ottobre 2004

giovedì, 28/10/2004

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Pure genius
Antonio Trentesimoanno si è prodotto in una rassegna delle news musicali di un mondo parallelo assolutamente brillante. Tra le mie preferite:
## Nuovo disco di Rino Gaetano, colonna sonora della nuova opera di Gabriele Muccino. Il titolo? Un omaggio ad uno dei più grandi cantanti italiani, prematuramente scomparso in un incidente stradale: Nato sotto il segno dei pesci..
## Vecchie glorie che non si arrendono: Kurt Cobain e Mark Lanegan progettano un disco di duetti. Il titolo?
Wish we were not here..
## Cosa sarebbe successo alla musica inglese se Noel Gallagher non fosse morto in un incidente stradale subito dopo l’uscita di
Wonderwall? Possiamo solo immaginarlo dal nuovo capolavoro acustico tirato ora fuori dai cassetti, Be Here Now..
## Conosciamo tutti a memoria la scena dell’ Isola dei Famosi in cui si prendono a capelli Cristina Donà e Carmen Consoli.. Quello che pochi sanno è che la pace l’ha portata proprio Manuel Agnelli, promettendo di produrre il prossimo disco ad entrambe le dive..
## Un concerto per pochi intimi, registrato poco dopo l’uscita del suo (purtroppo) unico album,
Let love Rule. E’ questa la primizia che la mamma di Lenny Kravitz tira fuori dagli scaffali.. Live at Madge’s-è! contiene anche alcuni demo di quello che doveva essere il secondo disco prima che lo sfortunato genio annegasse nell’ East River..
[il resto qui]







giovedì, 28/10/2004

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Geeks don’t cry
[attenzione, post ad alto tasso di lirismo digitale]
Cambiare computer è un po’ come partire. Me ne sono reso conto ieri pomeriggio, mentre facevo il backup di anni di intensa attività telematica in vista della sostituzione dell’antidiluviano K6 che uso da anni con un fiammante Pentium IV con 1 GB di RAM. Me ne sono reso conto mentre cercavo i file da tenere tra quelli sparsi nelle cartelle di mezzo hardisk, mentre raccoglievo anni di vita e li stipavo dentro un CD-RW come fossero librioggetticd da mettere dentro gli scatoloni prima di un trasloco o vestiti e effetti personali di varia natura da far entrare in un trolley o uno zaino da trekking prima di un lungo viaggio. Mentre cercavo di ricordarmi quali fossero i file con le migliaia di mail archiviate, recuperavo tesine dell’università, appunti, slides, siti web, recensioni, articoli, racconti, foto, testi di canzoni, rintracciavo i bookmark del browser, la lista utenti di soulseek, l’addressbook di Eudora e decine di altri file di ogni genere.
Ora ho finito, ed è come guardare per l’ultima volta un vecchio appartamento ormai vuoto, prima di voltarsi e partire. Ma è anche contemporaneamente come dare un ultimo abbraccio a una ragazza un attimo prima di salutarla, nel momento esatto in cui si scopre che le sue bizze e mille idiosincrasie (messaggi di errore immotivati come dei tic, malfunzionamenti inspiegabili come adorabili vizi) da difetti quali sono sono ormai delle peculiarità a cui si è affezionati.
Verrebbe quasi voglia di dare a un evento del genere qualche significato superiore, di vederlo come la fine di un’era (e in effetti, anche se qua è tutto un momento di transizione tra momenti di transizione, il periodo lo è), e di commuoversi per una buona volta. Ma i veri geek non piangono. Si limitano a fare una foto ricordo con il vecchio computer. E a metterla in una cornice.
(continua)





mercoledì, 27/10/2004

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In the sky the birds are pulling rain
Una decina di giorni fa i Kings of Convenience hanno fatto un concerto a Bergen, la loro città, per il festival della piccola etichetta con cui hanno pubblicato il disco d’esordio in patria (la Tellè). Il concerto, interamente scaricabile dal sito di Paola, non è molto diverso dal loro live standard, e dai soliti bootleg che girano da un po’, e a parte il bel medley tra Singing softly to me e The girl from back then già sentito a Luglio a Roma e una versione (carina, ma non troppo convincente) con violino e drum machine di I’d rather dance with you, non presenta particolari motivi di interesse. Solo, prima di Misread, Eirik presenta la canzone dicendo The Italians might know this next song, e, non so perchè, mi fa un po’ tristezza. I Kings of Convenience stanno per tornare in Italia, per alcune -costosissime- date, per lo più nei teatri. Non credo andrò a vederli.
[Eh sì, è autunno]


mercoledì, 27/10/2004

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Anche i circuiti sanno come divertirsi

