Miscellanea

giovedì, 13 11 2003

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Il generatore di saggi postmoderni
A ogni reload una nuova piccola delizia di saggistica generata completamente a caso. Quel che è peggio è che ciò che viene fuori non è poi tanto diverso dai saggi reali.

giovedì, 13 11 2003

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Continuo a perdere pezzi di corpo e di pensiero
Già altri hanno espresso tristezza e rammarico per l’ingloriosa fine (?) dell’avventura editoriale di Zero in Condotta. Io ero tra gli ultimi ad essere entrati tra le file dei collaboratori del quindicinale bolognese, e non ho fatto in tempo a dargli l’apporto che meritava (e a scrivere un pezzo decente) che il giornale ha chiuso. Non mi viene in mente un altro modo per celebrarlo se non quello di postare l’ultimo articolo (mediocre, a dire la verità) che ho scritto, ovvero la presentazione del concerto di Paolo Benvegnù che ci sarà stasera al Container. Nella speranza che ZiC prima o poi esca dal coma e rinasca a nuova vita.

Superlativo Bevegnù
l’ex leader degli Scisma il 13 al Container

Quando ci si trova a presentare un concerto, è inevitabile abbondare con i superlativi, e concentrarsi sui lati positivi piuttosto che su quelli negativi degli artisti di cui si parla. Del resto quando si è appassionati di musica si preferisce scrivere di qualcosa che piace piuttosto che di musica che lascia indifferenti. E’ più facile e più divertente, ed è un ulteriore modo per tributare tutti gli onori del caso ai propri beniamini musicali. Quando però ci si trova alle prese con un artista per il quale quei superlativi servono davvero -soprattutto perchè per troppo tempo gli sono stati negati- allora non c’è che una soluzione: spiegare a chi legge come stanno le cose e pregarlo di prendere i superlativi più alla lettera del solito.
Paolo Benvegnù è uno degli autori più brillanti e originali della sua generazione. La band di cui era leader, gli Scisma, ha firmato due tra i migliori album rock mai pubblicati in Italia, e nonostante si sia sciolta più di 3 anni fa, è ancora oggetto di culto e adorazione per una piccola ma devotissima schiera di fan. Frutto di una sensibilità acutamente straniata, Rosemary Plexiglas (EMI, ’97) e Armstrong (EMI, ’99) sono due perle di rara bellezza, che mischiano post-grunge, pop e musica d’autore in maniera efficace e originalissima, per una miscela musicale che pur avendo pochi termini di paragone non solo nel panorama italiano ma addirittura in quello mondiale, riesce a coinvolgere e affascinare fin dal primo ascolto.
Chiuso il progetto Scisma per divergenze interne, Paolo Benvegnù si è lanciato in una lunga serie di collaborazioni musicali (Marco Parente, Ustmamò, Irene Grandi, Stefano Bollani) e produzioni artistiche (Terje Nordgarden, Brychan, Otto’p’notri), fondando anche un’etichetta, la Stoutmusic. Ora, a quasi 5 anni dall’ultima apparizione discografica di cui fosse titolare, Benvegnù sta per tornare con un album solista, che promette di rivelare al mondo il suo talento e di procurargli l’attenzione che da anni merita.
Esce proprio in questi giorni il singolo Suggestionabili, che apre la strada al disco Piccoli fragilissimi film, e proprio in questi giorni Benvegnù attraversa l’Italia per presentare dal vivo le nuove canzoni. Come e più delle altre volte, la serata del 13 Novembre al Container, nell’ambito del festival itinerante Acusticamente, è un appuntamento irrinunciabile. Questa volta datemi retta, e fidatevi di tutti i superlativi che avete incontrato.
[degli Scisma e Benvegnù parlava ieri anche Shoegazer ]









giovedì, 13 11 2003

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Close my eyes
Quante volte dovrò ascoltare Sometimes dei My bloody Valentine stanotte per avere l’illuminazione?

