oh my geekness

lunedì, 23 01 2006

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Questione di fiducia
Devo dire la verità: anni di allarmismi poi caduti nel nulla e di atti risolutivi che, a conti fatti, hanno solo finito per stimolare la ricerca e il continuo miglioramento delle tecnologie digitali e del libero scambio di contenuti mi hanno fatto pensare all’ennesimo grido d’aiuto pronto a rientrare nel giro di qualche mese. Poi, dopo averne continuamente letto in giro (tipo qui) e dopo aver visto il bello spot informativo realizzato da quelli di www.no1984.org (un nome che è tutto un programma), devo dire che la questione del Trusted computing, fino a qualche tempo fa nota con il termine Palladium, sta cominciando a preoccuparmi. Perchè si parla di controllo, e si parla di hardware, e le due cose insieme mi fanno temere un futuro cupo. Leggete e informatevi, e ditemi se sono solo io o se, nel silenzio mediatico più totale, questi ci stanno davvero scavando la tomba.

mercoledì, 04 01 2006

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Mi scappa proprio un post a punti
_Oh my geekness: la sciarpa di Super Mario 3 e la borsa di Space invaders. Entrambe fatte a mano. Super-geek!
_Leonardo (per i neofiti: uno dei migliori blogger di sempre, senza se e senza ma) è tornato dal futuro. Yipee!
[a me piaceva anche nel futuro, ma devo ammettere che ultimamente avevo perso un po’ di pezzi]
_Davanti a questo computer si gela: forse lo scalda-piedi USB potrebbe darmi una mano. (grazie Fio)
_Il video delle indie-yuppie stars Clap you hands say yeah che suonano In this home on ice da Conan O’Brian. E’ il mio pezzo preferito del loro disco, ma qui è un po’ deludente. Non era esattamente il loro ambiente, mi sa.
_Degli Italian Blog Music Awards egregiamente condotti da Luca ‘Cabal’ Castelli (e vinti rispettivamente dai Baustelle e da….me) non ho finora scritto nulla perchè aspettavo di avere prima qualcosa di intelligente da dire. Non ce l’ho, mi sa, e a parte un imbarazzatissimo grazie non so davvero che altro dire. Se questo è il miglior blog italiano siamo messi davvero male, però..
_Un interessante articolo di Business Week sullo straordinario successo di Myspace. Il succo è questo:
The real mystery is whether MySpace did any of this on purpose. To a Web professional, it looks like something of an accidental success, with features piled on top of features, and no visible evidence of a master plan behind them. A me è sempre sembrato un goffo giochetto con poco e nessun appeal, e sono uno dei tanti che non ne capisce il successo. Chi di voi ne ha uno me lo spiega?
_Concludiamo con una notizia seria: una donna ha sposato un delfino. Mi sembra di essere a Studio Aperto, che bello.

giovedì, 22 12 2005

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Super Marimba Bros
La versione in tapping su basso a 11 corde rimane inarrivabile, ma anche questo medley di tutti i temi del primo indimenticabile Super Mario Bros suonati a 4 mani con la marimba ha un suo perchè. In ogni caso, propongo un’onoreficienza per il suo compositore.

mercoledì, 30 11 2005

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Unità di archiviazione di ieri e di oggi /2



[l’hard disk esterno modulare a forma di mattoncino Lego è -ovviamente- una meraviglia. Altrettanto ovviamente, il sottoscritto ha comprato un banalissimo hard-disk esterno standard non più di un paio di mesi fa]

venerdì, 25 11 2005

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Pirati di ieri e oggi
Mi hanno mandato Monkey Island via mail.
[il gioco. intero.]

venerdì, 25 11 2005

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Unità di archivizione di ieri e di oggi

[il blocco per gli appunti fatto con un dischetto da 5’25". Da qui]

martedì, 15 11 2005

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Huge buzz for iPod gizmo


[non è tanto quello che iBuzz fa (ooooh, un vibratooore!); è che, dannazione, lo fa a ritmo]

venerdì, 28 10 2005

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Oggetti del desiderio

[Brixpod, il porta iPod shuffle di Lego. Da qui]

venerdì, 21 10 2005

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E non so cosa sia più vintage



[Un mellotron fatto con 13 walkman. Un giorno lo faranno con gli iPod. Ma non sarà la stessa cosa.]

