oh my geekness

mercoledì, 21 02 2007

Quattro link moderatamente 2.0

_Il servizio online definitivo: Useless account.
_Addiction, vita online ed offline, i blog e i loro scopi: How to keep the everlasting blogging love
_Santamail, PickyDomains, ovviamente la Million Dollar Page ma non solo: 10 Totally Stupid Online Business Ideas That Made Someone Rich.
_Lo spettacolare video che in 4 minuti dice tutto quello che c’è da sapere sul 2.0: The machine is us/ing us.
[si capisce in questo periodo lavoro troppo?]

giovedì, 08 02 2007

Super Mario Classic

Nel corso degli anni ne ho già postata più di una, ma ogni volta che vedo cose del genere non riesco a resistere: eccovi un’imprescindibile raccolta di video del tema di Super Mario suonato su vari strumenti. Dalle ormai classiche versioni per basso solo o a cappella, a quelle abbastanza inedite per flauto, fisarmonica, sax o balalaika (!). La mia preferita, qui sotto, non è nè la più strana nè la più impressionante; ma certamente la più classica, e forse anche la più bella.

lunedì, 05 02 2007

And be buried with a Rubik’s cube

La cosa bella della sterminata collezione di cubi di Rubik di Georges Helm, interamente consultabile a questa pagina, è che molti non sono dei cubi.

[e alcuni non sono neanche di Rubik]

venerdì, 02 02 2007

Alla lunga e’ un po’ ripetititvo

La cosa più geek che abbia mai visto: Pong, the text based game.

 

mercoledì, 31 01 2007

Il web secondo il diavolo

The Devil’s dictionary è un dizionario di termini tecnologici, ma è anche «un deposito di ostilità gratuita e malcelata rabbia».
Contiene perle come:

Blogosfera: un ecosistema venefico fatto di metano, autocompiacimento e altri gas bollenti. Le uniche creature che riescono a sopravvivere nella blogosfera sono le muffe di basso livello, capaci di nutrirsi degli scarti degli altri. (#)

Web Sematico: il tentativo di applicare la classificazione decimale Dewey a un’orgia. (#)

Web 2.0: Il nome dato alla creascita tecnica e sociale e alla maturità di….oh, fanculo. Soldi! Soldi, soldi, soldi! Soldi! I soldi sono tornati! Ah ah! Soldi! (#)

E-mail: Un mezzo di comunicazione elettronico, usato principalmente per informarti che il tuo è pene è troppo piccolo. (#)

lunedì, 29 01 2007

Travelling without moving

[The circular bike, per gente che ama muoversi ma non sa dove andare.]

 

lunedì, 15 01 2007

Una volta si usava la carta igienica

giovedì, 11 01 2007

Pop (up?) music, a modo suo

[Windows XP alerts on piano]

venerdì, 05 01 2007

La produzione e’ il nuovo consumo

Tra riassunti, ricapitolazioni e classifiche di fine anno (prima) e previsioni, scenari e prospettive per l’anno nuovo (dopo), nelle ultime settimane se ne sono lette parecchie, di cazzate. Fa parte del gioco, e di solito la possibilità di tirare fuori dal cassetto la propria verve di colto e sagace commentatore vale la figura; tanto dopo qualche settimana se ne sono dimenticati tutti, e va bene così.

Tra le varie cose che mi è capitato di leggere ci sono le due lunghe e in qualche misura affascinanti analisi firmate da InformationArchitects.jp (The 50 loudest websites in 2006 and what made them successful e Internet 2007 Predictions), il plurilinkato commento di Alec Bemis su LA Weekly (The Year Blogs Got Lame, Business Got Hip and Nostalgia Was King) e la previsione di Antony Bruno su Billboard (Music biz hopes to profit from consumer content).

Come avrete forse già intuito mi sono, come capita spesso, soffermato sul rapporto tra intrattenimento (audio e video, in particolare), soluzioni tecnologiche e reti sociali. Dai vari commenti (tutti invariabilmente tanto entusiastici quanto apocalittici) emerge una contraddizione che mi ha colpito, che pone l’accento su aspetti opposti e prefigura scenari drasticamente diversi. 

Da un lato c’è una costante magnificazione di piattaforme, aggregatori o sistemi che maneggiano, valorizzano e rendono accessibile il fantomatico user-generated content, i contenuti prodotti dagli utenti. Si parte ovviamente dai blog e da tutti i servizi che ci girano intorno, si continua con il blockbuster YouTube, e si arriva a servizi abbastanza nuovi come Brightcove o iLike, che mirano a supportare (e quindi a sfruttare per monetizzarlo) l’intrinseco bisogno di contenuti connesso alla costruzione di un’identità online da parte degli utenti.

