venerdì, 09/05/2003

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Trascendendo l’aria
Quante volte ho ascoltato Rosemary Plexiglas? Tante, tantissime: se fosse un vinile, sarebbe ormai da buttare. Non lo è, e posso stare tranquillo; è un disco di cui ormai non posso fare a meno. Non so quante delle sue inusitate combinazioni verbali mi abbiano illuminato, quante delle sue strutture armoniche (rock eppure pop eppure nuove) mi abbiano esaltato, quante volte io mi sia emozionato ascoltando live le sue canzoni, e quanto della sua essenza bipolare ma equilibrata sia ora parte della mia persona. Parlo del capolavoro degli Scisma, ovviamente, in un fiume di pensieri scaturito dall’ennesimo ascolto di preparazione al loro ultimo concerto, domani sera a Firenze. Sono un gruppo così, terribilmente sottovalutato da pubblico e critica, ma che ha lasciato una traccia indelebile in più di una persona -guardare qui per credere. Tra cui me.
Devo parte della mia identità al domandomi/plasmandomi della title-track, e tutta una serie di riflessioni ctonie alla sinuosa Loop 43. PSW mi ha insegnato che è imbarazzante il potere che dà la disattenzione, mentre la geniale filastrocca di Negligenza mi aiuta (ma non basta mai) a fregarmene dell’iterativo rinnovarsi delle mie fragilità. Centro e 84 pulsano di post-grunge, in una catarsi dell’adolescenza, che saliva sulle mie apatie in Svecchiamento. L’autostrada, il perfetto ritratto dello scorrere e L’equilibrio, che ho cantato, suonato, urlato, trascritto, e messo in praticamente tutti i nastroni che ho fatto dal ’97 ad oggi. Per arrivare a Nuovo, che più di una volta mi ha spronato a vedere la bellezza in ogni giorno che nasce, anche quando le premesse sono pessime.
Ne ho già scritto, e ne scriverò ancora, potete starne certi.
[Qui una gran bella intervista che ripercorre la loro carriera, qui la pagina dedicata a Scisma: the last Waltz, Sabato 10 a Firenze]




2 Commenti a “nessun titolo”:

  1. utente anonimo ha detto:

    Hai proprio ragione gli Scisma erano un grandissimo gruppo, molto meglio di un sacco di cose straniere che vengono pompate di più dai giornali. Secondo me non avevano niente da invidiare ai Deus o ai Radiohead. Un grandissimo peccato si siano sciolti. Grazie di averne parlato! La’

  2. rebiolca ha detto:

    Ho questo disco anche se non mi fa particolarmente impazzire. Di artisti sottovalutati in Italia ce ne sono stati parecchi, basti pensare a Massimo Urbani, probabilmete il più grande genio musicale espresso dall’Europa negli ultimi 50 anni… (Il mio ultimo post su Splinder riguarda proprio lui)
    Comunque hai degli ottimi gusti musicali. Ciao
    night passage