[il resto qui]


mercoledì, 27/10/2004

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Qualcosa vorrà pur dire
In un anno muore più gente a causa degli orsacchiotti che degli orsi bruni.
[letto qui]


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martedì, 26/10/2004

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Non sono cattivo, è che mi disegnano così
Mi è bastato linkare un paio di giochetti online un po’ infami, e dopo i messaggi e i commenti di insulti (e la notizia che un intero dipartimento di Ingegneria passa ormai le sue giornate a risolvere la IQ Cows Marathon), sono arrivate le vendette, ovvero i controlink. E io che faccio? Visto che questa ormai è diventata una rubrica settimanale, li rimpallo qui: Massi, ad esempio, mi segnala un link a 4 vecchi arcade, tra cui mi sono incapponito sul malefico Bubbles (con pessimi risultati, peraltro). Ce n’è per altri insulti.

martedì, 26/10/2004

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Serendipità
Stamattina mi sono alzato, e -per nessun motivo particolare- ho ascoltato qualche canzone di Nick Drake prima di uscire di casa (allegria, direte voi; e vabbè, è autunno, che vi devo dire).
Prima di cena, al telefono con un amico, ho citato un paio di versi di una canzone di Nick Drake (Fruit tree) particolarmente aforistici (ma esiste, come parola, aforistici?).
Dopo cena, in coma sul divano, ho guardato alla tele la demenza catodica che passavano su RaiUno, ovvero Serendipity, commedia romantica hollywoodiana dalla banalità sconcertante anche per qualcuno con bassissime aspettative. Unica nota di originalità (e fonte di grande sopresa per il sottoscritto), la colonna sonora era composta in buona parte da canzoni di Nick Drake.
Che qualcuno stia cercando di dirmi qualcosa?
[e se sì: devo avere paura?]





martedì, 26/10/2004

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Missing
Mi si dice che i miei feed RSS sono spariti. Che vi devo dire, avranno fatto la stessa fine del mio tempo libero. In ogni caso, ho provato a generarmene di nuovi, qui. Mi dite se stavolta funzionano?
[come cosa sono i feed RSS?]


lunedì, 25/10/2004

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Spotless
Quando guardo un film (non mi succede coi libri o coi dischi, solo coi film) è raro che, arrivato alla fine, io non voglia cambiargli niente. Di solito c’è sempre qualche scena sbagliata, qualche scelta registica troppo scontata o troppo sopra le righe, qualche attore incapace o antipatico, un finale all’acqua di rose o una colonna sonora fastidiosa. Posto che di cinema ne so davvero poco (ma qui non c’entra), quando guardo un film mi viene quasi inevitabile trovarci degli errori, e tirare fuori una metaforica matita rossa con cui segnare i dettagli imprecisi e una matita blu per i passi falsi imperdonabili, e anche nei film che mi piacciono molto c’è sempre qualcosa che -mi sembra- avrebbe potuto essere fatta in modo migliore. Ieri sera, uscito dal cinema, però, no. Non necessariamente perchè nel film che ho visto non ci fossero errori; semplicemente perchè – questa volta- non aveva senso vederli o meno. Davanti a certe cose bisogna solo dare fiducia incondizionata al film, e decidere di andare a sdraiarsi su un lago ghiacciato insieme a lui con un sorrisino ebete sulla faccia.
Eternal sunshine of the spotless mind (non si farà qui menzione della criminale traduzione del titolo in italiano), è un film miracoloso. Racconta una storia incredibile che ha però radici in un quotidiano in cui è fin troppo facile rispecchiarsi, la racconta in modo folle eppure perfettamente naturale, è complicatissimo ma -alla fin fine- semplice, è scritto da dio da quel geniaccio di Charlie Kaufman (che ci aveva già deliziato con Il ladro di orchidee), girato in modo mirabile da Michel ‘miglior regista di videoclip al mondo’ Gondry (sì, anche meglio di Spike Jonze), interpretato benissimo da Jim Carey e Kate Winslet ed è evidentemente quel tipo film che suscita nello spettatore un amore talmente incondizionato da rasentare l’insensatezza.
Di chi è innamorato non c’è da fidarsi, si sa. Ma se un po’ -masochisticamente, sia chiaro- lo invidiate, forse è il caso di andare a vedere il film.
[Per il resto, tutto ciò che c’era da dire l’ha detto lei un mesetto fa]




