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mercoledì, 09/03/2011

Post break-up brit rock

 

E' una cosa che ho sentito (e detto) abbastanza spesso chiacchierando con qualche DJ dietro la consolle: sono almeno un paio di anni che dall'Inghilterra non vengono fuori singoli indie-rock davvero buoni da ballare in pista. Qualche anno fa volendo era possibile fare anche mezz'ora di set solo mettendo singoli nuovi (tra Franz Ferdinand, Keiser Chiefs, The Libertines / Babyshambles, Maximo Park, The Rakes, Pete & the pirates, The Wombats, Klaxons, 1990s, Foals, These New Puritans e via così), ed era tutta roba che funzionava bene e si faceva cantare e ballare assai volentieri. Poi, di colpo, un po' il nulla.

 

Chissà se nel 2011 le cose cambieranno. Non è che sia proprio una cosa per cui non dormire la notte, ma se il buon giorno si vede dal mattino possiamo riporre tutte le nostre speranze nei Vaccines. Hype furibondo già da mesi, copertina di NME d'ordinanza, presenza in praticamente tutte le classifiche delle band più promettenti dell'anno nuovo e, infine, contratto con una major già in saccoccia. Ora non resta che aspettare il disco (è questione di giorni), ma già i primi due singoli hanno praticamente tutto quello che serve: ritornelli memorabili, giri di chitarra ben fatti, testi furbi e ottima produzione. E finalmente in pista funzionano.

 

 

MP3  The Vaccines – Post break-up sex

MP3  The Vaccines – Wrecking bar (ra ra ra)

martedì, 08/03/2011

The Fox and the Bear

Non capita spesso di avere l'occasione di ascoltare due delle voci più belle della scena indie/folk che duettano, e ancora meno spesso capita perchè uno dei due carica su Megaupload un EP da tre pezzi e poi lo linka da twitter. Invece è quello che è successo qualche ora fa con Robin Pecknold dei Fleet Foxes, che non sapendo cosa fare con 3 pezzi rimasti fuori dai dischi (tra cui un duetto con Ed Droste dei Grizzly Bear), ha caricato la cartella online e l'ha linkata da twitter presentandola con poche parole:

 

So, I recorded three acoustic songs a couple weeks ago in LA with my friend Noah. Here's a link to download them:  One is a duet with my friend Ed Droste from the amazing band Grizzly Bear, one is just a new solo jam, and one is a cover. These aren’t Fleet Foxes songs, but I didn’t know where else to disseminate it. Pretty mellow jam.  [## + # + #]

 

 

MP3  Robin Pecknold feat. Ed Droste – I'm losing myself

ZIP  Robin Pecknold – Three songs EP

lunedì, 07/03/2011

Monday gaming: Solipskier

Facciamo come ai vecchi tempi e cerchiamo di esorcizzare l'inizio di una nuova settimana con un additivissimo giochino in flash. Si chiama Solipskier, ha un funzionamento semplicissimo e una curva di apprendimento tanto rapida quanto è rapido ad arrivare l'impulso irrefrenabile di fare un'altra partita e di riuscire a battere il proprio record. Io sono arrivato intorno ai due milioni di punti ma sono sicuro di poter fare meglio (ecco, vedete?). Fate click e vedrete.

[c'è anche in versione per iPhone e Android, per portarsi la dipendenza anche in mobilità]

venerdì, 04/03/2011

La indie crociera

Nei giorni scorsi il Village Voice ha pubblicato una gallery di foto scattate alla Bruise Cruise – a three day tropical rock'n'roll vacation, una specie di incrocio tra una mini-crociera e un festival musicale che ha avuto luogo lo scorso weekend tra Miami e le Bahamas, in cui una line-up di tutto rispetto (Black Lips, Vivian Girls, Ian Svenonious, Surfer Blood, The Oh Sees, The Strange Boys e vari altri) si fondeva con quella che prometteva di essere una tre giorni decisamente sui generis. Le foto in effetti parlano chiaro, e non poteva non saltarci a pesce anche il caro Hipster Runoff (che nel mentre ha anche scoperto quella che sembra una liason tra la giunonica Kickball Katy delle Vivian Girls e Jared Swilley dei Black Lips), per cui è stato facile fare paragoni con Girls gone wild e affini e tipicamente americane occasioni di partying hard.

