venerdì, 02/11/2007

La grande truffa del rock’n’roll?

[un post provocatorio pretestuoso]

I Radiohead hanno messo fine a settimane di speculazioni confermando di aver raggiunto un accordo con l’etichetta inglese XL Recordings per la pubblicazione fisica del loro nuovo disco, "In Rainbows". […]
Non è ancora stata diffusa una data di pubblicazione, ma diverse fonti suggeriscono che potrebbe coincidere con l’arrivo dell’edizione "discobox" dell’album, disponibile solo su Radiohead.com dal 3 Dicembre. Altri suggeriscono che potrebbe non succedere prima del prossimo anno.
La band aveva sconvolto le regole dell’industria discografica rendendo disponibile "In rainbows" in download il 10 Ottobre, dando ai fan la possibilità di pagare il prezzo da loro desiderato. [Billboard]

Un fan, per definizione, non può pensare male dei propri idoli.
Un fan dei Radiohead, per definizione, è quanto di più vicino a un fondamentalista religioso che si possa trovare nel mondo della musica di questi tempi, e ha cieca fiducia nell’operato di Yorke e soci.
Thom Yorke, poi, con quella faccia storta che si ritrova ha l’aria di essere talmente naif che se qualcuno non si prendesse cura di lui, si lascerebbe morire di fame mentre programma la drum-machine o scrive pamphlet contro l’inquinamento. Thom Yorke è puro.
I Radiohead sono BUONI, è chiaro.

Epperò.
Tentiamo di non pensare che sono i Radiohead (facciamo finta che siano un gruppo cattivo, tipo, non so, i Metallica), e limitiamoci ai fatti:
– la band ha ottenuto soldi (e neanche pochi, si parla di circa un milione di dollari) e un’enorme pubblicità per una cosa che succede a tutti: l’early leak del disco, prima della data di uscita della copia fisica;
– la band ha suggerito (se non apertamente affermato) che l’unica copia fisica del disco sarebbe stata la costosissima versione deluxe messa in vendita nel sito, che costa poco meno di 60 euro e contiene anche parecchie cose abbastanza inutili (la versione del disco sia in vinile che in cd, la versione digitale dell’artwork), incassando quindi anche moltissimi ordini dei fan che non volevano limitarsi alla misera copia digitale;
– dopo essersi goduta la pubblicità gratuita, il clamore, e la stima di tutto il mondo (e i soldi, eh), la band annuncia innocentemente che il disco uscirà anche nei negozi, come sempre.

Ne abbiamo parlato tutti come di una rivoluzione, e rimangiarsi la parola fa sempre un po’ male. Ma ora non posso fare a meno di pensare: non sarà che quella a cui abbiamo assistito è stata solo una grande, perfetta, operazione di marketing? Non sarà che i Radiohead hanno trovato un modo geniale per farsi pagare per una cosa che di questi tempi succede a tutte le band? Non sarà che con la versione deluxe si siano esosamente voluti approfittare dei fan che, pur di avere qualcosa di fisico, hanno comprato un box (che forse non vale quanto costa) in misura molto, molto maggiore di quanto avrebbero fatto se si fosse saputo che il disco sarebbe stato pubblicato anche in versione normale?
Non sarà che ci siamo proprio fatti fregare?

 

42 Commenti a “La grande truffa del rock’n’roll?”:

  1. utente anonimo ha detto:

    Wow, cool man, big thanks! http://kxoaernwjgpn.com

  2. utente anonimo ha detto:

    Wow, cool man, big thanks! http://kttudphueddio.com

  3. dreadzeppelin ha detto:

    La parabola dell’eroico cantate rock buono

    [..] Ogni volta che i Radiohead, ovvero Thom Yorke, aprono bocca, tutti a gridare al miracolo. Prima mi mettono in vendita il cd su internet a offerta libera. Figata. Ma se poi uno ci pensa un attimo possono esserci anche punti di vista differenti. In bre [..]

