venerdì, 31/10/2008

Wild Wild Zen

Non c’è niente di meglio del nuovo video degli Zen Circus (in anteprima assoluta su questo blog) per fare una pernacchia ad Halloween. Wild Wild Life è una cover dei Talking Heads, ed è il terzo singolo estratto dal brillante Villa Inferno, sottovalutato opus magnus della band pisana composto e suonato insieme a Brian Ritchie dei Violent Femmes e pubblicato da Unhip Records. Il video è diretto da Filippo Francione e prodotto da zimbrAVideo.

 

Che c’entra Halloween? Con la canzone e il video, poco o niente. Gli Zen Circus, però, torneranno a calcare il palco del Covo domani sera, il giorno dopo Halloween, per un’ingombrante serata post-festiva in cui probabilmente buona parte del pubblico che normalmente affolla il club di Viale Zagabria sarà a casa impegnata a smaltire la sbronza della sera prima.

Io invece me ne frego di Halloween, stasera sto a casa o vado a bere una birra tranquilla in centro, e tengo le energie per domani sera; visti i travolgenti live set a cui ci ha abituato la band toscana (forte di un repertorio assai vasto e di una innata capacità di tenere il palco rarissima in Italia) ce ne sarà bisogno. A seguire, in pista grande, il sottoscritto mette un po’ di dischi insieme ad Art Compagnoni. Boicotta Halloween, vota Zen Circus.
[o almeno fatti entrambe le serate]

 

The Zen Circus – Wild Wild Life (MP3)

 

8 Commenti a “Wild Wild Zen”:

  1. utente anonimo ha detto:

    Potentissimo!

  2. utente anonimo ha detto:

    Dei Talking Heads questa mi mancava, l’ho recuperata e devo diro che apprezzo molto la rilettura degli Zen Circus. Li conosco poco, ma i singoli mi piacciono molto, approfondirò.

    Alla prima data del nuovo tour che mi capita a tiro non mancherò.

    .doc

  3. utente anonimo ha detto:

    Apprezzabile andare a ripescare un cult band come i talking heads. Però questa cover non mi sembra un granché, troppo ricalcata sull’originale.. Gli Africa Unite invece hanno fatto un cover fantastica di Once in a lifetime .

    Lucien

  4. utente anonimo ha detto:

    ma è il figlio di venditti?

  5. utente anonimo ha detto:

    Gli Zen Circus fan cagare.

    Punto.

    E l’italia indiesomething lo sà..per fortuna.

    Jimmy

  6. utente anonimo ha detto:

    Mah, frequento per questioni d’amore il vicinato pisano e pisani stessi, però a me son sembrati poco scherzosi. Non li conosco di persona perciò può darsi benissimo che abbia frainteso.

    Le maggiori colpe ce le ha avute l’estragon, fuor di dubbio, ma i ragazzi mi erano parsi comunque contrariati e ha poco senso rifarsi, seppur prendendo in giro, su chi era lì senza romperti le palle. Riccordo un Riccardo Sinigallia al Blue Inn Cafè (!!!) superscoglionato dopo il concerto a causa del posto inculato e la poca gente presente. Prese a male parole un po’ tutti. Non son cose, se hai scazzi fai le pernacchie all’organizzazione privatamente (almeno, io la vedo così). Leggasi lo stesso per gli ZC.

    Vabbè, chissene!

    bebo

  7. inkiostro ha detto:

    L’umorismo da pisani è noto per non andare sul sottile, e la sera in cui hanno suonato all’Estragon prima dei Booka Shade è stata impostata fin dall’inizio sullo sfottò nei confronti dei tedeschi che, evidentemente, attiravano più gente.

    Per capire appieno lo spirito bisognava anche sapere la storia di quella data (in cui i due concerti, diversissimi, sono stati incollati, a tavolino, dall’Estragon, non proprio per la gioia degli ZC), e direi che ci stata. A me sono piaciuti entrambi i concerti, e ho trovato le prese per il culo un po’ astiose dei pisani esilaranti e appropriatissime. Poi de gustibus.

  8. utente anonimo ha detto:

    “vi lasciamo ai booka shade, evidentemente la musica registrata vi piace di più”

    A parte considerarli delle mezze seghe direi che la frase di chiusura con cui abbandonarono il palco dell’estragon qualche mese fa, stizziti per il pubblico scarso, mi è bastata per non voler mai più approfondire la loro musica.

    Rispetto prima di tutto (e per quelli che magari lo scriveranno: no, non scherzavano).

    Sarò testa di legno, ma certi giudizi (anche al contrario eh, tipo “l’indie è una roba da tristoni”) sono una tristezza sentiti nel 2008.

    bebo