mercoledì, 12/09/2007

Il Grillo parlato

Più di una persona mi chiede via mail per quale motivo io non abbia scritto nulla del V-day. La risposta è che, oltre ad avere ancora le idee piuttosto confuse in merito (non ci sono andato perchè non è il tipo di cose che fa per me, e non sono neanche tanto sicuro che le proposte di legge che promuoveva siano così ineccepibili come sembrano aprima vista), non ho davvero nulla di interessante da dire sull’argomento. Qualcuno, però, ce l’ha.

 

Daniele Luttazzi (sul suo blog):

In soldoni, la proposta di legge per cui Grillo ha raccolto 300mila firme mi sembra che faccia acqua da tutte le parti.

Primo, perchè un parlamentare con più di due legislature è una persona la cui esperienza può fare del bene al Paese. Pensiamo a gente del calibro di Berlinguer o di Pertini ( talenti che non ci sono più, ma questo è un problema che non risolvi con una legge, ci vorrebbe il voodoo). […] 

Due, perchè chi è condannato in primo e secondo grado non lo è ancora in modo definitivo. In Italia i gradi di giudizio sono tre. Il problema da risolvere è la lentezza della giustizia. I magistrati devono avere più mezzi, tutto qui. ( "Tutto qui" è ovviamente l’understatement del secolo. )

C, perchè poter esprimere la preferenza per il candidato ha dei pro e dei contro che si bilanciano ( come capita nel modo attuale ). In passato, ad esempio, poter esprimere la preferenza non ha impedito ai partiti di far eleggere chi volevano ( collegi preferenziali eccetera ) . Nè ha impedito alla gente di scegliere, col voto di preferenza, degli autentici filibustieri.  [#]

Marco Travaglio (su L’Unità, da Onemoreblog):

In un Paese che ha smarrito la memoria e abolito la logica, questa inversione del vocabolario ci sta tutta: la vera politica diventa antipolitica, la partecipazione popolare diventa populismo, la sete di giustizia diventa giustizialismo, fare i nomi dei ladri anziché urlare «tutti ladri» è qualunquismo. E infatti, che il V-Day fosse antipolitico, populista, giustizialista e qualunquista, lorsignori l’avevano stabilito prim’ancora di vederlo, di sapere che cos’era. A prescindere.  [#]

Massimo Mantellini (sul suo blog): 

Anzi paradossalmente Internet è stata usata da Grillo (come per la verità fanno in molti) per verniciare di nuovo vecchi meccanismi aggregativi che hanno in passato ottenuto uguale successo di pubblico per altre vie. Grillo per esempio da tempo straparla di blog e del loro grande potere ma si capisce bene, ascoltandolo, che si sta riferendo al proprio blog e a null’altro. Perchè null’altro forse conosce. Da questo punto di vista la definizione di "leghista ripulito" che alcuni miei caustici commentatori hanno ritenuto di dargli, non è poi cosi totalmente assurda: racconta di un massimalismo con platea plaudente che assomiglia molto ad una certa retorica celodurista oggi fortunatamente quasi passata di moda (a parte Borghezio ma questa e’ un’altra faccenda). [#]

Fausto Bertinotti (via Margopolis):

Una vecchia regola della politica è che i vuoti si riempiono. Certo, non sempre i materiali che riempiono il vuoto sono eccellenti, ma non possiamo prendercela con chi li riempie.  [#]

Michele Serra (su Repubblica):

Di qui in poi, naturalmente, comincia il difficile, per Grillo e per il "suo" movimento. E’ proprio la natura rudemente politica delle richieste messe in campo che non consente comode ritirate nel mugugno o nello sberleffo. Si può essere genericamente riottosi o anche furibondi nella critica, ma una volta che l’umore raggrumato attorno a un leader popolare si fa piazza, si fa raccolta di firme, si fa manifestazione da titolo di telegiornale, muta la natura stessa della mobilitazione. Una proposta di legge non è una pasquinata, non è un gesto dell’ombrello contro il Palazzo, è un passo avanti dentro l’agorà, una pubblica assunzione di responsabilità.  […]

