Miscellanea

mercoledì, 23 04 2003

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Il Patrono di Internet che poi non è santo
Come dice anche il Corriere offline di oggi, è finito il referendum per proporre un nome per il ruolo di Santo Patrono di Internet. In testa è tale Beato Giacomo Alberione, che, come evidente, non è ancora santo. Lo trovo molto appropriato.
[Qui tutte le spiegazioni]


martedì, 22 04 2003

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The cocoon surrounds me /embraces all
So che sono già abbastanza fortunato a non avere un lavoro a cui dover tornare dopo la pausa pasquale, e che lo sono doppiamente per non avere nemmeno esami imminenti, quindi non dovrei lamentarmi (è la cosa in cui sono più bravo, lamentarmi). Ma, sia chiaro, questa non è una lamentela, è una constatazione: questo ritorno tra i colli del Montefeltro, in visita a casa dei miei, è un momento di stasi più faticoso che rigenerante.
A parte i doverosi e piacevolissimi momenti conviviali, le rassicuranti chiacchiere parentali e le passeggiate in giardino, è come essere in un bozzolo. Leggo, guardo film, ascolto musica, bloggo; sono qui da 4 giorni e mi sembra un mese. Sto rileggendo -per la terza volta- The Hours di Michael Cunningham, un piacevole perdersi in parole ben intarsiate che migliorano ad ogni lettura, dopo aver finito ieri notte Denti Bianchi di Zadie Smith (bello, ma credevo meglio). Fatico su voluminosi tomi di HCI alla ricerca di una buona idea per la tesi (sono molto apprezzati i suggerimenti, grazie), ma non vado molto lontano. In compenso il sottofondo musicale è di quelli buoni: Ogni cosa che vedo dei La Crus non mi ha deluso (prossimamente il mio parere), Dove sei tu di Cristina Donà è discontinuo ma nasconde delle perle, l’ultimo dei White Stripes è un ascolto piacevole e i Postal Service stanno gradualmente entrando nel mio DNA. La sensazione di essere altrove è rafforzata dai film che mi ritrovo a vedere: solo ieri i favolistici Chocolat e La città incantata, l’ultimo film di animazione del maestro Miyazaki, una fantasmagoria di esseri e situazioni assurde che ha più di un debito con Alice nel paese delle meraviglie. Magari stasera mi guardo qualche mattonazzo neorealista per riequilibrare.
Poche le cose previste per i prossimi giorni: una reunion con la mia vecchia band per una serata che spero delirante, un paio di concerti che spero degni e il ritorno a Bologna, che spero romperà il bozzolo. Non lo so mica se ne uscirò bruco o farfalla, però.



martedì, 22 04 2003

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La citazione
Ho un solo rimpianto nella mia vita: non essere un altro. (Woody Allen)
Geniale.


lunedì, 21 04 2003

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L’angolo della musica intellettuale
Una volta ogni tanto fate fare anche a me il FFWD della situazione: ho scoperto un paio di gruppi niente male. In uno straordinario club a pochi passi dal centro di Bruxelles, l’Ancienne Belgique, ho assistito a due concerti di musica strumentale che mi hanno colpito.
Un batterista che sembra un metronomo vivente, un bassista che si sente esattamente quando deve, un tastierista che è come se non ci fosse: questi sono i Radian, singolare trio austriaco che combina musica suonata e musica elettronica come pochi sanno fare. Il post-rock è ben dietro le spalle, la musica dei Radian è un tappeto sonoro tenue e sincopato, che gode dei vuoti quanto dei pieni; il riferimento più ovvio sono i Tortoise, nel cui studio è stato realizzato l’ultimo cd della band, ma qui siamo ben oltre. Straordinari live, anche se probabilmente poco significativi su disco, essendo il loro merito maggiore la commistione di elettronica e musica suonata.
Gli Hangedup sono un duo canadese di violino e batteria. Dimenticate le suggestioni cameristiche dei Rachel’s o le romantiche derive dei Dirty Three, qui siamo più dalle parti del punk; violino e batteria si rincorrono in cavalcate furibonde ed esaltanti, scambiandosi costantemente il ruolo di solista e creando un muro di suono davvero imponente. Compagni di etichetta e gruppo spalla degli incensatissimi Godspeed you black emperor, gli Hangedup raggiungono un’intensità prepotente e ineludibile, cineticamente complementare a quella creata dai loro più illustri concittadini. Peccato che alla lunga le melodie del gruppo siano un po’ monotone, e che soffrano di una certa mancanza di idee, in particolare nei momenti lenti. Ma si faranno (e si faranno bene), ne siamo sicuri.



