lunedì, 10/01/2011

Psicopatologia spicciola del dj pretenzioso. Cap 4. Il Dilemma del bravo dj

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Dell'eterno conflitto fra il dj pretenzioso e il bravo dj, delle depressioni del dj pretenzioso disoccupato, del dj pretenzioso a una festa ben riuscita in cui però non è lui a mettere i dischi e del mistero delle onnipresenti valigette dei dischi

 

La bibbia del dj si chiama Last Night a Dj Saved My Life, un libro di Bill Brewster e Frank Broughton che racconta la meravigliosa storia della musica da ballo, la nascita e l'evoluzione della figura del dj e dei dancefloor. Una delle frasi contenute in LNADSML che ogni dj dovrebbe tatuarsi sulla pelle è

 

"il bravo dj è quello consapevole di avere davanti non un pubblico ma gente che vuole ballare e divertirsi".

 

Sembra facile, ma non per il nostro dj pretenzioso, che a sua volta crede di avere una missione. Non tanto e non solo farli ballare e divertire, quanto evangelizzare le piste da ballo con la sua musica nuova e di qualità.

 

Il dilemma del dj pretenzioso nasce proprio da tormentose riflessioni attorno a questo assunto "Quanta gente riesce a divertirsi ballando l'ultimo di Caribou? Più o meno che se mettessi la Bamba? E allora perché mi ostino a non mettere la Bamba? Sarà mica che non sono un bravo dj, visto che Caribou non lo balla nessuno?". Di solito è quello che credono i gestori dei locali, il che spiega il frenetico turn over di dj pretenziosi. Forse dipende anche dal posto in cui il dj pretenzioso si trova a mischiare i suoi spocchiosissimi dischi. In genere però la risposta rassicurante che il povero ottuso si fornisce è "Sono loro che non mi capiscono, il mondo è ingiusto, la società non è ancora pronta per questa musica" e continua a suonare oscuri live degli Spiritualized, chiedendosi perché la pista resti vuota.

 

Nel suo Mamma, Mamma, Voglio Fare Il Dj l'ineffabile Fabio De Luca invita gli aspiranti dj a suonare ovunque ce ne sia la possibilità, anche luoghi poco ortodossi: rosticcerie,  mense scolastiche, autolavaggi. Per il dj pretenzioso questa è spesso una triste necessità più che una scelta. Sono già pochi i locali ove tollerano la sua improponibile musica. Mettersi a fare troppo i difficili significherebbe  passare lunghe stagioni di inattività. E vi assicuro che c'è solo un soggetto peggiore del dj pretenzioso: il dj pretenzioso disoccupato. Lo spettacolo umano del dj pretenzioso disoccupato è straziante, il soggetto cade in una spirale di depressione condita da complessi di persecuzione e si rinchiude in un bozzolo di totale incomunicabilità, da cui esce brevemente solo per stroncare qualche disco sul suo moribondo blog. Le scene più penose si possono assistere quando il pretenzioso/disoccupato viene a tradimento condotto a una festa dove c'è un altro dj e dove tutti – manco a dirlo – ballano e si divertono. Una festa dove insomma suona un bravo dj. Il suo anticristo personale.

 

Il pretenzioso/disoccupato schiumerà ovviamente invidia, non ballerà assolutamente mai,  anche se la playlist dovesse essere di suo gradimento non lo darà affatto a vedere, non farà che lamentarsi con tutti della musica troppo commerciale, della scaletta prevedibile e disomogenea, dei passaggi realizzati male. Inoltre scaglierà maledizioni assortite al suo concorrente (?) sperando che queste lo colpiscano all'istante cosicché il bravo dj non possa continuare il suo dj set e qualcuno urli allarmatissimo la frase che il dj pretenzioso attende di ascoltare da una vita "Fate presto! C'è un altro dj in sala?"

 

Così si spiega il mistero delle preziose valigette di dischi da cui il dj pretenzioso, anche se disoccupato, non si separa mai.

Un commento a “Psicopatologia spicciola del dj pretenzioso. Cap 4. Il Dilemma del bravo dj”:

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