martedì, 14/03/2006

Le cose che ci fanno intelligenti

Mi sono avvicinato all’ultimo libro di Steven Johnson (già linkato già la settimana scorsa per il suo commento su Lost) con molta speranza e un po’ di paura. Dall’autore dell’ottimo Interface Culture non potevo non aspettarmi il solito brillante saggio in grado di usare scienze cognitive e media studies per riflettere sul mondo moderno e sulle tecnologie in quel modo laterale e mai banale che riesce ad essere al contempo sia scientificamente inattaccabile che piacevolmente divulgativo. Anche la paura, però, era ben motivata: cosa aspettarsi da un libro che, come da sottotitolo, mira a spiegare «perchè la televisione, i videogiochi e il cinema ci rendono più intelligenti»? Pochi luoghi comuni e un sacco di buone idee, questa -ora lo so- è la risposta.
Tutto quello che fa male ti fa bene è un libro che ribalta le prospettive, e non guarda tanto al cosa quanto al come, evitando di soffermarsi sulle banalità da rotocalco e sul facile catastrofismo da snob mediatico per concentrarsi sui processi mentali che stanno dietro al consumo dei diversi prodotti dell’industria dell’intrattenimento. Scoprendo cose inattese. La riflessione parte col piedi giusto, da Woody Allen:

In un film di Woody Allen di alcuni anni fa, che può ormai essere considerato un classico, Il dormiglione, un gruppo di scienziati del 2173 si domandava stupito come fosse possibile che la gente del ventesimo secolo non avesse compreso le straordinarie proprietà nutritive delle torte alla crema e delle merendine. Allo stesso modo, e senza essere gli scienziati del futuro di un film comico, oggi dobbiamo prendere atto di uno strano fenomeno: i videogiochi e la televisione ci rendono più intelligenti, anche se abbiamo sempre pensato il contrario.

Alla fine, dopo circa duecento pagine di ragionamenti, aneddoti, dati empirici e paradossi cognitivi, è difficile non essere d’accordo: The Sims, GTA, I Sopranos, i Simpson, 24, Dungeons & Dragons e il film de Il Signore degli Anelli sono ottimi esempi di come la complessità dei prodotti culturali di massa stia costantemente crescendo, e richieda risorse intellettive sempre più ingenti per essere apprezzata. Uno scenario che, benchè lontano dall’essere tutto rose e fiori, pare per una volta fotografare le cose dalla prospettiva che finora mancava, indicando una strada. Al riparo da ogni retorica.

24 Commenti a “Le cose che ci fanno intelligenti”:

  1. utente anonimo ha detto:

    Io credo che il paragone è lo stesso, nel senso, i programmi di comunicazione di massa si sviluppano, diventano più complicati e richiedono maggiore interpretazione e attenzione cognitive, ma le menti rispetto al loro crescere, sn rimaste cmq 1gradino indietro:

    Uno dei mali della nostra epoca consiste nel fatto che l’evoluzione
                       del pensiero non riesce a stare al passo con la tecnica, con la conseguenza
    che le capacità aumentano, ma la saggezza svanisce.
    Bertrand Russell
     

  2. utente anonimo ha detto:

    bravo

    f.

  3. inkiostro ha detto:

    Due: uno per provare a guardare le cose senza paraocchi e un altro per lamentarsene nei commenti di un blog…

  4. utente anonimo ha detto:

    Franzino, sì, hai ragione tu: bisogna proprio fare degli sforzi intellettivi enormi per disambiguare le complesse implicazioni di un qualsiasi contenuto televisivo. Era poi ora che qualcuno lo dicesse e lasciasse da parte queste facili quanto gratuite considerazioni snob su eventuali “società dello spettacolo” o quant’altro.

    Bravo.

    Solo mi chiedo: quanti uomini ad una dimensione servono per farne uno a più dimensioni?

    f.

  5. ganz ha detto:

    caroink, mi hai incuriosito e mi sa che il libro lo leggerò, anche se da quel che ho capito mi sembra un po’ una provocazione. Insomma: ok, il “come” diventa sempre più complesso però non è che forse questo implica che il “cosa” sia sempre più semplice? Alla fine l’intelligenza è limitata e le risorse da qualche parte devono essere convogliate. Certamente l’abitudine a nuovi linguaggi e il dare per scontati certi meccanismi fa sì che la complessità aumenti in assoluto ma mi pare che le punte di diamante della cultura di massa stiano sviluppando concetti più complessi.

    Alal fine è vero, seguireil grande fratello implica una consocenza intertestuale notevole, uan capacità di intuizione non banale e una smaccata abilità a immaginare trame e implicazioni. Ma si tratta pur sempre di una dozzina di tizi non troppo brillanti che non fanno nulla da mattina a sera.

    Certo: il mezzo è il messaggio, si è già detto tutto, l’originalità è morta, la forma è sostanza ecc.

    Però stiamo a attenti a non celebrare un qualche tipo di magnifiche sorti e progressive.