mercoledì, 19 10 2005

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WYGIWYGAINUC
Stavolta sono con Jakob Nielsen: il WYSISIG (What You See Is What You Get, ovviamente), una delle più grandi truffe della storia dell’interazione uomo-macchina -nonchè una visione estremamente limitata di ciò che conta in un’interfaccia ben fatta- è destinato a morire presto. Secondo il guru di UseIt il classico paradigma verrà soppiantato dalla Results-oriented User Interface, un concetto che a parole sembra fighissimo ma che, essendo ispirato al funzionamento della prossima versione di Office, rischia, nei fatti, di essere poi applicato poco e male. Alla fine, tanto, il succo sarà sempre lo stesso, WYGIWYG: What You Get Is What You Get.

lunedì, 17 10 2005

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I leccaméle
Lo saprete già: la settimana scorsa la Apple ha presentato l’iPod video. Nonostante si tratti di un prodotto già superato e con caratteristiche tecniche abbastanza ridicole (come ha spiegato nei dettagli Suzukimaruti), la notizia è stata rilanciata dalla stampa con la consueta esaltazione che da anni accompagna ogni ruttino di Steve Jobs. Non so voi, ma io è da un po’ che mi sono stufato dell’hype esagerato che circonda il lancio di ogni prodotto (persino un mouse) della casa di Cupertino. E, a leggere il grande editoriale di Jack Shafner su Slate, non sono il solo:

The inordinate amount of attention paid to Apple’s launches must be, in part, a function of the company’s skill at throwing media events, stoking the rumor mills, and seducing the consuming masses. All this, plus the chatter-inducing creativity of Apple’s ad campaigns, and its practice of putting its machines in pretty boxes make writing about Apple products more interesting than assessing the latest iterations of the ThinkPad or Microsoft Office.

The Apple Polishers è un’analisi lucidissima del fenomeno di vassallaggio mediatico che da anni la Apple è riuscito ad ottenere per i suoi prodotti. Merita la lettura.

giovedì, 29 09 2005

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Mattoncino su mattoncino

Tempo fa, segnalavo che la Lego è in crisi. Come soluzione per evitare la chiusura dell’azienda che ha creato uno dei simboli chiave del ‘900, da parte mia suggerivo una ritargettizzazione del prodotto in direzione adulta per venire incontro allo sconfinato amore che molti di noi grandi, dopo averlo maturato nel corso dell’infanzia, provano ancora nei confronti
dei meravigliosi mattoncini binari. Detto, fatto: News.com riporta ora che la compagnia danese degli amati mattoncini non solo ha lanciato il servizio Lego Factory, grazie a cui chiunque può progettare i propri modellini e farsi spedire i pezzi per costruirli, ma ha accolto di buon grado persino le pressioni delle comunità organizzate degli appassionati per rendere il servizio meno costoso e più flessibile. Un deciso cambio di rotta che sicuramente darà i suoi frutti.

A latere, nello stesso post, chiedevo: «Ma poi: voi dite i Lego o le Lego?». Dai commenti non è ovviamente emersa una risposta uniforme, ma quel che è certo è che un dilemma simile esiste anche nei paesi anglofoni. Tanto che l’azienda ha pubblicamente invitato tutti gli appassionati a riferirsi ai suoi prodotti con il termine Lego Bricks o Lego Toys e non con il più diffuso Legos. Un problema d’identità che fa un po’ tristezza, e che dimostra bene che da parte dell’azienda danese non sono tutti rosa e fiori. Alla fine, chiamateli come volete, ma i Lego sono tornati.

giovedì, 29 09 2005

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Geeks in fashion

[Si chiama Keybag. Voglio qualcuno a cui regalarla]

giovedì, 22 09 2005

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E Hendrix doveva usare persino i denti
David Merrill, ricercatore del MIT, ha progettato un sistema di controllo facciale per suonare una chitarra e (più che altro) controllarne gli effetti. Se un sistema del genere prende piede (neanche tra mille anni, ritengo), siamo destinati a vedere durante i concerti i musicisti che fanno le smorfie davanti a dei prioiettori?
[sarebbe divertente, in realtà. anni di pose maledette buttati al vento..]

martedì, 20 09 2005

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Wanted dead or alive

Esatto, quello qua sopra sono io. L’identikit è frutto di un paio di deliranti ore di lavoro nel weekend con Ultimate Flash Face,
una delle web-app più potenti e versatili in cui mi sia mai imbattuto. Non so bene come ci sia riuscito, ma la somiglianza raggiunta (giudicate voi) è assolutamente inquietante.
[attenzione, questo link rischia di farvi perdere il resto della giornata. non mi ritengo responsabile, eh]

venerdì, 16 09 2005

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Design…superiore?

