJay – video) (WMV)

 

giovedì, 18/01/2007

I’m talking quietly to not wake myself up

So che lo sapete già, ma ripeterlo non guasta: domani sera nelle sale italiane esce L’arte del sogno (aka La science des reves aka The science of sleep), il terzo film diretto (e anche scritto, stavolta) da Michel Gondry, con Gael Garcia Bernal e Charlotte Gainsbourg. Un film meravigliosamente imperfetto che merita assolutamente la visione, come ho scritto estesamente circa 6 mesi fa, dopo averlo visto (ed esserne rimasto incantato) in Francia. Garantisce il cavallo di pezza che ora abita di fianco al mio letto.

Inkiostro – Eternal darkness of the spotful mind (link)
Gael Garcia Bernal & co.If you rescue me (Afterhours remake) (MP3)
Dick Annegarn – Coutances (MP3)

 

mercoledì, 17/01/2007

Chiacchiere da bar sui dischi del 2007 – part 2

Esperimento interessante più per me che per voi, me ne rendo conto. Non pensavo che certi giudizi (sommari e superficiali come preannunciato…per questo «da bar») potessero essere tanto ambigui, o che certe percezioni potessero differire in maniera così radicale da essere praticamente speculari. Anyway, ecco nomi, cognomi e corredo audiovisivo. La discussione vera comincia solo adesso..

1. Bloc Party – A weekend in the city

Autori di un esordio folgorante, ora in certi pezzi ricordano i Muse, e in altri addirittura i Coldplay. In un paio di episodi si vede il fulgore che fu, il resto sono sbadigli.

Bloc Party – I still remember (video – YouTube)

 

2. LCD Soundsystem – Sound of silver

Di questi tempi c’è una sola persona al mondo che può ribaltare la legge di Murphy. Solidissimo, gran canzoni, poche sorprese ma sicuramente niente scherzi.
Già in top 10.

 

3. Clap your hands say yeah – Some loud thunder

Il lato positivo è che sarà dura vederli su Mtv. Il lato negativo è che abbandonano quasi in toto il tiro che distingueva i loro pezzi migliori per abbandonarsi al proprio lato moscio. A meno di sorprese, una mezza delusione. 


Clap your hands say yeah –
Yankee go home (MP3)

 

4. The Shins – Wincing the night away

La maledizione dell’indie yuppie: il disco della consacrazione non è mai un capolavoro. Onesto e ben fatto, ma si fa dimenticare troppo facilmente.


The Shins –
Australia (MP3)

 

5. The Apples in stereo – New magnetic wonder

Sono in giro da 10 anni, e ora che il mondo ha fatto il giro, il loro sound è quasi di moda. Ma la classe non è acqua, e l’esperienza si vede. Stato dell’arte per l’indie-pop del 2007. Che ricorda tanto gli anni ’60. Già in top 10.


The Apples in stereo –
Sunndal song (MP3)

 

6. Malcolm Middleton –  A brighter beat   e   Lucky Pierre – Dip
Litfiba, tornate insieme. Da separati fate dischi bruttini, insieme le ultime produzioni erano forse le migliori di sempre. Non ci meritiamo questo TFR, ripensateci!

 

7. The Good, the Bad and the Queen – The Good, the Bad and the Queen

Tanta carne al fuoco, forse troppa. Sprazzi di genio qua e là, ma forse anche un po’ troppo mestiere, che scambia la conquista di un’identità con una tavolozza con meno colori di quanto i nomi presenti avrebbero forse fatto immaginare. Interessante, ma sarei già curioso di sentire un capitolo due, se ci sarà. 


The Good, the Bad and the Queen –
Three changes

 

8. !!! – Myth takes

Ero pronto a decretarli morti più per antipatia che per altro, invece il loro nuovo disco è meglio del precedente. Tamarro ma con classe, hanno compresso i minuti, mischiato le carte, e fregato i loro concittadini che in autunno sono rimasti al palo. Già in top 10?


!!! –
All my heroes are weirdos (MP3)

 

9. Air – Pocket symphonies

Bolliti, poco altro da dire. Chi glielo dice che non si può continuare a campare su un capolavoro a inizio carriera, due vocoder sempre uguali e atmosfere in pantofole che hanno perso ogni fascino quando da sintomi vogliono trasformarsi in sinfonie?