  4. buldra ha detto:

    secondo me tutte le notizia riguardanto “in Rainbows” vanno prese con le pinze.

    http://buldra.splinder.com/post/14638283/OVER+THE+RAIN+IT+BOWS#14638283

    Buldra

  5. inkiostro ha detto:

    Dannazione, qualcuno se n’è accorto.. :)

  6. josi ha detto:

    In tutto ciò, nessuno ha notato che Inkiostro aveva dichiarato che nel suo blog non avrebbe parlato di In Rainbows, e invece l’ha fatto.

    :-P

  7. utente anonimo ha detto:

    Ecco uno dei motivi che ha spinto verso la pubblicazione…

    http://www.dmwmedia.com/news/2007/11/05/report-38-of-consumers-paid-about-6-for-radiohead-album

    Tanto per dire che è tutto molto bello ma…manco i Radiohead posso permetterselo!

  8. utente anonimo ha detto:

    Che il disco sarebbe uscito si sapeva. Speravo trovassero dei canali di distribuzione alternativi. Non parlerei di truffa però ci sono rimasto male che il bitrate fosse a 160 kb/s e che non ci fosse uno straccio di artwork. E mi sa che il cd non lo compero. Anche se In Rainbows mi piace tantissimo. Piuttosto, che mi dite di Saul Williams e Trent Reznor e di quel che stanno combinando?

  9. utente anonimo ha detto:

    io quoto subliminalpop.. breve ed efficace

    =)

  10. utente anonimo ha detto:

    Ciò mica voglia di leggere tutti i commenti,quindi non so se qualcuno l’ha notato e l’ha scritto.

    E’ vero che è valida l’offerta 0,00£ ma in cambio di una bella dose di dati personali: informazioni di questo tipo oggi valgono non poco…

    D.D.

  11. Enver ha detto:

    Leonardo (primo capoverso a parte), ti amo, sposiamoci.

  12. utente anonimo ha detto:

    ma veramente si parlava già prima che entrasse in funzione il download di una release tradizionale.. io non li seguo ma la notizia m’era giunta lo stesso.. Chi ha prenotato il discbox così presto non ci rimarrà male di certo.. perché solo un fanatico vero prenota una cosa così costosa così presto, non penso che voglia la release standard per le vittime del digital divide.

    poi si sa, se avessero voluto far beneficenza lo mettevano gratis e basta sto album.. ci vogliono guadagnare, come è giusto che sia. C’è qualcuno che vive d’aria a sto mondo? o qualcuno non corruttibile dai tanto denaro (se poi è pure legale..)? Sono artisti, ma non sono madre teresa.

  13. utente anonimo ha detto:

    Premetto che per me il concetto di “pagare il giusto” suona molto esotico: io gli artisti non li pago. Mai. Pago gli idraulici. Se mi perde un rubinetto, Thom sarebbe in grado di rimetterlo a posto? No? E allora cosa vuole da me?

    Quello che trovo curioso è che, allo stato attuale dei fatti, l’industria musicale si regge unicamente sulle spalle dei feticisti: gente che nel 2007 si svena per una cosa antiquata e surreale come un vinile, ecc.

    E io non posso neanche permettermi di prenderli in giro (sarebbe facile) perché senza di loro probabilmente Yorke farebbe davvero l’idraulico e io non potrei ascoltare i suoi dischi gratis.

    Quindi, in pratica, questi qui sono i mecenati dell’anno duemila, e buttando via le loro paghette svolgono un ruolo fondamentale per la collettività.

  14. utente anonimo ha detto:

    “Ora è arrivato il momento di chiedere soldi a chi vorrebbe spendere il giusto”

    Io l’ho pagato 5 sterline più le “tasse” in euro. Sono stato fesso io a pensare di dover pagare il giusto ora?

    Non comprerò il cd e non l’avrei comprato comunque.

    Forse qualcuno si è fatto prendere dall’euforia.

    Maledetti i Radiohead! Evviva i Radiohead!

    dk

  15. utente anonimo ha detto:

    la risposta è:forse si,ma sono i radiohead ergo chissenefrega

  16. Felson ha detto:

    La cosa migliore rimane però questa frase di Ink:

    “facciamo finta che siano un gruppo cattivo, tipo, non so, i Metallica”.