domenica, 20 04 2003

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Laconico
Buona Pasqua.

sabato, 19 04 2003

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Allora era vero
E’ ufficiale, Nick Cave è tra i nomi sicuri che saranno al concerto del 1 Maggio in Piazza S. Giovanni a Roma. Tra gli altri Carmen Consoli, Daniele Silvestri, Marlene Kuntz, Cammariere, Planet Funk.
Mio Dio.
Devo andarci, se non altro per vedere come sarà…



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sabato, 19 04 2003

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Audi-Oh!
Quando si dice che la buona musica fa godere…forse si intende chi l’ascolta con questa cosa.
E’ una follia. Devo averla.
(segnalata da Carlo)



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sabato, 19 04 2003

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Invisibile
Ieri, in treno, ho incontrato per caso una conoscente di poco conto. Nonostante avessi ben 3 giornli da leggere, la suddetta ha tentato per tutto il viaggio di distogliermi dalle mie letture per tediarmi con i dettagli tecnici sulle colture di batteri usate negli OGM (giuro). A un certo punto, per nessun motivo particolare, mi è venuta in mente una canzone dell’ultimo cd di Cristina Donà, Invisibile, e la mia bocca si è aperta in un sorriso. Ecco, quando una canzone riesce a riempirti così anche in un momento di noia e disinteresse, allora vuol dire proprio che è una grande canzone.

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venerdì, 18 04 2003

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Oggi no, non succede più
Ai miei tempi, che non era poi molto tempo fa, nessuno si preoccupava della mostruosa violenza tramessa dalla tv. In Tom e Jerry i protagonisti venivano squartati una volta sì e l’altra pure, nell’Uomo Tigre scorrevano fiumi di sangue e Twin Peaks del maestro Lynch trasmetteva in prima serata omicidi e perversioni di provincia con una crudezza ed un’innocenza che ci inquietava. Oggi no, non succede più, ci sono un sacco di codici di autoregolamentazione. E non li vìolano mai, no davvero…

venerdì, 18 04 2003

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Domani i blog potrebbero morire?
Un editoriale di Giuda.it su Punto Informatico. So che non sono molto preciso, ma c’è qualcosa -anzi, più che qualcosa- che non mi convince. Attendo l’inevitabile dibattito, ora ho troppo sonno per argomentare.

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venerdì, 18 04 2003

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The district sleeps alone tonight
Il blogger notturno questa sera dorme solo, perchè così vuole la contingenza. Qualcuno gli richiede post del genere, e lui è tutto contento, rientrando da notte brava, di poter esorcizzare tutti gli spettri passati e presenti con una bella bloggata notturna. Well, I was the one worth leaving, cantano i Postal service, in una canzone che stasera è la mia.
Un compleanno, una festa. Come mille altre, non fosse per la bella atmosfera, per l’ottimo cibo, e per la simpatica visita della polizia che, a mezzanotte appena passata, ha regalato ai presenti una bella multa da 50 euro per schiamazzi notturni. E dire che, molte altre volte, la casa aveva rischiato di crollare dal rumore, e le casse bombavano gli Smashing Pumpkns come neanche a metà degli anni ’90. E invece stasera i Nine Inch Nails erano pure a basso volume, e c’era poca gente -poca ma buona, come si dice- eppure i simpatici vicini -che domani, sospetto, non troveranno le gomme dei propri mezzi di locomozione integre- hanno infierito con l’elasticità di dei gerarchi fuori epoca. Tra qualche mese saremo anche noi costretti nelle gabbie del mondo del lavoro, delle 8 ore al giorno, dell’oggi non posso permettermi di dormire un’ora in più. E allora lasciatecela dormire finchè si può, no?


