lunedì, 23/04/2007

Mini marketing musicale

Come già sapete, uno degli effetti collaterali dell’avere un blog «musicale» abbastanza letto è la ricezione di un certo numero di mail da parte di gruppi o etichette in cerca di un po’ di visibilità, che chiedono se mi interessa ricevere il loro disco e, qualora mi piaccia, parlarne su queste pagine. A mail del genere non sempre rispondo (dipende da quello che c’è scritto nella mail, dal momento in cui la leggo, dal periodo, da come mi gira…se Dio vuole il blog non è un lavoro, e se non rispondo non si offende nessuno), e ancora meno spesso i dischi che ricevo mi colpiscono abbastanza da scriverne. Oltre all’aspetto quisitamente musicale, però, conta anche -e non poco- il modo in cui la band si presenta e gli strumenti che usa per suscitare la curiosità di chi è afflitto da attention deficiency disorder e non ha mai tempo di fare nulla di diverso dal lamentarsi perchè non ha mai abbastanza tempo.
A tal proposito si veda l’ottimo post di Mini marketing (già segnalato da Polaroid) con la Guida in dieci punti al rapporto con i blogger, per uffici stampa 1.0, che ammonisce dall’utilizzo di strategie vecchio stile nella promozione di eventi e prodotti (ve la ricordate, la storia della major?) quando si ha a che fare con intelocutori squisitamente amatoriali (e decisamente egocentrici) come i blogger. Personalmente, è abbastanza raro che una mail promozionale (soprattutto se di argomento musicale) riesca ad attirare la mia attenzione. Anche se a volte succede.

Un buon esempio sono i fiorentini Deadburger, usciti qualche giorno fa per Goodfellas con il loro quarto disco C’è ancora vita su Marte, che mi hanno scritto qualche tempo fa chiedendomi se potevano mandarmi il loro disco. Incuriosito soprattutto dagli ospiti (tra gli altri Jacopo Andreini, Enrico Gabrielli, Paolo Benvegnù), ho detto di sì, e mi sono visto recapitare a casa il disco con tanto di voluminoso plico con comunicato stampa, testi e presentazione dettagliata di canzoni, ospiti, riferimenti culturali. Così ho scoperto che la voce alla fine di Come ho fatto a finire in questo deserto è dell’artista Fluxus Ben Vautier, che Istruzioni per l’uso della signora Richmond è una poesia di Nanni Balestrini, che I veri uomini stanno a Chieti si riferisce al pittoresco ex-sindaco della città abruzzese Nicola Cucullo e che Deposito 423 racconta del lavoro di rappresentante farmaceutico del cantante della band. Il disco è un lungo viaggio psichedelico spesso acido e altrettanto spesso etereo; non esattamente il mio genere, anche se in più passaggi non è privo di un certo fascino. Per quanto mi riguarda, però, sono state esattamente le note a margine (e l’approfondimento che inducono) a fare la differenza.


Deadburger –
Deposito 423 (MP3)

Squisitamente virale è invece la strategia adottata dai triestini Trabant e dalla neonata etichetta R!SVP Records che li ha appena messi sotto contratto: una (bella) cartolina cartacea con tanto di quiz, che indirizza a una pagina web da cui scaricare alcuni mp3 che anticipano il disco. Ed è un bel sentire: punk-funk abbondantemente dopato di synth, non esattamente originale ma ottimamente fatto e con un tiro che molte blasonate next big thing estere si sognano. Il disco è in uscita in autunno, con una produzione aggressiva e se il livello si mantiene su quanto sentito, sospetto che ne avremo da ballare. E, a quel punto, chissà quale strategia promozionale si inventeranno? 


Trabant –
Waste of time (MP3)

8 Commenti a “Mini marketing musicale”:

  1. 0ss0 ha detto:

    il tuo effetto collaterale per noi sarebbe una salvezza…

    Deviali sul nostro blog…se meritano gli daremo tutto lo spazio del caso…

    ^^

  2. utente anonimo ha detto:

    Dimenticavo i saluti :-)

    ciao,

    enzo

  3. utente anonimo ha detto:

    Paso, ho scritto “supponenza” proprio perché mi è capitato di scambiare qualche mail con due responsabili comunicazione di etichette diverse e mi raccontavano, in maniera informale, che avevano notato un certo atteggiamento nei blog con cui cercavano di entrare in contatto (certo, magari anche loro poi sbagliavano approccio): “si credono tutti giornalisti”.