    Uhauhauahauahauahauahuahauaha.

  17. utente anonimo ha detto:

    in pratica: come ricavare guadagno monetario ANCHE dal download oltre che dal solito cd (+ pacco di lusso)?

    bravi davvero.

  18. utente anonimo ha detto:

    Ovvio che anche la mia opinione e’ la stessa di dhinus (e quando piu’ mi capitera’ che qualcuno definisca esemplare una mia analisi …).

    A parte gli scherzi, la domanda ora e’ un’altra: quanto cacchio avete pagato sto disco? io una sterlina piu’ le spese.

    Poi pero’, finito di commentare il post di Ink, propongo (e comunque mi riprometto, visto che In Rainbows nella mia top ten annuale non gliela fa proprio per nulla) di non parlare piu’ dei Radiohead fino a Pasqua. Ammesso che alla fine della rissa in corso ci siano dei sopravvissuti ;)

    mAtTe

  19. Enver ha detto:

    aggiungo due cose.

    Per una band stra-affermata come i Radiohead, l’immagine dovrebbe contare molto di più, dato che i riscontri sono arrivati nel corso degli anni, ed è preferibile mostrarsi “fichi”, diciamo user friendly.

    Poi -ma so di essere in esiguerrima minoranza- non mi va più di sentire parlare di “fede” rispetto alla fanbase di un gruppo musicale. Non solo per quanto detto dai Gallagher nel 1995, ma anche perché se un disco di una band che mi è sempre piaciuta non dovesse piacermi, non lo compro. E’ stato così con gli U2, dopo “Pop”, idem potrebbe essere con altri a venire. Non si è meno “veri fan” se si esercita uno spirito critico.

  20. inkiostro ha detto:

    La mia opinione, a parte i toni dichiaratamente, pretestuosamente, maliziosi del post, è esattamente quella di dhinus. Operazione di marketing geniale, che fino ad oggi rimaneva perfetta e corretta, e ora un po’ meno. Ho la sensazione che, come diversi di voi che hanno commentato, se si fosse saputo da subito dell’uscita -certa e relativamente imminente come pare ora, non ventilata e mai confermata, come era allora- di una versione in cd normale, molti che hanno comprato il discbox avrebbero scaricato gratis il disco, e aspettato la versione plain.

    E’ ingannevole anche il meccanismo dell’offerta gratuita: nell’incertezza su quale sia il prezzo di un’opera simile, il vero fan era quasi messo alla prova: “ti limiterai a darci qualche sterlina -fossero anche 10- per una manciata di file, o dimostrerai la tua vera fede comprando il discbox?”. Non so, visto ora mi sembra quasi un po’ scorretto. Certamente in moltissimi hanno scelto il discbox coscientemente; ma tanti altri ecco, forse non l’avrebbero fatto.

    Bravi Radiohead. Bravi, e un po’ stronzi. Come tutti gli altri, insomma.

  21. dhinus ha detto:

    io dico che è stata una grande, perfetta, _rivoluzionaria_, operazione di marketing.

    l’analisi più esemplare rimane quella di matte linkata da icepick, sono riusciti a massimizzare il guadagno da ogni possibile tipo di consumatore.

    a farla più onesta, avrebbero dovuto fare che prima ti scaricavi gli mp3 con offerta libera, poi dopo un mese se volevi ordinavi cd _oppure_ discbox, e loro ti scalavano dal prezzo la cifra già sborsata per gli mp3. probabilmente così avrebbero incassato un po’ meno, ma avrebbero guadagnato in immagine.

    un doppio sottile inganno in realtà c’è stato: hanno monetizzato un meccanismo già esistente (quello del leak su internet) facendo credere di farti risparmiare (offerta libera == prezzo basso). inoltre hanno fatto credere che il disco a 20 euro sarebbe uscito non prima di gennaio, dando un incentivo in più a quelli che volevano avere al più presto in mano l’artwork, e come me hanno sganciato 60 euro per il discbox (io ora me ne pento un po’)

  22. utente anonimo ha detto:

    non mi ero stupito prima, e nemmeno ora. mi sembra tutto perfettamente in linea. con il music business e con i radiohead

    chris

  23. Disorder79 ha detto:

    Segnalo anche questo articolo di L.Castelli che riassume come Inkiostro la vicenda, guardandola dal lato positivo.

