venerdì, 25/06/2004

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Un’altra fucina, proprio ciò di cui il mondo aveva bisogno
Ieri sera, a mia insaputa, sono finito all’inaugurazione dello Spazio Pacinotti, ennesima iniziativa estiva dell’intrattenimento bolognese. Oltre all’illustre presentazione -ad opera di Giovanni Lindo Ferretti medesimo- del nuovo disco dei PGR (che, dalle canzoni che ho potuto sentire, è un deciso ritorno verso il suono CSI, tra pop e rock; mi è sembrato davvero notevole, infinitamente meglio del primo deludente disco targato PGR), il programma prevede il solito menù, già visto a Vicolo Bolognetti, al Barrio di Villa Angeletti, a Villa Serena e in vari altri spazi estivi cresciuti come funghi nella città delle 3T: concerti, mostre, DJ set, aperitivi, spettacoli, performance, reading e quant’altro. Immagino di dover essere contento di vivere in una città così viva e piena di eventi artistici (tanto che ogni sera è così difficile scegliere dove andare che spesso e volentieri, nell’ambascia, si finisce per stare a casa), e sono sicuro che chi abita in posti culturalmente poco attivi -e ce ne sono tanti in giro- si senta un po’ invidioso e frustrato. La verità, però, è che mi sono rotto le balle.
Avrete visto anche voi il bannerino Made in Bologna – Ogni casa una fucina: non è affatto lontano dalla verità; a Bologna tutti sono artisti. Suonano. Fanno foto. Scrivono racconti. Recitano. Girano corti. Dipingono. Creano installazioni. Scrivono fumetti. Si inventano performance. E’ quasi impossibile conoscere qualcuno che non si cimenti in qualche arte, di solito con risultati che vanno dall’imbarazzante al dignitosamente amatoriale; e il livello delle manifestazioni estive -con poche eccezioni- rispecchia pienamente la scarsità di questi artisti per inerzia sociale. Per carità, quelli bravi ci sono: ma fanno assai fatica a venir fuori e ad ottenere l’attenzione che meritano in mezzo a questa babele di artistoidi damsini e comunicatori (e sputo il piatto in cui mangio, sia chiaro) che intasano la città di inutili espressioni del loro ego senza avere nulla di vagamente interessante da dire. Siamo arrivati al punto che *non* essere degli artisti è la particolarità, non avere delle foto esistenzialiste e sfocate da esporre, una sceneggiatura da scrivere o una performance da musicare significa essere originale e fuori dagli schemi. E, non so a voi, ma a me non sembra normale.
Detto ciò, non cambia niente. Io continuo a fare una trasmissione in radio, tenere un blog (e se considerate queste delle espressioni artistiche non ci stiamo proprio capendo) e a considerare la mia casa più un rifugio antiatomico che una fucina. A ciascuno il suo.



14 Commenti a “nessun titolo”:

  1. utente anonimo ha detto:

    resto anonimo, che è meglio.

    discorso da abbraccio, davvero.

    e, ti assicuro, non è comune a tutte le città. dire: giro un corto a bologna equivale a un mezzo orgasmo, da queste parti.

    e al posto di fare le stesse cose qui, che ci sarebbero gli stessi mezzi, fuggono nella loro fucina, per poi tornare con quello sguardo tra lo stranito e l’esaltato e guardarti dall’alto della loro arte.

    vorrei e potrei argomentare e continuare a lungo, ma ho già esagerato.

    p.

  2. utente anonimo ha detto:

    ll troppo fermento crea un solo problema: aumenta esponenzialmente la fatica per discernere e selezionare, la fatica di fare attenzione, fare attenzione a tutte quelle piccole cose, tantissime, impossibile negarlo, che ci si parano davanti. Ma qui ormai non è più la sola sovrabbondanza di prodotti artistici. E’ la sovrabbondanza in generale. Va accettata e gestita, inutile fare dietrologie nella speranza di tornare ad un’età dell’oro in cui…in cui non c’era niente?!! Un mio amico di Correggio mi raccontava che loro hanno una sola cosa da fare la sera: andare al bar del centro. Non so cosa sia preferibile…

    Credo che, da parte di chi fa questa presunta arte, l’unica possibilità sia di avere umiltà ed onestà spirituale: fare le cose al meglio, proporre quello che può senza riempirsi la bocca dell’altisonanza dell’artistico e derivati. A me sembra che i ragazzi dello Spazio Pacinotti abbiano fatto e stiano facendo questo..sono alle prime armi e ne sono consapevoli, saranno gli insegnamenti del Maestro Ferretti…

  3. utente anonimo ha detto:

    Minchia, ci sei arrivato finalmente.

    Almeno sembra a parole.