 

10. Patrick Wolf – The magic position

Vista la copertina e sentito il primo singolo, sembra non sia più roba per noi. Sentito il resto, si cambia un po’ idea, ma solo un po’. E dire che era partito così bene.


Patrick Wolf – 
The magic position (MP3)

 

11. Modest Mouse – We were dead before the ship even sank

Se è tutto come il primo singolo e come gli inediti sentiti in versione live, c’è da avere l’acquolina in bocca. Certo, a quel punto potevano anche fare a meno del nuovo chitarrista. Che è comunque un motivo in più per amarli, e tanto basta.


Modest Mouse –
Dashboard (MP3)

 

12. Arcade fire – Neon Bible

Non ci posso fare niente: ci mettono anni a colpirmi. E’ successo col primo disco, e termo succederà anche con questo, che per quanto ho sentito è tronfio e melodrammatico in maniera quasi intollerabile. Qualcuno gli levi quell’organo a canne, please.


Arcade fire –
My body is a cage (MP3)

  

martedì, 16/01/2007

Chacchiere da bar sui dischi del 2007

Volevo fare un po’ di chiacchiere da bar sui primi dischi in uscita in questo 2007, ma poichè in questo periodo è un po’ lo sport (inter)nazionale (1234567), vi risparmio il post. O meglio, il post l’ho scritto, vi risparmio solo i nomi dei gruppi. Tanto quelli li indovinate da soli. O no?

1. Autori di un esordio folgorante, ora in certi pezzi ricordano i Muse, e in altri addirittura i Coldplay. In un paio di episodi si vede il fulgore che fu, il resto sono sbadigli.

2. Di questi tempi c’è una sola persona al mondo che può ribaltare la legge di Murphy. Solidissimo, gran canzoni, poche sorprese ma sicuramente niente scherzi. Già in top 10.

3. Il lato positivo è che sarà dura vederli su Mtv. Il lato negativo è che abbandonano quasi in toto il tiro che distingueva i loro pezzi migliori per abbandonarsi al proprio lato moscio. A meno di sorprese, una mezza delusione. 

4. La maledizione dell’indie yuppie: il disco della consacrazione non è mai un capolavoro. Onesto e ben fatto, ma si fa dimenticare troppo facilmente.

5. Sono in giro da 10 anni, e ora che il mondo ha fatto il giro, il loro sound è quasi di moda. Ma la classe non è acqua, e l’esperienza si vede. Stato dell’arte per l’indie-pop del 2007. Che ricorda tanto gli anni ’60. Già in top 10.

6. Litfiba, tornate insieme. Da separati fate dischi bruttini, insieme le ultime produzioni erano forse le migliori di sempre. Non ci meritiamo questo TFR, ripensateci!

7. Tanta carne al fuoco, forse troppa. Sprazzi di genio qua e là, ma forse anche un po’ troppo mestiere, che scambia la conquista di un’identità con una tavolozza con meno colori di quanto i nomi presenti avrebbero forse fatto immaginare. Interessante, ma sarei già curioso di sentire un capitolo due, se ci sarà. 

8. Ero pronto a decretarli morti più per antipatia che per altro, invece il loro nuovo disco è meglio del precedente. Tamarro ma con classe, hanno compresso i minuti, mischiato le carte, e fregato i loro concittadini che in autunno sono rimasti al palo. Già in top 10.

9. Bolliti, poco altro da dire. Chi glielo dice che non si può continuare a campare su un capolavoro a inizio carriera, due vocoder sempre uguali e atmosfere in pantofole che hanno perso ogni fascino quando da sintomi vogliono trasformarsi in sinfonie?

10. Vista la copertina e sentito il primo singolo, sembra non sia più roba per noi. Sentito il resto, si cambia un po’ idea, ma solo un po’. E dire che era partito così bene.

11. Se è tutto come il primo singolo e come gli inediti sentiti in versione live, c’è da avere l’acquolina in bocca. Certo, a quel punto potevano anche fare a meno del nuovo chitarrista. Che è comunque un motivo in più per amarli, e tanto basta.

12. Non ci posso fare niente: ci mettono anni a colpirmi. E’ successo col primo disco, e termo succederà anche con questo, che per quanto ho sentito è tronfio e melodrammatico in maniera quasi intollerabile. Qualcuno gli levo quell’organo a canne, please.