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=89&ID_articolo=167&ID_sezione=160&sezione=

  24. Disorder79 ha detto:

    C’è da dire che:

    – la mossa rivoluzionaria di autoprodursi un disco (e “venderne il leak online”) da parte di una band di quel livello di notorietà e forse al massimo della loro fama resta. Poi che per la licenza per la stampa fisica si scelga una major o una indie con buona distribuzione, a mio parere non fa tutta questa differenza eh.

    – va bene restarci male per la distribuzione fisica annunciata il giorno dopo, ma insomma chi sull’unghia ha deciso nel giro di 3 ore di sborsare quasi 60 euro per cose che non gli servono non perchè fan feticista (che quindi in quanto tale non si pentirà mai della spesa) ma solo “perché bisogna sostenere la rivoluzione”, insomma s’è un po’ fregato da solo.

    Parlerei di “truffa” allo stesso modo di quando (in epoca pre-scaricamento) si comprava una album promosso da un singolo sensazionale e poi il resto delle canzoni faceva schifo…sono le regole del mercato discografico, bellezza.

    – se come grandiosa mossa pubblicitaria Yorke (o un Greenwood) si fosse messo cheneso con Paris Hilton, ecco quello sì che mi avrebbe fatto tristezza :D

  25. SweetMisery ha detto:

    il 2 di ottobre avevo commentato così chez webgol la notizia di “no really it’s up to you”

    epperò: la mia teoria di partenza – squisitamente personale – è: compro i cd degli artisti giovani che credo meritino il mio supporto – magari ascoltandoli prima attraverso altri canali, try & buy è mio amico – e quelli di una quantità esigua di gruppi affermati per cui ho una specie di culto materico, per cui sento il bisogno di avere in mano qualcosa di fisico / cartaceo, e pure per amore di collezione.

    e qui mi si presenta il dilemma: se sei una vera collezionista ti prendi il superpaccone con i gadgetsss e godi come un riccio.

    e cazzo, però, 40 sterline vuol dire un fottìo di pacchetti di sigarette. scusa, tasto dolente, cambio: 40 sterline vuol dire un fottìo di biglietti del treno.

    gh, ci devo pensare.

    però “no, really, it’s up to you” mi priva del piacere di chiudermi nella mia cameretta e ascoltare il cd sfogliando adolescenzialmente il libretto – e quelli dei radiohead sono sempre stati capolavori -, e mi priva anche della possibilità di fruire dei brani con un impianto che abbia una qualità del suono migliore delle miserrime casse del portatile.

    gh, non ci siamo.

    insomma, loro sono adorabili, mi deciderò per un’opzione o per l’altra, e probabilmente sono io che sono rimasta indietro, ma, per una volta, in medio stat virtus, col vecchio cd avrei evitato la sindrome dell’asino di buridano..

    che per farla breve è come dire che Miss Utenza Media è molto felice che esca un cd “normale”, e che, se operazione di marketing ha da essere, beh, ne abbiamo viste di ben peggiori.

  26. utente anonimo ha detto:

    Piu’ che provocatorio e/o pretestoso, lo trovo naif, no?

  27. utente anonimo ha detto:

    ma chi hanno fregato scusate?

    Per ritenersi fregati da sta cosa bisogna non sapere un cazzo di come funziona il mercato musicale.

    Si sapeva che il disco sarebbe uscito nei negozi.

    Ma esce DOPO e con una promozione fatta attraverso mp3.

    http://www.indiessolvenza.blogspot.com

  28. utente anonimo ha detto:

    io ho pagato 0 sterline! chi ha fottuto chi? buhahmuhauhahma

  29. man0lo ha detto:

    ma scusa, che fosse un’operazione di marketing non era chiaro fin dall’inizio?