venerdì, 22/10/2004

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L’unto dal signore
E ora sapete cosa regalare ai vostri amici per Natale.
[grazie a Checco]


venerdì, 22/10/2004

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Inkiostro music news aggregator
+ SentireAscoltare -che da queste parti si legge sempre spesso e con piacere, benchè sia un po’ la Blow up delle webzine musicali italiane- si è rifatto il look. Ora sembra un blog.
+ Più di una persona là fuori che sostiene che Turn on the bright lights degli Interpol sia uno dei dischi più belli degli ultimi 5 anni. Conosco qualcuno che sostiene che pure che i loro testi siano assai meritevoli; la cosa però è talmente discutibile che oggi Stylus Magazine gli fa le pulci, scovandone i 10 versi peggiori. Alcuni, come l’epico I feel like love is in the kitchen with a culinary eye / I think he’s making something special and I’m smart enough to try, da Obstacle #2, sono in effetti davvero terrificanti.
+ Stasera prosegue il nuovo corso Airbag: chiacchiere, succose novità e la risposta alla domanda: Ma Bjork ha sempre fatto dischi assurdi come Medùlla? nella nostra monografia. Come sempre, 103.1 MhZ a Bologna, streaming o archivio mp3 per il resto del mondo. [E da stasera comincia la scontro frontale]
+ Gli A perfect circle stanno per pubblicare Emotive, un disco “impegnato” quasi interamente composto di cover. Un po’ inutile, al primo ascolto, se proprio vogliamo dirla tutta. Tra gli artisti coverizzati ci sono Marvin Gaye, i Depeche Mode, Joni Mitchell, i Black Flag e nientemeno che Imagine di John Lennon. La notizia è che quest’ultima non è poi così male [via Musicboom, il video low-res, hi-res
]
+ Un paio di sere fa, in prima serata, su Mtv c’erano video dei Cure a nastro, su Italia1 i protagonisti di OC andavano al concerto di una college band americana piuttosto inutile con in sottofondo Saturday morning degli Eels, mentre su AllMusic passavano Float on dei Modest Mouse. Mi sentivo su un altro pianeta.
+ FedeMC, che con le foto ci sa fare assai, ha aperto Pic-a-Punk
. Cresta rulez.
+ Qualche giorno fa i Moldy Peaches hanno suonato il primo concerto insieme da anni a questa parte; quindi, nonostante siano entrambi assai impegnati con le loro carriere soliste (Kimya Dawson ha pubblicato da poco Hidden Vagenda -il suo disco più ascoltabile, finora-, mentre il beneamato Adam Green pubblicherà l’anno prossimo un seguito al suo brillante Friends of mine) ci sono ancora speranze che pubblichino un altro disco intero. Ah, Kimya Dawson ha un blog.







giovedì, 21/10/2004

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Feticismi
Come viene creato un mattoncino Lego (in una bella serie di animazioni in flash).

giovedì, 21/10/2004

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Out for sale
E’ possibile che ora ogni volta che sento le prime note di Sunday Morning dei Velvet Underground mi debba venire in mente la privatizzazione dell’ex monopolista della rete elettrica? E’ possibile che la base killer di Hands around my throat dei Death in Vegas adesso mi faccia pensare per forza a un telefonino con videocamera? E Bittersweet Symphony dei Verve, che invece di ricordarmi Richard Ashcroft che cammina per le strade di Londra finirà in breve tempo per farmi venire in mente una banca? E vogliamo parlare di due dei pezzi più belli di David Bowie, Rebel Rebel e Heroes, assassinati rispettivamente dagli spot di un acqua minerale e di un’automobile? E perchè, ancora oggi, ogni volta che sento Please Please Please let me get want degli Smiths non posso fare a meno di pensare a una birra? Vogliamo proprio farci rubare tutto?