    Tancredi

  4. pompeo ha detto:

    bisogna intendersi sul concetto di arte che ormai non è più (solo?)dipinto, musica,cinema,poesia…anzi a guardarsi in giro sembra che le arti tradizionali siano arrivarte quasi tutte alla frutta e possano solo reinventarsi ‘selezionando’ gli ingredienti (…TARANTINO…CATTELAN…WARHOL…ecosivvia)

    che poi gli artisti di strada repubblica dei birilli, installatori delle cantine al TPO e fumettari che ancora dopo trent anni rifanno (male)Pazienza si trovino in un contesto STORICO-culturale che permette loro di esprimersi dovunque e di vendere su e-bay non lo vedo come una cosa negativa a priori

    …pure modigliani viveva come un poveraccio fra altri mille poveracci

  5. Enver ha detto:

    sì, mi sono spiegato male, ma intendevo le stesse cose tue. Ho usato parametri invero poco attendibili (il consumo) per qualificare una generalità nelle azioni abbastanza ‘replicante’. Qui per esempio agisce una struttura mobile come http://www.attualamente.org che opera dal basso e aggrega. Col risultato che ognuno nel suo piccolo replica.

  6. inkiostro ha detto:

    + Valeria: hai ragione, casa tua è perfetta. Facciamo fare a Ganz tutti e 4 i banner e li attacchiamo vicino al frigobar?
    + P.: quando scappa scappa. Ah, ben-venuto al mondo.
    + Pompeo: non credo che mettere i dischi sia un’arte come dipingere o creare un’installazione; lo è nel senso di un buon lavoro di artigianato e di una efficace attività di comunicazione, ma non sono cose paragonabili. Cmq credo che da questa inflazione di arte e artisti sia ancora più difficile, per chi vale, avere l’attenzione che merita; di conseguenza a me non sembra che possa venir fuori nulla di buono da questa sovrapproduzione.
    [cmq ripeto: io non leggo Blow Up]
    + Enver: tu parli, mi sembra, più di consumo culturale che di produzione, e lì non c’è niente di strano, mi pare. L’assurdità comincia quando tutti vogliono essere degli artisti, e ti assicuro che a Bologna è davvero così. Non so nelle altre città, ma da queste parti la situazione è talmente degenerata che davvero non ci si sta più dietro..

  7. Enver ha detto:

    “a Bologna tutti sono artisti. Suonano. Fanno foto. Scrivono racconti. Recitano. Girano corti. Dipingono. Creano installazioni. Scrivono fumetti. Si inventano performance. E’ quasi impossibile conoscere qualcuno che non si cimenti in qualche arte, di solito con risultati che vanno dall’imbarazzante al dignitosamente amatoriale”

    penso sia la realtà di ogni città universitaria, a Venezia ti posso garantire è la stessa identica cosa, entri nelle case studentesche di amici di amici per mettere musica e ci trovi i dischi che ti aspetti, i poster cinematografici -Tuttosumiamadre in primis- che trovi dalle altre parti… non ci vedo niente di male, se non un’omologazione leggermente forzata. E’ lo youth spirit, no? Vabbeh, poi voi avete il Dams, che è già un incentivo per certi comportamenti… ogni casa una latrina è puro situazionismo… igni casa (almeno) una vagina è auspicabile;) -a patto che non sia appunto quella della cugina!

  8. pompeo ha detto:

    hai scritto quello che ho in testa e che non riuscivo a tirar fuori, io portetore del logo Brizzista e annebbiato, come dire, da tutti questi eventi, installazioni, mostre, dj set, aperitivi. pero’ proprio 5 centimetri sopra ti contraddici- perché diciamola tutta- che mettere musica in una radio non è solo sceglierla dopo aver letto Blow Up…

    anche quella è un po’ un’ arte, dai…(ricordi radio ALICE?)esattamente come le mostre e le installazioni del (fu)Link , mò TPO, Bolognetti Pacinotti Serena e n’Dazz…

    non è un male tutto questo fermento e magari prima o dopo ne esce qualcosa..

  9. P. ha detto:

    O-v-a-z-i-o-n-e.

    Sì, è la rivalsa dell’invidia e della frustrazione di chi abita in posti culturalmente poco attivi. È forse meno vera? :)

  10. utente anonimo ha detto:

    parlavate forse di casa mia, dove valgono tutte e quattro le affermazioni?

  11. inkiostro ha detto:

    per casa mia è più adatta la prima.. :)
    [anche per casa tua, direi..]

  12. utente anonimo ha detto:

    ogni casa una cucina

    ogni casa una cugina

    ogni casa una vagina

    ongi casa una latrina

  13. utente anonimo ha detto:

    sacrosanto.

  14. adayinthelife ha detto:

    perfettamente d’accordo. bravo ink.
    ecco.