mercoledì, 12 11 2003

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iTimes
Secondo Time iTunes è l’invenzione dell’anno. La Apple, con il suo servizio di vendita di musica online, è riuscita nel miracolo: fornire un’alternativa legale e funzionante ai sistemi di file sharing e avere successo dove le multinazionali della musica avevano fallito. Peccato però che, come ha recentemente dichiarato Steve Jobs, iTunes non faccia un soldo, e che i 99 cents del costo di ogni canzone se ne vadano tutti per la gestione tecnica e per le royalties. Neppure il redivivo Napster (resuscitato dalla Roxio, quella di Easy Cd Creator) è riuscito a intaccare la supremazia di iTunes, che ora si appresta a diventare partner di due colossi come Pepsi e McDonald’s, che nelle prossime promozioni regaleranno niente meno che canzoni da scaricare gratuitamente.
Musica sponsorizzata da lattine e Happy Meal? La scomparsa dei cd e un iPod in ogni casa? Con calma, ma ci stiamo arrivando, mi sa.
[le altre invenzioni dell’anno sono qui. ma non mi pare ci sia nulla di realmente interessante]



mercoledì, 12 11 2003

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Triplo salto mortale carpiato
Faccio l’Emmebi o il Luca Sofri di turno e vi segnalo l’articolo dell’inossidabile Zaccagnini su Il Messaggero di lunedì. In un passaggio il nostro non tradisce gli standard cui ci ha abituato e con un triplo salto mortale carpiato riesce ad infilare ben 15 virgole e un numero imprecisato di apposizioni e anacoluti nello stesso periodo. La giuria si alza in piedi, applausi.
Ultimi della lista, a 3 milioni, poco meno di 5 milioni di euro, l’attore, schiantatosi con la sua Porsche il 30 settembre ’55, James Dean , protagonista di sole tre pellicole – Il gigante , La valle dell’Eden e Gioventù bruciata – e il fondatore, e chitarrista, dei maestri della psichedelia usa, i californiani Grateful Dead, vale a dire Jerry Garcia , i cui eredi guadagnano dalla sua musica ma, soprattutto, dalle sue linee di abbigliamento, di gran successo le cravatte.


martedì, 11 11 2003

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L’ultima lettera (e non si parla della zeta)
Voglio conoscere l’uomo che ha ideato questo servizio. In due parole, My last email ti permette di creare delle mail-testamento che verranno inviate automaticamente alla tua morte. Puoi modificarle in qualunque momento, cancellarle e cose così, e visto che funzionano col certificato di morte, non c’è il rischio che vengano inviate prematuramente. L’idea è al tempo stesso sublime e davvero stupida, ma ci sono alcuni dettagli (come il fatto che il servizio -che è a pagamento- duri solo 3 anni, dopo di che -se non si muore nel frattempo- bisogna pagare di nuovo) che la rendono ancora più grottesca. Ma il colpo di genio è la citazione riportata nella homepage: Se vivrai cento giorni, io voglio viverne cento meno uno, così non dovrò mai vivere senza di te. Davvero commovente, anzi, di più: struggente. E da chi è firmata questa perla di saggezza? Winnie Pooh. Brillante.

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martedì, 11 11 2003

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Gli mp3 della settimana
We’ll cover the rugs with cheap perfume: un po’ di mp3 dei Pavement che rifanno canzoni di altri gruppi. Tra questi Velvet Underground, Beatles, Creedence, Nirvana, Oasis, Faust e Joy Division.

martedì, 11 11 2003

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Logopedista
Questa è dedicata a tutti i grafici, i web designer e i comunicatori che ci sono la fuori: i 15 trend del momento nel logo design.
[in attesa che la mia abilità con Photoshop migliori]


martedì, 11 11 2003

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Film dell’anno?
Uma rulez.