mercoledì, 20/10/2004

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Non ascoltarmi, sto mentendo
Ho un sacco di idee, ma spesso non interessano neanche a me; quindi le metto nel blog. Sono seriamente convinto che quando si è depressi e/o stressati dovrebbe essere preclusa la possibilità di postare. Tutto ciò vale anche per i (rari) giorni in cui si è euforici. Per non parlare, ovviamente, dei momenti in cui si è ubriachi o sotto l’effetto di qualsivoglia sostanza psicotropa: in quel tipo si situazioni ci dovrebbe essere un meccanismo che inibisce il caricamento della homepage di Splinder. O che ritarda di almeno 24 ore la pubblicazione del post, il che è in effetti quasi la stessa cosa, visto che una spietata cancellazione sarebbe a quel punto quasi certa. Credo che a un certo punto -presto, di solito- la persona e il blogger diventino due entità talmente separate che se si incontrassero una sera in un pub non solo non si starebbero simpatici, ma non saprebbero neanche di cosa parlare. Finirebbero per guardarsi le scarpe farfugliando frasi di circostanza, sperando che arrivi presto qualcuno a salvarli. Penso che non dovreste commentare questo post dicendo che ho ragione (vile) o che ho torto (facile); se proprio volete farlo (ma così rischiate di compiacermi, quindi forse non è il caso), provate ad inventarvi qualcosa di originale.

martedì, 19/10/2004

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Lui sì che ne sa qualcosa
Una strepitosa versione di Sunday Bloody Sunday degli U2 reinterpretata da George W. Bush. Avete capito bene: ascoltare per credere.
[davvero senza parole]


martedì, 19/10/2004

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Ma io lascio che le cose passino e mi sfiorino
Che è poi una scusa. Ma tutti abbiamo bisogno procurarci scuse che funzionino, no? Tipo nascondere dietro una dichiarazione di estetica una o più scelte di comodo, per fare un esempio a caso. Da queste parti, ultimamente, si fanno molto cose e si fanno molte cose, e ci si sta poco a pensare rispetto al solito. Non è affatto detta che sia un male (tra l’altro), anche se non c’entra granchè dirlo ora. Era solo per lasciarne una traccia, a monito per il futuro.

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lunedì, 18/10/2004

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Vacca ladra
Vi giuro, non lo faccio neanche più apposta. Non passo ore a vagare per la rete per trovare degli insopportabili giochini strambi con cui perdere tempo: ormai sono loro che trovano me. Questa settimana è il turno di IQ Cows Marathon, in cui bisogna guidare una simpatica mucca verso il tesoro indicandole la via (il tutto con le istruzioni in olandese, per rendere la cosa più intellettuale). I primi livelli sono poco più che banali, dopo il decimo si comincia a ragionare, al diciassettesimo mi sono fermato per carenza di zuccheri. Fate di meglio, almeno voi, chè io sono un tipo che si stanca in fretta. 

venerdì, 15/10/2004

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Oggi è una giornata così (3)
The butcher bird makes its noise
And asks you to agree
With its brutal nesting habits
And its pointless savagery

(Nick cave & the Bad Seeds – Babe, you turn me on)





venerdì, 15/10/2004

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Oggi è una giornata così (2)
Real gone, il nuovo disco di Tom Waits, è bellissimo. Quasi all’altezza del suo capolavoro Rain dogs, oserei quasi dire, a rischio di essere crocefisso dagli waitsiani duri e puri. Stasera, ad Airbag, per la prima puntata della extended edition da un’ora e mezza, gli dedichiamo una monografia che percorrerà tutta la sua carriera e sarà zeppa di informazioni e aneddoti (e ce ne sono..). Dalle 21 alle 22.30 sui 103.1 FM di Radio Città Fujiko a Bologna e dintorni, oppure in streaming, o -in differita- scaricabile dall’archivio mp3 lo-fi. 

