martedì, 05/08/2003

nessun titolo

La Sacra famiglia è questa; quella era solo psicotica
Come sapete se leggete queste pagine da un po’, il titolo del precedente romanzo di Douglas Coupland, All families are psychotic, è stato inspiegabilmente tradotto in italiano come Sacra famiglia. Non sono stato il solo a chiedermi il perchè di tale bizzarro adattamento: il titolo originale era assai più carino, con quel retrogusto da saggio di serie B, e assai più adatto alla storia narrata rispetto al banale Sacra famiglia. Tanto più dopo l’uscita di Hey Nostradamus! (di cui parlavo già ieri), che -quello sì- parla di una famiglia in qualche misura sacra.
Hey Nostradamus, è inutile girarci attorno, parla di religione. Forse non l’argomento più attraente del mondo, ma, in molti modi, nulla di nuovo per Coupland. Già La vita dopo Dio parla di spiritualità e significati superiori (sotto forma di minimali prose poetiche assolutamente incantevoli), Fidanzata in coma rappresenta un punto di rottura con il passato, in cui l’autore mostra di aver iniziato ‘credere’ in qualcosa. Ma -anche lì- si tratta più della ricerca di una spiritualità personale e di un senso alla propria vita piuttosto che di ‘religione’ in senso classico. Hey Nostradamus! invece prende la cosa di petto, e parlando di gruppi religiosi, di anima, di aldilà, di Bibbia e di dogmi cristiani, l’esamina sulla lunga distanza.
Se mi chiedessero di cosa parla Hey Nostradamus! (su, chiedetemelo) risponderei: religione e rapporti genitori-figli.
Non mi ero mai accorto di quanto quest’ultimo argomento stia a cuore a Coupland. A ben pensarci, è centrale in quasi tutti i suoi romanzi (su tutti Microservi e Sacra famiglia), molto più di quanto lo sia nei libri di molti altri autori contemporanei assai più nobili e di lustro. E non credo sia solo l’età e l’approssimarsi della maturità per Coupland ad aver reso questo argomento così importante: si tratta invece di una componente centrale nell’universo narrativo dell’autore canadese. Il mondo sempre più veloce e senza punti di riferimento che Coupland ha da sempre tentato di descrivere, in cui il benessere e le possibilità materiali di autorealizzarsi sono un dato acquisito, in cui ogni modello su cui basare la propria esistenza è già vecchio e in cui ogni generazione è costretta a mettersi continuamente in discussione, non può ignorare le figure dei genitori, spesso tragiche, ancor più spesso ironiche, ma talvolta eroiche nel rapporto coi figli, e con una realtà che li ha ormai lasciati indietro, fuori tempo massimo per cambiare significativamente la propria vita.
A questo punto, tutto torna. Il susseguirsi nei libri di genitori in crisi d’identità, costretti a reinventarsi un lavoro, una famiglia e qualcosa in cui credere, non è altro che la logica prosecuzione del discorso cominciato da Coupland con il suo primo romanzo, Generazione X. Quelli che prima erano visti come esempi di un mondo vecchio, con regole che hanno ormai smesso di funzionare, ora sono gli emblemi del mondo accelerato da sempre ritratto dall’autore canadese. Le cose cambiano, ma solo, come diceva qualcuno, per rimanere sempre le stesse.

3 Commenti a “nessun titolo”:

  1. inkiostro ha detto:

    Il nero dopo Coupland

    [..] Il primo forse non lo sa, ma per certi versi mi fa pensare a lui. La seconda non ha mai letto (solo quello) perchè esige di mettere le mani su una copia tutta sua (non lo vuole neanche prestato) ma il libro è fuori catalogo; e considera [..]

  2. inkiostro ha detto:

    vedi un po’ tu, nel titolo si menziona Nostradamus e il libro parla di religione… ;-)

  3. demu ha detto:

    interessante. ritornano anche gli elementi misticheggianti che hanno un po’ appesantito girlfirend in a coma e all families are psychotic?