lunedì, 10 11 2003

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Da frigo triste ad ape trendy in poche mosse
Oggi dopo pranzo ho aperto il frigo. Nonostante sia una giornata come le altre in una settimana come le altre, la quantità di avanzi non è mai stata così alta. In basso ci sono un residuo di pasta al mais coi pomodorini e mezzo piatto di polenta ai funghi Coop rimasta dal pranzo domenicale, più in alto un rimasuglio del polpettone di mammà, che domani avrà ufficialmente una settimana di vita e un pezzo di formaggio di fossa ormai coperto di muffa perchè è talmente buono che lo si tira fuori solo nelle occasioni speciali. Poi un barattolo di olive e uno di ceci aperti, due bottiglie d vino a metà, succhi di frutta che sono lì da chissà quanto e un triste limone rattrappito, in un angolo.
Dopo una visione così tragica, sono stato colto dallo sconforto. Mio fratello, evidentemente più in vena di me, ha subito colto il lato positivo: «con l’adeguata scena abbiamo gli ingredienti per un aperitivo coi fiocchi», ha osservato laconicamente, poi se n’è andato.
Nessuno dei due è un gran frequentatore di aperitivi, ma immagino già la scena: la pasta resuscitata dentro una ciotola orientale e innaffiata di olio toscano e prezzemolo, la polenta tagliata a triangoli e coperta da una scaglia di grana, il polpettone diviso a bocconcini e infilato in stuzzicandenti colorati. Il formaggio di fossa starebbe bene a listarelle in un piatto largo, accompagnato dal miele equo e solidale, le olive e i ceci dentro un paio di ciotoline dal design stiloso, e il vino in calici larghi, di quelli così impegnativi che dentro non ci immagineresti altro che del Brunello di Montalcino. Poi abbasso le luci, recupero un cd di musica lounge, tolgo l’audio alla tele e ci infilo una videocassetta di Antonioni et violà; credevo di avere un frigo triste, mentre ora ho un ape che neanche alle Scuderie.
E ora non vi è venuta voglia di aprire il frigo?




lunedì, 10 11 2003

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Essere analogici
Come probabilmente saprete, l’Interazione Uomo-Macchina è la disciplina, a cavallo tra ergonomia, psicologia e informatica , che si occupa di studiare il modo in cui gli esseri umani si rapportano con i computer. Uno degli assiomi su cui si regge la materia è il fatto che sia la macchina a doversi adattare il più possibile all’uomo, e non viceversa: solo gli smanettoni senza speranza preferiscono interfacce complicatissime che necessitano di ore ed ore di studio anche per effettuare azioni banali rispetto alle più intuitive interfacce grafiche odierne.
Sul Guardian, però, c’è un articolo di Dylan Evans che senza una ragione apparente sostiene la tesi inversa, come fece vari anni fa Nicholas Negroponte nel suo celeberrimo e bistrattatissimo Essere digitali. Evans si nasconde dietro fumose affermazioni del tipo solo imparando il liguaggio delle macchine e adattandoci alla loro logica potremmo liberarci dal loro dominio, dimostrando una logica abbastanza insensata.
Dopo aver letto l’articolo, ho pensato che era strano che il Guardian pubblicasse farneticazioni simili; di solito gli artidoli del quotidiano inglese sono una garanzia. Poi ho scoperto che a un libro di Evans, Introducing Evolutionary Psychology, si sono in parte ispirati i fratelli Wachowski per lo stroncatissimo Matrix Revolution, e tutto si è fatto più chiaro.



lunedì, 10 11 2003

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It does taste terrible. But it’s smooth and mild – and refreshingly addictive..
Vi ricordate la puntata dei Simpson in cui Homer crea il tomacco, un incrocio tra il pomodoro e il tabacco? Pare che su ispirazione del cartone di Matt Groening uno scienziato abbia creato il nuovo vegetale sul serio

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sabato, 08 11 2003

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Dottore, aumentiamogli la dose
Ieri sera a Airbag dose quasi raddoppiata: siamo andati avanti più di un’ora e mezza con le ormai consuete chiacchiere e la buona musica del venerdì sera. Mentre fuori sembrava dovesse piovere per sempre («Non può piovere per sempre») nell’accogliente covo di Radio Città 103 presentavamo novità e vecchi successi, con in sottofondo le esclusivissime musiche di Milf (ne esiste una copia sola, e ce l’abbiamo noi). Dagli Outkast ormai completamente sdoganati ai Ms John Soda, dai Raveonettes a Damien Rice, dai Julie’s Haircut agli indimenticati Scisma, dalle B-side dei Pearl Jam ai Led Zeppelin (!), eccovi i link diretti, come al solito attivi solo per una settimana, per scaricarvi la puntata: 1, 2, 3 e anche 4 (se volete sentire i saluti e l’ultima canzone). E intanto noi stiamo già pensando alla prossima…

venerdì, 07 11 2003

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E non è un allucinazione
Mezz’ora fa mi sono affacciato alla finestra: il palazzo che c’era dietro casa mia è scomparso.
Puff.
Devo smetterla con lo zafferano.



