venerdì, 23/04/2004

Everybody wants to b…

Everybody wants to be a PJ (but herself)
PJ Harvey è stata senza ombra di dubbio uno dei più grandi talenti musicali degli anni ’90; su questo -spero- siamo tutti d’accordo. Su di lei è ormai ricalcato un certo modello di rocker al femminile, capace di incarnare al contempo forza e debolezza, che sa passare senza soluzione di continuità dal rock più rabbioso alle ballate più morbide, dando un ritratto della femminilità a 360° e sfuggendo agli stereotipi della folksinger o della starlette del pop che solo poche artiste prima di lei (Patti Smith e Soiuxsie Sioux su tutte) erano riuscite ad evitare. In Dry, Rid of me e To bring you my love (trilogia da brividi, a ripensarci), Polly Jean cantava il sesso, l’amore, l’insicurezza, ma anche le mestruazioni, gli ambigui rapporti tra i sessi e la disperazione dell’amore perduto. Una personalità fortissima, un’intensità quasi ineguagliabile, e una serie di canzoni (volete tre titoli? Ne butto là tre, una per album: Oh my lover, Missed e The dancer) praticamente perfette. Sono in tante a doverla ringraziare, a partire dalla prima Alanis Morrissette fino a Fiona Apple, da Cat Power a Carmen Consoli, a tutte le rockeuse incazzate e problematiche a cui PJ ha fornito un modello se non musicale almeno stilistico e mediatico.
Ed è proprio la PJ controversa degli esordi ad essere il modello principale di due artiste che mi sono trovato ad ascoltare ultimamente: Shannon Wright e Carina Round. La prima è uscita da poco con Over the sun –prodotto dall’ubiquo Steve Albini (che produsse Rid of me)- un disco cupo, potente e contorto in cui chitarre distorte ed angoscia vanno a braccetto con desolate ballate pianistiche come le farebbe una Fiona Apple un po’ più art. La seconda (delle cui metamorfosi grafiche e origini chietine parlava Zazie giorni fa), mi sta deliziando con Disconnection, bel disco ristampato recentemente da una major, in cui l’influenza di PJ si sente di brutto nell’uso della voce e nella costruzione delle melodie. Entrambi sono dischi eccellenti, che credo avranno lunga vita all’interno dei mio lettore cd.
Tornando a PJ, nel corso degli anni la sua vena si è un po’ spenta. Un paio di album minori (belli ma non proprio facili), poi il grande successo di Stories from the city, stories from the sea, che abbandonava i contrasti e l’incisività degli esordi per appiattirsi su un modello pop rock banalotto con Patti Smith come unico spirito guida, e poche canzoni (tra cui il duetto con Thom Yorke) a lasciare il segno. Dopo i canonici 3 anni di silenzio, tra poco più di un mese uscirà il suo nuovo album, Uh Huh Her, che si preannuncia come un ulteriore passo indietro: si tratta, esattamente come l’aveva descritto lei, di un disco «blues, cupo e brutto», ma queste tre parole (che mi avevano fatto sperare in un ritorno all’intensità degli esordi) sono da intendersi nell’accezione più negativa possibile. Le canzoni si fanno ripetitive e monotone, la voce sembra ormai un clone in tutto e per tutto di quella di Patti Smith, e dopo un paio di ascolti nessuna delle canzoni ha lasciato la minima traccia di sè, neanche il primo singolo The letter (che parte bene ma non decolla mai). Pare quasi che PJ Harvey faccia di tutto per buttare all’aria il suo talento confezionando canzoni poco pretenziose che non vanno da nessuna parte, rimanendo a un livello superficiale dove prima scavava e metteva a nudo i lati più oscuri e dolorosi delle cose.
Certo, il 19 all’Heineken Jammin Festival saremo là anche per lei (non ci avessero infilato Ben Harper in mezzo -sì, lo so che dal vivo è bravo, ma insomma, se ne faceva volentieri a meno- sarebbe stata una serata perfetta), ma probabilmente staremo chiamando a gran voce i pezzi vecchi della PJ perduta, che mentre tutte vogliono essere come lei, rinuncia ad essere se stessa.




17 Commenti a “Everybody wants to b…”:

  1. Error ha detto:

    All’Heineken spero di esserci anch’io… anche se PJ la conosco così così… ma non sarebbe la prima volta che un cantante lo scopro dal vivo… che probabilmente è una bella cosa… diversa, perlomeno…

  2. scream76 ha detto:

    Non sono d’accordo con quanto scrivi su PJ, Inkiostro. Quello che sto ascoltando di Uh Huh Her in giro per la rete mi piace molto, come mi piaceva Stories From The City, … e parecchio, anche più di Is This Desire (che resta il suo disco meno riuscito e più discontinuo, secondo me, pur con qualche pezzo bellissimo).
    Certo, gli ultimi due sono dischi diversissimi da Dry, o Rid Of Me, o To Bring You My Love. PJ non è più la ragazza arrabbiata, ma anche molto sofferente, degli esordi. Sarebbe ingiusto pretendere che lo sia ancora. È cambiata, ha avuto successo, ha viaggiato. Oggi fa cose diverse da quelle di un tempo, ma non mi pare che siano meno interessanti, anzi. Passati i 30 anni non puoi continuare a fare la musica che facevi a 20, è inevitabile. Non è che a volte siamo noi che restiamo troppo affezionati non tanto a un’artista ma all’idea che abbiamo di lei/lui, e non accettiamo che cambi col tempo? Quanto ai paragoni: mah, Fiona Apple non mi ha ancora convinto del tutto. Non ho ancora sentito il disco di Carina Round, ma Shannon Wright non mi entusiasma: troppo simile alla PJ Harvey di un solo periodo nei suoni e nella voce, ma senza la sua originalità. Forse è anche colpa di Albini, che non ho mai amato: la sua produzione ha fatto più male che bene a Rid Of Me, e ancora oggi continuano a piacermi di più le stesse canzoni nella versione di 4-track Demo. Ciao – Paolo di Tom