 

Come ciliegina sulla torta, a tempo di record è stato diffuso il video di Go out and Get it!, nuovo singolo dei Black Lips (il cui disco uscirà a Giugno per Vice Records e sarà prodotto addirittura da Mark Ronson) girato proprio durante la suddetta crociera e in qualche modo perfetto per il mood uber-cazzone del pezzo (che non è affatto male) e della band. Che è composta dal tipo di persone che non vorresti mai come vicini di casa e forse neanche come amici, ma che a occhio sanno far festa come poche altre rock'n'roll band là fuori.

 

 

venerdì, 04/03/2011

Cameras on swords

giovedì, 03/03/2011

Take me out, tonight

L'alunno confronti queste due (belle) versioni del classico degli Smiths, ed esprima la sua preferenza.

 

MP3  Dum Dum Girls – There is a light that never goes out (The Smiths cover)

MP3  Sara Lov – There is a light that never goes out (Ths Smiths cover)

mercoledì, 02/03/2011

E ora un po’ di umorismo da scuola elementare

File under: cose molto stupide che però mi fanno molto ridere: Sgorbions, il tumblr che raccoglie i profili facebook con i nomi buffi.

[via Ganz]

 

martedì, 01/03/2011

The Diskette Organ

La Toccata e Fuga di Bach suonata da 4 floppy disk. Un orgasmo geek, praticamente.

Features two 3 1/2" drives and two 5 1/4" drives connected to a PIC18f14k50 microcontroller. It interfaces to any MIDI source via MIDI over USB. Straight MIDI would also be possible with an additional small circuit and some minor firmware changes. This initial version can respond to all 128 MIDI notes, and pitch bends +/- 2 semitones.

| # | oh my geekness | I Commenti sono chiusi

lunedì, 28/02/2011

Brillanti iniziative di regime

Ignoro se la cosa sia già stata segnalata da chiunque o se sia una scoperta di Andrea 'Soul Food' Pomini (nel suo post appropriatamente intitolato Coca Cola, Pepsi Cola, osso duro, vaffanculo): pare che a Tripoli ci sia Pepsi Cola Road

 

 

venerdì, 25/02/2011

Rage against the school orchestra

Avete presente tutti i teen drama americani in cui i membri dell'orchestra sono sempre dipinti come i più sfigati e noiosi di tutti? Guardate questo video in cui l'orchestra della George Mason University suona Killing in the name dei Rage against tha machine e cambiate idea. Rock that clarinet!

 

 

giovedì, 24/02/2011

Che v’o dico affà

Finalmente il trailer ufficiale del film di Boris. Dai dai dai dai!

[via]

| # | tv series | I Commenti sono chiusi

giovedì, 24/02/2011

Push and store

Il Push and store cabinet è un pezzo di design interessante:

Chung-Tang Ho created a cabinet that changes shape during use, a solid volume that opens up when objects are stored within it. The cabinet is in fact a sculpture in the round you and your objects can participate in.

