Se tutto questo cielo stesse in una cartolina
Il cantante dei Perturbazione ha la faccia simpatica. Allampanato, riccioli spettinati, un sorriso contagioso e l’umiltà di chi fino a 2 mesi fa era abituato a suonare davanti a 20 persone alla volta ed ora, trovandosene più di cento, non sa se crederci o meno. Arringa la folla con un paio di discorsi sconclusionati, scende più volte dal palco per mettersi a cantare in mezzo al pubblico («perchè è così bello sentire l’erba secca sotto i piedi nudi») e, da non tralasciare, dal vivo canta assai bene. Il piccolo caso creato da Agosto, il nuovo, splendido singolo, ha regalato alla band torinese un po’ di successo e di visibilità ad un anno buono dall’uscita dell’album, In circolo. Se questa regola non fosse regolarmente smentita dai fatti, verrebbe quasi da pensare che, quando un album è bello, prima o poi qualcuno se ne accorge ed il disco ottiene il successo che merita.
E così basta il viso di un cantante simpatico, una manciata di grandi pop songs romantiche, un cielo meraviglioso ed il piccolo palco della Sinistra Giovanile per fare un grande concerto, e per sancire definitivamente che In circolo è il disco della tua Estate. E quando arrivano anche i fuochi d’artificio, in lontananza, durante Arrivederci addio e Senza una scusa, -peccato non siano durati fino a Per te che non ho conosciuto, per incorniciare nel migliore dei modi quel Se tutto questo cielo stesse in una cartolina– non hai più dubbi: hai scoperto un altro grande gruppo.


poco più che un’ombra che sussurra versi e non osa spingersi nel regno del cantato, risultando del tutto accessoria sul palco. Gli altri sono stati bravi, e molto: Mister Archer (leader dei Notwsit, ricordiamolo) al basso pareva divertirsi molto, il batterista ha macinato continuamente tempi dispari, intrecciandosi egregiamente con i beat in trame molto affascinanti. A ben vedere, in effetti, l’impatto ritmico inaspettatamente potente e trascinante è stato la vera sorpresa del live, trasformando la serata in un bizzarro mix tra evento da dancefloor e catarsi dell’alienazione contemporanea. E così la coda al fulmicotone di Don’t think, la serratissima Rapariga de Banheira e la già citata Left-handed hanno dato a un senso a quello che poteva finire come l’ennesimo concerto “su-disco-sono-fighi-ma-dal-vivo-fanno-schifo”.
cui ricordavo a malapena frammenti di titolo, ed ho deciso di ammazzare l’attesa a bòtte di libri ed amore fraterno. Recuperato velocemente il libro, inevitabile fare anche un giretto nella sezione musica. I soliti libri di testi, il romanzaccio scritto nei ritagli di tempo da qualche cantante, i libri di Cohen che tutti dicono siano bellissimi e che ancora non ho comprato, una monografia sui Massive Attack? Una monografia su Nada? Una monografia sui White Stripes? Ma chi può voler comprare libri simili? Vabbè, niente di nuovo sotto il sole. 