 

lunedì, 15/01/2007

Who needs TV part 200

Easy as it seems, Simplicistic movie links è un blog che raccoglie e aggrega i link a filmati trovati sui vari siti di video sharing (come il solito YouTube), fino a comporre un film nella sua interezza. Per dire, qui c’è tutto Little miss Sunshine, qui tutto Mallrats (il secondo film di Kevin Smith, tradotto in Italia con l’incongruo titolo Generazione X), qui Tank Girl (che non ho mai visto e a occhio sembra terribile ma, ehi, il fumetto non mi dispiaceva; poi è Jamie ‘Gorillaz’ Hewlett, mica cazzi), qui, qui e qui i tre atti della saga de Il Padrino. Ok, lo so, la qualità è quella che è e dover spesso saltare tra una parte e l’altra non è il massimo, ma un’idea così lo-fi merita la segnalazione.

lunedì, 15/01/2007

Una volta si usava la carta igienica

giovedì, 11/01/2007

In inglese ‘jazz’ si dice ‘cat’

Psapp – Everybody wants to be a cat (The Aristocats theme cover) (MP3)

 

giovedì, 11/01/2007

Pop (up?) music, a modo suo

[Windows XP alerts on piano]

mercoledì, 10/01/2007

Springfield, JP

The Simpsonzu, la terrificante e perversamente affascinante versione anime dei Simpson, scovata su Deviantart.
[C’è anche Futurama, ma è meno bello. Anche se l’ipnorospo mi ordina di dire il contrario]

martedì, 09/01/2007

La sintesi e la divisione

Dividing Opinions  è un disco potente.
Conciso, quasi secco, assolutamente internazionale almeno quanto è inequivocabilmente personale, il terzo disco dei Giardini di Mirò, in uscita il 22 Gennaio per Homesleep, è un disco che lascerà il segno.

Non so come ci sia riuscita, la band di Cavriago, a fare tesoro di tutti i suoi punti di forza (e forse anche di quelli di debolezza) e a tirare fuori un disco del genere. Dai suoi memorabili esordi strumentali in un genere con le gambe corte come il post-rock alle fascinazioni indietroniche mitteleuropee che hanno accompagnato il periodo successivo, dalle chitarre shoegazer che i suoi membri non nascondono di adorare alle collaborazioni anche pesanti che sono tra i pochi in Italia a poter vantare, tutto confluisce e si cementa nel nuovo disco con risultati di altissimo livello. Dividing Opinions riconcilia il pop con il post rock, lo shoegazer con l’indietronica, il melodramma privato con l’impegno politico, le maglie a righe dei manifestanti negli scontri di piazza con quelle degli indie-kidz che preferiscono il punk alla dieta, in una sintesi memorabile e quasi miracolosa.

Di un disco così bello verrebbe da dire che, più che dividere, non può che suscitare pareri positivi pressochè unanimi. Eppure è falso. E’ tanto facile che chi non sopportava la band accusandola di noiose e barocche lungaggini post-rock venga folgorato dalla sintesi e dalla compiutezza delle nuove canzoni, quanto che chi ne amava la poetica distanza da tutto quanto fosse pop canonico (post-rock prima, sghemba e inafferrabile indietronica melodica dopo) inorridisca di fronte ad un sound che, pur senza alcuna rottura col passato, difficilmente potrebbe essere più compatto e immediato (radiofonico, persino). Le sintesi, si sa, rischiano di dividere anche quando sono fluide e naturali. Forse perchè c’è chi continuando a cercare i punti di riferimento familiari che non ci sono più, non riesce a vedere quelli nuovi. E non può neanche immaginarsi quello che si perde.  


Giardini di Mirò –
Dividing Opinions (MP3)

Giardini di Mirò – Cold perfection (MP3)

 

lunedì, 08/01/2007

Inkiostro recommends

Mentre alle 2 di una domenica pomeriggio una svitata comitiva di 4 auto vagava alla cieca per le Langhe alla disperata ricerca di un’osteria o un agriturismo dove mangiare, al sottoscritto (che era in una delle suddette 4 auto senza troppa speranza di trovare un posto aperto) veniva in mente che i blog sono pieni di segnalazioni di qualunque genere tranne che di una delle cose più utili che si possa desiderare nella vita: posti buoni dove mangiare.