giovedì, 17 04 2003

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Ascoltare un blog
Sto ascoltando la trasmissione di Polaroid su Radio Città 103. Singolare sensazione, quella di ascoltare un blog. Ed esaltante, quando la trasmissione inizia con le parole di uno dei tuoi scrittori preferiti, Douglas Coupland, lanciando subito dopo un pezzo live di uno dei tuoi gruppi preferiti, i Notwist, dal concerto di New York alla Knitting Factory di due settimane fa, messo online da Ugo. Piccolo il mondo.


giovedì, 17 04 2003

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L’ultimo valzer
Negli anni ’90, in Italia, c’era una straordinaria rock band chiamata Scisma. Sei elementi, incommensurabili intrecci di chitarre elettriche e pianoforti, due voci a fondersi e distinguersi, testi illuminanti e visionari, lirici e poetici, e molto di più. Gli Scisma sono stati la miglior rock band italiana degli anni ’90. Parlo al passato perchè, dopo due album bellissimi (Rosemary Plexiglas e Armstrong), lo scarso riscontro di vendite e le divergenze artistiche interne hanno portato al loro scioglimento. Le cose belle finiscono, ma in questo caso c’è un ultima, imperdibile, opportunità: dopo 3 anni dal loro scioglimento, gli Scisma hanno deciso di regalare ai loro fan un ultimo concerto. Scisma, the last waltz avrà luogo il 10 Maggio al Flog di Firenze. Semplicemente imperdibile, e questa volta non è una frase retorica.
[Qui una pagina sulla band, qui una pagina creata in occasione per l’evento]


giovedì, 17 04 2003

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I passi della passione
Sergio Ferro
è un pittore e architetto brasiliano, da qualche anno trapiantato in Francia. A Notre-Dame-de-la-Treille, a Lille, mi sono imbattuto la sua versione della via crucis, Le pas de la pasion, e ne sono rimasto folgorato. Classico, quasi rinascimentale per qualche verso, post-moderno e decostruttivista per molto altro; potrei continuare ad infilare sterili etichette, ma non arriverei comunque a trasmettere la sua intensità e la magnificenza dei suoi 14 quadri. Plasticità e fisicità che si disgrega lungo la via crucis, una vergine che piange fino a sciogliersi, ferite e cuciture nella tela come ferite e cicatrici nel corpo e nell’animo. Una scoperta folgorante, quasi violenta.
Online ho trovato solo questa pagina, ma riproduzioni così piccole non rendono giustizia a quadri così belli. Un solo consiglio: se capitate da quelle parti non perdeteveli.


mercoledì, 16 04 2003

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Overdose
Ho appena finito, dopo circa 4 ore, di leggere i post dell’ultima settimana nei miei daily blogs. Mi gira la testa.

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mercoledì, 16 04 2003

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Da dove cominciare?
E’ quello che mi sto chiedendo. Da dove cominciare a raccontare? Dalla maestosa tridimensionalità della Grand Platz di Bruxelles o dall’Impero della luce di Magritte? Dal Mont des Arts o dai canali di Bruges? Dalle rovine dell’abbazia di Villers o dalla selvaggia vita univeristaria di Louvain-la-neuve? Dal mercatino del pesce sul mare del Nord di Ostendee o dal futuristico quartiere di Lille-Europe? Da quella meraviglia medievale che è Gand o dalla cattedrale di Anversa? Non lo so, ho davvero fatto il pieno di luoghi in questa settimana, e temo mi ci vorrebbe un giorno solo per raccontare le cose che ho visto. E ancor di più per raccontare quelle che ho vissuto: degli allucinanti party dei cercle, delle ineffabili birre belghe, delle poche (pochissime) ore di sonno, delle tante persone conosciute che non rivedrò mai più, di quelle che invece rivedrò, delle friterie, dell’Ancienne Belgique, di radio Studio Brussel, della dipendenza da Routard, di conoscenze finlandesi, algerine o alaskiane, di esaltanti conversazioni in un improbabile francese, di un incidente d’auto alle 4 del mattino, due ore prima del ritorno, a 60 Km di distanza dall’aeroporto e della conseguente generosa trasfusione di denaro nelle tasche di un (peraltro gentile) tassista. Troppe cose da raccontare, poco tempo per farlo; temo vi dovrete accontentare di questo lacunoso elenco.
Per il resto voglio solo dire un grazie enorme a due amici per l’impagabile ospitalità.


