lunedì, 24/03/2003

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Listening room (4)
PGR – Montesole: Bello, molto bello. Ma pesante, molto pesante. Prendete i CSI, scarnificatene la musica, asciugatela, toglietele la batteria ed ogni riferimento al rock, lasciatele solo la forza delle parole, di due voci salmodianti e di tastiere evocative. Lo so, non è facile da immaginare, ma questo è Montesole, nuovo disco dei PGR di Ferretti e soci. Nuovo disco ma vecchio concerto: Montesole è infatti la registrazione del concerto di un paio di anni fa che ha segnato la nascita del gruppo dalle ceneri dei CSI. E sono infatti canzoni dei CSI, adeguatamente riarrangiate e ridotte all’osso, a fare la parte del leone; Guardali negli occhi è più solenne che mai, Unità di produzione diventa un inno (non fosse per quel vocoder stile Eiffel 65 alla fine…), Finisterre un salmo. E’ inevitabile trovarsi ad usare parole religiose davanti ad un disco del genere, perchè è proprio una messa cantata che viene in mente ascoltandolo. Non a caso tra le canzoni, a parte quelle già note, vari strumentali e un paio di pregevoli inediti (1/365 su tutti) spiccano 2 inni religiosi (che diventano tre con Madre). Il tutto è solenne ed evocativo. Bello, molto bello. Ma pesante, molto pesante.
Ulan Bator – Nouvel Air: Aria nuova fin dal titolo, per il gruppo italo-francese capeggiato da Amaury Cambuzat. Disco sfuggente e difficile da inquadrare, etereamente pop senza rinnegare il passato, ma dimenticandolo un po’. Poco rimane, infatti, delle strutture ipnotiche e ripetitive, parenti strette del post-rock, o delle code noise che caratterizzavano il suono della band, in particolare nel bellissimo Ego:Echo. Oltre ad un cambiamento nel songwriting (decisamente più focalizzato sulla forma canzone), il merito è probabilmente della produzione di Robin Guthrie dei Cocteau Twins, che smussa gli angoli ed elimina le asperità e le improvvise esplosioni tanto tipiche del sound della band.
Inevitabile quindi la sensazione di essere davanti ad un passo indietro per gli Ulan Bator, che guadagnano in leggerezza e facilità d’ascolto ma perdono, e molto, in intensità.
[Gli altri Listening Room: 1, 2 e 3]




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