  30. utente anonimo ha detto:

    alcuni lo andavano dicendo da subito

    ad esempio:

    http://outsiders.splinder.com/post/14088723/Il+cd+%C3%A8+morto%2C+viva+il+cd

    e

    http://milnyc.blogspot.com/2007/10/bollox.html

    io dico solo: mettere a disposizione gli mp3 in quel modo è stata finalmente una cosa legale; a nessuno gliene grega piu’ qualcosa della legalità? suona grottesco dire che sono stati geniali a fregare tutti ed approfittarsi guadagnandoci pure di un fenomeno che succede a tutti e che di solito è……illegale.

    icepick

  31. utente anonimo ha detto:

    uh che sottotitolo. Ti sei offeso ammore mio?

    :D

    http://www.indiessolvenza.blogspot.com

  32. Enver ha detto:

    onan: però quella di non stamparlo in cd nei negozi sarebbe stata la prima rivoluzione nei gruppi “molto famosi”. anche se prince anni fa…

    comunque credo che lo stato d’animo più comune sia quello scritto da andrea: “quando, il giorno dopo l’annuncio dell’uscita del disco, si è saputo che sarebbe arrivato nei negozi ci son rimasto un po’ male”

  33. onanrecords ha detto:

    Quoto, colas. Ho pagato il “leak” 1 sterlina e non so se comprerò il cd poichè per me la copia simbolica di questo cd è quella digitale.

    Essendosi fatti distribuire da una indipendente hanno un po’ fregato l’idea di grande operazione di marketing occulta da “multinazionale”.

    Non lo avessero stampato su cd qualcuno avrebbe comunque detto: “operazione d’elite poco democratica nei confronti di chi non vuole o non può accedere alla rete”.

    No, questa non è la grande truffa del rock’n’roll. Tutt’altro.

  34. utente anonimo ha detto:

    Quello che volevo scrivere l’hanno già detto Colas e Junkiepop. Posso solo aggiungere che mi sono “fatto fregare” in piena coscienza: mi piaceva l’idea del disco lanciato e distribuito in quel modo, e quindi volevo “supportare” quell’idea, pur sapendo perfettamente che sarebbe uscito nei negozi qualche tempo dopo (e non posso negare che quando, il giorno dopo l’annuncio dell’uscita del disco, si è saputo che sarebbe arrivato nei negozi ci son rimasto un po’ male). Siccome sono un fottuto dinosauro e ho bisogno dell’oggetto, ho sganciato le 40 sterline. Alla cieca. E non vedo l’ora che il malloppone arrivi a casa perchè “in rainbows” è uno dei dischi più profondi (in senso musicale) e al tempo stesso “pop” che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni, vecchi dischi dei radiohead compresi. Ascoltare in cuffia in un posto silenzioso per credere.

    Andrea (ilS)

  35. utente anonimo ha detto:

    Mi sento di spezzare una lancia a favore dei radiohead (e ci tengo a precisare che in rainbows NON mi è piaciuto particolarmente), ma hanno espresso chiaramente che PER IL MOMENTO l’unica copia fisica disponibile sarebbe stata la discbox. Anzi, le voci di corridoio su quale etichetta avrebbero scelto per l’uscita ufficiale giravano già prima della distribuzione online.

    Citando il sito inrainbows.com: “Radiohead have made a record. SO FAR, it is only available from this website”

  36. fauxpas ha detto:

    “Io l’ho scaricato da slsk, sono un nostalgico”

    :-)))

  37. subliminalpop ha detto:

    Io l’ho scaricato da slsk, sono un nostalgico ;)

  38. utente anonimo ha detto:

    @junkiepop: anche i Wilco l’hanno fatto, ma hanno una casa discografica dietro. La rivoluzione sta nel ritorno all’autoproduzione senza perdere niente dal punto di vista economico. Non se vi rendete conto della portata di questa cosa.