Tre ore dopo la situazione era deeeeecisamente diversa, con il sottoscritto a scherzare sulla leggendaria gag della mentina di MontyPythoniana memoria mentre si reggeva a malapena in piedi per il troppo, ottimo, cibo ingerito a fronte di una spesa di onestissimi 25 euro. Decidendo, con le ultime forze rimaste, che posti del genere (veraci, accoglienti, buonissimi, economici e lontani dai grandi centri) meritano di essere segnalati. Anche qui.

L’agriturismo scovato ieri è a La Bella Estate a Santo Stefano Belbo (CN) (sito, bruttissimo ma con tutte le info, qui); la vista sul paese che ha dato i natali a Cesare Pavese non è esattamente delle migliori (decisamente troppi capannoni per i miei gusti), ma la cucina e l’accoglienza degli osti basta e avanza: dopo antipasti misti, due primi (tra cui delle clamorose lasagnette ai porcini davvero da piangere), brasato, dolci, vino (ottimo Dolcetto d’Alba fatto da loro), caffè, ammazzacaffè provate a preoccuparvi del paesaggio, se ci riuscite.

Qualche settimana fa, varie centinaia di chilometri a sud, con 26 euro ci siamo rimpinzati di passatelli asciutti con crema di tartufo e di fenomenale tagliata alla Fattoria Mondrigo di Mombaroccio (PU), casolare immerso nei boschi e nella nebbia delle colline sopra Pesaro. A garanzia di qualità, è già prevista un’altra spedizione in loco appena ci sarà qualcosa da festeggiare.

L’Estate scorsa, da tutt’altra parte, mi è capitato di passare un bellissimo week-end alla Locanda del castello di Sambuca pistoiese (PT), piccolissimo borgo medievale nascosto nell’appennino tosco-emiliano non raggiungibile in automobile (è la zona dove abitano gli elfi). A metà tra un rifugio montano, un agriturismo e una trattoria, un posto splendido e davvero accogliente dove passare qualche giorno fuori dal mondo con una spesa davvero esigua. Il sito è ben fatto e ricchissimo di informazioni.

Ok, ora mi è venuta fame.
[Se volete, favorite pure anche voi suggerimenti di posti simili -in qualunque parte d’Italia, non si sa mai- nei commenti]

lunedì, 08/01/2007

Quasi dimenticavo

Sabato inkiostro ha compiuto 4 anni.

venerdì, 05/01/2007

La produzione e’ il nuovo consumo

Tra riassunti, ricapitolazioni e classifiche di fine anno (prima) e previsioni, scenari e prospettive per l’anno nuovo (dopo), nelle ultime settimane se ne sono lette parecchie, di cazzate. Fa parte del gioco, e di solito la possibilità di tirare fuori dal cassetto la propria verve di colto e sagace commentatore vale la figura; tanto dopo qualche settimana se ne sono dimenticati tutti, e va bene così.

Tra le varie cose che mi è capitato di leggere ci sono le due lunghe e in qualche misura affascinanti analisi firmate da InformationArchitects.jp (The 50 loudest websites in 2006 and what made them successful e Internet 2007 Predictions), il plurilinkato commento di Alec Bemis su LA Weekly (The Year Blogs Got Lame, Business Got Hip and Nostalgia Was King) e la previsione di Antony Bruno su Billboard (Music biz hopes to profit from consumer content).

Come avrete forse già intuito mi sono, come capita spesso, soffermato sul rapporto tra intrattenimento (audio e video, in particolare), soluzioni tecnologiche e reti sociali. Dai vari commenti (tutti invariabilmente tanto entusiastici quanto apocalittici) emerge una contraddizione che mi ha colpito, che pone l’accento su aspetti opposti e prefigura scenari drasticamente diversi. 

Da un lato c’è una costante magnificazione di piattaforme, aggregatori o sistemi che maneggiano, valorizzano e rendono accessibile il fantomatico user-generated content, i contenuti prodotti dagli utenti. Si parte ovviamente dai blog e da tutti i servizi che ci girano intorno, si continua con il blockbuster YouTube, e si arriva a servizi abbastanza nuovi come Brightcove o iLike, che mirano a supportare (e quindi a sfruttare per monetizzarlo) l’intrinseco bisogno di contenuti connesso alla costruzione di un’identità online da parte degli utenti.