In altre parole, la rappresentanza della politica tradizionale è in crisi, ma sostituirla con altra politica è il solo metodo accertato di "cambiare lo stato delle cose", come già sapevano e dicevano i vecchi rivoluzionari. Amici e detrattori di Grillo, da oggi, seguiranno con mutata attenzione le sue mosse. Già altri movimenti impetuosi (da quello pro-giudici ai tempi di Mani Pulite ai girotondi a infiniti e ricorrenti subbugli studenteschi) sono finiti in niente dopo avere riempito piazze e giornali e telegiornali. E’ mancata, in quei casi, la capacità di trasformare in peso politico l’investitura popolare. Anche in questo caso non resta che aspettare. Cominciando, intanto, a prendere atto di una giornata non consueta, non facilmente incasellabile. [#]

7 Commenti a “Il Grillo parlato”:

  1. copros ha detto:

    come non condividere?

  2. utente anonimo ha detto:

    Luttazzi coglie in pieno alcuni miei dubbi.

    Serra pone quesiti legittimi.

    Travaglio stavolta non lo capisco, anche se capisco l’incazzatura per l’indifferenza dei media.

    Martellini nemmeno, mi pare un po’ sopra le righe.

  3. utente anonimo ha detto:

    bene moralizzare la classe politica italiana, ma quand’è che scendiamo in piazza per moralizzare gli italiani punto?

    http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/scuola_e_universita/servizi/test-universit-/inte-studente/inte-studente.html

    nic

  4. utente anonimo ha detto:

    Infatti io pensavo che voi blogger dovreste incazzarvi non tanto (o non solo) per quello che dice Grillo o per il modo in cui lo fa, ma per l’abuso della parola “blog” che continua a perpetrare. Se quello di Grillo è un blog (e soprattutto, se Grillo è un blogger) allora stiamo freschi. Poi del merito possiamo discutere, prima però basta cazzate propagandistiche. Ci rimane qualcosa?

    .doc

  5. utente anonimo ha detto:

    Dicono tutti cose leggermente diverse. E tutte sensante. Anch’io non so cosa pensare, Grillo mi sta un po’ sui coglioni ma la media dei politici italiani di più. Che si fa?

  6. utente anonimo ha detto:

    Mi ritrovo anche io in parte d’accordo con Luttazzi. Va detto però che, come si sostiene da più parti, c’è bisogno di una grande spinta che seppur simbolicamente, o attraverso metodi discutibili, cerchi di spostare di qualche tacca la misura della politica italiana. Il V-Day ci ha provato.

    Politica italiana che in reazione alla manifestazione si è pronunciata, quasi totalmente, con un secco “who cares, sono scemi”, e li quidare così diverse migliaia di persone presenti e/o firmatarie è negare l’esistenza di un disgusto generalizzato per i modi e i toni che negli ultimi sono stati padroni degli affair parlamentari. È un atteggiamento ovviamente stupido e mirato a proteggere sé stessi.

    Il V-Day come iMille di Sofri e altri, così come certe candidature per il frankenstein-PD (poi soppresse, es: Bersani) sono iniziative utili nel riportare in basso la politica, il problema, come giustamente sostiene Luttazzi, è: come? A me il come di Grillo non piace, sarò forse troppo inquadrato ma credo appunto che per dar contro ad un sistema ultrapartitico come quello italiano ci sia bisogno di un metodo che punti a creare nuove identità personali e non un unico gregge come quello grilliano.

    Politica e musica sono la causa del mio prolissismo, sorry.

    bebo

  7. utente anonimo ha detto:

    Ho letto ieri sera la disanima fatta da Luttazzi sul suo sito, e l’ho ritrovata decisamente in linea con l’idea che mi ero fatto io del V-Day, dopo essere stato in piazza Maggiore a Bologna a vedere un sacco di persone consumare questo rito collettivo di acclamazione.

    eMA!