martedì, 15 04 2003

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I’m back
Da un paio d’ore sono a casa. Mi sono cucinato qualcosa, ho fatto una doccia e ora sono al computer. Devo ammetterlo: morivo dalla voglia. Contrariamente alle mie previsioni, infatti, questa vacanza è stata completamente offline: non ho visto un computer neanche da lontano, non ho controllato la posta, nè mi sono messo a cercare un Internet point. Non l’ho fatto per scelta, è capitato, ma devo dire che non mi dispiace. E’ stata quasi una prova di sopravvivenza, e a quanto pare l’ho superata.
Ora, però, urge una dormita storica. Sono in piedi da una trentina d’ore consecutive, e in mezzo ci sono stati (almeno) un migliaio di chilometri, 9 città diverse, vari pasti la cui configurazione alimentare ha lasciato il mio stomaco molto perplesso, un incidente d’auto, del caffè sui pantaloni, la torre di Pisa e altre cose. Abbastanza da desiderare di teletrasportarmi nel letto in questo momento. A domani, quindi.
Zap.



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martedì, 08 04 2003

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Au revoir
Inkiostro se ne va per un po’ in giro per l’Europa. Fino a Pasqua (o un po’ prima) aggiornamenti a singhiozzo, e -immagino- di tono insopportabilmente vacanziero.
Fate i bravi e aspettatemi, chè torno.


lunedì, 07 04 2003

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Venerdì sera Erlend Oye live@Calamita
Mi chiedo spesso in base a cosa i promoter scelgano il locale in cui tenere un dato concerto. Immagino ci siano molte variabili in gioco, che poche siano controllabili e che ci sia da fare un notevole lavoro di public relations, eppure non riesco proprio a capire cosa abbia portato un promoter ad organizzare il concerto di Erlend Oye in un piccolo locale di un paesello sperduto in provincia di Reggio Emilia. Erlend Oye è metà dei Kings of Convenience, duo acustico norvegese il cui bellissimo disco d’esodio ha ottenuto i plausi della critica un paio d’anni fa, ed è ora in tour per promuovere Unrest, il suo disco solista che abbandona le atmosfere acustiche per buttarsi in un electro-pop molto ben fatto, simile a quello dei Royksopp, coi quali ha tra l’altro collaborato. Un personaggio eclettico e molto trendy, che avrebbe riempito un locale di medie dimensioni in una città come Bologna, ma che ha lasciato semi-vuoto il peraltro non brutto Calamita di Cavriago (RE), cantando per una platea per lo più composta di autoctoni poco untusiasti. Il concerto non è stato affatto male, ma è stato fortemente inficiato dall’atmosfera distratta della platea, letale in un locale così piccolo.
Detto ciò, lo show ha comunque esaltato i pochi fan -tra cui il sottoscritto- con un complesso mix di beat e musica suonata, atmosfere ora rarefatte ora festaiole, pervase dalla vulcanica personalità dell’allampanato cantante scandinavo. Bellissime le canzoni più dilatate come Like gold o A while ago and recently, notevolissime le improvvisazioni degli inediti The fall e Black Keys Work, meno esaltanti il singolo Sudden Rush e gli altri pezzi più pop. Inevitabile, però, pensare che al Covo o al Vox le cose sarebbero state ben diverse. Prevedibilissimo, eppure il promoter non ci ha pensato.