Il fenomeno, in effetti, è sotto gli occhi di tutti, e non da oggi. La cosa che fa sorridere è l’uso del termine user-generated content per contenuti che, come è ovvio a chiunque non abbia dei paraocchi, sono in realtà costituiti per buona parte da materiale che vìola costantemente le (obsolete, vabbè) norme del copyright. Pensate a YouTube ed eliminate i videoclip musicali, le trasmissioni televisive, le pubblicità, tutte le produzioni che usano musica o immagini senza pagarne i diritti, e qualsiasi rielaborazione di tutte queste cose messe insieme, e vedete se quello che rimane è davvero così interessante.

Dal’altra parte si prefigura uno scenario completamente diverso, che vede la sempre ventilata fine del fenomeno-blog (fine di cui si parla da svariati anni; di questo passo qualcuno prima o poi ci prenderà), questa volta sotto la scure degli ibridi blog/webzine che sono nati nell’ultimo anno. Si tratta di siti a metà tra blog e testate editoriali, che uniscono la piattaforma tecnologica, la velocità di aggiornamento, lo stile informale e, spesso, la parziale illegalità dei primi, con le risorse dei secondi: uno staff pagato che ci lavora a tempo pieno («Cosa fai di lavoro?» «Scrivo su un blog»), con conseguente aumento della quantità e della precisione dei contenuti. 

Per fare qualche nome, nel campo della musica ci sono il self-proclaimed #1 music-blog Stereogum (delle cui fortune finanziarie parlavamo già qua), il corrosivo Idolator (proprietà del rampante gruppo editoriale Gawker Media), e il sempre più m-blogghesco Pitchfork (che ha fatto la strada inversa: gli mancano giusto i commenti, poi è un blog a tutti gli effetti); e i primi casi si vedono anche dalle nostre parti (l’ottimo Vitaminic, ça va sans dire).

Chi avrà ragione? Gli Apocalittici della presunta democrazia della rete o quelli della nuova professionalità amichevole che andrebbe a sostituirla? 
[niente Integrati per stavolta]

La mia impressione è che la situazione attuale sia ovviamente da qualche parte tra i due estremi, e, nonostante ai commentatori piacciano sempre i trend ben definiti e i fenomeni chiaramente individuabili, rimarrà nell’attuale limbo ancora per un po’. A deciderne le sorti saranno, come al solito, i soldi: saranno prima gli investimenti a finire (e la bolla dell’intera economia 2.0 a scoppiare; preparatevi, perchè succederà) oppure le singole posizioni strategiche a consolidarsi e a giustificare in qualche modo (economico o meno) la propria esistenza? Quando i siti inizieranno a chiudere e i contenuti torneranno ad essere accessibili nell’unica forma che finora ne ha consentito la produzione e la distribuzione (a pagamento, quindi) la situazione sarà definitivamente cambiata tanto che sarà impossibile tornare indietro, oppure si sarà trattato solo dell’ennesima, un po’ anarchica, parentesi? 
La risposta la lascio ai commentatori (aha). Quel che è certo è che gli unici che non possono essere scossi più di tanto dalla questione sono coloro che da quello che producono e che scelgono di mettere in rete non vedono (ed è giusto che non vedano) mai una lira. Come i dilettanti. O come i blogger.

giovedì, 04/01/2007

California, now we leave

Forse era solo un guilty pleasure, ma la cosa un po’ mi dispiace: The O.C. chiude.
E dire che la terza serie (da noi interrotta per ascolti troppo bassi; tutto il mondo è paese, pare) mi era pure piaciuta. Quante canzoni interessanti ci abbiamo scoperto su? (lista completa) E -più che altro- quante ne abbiamo riconosciute con quel misto di soddisfazione e dispiacere che accompagna spesso l’emersione più o meno mainstream delle nostre band? Cosa diranno le ragazzine di Save Marissa e di Savin’Coop, le petizioni online per salvare il personaggio di Marissa Cooper dalla morte che la colpisce alla fine della terza serie? (i loro siti sono splendidi, meritano una navigata) Quando ci sarà di nuovo un’altra serie adolescenziale in grado di raccogliere l’eredità di Beverly Hills 90210 e Dawson’s Creek?
Ma -soprattutto- fino a quando continueremo a guardare serie tv che raccontano in modo stereotipato la vita di inverosimili ragazzi altoborghesi che hanno la metà dei nostri anni?