Il fenomeno, in effetti, è sotto gli occhi di tutti, e non da oggi. La cosa che fa sorridere è l’uso del termine user-generated content per contenuti che, come è ovvio a chiunque non abbia dei paraocchi, sono in realtà costituiti per buona parte da materiale che vìola costantemente le (obsolete, vabbè) norme del copyright. Pensate a YouTube ed eliminate i videoclip musicali, le trasmissioni televisive, le pubblicità, tutte le produzioni che usano musica o immagini senza pagarne i diritti, e qualsiasi rielaborazione di tutte queste cose messe insieme, e vedete se quello che rimane è davvero così interessante.

Dal’altra parte si prefigura uno scenario completamente diverso, che vede la sempre ventilata fine del fenomeno-blog (fine di cui si parla da svariati anni; di questo passo qualcuno prima o poi ci prenderà), questa volta sotto la scure degli ibridi blog/webzine che sono nati nell’ultimo anno. Si tratta di siti a metà tra blog e testate editoriali, che uniscono la piattaforma tecnologica, la velocità di aggiornamento, lo stile informale e, spesso, la parziale illegalità dei primi, con le risorse dei secondi: uno staff pagato che ci lavora a tempo pieno («Cosa fai di lavoro?» «Scrivo su un blog»), con conseguente aumento della quantità e della precisione dei contenuti. 

Per fare qualche nome, nel campo della musica ci sono il self-proclaimed #1 music-blog Stereogum (delle cui fortune finanziarie parlavamo già qua), il corrosivo Idolator (proprietà del rampante gruppo editoriale Gawker Media), e il sempre più m-blogghesco Pitchfork (che ha fatto la strada inversa: gli mancano giusto i commenti, poi è un blog a tutti gli effetti); e i primi casi si vedono anche dalle nostre parti (l’ottimo Vitaminic, ça va sans dire).

Chi avrà ragione? Gli Apocalittici della presunta democrazia della rete o quelli della nuova professionalità amichevole che andrebbe a sostituirla? 
[niente Integrati per stavolta]

La mia impressione è che la situazione attuale sia ovviamente da qualche parte tra i due estremi, e, nonostante ai commentatori piacciano sempre i trend ben definiti e i fenomeni chiaramente individuabili, rimarrà nell’attuale limbo ancora per un po’. A deciderne le sorti saranno, come al solito, i soldi: saranno prima gli investimenti a finire (e la bolla dell’intera economia 2.0 a scoppiare; preparatevi, perchè succederà) oppure le singole posizioni strategiche a consolidarsi e a giustificare in qualche modo (economico o meno) la propria esistenza? Quando i siti inizieranno a chiudere e i contenuti torneranno ad essere accessibili nell’unica forma che finora ne ha consentito la produzione e la distribuzione (a pagamento, quindi) la situazione sarà definitivamente cambiata tanto che sarà impossibile tornare indietro, oppure si sarà trattato solo dell’ennesima, un po’ anarchica, parentesi? 
La risposta la lascio ai commentatori (aha). Quel che è certo è che gli unici che non possono essere scossi più di tanto dalla questione sono coloro che da quello che producono e che scelgono di mettere in rete non vedono (ed è giusto che non vedano) mai una lira. Come i dilettanti. O come i blogger.

mercoledì, 03 01 2007

Manco regalato

Non solo Geek-a-cycle è un’idea stupida e una contraddizione in termini; è che con delle foto promozionali così brutte (altre ancora nel sito) non si venderà mai.

 

giovedì, 14 12 2006

Ditelo ai fratelli Wachowski

What code doesn’t do in real life (that it does in the movies). Applausi.