venerdì, 07 11 2003

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Virus canaglia
Questa immagine comparsa su Punto Informatico di ieri, relativa alla notizia che la Microsoft avrebbe messo una taglia sui virus wiriter è davvero strepitosa. Anche se si poteva pensare anche ad I love you (facile), MsBlast (più difficile), Elkern (mah) e vari altri…

venerdì, 07 11 2003

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Mai più senza
Il generatore elettronico di lettere e contratti con gli italiani.
[via Iaia]


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giovedì, 06 11 2003

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Cheers Damien
[avvertenza: post ad alto tasso di entusiasmo e superlativi]
Lei: «Allora…ti è piaciuto il concerto di Damien Rice
Io: «La domanda è mal posta. Probabilmente tu volevi chiedermi: quanto in alto di colloca questo tra i migliori concerti della tua vita?»
La risposta è in alto, molto in alto.
E’ stato un grandissimo concerto. Dalle aperture melodiche di Delicate al groove acustico degli intrecci vocali di Volcano per passare ad Aimie, uno di quei pezzi così schifosamente romantici che ti odi a cantarla così a perdifiato, e poi gli inediti e le b-side (tra cui la notevole Woman like a man, potenziale hit da classifica) fino agli riuscitissimi medley con delle cover tanto inflazionate (Creep dei Radiohead e Glory Box dei Portishead su tutte) quanto appropriate grazie all’incontaminato entusiasmo giovanile del cantautore irlandese. E poi le sue storielle prima delle canzoni, i continui crescendo buckleyani, i brindisi e il cazzeggio finale, l’incredibile bellezza preraffaelita di Lisa Hannigan (e la sua voce, assolutamente indescrivibile), Vyvienne Long che nel bis si scusa per non aver sorriso durante lo show e da sola suona e canta una versione per violoncello di Seven Nation Army dei White Stripes.
Pubblico non troppo numeroso (del resto il disco in Italia esce ufficialmente solo in questi giorni) ma denso di volti noti (da Irene Grandi a Kris di Kris&Kris a Nanà di Mtv) e URL note (il celeberrimo
Maxcar, che dal vivo è in gamba come e più che sul blog, Zazie e le sue amicizie vip, Luca Sofri e signora che non abbiamo osato disturbare, Analize, senza la quale saremmo stati costretti a dormire in un parcheggio, Agata e non so chi altri), vari animali da concerto (tra cui l’indipensabile compagno di avventure Lucio), e l’atmosfera che ti fa capire che questa non è una serata come le altre. E poi il post concerto, una sbarra abbassata di troppo, prove tecniche di vandalismo, 4 simpatiche e gentilissime sconosciute che ci offrono un tetto e un divano, un tassista che ama i Simply Red e dà di gomito, un idraulico zelante e l’A1 stamattina illuminata da un sole assonnato.
Di queste 24 ore temo di aver perso vari pezzi in giro. Se c’eravate vi esorto a ricordarmeli. Se non c’eravate beh, che serata che vi siete persi.







mercoledì, 05 11 2003

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Stasera
Nel segno della O.

mercoledì, 05 11 2003

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Worst cd cover ever
Le più brutte copertine di cd della storia. E’ davvero strano, al momento non me ne viene in mente nessuna da aggiungere.

mercoledì, 05 11 2003

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A lezione di limone (una rima baciata)
Passi che un tizio abbia scritto un libro sull’arte di baciare (fino a qui niente da dire, Ovidio ha scritto l’Ars Amandi più di 2000 anni fa), ma andare pure in giro per i college americani a dare seminari in materia mi sembra un po’ troppo..