    Nel mio commento ho aggiunto “dovrebbe essere” per sottolineare che uno degli aspetti positivi del blog era la possibilità di rapporti 1:1, i quali però, quando le cose vanno avanti e si accavallano, si è scoperto che costano un sacco di tempo. Quello che uno di immagina di avere se fosse “giornalista”, e non uno che si occupa di musica nel tempo libero.

    A questo punto, il consueto dilemma è: se non lo facessi per passione ma per lavoro sarebbe meglio o peggio? Cosa mi interessa nella musica e nel parlare di musica? E perché uno pensa sempre solo a queste due cose, e non al lato pratico, ovvero, come tu ricordi, l’entrare in contatto e avere rapporti con altre persone che ci lavorano?

    Non ho soluzioni definitive. Vado avanti alla giornata, visto che per fortuna un blog non ha bisogno di un “piano editoriale” o di un busness plan.

    Per quanto mi riguarda, noto con soddisfazione il fatto che tu scrivi “né” con l’accento giusto, a differenza del 90% dei blog. Cominciamo da qui, magari.

  4. utente anonimo ha detto:

    . supponenza di casta? addirittura? :)

    scusa enzo, posso chiederti a chi ti riferisci? magari i quotidianisti più “star”, i fegiz di turno, possono essere ‘supponenti’; ma è gente che con la musica c’entra solo fino a un certo punto..

    insomma, non facciamo di tutta l’erba un fascio :)

    voglio dire. parte del lavoro dei giornalisti musicali – almeno di quanti si occupano (anche) di musica italiana – è quello di venire contattati dai gruppi, farsi mandare il loro cd e parlarne. in maniera ufficiale, ma nel caso anche in maniera ufficiosa, per email.

    anche senza stare a tirare in mezzo chi eventualmente “se la tiri”, il gioco delle parti è proprio questo.

    magari c’è chi è superimpegnato, e non sempre riesce a rispondere a tutti quanti e ad ascoltare tuttotutto, ma alla fine si tratta di eccezioni.

    il che non significa che i giornalisti musicali siano tutti santi. non è vero. ci sono i rompipalle e quelli che la fanno cascare dall’alto, esattamente come in tutte le altre categorie.

    ma un’affermazione come “uno dei tratti caratteristici del blog a dfferenza dei giornalisti musicali dovrebbe proprio essere la mancanza di supponenza di casta e simili” mi pare sostanzialmente sbagliata :) semmai, delle due, la supponenza è quella di quei blogger – e, lo dico subito, non mi riferisco né a te enzo né a inkiostro :) – che solo perché hanno uno spazio a disposizione e qualcuno che li legge improvvisamente si credono i signori della critica, gli innovatori, quelli destinati a rompere un monopolio culturale – coloro che riporteranno la critica musicale verso una nuova età dell’oro. e poi intanto fanno la fila fuori dalle redazioni per poter colalborare con qualsiasi testata, anche la più triste, basta che sia cartacea.. :P insomma, in chi *gioca* a fare il giornalista e si risente quando – pur non sapendo cosa significhi farlo per professione – non viene considerato come tale..

    e a quel punto sta soprattutto agli uffici stampa stessi interfacciarsi con le realtà giornalistiche e con i blog in maniera diversa, visto che si tratta di realtà differenti per struttura, approccio, medium e – sovente – professionalità. ma non tutti lo fanno. questo, però, è tutto un’altro discorso.. :)

    Paso

  5. utente anonimo ha detto:

    ma tra le collaborazioni dei Deadburger, parli di jacopo andreini della frigorifero production, meglio noto come dj faccia di merda?

  6. utente anonimo ha detto:

    figo. Secondo me con questo post ti avranno scritto decine di band con le strategie di marketing più strane..

  7. utente anonimo ha detto:

    Niente male questi Trabant..

  8. utente anonimo ha detto:

    Sì, la cartolina è proprio un’idea carina, e sottoscrivo le buone parole sui Trabant, che linkerò.

    Dimostrare un po’ di cura “a fondo perduto” per certi dettagli, in epoca di mail collettive in CCN a pioggia, ispira sempre simpatia.

    (ma io quando non riesco a rispondere alle mail di gruppi ecc. mi senti sempre un po’ in colpa – cioè, credo che un tratto caratteristico dei blog a differenza dei giornalisti musicali dovrebbe proprio essere la mancanza di supponenza “di casta” e simili. Certo, anche io mi giustifico che questo non è il mio lavoro e non sono tenuto ad avere tempo per tutto, but still…)

    ciao,

    e.