  6. codyallen ha detto:

    “Sull’origine dell’Universo e altri misteri” by Edgar Allan Poe

  7. inkiostro ha detto:

    In realtà Johnson distinge eccome tra i vari tipi di intelligenza, sono io che come al solito ho semplificato. In gni caso, Leopardi è un’eccezione, non è che tutti nell’800 scrivevano trattati di astronomia..
    _Gecco: però esisteva anche ‘Cavalieri e draghi’, ne sono sicuro.

  8. utente anonimo ha detto:

    era “sotterranei e dragoni”, lo ricordo con la quasi certezza assoluta

  9. apomorfina ha detto:

    certo è vero, più stimoli abbiamo più l’intelligenza si fortifica. però, a questo punto, è forse il caso di distinguere diversi tipi di intelligenze. l’affermazione di Johnson, che i videogiochi e la televisione ci rendono più intelligenti tout cour, mi sembra -ecco- un po’ azzardata per i nostri giorni. Leopardi a 15 anni scriveva trattati di astronomia, un 15enne di oggi sa usare molto bene il cellulare. forse, più che intelligenza si tratta solo di senso pratico o di versatilità… boh.

  10. inkiostro ha detto:

    Non c’entra il punto di vista. Ripeto, non stiamo parlando del cosa ma del come. Non stiamo parlando di cosa succede dentro lo schermo, ma di quante e quali risorse sono necessarie per comprenderlo. Non per analizzarlo e farcisi pippe mentali sociologiche, ma proprio per capirlo e, se del caso, appassionarsene. In questo, nonostante la lobotomia da Teletubbies (che io, come ben sai, trovo terrificanti, nel senso che mi fanno paura), chi guarda il Grande Fratello è costretto a essere intellettivamente più attivo di chi guardava lo sceneggiato della Freccia Nera 40 anni fa.

  11. apomorfina ha detto:

    “intrattenimento cognitivamente molto complesso”? forse questo è il punto di vista critico di uno studioso della comunicazione: tu possiedi strumenti interpretativi che, credo, la ragazzina 13enne o la massaia 45enne sicuramente non hanno, gente che temporeggia davanti la tv come i bambini coi Teletubbies. insomma questo per dire che il suddetto programma viene visto “dalle masse” in modo molto differente da quanto fai tu (nb: il TU -anche sopra- non è diretto a te ma a quelli come te, o come noi… e chiedo scusa ai Teletubbies, che secondo me sono fantastici e psichedelici, proprio perché non li vedo con gli occhi di un bambino)

  12. inkiostro ha detto:

    The Sims è uno dei videogiochi più venduti di tutti i tempi, se non è di massa quello… Cmq il discorso vale anche per il Grande Fratello. Prendi una puntata media della striscia quotidiana, e paragonala con una puntata media di, non so, Love Boat, o de Il Gioco delle Coppie: cosa è più complesso e articolato da seguire? Cosa è più pieno di sottointesi, cose non dette, relazioni complesse e trame scomposte? I reality saranno anche trasmissione tendenzialmente inutili, ma hanno indubbiamente un successo di massa. E sono indubbiamente un esempio di intrattenimento cognitivamente molto complesso.

  13. codyallen ha detto:

    Perche’ c’e’ internet

  14. apomorfina ha detto:

    non credo proprio che The Sims, i Simpson, Dungeons & Dragons ecc. siano prodotti culturali “di massa” (sono invece molto elitari, anche se diffusi); piuttosto lo sono L’Eredità di Amadeus, i libri di Dan Brown, Amici della De Filippi e magari anche gli scontri elettorali come quello di ieri sera… (vi ricordate che anni fa il pubblico aveva assegnato il telegatto al Grande Fratello piuttosto che alla trasmissione di Cecchi Paone?)

  15. inkiostro ha detto:

    In realtà se non ricordo male era proprio ‘Cavalieri e Draghi’…

  16. utente anonimo ha detto:

    “sotterranei e dragoni” (cit.)

  17. fboss ha detto:

    secondo me andrebbe detto che questa crescita c’è anche e soprattutto grazie a mezzi fottutamente “spread” che permettono questa crescita… Per dire: io a 15 anni (circa 15 anni fa) non avevo internet e mtv per farmi un’idea di cultura (per mtv chiaramente vale il discorso “dopo l’una di notte”). I quindicenni di oggi possono farsi una miglior cultura anche da soli…

    boss

  18. inkiostro ha detto:

    _Stranigiorni: e sì, da un mese o forse due.
    _Anonimo: ci sono sicuramente diversi livelli di lettura, ma qui non si parla di questo, siamo a livello ancora più basso: una puntata media dei Simpson, anche senza le citazioni e i riferimenti più raffinati, è comunque più complessa, a livello di trama e battute, del suo equivalente (nel senso di -banalizzando- ‘serie tv ironica e critica nei confronti della società’; che sia a cartoni conta poco) di 30 anni fa. Il punto è tutto lì.
    _Delio: stiamo parlando esclusivamente di cultura di massa; la cultura alta in questo caso non c’entra, e segue strade e regole diverse (motivo per cui anche il riferimento a Dante del commento precedente conta poco). Il concetto di cultura di massa non è particolarmente ambiguo, e ovviamente Ronconi, benchè fosse in prima serata, difficilmente ne ha mai fatto parte. Il succo, semplificando, è che giocare con una bambola era meno complesso in termini cognitivi di una partita a Zelda (era più creativo per quanto riguarda l’immaginazione pura, ma più semplice sotto tutti gli altri punti di vista), e una serie tv di massa di 20 o 30 anni fa (Happy Days o Starsky e Hutch, per dire) era meno complessa di una serie di successo di oggi (Lost, Scrubs e sì, anche la stessa Sex and the city), in termini di linee narrative diverse da tenere sotto controllo contemporaneamente, numero di sottintesi e inferenze necessarie per capirli. Johnson spiega bene anche i perchè e i percome, ma riassumerlo in due righe non è esattamente semplicissimo…
    _Valido: mmm, anche tu non c’entri il punto.. Con un po’ di esercizio non credo avresti più problemi di un bambino di oggi a giocare a un videogioco…. Però pensa, noi avevamo Super Mario o Sim City, loro hanno GTA e The Sims (per non parlare, ad esempio, di Cavalieri e Draghi e Worlds of warcraft). Qual è più complicato?
    _J.: non esattamente. La critica di massa è da sempre meritevole di analisi perchè il suo essere di successo nasconde sempre verità sulla società in cui ha successo; e non è neanche solo una questione di educazione (anche, ovviamente). E’ proprio una questione cognitiva, di complessità e di risorse necessarie a decodificare una forma di intrattenimento perchè sia godibile. Una volta bastava chiedersi chi ha sparato a JR, ora ci sono le decine di enigmi di Lost e le intricatissime trame delle casalinghe disperate..
    [insomma: leggetelo, sto libro, chè alla fine non riesco a spiegarvelo in due righe.. ]

  19. utente anonimo ha detto:

    Ops…non era l’ultimo commento.

    Era il primo!

    J.

  20. utente anonimo ha detto:

    L’ultimo commento potrebbe rappresentativo della grande complessità della cultura di massa?

    Dante leggendo quella frase non ci avrebbe capito nulla, mio padre forse capirebbe “cazzo” e il verbo “sciogliersi”, ma non saprebbe a cosa attribuirlo visto che “Grandaddy” per mio padre equivale a “treblachipotix”.

    Schersi a parte: nemmeno io ho ancora letto il libro, ma credo che il punto non stia nel fatto che possa essere più difficile leggere un libro o guardare un film né quanto di entrambe si possa assorbire se privi della giusta educazione.

    Credo che la questione stia nel fatto che la cultura popolare, o “di massa”(film, libri, musica, arti grafiche etc.) pur restando di facile approccio (anche per il suo carattere commerciale), sta diventando in qualche modo “più spessa” e meritevole di approfondimenti, critiche e analisi e si fa allo stesso tempo più difficle da comprendere se si è privi della “giusta educazione” (questa volta fra virgolette).

    Questo è il mio parere, non so se mi sono espresso bene.

    Mi sa che il libro lo leggo però (anche perchè credo che nessuno ne farà mai un film)

    J.

  21. utente anonimo ha detto:

    Io so solo che da bambino ero un C64 dipendente, mentre oggi l’unico videogame a cui riesco a giocare è Pro Evolution Soccer, perchè se non altro so che devo prendere quella fottuta palla e infilarla in quella fottuta porta secondo regole invariate da cent’anni, senza paura di morire dopo 15 secondi di gioco. Quindi o sono rincoglionito io (non difficile) oppure quel libro ha ragioni da vendere.

  22. demu ha detto:

    ink, intervengo senza aver letto il libro e quindi piú che polemizzare mi interessa capire: ammettiamo che gli esempi che citi siano davvero complessi (io conosco solo i simpson e il primo capitolo del signore degli anelli): ma in che modo osservare un’evoluzione? si parla di quale lasso di tempo (per esempio, era piú complesso leggere il signore degli anelli per un adolescente di cinquant’anni fa o guardarlo oggi?)? stiamo considerando le vette del pensiero umano (che non mi sembrano stiano cambiando la loro complessità) o solo la cultura di massa (concetto quantomai sdrucciolevole)? l’orlando furioso di luca ronconi in prima serata nella rai del 1974 è piú o meno complesso di sex and the city?

  23. utente anonimo ha detto:

    ciao fabrizio. e’ vero che ” i Simpson, 24, Dungeons & Dragons e il film de Il Signore degli Anelli sono ottimi esempi di come la complessità dei prodotti culturali di massa stia costantemente crescendo, e richieda risorse intellettive sempre più ingenti per essere apprezzata”…ma ci sono diversi livelli di lettura…. di fronte ai simpson tutti ridiamo sul ciucciati il calzino… ma poi in quanti vanno oltre e colgono tutte le sfumature…

    ect ect

    quindi e’ come essere messi di fronte alla divina commedia….un bel librone..ma senza un aiuto non e’ che trattieni e comprendi tutto… rimangono solamente le immagini piu’ forti..spesso non lette nella loro interezza ma sottratte dal contesto…

    boh…

  24. utente anonimo ha detto:

    cazzo. si sono sciolti i grandaddy.