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venerdì, 15/10/2004

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Oggi è una giornata così
Osserviamo “Der AchterSchmutz der Herr Klinsmann”, di Magnustein, un vecchio cortometraggio israeliano del 1979, che puo’ essere visto come un gelido ritratto di una monocorde sintesi. Appare come un melting pot sofferente di tematiche trasformate in presenze sceniche, un calderone anabasico di sequenze di immagini.
Forse possiamo notare che in una Weltanschaaung di estraniamento derivata da citazioni oniriche, e di dubbio gusto, il soggetto potrebbe riscoprirsi pseudogodardianamente, parlando del senso del bigottismo e della stupidita’ della societa’ rispetto alle metrocasualita’ di Sergeijv.
Bisogna dire che credo comunque che Botreaux non sia in torto quando insinua che “Der AchterSchmutz der Herr Klinsmann” sia una sequenza di casualita’.
Indubbiamente, confrontando “Der AchterSchmutz der Herr Klinsmann” con “Fleur tatillon”, sempre di Magnustein, osserviamo che e’ presente in “Der AchterSchmutz der Herr Klinsmann” un fil-rouge di catarsi che quasi mai abbiamo trovato in film come “Barbezieux du tonnerre” o “Das UtterKabinett”.
Ci si potrebbe trovare d’accordo con Chasdoi quando dice che il film di Magnustein sia solo un’unione di presenze sceniche, e basta.
Probabilmente, confrontando “Der AchterSchmutz der Herr Klinsmann” con “Der UberScheisse der Doktor Grunther”, di Kieslowskij, possiamo notare che e’ quasi palpabile un fil-rouge di Bildungsroman che e’ il marchio di Magnustein.
In un ambiente di ascensione improntato a sonorita’ mute dreyeriane, lo spettatore potrebbe considerarsi certamente kafkianamente malriuscito.
Ci si accorge che in un contesto di sensualita’ improntato a sequenze di immagini indubbiamente dreyeriane, il figurante potrebbe riscoprirsi antigodardianamente.
Ritengo comunque che Resdard abbia ragione quando insinua che il film di Magnustein sia soltanto un’esibizione di stile registico tramite uno sfoggio smodato di precessioni causa-effetto.
Senza dubbio, paragonando “Der AchterSchmutz der Herr Klinsmann” a “Baguettier imbu est mort”, osserviamo che e’ presente in “Der AchterSchmutz der Herr Klinsmann” un sentore di estraniamento che quasi mai troveremo in film come “Un fleur tatillon est mort” o “Das Zimmer”.

(generato con il Simulatore di discorsi di Ghezzi di Polygen)











giovedì, 14/10/2004

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Se Silvio era L’ottavo nano lui è il nono?
Il nano da giardino con la faccia di George W. Bush.
[apprezzate i dettagli]


giovedì, 14/10/2004

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VitaMoltoBuffa
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To: inkiostro
From: ************* <**************@*****.it>
Subject: Ieri Notte/ Ieri Mattina
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Ciao
Volevo ancora ringraziarti di avermi riaccompagnata a casa
– con i miei tacchetti di ferro sul selciato avrei radunato in men che non si dica tutti gli stupratori presenti nel giro di due chilometri –
Volevo scusarmi del fatto di esser diventata logorroica alle 4 di mattina
– ma se fosse passato Ben Gibbard e ci avesse visto parlare in macchina avrebbe subito frainteso e ci avrebbe subito scritto su una canzone d’amore –
E poi ho appena letto il commento al post su ArteMoltoBuffa:
“Poi è tutto così meravigliosamente… *postmoderno*…
[adesso uccidetemi]
Infanzia e adolescenza di telefilm americani, l’immaginario privato che si disgrega e scompare, sostituito dalle fantasie da teen movie…io lo trovo sublime.”
….e porca miseria io ho scritto le stesse cose nella recensione che ho scritto e deve ancora uscire
e anche io uso sempre sto termine *postmoderno*
Ciao

















