giovedì, 07/10/2004

nessun titolo

Come una bomba atomica
Alla fine di Babe, you turn me on, Nick Cave fa «pum!».
Non è una metafora, fa proprio così, con la voce: «pum!». Ha appena cantato alla sua donna, in un una di quelle storie d’amore completamente sbagliate che tanto ci piacciono (Everyhing is falling, dear / Everything is wrong), quanto lei -anche se lui non vuole- riesca ad accenderlo. Come una lampadina? Di più. Come un’idea? Macchè, qui siamo oltre: come una bomba atomica. Babe, you turn me on è una ballata disgustosamente romantica (come in passato, nella sua discografia, riuscivano ad essere solo Nobody’s baby now e Green eyes), con tutte le carte in regola, la voce dolente, il pianoforte, le spazzole e il violino pizzicato, e alla fine Nick Cave fa «pum!». Sono anche dettagli come questi che lo rendono uno dei più grandi là fuori. E sono anche canzoni come questa a rendere il suo ultimo disco, il doppio Abattoir Blues/The lyre of Orpheus un grande disco.
A differenza degli album precedenti, No more shall we part e Nocturama, Nick Cave non deve essersi messo a tavolino, a decidere che tipo di disco avrebbe fatto: si è seduto al pianoforte, ha suonato, e sono uscite queste 17 canzoni. Così in questi 85 minuti ci sono tutte le anime del Nick Cave degli ultimi 15 anni, dal rockaccio tinto di soul dei primi tempi (Get ready for love), al blues scarnificato di Tender Prey (Hiding all away), dalle ballate di The Boatman’s Call (Spell) alle chitarre acustiche maltrattate di Henry’s dream (Supernaturally), per arrivare alla sua costante fascinazione per il gospel -qualcuno ricorda il medley Deanna/O happy day?-, qui pervasiva come mai (Carry me, O children e molte altre), e a certo pop/folk epoca Murder Ballads (Let the bells ring).
Tanto romantico quanto scollacciato (I put one hand on your round ripe heart / And the other down your panties), tanto biblico quanto letterario (cita Saffo, Marx, Dylan Thomas e ovviamente il vecchio testamento), tanto naturalista quanto allegorico, tanto serio quanto intinto di humour nero (I look at you and you look at me and deep in our hearts know it / that you weren’t much of a muse, but then I weren’t much of a poet), Abattoir Blues/The lyre of Orpheus è un disco che non ha pretese di dire niente di nuovo, perchè non c’è niente di nuovo là fuori. Ci sono solo cose vecchie da dire meglio, e Nick Cave (coi Bad Seeds in gran forma -c’è da dirlo- anche senza Blixa) ci riesce in pieno.
E anche se i fasti dei
tempi andati sono passati, anche se i testi ogni tanto arrancano, anche se il singolo Nature boy assomiglia perciolosamente a 50 special dei Lunapop, anche se 2 o 3 pezzi si potevano tagliare senza rimorsi per rientrare in un disco solo, dopo la completa delusione di Nocturama questa volta ci siamo. Quando Nick Cave fa «pum!», in quel valzerino un po’ banale e proprio per questo perfetto, il mio cuore ha un sussulto. Erano anni che non ci riusciva, Mr.Cave. Bentornato tra noi.




11 Commenti a “nessun titolo”:

  1. Error ha detto:

    questo cd mi ha fatto tornare alla mente il vecchio “exile on main street” dei Rolling Stones (1972),per certi versi.
    bravo nick : nocturama fu un episodio demotivato,un bel cd patinato con allegato “un cazzo da dire”.ciò sta a dimostrare che il grigiore degli impegni contrattuali può intaccare anche un grande artista.
    archiviamo la pratica,dai.
    Lizaveta

  2. utente anonimo ha detto:

    grazie ink ;)
    e comunque, tanto per dire, li ho lasciati entrambi (i nuovi) su un treno diretto a reggio. sgrunf!

