Non leggere subito dopo i pasti.
La lettura è consigliata a un pubblico adulto e non incline alla facile disperazione
A novembre, David Brooks, editorialista neoconservatore del NY Times, si mostrò positivamente colpito dalle scelte di Obama per il suo gabinetto: i nomi che circolavano al tempo, secondo Brooks, erano quelli di persone moderate, professionali, non-ideologiche, dalla mente aperta, dotate di creatività pragmatica. Ma, soprattutto, primi della classe nelle più prestigiose scuole d’America:
Insomma, con tutte queste università prestigiose tra parentesi, Brooks ci dice che quella instaurata da Obama sarebbe stata una "valedictocracy", come la chiama lui: il governo dei primi della classe (il simpatico neologismo viene da valedictorian, il migliore della classe dei diplomandi che ha il compito di parlare per ultimo nelle cerimonie di consegna dei diplomi).
Sulle virtù della primidellaclassocrazia – in italiano non suona molto bene – non tutti, però, sono d’accordo. Non lo è, in particolare, Lewis Lapham, storico direttore di Harper’s, oggi titolare dell’acuto e raffinatissimo commento d’apertura, Notebook, che esce a mesi alterni.
Per realizzare il cambiamento che Obama ha detto in lungo e in largo di voler realizzare, sostiene Lapham, non bisogna rivolgersi ai Circoli che Contano.
Secondo Lapham le università americane non incoraggiano più la libertà di menti che rischierebbero di dar fastidio all’establishment. L’entusiasmo dell’esploratore, the amateur spirit che ha sostenuto la democrazia americana, è morto. Non è sopravvissuto, dice Lapham, all’America che è sorta dalle ceneri di Dresda e Hiroshima.
Lapham è pessimista, certo. E teme che le speranze accese dalla campagna di Barack Obama siano destinate a rimanere deluse. Da solo, scrive Lapham, Obama non può realizzare il cambiamento promesso. E’ un ottimo organizzatore, un capace imprenditore politico e un carismatico oratore. Ma sinora il più grande successo dell’era Obama – e cioé l’elezione di un nero alla Casa Bianca – è stato realizzato dalla comunità di cittadini americani, the American citizenry. Il resto non può essere fatto solo dal Presidente. E affidarsi ai primi della classe per i cambiamenti epocali è una scelta fallimentare.
Ben altri problemi, si direbbe, quelli di casa nostra.
Se negli USA le migliori energie creative si sono ritirate dallo spazio civico e si sono dedicate quasi esclusivamente al sollazzo di noi consumatori, rendendo sempre più sofisticato e intelligente l’intrattenimento pop di ogni tipo (dai videogames alle serie tv, dal Web ai gardget tecnologici), in Italia i primi della classe non ci sono. Non ci sono quelli che si dedicano alla vendita di prodotti intelligenti. Non ci sono quelli che si impegnano nello spazio politico per architettare il Cambiamento. Ma non ci sono neppure quelli, accomodati all’interno dell’establishment, che preferiscono assecondare la conservazione. Forse non c’è un valido argomento razionale per dimostrarlo, ma ci sarebbe un pizzico di soddisfazione in più nel poter imputare il declino italiano a giovani menti brillanti, piuttosto che a vecchi faccendieri mediocri. Poter dibattere sui danni arrecati dalle scuole di prestigio, piuttosto che non avere scuole di prestigio. Poter dissentire sul fatto che valenti studenti ambiziosi abbiano fatto il bene del paese, piuttosto che scorrere liste di gente dal curriculum imbarazzante anche per un datore di lavoro con standard scarsissimi. Poter addirittura criticare la missione conservatrice delle università italiane, piuttosto che sapere che le università italiane non hanno alcuna missione, non hanno alcuna identità culturale né buona né cattiva, né conservatrice né progressista.
E’ una speranza penosa, ma faccio fatica a non coltivarla: vorrei poter leggere una critica pessimista come quella di Lapham sui mali del governo dei primi della classe in Italia. Ma qui non c’è traccia di primi della classe e non c’è traccia di Lapham. E se in questo momento tu lettore sei d’accordo con una speranza così desolante, non credere di poterti ritenere del tutto innocente se domattina continuerai a farti i cazzi tuoi, in un illuminato (o così ti piace pensare) egoismo.
a Cagliari la SARAS (Società Anonima RAffinerie Sarde) nelle persone del presidente Gian Marco Moratti marito di Letizia (non il padre naturale di Noemi eh!) e dell’amm.del. Massimo Moratti nonchè presidente dell’Inter (e quindi auguri!! )
la SARAS, quindi, chiede il sequestro del documentario OIL
http://ricerca.quotidianiespresso.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2009/05/17/SL4PO_SL402.html
i cittadini di Sarroch sbavano per congratularsi personalmente http://www.youtube.com/watch?v=iiUXCuuM1VU
http://www.oilfilm.it
saluti
http://ulivo
[..] La strategia del verme A sinistra tira un’aria di ritirata strategica, non so se ci avete fatto caso. Basta leggere sociologi autorevoli come Diamanti, o blogger autorevoli come Trino (su Inkiostro, il blog dell’anno). In mezzo a tutto questo, mi ca [..]
io ho fatto un’ottimo liceo pubblico e un’ottima università privata, molto conosciuta e molto “americana”.
1) ci sono cose che facciamo meglio (matematica approfondita per esempio) e cose che facciamo veramente di merda (relazioni, aspetti più pratici e gestionali, che sono tutto sommato rilevanti). però ho scelta la specialistica qui, ci sarà un motivo.
2)quando dico l’università che frequento mi ridono TUTTI in faccia. ed essere presa per il culo per la fatica che faccio non è bello. forse anche questo è un problema.
Non centra un cazzo, sto bellamente spammando, scusa Ink, ma ho le balle girate:
http://playgroundphilosophy.blogspot.com/2009/03/sindrome-da-disoccupazione.html
E’ il blog di un’amica (con un post che parla di un amico)
D.
Secondo me la scuola europea è nettamente suoeriore a quella americana. Anyway io ho fatto un ottimo liceo (pubblico) e un’ottima università (sempre pubblica). I risultati si vedono eccome senza false modestie. Il discorso sulla meritocrazia (che ora va tanto di moda) è però tutto un altro paio di maniche.
Sinceramente non posso credere che chi governa in Italia faccia parte dei primi della classe…
miss u Brandon Walsh
ma quando mai berlusconi ha studiato alla sorbonne???
Alfio Garozzo
Ho pensato esattamente la stessa cosa di Dario.
‘sto post potrebbe essere un ottimo, ottimo articolo del…aspetta un attimo, da noi non c’è quel giornale che avevo in mente.
d.
basta vedere uno dei tanti teenagers telefilm statunitensi per accorgersi di quale razza di gente esca da quelle grandi università.
ma come, noi abbiamo berlusconi che ha studiato alla sorbonne!
mi sento quasi in colpa…
Eazye
Ho scrollato tutto il post per vedere dove parlavi di cinema, e ho trovato solo “Reagan” :(