Mates of state –
California (Phantom Planet cover) (MP3)

 

mercoledì, 03/01/2007

Manco regalato

Non solo Geek-a-cycle è un’idea stupida e una contraddizione in termini; è che con delle foto promozionali così brutte (altre ancora nel sito) non si venderà mai.

 

martedì, 02/01/2007

Inkiostro is nuts

Mentre, nella prima giornata al ritorno sul lavoro, riprendo confidenza con l’idea di non poter più dormire fino alle 11 di mattina e passare il pomeriggio a leggere Infinite Jest sul divano, vogliate gradire una manciata di link per cominciare bene l’anno:

_Istruttivo: Dubai is nuts.
[un po’ lento, ma poi si carica]

_Primo singolo del nuovo dei Marrdest Mouse! Sembra uscito da Good News (decisamente una buona notizia):

Modest Mouse – Dashboard (radio rip) (MP3)

_Un tizio scopre che Wal-Mart, la più grande catena di supermercati americana, vende t-shirt con un simbolo nazista, e dopo aver denunciato la cosa sul suo blog ottiene il ritiro delle magliette e le scuse di Wal-Mart. Poi c’è sempre quello che dice che i blog non servono a niente.

_I link a 11.500 videoclip su YouTube. E una volta esistevano pure le tv musicali, pare.

_Sulla stessa falsariga ma ancora meglio: i link a tutti gli episodi di South Park e a tutte le puntate del favoloso Robot Chicken scovate sui vari YouTube, DailyMotion e affini. Tonnellate di altri link qui. Ora ci vuole solo una vita di tempo libero per vederle tutte. 

_Tu quoque, PJ! Anche Polly Jean Harvey, oltre a Maximo Park, Kaiser Chiefs, U2, Paul McCartney e altri 4000, tra i firmatari dell’appello dei musicisti inglesi per l’estensione del copyright musicale dai 50 attuali a 95 anni. Un tantino spudorato e decisamente anacronistico.

_Top 13 worst slogan translations. LOL.

 

domenica, 31/12/2006

New Year’s Eve

And so when you’re down
I’ll lift you up, I’ll be the one
who’s always sure of where you are
and all the things you need to know
and when you’re tired and think the moon
forgot to shine on New Year’s Eve
just wait for me to show you

(The Apples in stereoSunndal Song)

(Già la mia canzone del 2007, da New magnetic wonder, in uscita il 7 Febbraio e già mio probabile disco del 2007)


The Apples in stereo –
Sunndal song (MP3)

 

giovedì, 28/12/2006

Visto che al cinema non c’e’ niente di decente

Pazienza
Un attimo al bagno
Ho sbagliato io
La febbra
La febbra 2
Che cazzo dico
Mobbasta

Mobbasta veramente però
Il conto
Burle
Sviste
Acqua corrente – Urgenze
Esse come Savona – Momenevado
Meglio abbondare
Urla a caso
Ahia ma sei scemo

mercoledì, 27/12/2006

Get behind me, Santa

lunedì, 25/12/2006

Il vero blogger

Si vede perchè, per il secondo anno di fila, posta anche il gorno di Natale ma non sa cosa scrivere.

[Tutto quello che avevo da dire l’ho detto nello speciale natalizio di Airbag, ottanta minuti di delirio e canzoni a tema scaricabili da qui. Buon Natale.]

 

venerdì, 22/12/2006

Inkiostro – I libri del 2006


3.
Chuck Klosterman – Il giorno in cui il rock è morto (Mondadori)

    Chuck Klosterman – IV. A decade of curious people and dangerous ideas (Scribner)