  3. utente anonimo ha detto:

    d’accordo su tutto e anche di più, Babe you turn me on è la mia canzone preferita e quando nick fa pum io collasso sempre…un beso

  4. Blackhair ha detto:

    E’ un bel disco anche quello, senza dubbio. Ha il solo difetto di venire subito dopo The boatman’s Call..
    [appropò, ben tornata!]

  5. inkiostro ha detto:

    mmh, sì. però per quanto possa essere costruito, io continuo a preferire no more shall we part :)

  6. utente anonimo ha detto:

    + Crow Jane: grazie. Nomen omen anche per te, ovviamente.. ;-)
    + Fidelio: The Boatman’s Call è IL capolavoro, forse il mio disco preferito di tutti i tempi (bum!); è chiaro che Cave non riuscirà mai ad eguagliarlo. Però s’impegna, non si fossilizza, e secondo me si vede. La sostanza c’è, solo che è declinata in modo un po’ diverso.
    + Frittole: Nocturama secondo me è pessimo, c’è un bel pezzo (Wonderful life), un paio passabili, il resto è terrificante, ispirato e manierista come non mai. Il disco nuovo lo trovo più onesto, e Get ready for love (che secondo me non c’entra nulla coi Birthday party, neanche in potenza) è un bel power-gospel (ammesso che questa espressione abbia senso). Altro non gli chiedo, ti diò.
    + Marcello: il gospel è una sua ossessione da sempre, e questa è la prima volta che la realizza compiutamente; all’inizio mi lasciava un po’ freddo, bisogna un po’ abituarcisi. Ora gli ultimi 3 pezzi sono tra i miei preferiti del disco. Concordo (e ho scritto)che un doppio è un po’ troppo, e 3 o 4 canzoni potevano essere tranquillamente tagliate. Non di più, però.
    + Fidelio: la traccia 4 è appunto Easy Money, che -sì- è proprio un gran pezzo.

  7. inkiostro ha detto:

    M.: si, frega tutte le volte anche me, diciamo che si fa perdonare con la traccia 4 (vita da autoradio) di The Lyre of Orpheus. fm

  8. utente anonimo ha detto:

    E’ la fascinazione gospel che tu metti giustamente in evidenza a rendermi pesante l’ascolto del disco in questione. Un doppio mi è parso esagerato.
    Ma, ovviamente si sa, de gustibus non disputandum est.
    Concordo con Fidelio su Boatsman come spartiacque del grande Cave dalla maniera.
    Che poi mi freghi tutte le volte (continuo a comprare i dischi) è un altro discorso.
    Che poi un paio di pezzi spettacolo li metta sempre, beh è uomo di classe, si sa.
    Ciao!
    M.

  9. utente anonimo ha detto:

    eddai, nocturama non era mica così male, anzi era un gran bel disco, soprattutto per il duetto con Chris Bailey dei Saint (Bring it on). Non sono d’acordo sulla valutazione generale del nuovo doppio. The Lyre of Morpheus è bello soft e oscuro e mi piace tutto, ma Abattoir Blues non mi convince: il primo pezzo – Get ready for love – è osceno, uno scimmiottamento plastificato di quello che facevano i Bithday Party, Nature Boy è una canzoncina davvero imbarazzante. Nel complesso comunque – e dopo gli ascolti – viene fuori il vero Nick Cave

  10. frittole ha detto:

    Divergenze elettive: perché non siamo mai d’accordo? ;)
    La prima impressione, soprattutto di Abattoir Blues, é stata pessima. Ora mi sto impegnando e qualcosa di buono ce lo sto trovando, ma arrivo si e no a 6 pezzi che apprezzo su due CD. Mi fermo a Boatsman’s call come suo ultimo capolavoro, tutto il resto continua a deludermi (spero di cambiare idea continuando ad ascoltare, se Smile non monopolizza gli ascolti). fm

  11. utente anonimo ha detto:

    Aspettavo inkiostro al varco (nomen omen, del resto) e non sono rimasta delusa. Direi che secondo me ci hai preso in pieno, si sente che a fare sto disco si è divertito. Poi c’è Easy money che è spettacolare..