martedì, 30/09/2008

Hipsteria (corollario)


Se anche un mezzo generalista, con tutta la sua naïveté, riesce a fornire una descrizione accettabilmente accurata di una tendenza, e le varie parodie, più o meno graffianti, sono sempre più diffuse e sempre meno grossolane, spesso quella tendenza sta vivendo la fase di maggiore diffusione (non mediata e non meditata ma accettata perché in auge), ed è prossima alla fine, fino alla prossima palingenesi, da nicchia a tendenza e così via.

Quando li cattura una definizione/il mondo passa a una nuova generazione.

21 Commenti a “Hipsteria (corollario)”:

  1. utente anonimo ha detto:

    Rob Canella is my co-pilot

  2. utente anonimo ha detto:

    #18: esiste una facoltà di baruffologia?

    e vi si sostiente un esame di “estetica della baruffa”?

    hipster’92

  3. utente anonimo ha detto:

    ma praticamente, alla fine, in sostanza, in soldoni, per capirci qualcosa, per venirne fuori…di che cazzo state discorrendo? ;) a.

  4. utente anonimo ha detto:

    Vabè, se chiamiamo baruffa questa, abbiamo degli standard veramente bassi, eh…

  5. utente anonimo ha detto:

    sapevo sarebbe finita in baruffaldi

  6. utente anonimo ha detto:

    sapevo sarebbe finita in baruffa.

  7. utente anonimo ha detto:

    Per l’illuminato al #13:

    – sì, il primo commento era mio e si riferiva all’articolo di Repubblica, o forse più alle sue intenzioni.

    – “modestissimo” era riferito al livelo di scrittura del cartone animato, non alla sua realizzazione, ed era una trascurabile opinione personale.

    – non conosco Canella né i suoi lavori su altre testate, ma capisco cosa dice quando parla dell’usare registri diversi su mezzi diversi, quindi rispetto.

    – wtf.

    ciao, e.

  8. utente anonimo ha detto:

    il video èfficooooooo.

    ahahah i noiosi demotapes ahahahaha :-)

    JU

  9. utente anonimo ha detto:

    io propongo che l’obiettivo degli strali divenga al limite “e.” del primo commento che secondo me è enzo. è lui che ha dato del “modestissimo” al cartone animato. ma secondo me lo ha fatto per dire che non rappresentava un’analisi approfondita (mi sa però che non voleva esserlo, approfondita).

    in secundis, attaccherei enver che è andato a metter zizzania quando si capiva benissimo che l’oggetto del post era l’articolo di repubblica e non il video che faceva solo da contorno.

    ora avete i vostri veri obbiettivi, scatenatevi!!

    ciao e buon WE (qui a menefottolandia è già venerdì…)

  10. utente anonimo ha detto:

    ultima cosa: non sono chi sia questo mangialardo o altro né bazzico la scena electroqualcosa, se non espressamente invitato e mantenendomi su cose indie/noise. sono uno che si fa i fatti suoi, non stringe mani, ma le cose poi le dice lo stesso. e mi va bene così…

  11. utente anonimo ha detto:

    oggi ho ricevuto anche delle mail poco belle da un mittente sconosciuto, e che niente hanno a che vedere con questa cosa. capirtai che ero un po’ prevenuto e alterato già di mio. neinte di personale. ho visto il blog, scrivi bene, io non ho più niente da dirti e anzi, se ho mancato di rispetto, mi scuso. spero siamo tutti in buona fede. davvero, sono altre le cose che m’interessano. se non me la’vessero segnalato mai sarei venuto qua a dire cose.

  12. punch-drunk ha detto:

    io non ho citato nessuno, non so neanche di cosa stai parlando.

    ho linkato un video che avevo visto casualmente due ore prima di scrivere il post, ho espresso un parere leggermente derogativo (“naiveté”, sempre. che già non mi sembra un insulto, ma vabbè) su repubblica*, citata nel post precedente, ed ho messo le due cose nello stesso post, perchè l’argomento (tracciare un ritratto, per quanto non definitivo, dell’indie/hipster) era comune: se vuoi rileggere il tuo primo commento (“spero non sia una cosa personale”, etc) spero concorderai con me sul fatto che sia aggressivo, perdipiù immotivatamente, visto che non si giudicava niente che c’entri col tuo lavoro. giustificarmi per cose che non ho fatto non fa parte dei miei costumi.

    detto questo, per me la questione è chiusa qui.

