mercoledì, 19/11/2003

nessun titolo

L’angolo Potemkin
Su Airbag, fino ad ora, è il pezzo che abbiamo programmato di più: Still in love song degli Stills è proprio una grande canzone. Ha un tiro irresistibile (soprattutto nel mix 12″), viene dalla migliore new wave, attualizzata come farebbero degli Interpol più morbidi, ed è ruffiana quanto basta per farsi amare fin dal primo ascolto. Il disco intero degli Stills (Logic will break your heart), invece, è una schifezza. Vi bastino queste parole: sembrano i The Ark. Dio ce ne scampi.
Di Ellen Allien si legge benissimo in giro, ma a me è sembrata davvero elettronica da ballo già sentita e abbastanza inutile. Del resto non è proprio il mio campo, e sarò grato a chiunque me ne vorrà spiegare i meriti, ma per me rimande un disco-da-un-ascolto-senza-altre-possibilità.
Cesare Basile, invece, mi piaceva molto. Il suo Closet Meraviglia è uno dei migliori album italiani del 2001, e riesce a coniugare musica d’autore e rock oscuro in maniera inedita dalle nostre parti. L’ultimo disco, Gran Calavera elettrica, non regge proprio il confronto: cupo e lento, di difficilissimo ascolto, stlisticamente involuto e con dei testi di una pesantezza unica. Alla decima canzone che parla di anime morte in coda, riferimenti biblici, bande di paese che suonano, madri defunte, insonnia e disperazione di ogni genere e grado è difficile non spingere il tasto stop. E ve lo dice uno che è cresciuto a pane e Nick Cave, che di musica oscura se ne intende (e la ama). Ma qui non ho davvero retto.
Coi Cooper Temple Clause, invece, è quasi troppo facile; le major, abituate a cose scontate tipo Evanescence o Rasmus (che pure hanno un loro perchè) hanno provato a buttarsi su musica più complessa, sbagliando però decisamente il tiro. Nonostante il Mucchio e Rumore li abbiano incensati, la musica dei CTC è talmente già sentita da reinventare il significato della parola ‘derivativo’. Il primo gruppo a venire in mente sono i Nirvana, per la voce cobainiana del cantante, poi i Radiohead perchè sono british e si sente, ma anche i Muse per l’attitudine al rock enfatico. E ancora i Sonic Youth di Drunken Butterfly, da cui è copiato paro-paro il riff del primo singolo, e persino i Grandaddy, visto che Blind Pilots assomiglia in maniera inquietante alla loro The Crystal Lake, e non solo per la tastierina un po’ sfasata. Insomma, se qua e là gli spunti interessanti non mancano, il disco nell’insieme è un gran pastrocchio.
[E anche per questo mese è fatta.]





2 Commenti a “nessun titolo”:

  1. utente anonimo ha detto:

    Perfettamente d’accordo su Basile. Closet meraviglia è una perla. L’ultimo è di una pesantezza insopportabile…

  2. utente anonimo ha detto:

    Su Ellen Allien: è berlinese, i remix che fa sono quanto di più berlin clubbin’ puoi immaginare. Ma come ogni berlinese che si rispetti, nei remix c’è il dance ma anche una sorta di introiezione privata della musica: un discorso “intellettuale” e progressivo. Penso al weiss mix, bellissimo, perchè parte dance per poi spezzarsi in mille rumori e ricomporsi infine in quelle poche parole: “tomorrow I will be happy”. Poi, boh? Anch’io culturalmente sono abbastanza distante da proposte del genere, e forse è solo roba danzereccia e sono io che ci vedo cose che non ci sono per nulla.
    Saluti,

    Simone