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mercoledì, 05 11 2003

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Slashdotting the dialer
Paolo Attivissimo propone una strategia dal basso per scardinare il meccanismo dei dialer facendo esattamente quello che gli infami programmini vogliono. Sembra un po’ utopistico, ma potrebbe anche funzionare.
Frattanto c’è chi i dialer li sa prendere in giro davvero bene…


martedì, 04 11 2003

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Non chiederti il motivo
Ieri notte avremo ascoltato Molly degli Sponge almeno 10 volte. Stavamo tornando a casa dopo una cena di quelle che non si dimenticano, e il primo singolo di un gruppo che entrambi ricordavamo a stento era così perfetto in quel momento che il Don’t ask why del ritornello stava assumendo, almeno per me, un significato molto più che emblematico.
Eppure non riuscivamo a capire cosa sussurrasse il cantante immediatamente dopo, e in una situazione del genere non potevamo non saperlo. Abbiamo risentito il pezzo incriminato più e più volte, ho alzato il volume dell’autoradio fino a far gracchiare le casse, eppure niente: quella frase così decisiva non voleva saperne di uscire fuori. Non so tu, ma io l’ho interpretato come un segno: non dovevamo saperlo. Non chiederti il motivo, e non chiederti neanche cosa; se anche ci fosse qualcosa da sapere entrambi preferiamo non saperla.
Ci siamo salutati con la promessa che avrei controllato il testo, e ti avrei fatto sapere. E l’ho fatto; la frase incriminata è Sixteen candles down the drain. Eccolo qua: un compleanno adolescenziale. Come si dice in questi casi, touché.



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martedì, 04 11 2003

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TheKillsTheThrillsTheStillsTheChills
Se avete la tendenza a confondervi, su Monosyllabic c’è qualcosa che fa al caso vostro.

lunedì, 03 11 2003

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Un clichè al giorno..
Un giornalista di Slate è a Tokyo per un paio di mesi e, nel tempo libero, si diverte a smontare i clichè più diffusi sul paese del sol levante. Tra i tanti i terremoti, i manga, il cibo e i bizzarri hotel a capsula. Molto istruttivo.

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lunedì, 03 11 2003

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Una cantante che non esiste
Secondo me Jennifer Moore non esiste. Voi, ci scommetto, non l’avete mai sentita nominare. Niente di strano: *nessuno* l’hai mai sentita, e le volte che ho fatto il suo nome in qualche negozio di cd, anche nei più specializzati, i commessi hanno sempre sbarrato gli occhi e risposto di non saperne nulla. Eppure Jennifer Moore ha fatto un disco stupendo.
Quasi 10 anni fa, tramite l’amico di un amico di un amico, mi è capitata tra le mani la cassetta registrata di Be your friend, disco a nome Single Bass, pseudonimo dietro cui si nasconde Jennifer Moore. E’ stata una folgorazione: le canzoni sono notevoli, la voce è ottima, i testi -per quanto si capisca- non sono niente male e la musica è eccezionale. Una cosa davvero sorprendente per un album tutto voce-e-basso.
Esatto, avete capito bene: niente chitarre o pianoforti, elettronica o percussioni di alcun tipo, solo la voce di Jennifer Moore e il suo basso, in tutte le canzoni. Lo so, può sembrare terrorizzante ed estremamente noioso. Invece è straordinario. In mano a Jennfer Moore il basso è uno strumento davvero versatile: ora si produce in canoniche scale blues, ora slappa e si fa frenetico e incalzante (Could be, il pezzo migliore de disco), mentre nelle ballate dominano pattern lenti, echi ed armonici (After love, Letterbox). La voce, piuttosto soffice e pacata, può rimandare a tanto cantautorato femminile figlio di Suzanne Vega, ma la base musicale è talmente aliena e particolare da avere pochi termini di paragone. Un gran disco, insomma.
La cassetta di Be your friend l’ho consumata, e ogni volta che l’ascolto temo che presto mi abbandonerà. Ho cercato senza fortuna di comprare il cd (che a questo punto credo sia autoprodotto), ho chiesto in giro, e ho cercato nei circuiti del file sharing: sempre senza fortuna. Il web non è stato di grande aiuto: online non si trova quasi nulla, solo un sito vecchissimo da cui si evince che Be your friend, del 1991, è finora il solo album di Jennifer Moore.
Sempre ammesso, ovviamente, che lei esista davvero. Non fosse che mi sto riascoltando la cassetta proprio adesso, penserei di averlo sognato.