giovedì, 24/04/2003

nessun titolo

Listening room (5)
La Crus Ogni cosa che vedo: Dimenticate L’urlo, il singolo danzereccio che tenta -abbastanza pateticamente- la strada radiofonica (l’ho già descritto e smontato qui), e tenete in mente i ‘vecchi’ La Crus, quelli di Dentro me: ecco, ci siete vicini. Singolo a parte, infatti, Ogni cosa che vedo è un disco in puro stile La Crus, 100% ballate eteree, lirismo metropolitano e trip-hop nostrano. Meno chitarre acustiche e più elettronica à la Dining Rooms (side-project del deus ex machina Cesare Malfatti), ma per il resto il riferimento più vicino è il capolavoro della band, Dentro me, che a metà anni ’90 ha fatto urlare al miracolo per la bellezza di canzoni ed arrangiamenti.
A volte si tenta la soluzione più uptempo (La giacca nuova o Prima che la notte), e si esplorano nuove sonorità (l’elettro-bossa Come una nube, o l’impasto sonoro dell’iniziale Voglio avere di più), così il suono della band si arricchisce senza perdere la sua particolare cifra stilistica. E con la bristoliana La nevrosi o il meraviglioso duetto con Cristina Donà (che compare in 3 canzoni), Ad occhi chiusi -tra le canzoni più belle mai scritte dal gruppo milanese- siamo alle vette dell’album. Se riuscite a superare la mancanza di idee del primo singolo e la povera grafica di copertina e booklet (passi falsi imperdonabili per una band in cerca della visibilità che merita), ed arrivate al cuore del disco, le canzoni, non potrete rimanere delusi. 8.5/10
Venus
Vertigone: Ce l’hanno fatto sudare questo secondo cd in studio, i belgi Venus. Abbandonata l’italiana Sonica che ha pubblicato il primo cd, Welcome to the modern dance hall, e reduce da una pausa di qualche anno, la band di Marc Huygens ci regala un’altra opera bella ed originale, che miscela pop intelligente, rock acustico ed arrangiamenti raffinati eppure essenziali ed incisivi, di gusto spiccatamente mitteleuropeo.
Il suono della band si è arricchito, l’apporto degli archi non è più così pervasivo mentre guadagnano spazio organo, rhodes e tastiere. A suonarli lo stesso Huygens o due ospiti d’eccezione: Pall Jenkins dei Black Heart Procession -i due si sono conosciuti alla ormai leggendaria edizione di 3 anni fa del festival Frequenze Disturbate-, la cui influenza si fa sentire in tutto il disco, e Michela Manfroi, ex degli indimenticati Scisma (di cui parlavo qui). Nascono così vere perle come la cameristica After the storm, splendido incipit che prende per la mano l’ascoltatore, mentre Beautiful Day, la più orecchiabile, ricorda il primo cd, e Wanda Wultz è una miscela di pathos ed inquietudine che si risolve in un trascinante refrain. Meravigliosamente classico ed obliquo, il cd non accenna ad annoiare, ed anzi guadagna ad ogni ascolto. Speriamo che con Vertigone i Venus abbiano il successo che meritano. 8/10
[Listening room: (1), (2), (3), (4)]





2 Commenti a “nessun titolo”:

  1. inkiostro ha detto:

    Amo i Giardini di Mirò, ma conosco pochissimo i Gatto Ciliegia. Prometto di informarmi.

  2. utente anonimo ha detto:

    Tu che ami i Giardini di mirò (ami i Giardini di Mirò, nevvero?), a quando una recensione dei “Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo”? O li hai già ascoltati e snobbati?

    :// ZIO NeD