[Grazie a Ilaria]

| # | faking the books | I Commenti sono chiusi

mercoledì, 23/02/2011

Emilia Romagna capitale dell’hip hop

No, non sto parlando dell'esperienza storica dei Sangue misto e neanche della nobiltà di strada di Inoki, e neppure del gangsta dell'ultima fila Trucebaldazzi: qualche giorno fa passando in macchina dalle parti di Zésena in radio mi sono imbattuto ne La Lova, il nuovo singolo di DJ Tamoil e DJ Bietola (alias i Rap di Romagna), e sono rimasto rapito.
Le citazioni citabili del testo sono troppe per poterle enumerare, le metafore sapienti e vivide e il ritratto della figa lessa standard quasi fotografico; il video poi è una delle cose più belle che io abbia mai visto e quando ho sentito il resto della discografia del duo (Voglio la patonza sorpassa a destra i primi 883, Andem a Marena è l'inno alla Beverly Hills locale che ci mancava) e ho visto che sono stati ospiti persino su Pomeriggio Cinque sono definitivamente diventato un fan. Romagnoli, perchè ce li avete tenuti nascosti?

 

 

martedì, 22/02/2011

Ringo e la Morte Nera

Hanno un nome che è un gioco di parole intraducibile tra il batterista dei Beatles e la gigantesca astronave dell'Impero di Guerre Stellari (la Death Star, in italiano tradotta come Morte nera). Suonano uno shoegaze da manuale, che ha lo stesso mix di ingenuità nichilista e incoscienza rumorosa che fu dei My Bloody Valentine e dei Jesus and Mary Chain, ma quando si aprono al pop si muovono dalle stesse parti dei Pains of being pure at heart (mentre quando si abbandonano alle derive psichedeliche possono assomigliare addirittura ai Black Angels).
Sono i Ringo Deathstarr, e se non vi spaventano i volumi alti e le chitarre deragliate, ho idea che vi piaceranno.
Suonano sabato al Covo di Bologna e domenica al Mattatoio di Carpi. Ci si vede là.

 

 

 

 

MP3  Ringo Deathstarr – So High

| # | indie-gestione, suoni | I Commenti sono chiusi

lunedì, 21/02/2011

Player One e la denarrazione

Nell'ultimo romanzo di Douglas Coupland (che si chiama Player One ed è uscito in inglese da qualche mese; l'ho scoperto prima di Natale vedendolo sugli scaffali di una libreria londinese, cosa che fino a qualche anno fa non mi sarebbe mai successa, visto che facevo il countdown per le sue uscite) ci sono come al solito varie riflessioni in qualche modo meta-umane. Sono una delle cose che amo di più dei libri di quello che fino a qualche anno fa descrivevo senza esitazioni come il mio scrittore preferito (ora non saprei cosa rispondere), prima che la trama prenda il sopravvento e, negli ultimi libri, in qualche modo finisca per mandare tutto in vacca. C'è sempre qualche personaggio (spesso più di uno) che riflette sulla specificità degli esseri umani, su cosa li renda tali e su cosa ne muova le azioni; qualcosa che molto banalmente si potrebbe definire senso della vita, che però in Coupland appare come un concetto lontanissimo, completamente post-religioso, mistico in modo molto poco convenzionale e sempre più razionale che esistenziale.

 

Lo leggevo l'altra sera, in un'ora in cui mi ripeto sempre che farei bene ad essere già essere a letto, e la tesi, in qualche modo ovvia, è che una delle cose che ci rende umani è la tendenza (il desiderio, più che altro) a vedere le nostre vite come delle storie e delle narrazioni con una loro sequenzialità (a differenza di quanto succede agli altri animali, che vivono sempre e solo nell'hic et nunc), con corollario di concetti come 'tempo', 'ricordi', 'esperienza', 'futuro' alieni alle altre specie. La qual cosa naturalmente implica che siamo tanto più felici quanto più vediamo un senso e un progresso nella nostra storia, e che invece siamo tristi e smarriti (affetti da denarrazione, dice Coupland) se non riusciamo a vederne la strada. E' il tipo di cosa ovvia che ti sembra di avere sempre saputo, ma quando ci pensi ti rendi conto che no, in questi termini esatti forse non ci avevi mai pensato.