Perchè il design dell’iPod è percepito da tutti come perfetto e pulito? E’ un design bellissimo per un ottimo prodotto, nulla da dire, ma perchè è riuscito ad assumere un valore iconico tale da essere ormai comunemente indicato come l’esempio di design superiore? Un brillante post di Gizmodo fa un’ipotesi ardita che più ci penso più mi convince. E che farà inorridire gli iPoddari fondamentalisti, temo..

venerdì, 16 09 2005

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Mica solo il sorriso è un’enigma
Questa Monna Lisa qua sotto ha qualcosa di strano…ma di cosa è fatta?
[Cliccaci sopra per capirlo -forse]


[Ulteriori spiegazioni qui]

giovedì, 08 09 2005

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Che musica farebbe un cd se potesse suonare da solo?
Glitchtronica minimale, pare.

giovedì, 08 09 2005

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Dalle mie parti si dice che hai il raspino
«Rokr» è un verso che mi evoca concetti come tosse, catarro, raucedine, sciroppo. E invece. La musica nel cellulare sarebbe una rivoluzione?
[molto meglio il Nano, anche se a me evoca un’idea di fragilità difficile da scacciare. Come al solito ci si riempe la bocca con la parola rivoluzione, anche quando -come in questo caso- si continua a girare intorno alle solite vecchie (buone, certo) idee]

giovedì, 01 09 2005

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Favachè?
Probabilmente non l’avrete notato (e se per navigare usate Internet Explorer probabilmente potreste non notarlo mai), ma da un paio di giorni anche inkiostro ha la sua favicon. Cose che ti cambiano la vita.

mercoledì, 24 08 2005

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Se i soldi non fossero un fattore rilevante
Pitchfork sarà anche la webzine più antipatica del pianeta, ma quando il suo staff ci si mette è davvero tra i migliori a fotografare lo zeitgeist musicale, indipendente e non. L’articolo The Chumbawamba factor parte dall’intervista a Big Champagne -società specializzata nell’internet survey e, in particolare, nello stilare in modi più o meno fantasiosi la classifica delle canzoni più scaricate della rete- per dipingere un lucidissimo ritratto della situazione attuale e delle possibili evoluzioni del mercato discografico. Se si accettano le premesse di Big Champagne, studiando i flussi e le configurazioni seguite dal peer to peer e dal download legale è davvero possibile «assistere a quello che gli ascoltatori farebbero con la loro musica se i soldi non fossero un fattore rilevante». Bellissimo a dirsi, comodo a viversi (troppo?) ma più complicato di quanto sembra come fenomeno da valutare. Le conseguenze sono affascinanti e al contempo terrorizzanti: le library navigabili, gli audioscrobbler, i blog e i myspace creano geografie complesse di ascolto che tanto arricchiscono la personalità, le conoscenze e il gusto di chi entusiasticamente ne fa uso quanto sono rivelatrici di preziosissimi dettagli personali. In parole povere, per le ricerche di marketing sono una miniera d’oro di informazioni a costo zero. Inevitabile evoluzione della specie o Grande Fratello delle hit a tavolino anche nel mondo della musica indipendente?
Per la risposta è ancora troppo presto. Chi è pronto da tempo a profetizzare la fine dell’industria discografica as we know it, però, potrebbe ahimè essere costretto a fare un passo indietro.

giovedì, 18 08 2005

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Pimp my case



Per quanto mi riguarda è un dato di fatto: i computer sono brutti. Il case di un normale PC è in media un monolite di qualche decina di centimetri tra il grigio e il bianco sporco, con un paio di lati arrotondati che vogliono sdrammatizzarne le forme ma finiscono per renderlo un oggetto ancora più brutto e serioso. Il fatto che finora pochissimi (tra questi, ovviamente, la Apple) abbiano pensato a dargli un aspetto più gradevole non finisce di stupirmi, soprattutto vedendo quanto i designer si sbizzarriscono per praticamente ogni altro genere di elettrodomestico o artefatto tecnologico (avrei due paroline da dire a chi ha progettato il telecomando del mio videoregistratore..). Ma perchè sto parlando dell’aspetto dei case dei computer sotto l’immagine di un’enciclopedia? Ci potete arrivare, dai…
[e l’ha fatta un italiano!]