  3. utente anonimo ha detto:

    _Delio e Marina: completamente d’accordo. Magnolia secondo me è mostruosamente sopravvalutato.
    _Lonox: mi pare di ricordare delle interviste in cui diceva che aveva avuto il coraggio di scrivere ‘You oughta know’ dopo aver sentito PJH cantare di sesso.
    _Bosound: io sono già a Bologna; e già avete un bel portale, a che vi serve un blog che rimanda a quello? Solo a spammare i commenti altrui?
    _ADay: Occhio, che Miss Apple è nota per essere completamente pazza. A pensarci bene, quello non ferma mai neanche me, in effetti..

  4. inkiostro ha detto:

    di tutta la discussione qua mi rimane solo una cosa in testa: cioè, quindi mi dite che fiona è libera? vado a darmi il dopobarba.

  5. adayinthelife ha detto:

    DELIO! Io sono d’accordo con te

  6. MarinaP ha detto:

    Ti aspettiamo a Bologna.

  7. bosound ha detto:

    ok per Fiona Apple, ma dubito fortemente che l’Alanis Morissette di Jagged Little Pill conoscesse il rock nonostante sicuramente la sua anima lo era – dovrebbe ringraziare Glen Ballard, che poi ha scaricato (e si vede)…
    per il resto sono d’accordo (v. la Wright e la Round), ma forse dovremmo aspettare ancora un po’ per dire che è così negativo..

  8. bluesharp ha detto:

    qualcuno mi spiega se è più indie apprezzare punch drunk love o stroncarlo? e magnolia? e se io dico che magnolia è una boiata pazzesca e in punch drunk love finalmente anderson è riuscito a contenersi e a evitare le scene stile “mamma, guarda, senza mani?”

  9. demu ha detto:

    _Tausone: secondo me ha alcuni pezzi molto belli (The garden, The river, A perfect day Elise, No girl so sweet, Is this desire?) ma altri un po’ inutili, che lasciano poco o niente e che hanno arrangiamenti assai discutibili (Joy, My beautiful Leah). Chilometri sopra Stories from the city, stories from the sea, cmq.
    _Zazie: povera lei, e povero anche lui, che Punch Drunk Love mi è piaciuto davvero tantissimo..ma sempre viva i dischi tristi, ovviamente.. :)
    _Anonimo: “Mandami il programma”?? Magari se ti firmi potrei anche…ma chi sono io, il PR della Heineken? :) Svherzi a parte, anche a me il disco con John Parish piace abbastanza, anche se il tasso di discontuinuità è molto alto anche lì..

  10. inkiostro ha detto:

    to bring you my love forever, uno dei primi cd che ho comprato!!Is this desire? ancora nn riesco ad apprezzarlo seriamente anche se adoro le sue cose pazze tipo l’album con John parish!!Ci sarò all’Heiniken!!Mandami il programma!

  11. utente anonimo ha detto:

    psss.. p.t. anderson ha scaricato fiona. quindi si preannuncia un disco almeno liricamente interessante perche’ si sa, lei non compone se non e’ depressa per amore.

  12. utente anonimo ha detto:

    scusate, io non credo sia il caso di dire “is this desire non è poi male” ioi credo sia il caso di dire “is this desire è uno dei suoi album migliori!”
    c’è la rabbia la debolezza. la frustrazione la sperannza. un sound, forse il migliore mai espresso da pJ, che non lascia scampo! Quel basso matrellante e morboso, la sua voce mutante…uno sfumatura diversa per ogni canzone…insomma ho detto la mia!

    ciao

  13. utente anonimo ha detto:

    _Anonimo: completamente d’accordo.
    _Marina: Fiona Apple nun se tocca.. E da quando ho saputo che sta con Paul Thomas Anderson le sue quotazioni presso di me sono ulteriormente salite.. :)
    _Lucio: il secondo ce l’ho, e mi piace più dell’ultimo, in effetti.
    _Miss: non so, alle cose vecchie sono ormai troppo legato, ma il suo credito non è infinito..

  14. inkiostro ha detto:

    PJ forever. Voglio dire, per quante cavolate mi combini, per quante delusioni ci regali, io mi sentirò sempre in dovere di (ri)darle fiducia, di sperarci ancora. Amen. (questo sì che è amore!)

  15. utente anonimo ha detto:

    vai a ritroso e beccati i primi due di Shannon Wright

  16. MarinaP ha detto:

    il nuovo di fiona apple a dire la verità esra terrificante anche se non lì’ho sentito. il primo era proprio stile n’sync. no. contro fiona apple senza se e senza ma. ciao fab. bacio m

  17. utente anonimo ha detto:

    Secondo me anche Is This Desire? merita, ha almeno 4 o 5 grandi pezzi e il resto comunque non è male. Ma sono d’accordo con te: PJ sta peggiorando in maniera progressiva ma inarrestabile. Ora speriamo che non sia deludente anche il nuovo di Fiona Apple, altrimenti..