Niente da fare: dal punto di vista letterario il mio 2006 è stato segnato soprattutto dalla scoperta di Chuck Klosterman. Non è roba per tutti, il vecchio Chuck: cazzone ed egocentrico (come un blogger?), autore di interviste spudoratamente faziose a personaggi più o meno clamorosi dello star system, ed ennesimo alfiere di quei reportage sgangherati che da sempre ci rendono simpatica l'America, dà sui nervi facilmente; e se ne frega. Tra David Sedaris, Sarah Vowell e l'esistenzialismo pop del migliore Hornby, di Klosterman quest'anno è uscito in Italia il terzo libro Il giorno in cui il rock è morto e in USA la raccolta IV.
Il primo non mantiene il promesso reportage sui luoghi delle celebri morti del rock, ma è un fuoco di fila di riflessioni brillanti su musica, donne, arte e vita, arrivando (di sbieco) a risultati molto più alti di quelli che avrebbe potuto raggiungere seguendo la strada maestra. Un frammento e qualche altro dettaglio qui.
IV. A decade of curious people and dangerous ideas è una raccolta di interviste, reportage e columns pubblicate negli ultimi 10 anni su tutti i giornali su cui Klosterman ha scritto (tra i quali Spin ed Esquire). Interviste che riescono a far sembrare ugualmente interessanti Britney Spears, Billy Joel e Jeff Tweedy dei Wilco (ma in modo diverso), articoli che parlano di raduni dark a Disneyworld, crociere metal e rilievi statistici sulle cartomanti e columns che srotolano geniali teorie di cui, probabilmente, su queste pagine sentirete ancora parlare.
Le sue opere sono state definite «the perfect junk food for the soul». E c'è da abbuffarsi.

 

Compra:

Il giorno in cui il rock è morto

IV. A decade of curious people and dangerous ideas

 

 

 

2. Carlo Antonelli e Fabio De Luca – Disco Inferno (ISBN)

Nel mio mondo ideale, a scuola la Storia si studierebbe su questo libro. Completo, scritto da dio e clamorosamente ispirato, Discoinferno racconta la Storia del ballo in Italia dal 1946 al 2006, e partendo da qualcosa di presumibilmente irrilevante e classicamente leggero riesce a trovarvi la chiave per interpretare e raccontare 60 anni di società italiana come pochi hanno fatto finora. A volte si parte dalle parole dei protagonisti stessi (che sia un Primo Moroni in veste di amante del charleston, Amanda Lear, Gianni Boncompagni o Alioscia), più spesso dalla descrizione analitica e mai così rivelatoria degli spazi del divertimento, altrimenti dagli aspetti strettamente musicali sapientemente decodificati come linguaggio, per arrivare a spiegarci cose dei nostri genitori, zii, fratelli maggiori e di noi stessi qualche anno fa, oggi e forse anche in futuro, a cui nessuno ci aveva mai fatto pensare.
Ennesima, ulteriore, conferma che De Luca, già una delle migliore penne musicale italiane, per il solo giornalismo è sprecato. Ro-man-zo! Ro-man-zo!

 

Compra:

Discoinferno

 

 

 

1. A.M. Homes – Questo libro ti salverà la vita (Feltrinelli)

C'era una volta la Generazione X. C'era una volta una realtà ormai post-industriale e post-consumistica, fatta di persone che vivevano una vita dopo Dio senza nulla in cui credere, immersi in un benessere diffuso che toglieva ogni valore alle cose e alle persone.
Ci credevamo. Ma in poco tempo la cosa ha smesso di essere una novità, e perso tutto il suo fascino da naufragio emotivo è stata rimpiazzata da altro: dalla corsa tecnologica, dal villaggio globale, dal neo-spiritualismo, dai 15 minuti di celebrità garantiti a chiunque nella società dei media dopata da internet. La Generazione X è stata rimpiazzata da generazioni figlie di lettere di altri alfabeti, e ci siamo scordati che non abbiamo più nulla in cui credere.
Anni dopo, quasi dal nulla, arriva questo libro. Di tutte le persone, è proprio una secchioncella accademica newyorkese a ricordarci quello che siamo, e a prometterci che ci salverà. A. M. Homes, però, mente, e sa di mentire.
Il suo libro, invece di sanarle, non fa altro che scavare delle ferite nel vuoto pneumatico delle nostre vite; la cosa positiva è che lo credevamo ormai inscalfibile, e sentire male vuol pur sempre dire sentire qualcosa. La cosa negativa è che la sua innocenza piana che sa tanto di sadismo è il sale che rende quelle ferite davvero insopportabili.
Cara Amy Michael, questo libro non mi ha salvato la vita, nè tantomeno lo farà in futuro. Me ne ha tolta un po', invece, ma visto che non ci faccio poi molto, non è un danno grave. Mi ha dato qualcosa in cambio, però, e questa è la cosa davvero importante.
Libro dell'anno. 

 

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