1. Code does not move
In films and television code is always sailing across the screen at incredible speeds; it’s presented as an indecipherable stream of letters and numbers that make perfect sense to the programmer but dumbfound everyone else.  I understand that to the non-savvy person the abilities of a programmer might seem amazingly complex, but do they honestly think we can read shit that isn’t sitting still?  It’d be like trying to read six newspapers flying around in a tornado. [il resto qui
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lunedì, 11 12 2006

La volpe nel grano

Sembra una cazzata ma è vero: il cerchio nel grano col logo di Firefox si vede anche con GoogleMaps.
[Qui un po’ di foto del making-of]

mercoledì, 22 11 2006

Anche tu Air Guitar Hero

Dubito che la wearable guitar shirt di CSIRO funzioni davvero. Ma anche se fosse, chissenefrega. Se avessimo voglia di imparare davvero gli assoli che air-suoniamo lo faremmo con una chitarra, no?
[interazione naturale?]

lunedì, 20 11 2006

In inglese si dice sempre ‘Play’

Grazie ad Abgely per la avermi segnalato la NESPaul, la chitarra costruita con il case dell’indimenticata storica console di casa Nintendo (il NES, appunto). Musica a 6 corde, e a 8 bit. 

venerdì, 17 11 2006

Firefox 2 – Internet Explorer 0

E’ una piccola soddisfazione, ma per un progettista web capirete che non è cosa di tutti i giorni: nelle ultime settimane tra i visitatori di questo blog la percentuale di utenti che navigano usando Mozilla Firefox ha di gran lunga superato quella degli utenti del sempre pessimo Microsoft Internet Explorer (e anche Safari ha una fetta niente male; un decimo dei visitatori ha un Mac, cose da pazzi). Percentuali assolutamente lontane dalla media del WWW, che vede Firefox attestarsi intorno al 30% e Safari intorno al 4%, con le varie versioni di IE ancora a farla da padrone. Che dire? Lo sapevo che non siete persone ordinarie.
Tutto ciò, tra l’altro, proprio nel periodo in cui assistiamo a un nuovo round dell’ormai mitica guerra dei browser, a causa dell’uscita -a distanza ravvicinatissima- delle major release sia di Internet Explorer (la 7, circa 5 anni dopo il rilascio della 6) che di Firefox (la 2).  Nonostante i passi in avanti fatti da Explorer, i commentatori sono unanimi nel considerare ancora Firefox lo strumento migliore per muoversi all’interno del World Wide Web con la massima sicurezza, user-experience e supporto degli standard. E la cosa -ma tu guarda- non stupisce neanche un po’.

Leggi il giudizio di Wired: A tale of two browsers
Leggi lo speciale di Punto Informatico: Battaglia navale tra IE7 e FF2

 

giovedì, 16 11 2006

Geeks in fashion /2

[La Diskette handbag è assolutamente splendida. Come già ribadito l’anno scorso per lancor più bella Keybag, voglio qualcuno a cui regalarla. A quando la versione maxi con i mitici floppy da 5 e 1/4?]

venerdì, 10 11 2006

Si’ che ci credete

Ci credete che quando ho visto la Pac-man chart ho riso come un cretino per mezz’ora?

martedì, 07 11 2006

Geeky Tuesday

1. Internet soul portraits. Anche i siti hanno un’anima.
[E non fosse per le URL che riportano il nome del sito, indovinare anche i soliti noti non sarebbe esattamente banale.]
2. Guess the logo. Ho fatto un punteggio da schifo.
[Li vedi decine di volte al giorno, eppure non li guardi. Non che serva davvero a qualcosa farlo, ma non so, è un po’ inquietante]
3. Abusing Amazon Images. Chamatelo generatore.
[La prima domanda è come abbiano fatto a scoprirlo, e quanto ci abbiano messo a capirne la sintassi. Quello che ne esce fuori, poi, è Computer Art. A modo suo.]