giovedì, 14/10/2004

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Altro che tabù
In un paesino dell’Oregon è illegale bestemmiare durante l’amplesso.
In un villaggio del Wisconsin per un uomo è proibito sparare con una pistola mentre la sua partner sta avendo un orgasmo.
A Hong Kong una moglie tradita può -legalmente- uccidere suo marito, ma solo a mani nude. L’amante può invece essere uccisa in un modo qualunque.
Nel 1990, una metà degli Stati Uniti aveva delle leggi che proibivano l’uso dei vibratori.
In Minnesota è illegale avere rapporti sessuali con un pesce.
In Cina una donna non può camminare in una stanza di hotel nuda.
In Michigan una donna non può legalmente tagliarsi i capelli senza il permesso del marito.
A Londra è proibito fare sesso su una moto (anche se parcheggiata).
In Florida, se sei una donna single, divorziata o vedova, non puoi gettarti col paracadute nelle domeniche pomeriggio.
Questo è altro in una pagina che raccoglie le più strane leggi in giro per il mondo che hanno a che fare col sesso.










mercoledì, 13/10/2004

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L’autunno è indietronico
1. L’altro ieri pioveva, e nel tornare a casa mi sono bagnato il vestito buono (mi piace, il concetto di vestito buono, chissà perchè è passato di moda); una volta arrivato mi sono tolto gli abiti bagnati, ho acceso una luce gialla (le luci bianche le odio), e ho messo su qualcosa nello stereo. Avessi una sedia a dondolo, mi ci sarei seduto. Fumassi la pipa, l’avrei accesa. Avessi un paesaggio decente da guardare dalla finestra (ok, avessi un paesaggio qualsiasi, in effetti), mi sarei messo a contemplarlo. In mancanza di tutto ciò, ho lasciato fare alla musica di Lars Horntveth, che è quanto di più simile a una (bella) serata d’autunno mi sia capitato per le mani da un po’. L’indietronica incontra il jazz che incontra le colonne sonore, il tutto con una perfezione talmente matematica che -ne sono sicuro- se ne scoprissi l’algoritmo che ne descrive il suono sarebbe lo stesso che determina la traiettoria di una foglia quando cade dall’albero.
2. Ieri sera, poi (era freddo), sono andato al cinema, a vedere Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino. Non è il capolavoro che avevo sperato (un paio di commenti positivi mi avevano un po’ illuso), ma è comunque un film davvero notevole (un parere più esteso completamente condiviso, qui), fatto di vuoti e di piccoli gesti come le cose che davvero contano (come la vita, direbbe qualcuno). La colonna sonora -gelida- era tutto un glitch, a cominciare dalla Scary world theory dei Lali Puna nei titoli di testa per continuare con i Boards of Canada, i Terranova e altri gruppi dai nomi freddi, e si sposava alla perfezione con le atmosfere del film (glaciali), opponendosi in una tensione costantemente irrisolta con le immagini (per lo più calde). Una battaglia che mi ha spossato. Quando sono tornato a casa ho rimesso su prima Scary world theory poi Faking the books, e ho deciso chi aveva vinto.
3. Stamattina mi sono alzato presto perchè dovevo lavorare. Non mi ci abituerò mai, ad alzarmi presto, temo; dev’essere una cosa nel dna. E quando so che devo svegliarmi presto, poi, non riesco mai a dormire bene: ci metto ore ad addormentarmi, faccio degli incubi strani, mi alzo con la testa pesante e con la perenne sensazione di essermi dimenticato qualcosa. Questa mattina è stato uguale, e non è stato piacevole, solo che era come se nella mia testa ci fosse anche una colonna sonora. Era un sottofondo di ticks e di blips, e poi un suono tipo palline di metallo dentro un barattolo di latta, e cerniere lampo chiuse a velocità diverse; c’era anche una melodia in falsetto, e ho poi capito che si trattava di Front to back, il pezzo cantato da Andrew Kenny degli American Analog Set che c’è nel nuovo disco di Styrofoam, l’amichetto belga dei Notwist. Era curioso -era inquietante-, era come se tutti quei clicks e trips e svrips andassero a tempo con i miei movimenti lenti e assonnati. Chissà se fa questo effetto a tutti, mi sono chiesto. Mi sembrava di sapere la risposta; solo, era come se me la fossi dimenticata.



martedì, 12/10/2004

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Non ci sono più le barbie di una volta

[barbie kamikaze, trovata grazie a questo articolo del Corriere]