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lunedì, 07 04 2003

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L’era dei blog
Come già ampiamente , venerdì a Milano ci sarà Blog Age, la prima blog conference italiana. Purtoppo non riuscirò ad esserci. Peccato, sarei stato curioso di vedere alcuni dei miei blogger preferiti cimentarsi in discussioni offline, nonchè di incontrare le facce che stanno dietro gli schermi e di stringere le mani che stanno sopra le tastiere. Ma tant’è. Spero che il Blog Age Aggregator ideato da Cesare funzioni a dovere, per avere un’idea di come sarebbe stato essere là.

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lunedì, 07 04 2003

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Ora urlo io
Sono tre giorni che l’ascolto, ma proprio non mi piace: L’urlo, il nuovo singolo dei La Crus, è proprio bruttino. Ha un giro di basso che ricorda I feel loved dei Depeche Mode e il riff di chitarra che fa tanto Discoteque degli U2; l’impressione generale è che il gruppo milanese scimmiotti i Subsonica risultando però inevitabilmente meno cool e meno credibile. Il testo poi è abbastanza nullo, e i remix danzerecci contenuti nel singolo sono assai poco illuminati.
Eppure, nonostante tutto, continuo ad avere fiducia nell’album.


domenica, 06 04 2003

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Imprescindibile
Non ho ancora parlato di Ubriaco d’amore, l’ultimo film di Paul Thomas Anderson (Boogie Nights, Magnolia). Andate a vederlo. E’ un film stralunato e strambo -proprio come il suo protagonista- con una fotografia eccezionale e un sacco di ottime idee. Quando sono uscito dal cinema non sapevo cosa pensare, e questo di solito è una buona cosa. A metà film volevo uscire per il disagio fisico, e anche questa di solito è una buona cosa. A fine film amavo ogni singola persona seduta in sala -compreso lo spilungone coi rasta seduto davanti a me…e di solito non succede- e vedete voi se è una buona cosa o no, ma è raro che capiti. Andate a vederlo.

domenica, 06 04 2003

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Prescindibile
A fine mese esce Countefeit², primo LP solista di Martin Gore, strumentista e mente dei Depeche mode. Countefeit² è un album di cover che, per dirla in due parole, prende vecchie canzoni e le trip-hoppeggia con un gusto un po’ old english, senza mai perdere di vista il pop. Il tutto risulta piacevole ma oltre modo noioso: non mi capitava da un po’ di sentire banalizzazioni come quella di Oh my love di John Lennon o di Loverman di Nick Cave, per non parlare della melliflua rilettura di Candy Says. Non mi dispiace invece la versione di By this river di Brian Eno (complice l’indiscutibile bellezza dell’originale, è chiaro), che per l’uso dei beat e dei carillon sembra quasi uscita da un disco dei Mùm. Ma mi pare un disco decisamente prescindibile, senza l’intensità dei lavori del gruppo originale. Evidentemente aveva del tempo libero.

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venerdì, 04 04 2003

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Tre libri
Certi giorni ricevi una mail da qualcuno che scrive dalla Bibliothèque Nationale de France, che è capitato sul tuo blog cercando informazioni su un vecchio libro di Douglas Coupland e che si è soffermato a leggere cosa ha trovato. E ti dice che gli è piaciuto. Il giorno seguente uno dei tuoi blog preferiti dice più o meno le cose che pensi tu sull’ultimo libro di Douglas Coupland -che hai letto in inglese 3 mesi fa e su cui hai postato anche qualcosina qui, qui e qui. Stasera, prima di andare a letto, rileggerai Patty Hearst, il tuo racconto preferito nel tuo libro di Coupland preferito, e sarai felice, immagino.

venerdì, 04 04 2003

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Due articoli che non saranno mai linkati troppo
Adriano Sofri sulla guerra. Consigliatissimo Vedete, con la guerra non si sa mai. Corto e fulminante, non ve ne pentirete.
Non vi pentirete neanche di leggere L’ormeggio del buon senso, che parla di guerra e spaccature a sinistra. Mi sta facendo riflettere, e non so cosa pensare. Ottima cosa, vuol dire che ha colpito nel segno.


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