    Ma è come dire “Gesù era figlio del bue”. Il ribaltamento di un luogo comune che da sempre governa la discografia mondiale

    http://www.indiessolvenza.blogspot.com

  39. utente anonimo ha detto:

    in tutto questo bailamme di cose, con tutto l’odio che provo per la musica dei Radiohead, mi sembra che i discorsi sulla loro etica (in generale, non questo post specifico) prescindano alquanto da due cose fondamentali: la prima è che Radiohead non è un’organizzazione non-profit dedita al recupero dello spirito originario del punk rock, e la seconda è che il mercato discografico non è esattamente quello che c’era quando abbiamo iniziato a comprare dischi (facendo conto sul fatto che abbiate più o meno tutti la mia età, cioè diciamo intorno ai trenta… ehm). così, banalmente, Radiohead ha creato un ottimo precedente per chi vuole mettersi a pubblicare musica, tipo ora c’è Saul Williams con il disco gratis ecc ecc.; di seguito ha creato in maniera molto scaltra e condivisibile un’ottima grancassa per chi il disco lo potrebbe voler comprare fisicamente. alla fine della fiera è UN disco e costa DICIOTTO euro nei NEGOZI DI DISCHI, cioè in un mercato specifico che la gente può frequentare o non frequentare, a sua scelta. avrebbero potuto lavorare a qualcosa di diverso, per esempio undici singoli scaricabili gratis e sparsi nel corsodi due anni (con la memoria del pubblico che se ne va, e fa invecchiare le tracce) o un’unica traccia di centotrenta minuti non riproducibile su cd per limiti di spazio, ma hanno fatto un DISCO POP e lo vendono come si vende un disco pop. voglio dire che la colpa non è certo dei radiohead, quanto piuttosto di chi guarda a un disco qualunque e vede una rivoluzione…

    ok, detta così sembra una cosa banalotta.

    Kekko

  40. utente anonimo ha detto:

    personalmente come dici tu “non mi sono fatto fregare” ho deciso di aspettare l’uscita del disco nei negozi

    Il se e il quando sono stati una valutazione accessoria. Per completare la collezione insomma.

    Sicuramente hanno qualcuno dietro che disegna delle simpatiche strategie di marketing, perchè sì che sicuramente non ha lo stesso battage pubblicitario ma Dave Gahan che fa uscire il vinile + il cd (per chi ama il vinile) a un prezzo decente (in negozio a roma 25 euro circa) non ne parla nessuno.

    Più semplicemente ancora i Radiohead hanno chiesto soldi a chi voleva spendere poco e chi voleva spendere tanto per una loro opera.

    Ora è arrivato il momento di chiedere soldi a chi vorrebbe spendere il giusto (questa non è mia ma è la cosa più azzeccata di tutte che ho sentito in questo mese)

    Junkiepop

  41. soundverite ha detto:

    il gesto dei radiohead continua a essere forte (se nn rivoluzionario).

    e se anche avessero deciso di trarre profitto o pubblicità dall’early leak? in fondo era valida l’offerta £ 0,00… da sostenitori del download mi sembra coerente.

    il discbox è per amanti del feticcio (tra cui mi annovero) e non mi sembra inutile.

    @colas: definire la XL un’indipendente mi sembra un po’ generoso…

  42. utente anonimo ha detto:

    Posso essere altrettanto provocatorio?

    Si sapeva che il disco sarebbe uscito. Quello che cambia è il come.

    I Radiohead sono un gruppo major che si muove nel mainstream, ha interrotto un contratto e non firma per nessuno. Semplicemente, e senza intermediari, vende la licenza per la vendita nei negozi ad un etichetta indie.

    Lo fa dopo aver venduto copie su copie tramite il download.

    La licenza è una cosa. Il contratto è un’altra. Che questo disco dovesse uscire nei negozi era inevitabile. E’ troppo presto per tentare il salto completo, ma esce in autonomia e con i radiohead come unici responsabili. La XL si limita a stampare e distribuire.

    Per cui non c’è truffa e nè altro.

    E comunque la notizia che il disco sarebbe uscito nei negozi è della mattina dopo la notizia dell’uscita digitale. L’unica novità è un’etichetta.

    Che poteva essere una major e non lo è.

    http://www.indiessolvenza.blogspot.com