    * pe alcuni documetati precedenti del giornale, lo dico prima che la polemica si sposti miracolosamente altrove

  13. utente anonimo ha detto:

    r.c.: ragazzi, comunque sono contento. di solito fanno le pulci a zingales per la forma o a marin p. perché dicono che scrive male (??). forse è la volta che faccio il salto e magari scrivo su “rumore”. non so cosa sia hipster e già il fatto che non me ne interessi penso la dica tutta. ma so benissimo cosa sia la grammatica. e anche l’educazione.

    se cito qualcuno, tanto per dirne una, glielo faccio sapere.

  14. utente anonimo ha detto:

    per me vi siete laureati all’università del fraintendimento.

  15. Enver ha detto:

    l’intera operazione di questo video (non parlo del pezzo di repubblica, che è cosa diversa e tratta temi diversi) è costruita sul presupposto che tutti gli ascoltatori di musica indipendente, i frequentatori di dati concerti e coloro che ne diffondono la conoscenza soprattutto in rete siano simili/fungibili tra loro. e non v’è niente di più falso, dato che *sigh* ci conosciamo tutti, in Italia, e possiamo constatarlo ogni giorno. La buffonata dell’attribuire a tale platea le magliette a righe (tipiche di un certo periodo attorno al 2004, cfr. Franz Ferdinand, e di ben definiti ambienti urbani) + le converse (mai calzate, e so di non essere solo anche quando sono solo) è esemplare nel fare un buco in acqua, “costringendo” a respingere questa ironia di basso valore. fra l’altro fare le pulci al concetto di indie quando si “milita” sul versante hipster-electro o wannabe tale, come gli autori di questo video, insomma… …

  16. punch-drunk ha detto:

    senza, lo ripeto a costo di rispondere a puntate, che i due discorsi (la “naiveté” e “parodie diffuse etc.”) siano collegati tra loro, la grammatica è lì a dimostrarlo.

  17. punch-drunk ha detto:

    e visto che ora mi sono anche riletto, mi pare evidente che il succo del post sia lo stesso del precedente, cioè che l’idea di hipster/indie mai come ora sia di moda. ed il fatto che si trovi nella descrizione di più “tribù urbane”, per un pubblico se non generalista certo piuttosto ampio ed eterogeneo, conferma la mia idea che siano parodie “diffuse”.

  18. utente anonimo ha detto:

    era riferito a repubblica, visto che era il corollario al post precedente. a me sembrava anche piuttosto comprensibile. questa invece è una delle parodie “sempre meno grossolane”. nel senso che l’ho trovata più calzante, appunto, di alcune di quelle lette “su riviste e su blog vari”.

    e la reazione mi sembra piuttosto eccessiva, personalmente.

    giorgio (il post è mio anche se non sono loggato)

  19. utente anonimo ha detto:

    ciao, sono roberto (canella). vabbé ragazzi, facciamo finta che mi senta lusingato. ma mi sembra un po’ fuori luogo la citazione, a dirla tutta. tratto generalmente un tipo di musiche che richiede, per la settorialità, anche questo tipo di riferimenti. ne parlo a gente che conosce il genere e su un giornale rinomato per un certo tipo di suoni. se l’avessi dovuto fare per il venerdì di repubblica l’avrei fatto in un’altra maniera, e per pillaloo invece ci sarei andato giù ancora più pesante. spero non sia uan cosa personale perché sarebbe ridicola. spero che “un mezzo generalista, con tutta la sua naïveté” non sia davvero riferito a me perché mi farebbe davvero ridere, specie leggendo ben altro su riviste e su blog vari. e ci siamo capiti.

  20. Enver ha detto:

    ohibò, Roberto sarà “contento” che sia stato usato un suo pezzo. In ogni caso gli autori sono discotecari torinesi, quindi anche su di loro ce ne sarebbe da dire (cfr. “legna”). Del regista sono belli i video per il progetto electro Shape

  21. utente anonimo ha detto:

    (la parola si usa poi da una settantina d’anni: http://en.wikipedia.org/wiki/Hipsters)

    L’articoletto di Repubblica non mi pare così sensazionale, per chi si ricorda gli “identikit” di Panorama o Espresso dedicati via via nelle varie ere a paninari, grunge, rapper, kidult, emo, metrosexual eccetera, con tanto di sagome vestite e frecce sui vari accessori. Almeno il NYTimes se la prendeva con la figura astratta dell’hipster per il suo essere un onnivoro culturale del tutto superficiale. Qui sembra se ne faccia solo una questione di abbigliamento, e allora la riflessione (che si potrebbe anche tentare – perché no?) non dura nemmeno i tre minuti di questo modestissimo cartone animato.

    ciao, e.