lunedì, 06 11 2006

Urra’ per Scottbert

Non era esattamente una notizia da prime pagine dei giornali: un cartoonist di culto viene colpito da una malattia rara, pittoresca e piuttosto sconosciuta, che non compromette in alcun modo il suo lavoro nè mette a rischio la sua vita, ma la rende solo un po’ più difficile. Nel mondo dei media, una notizia di scarso interesse. Nel personalissimo universo dei miei punti di riferimento culturali, invece, la notizia che Scott Adams, autore e creatore di quell’imprescindibile manuale di cinismo lavorativo che è Dilbert, era stato colpito, un anno e mezzo fa, da una grave forma di disfonia spastica era una di quelle cose che non lasciano indifferenti.
La disfonia spatica è una malattia bizzarra, di origine neurologica, a causa della quale, di punto in bianco, la parte del cervello preposta al controllo della parola dà forfait, e molte delle attività connesse col parlare diventano un’impresa. Nei casi più gravi, come quello di Adams, in certi contesti (tipo quando c’è del rumore di fondo, oppure al telefono) diventa impossibile parlare, la voce non viene fuori; eppure negli stessi contesti si riesce a cantare, ridere o parlare in rima, e in altre situazioni (ad esempio quando si è da soli), la voce funziona normalmente. Una malattia quasi comica, non pericolosa ma estremamente fastidiosa e socialmente devastante, per cui non c’è cura, a parte iniezioni palliative di botulino sulle corde vocali che consentono di arrivare a sussurrare, e che è difficile da comprendere in tutte le sue sfumature. Semplicemente, in certe situazione si diventa muti, ed è per sempre. 
Oltre ad essere un lettore quotidiano delle strisce di Dilbert, a volte mi capita di fare un giro sul blog di Adams, in cui l’autore spesso racconta scampoli della sua vita quotidiana e, di conseguenza, della convivenza con una malattia tanto invadente. Qualche giorno fa Adams ha scritto uno splendido post, intitolato Good news day (che vi consiglio di leggere), in cui ha annunciato che, grazie a un lungo periodo di esercizi e grazie ad un’incredibile forza di volontà, è riuscito dove tutti gli altri hanno fallito e ha recuperato la propria voce. Il modo e la sincerità in cui lo racconta nel suddetto post sono davvero commoventi. E’ bello vedere che qualche volta l’impossibile accade. E che, qualche volta, si può mettere da parte il cinismo ed esserne genuinamente contenti.

lunedì, 30 10 2006

Giuro che in caso mi iscrivo in palestra

Il creatore di Tetris weighlifting, l’esperimento di Enterteinment fitness in cui i pesi sono anche un controller per giocare a Tetris, è ufficialmente il genio dell’anno.

giovedì, 26 10 2006

Il mio divano fa 13 punti

 

[Wordplay installation di Stephen Reed, all’ufficio di Bloomberg di Londra]

mercoledì, 18 10 2006

Berryserfs

Nel nome di un sacrosanto Di questo passo dove andremo a finire, Michele mi segnala che il nostro Douglas Coupland, come potete agilmente scoprire navigando qui, è diventato testimonial del Blackberry.
Coupland (il cui ultimo romanzo JPod -su cui mesi fa ho scritto un post di cui sono molto fiero- è appena uscito in Italia) fa bella mostra di sè in una serie di pagine che magnificano le capacità dello smartphone più stronzo di tutti i tempi, da sempre simbolo del businessman cool e pieno di soldi che non deve chiedere mai.
Certo, la Blackberry è canadese e Coupland ci tiene a difendere i tesori nazionali, e certo, il modello che Coupland pubblicizza (il Pearl) rappresenta un tentativo di raggiungere il ricco e sterminato mercato degli utenti consumer; si tratta, però, di attenuanti minime di fronte all’associazione coatta di un nome da sempre alfiere di un modo altro di guardare alle tecnologie con quello dell’oggetto che ormai simboleggia più di tutti il potere economico più chiuso ed esclusivo.
[Chè, poi, per dire, io non l’ho ancora capito quanto costa, in Italia o in USA, un Blackberry (e, soprattutto, il suo abbonamento)]
Si vede anche dalle piccole cose: lo stiamo perdendo.

mercoledì, 11 10 2006

Seeeeeriously cool

Nonostante l’ambiente in cui lavoro si possa al meglio definire ‘spartano’, devo dire che non ho di che lamentarmi; d’altra parte, però, a guardare questo 10 seeeeeriously cool workplaces non si può evitare di essere rosi dall’invidia. Highlights: lo scivolo per muoversi da un piano all’altro (alla Red Bull, Londra), la stanza in cui tutte le pareti sono un’unica, enorme, lavagna bianca (al Mindlab del Ministero dell’Economia danese), l’inverosimile fabbrica pulita e luminosa della Volkswagen di Dresda e il Googleplex, tutto. E quando divento miliardario e ho un po’ di tempo libero mi faccio l’ufficio interamente di Lego, giuro.
[le riflessioni sul fatto che ambienti piacevoli siano solo il contentino per costringere i dipendenti a lavorare di più e con contratti sempre meno garantiti le lascio a voi]  

martedì, 10 10 2006

Si fa presto a dire ‘virtuale’

[What the internet really looks like. Ferro, circuiti, cavi.]

lunedì, 09 10 2006

Puro genio

La puntata di South Park dedicata a World of Warcraft, il più celebre tra i Massive Multiplayer Online Role-Playing Game, è probabilmente la migliore di sempre. La trovate qua, intera e ovviamente in inglese.