 

Io in passato davo poco peso a questa componente (uno dei primi sottotitoli del mio blog, in un'era preistorica in cui è improbabile che qualcuno di voi lo leggesse, era Se non sai dove stai andando, tutte le strade portano là), a causa probabilmente della segreta convinzione (ben nascosta da una robusta dose di cinismo) che la vita avrebbe continuato a riservarmi scoperte e sorprese esattamente come ha fatto tra i 16 e i 25 anni. Non c'è bisogno di dire che poco dopo il tempo ha cominciato a correre più veloce e più monotono, e che oggi molte cose, anche nuove, sembrano spesso già vecchie e scontate in partenza. Il sottotitolo del mio blog è cambiato varie volte in frasi sempre meno ottimiste, e se la vedo in termini couplandiani la mia vita da un po' di anni è una sequenza inorganica di esperienze, oggetti e riflessioni accumulate in modo famelico e assai poco lineare. Una storia che magari ogni tanto è interessante, ma che nella sua interezza è ormai quasi completamente priva di una direzione. Il tipo di storia che se la racconti, un po' ti annoi. Pensare di avere uno scopo con la S maiuscola è assurdo per qualunque persona con un minimo di spessore e curiosità, è ovvio. Ma un verso, una strada, una narrazione che sta andando da qualche parte anche solo vagamente definibile in questo momento mi appare come una cosa tutt'altro che indesiderabile.

Del resto è molto improbabile che scrivere queste cose su un blog avvicini anche solo di un millimetro il raggiungimento di una simile compiutezza. Oppure no?

 

 

Player One è il tredicesimo romanzo di Douglas Coupland, ed è bello. Non può essere bello come i primi (tutto è ormai troppo familiarmente couplandiano per colpire ancora come allora), ma non è deludente come molti degli ultimi. Non ho idea di quando (o se) verrà pubblicato in italiano. L'appendice terminologica Future legend (o A glossary of new terms for a messed up future) è ancora leggibile online qua. E, anche se non è nel libro, è consigliata anche la Radical pessimist's guide to the next 10 years.

venerdì, 18/02/2011

Se ti concentri ci senti anche il mare

Ignoravo che su Youtube ci fosse gente che 'suona' melodie di canzoni usando solo i toni della tastiera dei cellulare, ma ora che l'ho scoperto devo dire che sono incantato (c'è anche Losing my religion, ma fino al finale non gli somiglia granchè). A quando il primo disco sperimentale interamente suonato così?

giovedì, 17/02/2011

Tu mi fai girar Tu mi fai girar come fossi Sara Lov

Una bella cover, classica ma un po' western, cantata con una pronuncia italiana quasi perfetta, la voce splendida di sempre e un arrangiamento elegantissimo: con queste premesse è consentito cimentarsi anche con un pezzo talmente famoso da essere quasi intoccabile, ed è quello che ha fatto Sara Lov con La bambola di Patty Pravo. 

La nostra amata cantautrice californiana è infatti tornata con un nuovo album (I already love you, che in Italia esce per la storica Irma Records mentre nel resto del mondo è acquistabile online anche in modalità up to you), e in quale settimana dell'anno poteva uscire un disco che contiene una cover del genere se non nella settimana di Sanremo?

(sì, lo so: La bambola non è una canzone di Sanremo. Ma passatemela, dai)

Tra un paio di settimane Sara Lov farà un tour italiano che passa un po' ovunque. Non perdetevela.

[grazie a Claudio]

 

 

 

MP3  Sara Lov – La bambola (Patty Pravo cover)

mercoledì, 16/02/2011

Wikipedia for the win

 

Lo so che è sbagliato, lo so che dovrei scuotere la testa, lo so che dovrei pensare che scherzetti così infantili fanno ridere per un minuto e tolgono valore al più grande progetto collaborativo della rete. Lo so. Però la voce inglese di Wikipedia su Emilio Fede (finchè dura) mi fa ridere un sacco. Che ci volete fare.

[via Tommy su FB]