venerdì, 12 08 2005

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Se fai un post per punti bla bla bla
_Il tempo fa schifo, io sto per partire per 4 giorni, la prossima settimana in teoria sono in ferie e dovrei essere in 3 posti contemporaneamente che distano almeno 300 chilometri l’uno dall’altro. Chi trova l’incongruenza vince una bambolina.
_Niente di nuovo in Vista. O sì? Qua l’anteprima dell’aspetto che avranno icone del nuovo sistema operativo di casa Microsoft che impareremo ad odiare. Per motivi di affetto (?) personale mi colpisce molto il cambiamento del cestino.
_Vogliate gradire una decina di cover performate dai Belle & Sebastian. E se non sapete il tedesco, cliccate un po’ a caso come ha fatto il sottoscritto e vedete che il link diretto lo recuperate.
_Se durante la prossima settimana (lunedì pomeriggio, per dire) vi capita di imbattervi nella mia voce su Radio 2 Rai, niente panico; è un virus che ha avuto una certa diffusione da queste parti. A breve -forse- passa.
_QP, non gliela puoi fare. Tempo un paio di mesi che hai cambiato blog, e pure questo si è trasformato in un troiaio sibarita. Suggerisco di registrare subito il dominio.
_Quella dell’uomo morto mentre scopava con un cavallo la sapete già, immagino. Più che la faccenda in sè (che vabbè), è più interessante capire come sia possibile parlarne senza scadere subito sul volgare o sul sensazionalistico. Un po’ di cose qui e qui.
_La copertina di Cripple Crow, nuovo disco di Devendra Banhart, è una delle cose più brutte in cui mi sia capitato di imbattermi ultimamente. Un po’ come il disco, in effetti.
_Uno di quei link che fanno tutti tanto contenti: Encyclopedia of lesbian movie scenes. Assai completa, pare. Da queste parti si ricorda sempre con affetto (?) quella di Mulholland Drive.
_A Castellina, a Castellina! Da stasera per 4 giorni musica e altro tra i colli toscani. Tutte le info qui. Ci vediamo là, e dato che non credo avrò a portata alcun dispositivo connesso a internet, ci si risente non prima del 16.

martedì, 28 06 2005

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E che non vi salti in mente di mangiare le palline giganti
Proprio nei giorni in cui scopro l’esistenza di quella che è probabilmente la più assurda retroconsole mai concepita, il Nintendo Virtual Boy (grazie a Michele), ecco un quiz che ci fa perfettamente il paio :
What Pre-1985 Video Game Character Am I?

What Video Game Character Are You? I am a Pacman Ghost.I am a Pacman Ghost.

I like to hang around with friends, chatting, dancing, all that sort of thing. We don’t appreciate outsiders, and do our best to discourage others approaching us. I enjoy occasionally wandering around randomly, and often find that when I do so, I get to where I wanted to be.
What Video Game Character Are You?


E in onore del risultato che ho ottenuto (e per farmi perdonare per il ritardo), oggi doppia razione di giochi: beccatevi un flash con il leggendario Pacman originale.

lunedì, 20 06 2005

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L’afterhour di progettazione
L’afterhour di progettazione se ne frega che siano le 10 di mattina o le 9 di sera, una domenica di Giugno o una caldo pomeriggio bolognese; lui comincia con una specie di volontà propria, e da quel momento non c’è virtualmente modo di fermarlo. Dell’afterhour di progettazione non puoi scrivere se non a notte fonda, quando ogni presunzione di produttività è ormai andata e serve solo una scusa per sottrarre altre ore al sonno, chè ormai ci si è abituati al famigliare sentore di neuroni morti dentro la testa. L’afterhour di progettazione vive di caffè e sarcasmo, e di 4 persone chiuse in una stanza tutto il giorno tutti i giorni, a tentare di salvare capra e cavoli dove la capra è progetto di vita e i cavoli sanità mentale. Io sono quello nell’angolo (tu guarda) vicino alla finestra, con i muscoli del collo contratti mentre fissa lo schermo con sguardo assassino e dentro la testa ha il ritmo di un pezzo cadenzato e ripetitivo tipo Lali Puna. Ogni tanto -quasi a turno- ci alziamo in piedi in preda a un’intuizione che nei secondi successivi gli altri faranno di tutto per demolire, scarabocchiando sui fogli a righe schemi un minuto dopo già incomprensibili, il cui potere descrittivo è dato dal mai tanto sottile collegamento tra retorica e plausibilità. Intanto al pian terreno i bambini dell’asilo fanno oh, dall’altra parte del muro un aspirante chitarrista tenta di imparare a suonare Andy Warhol, ci si (s)conforta a vicenda parlando della vita di chi ne ha una e le scadenze perdono consistenza e cambiano natura sempre qualche giorno prima della loro effettiva occorrenza. Dell’afterhour di progettazione non posso far altro che lamentarmi; eppure non si può dire che non mi piaccia. Come avrete capito, probabilmente il problema di tutto sta proprio lì.